venerdì 30 settembre 2022

Presentata a Mattarella la raccolta di firme sul clima, promossa da Repubblica e Green&Blue

 Ce l'abbiamo fatta. Grazie alle firme di tutti voi siamo riusciti a portare l'attenzione della politica sulla questione climatica. Ieri il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha voluto incontrare al Quirinale gli studiosi che hanno materialmente scritto il manifesto, oltre al premio Nobel per la fisica Giorgio Parisi, che ha aderito all'iniziativa fin dal suo lancio, e ai vertici di Repubblica e Green&Blue, le due testate del gruppo Gedi che hanno promosso la raccolta di firme tra gli italiani.


Durante l'incontro ha ricevuto anche una pennetta usb a forma di pianeta Terra con tutte le vostre firme per salvare il mondo. "Questa iniziativa - ha commentato Mattarella - ha il merito di aver messo insieme due avanguardie del nostro Paese: i giovani e gli scienziati, entrambe fondamentali, perché sanno vedere il futuro. Sappiamo che il clima è il nostro problema principale, e questa consapevolezza è ormai diffusa nella società, assai più che qualche anno fa. Eppure quello che sta accadendo nel mondo sembra aver fatto accantonare gli impegni presi dalla comunità internazionale con gli Accordi di Parigi o le Conferenze Onu sul clima".

Poi la promessa del presidente della Repubblica alla comunità scientifica rappresentata, oltre che da Parisi, dai climatologi Antonello Pasini e Carlo Barbante, dall'ecologo forestale Riccardo Valentini e dall'economista Carlo Carraro: "Trasmetterò le vostre sollecitazioni di impegno sistemico sul clima al nuovo governo e seguirò con particolare attenzione quello che verrà fatto. Per affrontare l'emergenza del riscaldamento globale occorre una grande convergenza di volontà tra istituzioni, scienziati e cittadini, perché sono importanti anche i nostri comportamenti quotidiani".

Grazie a tutti voi.



Per calmierare il prezzo del gas, l'Europa non può andare in ordine sparso - hanno dichiarato Draghi e Meloni

 Mi aspetto unità e solidarietà, questi sono i principi base. Siamo in guerra e la battaglia decisiva sarà quest'inverno, quindi dobbiamo restare uniti". Lo ha detto il ministro dell'Industria della Repubblica Ceca, Jozef Sikela, che detiene la presidenza di turno dell'Ue, prima del Consiglio straordinario Energia, facendo riferimento allo scudo da 200 miliardi annunciato da Berlino per calmierare i prezzi in Germania. "Il price cap al gas non è sul tavolo oggi - ha quindi aggiunto Sikela -. Mi aspetto che andremo avanti passo dopo passo, implementando le misure strada facendo. Potrebbe essere il prossimo punto in agenda".

L'Ue si spacca sul gas, Bruxelles: "Scudo di Berlino? Sul caro energia servono unità e solidarietà" © Ansa L'Ue si spacca sul gas, Bruxelles: "Scudo di Berlino? Sul caro energia servono unità e solidarietà"

"Trovare soluzione accettabile per tutti gli Stati membri" - Secondo la commissaria europea all'energia, Kadri Simson, l'Ue deve trovare una via che tutti i 27 Stati membri possano accettare. "Poiché diversi Stati membri si aspettano soluzioni diverse, la Commissione deve presentare un'idea che goda di un ampio sostegno", ha detto. "Dobbiamo trovare un modo che sia accettabile per tutti gli Stati membri". 

Berlino contro il price cap generalizzato al gas - Un obiettivo che pare ancora lontano, con il governo tedesco che ribadisce il suo 'no' al price cap generalizzato. Non per "ragioni ideologiche", ma perché è necessario "garantire la sicurezza degli approvvigionamenti" e con un tetto su tutte le importazioni "c'è un alto rischio che il Gnl vada verso l'Asia o altrove". Il rischio per Berlino, spiegano fonti diplomatiche, è che il caro energia diventi "un problema ancora più grande" tagliando l'Europa fuori dalle forniture. L'unica soluzione accettabile per il governo tedesco, sottolineano ancora le stesse fonti, è quella di negoziare direttamente con i fornitori.

