lunedì 30 aprile 2018

Fondazioni liriche.Ieri ( da Suono Hi-Fi,2015) come oggi e domani. Gli errori di ieri non insegnano nulla per il presente ed il futuro

Per effetto della legge “Valore cultura”, alla fine del 2014 i vertici delle nostre fondazioni liriche sono decaduti, e subito dopo sono stati ricomposti, in gran parte all’insegna del dilettantismo, con molti debutti e altrettante riconferme. Tutto come prima, come sempre.
Si è generata una nebulosa per cui fare cose lontane da quelle che si sanno fare veramente è sexy e attraente. E i risultati, purtroppo, si vedono” – ha scritto Roberto Cotroneo sul settimanale del Corriere. E questo, in Italia, vale dappertutto; a eccezione di quei pochissimi settori nei quali se sei una schiappa si vede subito e ti buttano fuori, come nel campo della ricerca, bistrattata in Italia, anche perché i fondi per gli studi in quel caso non te li dà nessuno.
Nelle fondazioni liriche, un settore nel quale il nostro paese dovrebbe eccellere, alla fine dello scorso anno i vertici sono stati in gran parte rinnovati, alcuni riconfermati; ma gli elementi per una svolta decisiva non si vedono. La legge che imponeva il rinnovo dei consigli di gestione, che un tempo si chiamavano CdA (Consigli di Amministrazione) e oggi Consigli di Indirizzo (CdI), ha ridotto il numero dei loro componenti, e li ha privati di alcune loro mansioni importanti; allo stesso tempo è stata riconosciuta maggiore autonomia al sovrintendente, una sorta di amministratore delegato, senza però stabilire se ai cattivi amministratori si debba richiedere conto dei buchi di bilancio, come necessario e salutare. Ha stabilito, invece, che le Fondazioni liriche che navigano in cattive acque possono chiedere il “salvagente” del fondo speciale, a patto che osservino alcune disposizioni, alla stregua di ciò che l’Europa e il FMI pretendono dalla Grecia per scongiurarne il fallimento.
La stessa legge che impone alle fondazioni che la scelta dei suoi amministratori debba spettare al Ministero è fra le più disattese, specie da quelle fondazioni i cui amministratori locali sono in grado di fare la voce grossa con il ministro... Sta qui il punto: ministri e sottosegretari girano come trottole da un ministero all’altro, senza avere competenza in nessuno, lasciando perciò grande spazio di manovra ai superburocrati che fanno il buono e cattivo tempo.
Nel braccio di ferro fra Ministero (leggi: Nastasi) e sindaci che vogliono farsi valere, in alcuni casi vincono i sindaci in altri la spunta il Ministero, fregandosene delle tensioni che possono sorgere fra sovrintendente e sindaco (presidente del teatro) al quale il sovrintendente è inviso, come nel caso di Napoli, dove il Ministero starebbe per riconfermare la Purchia, sostenuta da Nastasi. Per questo, coloro i quali nutrono tanti sospetti nei riguardi di Nastasi, potentissimo e protettissimo, a causa dell’incompetenza dei vari ministri e in forza dei suoi padrini eccellenti, vedi Gianni Letta, hanno tutte le ragioni possibili dalla loro parte. Ci si può fidare di un direttore generale, commissario di un teatro nel quale crea un museo per mettervi come coordinatrice sua moglie – il MeMus del Teatro san Carlo, dove fino all’altro ieri figurava in pianta stabile, come coordinatrice, Giulia Minoli? E non è che un esempio della tracotanza del potere.
Un altro capitolo che meriterebbe maggiore attenzione da parte del ministero è quello dei compensi sia ai vertici delle Fondazioni che agli artisti scritturati, dove vige la più totale anarchia. Alla Scala, ad esempio, Lissner aveva un compenso da manager di azienda privata, intorno al milione di euro, tutto compreso, mentre ora a Pereira è stato riconosciuto un compenso nella norma, e cioè di 240.000 euro; Santa Cecilia, l’unica “sinfonica” fra le fondazioni, riconosceva a Bruno Cagli un compenso di oltre 300.000 euro, nonostante egli avesse un’affollata direzione artistica, con dirigenti e consulenti. E comunque il presidente/sovrintendente dell’Accademia prenderebbe lo stesso stipendio del direttore generale della Rai, che ha ben altre responsabilità. Recentemente una rivista ha fatto, su dati forniti dallo stesso Ministero, i conti in tasca ad ogni fondazione, rilevandovi anomalie e disparità che il Ministero ben conosce ma che si guarda dall’eliminare. E così il sovrintendente dell’Arena guadagna 240.000 Euro; Vergnano del Regio di Torino quasi 190.000; Giambrone, a Palermo, 170.000; Chiarot, a Venezia, 165.000, mentre il suo direttore artistico, Ortombina, 167.000; Ernani a Bologna ne prendeva fino a febbraio, quado era in carica, soltanto 120.000, e non sappiamo ancora quanti ne daranno a Nicola Sani, suo successore.
A queste anomalie, negli ultimi anni, se ne è aggiunta un’altra. I ritardati pagamenti agli artisti, specie se giovani. Ritardi di mesi quando non addirittura di anni (Cagliari – si dice – è in cima alla lista delle fondazioni che non pagano), con richieste di riduzione di cachet, nonostante il ritardo; e ritardi negli stipendi dei dipendenti delle Fondazioni. Insomma, in un settore in grave crisi – una decina di fondazioni su quattordici sono con l’acqua alla gola e obbligate a ricorrere al fondo speciale di salvaguardia – il Ministero continua a gestire le poltrone, sulle quali ha la faccia tosta di rimettervi amministratori, mesi prima commissariati. Anche il Governo sembra disinteressato al settore, salvo che per il completamento del teatro della città del premier, tant’è che non ha ancora dato la sveglia a Franceschini e non si è ancora posto il problema dell’allontanamento di Nastasi dalla sua poltronissima, nonostante le numerose critiche che gli sono piovute e gli piovono addosso ogni giorno, anche dal suo stesso partito (Orfini lo ha criticato in più di una occasione pubblica).

sabato 28 aprile 2018

Sergio Ragni, custode magnifico di memorie e documenti rossiniani. Come Simonetta Puccini del suo glorioso antenato? Lei no

"Dei collezionisti che mettono a disposizione degli studiosi e degli appassionati i loro tesori sono certamente il primo. Esistono però collezionisti non altrettanto disponibili. Comunque per Rossini e l’opera del primo Ottocento credo di non avere rivali, dal momento che nel giro delle aste e degli antiquari ci si conosce".

 Così Sergio Ragni, che è studioso di Rossini - sua e di Bruno Cagli la cura del monumentale epistolario del musicista edita dalla Fondazione Pesarese per Casa Ricordi - ma anche noto collezionista di cose rossiniane, anche di sua moglie Isabella Colbran,  messe insieme in anni ed anni di ricerche e di aste.

