giovedì 31 dicembre 2020

La Speranza è che il vaccino sia per tutti e non solo per chi ha soldi

 Quella dei vaccini è la grande partita dei prossimi mesi. I vaccini sono un bene pubblico fondamentale di tutti. Dobbiamo batterci in ogni luogo perché siano diritto fondamentale di ogni essere umano, non un privilegio di chi ha più soldi". Lo ha detto il ministro della Salute, Roberto Speranza, aggiungendo che "dobbiamo porci questo grande tema come Paese, come Ue: non va bene un vaccino che va ai Paesi più ricchi e il resto del mondo è estraneo".

Papa Francesco è malato e non celebrerà le liturgie di oggi e domani. L'Angelus sì, domani a mezzogiorno

 Il tradizionale Te Deum di fine anno non sarà celebrato da papa Francesco. L'ufficialità è arrivata poco fa, mediante una comunicazione ufficiale del Vaticano. Jorge Mario Bergoglio ha la sciatalgia.

Un impedimento che non consente al vescovo di Roma di presiedere la funzione religiosa odierna, ma neppure quella prevista del domani. Entrambe le celebrazioni dovrebbero dunque essere celebrate da un altro consacrato. Sarà, stando alle dichiarazioni rilasciate dal direttore della Sala Stampa della Santa Sede Matteo Bruni, il cardinal Giovan Battista Re a sostituire, il Papa per le celebrazioni previste nell'ultimo giorno dell'anno. Presiederà il Te Deum, quindi, ma anche i Vespri...

Domani, invece, sarà il cardinale e segretario di Stato Pietro Parolin a fare le veci del pontefice per la Santa Messa. Il Vaticano, che come tutti gli alti enti occidentali procederà con il piano di vaccinazione, conta di tornare alla normalità in maniera graduale, continuando a seguire le regole, ma il 2021 dovrebbe essere l'anno in cui Jorge Mario Bergoglio tornerà a viaggiare. Una visita apostolica che dovrebbe tenersi, e che è molto attesa, è quella in Iraq. Un viaggio che avrà di sicuro un tenore storico. Bergoglio però reciterà l'Angelus...

mercoledì 30 dicembre 2020

Teatro Massimo di Palermo. Molto spesso ritornano: prima Francesco Giambrone ora Marco Betta

 Marco Betta torna al Teatro Massimo da direttore artistico. Il compositore, accademico di Santa Cecilia, titolare della cattedra di Composizione al Conservatorio di Palermo, Betta, siciliano, classe 1964, ha già ricoperto l’incarico di direttore artistico dal 1994 al 2002, quando fu uno dei protagonisti della riapertura - dopo 23 anni - del Teatro Massimo. In questi sei mesi è stato consulente artistico del Teatro per riprogrammare la difficile riparteza del Massimo dopo la chiusura.

A nominare Marco Betta è stato il sovrintendente Francesco Giambrone che commenta: "Sono felice di avere al mio fianco una persona e un professionista come lui. Già in questi mesi difficili, complicati dall’emergenza Coronavirus, Marco Betta ha avuto un ruolo fondamentale nel complesso percorso di riprogrammazione di tutte le attività. Desidero ringraziarlo per la vicinanza che ha sempre dimostrato al nostro teatro e sono sicuro che con le sue competenze e le sue capacità, insieme a quelle del direttore musicale Omer Meir Wellber, del direttore del Coro, Ciro Visco, e del direttore del Corpo di Ballo, Davide Bombana, il Teatro Massimo proseguirà nel suo percorso di rilancio artistico e musicale".

Attenzione del Governo ai problemi del mondo dell'informazione e alla previdenza dei giornalisti

 Conferenza di fine anno del presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Raffaele Lorusso (Fnsi):«Dal premier parole incoraggianti su Inpgi e precariato». La salvezza dell'Istituto passa, secondo il premier, attraverso "un processo di allargamento della platea degli iscritti ai comunicatori e misure di rafforzamento, su cui è in corso il confronto fra presidenza del Consiglio, ministeri competenti, Inpgi e Fnsi". IN CODA IL DISCORSO DEL PRESIDENTE DELL'ORDINE CARLO VERNA.


30.12.2020 - «Le parole del presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, sulle questioni più urgenti per il mondo dell'informazione, pronunciate nel corso della conferenza stampa di fine anno, sono incoraggianti. L'auspicio è che i tavoli aperti possano portare a soluzioni in tempi brevi. Il premier conferma la volontà del governo di mettere in sicurezza l'Istituto nazionale di previdenza dei giornalisti italiani salvaguardandone l'autonomia, senza alimentare ipotesi suggestive, ma attraverso un processo di allargamento della platea degli iscritti ai comunicatori e misure di rafforzamento, su cui è in corso il confronto fra presidenza del Consiglio, ministeri competenti, Inpgi e Fnsi. Allo stesso modo, va affrontato il problema della lotta al precariato e della definizione dell'equo compenso per i giornalisti lavoratori autonomi, oggetto di discussione fra il sottosegretario con delega all'editoria, Andrea Martella, Fnsi e Fieg, sul quale si attendono le prime risposte entro febbraio. Analoga accelerazione è auspicabile per l'approvazione dei progetti di legge per contrastare le querele bavaglio e cancellare il carcere per i giornalisti. Si tratta di proposte ferme in parlamento. Le stesse Camere non possono più rimandare la riforma del servizio pubblico radiotelevisivo. Su questi temi non sono irrilevanti la volontà politica e l'impulso del governo. Per questo, la Federazione nazionale della Stampa italiana continuerà a portare avanti le istanze della professione con spirito costruttivo in tutti i tavoli di confronto per favorire le soluzioni». Lo afferma, in una nota, Raffaele Lorusso, segretario generale della Fnsi.


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Conte: «Garanzia pubblica impossibile per l'Inpgi, lavoriamo per allargare la platea» Aprendo la tradizionale conferenza stampa di fine anno, il presidente del Consiglio tocca alcuni temi che riguardano il presente e il futuro della categoria e ribadisce la disponibilità del governo al confronto. Se l'equo compenso è «una questione molto complicata», per l'Ente di previdenza l'auspicio è che «possa camminare con le proprie gambe». - TESTO IN https://www.fnsi.it/conte-garanzia-pubblica-impossibile-per-linpgi-lavoriamo-per-allargare-la-platea


 


 


 


Concerti di Capodanno. Georges Pretre da Venezia a Vienna ( da Il Giornale, di Pietro Acquafredda .20.9.2007)

 «Venezia mi ha portato bene». Ha ragione Georges Prêtre: senza Venezia forse non ci sarebbe stata mai Vienna. A Prêtre, per i suoi 80 anni (Capodanno 2005) il Teatro La Fenice fece il graditissimo regalo della direzione del Concerto di Capodanno, per rimediare a Vienna che non l'aveva ancora invitato. In quell'occasione, il grande direttore si lamentò del mancato invito viennese. «Me lo hanno impedito le logiche delle case discografiche: ma per questo, hanno ancora dieci anni per rimediare», dichiarò al Giornale. Quell'invito è finalmente arrivato, e Prêtre, primo francese, potrà dirigere il Concerto di Capodanno 2008 da Vienna, mentre Roberto Abbado, primo italiano, dirigerà il Capodanno 2008 da Venezia. In questi giorni il direttore è impegnato al Santa Cecilia a Roma, con alcune fra le più note sinfonie di Beethoven.

Ci sarà qualche riflesso francese nel programma viennese?
«Lì dirigo regolarmente da 35 anni e, per cinque, ho lavorato stabilmente con i Wiener Symphoniker. Sono l'unico ad aver diretto sia i Symphoniker che i Philharmoniker viennesi. Mi mancava il Concerto di Capodanno. Nel 2008 ricorrono i cinquant'anni dalla prima ripresa televisiva del Capodanno viennese (1958). Nessuna novità nel programma. Musiche della famiglia Strauss, unica eccezione il viennese Josef Lanner. In omaggio alla 'mia' Francia, la Napoleon March op.156, scritta da Johann Strauss jr. per Napoleone, aprirà il concerto».

Continuerà a girare come una trottola?
«Non più. Mi pesa viaggiare, mentre non mi pesa dirigere. Voglio dirigere solo alcune orchestre con le quali ho un forte legame come i Philharmoniker, i Symphoniker, l'Orchestra dell'Opéra di Parigi, la Filarmonica della Scala, l'Orchestra dell'Accademia di Santa Cecilia. La maturità mi consiglia di dirigere meno, ma meglio».

