Non è un caso che ambedue, Francesco Giambrone e Catello De Martino, il primo neo sovrintendente al Teatro Massimo di Palermo - ma si tratta di un ritorno. Giambrone dovrebbe tenere in considerazione come andò la prima volta, sia l'entrata che l'uscita, perchè potrebbe nuovamente ripetersi, come l'entrata anche l'uscita - e l'ex sovrintendente del Teatro dell'Opera di Roma (che adesso si chiama Teatro dell'Opera di Roma Capitale, che è tutta un'altra musica) siano nati nel 1957. Involontariamente anche l'anagrafe li accomuna. Giambrone ha studiato medicina che si sa essere assai prossima per diversi trascorsi storici alla musica; De Martino scienze politiche per ritrovarsi a capo ambedue, senza arte nè parte, di due importanti teatri. Per grazia ricevuta.
Per arrivarci la strada di ambedue si è un pò, ma neppure tanto, diversificata. De Martino stata all'Eni, da dove è finito a Santa Cecilia - chissà per quali strani percorsi - e quindi all'Opera, con gran sollievo dei vertici ceciliani, come qualcuno ci confidò all'indomani del suo trasloco, prima come direttore del personale nel teatro commissariato da Alemanno, e poi sovrintendente, senza alcun merito nè esperienza, sol perchè il sindaco lo promuove.
Giambrone non ha bisogno di cercare un sindaco amico per la sua promozione, la prima come la seconda volta, perchè lui ha fatto la campagna per Orlando a Palermo, allora come oggi, e il sindaco riconoscente, lo prese come assessore alla cultura e poi lo premiò affidandogli il Teatro Massimo. Esattamente ciò che è accaduto anche la seconda volta, cioè oggi.
Giambrone sarebbe stato un buon medico? chi lo sa? Da subito il giovane medico comprende di aver sbagliato mestiere e vuole sfondare nella critica musicale. Chiese anche a noi- ma noi non potemmo allora aiutarlo - di scrivere su 'Piano Time' che allora dirigevamo. Lui capisce che per far carriera non servono competenze ed esperienza, basta buttarsi in politica o servire un politico.
Che è poi quello che ha fatto, la prima e la seconda volta, quando ha dovuto screditare il sovrintendente in carica. Un regista? diceva Giambrone, e Orlando annuiva, come può un regista guidare un teatro, se è a digiuno di musica? E come può, invece, guidare un teatro un medico? A proposito ha mai fratto il medico? magari sarebbe stato capace, non lo sapremo mai. Via il sovrintendente precedente, insediamento del Commissario ( Guttuso Carapezza), secchiate di merda gettate addosso all'ex sovrintendente, per finalmente realizzare per la seconda volta il sogno di dirigere il Massimo.
De Martino si insedia a Roma, è così bravo che solo per la sua presenza - si legge nel suo curriculum farsa - Muti accetta l'incarico all'Opera. De Martino , come accadde ed accadrà nuovamente a Giambrone, trova i conti in disordine, in un battibaleno li risana - non si dice apertamente che per risanarli, a Roma come a Palermo, c'è un sindaco amico, che sborsa i soldi necessari - e tutti lo acclamano salvatore del Teatro.
Negli anni di permanenza all'Opera ha insegnato in Università e Conservatori: anche in questo il curriculum dei due si somiglia, perchè pure Giambrone ha insegnato in infinite università, e forse anche in Conservatorio, ambedue hanno insegnato la gestione di istituzioni culturali. E ambedue hanno messo piede nelle stanze delle commissioni ministeriali, che rappresentano spesso il premio per sovrintendenti e direttori artistici trombati perché incapaci.
Giambrone, a differenza di De Martino, dopo la prima traumatica uscita dal Massimo agli inizi degli anni Duemila, è rimasto per qualche anno a spasso, poi ha assunto l'incarico di sovrintendente a Firenze, in coppia con Paolo Arcà direttore artistico, altra grande personalità sempre sulla cresta dell'onda, nonostante i numerosi fiaschi( Milano, Genova, Firenze, Parma), per la protezione mai smentita dei 'grembiulini associati'.
Giambrone arriva a Firenze - suo fratello parlamentare, nel partito di Di Pietro ed Orlando non c'entra naturalmente. Perchè le due carriere, benchè parallele, hanno sempre viaggiato su due binari distinti e differenti: i binari del merito per ambedue, anche quando il Giambrone parlamentare era a capo del partito in Sicilia. L'uscita da Firenze avviene qualche settimana prima che emerga il buco di bilancio prodotto e tenuto nascosto dal sovrintendente, esperto nella gestione di istituzioni culturali.
Giambrone torna a casa, diventa presidente del Conservatorio palermitano, dove forse insegna musicologia, materia nella quale si è addottorato sul campo, e attende la crisi della giunta palermitana e la rentrée di Orlando, al fianco del quale diventa nuovamente assessore alla cultura, ed oggi finalmente, coronando la faticosa scalata, di nuovo sovrintendente.
Non sappiamo, dal curriculum, se anche Giambrone, come De Martino , sia stato insignito di croci al merito e onorificenze della repubblica, ma immaginiamo di sì.
Ciò che Giambrone ancora non sa - anzi, sa bene - è che la sua esperienza si concluderà esattamente come si è conclusa, quella del suo gemello all'Opera di Roma. Traumaticamente. Cambierà colore l'amministrazione, i flussi di denaro dal Comune al teatro cesseranno o diminuiranno, emergerà la realtà dei buchi - quegli stessi buchi ed altro che ha rimproverato al suo predecessore - e Giambrone ,per la seconda volta, tornerà a casa. A fare finalmente il medico? Ma se non l'ha mai fatto? E' andata così anche le altre due volte. Quale altra traccia ha lasciato Giambrione dei suoi passaggi? Appena insediato ha detto che vorrebbe riportare a Palermo Pina Bausch. Certo, è morta! Dunque almeno per questo nessuno lo incolperà.
Se vuole, chieda consigli a De Martino, che da Roma è stato cacciato letteralmente a pedate.