venerdì 30 maggio 2014

Bergoglio fa il papa proprio come lo avrei fatto io. Bestemmia di Berlusconi

L'altra sera, Rai Tre, uno dopo l'altro, ha mandato in onda due programmi, dedicati rispettivamente a Bergoglio ed a Berlusconi, per dimostrare la convinzione del Berlusca - 'Bergoglio fa il papa proprio come lo avrei fatto io - al quale, perciò, non manca più l'esperienza da pontefice, perchè c'è già uno che l'ha copiato ed imitato alla perfezione.
Prima il lungo documentario su Bergoglio, prodotto da Anthos produzioni, autrice Maite Carpio, per la serie 'La storia siamo noi', due ore di trasmissione con molte immagini di repertorio pescate in Rai ed anche altrove, arricchite da interviste ad ex collaboratori, conoscenti, amici ed ex allievi del  Bergoglio argentino, che hanno raccontato le vicissitudini del gesuita all'interno ed ai vertici della compagnia.
 Poi, per la serie: 'Quel gran pezzo dell'Italia', un ritratto tragicomico dell'ex presidente del consiglio barzellettiere, costruito con acume ed anche spietata denuncia.
 Del documentario su  Bergoglio, a differenza di quello sull'antipapa emerito Berlusca, non poteva non colpire la trasandatezza della realizzazione delle interviste - che costituivano l'unica  novità del documentario rispetto al più ricco materiale di repertorio - set sempre sciatti, fili, luci ed altro in evidenza, commento musicale ovvio  e scontato, più adatto per un breve inserto giornalistico che per un lungo documentario e,infine, la presenza davvero ingombrante, quasi autocelebrativa, della intervistatrice - che non fa mai le domande, affidate ad una voce fuori campo, ma che è mostrata continuamente mentre sorride annuisce o ascolta attentamente, insomma una presenza insistente ma inutile. Una elegante ragazza, non giovanissima,  di cui non conosciamo l'identità, della quale però ci ha colpito soprattutto il continuo cambio d'abito, come si usa nel corso di una passerella di moda. Al punto che abbiamo atteso con impazienza i titoli di coda del documentario, per venire a conoscenza del nome dello stilista che l'aveva vestita e svestita in continuazione e più d'una volta anche durante la medesima intervista che, se realizzata in  più tempi, aveva consigliato al suo stilista la mise più adatta.
 Questa nostra curiosità  neppure i titoli di coda hanno soddisfatto. Peccato, perchè avremmo voluto consigliare lo stilista dell'elegante intervistatrice a qualche giornalista che spesso si presenta in video addobbata con la prima cosa che le è capitato di prelevare dal guardaroba.

Collaboratori, ministri e buoi dei paesi suoi

Molti anni fa un nostro trafiletto scherzoso sulla nuova compagna di Occhetto, quella dell'epoca perchè nel frattempo  le cose sono  nuovamente mutate, scelta nel ventre del partito suscitò polemiche ed anatemi da parte di chi leggeva  in quelle nostre poche righe un atto di lesa maestà.
Ci spiace, ma siamo costretti a tornare sull'argomento, perchè si accusa Renzi di prendere collaboratori, ministri e componenti del suo cerchio magico fra le sue conoscenze e frequentazioni toscane.   Gli si rimprovera che la rete da pesca non  venga più gettata nel Tevere ma nell'Arno, mentre  noi vogliamo sperare che  i fiorentini abbiano fatto nel fiume cittadino un bagno rigeneratore, non solo letterario. Fin qui niente di male, salvo i mal di pancia del generone romano che si sente escluso dalla corte del principe. Il quale, però, avrebbe il vantaggio di pescare fra pesci che conosce bene, assumendo su di sè ovviamente tutte le responsabilità di tali scelte.
 Il discorso torna attuale alla lettura dell'ennesimo scandalo che ha investito, e pare duramente, l'ex ministro Clini,  direttore generale del ministero, prima e dopo il suo incarico di governo, che - se gli elementi emersi dall'inchiesta sono veritieri - si sarebbe comportato come un volgare mariuolo e con lui  la sua compagna che nelle foto appare con giubbottino di pelliccia pregiata ed in mano la  classica 'conchiglia' d'oro di Bulgari - pelliccia e pochette comprate naturalmente con i soldi che lui e la sua compagna hanno rubato a noi. Che vergogna. Renzi deve stare all'erta perciò, perchè il giorno in cui scoprissimo che alcuni dei suoi più stretti collaboratori, da lui scelti personalmente, si sono comportati come Clini, non potrebbe accampare nessuna giustificazione, e noi saremmo autorizzati a sputargli in faccia, e a chiedergli con insistenza e a ragione: ma che gente frequenta?
 I casi di potenti e politici, nelle cui vite la volgarità si sposa al malaffare o ai più biechi interessi privati cominciano ad essere troppo numerosi, quasi un'epidemia. Negli ultimi tempi  quel tale Fiorito, i vertici di Finmeccanica, la cupola dell'Expo, e poi Formigoni, e poi la cricca ( Balducci, Anemone ecc...) ma anche alcune coppie della prima e seconda repubblica, sulle quali non è ancora emerso nulla di penalmente rilevante ma che, guarda caso, vantano signore ( consorti o compagne) che hanno cariche dirigenziali nei ministeri o altrove di primo livello, con i  mariti che professano innocenza ed estraneità a quelle ascese ai vertici dell'amministrazione statale .  I mariti  politici - così vogliono farci credere - non c'entrino nulla. Bechis in un un suo volumetto ha fatto le pulci a molte signore della nomenclatura politica;  in quel suo libro, che meriterebbe un aggiornamento quotidiano, manca il Mastrapasqua e signora , ultimo esemplare di questi dinosauri che tardano ad estinguersi e continuano con la loro voracità a  far danni.

mercoledì 28 maggio 2014

II mondo - l'italia alla rovescia

Non ci raccapezziamo più. Non riusciamo più a capire in  che mondo viviamo. Fino ad oggi siamo vissuti in un mondo che credevamo di conoscere bene, oggi ci sembra di essere degli alieni, perché quel mondo che  credevamo di conoscere e nel quale viviamo da tanti anni,  ci sembra profondamente mutato.
Quale la causa di questo improvviso mutamento? Apprendiamo dai giornali di oggi ( La repubblica)  che domani avrà luogo  un evento di portata epocale; ed avrà luogo addirittura a due passi dalla stanza da letto di Renzi, a Roma. Il Dipartimento per lo Sviluppo e la Coesione economica della Presidenza del Consiglio - ma esiste da tempo, il che giustificherebbe in parte la lunga lista di dirigenti alla presidenza del consiglio, centoventi circa o è l'ultima diabolica invenzione di Renzi il quale  per trovare rimedi, si inventa  problemi che non  ci sono, tirandoli fuori  anche dal cilindro di questo benemerito dipartimento - i supertecnici di tale dipartimento avrebbero fotografato - radiografato sarebbe il caso di dire -la situazione italiana dal 2000 al 2011 nella 'spesa per la cultura'. Ed hanno scoperto che fino al 2009 l'Italia spendeva lo 0,9% del PIL, comunque una miseria, e poi - in discesa libera - la spesa statale è scesa, negli anni a seguire, fino a toccare lo 0,6% nel 2011. Troppo lontano perché tale dato possa fornire ancora elementi utili di riflessione, perché ai supertecnici del Dipartimento della Presidenza del Consiglio sarà giunta voce che nel 2013 tale spesa è scesa ulteriormente fino a toccare lo 0,3% del PIL. Per la serie la vergogna del mondo. Questo insomma verrà a dirci il dipartimento statale, mentre era più normale che lo dicesse chi si occupa del settore, rivolto al governo. Ecco dove sta il mondo  che non conosciamo più. Insomma lo Stato mette in piazza le proprie vergogne senza pudore, per dirci: pregate perchè Renzi faccia  il miracolo di porvi rimedio. Perché l'altra cosa che verranno a dirci domani è che in qualunque caso, per qualunque emergenza il primo capitolo da dove si comincia sempre a tagliare è proprio il settore della cultura, che dall'indagine suddetta esce con le ossa rotte.
 Fatta la diagnosi ora si attende solo la cura, anzi il miracolo di san Matteo. Renzi.