Perché ha diretto così poche volte Beethoven, in Italia? Ora a Roma - vuole forse rimediare? - quattro sinfonie in due settimane...
«Il direttore è interprete di tutta la musica, se è francese o italiano conta poco. Certo deve scegliere la musica che si sente di fare. In Italia, nella scelta del mio repertorio, può aver pesato l'etichetta di direttore 'francese'. Se ben ricordo, nel 1962, a Roma, ho debuttato con la Quinta di Beethoven. Da allora, lo ammetto, l'ho diretto poche altre volte».

Per la cultura, in Francia, cambia qualcosa con Sarkozy?
«È troppo presto per dirlo. In Francia molti pensano che la cultura sia solo pittura, letteratura, filosofia, dimenticando la musica che per me è l'arte più completa, nonostante sia la più effimera. Sarkozy è giovane, corre, ha polso. Qualcosa cambierà».

Qualche amico come Pavarotti, con gli anni, si perde per strada. Una grande perdita?
«Ho lavorato molto con Luciano. Persona gentile, semplice ma profonda, ed una voce d'oro. Impossibile rimpiazzarlo».

Eppure i giornali italiani, all'indomani della sua morte l'hanno accusato di non essere musicista e di non saper leggere la musica.
«Falso. Non c'è bisogno di essere compositore, per essere un buon musicista. Lui sentiva la musica, siamo sempre stati in sintonia. Molte persone parlano senza conoscere le cose. Pavarotti era anche un ottimo attore: il suo Nemorino, nell'Elisir d'amore di Donizetti, è un capolavoro».

In questi giorni si è tornati a parlare della Callas, a trent'anni dalla morte. Maria Callas è stata una sua carissima amica.
«Più che un amica, Maria era di famiglia. Molti parlano di lei senza conoscere la verità, mentre io parlo solo della sua arte; quello che so della sua vita, lo tengo per me. Nei suoi ultimi anni ero uno dei pochi a frequentarla. Ho conosciuto anche Onassis, era una persona semplice come Maria».

Ha ancora qualcosa da chiedere alla vita?
«La musica mi ha aiutato anche nella vita. Sono un privilegiato, sul podio ho la possibilità di dimenticare i problemi della vita. Però ho ancora un sogno: vorrei scrivere una messa - anche se ho paura del confronto con tanti grandi compositori - e dedicarla al buon Dio».

Grecia. Politici vaccinati prima di medici., immortalati da selfie. Monta la polemica

 Polemiche in Grecia dopo che alcuni ministri e il premier Kyriakos Mitsotakis hanno postato su Twitter le loro foto mentre ricevano il vaccino contro il coronavirus, prima quindi di medici, infermieri e altri operatori sanitari in prima linea. Il governo di Atene ha annunciato che ritirerà il piano e ai 126 funzionari governativi e statali che dovevano essere vaccinati non sarà più data la priorità.

 "I selfie sono stati un errore", ha detto la portavoce del governo ellenico Aristotelia Peloni alla radio Parapolitika spiegando che l'intenzione dell'esecutivo era quella di incoraggiare la popolazione a farsi vaccinare contro il Covid-19. Sono 66 i funzionari greci che hanno già ricevuto il farmaco nel weekend, tra i quali premier, la presidente, il capo della forze armate e i leader dei partiti d'opposizione. "Ministri del governo e i loro segretari generali si sono fatti fotografare durante il vaccino, mentre medici infermieri e lavoratori in prima linea potrebbero dover aspettare fino all'estate", ha attaccato l'ex premier Alexis Tsipras, al quale peraltro è già stato somministrato il siero anti-coronavirus. (ANSA).

Nel 2020 in Italia sono morte 84.000 persone in più rispetto alla media degli ultimi quattro anni. Tutte causa Coronavirus? (AGI)

 Nel periodo di osservazione dell'epidemia di Covid-19 (febbraio-novembre 2020) si stimano complessivamente circa 84mila morti in più rispetto alla media del 2015-2019. Lo rileva il report di Istat e Istituto Superiore di Sanità relativo all'impatto dell'epidemia covid-19 sulla mortalità totale della popolazione residente. I decessi di persone positive al Covid-19 registrati dalla Sorveglianza integrata riferiti allo stesso periodo sono 57.647 (il 69% dell'eccesso totale).

 L'Istat sottolinea che il rapporto tra i decessi segnalati alla Sorveglianza Integrata e l'eccesso di mortalità del periodo febbraio-novembre 2020 non può dare conto del contributo effettivo del Covid-19. Questa misura, infatti, risente di problemi metodologici collegati al consolidamento delle basi dati (sia della Sorveglianza integrata sia di Istat) e della difficoltà nell'identificare i decessi causati da Covid-19 quando questi avvengono in pazienti con numerose patologie concomitanti.

Da fine febbraio a novembre i decessi Covid-19 rappresentano il 9,5% del totale dei decessi del periodo, durante la prima ondata epidemica (febbraio-maggio) questa quota è stata del 13%, mentre nella seconda ondata il contributo complessivo dei decessi Covid-19 è passato al 16% a livello nazionale (con un considerevole aumento nel mese novembre).

 Per l'Istat, se si considerano i contributi per fasce di eta' dei decessi Covid-19 alla mortalità generale si può notare come, a livello nazionale, la mortalità Covid-19 abbia contribuito al 4% della mortalità generale nella classe di eta' 0-49 anni, all'8% nella classe di eta' 50-64 anni, all'11% nella classe di eta' 65-79 anni e all'8% negli individui di ottanta anni o più.

Prof. Giuseppe Ippolito, dir. scientifico dello Spallazani: non c'è alternativa al vaccino se vogliamo cambiare il corso della pandemia. Altrimenti ne soffriremo per molti anni

 Speriamo di cambiare radicalmente la storia di questa pandemia con la vaccinazione. I vaccini rappresentano la possibilità di fermare il Covid, altrimenti ce lo porteremo dietro per anni e anni". Sono le parole di Giuseppe Ippolito, direttore scientifico dell'ospedale Spallanzani di Roma, che ha sottolineato come "la probabilità di una reazione al vaccino sia enormemente minore della possibilità di avere una complicanza in caso di infezione".

Prof. Walter Riccardi: per tutto il 2021 occorre mantenere le misure anti contagio parallelamente alle vaccinazioni

 “L’inizio della campagna vaccinale non significa che il nostro comportamento cambierà rispetto alla protezione dal virus: per tutto il 2021 le misure resteranno uguali ad adesso, dal distanziamento fisico alle mascherine, all’igiene delle mani. Ma con le vaccinazioni cominceremo ad avere meno morti e meno malati e questo rassicura tutti”. Lo ha detto all’Ansa Walter Ricciardi, consigliere del ministro della Salute Roberto Speranza e professore di Igiene e Medicina preventiva alla Cattolica. “Dobbiamo perseguire una doppia cautela - ha aggiunto - farci vaccinare e seguire le regole di comportamento adeguate”.

Pandemia. Allggerite terapie intensive e reparti ospedalieri Covid. Sotto la soglia di guardia

 I posti nelle terapie intensive occupati da malati di coronavirus sono il 30% di quelli disponibili. Questo dato "si attesta sulla soglia definita di allerta ma non la supera come accaduto per molte settimane". Calano al 37% i posti letto occupati da pazienti Covid nei reparti ospedalieri: un dato comunque già sceso da una settimana sotto la soglia di allerta del 40%. Lo rilevano i dati dell'Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali. 

Virginia Raggi si ripresenta? E stravince anche questa volta? Interviene a favore dopo Maurizio Costanzo; di parere contrario Giorgio Montefoschi

Maurizio Costanzo ci crede al punto che si è fatto assumere dalla sindaca in scadenza, senza compenso, come consigliere 'ad personam' . Non solo. Lui è convinto ed è quasi certo che se si ripresenta, Virginia Raggi - che dovrebbe ripresentarsi secondo il celebre giornalista - vincerebbe, magari non con percentuali 'bulgare' come la prima volta, ma con buoni risultati.

 E sapete perché? Perchè lui fece alla sindaca, invitata al suo show al Teatro Parioli, la seguente promessa: se pulisce Roma la voto. La sindaca Roma l' ha pulita e Costanzo mantiene la promessa.