 Ragni, che ha la fortuna di avere parecchi documenti  
importanti ed unici nella sua collezione, ha perciò chiaro in testa il  corretto comportamento di un collezionista, la cui collezione - trattandosi di Rossini - fa gola a musicisti e studiosi."Mettere a disposizione di studiosi e appassionati i propri tesori". 

 Proprio oggi che il 'Corriere della Sera', per  mezzo di Valerio Cappelli, ci fa visitare la sua casa museo, trasparentissima per tutti coloro che studiano Rossini, 'Repubblica' racconta di un ritrovamento recentissimo ( musiche organistiche ma anche una pagina  del già noto 'preludio a orchestra', inciso da Chailly e che noi facemmo eseguire in un Concerto di Capodanno alla Fenice) nella Villa di Torre del Lago di Puccini, villa che è stata vietata agli studiosi dall'ultima erede del musicista, Simonetta Puccini, scomparsa da poco(dicembre 2017).  

Studiosi addentro alle cose pucciniane in diverse occasioni hanno manifestato il timore che documenti importanti possano essere addirittura scomparsi ed anche che  di altri Simonetta Puccini non consentisse la visione per fini di studio.

Fatto gravissimo, gli studiosi non hanno potuto pubblicare nel primo volume dell'edizione critica dell'epistolario, il testo di alcune lettere del musicista  il cui contenuto riguardante sua moglie, secondo l'erede Puccini ne avrebbe offeso la memoria.  Questo, per decisione degli eredi - come si legge nel prezioso volume - che poi era Simonetta Puccini. Un esempio di come gli eredi di una grande personalità possono danneggiarne l'immagine,  oltre che creare problemi agli studiosi, anche a quelli esclusivamente interessati alla musica e affatto a vicende personali e sentimenatali. Ora, dopo la morte della Puccini, le porte della Villa di Torre del Lago saranno aperte a tutti e anche lì dentro entrerà finalmente aria nuova, oltre agli studiosi.  

venerdì 27 aprile 2018

Maria Elena Boschi faccia qualcosa per aumentare il FUS, prima di andarsene

Il destino della Boschi, salvo che non resti Gentiloni - assai improbabile - sarà quello di fare le valigie e sloggiare dalla Presidenza del Consiglio, dove potrebbe arrivare come sottosegretaria la Isoardi.

Prima di andar via faccia un gesto per lasciare un buon ricordo e far dimenticare le infinite accuse , alcune ingiuste, che le sono state rivolte.
 Perchè non convince, Lei , suo padre e suo fratello, e anche tutti e tre insieme, la attuale dirigenza di Nuova Banca Etruria - che il paese ha salvato, lo rammenti anche ai suoi famigliari e lo tenga ben a mente lei - a finanziare il FUS, per risarcire il paese dei danni provocati?

Se  ci avete fatto piangere in questui anni- sì piangere, non faccia finta di non sapere - adesso fateci almeno fare qualche sorriso, o anche risata. Insomma intratteneteci con qualche spettacolo edificante, o anche leggero, dopo che ce ne avete proposti di indecenti.

 Se ci riuscirà. come speriamo, potrà aggiungere quell'obolo 'riparatore' e 'risarcitorio', allo stesso gruzzolo di cui  già dispone (9 milioni circa) per  far godere il FUS (Fondo Unico Spettacolo)

Firmato il nuovo contratto nazionale per il teatro. Appello alla Boschi per il FUS ( Blog Anna Bandettini, Rep.it 23 aprile 2018))

Ci sono voluti due anni e una trattativa faticosa, ma ha prevalso la voglia di trovare una soluzione. E dopo dieci anni i lavoratori del teatro hanno finalmente il nuovo contrato nazionale che unifica i contratti scaduti da tempo dei teatri stabili ex ETI e quello degli Esercizi Teatrali (e per il futuro si auspica un CCNL complessivo di riferimento per tutto lo spettacolo dal vivo). A questo si aggiunge il contratto nazionale degli scritturati, che sono sempre più la maggioranza dei lavoratori dello spettacolo, artisti e tecnici che hanno rapporti occasionali e temporanei. Finalmente “si dotano i teatri di strumenti aggiornati e flessibili unificando il contratto dei teatri nazionali e gli esercizi teatrali e nello stesso tempo introducendo tutele dei lavoratori con aumento salariale che, a regime nel 2020, sarà pari al 12%. E’ il risultato dello slancio coraggioso delle imprese e dei lavoratori”, commenta Filippo Fonsatti presidente di Federvivo, l’associazione che raggruppa i principali teatri italiani e che con Agis, e le altre associazioni di categoria e i sindacati Slc-Cgil, Fistel-Cisl e Uilcom-Uil, è arrivato a questo importante accordo.
Il rinnovo dei due contratti arriva in un momento difficile per il teatro. “Proprio in queste settimane le commissioni consultive del Mibact stanno valutando le istanze per Fondo Unico per lo Spettacolo (Fus) le cui assegnazioni si allargheranno a nuovi ingressi sia per la musica che per la prosa,la danza e il circo -spiega Fonsatti- Si parla di circa una ventina di soggetti nuovi tutti meritevoli di esser finanziati, dal Napoli Teatro Festival, a Mito... A parità di risorse del 2017 vuol dire che ai teatri arriveranno somme più piccole, un rischio molto concreto, proprio nel momento in cui Teatri e Compagnie si accollano uno sforzo straordinario per rilanciare le funzioni del settore e l’occupazione”.
Per questo, Agis, Federvivo e sindacati fanno appello al Presidente del Consiglio dei Ministri Gentiloni, al Ministro Franceschini e alla sottosegretaria alla Presidenza del Consiglio dei Ministri Maria Elena Boschi per destinare fin dal 2018 adeguate risorse integrative al FUS. Il riferimento è ai 9 milioni accantonati nel Fondo della Presidenza del Consiglio e nella disponibilità della sottosegretaria Boschi in attesa solo di una destinazione formale (già si sa che 3,5 vanno alle fondazioni liriche sinfoniche e 5,5 ad altri soggetti): una firma e la cosa sarebbe fatta. “Noi ci siamo assunti belle responsabilità anche con questi nuovi contratti, ora sua il governo a fare altrettanto”.
Quanto al nuovo contratto nazionale, i sindacati scrivono che ora “necessita che venga completato dell’iter legislativo previsto dalla recente legge per lo spettacolo e con un incremento dei finanziamenti al settore. Le parti si sono impegnate a trovare soluzioni adeguate ed efficaci ma sarà necessario individuare soluzioni legislative sui decreti per un miglior sistema di tutele, riconoscendo il comparto dello spettacolo come un settore atipico e da dotare di adeguati strumenti, in particolare per i periodi di non lavoro, poiché l’attuale sistema di disoccupazione è insufficiente ed inadeguato, e per la formazione. Importante traguardo su questo contratto è stato anche quello di individuare un equo compenso minimo per le partite iva”.

Walter Vergnano torna a quando Fassino si adoperò per fargli far pace con Noseda che aveva minacciato di andarsene

Formalmente entro un paio di mesi il CdI del Teatro Regio di Torino dovrebbe presentare il bilancio dell'anno passato. Sarà in rosso, come si ha il timore di immaginare, a dispetto delle rassicurazione della vigilia?