martedì 27 maggio 2014

I Renzi della musica italiana

E'inutile negarlo, senza Renzi il PD andava in vacanza. A vita. L'interessato, più intelligente e furbo di tutti quelli del partito insieme, attribuisce la vittoria alla comunità del partito. Quale comunità? La comunità alla quale sembrerebbe riferirsi esisteva da prima, e nonostante ciò, il PD era andato sempre di male in peggio.
 Anche il suo governo è una comunità - come recitano gli istruiti soldatini, sui quali diciamo la verità non avremmo scommesso nulla in principio ma che ora, almeno in parte, cominciamo ad apprezzare. Ma con tutto ciò, senza Renzi il suo sarebbe un governicchio. I suoi soldatini/chierichetti questo lo sanno e stanno al loro posto.
Nella musica, restando a Roma, vi sono due Renzi: Muti all'Opera e Pappano a Santa Cecilia. Non vi sono altri esempi in Italia di identificazione totale di una istituzione musicale con il suo condottiero. In teatri storici, come ad esempio La Scala e La Fenice, vince e regna il gioco di squadra. Ciò non vuol dire che il gioco di squadra non possa produrre risultati buoni, anche ottimi e forse in taluni casi anche superiori  complessivamente a quelli conseguiti nelle istituzioni di 'un solo uomo'. Gli esempi dei nostri due grandi teatri non li abbiamo fatto a caso.
 Di Santa Cecilia lo abbiamo scritto tante volte che l'Accademia è diventata un'altra cosa con l'arrivo e la permanenza di Pappano. Cagli non c'entra nulla, o c'entra solo marginalmente. Ne siamo convinti. Il giorno in cui dovesse andar via Pappano e non arrivasse un suo pari grado, per autorevolezza, simpatia e capacità di coinvolgimento, l'Accademia tornerebbe ai suoi passati splendori da routine. Addio pubblico osannante - anche se il pubblico, purtroppo, si rivela spesso di bocca buona e capace di sopportare qualunque cosa gli venga somministrata; è tragico ma è così - addio dischi, addio tournée, addio giornali accucciati ai suoi piedi.
 Stesso discorso vale per Muti. Il direttore si sbraccia anche dal lontano Oriente, dove si trova ora in tournée, a favore del suo teatro, che dice essere il migliore del mondo, la sua orchestra la migliore il coro il migliore. ma via Muti, il teatro ripiomba nel grigiore di un tempo (di sempre). Sì, anche nel caso del Teatro dell'Opera di 'Roma Capitale' dove Muti é 'Direttore onorario a vita'. Fuortes non può far nulla, non si illuda.
 Questi casi potrebbero essere avvicinati, per la possibile tragicità dell'epilogo, che non auguriamo per nessuna ragione al mondo, in assenza dei padri padroni, a Berlusconi ed il suo partito azienda, con la sola differenza che in quest'ultimo caso il partito si tiene insieme e marcia solo con la promessa e la concessione di posizioni di potere assolutamente non meritate, mentre nella musica chi stona o sta fuori tempo, non può far fesso il direttore per molto. 
 Infine, a proposito di Muti, leggiamo in una intervista della Bentivoglio per Repubblica che al maestro 'manca Abbado', e che, dopo la sua morte lui 'si sente solo'.
  Possiamo dire come la pensiamo, con tutto il rispetto ed anche un pò di affetto per il maestro Muti? Non crediamo neanche ad una parola del maestro. Mentre siamo convinti che Abbado mancherà abbastanza ai giornalisti i quali erano ormai abituati che dopo un'intervista a Muti, ce ne doveva essere una anche ad Abbado, a stretto giro di posta. E lo sa bene anche la Bentivoglio che assieme ad altri pochissimi, apparteneva al cerchio magico, che frequentava ed intervistava l'uno e l'altro.

lunedì 26 maggio 2014

RINFRESCARE LA MEMORIA CORTA

Ci giunge notizia del Premio 'Valentino Bucchi', sezione composizione, entrato nell'orbita accalappiatrice di 'Musica per Roma', le cui partiture vincitrici le assume la Universal per la pubblicazione. 
Giuria di tutto rispetto, nulla da dire, senonché vediamo scomparso dall'orizzonte il nome di chi fondò l'Associazione 'Valentino Bucchi' e si rese protagonista oltre che di numerose edizioni del concorso - esecuzione e composizione - di tantissime altre battaglie in difesa della musica, della sua diffusione,  e contro l'eccessivo peso degli editori (le nuove partiture, tantissime, vendute al prezzo di 1 lira),  e il ruolo controproducente della 'protezione' da parte del diritto d'autore ecc..
 L'Associazione 'Valentino Bucchi' non esiste più, ora esiste la 'Fondazione' Valentino Bucchi, di cui è presidente un compositore, Francesco Tella, che evidentemente vuole cambiargli i connotati più specifici. Fa bene se lo ritiene necessario, è un suo diritto.
 Chiediamo qualche informazione all'Ufficio stampa di 'Musica per Roma', detta benevolmente la 'piovra', sulla cancellazione  da ogni documento della Fondazione di un  nome senza il quale tutta quella importantissima attività non si sarebbe mai svolta, il  nome di Liliana Pannella, ma non ci sanno dare una risposta.
Ora nessuno pensa che le persone, anche se benemerite, siano eterne ( dovrebbero spiegarci perché alcuni potenti resistano contro il tempo) ma che si abbia paura anche semplicemente di citare un nome che per la storia di una istituzione è stato fondamentale, questo è troppo.
 Non conosciamo bene la storia professionale di Francesco Tella, mentre consociamo bene quella di Liliana Pannella in relazione al Bucchi, perciò l'attuale presidente - di cui non sappiamo ancora che cosa farà per il Bucchi di lontanamente paragonabile a ciò che fece Liliana - rimetta il suo nome in cima alla storia della Fondazione 
Bucchi, nata dalla costola dell'omonima associazione.
 In Italia, ovviamente, non si tratta del primo caso di memoria corta o di 'damnatio memoriae'; noi stessi ne siamo stati vittima anni fa. Brevemente. Nel 1983 fondammo 'Piano Time' - la più importante rivista di musica degli anni Ottanta - che dirigemmo fino ai primi mesi del 1990, quando ne uscimmo per  dissidi con l'editore. La fine che questi ha fatto fare a quella bella rivista  è a tutti nota per parlarne ancora. Quando un paio di anni dopo la nostra uscita, si arrivò al n.100 della rivista, venne pubblicato un  numero speciale celebrativo, benchè il suo declino fosse già cominciato. Bene, in quel numero, dove si tracciava brevemente anche la storia delle rivista, il nostro nome che quella rivista avevamo fondato e diretto per il settennato più glorioso, era del tutto assente. Il direttore dell'epoca, forse Rattalino,  se ne era dimenticato. Non colpevolmente; per semplice svista. 

L'arte salvata dagli italiani è diversa quando la salvano gli stranieri

Leggiamo sull'inserto 'domenicale' del Sole 24 Ore della presentazione, nei prosismi giorni, in più città d'Italia di un libro scritto da Robert Edsel e pubblicato da Sperling & Kupfer, dal titolo 'Monuments Man:Missione Italia.La sfida per salvare i tesori dell'arte trafugati dai nazisti'. Bel libro si racconta dello speciale corpo americano MFAA, che sbarcò in Italia, a seguito delle truppe alleate nel 1943 ( luglio) restandovi fino alla primavera del 1945, con il preciso compito di 'salvaguardare le nostre opere d'arte dalla furia della guerra e dalla bramosia dei nazisti', scrive testualmente Marco Carminati. La vicenda è nota, esiste in Italia anche un 'Premio Rotondi' - intitolato ad uno dei più noti 'monuments man' italiano e istituito da Salvatore Giannella per premiare coloro che in tale opera di salvataggio si distinguono ogni giorno, per sottrarre l'arte dalla barbarie dell'indifferenza e dall'incuria dei nostri governanti. Perchè Salvatore Giannella? Perchè il noto giornalista all'argomento ha dedicato molte sue illuminate energie e nello stesso tempo, proprio nelle scorse settimane, ha licenziato un volume, presso Chiarelettere, intitolato 'Operazione salvataggio.Gli eroi sconosciuti che hanno salvato l'arte dalle guerre'. Ora, in occasione di tale giro promozionale dell'autore inglese nei prossimi giorni, forse sarebbe stato opportuno affiancargli la presentazione dell'analoga ricerca italiana, quella di Giannella. Ma ciò che stupisce di più è la miopia dell'autore dell'articolo del Sole 24 Ore, Marco Carminati, al quale neppure per un attimo passa per la testa l'opportunità - questa colpevole!- di citare il bel volume di Giannella, uscito proprio nei  giorni scorsi. Italian style?