Non basterà naturalmente il voto di Costanzo a rieleggere la Raggi, anche perchè il celebre giornalista è chiaro che, pur vivendo a Roma ma non fa un passo a piedi;  di quel pò di strada che fa in macchina con ottime sospensioni e vetri oscurati non riesce a vedere nulla, né a sentire la puzza che i disastrati cassonetti in molte strade della città emanano. 

Servono i voti dei cittadini che, in buona parte, non la pensano come Maurzio Costanzo, al quale comunque nessuno può vietare di consigliare la Raggi. Ma visto che ha deciso di farlo, le consigli di pulire la città, che fa letteralmente schifo!  Altrimenti resterà solo lui a votarla e forse anche Beppe Grillo, qualora trasferisca la sua residenza nella capitale. Anche lui, molti mesi fa,  in una sua scappatina a Roma aveva dichiarato che di buche sulle strade non ne aveva viste neanche una. Vale il detto che non c'è più cieco di chi non vuol vedere!


 Fra coloro che certamente non la voteranno, c'è lo scrittore Giorgio Montefoschi che, anche lui sulle pagine del Corriere, vendo la vista ancora buona e non riuscendo a chiudere gli occhi per non vedere,  sa bene in quale stato pietoso sia ridotta Roma, già ridotta male dalle precedenti sindacature.

Ma poi Montefoschi si interroga anche su possibili candidati capaxci di sfidare Virginia Raggi. Dapprima dice di non voler fare nomi per non bruciarli, poi li fa. E, in effetti, non serve la sua proposta a bruciarli, perché i due nomi  proposti da Montefoschi sono già belli che bruciati: Paolo Baratta, ultraottantenne, 81 compiuti, da un anno dimissionato dalla Biennale di Venezia, che ha retto per un ventennio, e che avrebbe - a dire di Montefoschi - fatto molto anche per la città di Venezia. Cosa avrebbe fatto per la città di Venezia, oltre le ovvie ricadute sulla città dalla buona amministrazione della Biennale? Montefoschi conosce Paolo Baratta da vicino perché da molti anni egli è Presidente della Accademia Filarmonica Romana, nel cui consiglio direttivo siede anche sua moglie Lucia.

L'altro nome è quello che da più parti vanno facendo: Carlo Fuortes, definito 'buon amministratore' . Buon amministratore lo è, anche se di istituzioni non rapportabili ad una città, per giunta come Roma: Musica per Roma e il Teatro dell'Opera. E d'altro canto che Alemanno e Raggi - tanto per fermarci agli ultimi due- avevano  anche una lontana idea di amministrazione pubblica di una città come la Capitale? Perciò potrebbe farlo anche Fuortes. Fuori di dubbio, è accaduto anche con Conte che ci ha messo un paio d'anni ma alla fine il mestiere di premier  sembra l'abbia imparato.

 Fuortes avrebbe semmai un diverso impedimento, che non è l'età avanzata di Baratta, nel caso in cui la Raggi corresse davvero per il secondo mandato e lui  fosse candidato del PD. Dovrebbe dimettersi dall'Opera, e presentarsi come avversario di chi gli ha fatto la grazia di appoggiarlo in questi anni, anche quando si diceva che lo avrebbe mandato a casa alla prima occasione; e, di recente, lo ha pure riconfermato nell'incarico, dopo la furba manfrina con la Scala, per farsi confermare dalla sindaca a Roma.

Non potrebbe godere neanche dell'appoggio di Luca Bergamo, di area PD, vice sindaco ed assessore alla cultura, perchè lui ha pensato bene di sganciarsi dalla sindaca, in previsione di una non rielezione, pugnalandola, e ora attende, brama e spera che gli diano in premio l'Istituto di Cultura italiano di Parigi.  Che vuol dire: scannatevi fra voi, io sono già con un piede a Parigi, di quello che accadrà prossimamente a Roma me ne frego!  

Il ministero della cultura (Franceschini & Nastasi) l'ha avuta vinta, davanti al TAR, sul Liceo Visconti, per il forte 'interesse pubblico' dimostrato nella vicenda

Alla questione, da risolvere con il cosiddetto semplice 'buonsenso', che si trascinava da tempo, la parola fine l'ha messa il TAR, tribunale fra i più controversi, in prima fila fra i più chiacchierati quello del Lazio.

 Era accaduto che mesi fa il Liceo Visconti, a corto di spazi, chiedesse al confinante Ministero per i beni e le attività culturali, con sede al Collegio romano,  la cessione in comodato d'uso della 'emeroteca'  del dicastero, dalla quale il Liceo era separato da una porta, solo una porta facilissima da aprire per il periodo necessario. e che questi rispondesse picche.

Ribatteva il MInistero che sopra l'emeroteca c'erano due locali 'inagibili' - il Liceo non li aveva richiesti - e che l'uso dell'emeroteca poteva creare problemi. Dal Liceo rispondevano che la loro perizia non diceva altrettanto.

La successiva richiesta di arbitrato affidata al TAR ha dato risposta negativa alla richiesta del Liceo romano che non si arrende e decide di ricorrere al Consiglio di Stato.

In fondo, fanno sapere dal Liceo, "chiediamo solo l' uso temporaneo di una sala che al momento il Ministero non utilizza. E' vero che prevale la discrezionalità, ma prima di ogni altra cosa viene l'interesse pubblico e quello della scuola è primario! ".

Cosa sia l'interesse pubblico al Ministero non lo sanno e non l'hanno mai saputo. E questo da sempre. Negli anni Novanta,  il più 'grande' - così lo definiscono chissà perchè - ministro della cultura che l'Italia abbia avuto, Alberto Ronchey, richiesto di una decisione sull'utilizzo di un enorme immobile che si ergeva a fianco del Museo di Strumenti musicali, a corto di spazi sia espositivi che di laboratorio, di Piazza Santa Croce di Gerusalemme, rispose anche lui picche e lo destinò a deposito di documenti cartacei.

Di fronte a tanta sensibilità ed attenzione all'interesse pubblico cosa ci si può attendere dall'inossidabile coppia Franceschini-Nastasi?

La legge di bilancio approvata definitivamente dal Parlamento (TGCOM 24)

 Il Senato ha confermato la fiducia al governo sull'articolo 1 della Manovra, con 156 voti a favore, 124 contrari e nessun astenuto. Successivamente l'Aula ha approvato anche il provvedimento nel suo complesso con 153 voti favorevoli, 118 contrari e nessun astenuto. La legge di bilancio è quindi approvata in via definitiva dal Parlamento.

"Votiamo sì, ma ora governo decida cosa fare" - "Diciamo sì alla manovra ma assegniamo al governo la responsabilità di dire che farà da grande. Siamo pronti a lavorare se c'è un orizzonte". Lo dice il leader di Iv Matteo Renzi nella dichiarazione di voto sulla manovra in Senato. E aggiunge: "Se affermiamo il principio che una forza politica non può chiedere conto di come si spendono i soldi perché altrimenti si disturba il manovratore, trasformiamo il Parlamento in un luogo di schiacciatasti e non diamo stabilità". "Noi abbiamo chiesto chiarezza su dove andranno dei denari che non torneranno più", afferma parlando del Recovery fund. 

 "A chi ci viene a dire 'siete irresponsabili perché mettete in discussione la stabilità rispondo che io ho lavorato perché si proseguisse l'esperienza di legislatura perché pensiamo sia un valore la stabilità ma c'è una differenza epocale tra la stabilità e l'immobilismo. Come in una bicicletta l'equilibrio si tiene se ci si muove o l'immobilismo fa terminare la vita della legislatura. Ecco perché abbiamo chiesto chiarezza". 

Renzi: "Dobbiamo rispettare le forme istituzionali" - "Ci etichettano come irresponsabili e pierini ma dal rispetto delle forme democratiche deriva una credibilità delle istituzioni che ora rischia di essere messa a dura prova. Se il governo gialloverde approva la legge elettorale in 48 ore, si va alla Corte costituzionale, come ha fatto il Pd. Se lo fa il governo giallorosso si sta zitti?", aggiunge il leader di Iv. Deve esserci "il rispetto delle forme democratiche", non può passare "un principio per prassi", rileva riferendosi all'esame della legge di bilancio, e quindi avere di fatto "il superamento del bicameralismo perfetto. Se basta una prassi si sta distruggendo quest'aula". Renzi chiede il "rispetto delle forme istituzionali, dall'intelligence alla legge di bilancio". 