 Vergnano s'è dovuto dimettere - lasciando da parte le dichiarazione e le ragioni ufficiali - non potendo mantener fede alla corretta gestione del bilancio  e neppure a dar corso alle tournée  in America previste per maggio 2019, per mancanza di sponsor - come ha reso noto ufficialmente il CdI del Regio?

 Quella delle tournée internazionali fu una delle principali ragioni del precedente durissimo dissidio fra lui e Noseda,  poi ricomposto da Fassino,  il quale era accusato dal sovrintendente di volersi costruire una carriera internazionale a spese del Regio - che fra l'altro soldi non ne aveva.

Ciò che Noseda non riusciva a far capire a Vergnano e cioè che le tournée rientrano fra i mezzi più idonei a promuovere l'immagine di un teatro - non importa alla fin fine che le paghi - riuscì  Fassino a farglielo capire, con una doppia mossa: chiamando un direttore artistico gradito a Noseda, Gaston Fournier, e mettendo soldi nelle case del teatro.

 Di tournée ha parlato in questi giorni anche un candidato della vigilia alla sovrintendenza torinese, Davide Livermore, che da qualche mese ha lasciato Valencia. Livermore  ha chiarito le modalità di queste tournée e soprattutto, chi le paga.  Teoricamente dovrebbe pagarle il paese invitante, con interventi di sponsor; in realtà nella gran parte dei casi le paga, in tutto o in  massima parte, l'istituzione invitata, la quale certo si mette in vetrina, per quel che può mostrare, ma  a sue spese.
 Talvolta, nei casi in cui vi fossero ragioni di rappresentanza o di scambi fra pesi, lo Stato interviene con qualche contributo, il cui ammontare dipende  dai legami politici e di altro genere fra le istituzioni ed il colore politico del Ministro. Oppure per strani traffici, come nel caso della tournée del Teatro San Carlo in America, lautamente finanziata dal Ministero, di cui Nastasi, era direttore generale e , contemporaneamente, anche commissario del Teatro, per la cui rilevanza internazionale avrebbe speso tutti i solidi, ma del Ministero non suoi.
Meglio non sfogliare l'album delle vergogne infinite!

Quello stesso problema covava evidentemente  sotto l'apparente calma, fino a questa seconda esplosione, contro la quale non ha potuto nulla neppure La Rotella, segretario generale della 'Fondazione per la cultura di Torino', moglie di Vergano, e come lui  invisa ad Appendino; alla quale tutti hanno sempre  riconosciuto la capacità di trovare i soldi necessari per promuovere la cultura a Torino: il Festival Mito, il Salone del libro ma anche il Regio del marito. E adesso che succede? La Rotella non è stata capace di trovare sponsor per  quelle tournée?

 Certo è più facile trovare soldi, quantomeno scucirli ai ricchi, quando  istituzioni culturali e Comune sono retti da esponenti del medesimo partito; quando invece, le cose cambiano - come a Torino o a Roma, i rispettivi sindaci non vedono l'ora che i responsabili di dette istituzioni facciano un passo falso per metterli alla porta.  Per metterci, poi, chi?

Se in sostituzione di Vergnano - che comunque aveva fatto il suo tempo ed era ora che, dopo vent'anni, si riposasse, lo abbiamo sempre sostenuto! - la sindaca Appendino, mal consigliata dal suo compare, analfabeta come lei in musica, Grillo, ci mette Graziosi, siamo cascati dalla padella - quella di Vergnano che con  Noseda, negli ultimi anni, aveva fatto ben figurare il comune teatro - alla brace, come è quella di un personaggio vissuto sempre nelle periferie del mondo musicale, promosso a quell'incarico solo per volontà di Grillo.

Noseda, dal canto suo, ha fatto sapere che lui con questo Regio declassato, non intende più lavorare.  Insomma che non ha tempo da perdere con il Regio di Graziosi e della Appendino. La Appendino capisce il senso di questi messaggio? Noseda è l'immagine del Regio, come Pappano di Santa Cecilia e Chailly della Scala. Certo occorre avere anche dei buoni amministratori. Ma che  ne sarebbe di Santa Cecilia se Pappano lasciasse -  visto che Dall'Ongaro conta come il due a briscola senza Pappano od un altro direttore di pari grado? La stessa cosa può dirsi per il Regio. Chi vorrà come direttore artistico  e musicale Graziosi?  Abbiamo già i capelli dritti in testa,  solo pensando ai  suoi collaboratori artistici recenti, e temiamo che anche a Torino vorrà  ancora di quelli avvalersi. E allora addio Regio!

 P.S.Oggi Repubblica affida ad un giornalista che non è Leonetta Bentivoglio,  il pezzo sulle dimissioni di Noseda. Nel pezzo non si parla mai del direttore artistico, Gaston Fournier- Facio ( è ancora marito della giornalista?) decaduto assieme al sovrintendente.  Forse che lui  s'è dichiarato disponibile a collaborare con Graziosi, nonostante tutto? E sua moglie, o ex moglie, non condivide tale posizione?

Vergnano, dimesso, torna a parlare. E precisa su Noseda e le tournée internazionali

Volontariamente in questi giorni, dopo le mie dimissioni dalla carica di Sovrintendente annunciate il 18 aprile, mi sono astenuto dal rilasciare dichiarazioni, ma, dopo quanto emerso nelle ultime ore, ritengo giusto, per salvaguardare l’immagine del Teatro Regio, fare alcune precisazioni. Per quanto riguarda la tournée in America del maggio 2019, abbiamo lavorato molto, affidando anche a una società di fundraising la ricerca degli sponsor necessari a coprirne l’intero costo. Purtroppo non si sono trovati i fondi e neanche in America sono riusciti a trovare ulteriori risorse. Il Regio aveva un accordo secondo il quale entro il 30 aprile 2018 avrebbe dovuto confermare la propria presenza a New York, Chicago e Washington. Ieri ho quindi scritto ai nostri contatti in America, per comunicare loro che, con grande dispiacere, il Consiglio di Indirizzo – seguendo le norme di legge – ha deciso di non autorizzare una trasferta che non aveva un bilancio preventivo in pareggio. Purtroppo i teatri americani avevano già annunciato le loro Stagioni 2018/2019. Aggiungo inoltre che, nel tardo pomeriggio di ieri, 26 aprile, il M° Noseda ha mandato una comunicazione ai giornali affermando che non aveva più intenzione di proseguire la propria collaborazione con il Teatro Regio. Decisione di cui prendo atto e che nulla ha a che vedere con la legge n° 367 che prevede che la nomina di Direttore musicale decada insieme a quella del Sovrintendente che l’ha nominato. Auguro al Regio di trovare presto la tranquillità necessaria a proseguire il grande lavoro svolto in questi anni e riconosciuto a Torino e nel mondo.
Torino, 27 aprile 2018                                                                        Walter Vergnano

giovedì 26 aprile 2018

Ballerini prima invitati e poi respinti dagli USA. Effetto Trump

Non era mai accaduto che a  un artista venisse  rifiutato l'ingresso negli USA che  per decenni  e radicata tradizione sono stati il porto sicuro per esuli  e perseguitati.  Specie se poi venivano da paesi  i cui governi non erano proprio l'incarnazione della democrazia, vedi URSS, o  Germania nazista.