Draghi: "Ue sia unità" - Lo scudo da 200 miliardi annunciato da Berlino per calmierare prezzi in Germania ha innescato anche la reazione del premier Mario Draghi. "Non possiamo dividerci a seconda dello spazio nei nostri bilanci nazionali, serve solidarietà", ha avvertito. E chi probabilmente gli succederà a Palazzo Chigi, Giorgia Meloni, ha aggiunto: "Nessuno Stato membro può offrire soluzioni efficaci e a lungo termine da solo in assenza di una strategia comune, neppure quelli che appaiono meno vulnerabili sul piano finanziario". 

La cantante americana LIZZO suona in pubblico un flauto di cristallo dell'Ottocento, appartenuto al residente USA James Madison

 Con la sua “2 Be Loved (Am I Ready)” Lizzo, secondo la classifica EarOne, è l’artista più ascoltata sulle radio italiane in queste settimane.


Lizzo è una cantante e rapper 34enne che ha iniziato il suo percorso musicale suonando il flauto e spesso inserisce lo strumento nelle sue canzoni, ma forse non si sarebbe mai immaginata di poterne suonare uno tutto di cristallo.


Lizzo sul palco suona il flauto di cristallo del 1813.


Realizzato nel 1813 per il Presidente degli Stati Uniti James Madison, il flauto artigianale fatto di cristallo è parte della collezione di flauti della Library of CongressLizzo ha avuto l’opportunità di suonarlo.


La si vede sul palco, con un vestito di paillette, emozionatissima, prende il flauto “Ho paura, è fatto di cristallo, è come suonare un bicchiere di vetro” dice, e mentre la folla urla di emozione inizia a suonare una nota. Si ferma e tira fuori la lingua in segno di stupore, poi continua con un’altra nota.


Alza il flauto in aria, lo riporta nella custodia e torna al centro del palco correndo dall’emozione.

Putin il dittatore assassino, fa tutto sa solo: indice referendum, si annette intere regioni estere, e, nel frattempo, continua a bombardare l'Ucraina (TGCOM 24)

 La guerra in Ucraina giunge al 219esimo giorno. Putin sfida il mondo e, dopo i referendum farsa, annuncia l'annessione dei territori ucraini occupati: al Cremlino alle 14 si terrà la cerimonia della firma. E, mentre Kiev convoca il consiglio di sicurezza, il leader russo firma un decreto per l' "indipendenza" anche di Zaporizhzhia e Kherson (dopo Donetsk e Lugansk). "Non riconosceremo mai, mai e poi mai i referendum russi", dice il presidente americano Biden. In giornata il Consiglio di sicurezza dell'Onu voterà una risoluzione di condanna dei referendum di annessione, testo che non ha possibilità di essere adottato a causa del diritto di veto di Mosca.

E se il MACELLAIO russo chiudesse i rubinetti del gas all'Europa? ( da Il Sole 24 Ore, di Andrea Carli) La definizione di Putin MACELLAIO è nostra

 I danni subiti nei giorni scorsi dalle linee 1 e 2 del Nord Stream, il gasdotto che collega la Russia all’Europa, nel tratto di mar Baltico tra Danimarca e Svezia hanno fatto immediatamente schizzare il prezzo del gas, rendendo ancora più attuale il dibattito sugli effetti del conflitto in Ucraina su famiglie e aziende. Più in generale, si tratta di capire a quale scenario si andrebbe incontro nel caso in cui Mosca decidesse di ricorrere all’arma del gas, chiudendo definitivamente il rubinetto, nell’ambito di un braccio di ferro via via più accentuato con Europa e Usa sul dossier guerra in Ucraina.

© Fornito da Il Sole 24 Ore

Un’ipotesi che il governo guidato da Mario Draghi ha valutato. E lo ha fatto ancora una volta (lo aveva già fatto nel Def) nel testo della Nadef, ovvero la Nota di aggiornamento del Def che ha ottenuto il via libera del Consiglio dei ministri. «Per quanto riguarda gli approvvigionamenti - si legge nel documento - lo scenario tendenziale sconta un’ulteriore discesa delle importazioni di gas russo, non un loro completo azzeramento. Si è pertanto elaborato uno scenario alternativo di completa interruzione degli afflussi dalla Russia a partire dal mese di ottobre».