Anche cammelli, alpaca e lama, al fianco dell'uomo, nella guerra al Covid. L'arma è rappresentata dai NANOBODIES

 Non si fermano le ricerche per comprendere meglio il Covid e, dunque, per sconfiggerlo. Le ultime promettenti notizie giungono da uno studio condotto da una coppia di neuroscienziati, Thomas J. Esparza e David L. Brody, che lavorano in un laboratorio di imaging cerebrale presso il National Institute of Neurological Disorders and Stroke del National Institutes of Health e i cui risultati preliminari sono apparsi su "Scientific Reports". I ricercatori hanno isolato una serie di minuscoli e promettenti anticorpi o "nanobodies" contro il Covid prodotti da un lama di nome Cormac.

Un "nanobody" è una speciale tipologia di anticorpo che viene prodotta in maniera naturale dal sistema immunitario dei camelidi, ovvero un gruppo di animali che include i cammelli, i lama e gli alpaca. Poiché i nanobodies isolati in laboratorio sono versioni fluttuanti delle punte dei bracci delle proteine a catena pesante che formano la spina dorsale di un tipico anticorpo umano IgG a forma di Y, queste proteine pesano circa un decimo in meno rispetto alla maggior parte degli anticorpi dell'uomo.

A differenza degli anticorpi tipici, i nanobodies sono maggiormente stabili, meno costosi da produrre e più facili da progettare. Dallo scoppio della pandemia, diversi scienziati hanno messo a punto nanobodies di lama contro la proteina Spike del Covid che possono essere efficaci nel prevenire le infezioni. Basti pensare, ad esempio, alla ricerca pubblicata il 5 maggio su "Cell" e condotta dai ricercatori Daniel Wrapp e Jason McLellan dell'Università del Texas. Nell'indagine attuale è stata utilizzata una strategia un po' diversa per individuare nanobodies che potrebbero funzionare in maniera efficace.

La proteina Spike del Covid, agendo come una chiave, apre la porta alle infezioni quando si lega a una proteina nota come recettore dell'enzima di conversione dell'angiotensina 2 (ACE2) che si trova sulla superficie di alcune cellule. Esparza e Brody hanno sviluppato un metodo che isolerebbero i nanobodies in grado di bloccare le infezioni, coprendo i denti della proteina Spike che si lega e sblocca il recettore ACE2. Per far questo i ricercatori hanno immunizzato il lama Cormac 5 volte in 28 giorni con una versione purificata della proteina Spike del Covid. Dopo aver testato centinaia di nanobodies, essi hanno constatato che il lama ne ha prodotti 13 potenzialmente ottimi candidati.

In particolare si è dimostrato che uno dei migliori nanobodies, noto come NIH-CoVnb-112, si attaccava direttamente alla porzione di legame del recettore ACE2 della proteina Spike. Per imitare il virus Covid, gli scienziati hanno mutatogeneticamente un innocuo "pseudovirus", in modo che questo potesse utilizzare la proteina Spike per infettare le cellule che possiedono recettori ACE2 umani. Dall'esperimento è emerso che livelli relativamente bassi dei nanobodies NIH-CoVnb-112 avrebbero impedito allo pseudovirus di infettare codeste cellule nelle capsule di Petri. Nonostante la lunga strada ancora da percorrere, i risultati ottenuti sono promettenti.

La notte di San Silvestro con Diego Bianchi (Zoro) su La7

 Non potevamo non farlo». Diego Bianchi ride mentre lo dice, raccontando come sarà il Capodanno su La 7, il Capodanno con Propaganda che condurrà nell’ultima notte del 2020. Una prima volta per lui e per la rete, «una cosa talmente assurda e strampalata, quella di associare noi al Capodanno in tv, una sfida fatta con un po’ di incoscienza» aggiunge, «ma in un giorno così diverso da tutti gli altri, senza veglioni, senza feste e cenoni, ci piaceva l’idea di stare con chi ci ha seguito sempre e magari, vista la curiosità che abbiamo suscitato, anche con chi non ci ha mai visto».

Nessuno si aspettava di trovare Zoro a Capodanno.

«Nemmeno io, francamente. Ma di certo questa quarantena ci ha portato un pubblico nuovo, la gente era per forza a casa e siamo stati una delle poche trasmissioni sempre accese, anche nei momenti più difficili. Era naturale, alla fine, fare anche questo ultimo sforzo e provare a fare Capodanno a modo nostro. Questo aumenterà la quota di chi ci scopre e ai quali piaceremo e anche la quota degli haters, ma fa parte del gioco».

Un Capodanno televisivo diverso dagli altri, in alternativa al mainstream?

«Ci proviamo, cercando di stimolare chi ci seguirà a non essere passivo. Abbiamo la pretesa di credere che la gente segua quello che facciamo, la modalità passiva non fa parte del nostro modo di essere. Chi ci segue lo fa attivamente, anche attraverso i social e in questa particolare circostanza abbiamo messo in piedi, in maniera poco giudiziosa, una tombolona, che sta generando un’aspettativa mostruosa. Centomila cartelle scaricate, da Guinness, peraltro una cosa non semplicissima da organizzare».

Avrete anche degli ospiti?

«Ne avremo qualcuno in più del solito, con una buona quota di musica per divertirci un po’. Ci sarà Giuliano Palma, Tahnee Rodriguez, la coppia di drag queen Karma B, Valerio Mastandrea, Zerocalcare, Valerio Aprea, Kay Rush, Francesco Guccini in collegamento da Pavana, i genitori di Giulio Regeni. E magari qualche sorpresa».

Capodanno con Guccini è davvero alternativo…

«L’idea era quella di offrire qualcosa di diverso dal solito. Del resto io so fare solo questo…».

La mattina dopo aspetterà di vedere l’Auditel o è una serata senza preoccupazioni?

«La curiosità di vedere l’Auditel c’è, davvero non sappiamo cosa aspettarci. Ma è evidente che è l’altro aspetto il motore di tutto: lo facciamo perché è stato un anno assurdo e difficile per tutti e ha un senso arrivarci insieme fino all’ultimo secondo. Se riusciamo a risolvere il Capodanno a qualcuno che invece l’avrebbe passato da solo, saremo contenti».

Difficile restare fedeli a se stessi e cambiare sempre?

«Sì, ma non riuscirei a fare in un altro modo. Il mio profilo è ibrido, non sono un conduttore e nemmeno un giornalista ma conduco un programma e faccio cose con una valenza giornalistica, andando nel territorio, conoscendo immigrati, insegnanti, terremotati, medici e raccontando le loro storie. Poi il pubblico sceglie e per fare in modo che ti segua devi avere tanti strumenti. Spero di non arrugginire, fare le stesse cose sarebbe più facile ma il primo a non volersi annoiare sono io».

Caso Regeni. I sequestratori, torturatori ed assassini egiziani del giovane ricercatori italiano che il Governo di quel paese conosce bene resteranno impuniti ( Rai News)

 "Il Procuratore generale ha annunciato che per il momento non c'è alcuna ragione per intraprendere procedure penali circa l'uccisione, il sequestro e la tortura della vittima Giulio Regeni, in quanto il responsabile resta sconosciuto": lo ribadisce, in un comunicato, la Procura generale egiziana.

 La magistratura italiana il 10 dicembre scorso aveva chiuso le indagini contro 4 appartenenti ai servizi egiziani, passo che precede l'apertura di un processo. Ma la nota diffusa dal Cairo torna a sottolineare che il procuratore "ha incaricato le parti cui è affidata l'inchiesta di proseguire le ricerche per identificare" i responsabili.

"Il procuratore" generale egiziano Hamada Al Sawi "esclude ciò che è stato attribuito a quattro ufficiali della Sicurezza nazionale a proposito di questo caso", si afferma inoltre nel testo pubblicato sulla pagina Facebook dell'istituzione cairota, la quale ha evitato di fornire l'elezione di domicilio degli indagati come richiesto invece dalla Procura di Roma. "Vista la morte degli accusati, non c'è alcuna ragione di intraprendere procedure penali circa il furto dei beni della vittima, il quale ha lasciato segni di ferite sul suo corpo", aggiunge il comunicato. Il riferimento è ai cinque componenti della "banda criminale" specializzata in rapine a "stranieri", "tra i quali un altro italiano oltre alla vittima", ricorda la nota.