domenica 25 maggio 2014

Letto sulla stampa. Daverio;Orchestra sinfonica di roma e La Vecchia

Philippe Daverio, sul Sette di oggi, ha fatto una geniale proposta per la tutela e promozione dei nostri beni culturali, anche se cade proprio negli stessi giorni in cui il decreto legge di Franceschini con l'Art Bonus potrebbe far sperare in un  cambiamento. La validità della proposta, nonostante ciò, resta intatta ed attuale. Noi non siamo stati capaci, dice Daverio, di badare agli immensi tesori che la natura, l'ingegno, e  la storia ci hanno regalato, allora affidiamo tutto ad un commissario europeo- anzi alla stessa Europa - che magari li restaura, li custodisce come necessario e ce li riconsegni,  qualora emerga il nostro ravvedimento, sperando che questa volta non li mandiamo nuovamente in malora dopo che  alcuni ci sono giunti dopo qualche millennio, per la nostra ammirazione.
 Forse non  sarebbe da sottovalutare. E, del resto, dice Daverio, una  nazione come la nostra che abolisce il Ministero del Turismo che renderebbe molto più dello stesso Ministero del tesoro, come altro definirla se non una  nazione di citrulli?
 Sulle pagine di repubblica ( sulla romana) l'ultimo campanello d'allarme per la fine annunciata dell'Orchestra Sinfonica di Roma, fondata oltre dieci anni fa, che tiene le sue stagioni di concerti all'Auditorium della Conciliazione c che è stata diretta in tutti questi anni da Francesco La Vecchia. La fine la decreterebbe la stessa fondazione che dall'inizio si è fatta carico della sua  esistenza, e cioè la Fondazione Roma, presieduta da Emanuele Emmanuele, che ha deciso di tagliare il suo finanziamento, portandolo da 2,8 milioni a 2 milioni di Euro, mentre per gestire l'attività dell'orchestra, formata da 70 strumentisti, occorrono 3 milioni di Euro a stagione.
 Non si sono levate molte voci a favore della sopravvivenza dell?orchestra e lo stesso La Vecchia, in febbraio, si è dimesso da direttore dell'Orchestra, una decisione che avrebbe dovuto prendere da tempo per dare più possibilità all'orchestra stessa che era praticamente il  deus ex machina della stagione, con pochi altri direttori aggiunti, e non tanto di peso. Questo non ci fa naturalmente restare insensibili di fronte alla chiusura dell'orchestra. Però, a dirla in tutta sincerità, non sapremmo quale consiglio dare, a che santo votarsi? A Renzi, a Marino, e Franceschini? Manco a parlarne. Che gli frega ai tre se un'orchestra chiude? Forse Emmanuele Emanuele potrebbe ripensarci, dopo un pellegrinaggio a Lourdes? Qui serve un miracolo.

Giornalismo da elezione 2.

Franco Abruzzo, per anni a capo dell'ordine di Milano, in una lunga intervista - al Giornale - ha  esaminato alcune questioni del mondo giornalistico italiano, certamente non in buona salute. Alla domanda sulle possibili cause della crisi dei giornali in Italia, sulle sempre più basse copie vendute, ha risposto che non va sottovalutato la responsabilità dei giornalisti che ' non hanno raccontato sino in fondo la verità', divenendo perciò poco credibili e di conseguenza poco appetibili le gazzette sulle quali scrivono, e che perciò si vendono sempre meno. Nulla da aggiungere.
Finiamo con una  notizia spumeggiante,  che viene da casa Ferrari, dove ogni anno si organizza un premio di giornalismo. Il trofeo assegnato alle i vincitori delle tre sezioni nelle quali si articola il premio sono 1000 bottiglie di Ferrari a premiato. Non male. Specie quando queste 1000 bottiglie di ottimo spumante italiano finiscono alla redazione de 'Il Manifesto', per il miglior titolo dell'anno: 'Sono Stato', apparso l'aprile scorso sotto la foto di Giorgio Napolitano, rieletto presidente, meglio: riconfermato. Particolarmente felici per i giornalisti del Manifesto che da tempo che pur mangiando pizza/mortazza - non c'è cosa meglio al mondo - sono costretti a bere gazzosa, e che , d'ora in avanti, se saranno parchi, potranno ogni giorno stappare, per un intero anno e fino alla prossima scadenza del premio, due e tre bottiglie del prezioso Ferrari.

Giornalismo da elezione

Mentre scorrono veloci le ultime ore di apertura dei seggi elettorali i Italia dove i cittadini sono chiamati a dire sì o no all'Europa, come quesito principale, e poi a rinnovare due consigli regionali ed oltre 4000 consigli comunali, elezioni di ben altro peso si svolgono a Bergamo all'interno della potente casta dei critici musicali italiani, che sono ancora moltissimi rispetto al pochissimo che scrivono sui giornali, per rendere noti i vincitori del Premio Abbiati, temutissimo ed ambitissimo insieme negli ambienti musicali italiani, nonostante maligni e nemici giurati del notissimo premio abbiano messo in giro voci su presunte conventicole organizzate all'interno della  potente, come dicevamo, casta. Naturalmente votano tutti i critici presenti ed assenti e ciò da valore e peso allo storico premio, anche perché  tra di loro ve ne sono che svolgono simultaneamente il mestiere di direttore artistico in medie e piccole istituzioni e quindi  possono votare con cognizione di causa. La casta tace tutto l'anno, in qualunque questione intervengono i colleghi della cronaca, loro mai ( l'ultima volta che li abbiamo sentiti bisbigliare è stato due o tre anni fa, in occasione della querelle che oppose Isotta e Lissner); ma poi a fine stagione  con tutto il fiato che hanno in gola gridano i nomi dei vincitori. Certo da qualche tempo c'è una rivista di musica, nella quale militano felici anche alcuni di loro, titolari della critica musicale nei vari quotidiani che gli fa una vergognosa e temibile concorrenza. Avendo impostato  la sua identità  giornalistica su un 'sondaggio al mese'. Sondaggi non da poco, dai quali vengono fuori autentiche sorprese, come quando hanno decretato contro i numerosi callascettici e callasdenigratrori - e sono tantissimi- che Maria Callas è stata la più grande cantante del secolo scorso. Da anni sfoderano un sondaggio scientifico al mese, interrogando i critici dei principali quotidiani italiani, cioè gli stessi che scrivono su quella rivista e i medesimi che si riuniscono nel sinedrio bergamasco per dichiarare vincitori e vinti. Ci piacerebbe sapere, ma per semplice curiosità, come votano all'Abbiati quei critici musicali che sono stipendiati dai teatri non per scrivere critiche favorevoli ( che è sottinteso) ma per curare programmi di sala ed altro. In uno dei più recenti sondaggi hanno dato anche i punti a Lissner  - perchè solo a fine mandato?- intorno al sette, mentre invece il sovrintendente scaligero se li è dati da solo: intorno al dieci.
 Questa sera la nostra spasmodica attesa sarà rivolta interamente alle elezioni bergamasche; che volete che sia la tornata elettorale europea a confronto?

sabato 24 maggio 2014

L' Art Bonus per Repubblica finisce nella 'romana'.

Ieri il consiglio dei Ministri ha approvato il Decreto legge del m inistro Franceschini che dà un pò di fiato alle istituzione culturali italiane. In che consiste?   chi fa una donazione a enti culturali ecc.. avrà un  bonus del 65% detraibile in tre anni dal reddito, puchè non superi il 15% del redditto imponibile. Chi vorrà venire a girare film in Italia avrà benefici fiscali  di certa entità; e il fondo per salvare le fondazioni liriche  in difficoltà è stato portato da 100 a 150 milioni.
 Notizia dell'Art Bonus cosiddetto l'avevamo letto sul Messaggero, solitamente molto informato, perchè ha un filo diretto con il ministero e con Nastasi; in questi giorni ne hanno parlato - giustaamnte - anche gli altri giornali, trattandosi di una vera svolta nella politica culturale italiana - sempre che le cose non vadano a puttane come qualcuno paventa ogni volta che viene proposto qualcosa di nuovo -  Repubblica invece relega la notizia in un trafiletto della 'romana', ma soprattutto per dirci che il Teatro dell'Opera di Roma, d'ora in avanti si chiamerà 'Teatro dell'Opera di Roma Capitale'. Direte : chissenefrega. Sì certo, però una ragione c 'è  e la spiega lo stesso direttore generale del ministero, NASTASI,  sempre al fianco di Muti e mai di Abbado. Roma può aspirare all'autonomia, la stessa che la legge riconosce a Roma per il suo ruolo di capitale. E' chiara la canzone? E il debito che fine ha fatto? viene inghiottito nel vortice della funzione di 'rappresentanza' di Roma Capitale? ci pare di sentire una vecchia canzone, intonata da  Cresci e non solo da lui, la cantò anche Ripa di Meana, ogni volta che andavano a battere cassa per ripianare voragini nei conti. 
 Ora le cose devono cambiare veramente, non si può andare avanti alla maniera di sempre, nè aprire un a linea di credito eccessivo a Fuortes, solo perché bravo. Prima attendiamo di vedere un teatro davvero rinnovato e con una produttività almeno doppia quella presente che, sinceramente, crea imbarazzo anche al più solerte avvocato nella difesa del teatro dell'Opera di Roma Capitale.  