Se nel Def di fine marzo sono stati presi in considerazione due scenari di rischio incentrati su uno shock di prezzo con o senza una carenza di gas, «gli sviluppi degli ultimi mesi - si legge nella Nadef - sono stati più simili allo scenario di shock di prezzo allora elaborato: gli afflussi di gas russo sono continuati ma sono stati accompagnati da forti rialzi dei prezzi a fronte di una campagna di stoccaggio da parte di tutti i Paesi europei. Allo stato attuale - si legge ancora nel documento -, data una percentuale di riempimento degli stoccaggi prossima all’obiettivo del 90% e la continuazione in settembre delle importazioni dalla Russia, sia pure con volumi molto inferiori al passato, lo scenario di rischio che appare più rilevante è quello di un completo arresto delle forniture dal mese di ottobre in poi. Al pari dello scenario tendenziale, si è ipotizzato che il livello mensile di stoccaggio non possa scendere mai al di sotto della riserva strategica dell’Italia».

Che cosa potrebbe allora accadere in questo scenario, ovvero nel caso in cui a ottobre la Russia decidesse di chiudere il rubinetto del gas verso l’Italia? La parola ancora una volta va alla Nadef: nella simulazione effettuata «si è ipotizzato che il completo venir meno degli afflussi dalla Russia porti ad un aumento del 20 per cento dei prezzi medi del gas naturale, dell’elettricità e del petrolio rispetto allo scenario tendenziale nel quarto trimestre di quest’anno e nel 2023. Nel 2024 e nel 2025 i prezzi sarebbero più elevati del 10% e del 5%, rispettivamente. I risultati della simulazione indicano una contrazione cumulata nel 2022 e nel 2023 del 4,9% (e del 7,7% nel periodo 2022-2025), solo lievemente inferiore a quanto ritenuto necessario ma che potrebbe essere integrata da comportamenti comportamentali in risposta al Piano di contenimento del Mite».

Ecco allora gli impatti macroeconomici connessi allo scenario di rischio: «minor crescita del Pil in confronto al tendenziale pari a 0,2 punti percentuali nel 2022 (quindi +3,1%, ndr) )e 0,5 punti percentuali nel 2023 (+0,1, ndr), mentre risulterebbe superiore di 0,4 punti percentuali nel 2024 e 0,2 punti percentuali nel 2025 per un effetto di rimbalzo. Il tasso di crescita del Pil nominale si ridurrebbe più moderatamente per via di una dinamica più sostenuta del deflatore, scendendo di 0,1 punti percentuali quest’anno rispetto al tendenziale, 0,3 p.p. nel 2023 ed aumentando di 0,2 p.p. e di 0,1 p.p. rispettivamente nel 2024 e nel 2025. Si tratta - si legge ancora nella Nadef - di impatti molto inferiori a quelli stimati negli scenari di rischio al Def. Ciò riflette i progressi fatti sull’approvvigionamento da fonti alternative, nonché la continuazione degli afflussi di gas naturale dalla Russia».

ARGOMENTI PER TE 

Quando i giornalisti - è il caso del TROVAROMA di ieri, a proposito della ripresa dell'attività all'Opera di Roma - si affidano alle dichiarazioni MENDACI, accomodate a proprio vantaggio, delle istituzioni

Leggiamo ancora ieri sul TROVAROMA di Repubblica, la presentazione dell'Alceste di Gluck, datata 1769 e perciò posteriore all'opera sua più nota , Orfeo ed Euridice che è di sette anni prima, che riporta l'opera al Costanzi dopo la stagione estiva a Caracalla, a firma Mauro Leone. Un'opera la cui importanza è ben nota a tutti gli studiosi di storia della musica, per sé stessa, ma prima ancora per la citatissima 'prefazione' a firma del musicista, ma forse scritta a quattro mani con il suo librettista, Raniero de' Calzbigi. 

 Il quale naturalmente - ma non è il solo - non perde occasione per incensare i suoi datori di lavoro indiretti (le istituzioni), con l'incenso dagli stessi offerto. Gratuitamente ed in abbondanza.

Ci riferiamo a quelle righe che riferiscono ai successi della stagione di Caracalla,  smentiti dalle cifre, come abbiamo dimostrato già più volte quest'anno, e come, alla fine di ogni estate,  dimostrammo puntualmente, ai tempi di Carlo Fuortes, anche lui non nuovo, come fa Giambrone, a cantarsela e suonarserla da solo.

 Scrive Mauro Leone: " Questo titolo ( cioè Alceste, ndr) fa parte del cartellone del Teatro dell'Opera che riparte dopo un'estate di grandi numeri: gli spettacoli alle Terme di Caracalla hanno visto il tutto esaurito con lusinghieri riscontri di pubblico e critica".