 Il gruppo fu sgominato in uno scontro a fuoco con forze di sicurezza al Cairo il 24 marzo 2016. Le autorità egiziane sostennero che nel loro covo furono trovati documenti di Regeni, tra cui il passaporto, ma la versione non convinse gli inquirenti italiani. Già nel comunicato congiunto del 30 novembre con la Procura di Roma, quella generale egiziana aveva avanzato "riserve sul quadro probatorio" che, a suo dire, è costituito "da prove insufficienti per sostenere l'accusa in giudizio".

Il 17 dicembre l'Ue ha preso posizione sul caso, dopo che il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, ha sollecitato i 27 Paesi membri a "esprimersi chiaramente" sui diritti umani. "L'Unione europea continua a seguire da vicino il caso di Giulio Regeni, abbiamo sollevato il caso nei nostri colloqui bilaterali e chiesto alle autorità egiziane di collaborare pienamente con quelle italiane per far luce le circostanze della morte" ha dichiarato una portavoce della Commissione europea, precisando che il caso Regeni è "importante per l'intera Ue e non solamente per l'Italia" e che Bruxelles "continuerà a seguire da vicino il caso e resterà in contatto con le autorità italiane. L'Ue sta dalla parte della famiglia Regeni per la ricerca della verità". 

 L'iniziativa di Di Maio ha fatto seguito al forte gesto del giornalista Corrado Augias, che ha restituito alla Francia la Legion d'onore, dopo che questo massimo riconoscimento della Repubblica francese è stato insignito da Macron al presidente egiziano Al Sisi.

Roberto Abbado dirige il Concerto di Capodanno, domani in streaming, all'Opera di Roma. Ma oggi è il suo compleanno. Alcune curiose coincidenze genetliache.

 Domani mattina, alle 11, in diretta streaming sul canale del teatro ed anche su quello dell'Ansa, Roberto Abbado dirige il Concerto di Capodanno dell'Opera di Roma, interamente dedicato a musiche di Ciaikovskji, autore che è fra i più gettonati nelle feste natalizie. Il programma prevede la 'Polonaise' dall'opera Evgenij Onegin, Romeo e Giulietta 'Ouverture-fantasia' e Lo schiaccianoci, 'suite' dal balletto.

Ma oggi Roberto Abbado festeggia il suo compleanno. Noi non siamo appassionati di biografie, nè di taleune curiosissime coincidenze che le biografie spesso ci regalano.

 Tuttavia vogliamo raccontarvi  come apprendemmo del compleanno di Roberto Abbado.

Per il capodanno del 2008 avevo fatto invitare Roberto Abbado a dirigere il Concerto di Capodanno dalla Fenice di Venezia.

 Come ogni anno, per seguire le prove del concerto dalla prima all'ultima,  ed anche per evitare problemi e imprevisti, mi trasferii a Venezia dal 27 dicembre. Incontrai Abbado che naturalmente conoscevo e con il quale anni prima , a seguito di un mio articolo su Il Giornale, avemmo una cordiale conversazione.

 Arrivati al 30 dicembre, negli intervalli delle prove, gli dissi - ma non ricordo perchè il discorso finì a parlare di Pappano - che avrei telefonato a Antonio Pappano per fargli gli auguri di compleanno. L'anno precedente Skirà aveva pubblicato la mia biografia sul direttore italo-anglo-americano, ora stabile a Roma, come direttore musicale dell'Orchestra dell'Accademia di Santa Cecilia.

Fu allora che Abbado mi disse che anche lui compiva gli anni il 30 dicembre (lui era del 1954, Pappano del '59); ed aggiunse che c'era anche un altro direttore, Paavo Jarvi, che compiva gli anni nello stesso giorno, ma nato nel 1962.

I tre erano nati nello stesso giorno nel giro di otto anni appena: Destino, tempi propizi o semplice coincidenza?

Forse semplice coincidenza e nient'altro. Ma c'è un'altra  coincidenza ( anche questa semplicissima casualità?) che ci impressionò moltissimo quando la scoprimmo: tre fra i più grandi pianisti sono nati  il 5 gennaio, in anni diversi, del secolo scorso. E, coincidenza nella coincidenza, a distanza regolare di 11 anni l'uno dall'altro: Benedetti Michelangeli ( 5 gennaio 1920), Brendel (5 gennaio 1931), Pollini ( 5 gennaio 1942). 

martedì 29 dicembre 2020

Riccardo Muti a Vienna per il Concerto di Capodanno, nella sala vuota. "In hotel ci sono solo io e Vienna è deserta" ( da Il Giornale , di Piera Anna Franini). Cara Franini, rimangiati quel 'NOSTRANO' ( P.A.)

 Vienna è deserta. In hotel, sono l'unico ospite. È come essere in un film dell'orrore" confessa Riccardo Muti, in questi giorni in Austria dove sono in corso le prove per il Concerto di Capodanno: il suo sesto. È l'evento del primo gennaio (in differita su Rai2 alle ore 13.30) alla testa dei Wiener Philharmoniker, nella Sala d'Oro, di nome e di fatto, del Musikverein. Evento seguito da oltre 50 milioni di persone da 92 Paesi di cinque continenti. Segue il sigillo di un'incisione live per Sony.

Un fenomeno dal forte impatto mediatico, ritorno finanziario e d'immagine, in tv dal 1959. Wiener, dunque, maestri anche nel conciliare le ragioni dell'arte con quelle del botteghino, leggasi: diritti tv.

Per quest'edizione, valzer, polche, galop risuoneranno in una sala vuota, senza pubblico, con applausi da remoto da 7mila spettatori. È l'arte ai tempi della pandemia. "Abbiamo avuto lunghe discussioni se fare o no il concerto. Alla fine ci siamo detti: sono tempi difficili, ma non possiamo abolire la musica, la cultura, i teatri. Ammetto che è strano suonare un repertorio pensato come un dono al pubblico: che però non c'è. Però sappiamo che ci seguiranno milioni di persone e per questo desideriamo trasmettere un messaggio: la speranza. Noi abbiamo bisogno di avere speranza", ancora Muti.

Sui leggii, pagine di Suppé, degli Strauss e in particolare di Johann Strauss II. Musica godereccia per chi ascolta, "ma non per chi esegue. Anzi, è molto esigente. Confesso che mai vorrei essere nei panni del primo corno. I Wiener hanno confidenza con questo repertorio, ma solo quando arriviamo alla Marcia di Radetzky - classico bis - ci rilassiamo. Basta un minimo errore, e rovini tutto. La platea è mondiale, siamo molto esposti. Può capitare tutto essendo una diretta, ma, se capitasse qualche imprevisto, fa comunque parte della vita".

Muti ha diretto il concerto di Capodanno nel 1993, 1997, 2000, 2004 e 2018. Ricordi del primo? "Prima cosa ero più giovane. Con i Wiener avevo inciso le Sinfonie di Schubert. E dopo questo mi proposero il concerto di Capodanno. Lì per lì esitai. Poi pensai agli stretti legami tra Napoli e Vienna, e mi dissi: proviamo.

Venerdì, su Rai1, alle 12.20, va in onda anche il concerto nostrano di Capodanno, in diretta dalla Fenice di Venezia come il Musikerein deserta. Presenti solo l'orchestra e coro diretti da Daniel Harding, quindi il soprano Rosa Feola e il tenore Xabier Anduaga. Il concerto sarà poi replicato il primo gennaio alle 18.30 su Rai 5 (che lo ritrasmetterà anche l'11 febbraio alle 20.30) e alle 20.30 su Rai Radio 3.

                                         *****

Cara Franini,  devo confessarti in tutta sincerità, che quell'aggettivo NOSTRANO suona dispregiativo. E il Concerto di Capodanno da Venezia che, come  tu sai benissimo, io ho sempre difeso e difendo  tuttora a spada tratta,  nonostante i difficili rapporti con i vertici della Fenice e la fine non proprio pacifica della mia collaborazione  per conto della Rai a quel concerto, dopo dieci anni esatti, non merita di essere declassato a concerto 'nostrano'.

 A Roma, non so se anche a Venezia o Milano, se vuoi proprio saperlo, alla lettura di quell'immeritato aggettivo: NOSTRANO, commentano: NOSTRANO, lo dici a tua sorella!