 Ora, è accaduto, con Trump, che  ad una coppia di stelle del balletto, stabili al Bolshoi di Mosca, invitata dal Lincoln Center per un gala di danza,  venisse rifiutato il visto di ingresso negli USA. I cui rappresentanti diplomatici residenti ancora a Mosca hanno subito parlato di 'disguido', per celare la vergogna del gesto, conseguenza delle decisioni delle sanzioni imposte alla Russia da Trump.

 Il quale forse,  per non dar peso e credito agli effettivi aiuti ricevuti da Mosca per la sua elezione, finge di trattare il governo di quel paese come paese nemico, vietando perfino a degli innocenti ballerini di prima grandezza di  partecipare ad una  gala organizzato da una delle massime istituzioni culturali del suo paese.

Trovaroma di Repubblica recidiva in fatto di lingua musicale

Abbiamo sperato che una volta o l'altra il titolista del Trovaroma (settimanale romano di Repubblica) avrebbe potuto pentirsi del suo peccato linguistico, in materia musicale, e cambiare registro. Invano. Ci siamo sbagliati e temiamo che non accadrà mai perché l'ignoranza, anche contro l'evidenza, è dura a morire.

 Ancora oggi il titolista del Trovaroma insiste con quella locuzione 'sulle arie' o 'sulle note';  noi pure insistiamo,  chissà che  non ci dia retta  una buona volta. In tre pagine del giornale, ultimo numero, compare quell'assurda locuzione, che, oltre che assurda, è anche sbagliata.

In copertina. "Ivor Bolton dirige l'Orchestra di santa Cecilia SULLE NOTE di Rossini. Ma come 'sulle note'? caso mai 'LE NOTE'.

 All'interno, a pag.8, errore doppio: 'SULLE ARIE di Rossini Bolton e lo Stabat Mater'- dove, come si vede la confusione linguistica regna sovrana. E nel sommario del medesimo articolo, si legge: il direttore d'orchestra sul podio da venerdì per l'evento'- e non specifica fino a quando ci resta sul podio ( un inizio senza fine) nè se, ove mai decidesse di non dirigere sul podio, dove potrebbe collocarsi.

 Ancora, a pag 21,  il titolo per un concerto di  violino e pianoforte suona: 'Le arie di Brahms in biblioteca'. Qui, inavvertitamente, ci ha risparmiato la preposizione 'sulle', che ha già utilizzato senza vergogna.

I percettori di Vitalizi. Non solo ladri, ora anche ricattatori

Li schifa anche la lingua italiana coloro i quali si sono attribuiti, a condizioni favorevolissime, un vitalizio, una volta eletti nelle varie istituzioni dello Stato -  Parlamento e Regioni. La lingua italiana, per lo schifo che gli fa il percettore del vitalizio - leggi: pubblico ladro - non ha trovato, nè cercato un sostantivo con il quale indicarli. Anche perché in quell'eventuale sostantivo dovrebbero coesistere vita e furto. E, di conseguenza, siamo costretti a dire: percettori di vitalizi, destinatari di vitalizi, espressioni che celano la vergogna del caso.

Da anni, anzi da  legislature infinite, si discute di come riformare quello che  ormai è riconosciuto come un furto ed una ingiustizia sociale - che gli interessati chiamano 'diritti acquisiti', come se si potesse considerare  diritto un vero e proprio furto ai danni della comunità - votata nelle aule del Parlamento dove, invece,  ci si dovrebbe costantemente occupare del bene del paese.

I Parlamentari appena eletti, essi stessi restano esterrefatti  quando vedono per la prima volta accreditato sui loro conti bancari, il compenso: intorno ai 15.000 Euro circa MENSILI. Neanche al massimo delle rispettive carriere nei mestieri esercitati prima dell'incarico parlamentare, per quelli che ne esercitavano uno, avrebbero percepito una tale somma mensile.

E, se poi avevano  anche da poco intrapreso un lavoro, ai Parlamentari, per tutta la durata del mandato - o dei mandati - l'INPS versa i contributi, e così, alla fine della storia, percepiranno la doppia pensione da Parlamentare ed anche da lavoratore, anche se non hanno mai lavorato. E se l'azienda nella quale lavoravano fallisse o riducesse il personale, i parlamentari continuerebbero a ricevere i contributi INPS,  come nella più rosea delle congiunture: la crisi, nessuna crisi, li tocca. Dunque  al furto dei vitalizi si aggiunge il secondo: quello dei contributi, a carico della comunità.

 E che non siano questi i soli privilegi, sta anche il fatto che - come hanno scritto alcuni giornali-  allo sportello bancario interno al Parlamento c'è la fila di  PARLAMENTARI che chiedono mutui - anche questi a condizioni vantaggiose - per l'acquisto di immobili. Che altro?
Un'assoluta novità:  il ricatto sulla cancellazione dei privilegi.

Uno di questi privilegiati ladroni s'è presentato in tv ( ancora oggi a 'Tagadà' de La 7) - ma non è il solo nè l'unico - a  ricattare i milioni di pensionati. Attenti, ha minacciato: il ricalcolo dei vitalizi  ai parlamentari sulla base dei contributi effettivamente versati è il 'cavallo di troia' per andare successivamente a toccare con medesimo ricalcolo le pensioni di tutti.  Dunque difendete i nostri vitalizi se non volete che tocchino le vostre pensioni di merda. Faccia di...bronzo

mercoledì 25 aprile 2018

Ladri di biciclette. Sempre più fitto il mistero sul secondo restauro in digitale. La Cineteca di Bologna chiarisca

Ladri di biciclette il capolavoro cinematografico di Vittorio De Sica, del 1948, è al centro di una intricata vicenda di cui ancora non si vede la fine, relativamente al restauro della pellicola originale.

Il film restaurato in digitale con i soldi del Casinò di Venezia, ad opera dell'Associazione 'Amici di Vittorio De Sica', presieduta dal figlio del regista, Manuel, venne presentato in anteprima alla Mostra del Cinema di Venezia del 2008, fra ali di pubblico e critica osannanti per  il rinato capolavoro, per la sua qualità.

L'anno successivo La San Paolo Film produsse un DVD del film restaurato, il quale fu venduto dal Corriere della Sera, in una collana di  film del passato,  rinati a nuova vita dopo il restauro delle pellicole originali, 'Bianco e nero all'Italiana', curata da Paolo Mereghetti.

 Dalla rete abbiamo appena appreso che quattro anni dopo la presentazione alla Mostra di Venezia, del film restaurato in digitale e già commercializzato in DVD,  recante in apertura il logo del Casinò di Venezia che aveva finanziato l'opera di restauro, la San Paolo Audiovisivi ha prodotto  il Blu-Ray del film restaurato. L'edizione  Blu-Ray commercializzata viene lodata dalle riviste specializzate per la sua qualità( vedi post precedente).