E' evidente che si possono fare grani numeri con una platea vastissima all'aperto, e con una trentina di serate, ma parlare di 'tutto esaurito' è un FALSO. 

E Mauro Leone dovrebbe saperlo, se sa leggere i numeri che sono i seguenti ( li riprendiamo da un nostro precedente post, scritto alla fine della stagione estiva alle terme romane) e no si affida agli 'osti' della cultura che non possono che magnificare il loro 'vino'. 


I 'falsi' di Giambrone
Dati alla mano, quest'anno, 2022, le serate a Caracalla fra opera, balletto ed extra (12 queste ultime con Baglioni), sono state in tutto 32, una in meno del 2019.
La capienza della platea di Caracalla portata a 4500 nel 2019, quasi certamente è tornata a 4000 in  questa prima stagione post Covid.
Allora facciamo due conti della stagione 2022 appena conclusa: 
Posti disponibili: 128.000 ( con la platea a 4000 posti)
Posti occupati:110.713 ( nel senso di biglietti venduti); 17.000 circa invenduti
Confronti con il 2019 ( stagione prima della pandemia): + 3,8% di posti venduti
Percentuale riempimento:76,9%
Incasso: 6.700.000 Euro.
                 
Giambrone ha specificato un particolare che dovrebbe far gongolare tutti i suoi fans: Carmen, la sera del debutto ha registrato 3813 biglietti venduti per un incasso di 187.000 Euro, con un costo medio di ogni biglietto poco al disotto dei 50,00 Euro. 
 Giambrone avrebbe, inoltre, fatto bene a separare i consuntivi delle serate di Baglioni  da quelli degli spettacoli operistici e di balletto. Perchè se si scoprisse che Baglioni è più visto dei titoli del melodramma, tanto vale invitare altri cantanti oltre Baglioni e riservare l'opera al chiuso del Teatro Costanzi.

 Secondo Giambrone, i 3813 biglietti venduti per la prima della Carmen hanno portato nelle casse dell'Opera, 187.000 Euro, per un costo medio dei biglietti di 50,00 Euro. 
 Abbiamo fatto questo calcolo, basandoci sulla 'prima' di Carmen. nell'intera stagione sono stati venduti 110.713 biglietti - così ha comunicato il teatro.
 
Se quei biglietti fossero stati venduti ad un prezzo medio di 50,00 Euro, come alla 'prima' di Carmen, avremmo avuto un incasso di 5.535.650 Euro circa. Il teatro ha comunicato, invece, che l'incasso della stagione è stato di 6.700.000 Euro circa. Cioè 1.150.000 Euro circa in più. Altro mistero.
 
Nel sito di una delle agenzie preposte alla vendita dei biglietti di Caracalla si legge:
I biglietti più economici sono venduti a 25 euro cadauno per l'opera. Più ci si avvicina al centro e al palco e più, d'altra parte, il prezzo sale. I tagliandi sono venduti anche a 40 euro, 55 euro, 80 euro e 110 euro, prezzo della poltronissima.

                                         *****

Concludendo, secondo i dati  forniti dal Teatro dell'Opera, la percentuale di riempimento è stata del 76,9% ; secondo  Leone, perciò, il 'tutto esaurito' a Caracalla equivarrebbe  al 76.9% di posti occupati, mediamente, ogni sera.
 IN verità, con quella pecentuale di riempimento andrebbero anche rivisti al ribasso, i dati dei 'biglietti venduti', forniti dall'Ufficio stampa del Teatro dell'Opera.

 

giovedì 29 settembre 2022

Don Giovanni di Mozart diretto da Muti, regia di sua figlia Chiara, annullato al San Carlo di Napoli, va in scena a Torino e Palermo

 Dei non idilliaci rapporti fra Lissner e Muti si sa dagli anni in cui il francese era Sovrintendene alla Scala. E naturalmente si sa pure che proseguono anche ora che Lissner è approdato al San Carlo di Napoli.

 E sappiamo anche che mentre di Lissner - lo dicemmo a suo tempo anche di Fontana o di Meli - se ne possono trovare parecchi altri, non è altrettanto facile trovare o avere uno come Muti che nella 'interpretazione' musicale ha fatto e continua ancora a fare storia. E, per questo, gli si perdonano anche alcune sue prese di posizione smaccatamente familistiche, una fra tutte, che riguarda il Don Giovanni di cui vogliamo dire, quella di lavorare con tante orchestre italiane - quelle con cui mai aveva voluto lavorare in anni passati, anche dopo la sua uscita dalla Scala - in coppia con sua figlia Chiara, regista.