Diavoli in testa, dopo la lettura di una intervista di Rampini a Lang Lang

Questo Rampini, giornalista  di taglia superiore, non lo capisco. Perchè intervistare Lang Lang? Perchè è una star? Lo sapevamo?  Perchè è un fenomeno? Anche. Perchè forse per la muscia riesce a fare ciò che mille governi, mille leggi e mille miliardi non saranno mai capaci di fare? Pure questo lo sapevamo. E allora? Perchè l'Onu l'ha nominato 'ambasciatore di pace' e lui è orgoglioso di tale mission e che ritiene più importannte dei suoi concerti? Non è notizia fresca di giornata: e non lo è nemmeno la sua Fondazione attraverso la quale vuol fare qualcosa per tutti i bambini del mondo, non solo per la loro scolarizzazione musicale, per la loro scolarizzazione e basta. Ed anche quiesto lo sapevamo. Dunque potrebbe averlo intervistato perchè va a suonare a Milano, in Piazza Duomo diretto da Salonen, anche per avviare il conto alla rovescia dell'EXPO 2015,  al colmo delle disgrazie dell'esposizione milanese?Per questa ragione magari sarebbe stato meglio tacere, visto che il suo stesso giornale l'ha già intervistato alcune settimane fa.E allora non  sappiamo spiegarci il perché. Lo avremmo capito se , per esempio, gli avesse anche chiesto cosa pensa della libertà in Cina, perché allora sarebbe stato interessante ascoltare la sua risposta, altre volte troppo evasiva e che oggi  apparirebbe ancor più evasiva per un ambasciatore di pace.
 E allora  ci siamo chiesti, perchè mai  Rampini  abbia intervistato, nel giro di pochi mesi, a New York, Muti, Mariotti, Noseda, Netrebko ed ora anche Lang (non vorremmo dimenticarne qualcuno o mettere nell'elenco qualcuno che non c'entra)?  E lì ci è balenata in testa una diavoleria: forse ha un figlio o una figlia o una compagna che studia musica  o che sta per intraprendere la carriera di musicista e per questo s'è avvicinato alla musica, come capita solitamente all'illuminata borghesia occidentale intorno ai cinquanta? O vuole entrarci di peso? Naturalmente tale ultimo pensiero di bassissima lega l'abbiamo subito scacciato, in considerazione della fama di Rampini ma anche perché il caso di un suo altrettanto celebre collega, Caprarica, corrispondente Rai da Londra, che quand'era direttore di Radio Rai aveva fatto fare una serie di trasmissioni a Uto Ughi, perché il figlio di sua moglie studiava violino  è e resterà un  caso isolato. 
Comunque nessuno ha mai pensato che Lang sia un cialtrone, come magari lo è qualche pianista/compositore/classico/contemporaneo di casa nostra; Lang è certamente un  pianista, non ci sembra un grande pianista, e il fenomeno Lang, con tutta la simpatia che gli va riconosciuta, senza un accurato marketing non sarebbe mai esploso.

venerdì 23 maggio 2014

Ultimissime dalla palude della politica italiana

Sembra che quando ha avuto la notizia ufficiale riguardante Sandro Bondi, suo fedelissimo e devoto poeta, del suo abbandono del ruolo di coordinatore ed amministratore del partito, Berlusconi si sia lasciato sfuggire - lui che non ha mai detto parolacce e mai neppure cose sconce, semmai pensava di farle senza dirlo anche se non le ha mai fatte - una di quelle frasi che ogni giorno escono dalla boccaccia di Grillo, conterraneo della coppia Bondi, insomma un vaff... con tutti i crismi. E che quando  lo stesso Berlusconi ha reso noto che l'amministrazione del partito la PASSAVA a Maria Rosaria Rossi, già sua fedelissima 'femme de chambre' - a proposito: ma la Rossi non è un deputato? quando va in Parlamento se sta sempre al servizio del suo capo, più insostituibile della stessa giulietta-Francesca Pascale?- dal partito s'è levato un  coro generale di protesta. E che Berlusconi abbia mandato a dire a tutti: volete vedere che se chiudo i rubinetti restate tutti senz'acqua? che tradotto voleva dire: i soldi, tutti questi anni, chi li ha messi? e allora dispongo come mi pare dell'amministrazione dei medesimi.
Ma la vera notizia di queste settimane precedenti le elezioni europee ed anche, in alcuni casi, amministrative è che il condannato  per frode fiscale Berlusconi, affidato ai servizi sociali, invece  che ai domiciliari come un tribunale di gente che decide avrebbe dovuto fare, ha fatto campagna elettorale come un qualunque cittadino italiano che gode dei diritti civili, dei quali pure è stato privato Berlusconi che, difatti, non può votare. Questa è la vera anomalia: un signore condannato per frode fiscale che predica ai cittadini italiani come uscire dalla crisi e come  venire incontro alle richieste della ggente. Non più con i soldi suoi, ma con quelli degli altri, di tutti, con i soldi che con la frode fiscale, lui ha contribuito ad asciugare.
 Infine. Perchè Renzi non ha mai citato, nel corso dei suoi numerosissimi interventi pubblici e televisivi, la scadenza della prossima presidenza italiana dell'Unione europea, che scatterà all'indomani delle elezioni; per quale sarebbe davvero destabilizzante,  ed incomprensibile per i nostri partners europei, se coincidesse con lo sfascio, ultimo in ordine di tempo, della politica in Italia?

MIA, che San Carlo!

 Oggi va di moda la fotografia? Ma no, la moda della fotografia  non è mai passata. Solo che oggi,  quando per la prima volta interessa luoghi specifici dedicati alla musica, come il meraviglioso San Carlo ed alcuni spettacoli ivi ospitati, approda ad una fiera internazionale, al MIA- che sta per Milan Image Art Fair- di Milano.
 Qualche giorno fa avevamo già parlato di fotografia, quando dal Comunale - pardon: Opera - di Firenze ci giungeva notizia dell'utilizzo di foto per arredare il foyer ed altri spazi del nuovo teatro d'opera fiorentino. Avevamo scritto che l'Opera nuova,fiorentina  - 'incompiuta' e già alla seconda non ultima e neppure definitiva inaugurazione - non poteva vantare primato alcuno, essendo grandi foto già visibili nel circolare foyer dell'Auditorium di Roma, da prima che il teatro fiorentino venisse progettato.
 Napoli ora, mostra fotograficamente in una esposizione internazionale non solo artisti e spettacoli, bensì il suo storico teatro, attraverso immagini firmate da Jodice, Ferri, Romano e quella Claudia Hofer che, nel recente passato, proprio di Napoli, ci ha mostrato foto bellissime della Biblioteca dei Girolamini depredata, con la complicità silenziosa del Ministero, da quel ladrone farabutto di De Caro, messo lì da Galan, cui l'aveva segnalato l'amico bibliofilo Dell'Utri, ora  detenuto in Libano.
 L'iniziativa napoletana è stata assunta dal famosissimo MEMUS- Museo ed Archivio storico - del San Carlo, dove il grande e grosso direttore generale dello spettacolo, Nastasi, ha parcheggiato in qualità di 'coordinatrice' la sua Giulietta, Minoli. 
 Forse, alla prossima edizione del MIA, l'Opera di Firenze e l'Auditorium di Roma, per non essere secondi al San Carlo, parteciperanno esponendo foto che ritraggono pareti piene di foto dei rispettivi siti musicali.

giovedì 22 maggio 2014

Storie epistolari di Callas e Verdi e altre storie

"Se io fossi al governo non penserei al bianco, rosso...penserei al pane da mangiare',  scriveva Giuseppe Verdi - mai parole furono più attuali in un'Italia che oggi  sembra un set cinematografico brulicante di pagliacci, mentre la povertà si allarga sempre più - all'amico Arrivabene, come si legge in una delle 82 lettere del grande compositore messe all'asta da Bolaffi, al prezzo di partenza di 150.000 Euro, lo scorso 13 maggio, e restate invendute. Mentre immediatamente nella medesima asta un privato inglese ha acquistato le lettere che Maria Callas aveva scritto alla sua maestra Elvira de Hidalgo, per la somma di 79.000 Euro. Un destino strano: si acquistano  le lettere di una cantante, per quanto fondamentale nella storia dell'interpretazione, mentre quelle di un genio giacciono  nel caveau della Bolaffi. Non è proprio così che sono andate le cose. Lo Stato italiano ha avanzato il suo diritto di prelazione su un carteggio così importante di Verdi, ma poi si è tirato indietro, non permettendo che venissero vendute e defilandosi, almeno fino ad oggi, dall' acquisto. Bolaffi, considerata l'importanza di tale carteggio, ha deciso anche di rinunciare alla sua percentuale, purchè le lettere restino in Italia ed ha lanciato l'idea di una sottoscrizione fra quanti tengono all'arte italiana, per l'aquisto del carteggio da destinare ad una biblioteca o museo. Stiamo parlando di 150.000 Euro che, decurtati dei 35.000 di provvigioni, sarebbero poco più di 100.000 Euro. che lo Stato italiano- VERGOGNOSAMENTE- dice di non avere, stando ai fatti.
 Ma il caso Callas-Verdi rimanda anche ad un altro cattivo costume che mette quasi sempre gli interpreti al disopra dei compositori. Basti pensare alla cartellonistica dei concerti. In grande, al centro del manifesto, il nome del cantante e dello strumentista, in basso e a caratteri appena visibili: musiche di Verdi, Beethoven.
Un'altra storiella, secondo noi anomala, racconta la cronaca di questi giorni. A Roma si parla di 'rimescolamento' nella giunta Marino. fra gli assessori che lascerebbero ci sarebbe anche la Barca, al suo posto arriverebbe - udite udite- Giovanna Marinelli vecchia conoscenza del PCI ( PD) romano e militante nelle truppe veltroniane. Marinelli, a capo della Commissione cultura del Comune - il posto che ora tiene la Di Biase, compagna di Franceschini - all'epoca di Veltroni, prima che  mollasse tutto per andare in  Africa dove poi non è più andato, premiò tutti i suoi più stretti collaboratori, da Verini regalandogli il Parlamento, alla Madia, figlia di un suo stretto collaboratore defunto improvvisamente ed ora addirittura ministro (sulla quale la nostra  modesta opinione, dobbiamo ammetterlo,  sta diventando positiva) alla Marinelli mandata a dirigere il teatro di Roma, a Sturm Truppen, il suo amico scrittore fiorentino dal nome impronunciabile spedito alla Rai o all'Agis e poi al Comunale di Firenze. non ricordiamo più da quale di queste caselle cominciò il viaggio premio pagato da Veltroni. 
Veltroni, in questi giorni di elezioni è riapparso all'orizzonte e sui giornali, con il suo film su Berlinguer e accanto a Rutelli, ed alle spalle di ambedue il grande grosso Goffredo Bettini, il vero burattinaio dei due che ancora riesce a piazzare,  anche con Marino, le carte del mazzo d'una volta.
Franceschini infine pare abbia fatto varare dal Consiglio dei Ministri, il decreto per il quale chi devolve una somma al settore della cultura e dei beni culturali potrà detrarsela al 65% dal reddito. Finalmente una  buona notizia. speriamo che non resti solo notizia.