Comunque auguri di buon anno!

                                                                       Pietro Acquafredda 

C'era Casellati - ma la mammà non c'entra (! ?) - alla Fenice per 'Pierino e il lupo' di Prokofiev. iI concerto-spettacolo è visibile per tutto il 2021 sul canale You Tube del teatro

 Un'inedita produzione della fiaba musicale Pierino e il lupo di Sergej Prokof'ev realizzato con l'Orchestra del Teatro La Fenice trasmesso gratuitamente in streaming sul sito ansa.it e sul canale YouTube del Teatro La Fenice venerdì 25 dicembre alle ore 16.00 e disponibile sul canale YouTube del Teatro veneziano per tutto il 2021. E' il regalo di Natale ai bambini e alle loro famiglie della Fondazione Teatro La Fenice e delle Generali attraverso il programma Valore Cultura che ha l'obiettivo di rendere l'arte e la cultura accessibili a un pubblico sempre più ampio. Lo spettacolo, sotto la direzione musicale di Alvise Casellati, avrà la voce recitante di Sonia Bergamasco, le illustrazioni di Chiara Tronchin e le animazioni di Heads Collective. 

"In questo Natale così inedito in cui dobbiamo rinunciare ai momenti di vicinanza fisica a cui siamo sempre stati abituati - ha spiegato Lucia Sciacca, Direttore Comunicazione e Sostenibilità di Generali Italia - come Generali vogliamo essere accanto alle famiglie e alle comunità con un gesto concreto. Con il Teatro La Fenice, un nostro partner storico, grazie al progetto Generali Valore Cultura portiamo nelle case di tutti la grande musica e l'atmosfera dello straordinario Teatro veneziano. 

Quest'edizione speciale della fiaba in musica Pierino e il lupo di Prokof'ev è un dono per tutte le famiglie che conferma la nostra vicinanza alle istituzioni culturali. Questo per noi significa agire insieme, con azioni concrete, per generare fiducia". (ANSA).


Ravenna Festival. Spettacoli e concerti in streaming fino al 6 gennaio. Per l'edizione 2021 DANTE

 Ravenna Festival regala diciotto giorni di streaming gratuito con oltre trenta eventi della XXXI edizione, di nuovo disponibili on demand su ravennafestival.live dal 20 dicembre al 6 gennaio. Un 'regalo di Natale' per ripercorrere il coraggioso cammino del Festival in epoca di pandemia, dal concerto inaugurale di giugno sotto le stelle della Rocca Brancaleone, che ha visto Riccardo Muti e l'Orchestra Giovanile Luigi Cherubini riportare in scena la musica dal vivo con la maestosa Sinfonia 'Jupiter' di Mozart, fino ai concerti di novembre al Teatro Alighieri.

 E ancora: Valery Gergiev, Iván Fischer, Beatrice Rana, Accademia Bizantina, Anna Prohaska, Rosa Feola, Mario Brunello, Giovanni Sollima; il teatro con le compagnie del territorio Fanny & Alexander, Teatro delle Albe, Menoventi; i recital pianistici, la musica antica e la musica sacra, ma anche Neri Marcorè e Vinicio Capossela e gli appuntamenti di musica e voci contemporanee a Cervia, senza dimenticare le étoiles della danza.

Gli eventi sono visibili anche su smartphone e tablet grazie all'app gratuita scaricabile per Android e iPhone. Sono stati oltre 45mila i collegamenti registrati la scorsa estate dal sito ravennafestival.live, provenienti da più di 140 Paesi, Italia in testa, seguita da Giappone, Usa e Regno Unito. Per l'edizione 2021 l'orizzonte tematico è naturalmente Dante, nel settimo centenario della sua morte a Ravenna. (ANSA).

Danilo Rossi, viola, in trincea al tempo della pandemia - secondo la rivista 'Classic Voice'

 Un ‘ribelle positivo’. Così il mensile ‘Classic Voice’ ha inserito il forlivese Danilo Rossi tra i 10 personaggi dell’anno. Il nome del direttore artistico di ForlìMusica compare accanto a quelli di Riccardo Muti e Zubin Mehta, che Rossi ha spesso incrociato nella sua carriera: se nel 1986 (a soli 20 anni) fu scelto da Muti come prima viola nell’Orchestra del Teatro alla Scala, ruolo che ricopre ancora, Mehta l’ha definito ‘primissima viola’. 

Le ragioni che hanno portato la rivista ad una simile scelta non vanno tuttavia ricercate nelle doti tecnico-interpretative, ma nell’impegno con cui Rossi ha saputo mettere in rapporto da un lato la musica, ed in generale l’arte, e dall’altro il nostro tempo e nella fattispecie la pandemia che il mondo sta attraversando. Egli ha dunque una mentalità che mette l’accento sull’importanza sociale della cultura e che era propria di personalità come Piero Farulli, uno dei grandi maestri di Rossi, e Claudio Abbado, altro direttore con cui egli ha lavorato. Tutto questo lo ha condotto a portare avanti le sue idee: "Voce isolata ma potente – si legge nella motivazione –, quella della prima viola dell’Orchestra della Scala. Prima sul suo profilo Facebook e poi in una lettera al ‘Corriere della Sera’ Danilo Rossi ha tuonato contro colleghi, sindacati e direzione del Teatro. Il motivo? Aver rinunciato a programmare durante il secondo lockdown. "I teatri sono chiusi al pubblico ma non è vietato lavorare", s’è sfogato Rossi, insistendo su un principio: perché lasciare i musicisti a casa, sfaccendati e in cassa integrazione, quando potrebbero svolgere il loro lavoro in streaming?". Nel suo piccolo questa via apre possibilità per risolvere il dissidio tra salute e lavoro che corre lungo il nostro tempo, anche al di là del Covid (si pensi solo negli ultimi anni al caso Ilva), a dimostrazione che l’arte non è un mondo fuori dalla realtà, ma è vita. 

Non a caso Rossi ad inizio estate è stato tra i promotori di una petizione intitolata proprio ‘L’arte è vita’, che ha raccolto 27.000 firme a sostegno dello spettacolo dal vivo e a difesa dei diritti di chi lavora nell’arte e nella cultura. Rossi non sembra temere le conseguenze delle sue parole, come conclude ‘Classic Voice’: "’Immobilismo, mancanza di confronto, mutismo totale. La Scala è ferma mentre tutti provano, tentano, si impegnano a portare avanti il lavoro!’, il duro attacco del musicista, che s’è visto poi recapitare un richiamo dalla direzione. La sua protesta fuori dal coro è stata un segnale in controtendenza. È lui uno dei volti del 2020, un ‘ribelle’ positivo, che ha rovesciato il cliché dell’orchestrale passivo, richiamando la Scala ai suoi doveri di teatro-guida".

Coronavirus. Bollettino dal fronte dei contagi aggiornato a martedì 29 dicembre 2020 ( da TGCOM 24)

 Nelle ultime 24 ore in Italia si sono registrati 11.212 nuovi casi di coronavirus, a fronte di 128.740 tamponi effettuati (lunedì i contagi erano stati 8.585 su 68.681 test). Il tasso di positività è sceso all'8,7%. Aumenta il numero di morti: solo oggi sono decedute 659 persone (ieri erano state 445). Calano i pazienti ricoverati in terapia intensiva (-16) e quelli negli altri reparti Covid (-270).
 
I 659 nuovi decessi nelle ultime 24 ore portano il totale dall'inizio della pandemia a 73.029. Il dato è in forte crescita rispetto a lunedì, quando le vittime registrate erano state 445. 
 
 Sono 23662 (270 meno di ieri) le persone attualmente ricoverate con sintomi negli ospedali. In terapia intensiva oggi ci sono 2549 persone (-16). Nelle ultime 24 ore in intensiva sono entrate 256 persone (ieri 167). In isolamento domiciliare si trovano oggi 542517 persone (-6207). E' quanto rende noto il ministero della Salute. 
Complessivamente sono positive al coronavirus 568.728 persone. 
 
Con 2.655 è il Veneto la Regione con il maggiore numero di nuovi casi. Dietro il Lazio con 1.218 casi. In tutte le altre Regioni si sono registrati meno di mille nuovi casi. Ultimo il Molise con 7 casi. 