 Ancora più fitto, perciò, il mistero sul nuovo restauro,  in rapporto alla sua necessità, effettuato dalla Cineteca di Bologna,  che sarà presentato al prossimo Festival di Cannes, fra pochi giorni.

Urge chiarimento dalla Cineteca di Bologna

Ladri di biciclette. Blu-Ray della San Paolo audiovisivi (da 'dvdweb.it' 2011)


Dopo quattro anni di Blu-Ray, ancora mi capita di leggere qualche preconcetto sull'efficacia dell'HD applicata a film vecchi, oppure inbianco e nero...
Allora è bene ricordare che qualsiasi film in pellicola 35 mm, anche vecchio di sessant'anni, ha una definizione addirittura più alta della famigerata FULL HD: e quindi in Blu-Ray può rendere benissimo, se trasferito con criterio e da materiali in buone condizioni.
Ultimo caso che lo dimostra è il Blu-Ray di Ladri di biciclette, capolavoro neorealista di Vittorio De Sicarisalente al 1948. Il Blu-Ray è uscito per San Paolo audiovisivi da circa tre settimane ma merita d'essere ricordato proprio per l'ottima qualità video, oltre che, naturalmente, per il valore artistico dell'opera:
Infatti Ladri di biciclette è ancora oggi lo spaccato più efficace dell'Italia del dopoguerra, e storia di un'ambizione che si dissolve nelle necessità di tanti disperati.
Le immagini del film sono state restaurate dall'associazione Amici di Vittorio De Sica, presieduta da Manuel De Sica e con il supporto finanziario di Casinò di Venezia. Il restauro ha stabilizzato il quadro ed eliminato le rovinature, consegnandoci un film pulito ma senza la minima artificiosità e con tutto il naturale fondo analogico della pellicola.
La definizione media del Blu-Ray è buonissima e regala sia panoramiche dettagliate che primi piani nitidi. Il contrasto è elevato e il nero quasi sempre profondo. Non si notano artefatti di compressione (è stato usato il codec AVC Mpeg4) e la grana è abbastanza uniforme.
E' ovvio che ci sono sfocature, e sono rimasti anche vari graffi, più qualche salto: ma si tratta di limiti fisiologici del girato e che non impediscono di vedere Ladri di biciclette come mai era stato possibile. Per essere chiaro,
la differenza dal DVD è immensa.
Potete farvi un'idea della qualità d'immagine guardando questi screencapture presi dal Blu-Ray, e tratti da una usinghiera recensionedel sito Blubrew.com.
L'audio italiano, in DTS HD MA 2.0 o Dolby Digital 2.0 non è performante come le immagini: ma è comunque caldo e nitido, con dialoghi chiari e poche distorsioni. Anche in questo caso c'è stato un restauro, per quanto la dinamica resti limitata, soprattutto su rumori e musiche.


Ladri di biciclette di Vittorio De Sica già restaurato in digitale. ( dal CORRIERE DELLA SERA- Spettacoli - 11 febbraio 2011)


Un miracolo della storia del cinema italiano. Ancora dopo sessant'anni. Ritorna in tutto il suo splendore Miracolo a Milano, capolavoro firmato da Vittorio De Sica che nel 1951 trasportò sul grande schermo il romanzo di Cesare Zavattini Totò il buono che lo aiutò nella scrittura del copione).

La versione in celluloide del film, premiato con la Palma d'Oro a Cannes (concorreva con classici come Eva contro Eva di Joseph L. Mankiewicz) è stata riversata sul digitale e restaurata. Un'operazione voluta dall'Associazione Amici di Vittorio de Sica e realizzata grazie al sostegno economico della Sea Aeroporti di Milano. E il 14 febbraio il film rimesso a nuovo verrà presentato proprio a Milano, al Piccolo Teatro Strehler con i fratelli De Sica, Manuel e Cristian, le autorità cittadine e il presidente di Sea Giuseppe Bonomi. E su Corriere.it, in esclusiva, i cinque minuti del finale fantastico nella versione restaurata.

«Perché Miracolo a Milano è proprio un pezzo di cultura milanese e lombarda», sorride Manuel De Sica che da anni con l'Associazione Amici di Vittorio De Sica salva e riporta al loro antico splendore i film di suo padre.

E quel film di 60 anni fa, che doveva intitolarsi I poveri disturbano, è «un atto di omaggio da parte di mio padre all'immaginario di Cesare Zavattini che tanto ha fatto per la cultura a Milano». Ma non solo. Miracolo a Milano, «è un raro film di genere fantastico dove i toni apparentemente fiabeschi, in realtà contengono una carica eversiva di feroce satira sociale, ancora molto attuale». E oggi, «insieme a Ladri di biciclette e a Umberto D. l'opera si colloca nella storia del cinema come film di importanza planetaria». Conferma Bonomi, presidente Sea: «Siamo orgogliosi di sostenere il restauro di un'opera cinematografica che costituisce uno dei capisaldi del patrimonio culturale di Milano e uno degli elementi di vanto della città nei confronti di tutto il mondo».


Ma non c'è solo Miracolo a Milano . Sono molte le opere di Vittorio De Sica che soffrono l'età e avrebbero bisogno di un restauro. Lo racconta ancora il figlio Manuel che proprio in questo periodo sta scrivendo «Di figlio in padre» per Bompiani e che dal '94 guida l'Associazione che si occupa di riportare a nuova vita i film di suo padre: «Il restauro da celluloide a celluloide purtroppo non resiste al tempo e così Umberto D., il primo che restaurammo nel '94, oggi avrebbe bisogno di un nuovo intervento per portarlo in digitale». Per non parlare di Sciuscià, «è il più danneggiato perché fin dall'inizio realizzato con dei difetti, era appena finita la guerra e i soldi non erano molti».

Il problema come sempre sono i fondi. Finora i restauri di film come Umberto D.e Ladri di Biciclette (questo in digitale) sono stati possibili grazie all'intervento di privati. Ma De Sica sogna un «restyling» anche per quelle pellicole meno conosciute ma ugualmente fondamentali per la storia del cinema: «Sogno un intervento dello Stato per I bambini ci guardano  Il tetto, I giardini dei Finzi Contini, e, certo, anche Sciuscià, naturalmente». Opere che Manuel De Sica porta in giro per il mondo. Nelle scuole soprattutto: «Perché i ragazzi di oggi ignorano del tutto quel cinema: in un sondaggio di qualche tempo fa si scopriva che gli adolescenti di oggi non abbiano idea di chi sia Anna Magnani...». E purtroppo, «gli esercenti non ne vogliono sapere di proiettare quei vecchi film restaurati nelle loro sale».




Ladri di biciclette. La Cineteca di Bologna deve spiegare. Lettera all'ufficio stampa bolognese con richiesta di spiegazione.