mercoledì 21 maggio 2014

Difendersi dallo Stato

Ascoltate questa storia. C'era una volta....
un cittadino italiano che, andato in pensione dopo aver insegnato in vari ordini di scuole statali italiane per 42 anni,  si ritrova la cosiddetta indennità di fine servizio, come oggi la chiamano (in pratica la liquidazione) calcolata sulla base di 32 anni, decurtata cioè di 10 anni, che sono un periodo sufficientemente lungo, perchè il danno  non venga rilevato e passi, di conseguenza, inosservato.
 Che cosa è accaduto?
 Il cittadino italiano in questione inizia ad insegnare nelle scuole superiori statali romane nel 1972, con un incarico annuale che, però, trattandosi di insegnamento di Religione, viene a tutti gli effetti considerato alla stregua degli incarichi a 'tempo indeterminato'. Non si dimentichi che gli insegnanti di Religione, in Italia, non sono mai considerati di ruolo, ma a tutti gli effetti giuridici e retributivi è come se lo fossero. Questo anche sarebbe da ricordare all'INPS che sicuramente conosce la questione ed ora fa finta di nulla. L'insegnamento di Religione si protrae fino al 1982, dieci anni esatti, quando quel cittadino-insegnante passa nei Conservatori statali di musica, dove ha ottenuto la cattedra di 'storia ed estetica musicale'; fino all'89, con incarichi annuali, e dal 1989, di ruolo presso il Conservatorio aquilano 'A. Casella', dove vi resta  fino al 31 ottobre 2013, quando cessa il suo servizio.
 Dal mese successivo - novembre 2013-  riceve la meritata pensione, calcolata giustamente sull'intero periodo di insegnamento, effettuato sempre in scuole statali, e, udite udite, ai primi giorni di dicembre, gli viene liquidato, con apposito decreto dell'INPS, la cosiddetta 'indennità di fine servizio' . Ma da tale decreto scopre che gli anni presi in considerazione ai fini della liquidazione dell'indennità di fine servizio, sono soltanto quelli che vanno dal 1982 - anno in cui prende servizio come insegnante di Storia ed estetica musicale nei Conservatori statali italiani - al 31 ottobre 2013. Dunque mancano 10 anni. E apprende anche che gli anni pre ruolo sono stati riscattati.
 Fa immediatamente ricorso all'INPS segnalando la vistosa ed ingiustificata anomalia, e di tale ricorso  invia , come logico, copia anche all'Amministrazione del Conservatorio.
 Gli viene detto che dalla documentazione presente nel suo fascicolo, manca la dichiarazione specifica per i dieci anni in cui ha insegnato 'Religione' nei licei romani', che attesti se gli istituti interessati hanno versato o meno  i relativi contributi per conto 'opera di previdenza'. Insomma lo Stato ha versato a se stesso i contributi per la pensione, ma oltre questi le rispettive amministrazioni scolastiche devono dichiarare se per lo stesso periodo hanno versato anche i contributi in 'conto opera di previdenza', relativi quindi alla cosiddetta liquidazione o indennità di fine servizio.
Tali certificazioni vengono richieste perchè l'INPS - gli viene detto - è diventato fiscale, e perciò esige dalle amministrazioni statali l'attestazione specifica relativa al versamento dei contributi agli enti di previdenza statali che nel corso del lungo periodo di insegnamento sono, per decisione dello Stato, cambiati. Ma sempre statali sono rimasti.
Mentre si producono tali attestazioni - che giustamente da parte delle Amministrazioni vengono ritenute perfino ridicole, consigliando la logica comune e non quella dell'INPS, secondo la quale tali contributi prescritti dalla legge lo Stato per primo non può evadere, giunge lettera raccomandata dell'INPS all'Amministrazione del Conservatorio ed al diretto interessato, nella quale  si dà parere sfavorevole al ricalcolo della liquidazione relativa ai dieci anni mancanti.
 Insomma cosa sarebbe accaduto? Sarebbe accaduto che negli anni - quarantadue sono tanti perché si possa immaginare che le cose in Italia non cambino - sono cambiati gli enti di previdenza cui fare riferimento, i periodi pre ruolo nell'insegnamento del Conservatorio sarebbero stati riscattati, mentre i dieci precedenti in altro insegnamento, dove non esiste un ruolo!!!, ma sempre statale, e senza alcuna interruzione fra un insegnamento e l'altro, e dunque ininterrottamente dal novembre del 1972 e fino al 31 ottobre 2013, i cui versamenti venivano fatti all'epoca all'INPS, non possono essere conteggiati ai fini della liquidazione.
 Il cittadino in questione, che è lo scrivente(perdonate  a Cicero  se scrive pro domo sua) ingiustamente defraudato di un suo diritto, intende ricorrere presso l'INPS e, nel caso, rivolgersi  agli enti di assistenza per vedersi  garantiti e  tutelati i suoi diritti  di dipendente pubblico. Perchè se, poi, deve anche difendersi dallo Stato LADRO e IMBROGLIONE allora la storia è davvero grave.

martedì 20 maggio 2014

Le fondazioni liriche che non stanno nei cuori degli italiani

Il ministero dell'Economia ha reso noto i dati relativi alla destinazione del 5x1000 dell'anno 2012, come risulta dalle dichiarazioni dei redditi dello scorso anno. In totale i cittadini italiani hanno destinato  265 milioni di Euro circa alle 34.000 associazioni ed istituzioni  che ne  hanno diritto, per autorizzazione dello Stato. Ha beneficiato più di tutti Emergency  con  oltre dieci milioni di Euro, e tale destinazione è facilmente comprensibile e a causa delle visibilità degli Strada e, soprattutto e principalmente,  a causa dei vari fronti umanitari sui quali la benemerita associazione è impegnata.
 Complessivamente, si viene poi a sapere,  alle Fondazioni liriche sono stati destinati dagli italiani 450.000 Euro circa, distribuiti non  equamente. In cima alla classifica delle donazioni c'è una non fondazione e cioè l'Orchestra Verdi di Milano che ha avuto oltre 90.000 Euro, per numero di sottoscrittori invece al primo posto è il Regio di Torino - lo era anche negli anni passati come avemmo modo di sottolineare in un nostro intervento sul bimestrale Music@. Nel quale però sottolineavamo che tali dati mettevamo in evidenza un aspetto davvero deludente è cioè la disaffezione del popolo italiano verso le sue istituzioni musicali e, potremmo anche dire, generalizzando, verso l'intero mondo della cultura. Sorprendente? Non tanto se tale disaffezione e distrazione continua, atavica, è un dato costante dello Stato italiano, che a tale settore destina una cifra assolutamente irrisoria, quasi un insulto od uno schiaffo in pieno viso,  e dei vari ministri che si sono succeduti al Collegio romano - e Franceschini, a dispetto delle dichiarazioni, non sembra fare eccezione. E il finto successo della 'notte dei musei' non deve condurre a conclusioni trionfalistiche, errate ed avventate.
 Del resto, giunti alla vigilia delle Elezioni europee, sa dirci qualcuno se ha mai ascoltato, nei vari comizi nelle piazza o in televisione, parlare di cultura, dell'importanza che in tale settore avrebbe far sentire la voce italiana a Bruxelles. S'è letto , per caso, negli elenchi dei candidati, il nome di qualcuno in grado di Illustrare con la necessaria COMPETENZA e PASSIONE le ragioni di tale settore strategico per l'avvenire dell'Italia?
E, per finire, ora che siamo alla conclusione della stagione televisiva dove imperversano i dibattiti sui più vari argomenti con opinionisti che non sanno di nulla ma  pontificano su tutto - LAUTAMENTE COMPENSATI - s'è mai ascoltato parlare di cultura, se non di passaggio e di straforo, dopo naturalmente  essersi scusati con i telespettatori che si ritengono disinteressati, estranei all'argomento?
 Altro che il tesoro dell'Italia. Questa è la nostra vergogna. E dai dati del 5x1000 viene l'ennesima conferma.

