Ora anche il Teatro dell'Opera di Roma Capitale - il titolo più lungo della storia per una stagione che è la più corta di tutti i tempi - s'è deciso a rendere nota la propria stagione, e i relativi numeri. In tutto 71 recite d'opera, poi ci saranno le serate di balletto e i rari concerti sinfonici e i concertini di cui il cartellone passato era inutilmente pieno. Il m. Muti dirigerà due titoli: uno ad inizio di stagione ed uno a maggio ( Aida, Nozze di Figaro), per nove titoli complessivi, esclusa Caracalla 2015, il cui calendario, come fanno tutti i più grandi teatri , sarà reso noto a giugno prossimo. Lì ci potranno essere altri due titoli, per una quindicina di recite e siamo a novanta, a voler essere buoni. E questo sarebbe il grande Teatro dell'Opera di Roma Capitale? Fuortes sparge ottimismo, del resto cos'altro potrebbe fare, ma i problemi ci sono, e tanti; e certo quello generale della tenuta di un teatro non può risolverli un direttore eccelso che però sta a Roma meno di due mesi l'anno. Questa è la realtà, sulla quale i laudatores di un tempo sono oggi più guardinghi: concedono apertura di credito, ma restano in attesa vedere i fatti, quelli che nella passata gestione non hanno visto ed hanno dato per scontati.
Un grande teatro, con appeal internazionale, si vede anche dalla sua produttività. Prendiamo ad esempio La Fenice di Venezia e dal suo cartellone contiamo un numero doppio di recite operistiche l'anno, senza contare balletti, concerti sinfonici e cameristici ed il celebrato festival 'Lo spirito della musica di Venezia ' che in questi giorni si inaugura. ecc...ec... e che fanno salire la produzione della Fenice almeno al doppio, che vuol dire, conti alla mano, che salvo un paio di mesi in tutti gli altri dieci il teatro è aperto ogni sera.
E' extralarge,invece, il calendario della Scala, causa Expo: 121 recite d'opera, 51 di balletto,18 concerti sinfonici, 4 schubertiadi, 7 recital di canto,5 concerti straordinari, 27 concerti 'Expo'. La Scala insomma il prossimo anno resterà aperta tutte le sere, come ha promesso Pereira, sovrintendente 'in prova', che molti danno in partenza alla fine del 2015; per la sua sostituzione, c'è già chi scalda i motori.
Non basta perciò che Fuortes abbia raggiunto una pace sindacale - che potrebbe essere solo apparente e momentanea, pronta a riesplodere al primo problema - o che annunci una sostituzione a sorpresa del maestro del copro di ballo nel prossimo autunno, e che potrebbe essere la Abbagnato; o che abbia affidato le regie delle prossime opere anche a registi del grande panorama - a proposito dell'opera di Adams, del 1995, che ha per soggetto il terremoto del 1994 di Los Angeles, e che sbarcherà a Roma la prossima stagione, nell'allestimento dello Chatelet, il primo annuncio della personale regia lo fece a Music@ Giorgio Barberio Corsetti, all'indomani del terremoto aquilano, anticipando che si sarebbe ispirato alle macerie viste all'Aquila nel corso del festival/mangiatoia 'Cantieri dell'immaginario' voluto da Nastasi, per recare sollievo al popolo aquilano ma anche per omaggiare il suo padrino Letta. L'opera che sembra voluta da Fuortes, più che da Vlad, per portare all'Opera di Roma Barberio Corsetti, già attivo all'Auditorium, non ci sembra 'capitale', ed ebbe il battesimo europeo, cinque stagioni fa a Parigi.
Ci sarebbe, infine, da toccare il problema dei prezzi dei biglietti dei nostri due più importanti teatri. Troppo lungo per esaurirlo in poco spazio. Ci torneremo.
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