Mi ha sorpreso la notizia che al prossimo Festival di Cannes sarà presentata una  vostra versione restaurata in digitale del capolavoro di De Sica, Ladri di biciclette. Che sarebbe la seconda in dieci anni, dopo la prima che io stesso ho visto a Venezia all'inaugurazione della Mostra del Cinema del 2008.
 
Quella versione, lo ricordo bene, fu curata da Eurolab, con la consulenza dell'Associazione 'Amici di Vittorio De Sica, interamente pagata dal Casinò di Venezia.
 
La versione del 2008 - a sessant'anni dall'uscita del celebre film - fu stampata in DVD ( Univideo-San Palo film) e venduta acclusa al Corriere della Sera, l'anno seguente, in una collana intitolata 'Bianco e Nero all'Italiana' curata da Paolo Mereghetti.

Ala luce di questi  antecendenti risulta incomprensibile questo secondo restauro, per il quale è difficile immaginare che non sia stato usato  quel primo restauro, magari senza denunciarlo apertamente, oppure la pellicola? Ma anche per la versione in pellicola ci risulta che nel nel 1997- alla vigilia dei cinquant'anni dall'uscita del film - la Associazione romana intitolata al celebre regista, effettuò un primo restauro ma su pellicola. La Cineteca ha utilizzato quella pellicola restaurata? 

 Infine, c'è forse qualcosa che non va del precedente restauro al punto da convincere la Cineteca di Bologna ad effettuarne un secondo?
 
Posseggo copia del DVD acquistato  attraverso il Corriere, al prezzo di Euro 12.90.
 Sarebbe opportuno che forniste qualche spiegazione.
 Grazie, acquafredda

Vergnano-pinocchio ha chiesto lui di andarsene dal Regio ( da La Stampa, alla viglia della nomina di Graziosi)

Dopo quasi vent’anni alla guida del Teatro Regio (la sua prima nomina risale al 1999) per il sovrintendente Walter Vergnano sarebbe arrivata l’ora dell’addio ai velluti rossi di piazza Castello. In realtà il suo mandato scade nel 2019. Ma in questi giorni si moltiplicano le voci su una sua uscita anticipata. Passo indietro che - secondo indiscrezioni trapelate dal consiglio di indirizzo - sarebbe addirittura stato chiesto dal diretto interessato. Uno sfogo che avrebbe avviato l’intero iter di sostituzione del numero uno del Regio. Ma la vicenda ha i contorni del giallo. Vergnano infatti nega in modo netto: «Io dimissionario? Non mi risulta nel modo più assoluto. Il motivo è presto detto: ho un ottimo rapporto con la sindaca Appendino e lei non mi ha chiesto niente».  
    
Ma ci sarebbe anche il nome del successore, Giancarlo Del Monaco, classe 1943, figlio del grande tenore Mario. A sentirlo, Vergnano si fa caustico: «Ha esattamente dieci anni più di me, sarebbe davvero questo il nuovo che avanza?». Il Soprintendente replica anche alle voci secondo le quali la sua sostituzione sarebbe la conseguenza di un problema di salute: «Sono mancato per un po’, ma ora ho ripreso ad andare in ufficio tranquillamente». Quindi replica all’ipotesi di un addio per aver esaurito gli stimoli: «Se sono stufo di lavorare? Come tutti quelli che sono da decenni impegnati nello stesso lavoro, ma non ho ancora deciso di andarmene». 

martedì 24 aprile 2018

Ladri di biciclette restaurato a Venezia ( da MyMovies.it 23 agosto 2008)

Ladri di Biciclette a Venezia
Forse a causa di una grande passione per il gioco d'azzardo di Vittorio De Sica, forse per questa vena cinefila che attraversa tutta Venezia nei mesi estivi: qualunque sia la ragione, è un piacere sapere che il Casinò di Venezia si è riscoperto mecenate e ha finanziato il restauro di una copia di Ladri di Biciclette del maestro Vittorio De Sica. Viene così inserita la proiezione nella sezione Fuori Concorso – Eventi per la giornata del 27 agosto.
Partendo da una copia negativa già trattata dal figlio Manuel De Sica, responsabile dell'Associazione Amici di Vittorio De Sica, il Casinò ha affidato l'opera di restauro agli stabilimenti romani di EuroLab di Andrea e Franco Terilli.
I figli Manuel e Christian non nascondono che il padre avesse una incredibile passione per il gioco d'azzardo, quindi risulta ironica questa coincidenza per cui a sessant'anni dall'uscita della pellicola, proprio il Casinò di Venezia abbia deciso di celebrare il regista con questo piccolo omaggio. Tuttavia, questa notizia rappresenta un'occasione concreta e lieta, per riveder e imitato ancheRRELATE

Ladri di biciclette alla Mostra del cinema di Venezia ( da La repubblica 23 agosto 2008)

E' costato 100 mila euro, finanziati dal Casino di Venezia, il restauro digitale di Ladri di biciclette, il capolavoro di Vittorio de Sica che sarà presentato, fra gli eventi fuori concorso, nella versione 'rimessa a nuovo' il 27 agosto alle 15 in sala Volpi, nella giornata inaugurale della Mostra del Cinema.
La pellicola, realizzata 60 anni fa e vincitrice di un Oscar speciale (il nome fino al 1955 della statuetta per il miglior film straniero) nel 1949 era in pessime condizioni. Il restauro è stato effettuato dall'Eurolab e monitorato costantemente dall'Associazione Amici di Vittorio De Sica, presieduta da uno dei figli del regista, Manuel, che riceverà al Lido dal presidente dei consiglio di amministrazione del Casinò, Mauro Pizzigati, il Leone di Cristallo. Il premio è assegnato dalla Casa da gioco ai personaggi che hanno dato amore e impegno a Venezia.
Il Casinò è legato alla Mostra del Cinema da una partnership triennale che prevede varie iniziative tra cui anche il restauro di pellicole che appartengono alla storia del nostro Paese.

Ladri di biciclette. Ma di quanti restauri ha bisogno il capolavoro? ( da La Stampa)

La sequenza del bambino che stringe la mano del padre, subito dopo il furto che lo ha riempito di vergogna davanti a tutti, è una delle più commoventi della storia del cinema. Oggi, a settant’anni dalla realizzazione di Ladri di Biciclette, il film-simbolo del Neorealismo viene restituito al suo splendore originario grazie all’opera di restauro del Laboratorio L’immagine ritrovata della Cineteca di Bologna. La nuova edizione sarà presentata nella sezione Classici del Festival di Cannes, il prossimo maggio. Vi hanno collaborato Compass Film di Stefano Libassi, Arthur Cohn, Euro Immobilfin e Artedis, col sostegno di Istituto Luce-Cinecittà.

Ladri di Biciclette. Che cosa non andava del precedente restauro digitale perchè fosse nuovamente restauratio dlla Cienteca di Bologna?