Giovanni Floris e Angela Buttiglione. Due casi della medesima RAI sprecona

Giovanni Floris, il camminatore instancabile di Ballarò, si è risentito quando ha avuto davanti a sè Renzi che gli diceva essere giunto il tempo di qualche sacrificio anche in Rai, visto che tutto il paese stringe la cinghia e molti  altri settori,  privilegiati, qualche sacrifico sono chiamati a farlo, o l'hanno già fatto.  Non crede che la richiesta di sacrifici alla Rai, favorisca Mediaset - gli ha chiesto, malandrino, ma non del tutto disinteressato  il Floris?  Se Gubitosi non riesce a trovare i soldi che il governo gli chiede di girargli,  dovrà necessariamente mettere mano a tagli per compensi. Anche di Floris, perchè no? Perchè il nostro camminatore, quando il suo programma ha cominciato ad avere successo, per il suo alto senso di appartenenza a mamma Rai, ne è uscito e si è fatto fare un  contratto di collaborazione, molto più remunerativo (400.000 Euro circa o forse anche più)  per tutto il tempo che farà su e giù per Ballarò. Con la clausola che, alla fine del programma, rientrerà in Rai come dipendente.  Che dire? Che anche Floris il suo orticello sa coltivarselo, e di mamma Rai se ne fotte, come dimostra la sua uscita e la clausola che lo riammetterà.
 Anni fa, non molti, ci colpi leggere sui giornali dell'uscita dalla Rai di Angela Buttiglione, sorella del grande filosof, che in questi giorni  e tornato agli onori della cronaca per il disciolto, anzi scomparso, patrimonio immobiliare dell'ex DC.
 Angela Buttiglione,  direttore generale Mauro Masi, altra bella persona e manager integerrimo, ottenne dalla Rai una buonuscita di 1.000.000 di Euro circa. Sì avete letto giusto. Era il 2010. Si pagava lei che ne usciva da direttrice della TGR e si pagava anche il legame di sangue con il fratello filosofo, noto esponente politico in quota Berlusconi?  Masi, che  le concesse tale principesca buonuscita, è stato successivamente indagato dalla Corte dei Conti per DANNO ERARIALE.
Ma ci colpì leggere anche che la buonuscita così corposa era dovuta ad un patto sottoscritto dalla Buttiglione con la Rai, munifica, all'atto della sua pensione: il patto di non danneggiarla, passando al nemico che, prontissimo, l'avrebbe  accolta  a braccia aperte, dati i suoi straordinari trascorsi giornalistici. Questo non poteva farlo, seppur tentata da mille proposte.
Ci venne da pensare, malignamente, che quella buonuscita la Buttiglione la meritava per il fatto che FINALMENTE andava via dalla Rai, la quale certamente non avrebbe sofferto la sua assenza, e dalla quale non sarebbe potuta essere, nel caso, più danneggiata.
 Dell'Angela non si è mai più sentito parlare; mentre, invece,   ora sbraita rabbioso  Floris per paura  di perdere quel suo privilegio economico e contrattuale.

E' successo un fatto strano

Finalmente, si dovrebbe dire, hanno fischiato - se la cosa non suonasse  espressione di chiusura totale verso il nuovo.  Una reazione, quale che sia compresa questa, è sempre da preferire all'ascolto apatico, svogliato e disinteressato. E' accaduto a Milano, nel tempio scaligero, dove evidentemente da tempo non entra la musica d'oggi - non sappiamo spiegarlo altrimenti - in occasione dell'ennesimo 'Progetto Pollini', nel quale il celebre pianista mette accanto, senza soluzione, autori di ogni epoca, compresi della nostra, contemporanea si dice. La sua firma ed anche la sua presenza sono stati sempre in questi ultimi anni ed in ogni parte del mondo, garanzia di successo e sicurezza di accettazione, quale che sia il repertorio proposto. Anche quando va a sfruguliare le orecchie degli ascoltatori che sono  lì per ascoltare Pollini  che suona Beethoven , ma anche Boulez, e Stockhausen o Sciarrino e Manzoni (come è accaduto anche di recente)e poi si ritrovano ad ascoltare  Helmut Lachenmann, come accaduto appunto alla Scala giorni fa. Si tratta di uno dei compositori più noti, la cui presenza in palcoscenico come voce recitante, invece che essere motivo di attrazione ulteriore, ha scatenato una bordata di fischi ed addirittura insulti: fuori dalla Scala!- questi ultimi  da evitare, anche in casi di drammatica incomprensione della musica.
 Pollini, con i suoi 'Progetti', esportati ovunque, prosegue la sua azione missionaria nei confronti della musica di oggi. E bene fa, come del resto ha fatto in questi anni anche Boulez. Solo che, essendo la musica di oggi praticamente bandita dalle più importanti sale da concerto del nostro paese, quando la si presenta, al pubblico viene da dire: ma come si permettono!- ed anche con qualche ragione.  E cioè per la ragione che la musica di oggi la si ascolta ormai nei rari, rarissimi festival di musica d'oggi, dalla Biennale a Milano Musica, a Nuova Consonanza, dove nessuno fischia né fischierebbe, perché in quei luoghi appaga il senso di appartenenza, e basta quello per gli ascoltatori disposti ad ascoltare ( subire) qualunque cosa gli venga loro proposto. Senza fiatare. Invece, la musica di oggi, anche quella andrebbe regolarmente inserita nella programmazione che è prevalentemente imbastita sulla musica dell'Ottocento e del primo Novecento, senza strafare e senza esagerare. Come fa, semel in anno, l'Accademia di Santa Cecilia, che incarica Pappano, con il suo carisma ed appeal, di dirigere,  dopo averla presentata con cura quasi amorevole al pubblico.
 L'assenza regolare della musica d'oggi nei nostri cartelloni genera, e genererà ancora simili salutari , anche quando sono scomposte, reazioni. Che comunque non possono essere considerate dai compositori che si consolano andando con la mente ai celebri fiaschi di grandi capolavori  anche del  recente passato (su tutti 'Le sacre' ), come passaporti per l'eternità. Intanto registriamo i fischi, come segno di un pubblico che non si  è del tutto addormentato.

domenica 18 maggio 2014

Troppo disastrosa la Notte dei Musei per cantare vittoria

Tutti cantano vittoria all'indomani della 'Notte dei Musei', dimentichi delle polemiche non pretestuose della vigilia, degli scioperi dei custodi al Colosseo ed a Pompei, e del numero chiuso adottato per limitare lo scandalo internazionale, dei recenti crolli  del tetto alla Reggia di Caserta, ed anche a Pompei, delle esercitazioni militari segnalate, con immagini inequivocabili, da alcuni giornali, nella valle dei templi di Agrigento. Perciò vedere quelle immagini di Franceschini che, per cantare vittoria, si fa un autoscatto per la rete mostrando 1 Euro, che è il prezzo popolare per visitare  musei, siti archeologici, monumenti ed altro nella fatidica notte, viene davvero da piangere.
 Se ancora una volta gli italiani, ed anche gli stranieri che lo fanno da più tempo e con più convinzione di noi, hanno dimostrato l'interesse per il nostro belpaese, facendo file interminabili davanti agli ingressi dei musei aperti, il Ministro piuttosto che cantare vittoria,  faccia tornare almeno un'altra volta nel corso dell'anno la 'Notte dei Musei', e dimostri ai cittadini che torneranno a visitarli - potrebbero essere in taluni casi gli stessi che approfittano del prezzo popolare d'ingresso - che qualcosa è stato fatto nel frattempo: magari tetti riparati, più custodi per non vietare l'ingresso a tutti quelli che lo desiderano, ridurre le file con sistemi praticati in tutto il mondo - si informi in uno dei suoi prossimi viaggi all'estero. Insomma dimostri a distanza di sei mesi fra una 'Notte' e l'altra che qualcosa si muove. Altrimenti sarà come tutti gli altri suoi predecessori,  intronati al Collegio romano per volontà del capo, assolutamente inadatti a quella poltrona, oltre che incapaci ed incompetenti. Da poco dopo il suo insediamento, egli va dicendo che per Pompei i soldi ci sono; per il Colosseo i lavori sono per fortuna iniziati ( e non per merito suo!); ci sono i soldi anche per Caserta; insomma che quel che mancava, cioè i soldi, ora ci sono; allora che aspetta a cominciare i lavori e a dimostrarci non a parole soltanto che il suo ministero è - come va dicendo - il più importante  del nostro paese e quello al quale l'attuale gabinetto Renzi  rivolge una particolare attenzione?