 Lissner, nel tentativo miseramente fallito di riagganciare - benché senza convinzione - il direttore, nella passata stagione, ha comunque ospitato una regia mozartiana di Chiara Muti.

 Adesso Muti, il direttore,  gira l'Italia con il Don Giovanni di Mozart, regista sua figlia. A novembre  sarà a Torino, sul podio dell'orchestra del Regio, e dopo, a Palermo, con l'orchestra del Massimo.

 Rispetto ai tempi in cui diceva male  - lo disse a noi - anche dell'Orchestra di Santa Cecilia, da tutti osannata (con qualche eccesso ingiustificato!), ne è passata di acqua sotto i ponti, giacchè adesso dirige qualunque orchestra italiana, solo  se con lui lavora anche sua figlia Chiara, regista. E non è che ora tutte le orchestre italiane sono salite di rango.

 Dobbiamo però anche dire, perché ne siamo altrettanto convinti, che la presenza di Muti sul podio di Torino e Palermo è un regalo preziosissimo per quelle orchestre. Perchè rifiutarlo?

 Le locandine dell'opera, sia a Torino ( novembre 2022) che a Palermo (ottobre-novembre 2023), sono pressoché sempre identiche, e lo sarebbero state anche con le recite a Napoli poi annullate. 


Le grandi istituzioni musicali in cerca di pubblico, stanno concretamente correndo ai ripari?

 Chiudere gli occhi di fronte alla realtà davvero non serve. Causa anche la pandemia, la guerra, l'incertezza del futuro, e mettiamoci anche le nascoste, per ora, mire sovraniste  della nuova formazione politica uscita vincitrice dalle elezioni,  la crisi economica impossibile da nascondere ormai, l'inflazione  ed altro ancora...  tutto questo incide , anzi ha già inciso sulla contrazione del pubblico delle istituzioni culturali, che già prima preoccupava i più diretti interessati, artisti e manager.

 Nascondersi tale contrazione evidente - come ad esempio ha fatto anche quest'anno l'Opera di Roma al termine della Stagione estiva a Caracalla, con dichiarazioni di vittoria mentre vittoria non c'era stata - è controproducente. E allora che si fa? 

Sono sufficienti campagne pubblicitarie che invitano a 'lasciarsi prendere dalla musica', a correre a teatro, perché 'l' amore è salito in palcoscenico', 'innamorati anche tu', senza timori,  e  perché 'sotto il cielo, mettiamo della Scala, c'è posto per tutti'? Troppo facile. Magari bastassero delle campagne pubblicitarie più o meno azzeccate. 

Occorrono politiche culturali forti, radicali. 

A cominciare dai prezzi dei biglietti che continuano ad essere alti e certamente non alla portata di molte tasche, anche della borghesia. Ci sono timidi segali di provvedimenti ad hoc ( abbonamenti speciali, alcuni legati all'età del pubblico), ma occorre avere più coraggio. 

Occorre prestare attenzione alla programmazione: cartelloni troppo sofisticati non rappresentano un invito efficace ad entrare la prima volta in teatro ( sono troppi i direttori artistici che vogliono accreditarsi senza averne i requisiti come intellettuali; e troppi anche quelli che nessuno li schioda, quando un cambio ai vertici, non in peggio s'intende, sarebbe salutare). 

La durata dei concerti che sembrava in qualche modo modificata a causa della pandemia e che sembra essere tornata , per le durate, ai tempi pre pandemici (ad esempio il concerto diretto da Muti, a Loreto, trasmesso da Rai5, era lungo anche per noi, che siamo abituati a tutto). Non si può stare, salvo rarissimi casi, in teatro o in  sala da concerto per ore !

 Insomma occorre darsi da fare. Non serve far pubblicare all'amatissimo Pappano una sua 'playlist' musicale su Spotify, che fa l'occhiolino ai giovani: o tappezzare il foyer circolare dell'Auditorium di Roma di  pannelli enormi che riproducono 'abbracci', di Pappano soprattutto, con altri artisti. Gli abbracci, la loro necessità, miravano a superare la crisi pandemica, non risolveranno i problemi della musica.