Come abbiamo riportato nel post precedente, nel sito dell'Associazione 'Amici di Vittorio De Sica', si legge del primo restauro della pellicola di 'Ladri di biciclette' effettuato nel 1997, restaurato sempre dalla associazione intitolata al grande regista; di un secondo, ma in digitale nel 2008, giovandosi del finanziamento del Casinò di Venezia. La pellicola restaurata, è bene ricordarlo, fu proiettata nella serata inaugurale del Festival di Venezia del 2008 e, successivamente, il DVD fu venduto dal Corriere della Sera. I giornali di tutto il mondo ne parlarono, e certamente l'avvenimento non sfuggì alla Cineteca di Bologna.

Per questo  l'annunciato restauro della stessa pellicola ad opera della istituzione bolognese, restauro digitale per la seconda volta, desta  qualche sospetto. Che cosa non andava del primo restauro digitale effettuato dall'Associazione 'Amici di Vittorio De Sica', per far decidere la Cineteca di Bologna a ritornavi?

 La Cineteca dovrebbe chiarire. E forse anche la direzione del Festival di Cannes, a conoscenza del restauro precedente,  se ora annuncia una 'prima mondiale', che in effetti è una 'seconda' francese, perchè nel frattempo la prima  edizione digitale del capolavoro di De Sica restaurato, ha nel frattempo girato il mondo con il logo del Casinò di venezia che pagò interamente le spese del restauro.

Ladri di biciclette di Vittorio De Sica. Restauri nn. 1,2 . E, ora il terzo, ad opera della Cineteca di Bologna

L’Associazione Amici di Vittorio De Sica nasce nel 1994, in occasione del ventesimo anniversario della scomparsa di Vittorio De Sica, per tutelare l’immagine del Regista e per preservare, restaurare e conservare le sue opere e anche quelle di altri illustri colleghi. Tra i numerosi interventi a tutela del patrimonio desichiano e cinematografico italiano in generale, nel 1995 l’Associazione restaura il film “Umberto D.”; nel 1997 “Ladri di biciclette”; nel 1997 provvede a un primo restauro di “Miracolo a Milano” e nel 1999 de “Il tetto”; nel 2001 del film “Lohengrin” di Nunzio Malasomma con Vittorio De Sica interprete e “Io, io, io… e gli altri” con regia di Alessandro Blasetti e un cameo di De Sica; nel 2005 è stata restaurata la versione integrale di “L’oro di Napoli” e successivamente de “Il Giardino dei Finzi Contini”, ultimo capolavoro della filmografia desichiana. Infine nel 2008 ha reso possibile il restauro digitale di “Ladri di Biciclette” a sessant’anni dalla sua realizzazione.
                                                                      ( dal sito dell'Associazione)

I guai del Teatro Regio di Torino non finiranno, complici gli esponenti dei Cinquestelle. Appendino in testa

Il Teatro Regio di Torino navigava in cattive acque (per il  bilancio e per il pubblico) - era noto da tempo. Adesso, fra breve, verrà approvato il bilancio del 2017 e i nodi del passato verranno di nuovo al pettine, come già un'altra volta in passato quando il sindaco Fassino dovette metterci soldi del Comune.

Altra cosa fu il dissidio che si consumò pochi anni fa fra Vergano e  Noseda sulla conduzione del teatro, ricomposto dal sindaco del tempo, Fassino, il quale chiamò a Torino Gaston Fournier in veste di mediatore fra i due.

Poi l'arrivo di Appendino, Cinquestelle, e la pace già fragile, non ha retto più, anzi si è aggravata per la presenza del terzo incomodo: il sindaco; quando il precedente aveva fatto da paciere.

 Appendino, la fragile signora torinese - sembrerebbe anche eterocomandata - dalla faccia acqua e sapone, voleva fare piazza  pulita di tutte le nomine di prestigio assunte dal suo predecessore, tanto che si disse da subito che Vergnano non le era gradito e neanche la di lui moglie, La Rotella che Fassino aveva messo a capo della Fondazione per la cultura. Si andava dicendo allora che La Rotella  sarebbe stata dimessa, e invece no, chi si è dimesso è stato Vergnano, suo marito (che si è evidentemente sacrificato per la consorte) - per ragioni personali, ha detto... lo vada a raccontare ad altri.

 Noi da molto tempo andiamo dicendo che era troppo tempo che Vergnano comandava a Torino - quasi vent'anni - un tempo biblico, inaccettabile nelle istituzioni culturali che hanno bisogno di ricambi continui e nuove idee, per non favorire rendite di posizione e  legami  troppo stretti e  duraturi. con chicchessia.

Ma non di finire peggio come sembra invece prospettare l'arrivo, stabilito in un paio di giorni, di William Graziosi, chiamato a Torino dalle Marche, dalla Appendino, perchè di 'simpatie' grilline.
 Come del resto era anche Del Monaco, il cui nome si faceva alla vigilia, perchè amico , o legato a Beppe Grillo(Nelle ultime ore era circolato anche il nome del regista Davide Livermore, che ha da poco lasciato Valencia - per i soliti inevitabili dissidi con la politica, che sa solo far danni, specie in campo culturale).

 Ma partendo da Del Monaco e  Livermore, non si può finire a Graziosi, che negli ultimi anni ha diretto un festivalino ( Jesi) e qualche teatro della periferia del mondo, lasciando dietro anche una scia di soldi mancanti (buchi di bilancio, debiti).
 Ora che il livello si è abbassato, non ci meraviglieremmo se anche le due nomine a lui spettanti, cioè quella del direttore musicale e del direttore artistico, scendessero al suo livello. Noi abbiamo in testa un paio di nomi che farebbero navigare la nave del Regio in acque ancora più agitate.

Perchè William Graziosi, nonostante tutto? ( da La repubblica)

"Le resistenze a portare alla guida del Teatro Regio William Graziosi restano numerose: l’amministratore delegato della Fondazione Pergolesi Spontini ha lasciato un buco da 600mila euro che il sindaco di Jesi ha scoperto da una verifica sui conti. Una candidatura attribuita non tanto ai meriti quanto alla vicinanza alla senatrice del Movimento 5Stelle Michela Montevecchi, promotrice di un convegno che si è svolto a ottobre scorso al quale erano presenti sia Del Monaco, il nome ipotizzato in precedenza per la successione al sovrintendente dimissionario Walter Vergnano, sia Graziosi".

Al Regio di Torino Graziosi sostituisce Vergnano. Si dimettono due consiglieri del CdI

Il Consiglio di Indirizzo della Fondazione del Teatro Regio di Torino, riunitosi in data odierna a Palazzo di Città a seguito delle dimissioni già presentate da Walter Vergnano lo scorso mercoledì 18 aprile, ha deliberato a maggioranza di proporre al Ministro dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo Dario Franceschini la nomina di William Graziosi a Sovrintendente della Fondazione.
Nel corso della seduta due consiglieri, Vittorio Sabadin e Angelica Corporandi d'Auvare Musy, hanno rassegnato le dimissioni, che saranno effettive dalla data di approvazione del Bilancio consuntivo 2017, il prossimo mese di giugno.