Cambiano facciata

E' davvero curioso che in tempi in cui è di moda rassicurare con un solenne 'ci metto la faccia' molti di coloro che hanno responsabilità nella società,  non solo politiche, si preoccupino, invece, di cambiare soltanto facciata.
Quando cambiano i gestori di una istituzione, come te ne accorgi? non dall'aria nuova che senti spirare  là dentro. No, si cambia la grafica del sito e la linea grafica dei prodotti editoriali del'istituzione. A noi quei manifesti, e relativi programmi, di Santa Cecilia su carta beige con cornice marrone, così semplici, così eleganti ed eloquenti ci mancano. Crediamo che li abbia conservati solo La Scala, e bene ha fatto. Quelli non c'era bisogno di cambiarli ad ogni cambio di gestione, mentre quelli nuovi, ad ogni tornata di nuovi padroni, si cambiano.
 Accade anche nei telegiornali. Il primo segno del cambio di direzione te lo dà la diversa grafica ed anche, in taluni casi, la diversa sigla, o la postura del lettore ( in piedi, seduto, a tre quarti, frontale, fisso, in movimento)  non un  modo nuovo di fare il telegiornale che sarebbe più auspicabile e  più necessario della diversa grafica, del colore dello sfondo, dello studio ecc...
 C'è anche il caso che  la scelta di cambio facciata assunta da un amministratore se la ritrovi il suo successore, per i tempi lenti della nostra burocratica inefficienza. Come sta accadendo a Roma in questi giorni, con la discussione sul nuovo 'logo ' della città voluto da Alemanno e che Marino ora dovrà decidere di cambiare  o no; dove sarebbe auspicabile che lasciasse quello storico della capitale, con la lupa ed i gemellini fondatori. c'è poco da fare i barbari so no barbari. Ci fece un gran brutto effetto la prima volta che entrammo nella sala consigliare del Campidoglio e vedemmo i nuovi arredi, assolutamente fuori posto in quella sala;  ci siamo ancor più convinti dopo quella orrenda vista che se ci fosse capitato di andare a casa del sindaco che l'aveva voluto( Alemanno?), si sarebbe manifestato davanti ai nostri occhi  un moderno museo dell'orrore, senza pagare biglietto.
 Stesso discorso si potrebbe fare per certe piazze diventate anticamere di cessi pubblici,  pali di illuminazione in stridente contrasto con il paesaggio urbano e tanti altri segni del passaggio dei nuovi barbari.
Oggi sovroccupati a intitolare a uno o all'altro sale, strade, ponti ( a proposito di ponti , il cosiddetto ponte della musica, il giocattolo costosissimo voluto da Veltroni a nostre spese s'intende, intitolato da Alemanno a Trovajoli, anche nei giorni  degli Internazionali di tennis viene percorso giornalmente - come segnalato da un  lettore del Corriere- da non più di una decina di persone al giorno). L'ultima è di pochissimi giorni fa; il 'Teatro studio' del complesso dell'Auditorium viene intitolato, non senza ragione, a Gianni Borgna, il bravo assessore  comunale e presidente di Musica per Roma. Noi che credevamo che il primatista delle intitolazioni fosse il celebre Mollicone, abbiamo dovuto ricrederci: forse verrà superato dall'attuale presidentessa della Commissione cultura del comune - spetta a lei la proposta  e la necessaria valutazione? - che in pochi mesi ha già pensato di intitolare una strada a Berlinguer ed una sala a Borgna.
 A darci un filo di speranza che non tutto il mondo segue questo andazzo, è il faccione di  Marzullo che, dopo mesi di assenza, è tornato ad illuminare la notte di Rai Uno, divenuta troppo buia senza la sua di faccia, nonostante che nulla fosse cambiato anche senza i.l suo faccione.

Fotografie a Firenze

In sala c'era il Presidente del Consiglio, ex sindaco di Firenze, ed altri notabili. Fuori la bella ministra Boschi, di rosso scollatissima, che ha sentenziato: Firenze si meritava un'opera come questa. Giusto. ma  si meritava anche altro? cosa? Sul 'Corriere Fiorentino' si legge a chiusura della cronaca mondana: ' In sala le note di Puccini, Ravel Verdi'. Un giornale dall'antica tradizione che scivola su questa buccia di banalità... Che significa 'le note di...' ? Si voleva  dare ad intendere che in sala  accadeva dell'altro sulle note di... Il Corriere l'ha capito che si trattava dell'inaugurazione (anche se finta e a metà) di un teatro d'opera?
Nel quale teatro, prima volta al mondo, la fotografia diventa un elemento stabile d'arredo. Bugia! la nuova incaricata della comunicazione non è mai venuta neanche a Roma, nella sua precedente vita di  scrittrice, dove da tredici anni a questa parte numerose foto di artisti sono appese alle pareti del foyer e dei corridoi? Dunque non è la prima volta. Anche a Roma, prima che a Firenze, vi sono foto di grande formato appese stabilmente,  ed altre che sono apparse e scomparse  in occasione di mostre fotografiche , naturalmente legate alla musica ed all'attività dell'auditorium. Dunque niente di muovo sotto il cielo fiorentino, che non si fosse visto già sotto il cielo di Roma. E poi c'è quella pubblicità per la quale l'Opera di Firenze deve aver pagato un genio della comunicazione: 'Silenzio, lo spettacolo sta per cominciare'. Sarebbe stato molto più incisivo: 'Fate casino, lo spettacolo sta per cominciare'. S'è sentito, forse a Firenze, in qualche occasione, un gran casino prima di uno spettacolo, perciò il richiamo.
 Roma e Firenze sono legate anche da qualche vizio che comincia a diffondersi così tanto da fra temere un'epidemia. Sul sito degli 'Amici della Musica' di Firenze retta da secoli da Passigli presidente  e da Domitilla Baldeschi direttrice artistica, si legge di una lettera di protesta del presidente, che lamenta l'assenza sempre più accentuata di regione provincia e comune fra i finanziatori della benemerita associazione. E per dare il senso del valore delle attività dell'associazione, specie in campo
concertistico,  la lettera cita nomi di esecutori di grande livello,  tutti stranieri, neanche  un italiano. La stessa cosa che accade a Roma, nell'antichissima Accademia ceciliana, retta anch'essa da secoli da Cagli, dove gli artisti italiani latitano, come abbiamo ancora una volta segnalato  di recente, all'annuncio della prossima stagione sinfonica e cameristica.  I vizi passano da una istituzione all'altra con più facilità e velocità delle virtù.
Spulciando nel sito della associazione fiorentina, notiamo anche il nome dell'addetto stampa, un giornalista, nel cui curriculum si legge che è critico musicale del 'Corriere fiorentino', e forse fa anche qualche altro mestiere,  che sarebbe per lui il terzo .  Insomma anche il vizio di tenere  il piede in due scarpe è sempre più diffuso. Come si  fa a non capire che l'addetto stampa di un ente non può contemporaneamente fare il cronista di giornale, per giunta nel medesimo settore, per il quale reclamizza, pagato, la merce della sua associazione?

venerdì 16 maggio 2014

Sta a Roma la merda italiana, non alla Scala

Sabato,cioè domani, c'è la 'Notte dei Musei'. Musei siti archeologici monumenti aperti per la gioia dei turisti stranieri e degli italiani che, una tantum, dedicano tempo alla scoperta di bellezze del proprio paese verso le quali si dimostrano forse distratti nel resto dell'anno. Bene, anzi benissimo. Senonchè succede che il Colosseo, il nostro massimo monumento, sarà aperto a metà. Vi potranno entrare solo 3000 visitatori, in sei turni da 500 ognuno, ogni mezzora. Perché questa restrizione nella 'Notte dei Musei'? Perché i custodi non sono disponibili; non tutti, una ristretta minoranza sulla decina che ogni giorno vigilano su un monumento, il più visitato, che meriterebbe ben altra cura e più folta vigilanza. Ora di quella decina alcuni non sono d'accordo a presentarsi, non accettano l'intervento di esterni, neppure di volontari, tenendo così in ostaggio tutti gli altri e facendo fare a Roma, al ministero ed alla sovrintendenza, ma anche al comune, una pessima figura, proprio nella 'Notte dei Musei'. Indisponibili a tutto, disponibili solo ad 'aprire un tavolo'. Rovesciateglielo addosso quel tavolo; basta con queste tavolate di inutili trattative che non conducono a nulla o, nel migliore dei casi , alla peggiore conclusione ( il tavolo del Cda scaligero insegna!). E il ministro decisionista? non può far nulla? ma come non può far nulla?
 Calma. Una cosa sembra l'abbia fatta, anzi stia per farla, ma non riguarda direttamente il 'caso Colosseo'. Presenterà al prossimo preconsiglio dei ministri e subito dopo alla prima seduta utile, regolamentare il cosiddetto 'Art Bonus' - rivela Rita Sala sul Messaggero. I privati che devolveranno al settore culturale alcune risorse avranno un più consistente bonus fiscale, del 60% nel 2015, del 50% l'anno successivo. Ora è solo una notizia, anzi l'annuncio di una notizia, troppo presto per cantare vittoria e cambiare marcia.