Andiamo dicendo da tempo che i direttori artistici sono troppo ben pagati per quello che non fanno. Se uno pensa - non ci stancheremo di ripeterlo - che Michele dall'Ongaro, al vertice di Santa Cecilia, prende lo stesso compenso di Fuortes, amministratore delegato Rai, è lecito pretendere dal primo un impegno giorno e notte per  l'Accademia ed anche una riduzione del compenso;  la semplice rappresentanza di una istituzione storica non può essere ragione principale nella determinazione di un compenso.  

Li vediamo, a Roma, i vertici, presenti come prezzemolo nei salotti o nelle serate speciali. Avranno il tempo per occuparsi seriamente dei veri problemi delle istituzioni, ormai improcrastinabili? Non possono dormire sonni tranquilli solo perchè il finanziamento pubblico assicura  una navigazione tranquilla. Serve farla diventare spedita la navigazione, anche se rischiosa.

 Vedremo presto se se la caveranno!   

martedì 27 settembre 2022

CONTE, lo statista; LOLLOBRIGIDA, il costituzionalista, ma anche Rampelli ...

Terminata la campagna elettorale, assegnata la vittoria delle 'Politiche' al centro destra, e, nella coalizione, a Giorgia Meloni, riprende vivacità il teatrino della politica, sul quale in verità in Italia non è  mai calato il sipario.

 Nella pièce attoriale di Conte, un monologo assai coinvolgente, dal titolo 'Lo Statista' ,  si è ascoltato che, nel dopo elezioni, non 'vede un ruolo per il Presidente del Consiglio uscente', cioè Mario Draghi.

 Conte si è mostrato preoccupato per il futuro dell'ex premier, per il suo futuro pubblico, istituzionale, anzi lavorativo -  come ha precisato.

 Che farà, dunque, Draghi - si è chiesto 'cristianamente' Conte - dopo la sua partenza da Palazzo Chigi?  Lui, avrebbe voluto ritagliargli un ruolo pubblico, magari come consigliere economico di Giorgia ( visto che lui, Conte, non ne ha per nessuna ragione bisogno, e poi ha Travaglio che gli 'abbasta'), ma Giorgia non lo vuole, e perciò della sua sorte - se non lo vuole neanche Giorgia - Conte si preoccupa, sinceramente e cristianamente, lo ripetiamo.

Non è mancato di fare la sua comparsa in palcoscenico, all'indomani della vittoria elettorale, Lollobrigida :'nomen omen' , attore nato, e cognato acquisito, ma soprattutto nella veste di costituzionalista di rango, nel suo monologo :  'Costituzione bella ma vecchia'. 'Ha settant'anni, si impone un tagliando'- ha esordito,  e poi, entrando nello specifico,  ha fatto sapere che il 'sovranismo' - l'interesse nazionale per essere chiari, viene prima dell'Europa, anche per difendersi da essa, dalle sue voglie di ingerenza negli affari dei vari paesi. 

Che è poi la traduzione  in 'costituzionalese' dell'imperativo categorico di  Salvini: 'Prima gli italiani'. 

 A proposito di Salvini, si è letto anche che Giorgia e Tajani intendono 'imbrigliarlo'  nominandolo vice premier. Ma non erano  d'accordo su tutto? Compresa la durata del governo, e cioè 'd'amore e d'accordo' per  l' intera legislatura?

Per la prima volta spunta, nelle ultime righe delle relazioni che fanno perciò pensare  come il Ministero  della Cultura sia in fondo in fondo ai pensieri di Giorgia, il nome di Rampelli, architetto di professione e luogotenente della 'capa', per il dicastero che oggi è di Franceschini e del quale da prima di Franceschini si va dicendo che in Italia è fra i più importanti. E lo è davvero.

 Perchè Rampelli e non, ad esempio, Mollicone che si rese famoso qualche anno fa per la sua dura opposizione alla concessione della cittadinanza onoraria romana a Riccardo Muti? Perchè  il mondo della cultura e dello spettacolo, evidentemente e compattamente ostile a Giorgia (quei pochi a Lei favorevoli, fra quelli che noi sappiamo, come la direttrice d'orchestra 'bellicapelli' Venezi a Taormina;  Colabianchi a Cagliari, li ha sistemati)  ha bisogno di uno con le spalle larghe e pugno duro.  E Rampelli è l'uomo giusto.


Assisi. Papa Francesco ai giovani (Adnkronos)

 Fino a quando il nostro sistema produrrà scarti e noi opereremo secondo questo sistema, saremo complici di un’economia che uccide". Così papa Francesco parlando ad Assisi ai giovani di ‘Economy of Francesco’. 