Pechino in lockdown per il Covid

 La capitale cinese, Pechino, ha chiuso 10 aree del suo distretto nordorientale di Shunyi, primo lockdown nella città dall'ultimo focolaio di coronavirus nei mesi di giugno e luglio. Le misure rigorosissime sono state ritenute necessarie dopo che, lunedì, sono stati registrati altri sette casi di contagio locali, tutti residenti nel distretto alla periferie settentrionale della città.

 Intanto da sabato le autorità locali hanno avviato una imponente campagna di test di massa nel distretto, subito dopo che erano emersi i primi contagi locali.

Il distretto di Shunyi era entrato in modalità da "tempo di guerra" già da domenica scorsa e le autorità hanno deciso di anticipare le festività del capodanno lunare per gli alunni delle scuole elementari e medie rispettivamente di due e una settimana per ridurre il rischio di contagio.

lunedì 28 dicembre 2020

Teatro Regio di Torino. Concerto di fine anno. Non è che nell'era Purchia per ogni concerto dovremo leggere un romanzo di presentazione?

Concerto di Fine Anno
Il Maestro Donato Renzetti sul podio dell’Orchestra del Regio

 

Giovedì 31 dicembre alle ore 15Donato Renzetti sale sul podio dell’Orchestra del Teatro Regio per il Concerto di Fine Anno in live streaming gratuito sul nostro sito.
Grande musica gratuita per tutti, perché pensiamo che sia importante dare la possibilità al maggior numero di persone di godere di una performance di ottimo livello. Un modo per ricucire l’anima e far del bene al cuore grazie a note immortali.
Donato Renzetti, ospite del palcoscenico del Regio per il Concerto di Fine Anno, è uno dei più importanti artisti della sua generazione, punto di riferimento indiscusso per molti giovani direttori nonché amico appassionato del nostro Teatro, che con l’Orchestra del Regio, presenta un programma ampio e variegato che abbraccia il periodo barocco con Charpentier  e Händel, quello settecentesco con Mozart, l’Ottocento con Rossini, von Suppé, Strauss jr., Bizet, Čaikovskij e Borodin arrivando alle atmosfere novecentesche con De Falla, Warlock e la riorchestrazione di Respighi della rossiniana La boutique Fantasque.
Una festa in musica per celebrare la fine di un anno molto difficile e guardare al prossimo con rinnovato entusiasmo. Una gioiosa cavalcata tra fuochi d’artificio e danze d’ogni tempo e luogo.
Per questo concerto possiamo contare sulla partnership di Intesa Sanpaolo, Socio Fondatore del Teatro, che continua il proprio impegno con il Regio nel segno di una lunga collaborazione che vede la Banca al fianco del Teatro nella realizzazione delle sue produzioni.
Un arrivederci, dunque, a gennaio: il mese che segnerà il ritorno dell’opera lirica al Regio con La bohème di Puccini, la nostra opera simbolo che potremo finalmente vedere nel nuovo allestimento che unisce la regia, firmata da Paolo Gavazzeni e Piero Maranghi, a scene e costumi ripresi dai bozzetti e dai figurini originali di Adolf Hohenstein, disegnati per la prima assoluta torinese del 1896. Il maestro Daniel Oren dirigerà l’Orchestra e il Coro del Teatro Regio. La bohème sarà interpretata da Maria Teresa LevaIván Ayón RivasPaola AntonucciMassimo CavallettiAlessio CacciamaniTommaso Barea e Matteo Peirone.
L’opera sarà trasmessa da Classica HD Canale 136 di Sky sabato 23 gennaio alle ore 21 e lunedì 1 febbraio, giorno del 125° anniversario della prima rappresentazione assoluta, sarà invece disponibile in streaming su www.teatroregio.torino.it alle ore 20 al costo di € 5. I biglietti per assistere alla Bohème on line sono in vendita su www.teatroregio.torino.it; chi è in possesso di un voucher, può utilizzarlo per questo acquisto, scegliendolo come forma di pagamento e inserendo il codice.
Questa nuova produzione viene realizzata con il sostegno di Italgas.
È questo solitamente tempo di auguri e, mai come quest’anno, tutti sentiamo di averne bisogno. Vogliate quindi ricevere da parte del Commissario straordinario del Teatro Regio Rosanna Purchia, del Direttore artistico Sebastian F. Schwarz e di tutte le Lavoratrici e i Lavoratori del Teatro Regio i migliori auguri per un sereno 2021.
Per tutte le informazioni: www.teatroregio.torino.it.
 

Corriere.it alle stelle. Urbano Cairo. assumeremo giovani

 Martedì 22 dicembre, ore 18, piattaforma Teams. Urbano Cairo parla ai giornalisti del Corriere della Sera. E per due volte -quindi non per caso, né per entusiasmo passeggero- annuncia che vuole “assumere gente”. 

L’occasione sono gli auguri di Natale, una tradizione al Corriere, per la prima volta online. Il primo annuncio è quando ha appena delineato i numeri del corriere.it: “Qui dobbiamo continuare a investire. Dobbiamo assolutamente incrementare. Assumere gente”.  Allinea altre cifre, in particolare sul distacco dato a Repubblica e ribadisce: “Investiremo di più! Prenderemo più gente. Gente giovane!”.

Buone notizie, dunque. In attesa che le parole si tramutino in azioni. Si può notare, con qualche timore, che Cairo parla di “gente” e di “giovani” e non abbina mai la parola “assunzioni” alla parola “giornalisti”. E questi sono tempi di data analyst, ingegneri del web, specialisti Seo, Search Engine Optimization. 

“Brindisi” di Natale nel segno della soddisfazione. Cairo è cresciuto alla scuola di Berlusconi, è stato suo assistente personale e poi vicedirettore generale in Publitalia. Il suo eloquio, le sue espressioni, il suo modo di caricare chi lo ascolta, perfino l’accento, ricordano molto il Cavaliere.

L’incontro è cominciato con i ringraziamenti e i complimenti alla redazione: “Avete fatto bene il vostro mestiere. Avete coperto tutti gli avvenimenti del mondo e in particolare la pandemia. Siete stati in prima linea come pochi. Il Corriere ha dimostrato ancora una volta di essere un grande giornale e voi una grandissima squadra”.

Quindi, è passato al web: “L’attività online è esplosa! Prima della pandemia il Corriere aveva 2 milioni e mezzo di contatti unici al giorno e venti milioni al mese. A marzo abbiamo fatto 7 milioni e mezzo di contatti unici al giorno in media, che si sono ormai consolidati in 5 milioni. Da allora 29 milioni di media al mese, con punte di 35 milioni”. Il Corriere di carta -dice Cairo- è un prodotto eccellente, ricco, vivace, pieno di notizie, autorevolissimo. Un grande biglietto da visita, un fiore all’occhiello. “Sotto, al fianco, dove volete, c’è una moltitudine, milioni e milioni di persone che leggono corriere.it”. Qui dunque si deve continuare a investire, come Rcs sta già facendo, con news letters, podcast.  Ma si deve andare avanti e “assumere gente”.

La pubblicità online- prosegue Cairo- ha seguito il corso. Ha compensato il risultato negativo della pubblicità cartacea, che ha perso il 20 per cento nell’ultimo anno. Grazie anche al fatto che il Corriere ormai è davanti a Repubblica su carta e online: “Siamo davanti di 70/80/90 mila copie al giorno su carta più digitale. In edicola siamo avanti di 50 mila copie, il resto lo fa l’online”. Parla di come la redazione sappia fare bene i titoli, dell’utilizzo della funzione Seo, per ottenere la miglior collocazione nelle ricerche su Google, degli arricchimenti su economia, salute e altro. E riparte con la promessa di più investimenti, di gente da prendere, “gente giovane”.

Chiude raccontando le sue preoccupazioni allo scoppio della pandemia, “quasi uno stato di depressione”, data la responsabilità di un gruppo di 3300 persone, che diventano 4500 con La7 e Cairo editore: “Vedevo un tunnel senza fine. Ma voi avete reagito bene! Il direttore ha fatto la sua parte. E l’anno si chiude meglio di quanto mi aspettavo all’inizio di marzo”. Dice poi che gli dispiace per chi ha bar e ristoranti: “Lo dico da frequentatore di bar e pasticcerie. Spero che le cose possano mettersi meglio per loro. I bar tra l’altro compravano anche copie di giornali…”.