Ladri ... di restauri. Il capolavoro di De Sica - Ladri di biciclette - restaurato due volte in dieci anni

Il Festival di Cannes annuncia che in occasione dei 70 anni dall'uscita del capolavoro di De Sica,
Ladri di biciclette, il film verrà presentato nella serata inaugurale del festival francese -  come si legge sul 'Corriere della Sera' di oggi. Il restauro è stato promosso come tanti altri in  questi amni, dalla Cineteca di Bologna.

Si tratterebbe però del secondo restauro del capolavoro di De Sica, in quanto Ladri di biciclette è stato restaurato nel 2008, per i 60 dall'uscita del film,  dall'associazione  ' Amici di Vittorio De Sica' e presentato all'inaugurazione del Festival del Cinema di Venezia del 2008, alla presenza del ministro Bondi e della stampa internazionale che  lodò l'iniziativa, finanziata dal Casinò di Venezia - da un'idea di Anna Elena Averardi,  consulente per l'immagine del Casinò veneziano.

Il dvd del film restaurato, con il logo del Casinò di Venezia, fu poi messo in vendita dal Corriere della Sera, nella collana 'Bianco e Nero all'Italiana', a cura di Paolo Mereghetti.

La Mostra del Cinema e il Casinò di Venezia dovrebbero pretendere dal Festival di Cannes e dalla Cineteca di Bologna una qualche spiegazione di questo doppio restauro a distanza di appena dieci anni. A meno che non si tratti di un restauro 'finto' che utilizza quello precedente.

Accademia Chigiana. Dove Nicola Sani, direttore dell'Istituzione, infrangendo il muro della decenza, fa eseguire anche un suo pezzo

E' stato reso noto il programma estivo della storica accademia senese, da qualche anno nelle mani di Nicola Sani - l'unico musicista che da quelle aule non ci è mai passato, negli anni di studio o di perfezionamento. E proprio per questo, probabilmente,  vi si insedia da direttore. Il quale, in poco tempo  l'ha rivoltata come 'un pedalino' ( secondo la vulgata romana, non conosciamo l'equivalente toscana) quella prestigiosa accademia senese: personale, docenti, festival, corsi. Ha rivoluzionato tutto; nulla è rimasto come era ai tempi antichi, quando 'beltà splendea... '.

Ha cambiato anche i nomi dei siparietti nei quali ha articolato le manifestazioni che  popolano l'estate senese e che, durante la sua reggenza, si  è espansa anche nei dintorni, andando a toccare una celebre abbazia, che ha per tetto il cielo, tanto cara ai fratelli massoni che da quelle parti girano numerosi. E tutti tassativamente in lingua inglese, per cui noi non ci capiamo più nulla, a causa della nostra colpevole  ignoranza delle lingue. come pure di altre cose - come molti sanno. E naufraghi fra Chigiana Today, o Lounge, e  Mix, o Expanded, e Factor, o Off The Wall, non riusciamo a riferirvene  dettagliatamente e con cura, come avremmo voluto.

Una cosa c'è che abbiamo capito. E cioè che Sani, da quando è andato via dalla Fondazione Scelsi, accasandosi prima al  Teatro Comunale di Bologna ( dal quale è dovuto sloggiare in fretta, perchè i conti non riusciva a farli tornare, nonostante i compiacenti critici  musicali dell'associazione  nazionale gli abbiano ogni anno attribuito premi su premi per le grandi novità anche lì introdotte), poi alla Chigiana ed infine al'Istituto Nazionale di Studi Verdiani, con sede in Parma, non è partitoin nessun caso da solo; s'è portato appresso la sua ben nota carovana nella quale spicca la presenza di un drammaturgo e cantore che la prossima estate  eleverà  un peana  al suo  principe protettore.  Intendiamo  quel grand'intellettuale radiofonico, ora anche accademico di S. Cecilia per grazia di disinteressati sodali, che fa di nome Cappelletto.

Il quale dopo aver assunto anche  la carica di direttore dei Quaderni dell'Istituto di Studi Verdiani - lodatissimi dagli studiosi di 'stretta osservanza' verdiana - ora sbarca a Siena per cantare le lodi di Sani, in una serata in cui  il protettore si è visto costretto dall'insistenza del suo 'Omero' ad inserire una musica sua, infrangendo così il muro della vergogna, che  saggezza e decenza consiglierebbero di non infrangere. Accostando  quella sua musica a quel capolavoro del Quatuor di Messiaen, del quale da anni, il cantore va dispensando al mondo, ma a parole, le bellezze.

domenica 22 aprile 2018

Inaugurato il grande organo 'meccanico' Tamburini dell'Auditorium Nino Rota. Bari, marzo 1983

L'organo, monumentale, costruito dalla Ditta Tamburini nei primi anni Ottanta (per l'Auditorium  annesso al Conservatorio di Bari, intitolato a Nino Rota), per decisione di Nino Rota che, nel frattempo era purtroppo scomparso, e che ora è tornato finalmente a suonare, dopo un accurato restauro effettuato dalla Dotta Zanin - fu inaugurato, con una 'Settimana organistica internazionale' a Bari, nel marzo del 1983, dal 15 al 24 del mese. La notizia l'abbiamo appresa alla radio ( Radio 3) da una coppia di supeficiali cronisti di cose musicali.

L'organizzazione della settimana,  affidata al Conservatorio di Bari, ma ideata e coordinata da Luigi Celeghin che nel frattempo era passato ad insegnare organo da Bari a Roma,  vide a Bari illustri studiosi ( Carli Ballola, Alfred Reichling, Emilia Fadini, anche clavicembalista) ed organisti (oltre Celeghin, René Saorgin, Edgar Krapp, José L. Gonzales Uriol) ai quali Celeghin affidò i concerti di quella settimana inaugurale.

Alla quale partecipammo anche noi, su invito di Celeghin, nei giorni in cui stavamo preparando l'imminente uscita di 'Piano Time', affidato alla nostra direzione, e che uscì nell'aprile di quello stesso anno, dunque neppure un mese dopo. Celeghin ci chiese di svolgere una relazione, su un tema che comportava la necessità di una ricerca sul campo, immediata ed aggiornata. 'I compositori e la nuova musica per organo in Italia'.

Nei mesi  immediatamente precedenti  quella nostra relazione, formulammo un questionario che inviammo ai musicisti italiani che avevano scritto  per l'organo o che  avevano affrontato, anche da studiosi, l'argomento.

 Conserviamo ancora le risposte autografe di alcuni musicisti interpellati (Clementi, Ferrari, Chailly, Manzoni...). che confluirono direttamente nella nostra  relazione, alla quale allegammo anche un sommario, ma non tanto, primo elenco delle composizioni organistiche più importanti dei compositori italiani.

Adesso, mettendo a posto  il nostro archivio , è rispuntata fuori quella relazione che credevamo perduta definitivamente,
dopo che di essa avevamo chiesto copia al Conservatorio di Bari, ricevendone sempre risposta negativa (ma anche seccata! Non commentiamo).

 Appena ci sarà possibile, perché ne avremo il tempo, ricopieremo quella relazione e la posteremo su questo blog, perché contiene spunti di riflessione ancora attuali e sempre utili. A presto