"Trovandomi nella città di Francesco, non posso non soffermarmi sulla povertà. Fare economia ispirandosi a lui significa impegnarsi a mettere al centro i poveri", ammonisce il Papa parlando ai giovani di ‘Economy of Francesco’ dalla città del Poverello. "A partire da essi - esorta - guardare l’economia, a partire da essi guardare il mondo. Senza la stima, la cura, l’amore per i poveri, per ogni persona povera, per ogni persona fragile e vulnerabile, dal concepito nel grembo materno alla persona malata e con disabilità, all’anziano in difficoltà, non c’è 'Economia di Francesco'. Direi di più: un’economia di Francesco non può limitarsi a lavorare per o con i poveri". 

Scandisce il Papa: "Chiediamoci allora: stiamo facendo abbastanza per cambiare questa economia, oppure ci accontentiamo di verniciare una parete cambiando colore, senza cambiare la struttura della casa? Forse la risposta non è in quanto noi possiamo fare, ma in come riusciamo ad aprire cammini nuovi perché gli stessi poveri possano diventare i protagonisti del cambiamento". 

"San Francesco ha amato non solo i poveri, ha amato anche la povertà. Francesco andava dai lebbrosi non tanto per aiutarli, andava perché voleva diventare povero come loro. Seguendo Gesù Cristo, si spogliò di tutto per essere povero con i poveri. Ebbene, - dice il Pontefice - la prima economia di mercato è nata nel Duecento in Europa a contatto quotidiano con i frati francescani, che erano amici di quei primi mercanti. Quella economia creava ricchezza, certo, ma non disprezzava la povertà. Il nostro capitalismo, invece, vuole aiutare i poveri ma non li stima, non capisce la beatitudine paradossale ‘beati i poveri’". 

Bergoglio indica la strada concreta: "Noi non dobbiamo amare la miseria, anzi dobbiamo combatterla, anzitutto creando lavoro, lavoro degno. Ma il Vangelo ci dice che senza stimare i poveri non si combatte nessuna miseria. Ed è invece da qui che dobbiamo partire, anche voi imprenditori ed economisti: abitando questi paradossi evangelici di Francesco". A questo proposito, Bergoglio lascia ai giovani economisti tre indicazioni di percorso: "La prima: guardare il mondo con gli occhi dei più poveri. Il movimento francescano ha saputo inventare nel Medioevo le prime teorie economiche e persino le prime banche solidali (i "Monti di Pietà"), perché guardava il mondo con gli occhi dei più poveri. Anche voi migliorerete l’economia se guarderete le cose dalla prospettiva delle vittime e degli scartati. Ma per avere gli occhi dei poveri e delle vittime bisogna conoscerli, bisogna essere loro amici". 

"E lo ripeto: che le vostre scelte quotidiane non producano scarti - il monito del Pontefice ai giovani -. La seconda: voi siete soprattutto studenti, studiosi e imprenditori, ma non dimenticatevi del lavoro, non dimenticatevi dei lavoratori. Il lavoro è già la sfida del nostro tempo, e sarà ancora di più la sfida di domani. Senza lavoro degno e ben remunerato i giovani non diventano veramente adulti, le diseguaglianze aumentano. A volte si può sopravvivere senza lavoro, ma non si vive bene. Perciò, mentre create beni e servizi, non dimenticatevi di creare lavoro, buon lavoro, lavoro per tutti". 

"La terza indicazione è: incarnazione. Nei momenti cruciali della storia, chi ha saputo lasciare una buona impronta lo ha fatto perché ha tradotto gli ideali, i desideri, i valori in opere concrete. Oltre a scrivere e fare congressi, questi uomini e donne hanno dato vita a scuole e università, a banche, a sindacati, a cooperative, a istituzioni. Il mondo dell’economia lo cambierete se insieme al cuore e alla testa userete anche le mani. Le idee sono necessarie, ci attraggono molto soprattutto da giovani, ma possono trasformarsi in trappole se non diventano ‘carne’, cioè concretezza, impegno quotidiano". 

I giovani economisti, imprenditori, changemakers, chiamati ad Assisi da ogni parte del mondo si sono impegnati attraverso un ‘Patto’ firmato in occasione della visita del Papa "a spendere la vita affinché l’economia di oggi e di domani diventi una Economia del Vangelo". 