Complimenti a tutti, per finire. Alla redazione, al direttore, al direttore generale Bompieri, ai vicedirettori. Auguri di realizzare i propri sogni, auguri di ripartire nel 2021: “Questa cosa che è capitata ci ha dato un di più dal punto di vista interiore. Costretti a stare soli, ci ha fatto riflettere”.

Professione Reporter

In Tv a Capodanno ( da TV Blog, di Giorgia Iovane))


Capodanno 2021 in musica, come vuole la tradizione, anche in piena pandemia da Coronavirus. Nonostante le restrizioni da DPCM e un andamento del contagio affatto rassicurante, Rai e Mediaset hanno confermato i principali eventi musicali a cavallo tra il 31 dicembre e il 1° gennaio, anche se senza pubblico e nel rispetto della normativa vigente anti-Covid. E così il tradizionale Veglione della Rai, L’anno che verrà, si svolgerà in studio e senza assembramenti, mentre l’ultimo dell’anno Mediaset ha come location il set blindato del Grande Fratello Vip.

Ci si sposta, invece, nei teatri per i Concerti di Capodanno, anche se realizzati a porte chiuse.

CONCERTO DI CAPODANNO DALLA FENICE DI VENEZIA – RAI 1 | PROGRAMMA

Rai 1 non rinuncia alla tradizione del Concerto di Capodanno in diretta dalla Fenice di Venezia, in onda alle 12.20 di venerdì 1° gennaio 2021. Nessuna sfilata di autorità tra i palchi, niente jet set in platea e neanche il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella sul Palco Reale: il teatro sarà riservato all’Orchestra diretta dal maestro Daniel Harding e al Coro, guidato dal M° Claudio Marino Moretti; le voci sono quelle della soprano Rosa Feola e del tenore Xabier Anduaga.

Il concerto sarà poi replicato sempre il 1° gennaio alle 18.30 su Rai 5 (che lo ritrasmetterà anche l’11 febbraio alle 20.30) e alle 20.30 su Rai Radio 3. La regia tv è di Fabrizio Guttuso Alaimo.

Come vuole la tradizione della Fenice, la prima parte del programma è esclusivamente orchestrale (e quest’anno celebra Beethoven), mentre la seconda è dedicata al melodramma, con una carrellata di arie, duetti e passi corali interpretati da solisti d’eccezione e dal Coro del Teatro La Fenice; la chiusura è affidata, come sempre, a Verdi con il Coro «Va’ pensiero sull’ali dorate» da Nabucco e il brindisi «Libiam ne’ lieti calici» da La traviata.

L’hashtag è #CapodannoFenice

Programma Concerto Capodanno 2021 Venezia

prima parte
Beethoven – Sinfonia n. 4 in si bemolle maggiore op. 60

seconda parte
Mozart Le nozze di Figaro Ouverture
Verdi Rigoletto La donna è mobile
Verdi Il trovatore Chi del gitano i giorni abbella?
Gounod Romeo et Juliette Je veux vivre dans le rêve
Offenbach Le contes d’Hoffmann Barcarolle
Donizetti La fille du régiment A mes amis
Mascagni Cavalleria rusticana Intermezzo
Verdi La traviata E’ strano… è strano… Sempre libera degg’io

Verdi Nabucco Va pensiero
Verdi La traviata Libiam ne’ lieti calici

 

CONCERTO DI CAPODANNO DA VIENNA – RAI 2 | PROGRAMMA

Rai 2 trasmette in differita il Concerto di Capodanno 2021 della Vienna Philharmonic Orchestra: alle 13.30, infatti, si potrà assistere al concerto trasmesso dalla sala del Musikverein, che ritrova per la sesta volta sul podio il M° Riccardo Muti. La sua ultima volta al Concerto di Capodanno di Vienna risale al recente 2018: prima di allora aveva diretto la Filarmonica nel 1993, 1997, 2000 e 2004. Il concerto, al via alle 11.15 in patria, ha come sempre un programma che attinge alla produzione della famiglia Strauss, tra valzer, polke e marce.

Proprio il gran finale del Concerto di Capodanno di Vienna è sempre stato caratterizzato dalla diretta partecipazione del pubblico in sala, per il divertimento degli astanti, il sorriso dei telespettatori e la giocosa collaborazione di orchestrali e direttore. Col Covid sarà ovviamente impossibile avere la sala piena: non si esclude però la presenza di una sparuta rappresentanza di pubblico. Ma per ovviare al gelo del silenzio soprattutto nel momento più coinvolgente, divertente e benaugurante del live, la rete tv ORF ha pensato a un sistema di registrazione online per il pubblico che potrà partecipare da casa, facendo sentire il proprio calore e i propri applausi anche a casa. Chi vorrà, infatti, può registrarsi sull’apposita pagina aperta dalla ORF, inviare una foto che ritrae la propria famiglia indicando anche la città di provenienza, e poter così entrare a far parte del pubblico virtuale in collegamento col Musikverein. Le foto saranno usate nel corso della diretta, mentre gli applausi accompagneranno l’esibizione dell’Orchestra.

Il concerto sarà replicato su Rai 5 alle 17.30.

Programma Concerto Capodanno 2021 Vienna

Franz von Suppè Fatinitza March
Johann Strauß II. Schallwellen (Sound Waves), Waltz, op. 148
Johann Strauß II. Niko Polka, op. 228
Josef Strauß Ohne Sorgen (Without a Care), Fast Polka, op. 271
Carl Zeller Grubenlichter (Davy Lamps), Waltz
Carl Millöcker In Saus und Braus (Living It Up), Galop
Intermezzo
Franz von Suppè Overture to “Poet and Peasant”
Karl Komzák Bad’ner Mad’ln (Girls of Baden), Waltz, op. 257
Josef Strauß Margherita Polka, op. 244
Johann Strauß I. Venetian Galop, op. 74
Johann Strauß II. Frühlingsstimmen (Voices of Spring), Waltz, op. 410
Johann Strauß II. In the Krapfenwaldl, Polka française, op. 336
Johann Strauß II. New Melodies Quadrille. op. 254
Johann Strauß II. Emperor Waltz, op. 437
Johann Strauß II. Tempestuous in Love and Dance, Fast Polka, op. 393

Non compare nel programma la tradizionale marcia di Radetsky: ricordiamo che dal 2020 ne viene eseguita una versione rieditata e più vicina all’originale.

CONCERTO DELL’EPIFANIA 2021

Continuiamo con i Concerti, segnalando quello dell’Epifania in onda il 5 gennaio alle 23.15 su Rai 1, con la regia di Barbara Napolitano. Registrato nel complesso monumentale di Santa Maria La Nova, a Napoli, il concerto vede protagonista l’Orchestra Partenopea diretta dal Maestro Adriano Pennino su un programma a base di brani della tradizione. Il tema scelto per questa 26esima edizione è “Abbracciami!”. E il richiamo ad “Abbracciame” di Andrea Sannino, diventato un po’ ‘l’inno’ del lockdown sotto il Vesuvio sembra difficile da evitare.

LIRICA D’AUTORE SU RAI 5

La proposta musicale della Rai per gli ultimi giorni dell’anno attinge da alcune produzioni di alto profilo già trasmesse e ora riproposte come Strenne su Rai 5.

Mercoledì 30 dicembre, alle 21.15, va in onda il Rigoletto diretto da John Turturro, al suo debutto alla regia d’opera. Un allestimento innovativo, realizzato al Teatro Massimo di Palermo in coproduzione con il Teatro Regio di Torino, l’Opéra Royal de Wallonie-Liègee, la Shaanxi Opera House, con le scene di Francesco Frigeri, i costumi di Marco Piemontese,
le luci di Alessandro Carletti e la coreografia di Giuseppe Bonanno. Sul podio dell’Orchestra e del Coro del Teatro Massimo il M° Stefano Ranzani, sul palco George Petean (Rigoletto), Ivan Ayon Rivas (Duca di Mantova), Maria Grazia Schiavo (Gilda) e Luca Tittoto (Sparafucile).

Il 31 dicembre alle 21.15, invece, si replica Il barbiere di Siviglia di Gioachino Rossini, diretto sul palco e in tv da Mario Martone e sul podio da Daniele Gatti. Si tratta di una produzione originale di Rai Cultura che ha aperto la stagione 2020/2021 dell’Opera di Roma. Un vero e proprio evento tv eccezionale, frutto della stretta collaborazione con il Teatro Costanzi, nell’ambito della collaborazione tra Rai e Teatro.