"Quindi: - il Patto suggellato tra il Papa e i giovani - un’economia di pace e non di guerra, un’economia che contrasta la proliferazione delle armi, specie le più distruttive, un’economia che si prende cura del creato e non lo depreda, un’economia a servizio della persona, della famiglia e della vita, rispettosa di ogni donna, uomo, bambino, anziano e soprattutto dei più fragili e vulnerabili, un’economia dove la cura sostituisce lo scarto e l’indifferenza, un’economia che non lascia indietro nessuno, per costruire una società in cui le pietre scartate dalla mentalità dominante diventano pietre angolari, un’economia che riconosce e tutela il lavoro dignitoso e sicuro per tutti, in particolare per le donne, un’economia dove la finanza è amica e alleata dell’economia reale e del lavoro e non contro di essi, un’economia che sa valorizzare e custodire le culture e le tradizioni dei popoli, tutte le specie viventi e le risorse naturali della Terra".  

Nel Patto l’impegno per "un’economia che combatte la miseria in tutte le sue forme, riduce le diseguaglianze e sa dire, con Gesù e con Francesco, "beati i poveri", un’economia guidata dall’etica della persona e aperta alla trascendenza, un’economia che crea ricchezza per tutti, che genera gioia e non solo benessere perché una felicità non condivisa è troppo poco.Noi in questa economia crediamo. Non è un’utopia, perché la stiamo già costruendo". 

ARGOMENTI PER TE 

UE. Proposte per fra fronte alla crisi energetica (ITALPRESS)

 Il tetto al prezzo del gas russo e una tassa sugli extraprofitti. Sono alcune delle proposte contenute nel piano in cinque mosse per risolvere la crisi energetica che la Commissione Europea presenterà al vertice dei ministri Ue dell'Energia in programma venerdì.

© Fornito da Italpress

La prima mossa è "il risparmio intelligente di elettricità. Quello che dobbiamo fare è appiattire la curva ed evitare i picchi di domanda - ha spiegato la presidente della Commissione Europea, Ursula Von der Leyen -. Proporremo un obiettivo obbligatorio per la riduzione del consumo di elettricità nelle ore di punta. E lavoreremo a stretto contatto con gli Stati membri per raggiungere questo obiettivo".

La seconda misura è un "un tetto ai ricavi delle aziende che producono energia elettrica a basso costo. Le fonti di energia a basse emissioni di carbonio stanno facendo in questo periodo enormi ricavi, perchè hanno costi bassi ma hanno prezzi alti sul mercato. E' giunto il momento per i consumatori di beneficiare dei bassi costi delle fonti energetiche a basse emissioni di carbonio come, ad esempio, le rinnovabili. Proporremo di reindirizzare questi profitti imprevisti agli Stati membri in modo che gli Stati membri possano sostenere le famiglie vulnerabili e le aziende vulnerabili".

"La terza misura è che lo stesso vale, ovviamente, per i profitti inaspettati delle compagnie di combustibili fossili. Anche le compagnie petrolifere e del gas hanno realizzato enormi profitti. Pertanto, proporremo un contributo di solidarietà per queste società - ha proseguito -. Perchè tutte le fonti di energia devono aiutare a superare questa crisi. Gli Stati membri dovrebbero investire queste entrate per sostenere le famiglie vulnerabili e le aziende vulnerabili, ma anche per investirle in fonti di energia pulita autoprodotta, come ad esempio le rinnovabili".

Il quarto punto riguarda "le società di servizi energetici che devono essere supportate per poter far fronte alla volatilità dei mercati - ha aggiunto Von der Leyen -. E' un problema di liquidità. Pertanto, aiuteremo a facilitare il sostegno di liquidità da parte degli Stati membri per le società energetiche. Aggiorneremo il nostro quadro temporaneo e consentiremo così di fornire rapidamente garanzie statali".

Il quinto e ultimo punto: "Puntiamo ad abbassare i costi del gas. Pertanto, proporremo un tetto di prezzo per il gas russo - ha spiegato Von der Leyen -. Sappiamo tutti che le nostre sanzioni stanno incidendo profondamente sull'economia russa. Ma Putin sta parzialmente tamponando la situazione attraverso i ricavi dei combustibili fossili. Dobbiamo tagliare le entrate della Russia, che Putin usa per finanziare la sua atroce guerra in Ucraina".

"Queste sono le cinque misure che discuteremo con gli Stati membri al Consiglio informale dei ministri dell'Energia di venerdì - ha detto la presidente -. Questi sono tempi difficili e non finiranno presto. Ma se dimostreremo unità e solidarietà li supereremo".

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