E' tosto questo Pereira

Contrariamente a certe apparenze, il Pereira frequentatore di salotti,  fidanzato con la giovane stilista orientale, dimostra di essere tosto, tostissimo. Ha già risposto alla richiesta della Scala, uscita solo in serata, almeno stando alle rivelazioni del Corriere, l'unico ad essere informato: restare fino alla fine del 2015, firmando fin d'ora la sua decadenza a tale data, e da ora al 30 settembre affidamento alla balia del CDA scaligero, nel quale siede anche l'irremovibile, irreprensibile Tagliabue, in rappresentanza della Regione  Lombardia, presidente di SEC. Per lui ciò che ha fatto Pereira è un 'vulnus alla reputazione del teatro'; peccato che Tagliabue non si sia mai informato e mai reagito altrettanto duramente ai 'vulnera' che la regione Lombardia ha inferto al buon nome dell'Italia ed alla moralità pubblica, con gli scandali della Sanità, delle mazzette prima e dopo l'EXPO. Ma certo non si può chiedere ad un solo uomo di prestare attenzione a tutto.
 Fatto sta che Pereira non ha inferto vulnus alcuno alla reputazione del teatro, semmai - secondo la sua linea di difesa - avrebbe acquistato a prezzi calmierati alcune produzioni del più importante festival estivo, quando non aveva ancora titolo per farlo. Poi comunque qualcuno dovrebbe spiegarci la ragione della sua nomina prima ancora di prendere possesso della stessa. Se qualcosa di illegale c'è stato questo non è stato nè un furto nè una mazzetta. Sia detto a futura memoria della Regione Lombardia.
 Ora Pereira dimostra di avere carattere, accetta le condizioni della Scala, ripromettendosi di dimostrare che lui il mestiere di Sovrintendente lo sa fare egregiamente, nella speranza di essere riconfermato a fine 2015, dai fatti, che gli faranno riguadagnare la fiducia del Cda scaligero e forse anche dell'integerrimo Tagliabue. Noi, se proprio volete sapere, al posto suo, avremmo sbattuto la porta e lasciato tutti nella merda. La solista merda italiana.  Nel mondo delle istituzioni musicali dove Pereira è conosciuto da tempo, la stima non l'ha persa. Perciò si metta l'anima in pace la Aspesi che oggi scrive su Repubblica: con quale faccia si presenterà nel mondo Pereira, come potrà ottenere fiducia? Gentile Aspesi  con la faccia sua, perchè Pereira non l'ha persa la faccia e la fiducia. E' stato, ribadiamolo, solo 'inavveduto', e forse è  andato un pò oltre i suoi compiti. Ciò detto, la questione è chiusa con una figuraccia non tanto di Pereira, quanto della Scala che ancora una volta si dimostra incapace di assumere una decisione ragionevole, preferendone una pasticciata, che certamente non fa bene al nome della Scala.

giovedì 15 maggio 2014

La Scala e la vergogna dell'indecisione

Continua l'indecisione del CDA della Scala, con Pisapia che sta a guardare moderno Pilato, sul caso Pereira. Ci avevano detto che oggi sarebbe stata la giornata decisiva,  che dal CDA sarebbe uscita la risposta defnitiva sul rapporto fra teatro e Pereira, meglio di Pereira con il teatro. Ed oggi, il CDA risulta ancora spaccato;  le prime indiscrezioni danno in aumento il fronte contrario alla permanenza di Pereira, ma il fatto che in questo fronte primeggi la Lega dovrebbe far decidere il fronte opposto a votare immediatamente la permanenza di Pereira in teatro (cosa c'entra La Lega con La Scala, oltre la presenza di Maroni,governatore?). Perchè questo tira e molla alimenta alcuni paragoni sacrileghi, fra il marcio milanese attorno all'Expo e il caso Pereira-Salisburgo. Pereira avrebbe commesso un illecito amministrativo - diciamo così, anche se non ne è del tutto chiara la consistenza e chiaro non è neppure il ruolo di Lissner - ma non ha rubato come i rappresentanti di tutti i partiti, a Milano, negli affari dell'EXPO. A Salvini che si è presentato in Piazza Scala con un sacco e vi ha rovesciato dell'immondizia andrebbe chiesto se quella immondizia l'ha raccolta facendo finta di ripulire la sede della Lega dai rifiuti che il cerchio magico, i figli del capo, l'amministratore piemontese  vi hanno accumulato con furti reiterati di soldi pubblici, ad uso di  impresentabili analfabeti. Come altro definire i figli del Bossi, se non ladri abituali ?
 Ieri, poi, Lissner, ha fatto il bilancio del suo periodo a Milano, ed ha detto che a Parigi gli mancherà l'adrenalina ed anche qualche altra cosa. Però, ha voluto anche lui inzuppare il pane come si dice  nel caso Pereira,  facendo rilevare che il futuro sovrintendente ha cambiato qualcosa nella programmazione già predisposta, ma della quale lui non si impiccia, come non si è impicciato nella programmazione di Parigi già predisposta dall' attuale sovrintendente. Ma allora perchè lo denuncia? E poi qualche frecciatina a Pereira l'ha lanciata quando ha parlato  delle sponsorizzazione, facendo notare che lui  di sponsor ne ha portati di nuovi, e dicendo (a Pereira senza nominarlo)   a chi ha dichiarato che altri ne porterà: staremo a vedere, avanti!
 Poi il bilancio ha investito anche l'aspetto artistico: il teatro ha migliorato, l'orchestra pure, e Barenboim è stato un buon 
acquisto. Vero, tutto vero. Bravo Lissner. Ha sorvolato invece sulle polemiche relative alla celebrazioni Wagner-Verdi; ha giustificato con ragioni pochissimo convincenti la rara presenza dell'opera italiana nei lunghi anni di permanenza alla Scala ( Lissner provi a dire ai tedeschi che a Bayreuth non si deve fare Wagner!) non ha spiegato l'assenza di notissimi direttori dalla Scala, e neppure una parola ha detto sulla eccessiva presenza di direttori troppo giovani e poco esperti del melodramma nelle stagioni scaligere da lui programmate.
 Ha reso noto una sconfitta ( non essere riuscito a portare Rattle alla Scala) ed ha detto una bugia grande quando una casa, e cioè di aver tentato con Muti senza riuscirci. A Lissner vogliamo ricordare che alcuni anni fa egli andò a Salisburgo, nei giorni in cui dirigeva Muti (anche noi lo incontrammo) ma non andò nel suoi camerino a salutarlo o ad invitarlo, come dichiarò, immediatamente, sb ugiardandolo, il direttore che  noi incontrammo ( aveva diretto, se non andiamo errati Berlioz) e lui no.
 Ciò detto - e noi lo diciamo da sempre - va riconosciuto a Lissner il merito di aver  governato la nave scaligera con il mare in burrasca, specie nei primi tempi del dopo Muti.
 Per tornare a Pereira, va ribadito che lui non è un ladro, come lo sono molti di quelli  che governano le istituzioni medesime rappresentate nel CDA della Scala. Pereira ha solo commesso una imperdonabile leggerezza. Imperdonabile, sia chiaro. Ma ora, mandandolo via dalla Scala, si fa il gioco sfascista di grillini e leghisti. Possibile che Pisapia e quei pochi che hanno sale in zucca nel CDA non se ne rendano conto? Pereira deve restare. Per ora. Ma anche oltre dicembre.

martedì 13 maggio 2014

Mettere belletti alle brutte facce dell'EXPO?

In queste ultime settimane, a proposito dell'EXPO milanese,  travolto ad un  anno esatto dall'apertura da una nuova ondata di scandali, i paragoni si sprecano. S'è letto sulla bocca di un corrotto che i politici, tirati in ballo nei discorsi, andavano coccolati come belle donne. Oggi un regalo, domani un altro, dopodomani un mazzo di fiori, un invito ecc.. Perdonate la brutalità. Quali coccole, quali belle donne? I politici venivano pagati profumatamente come puttane d'alto bordo, non contenti già di quanti soldi RUBANO alla comunità con i loro IMMERITATI compensi. 
Spesso, permetteteci una divagazione, ci siamo chiesti: ma quanti di quelle brutte facce che siedono nei due rami del Parlamento, ma anche delle Regioni e via dicendo, avrebbero  avuto tramite le loro professioni - nelle quali la maggior parte certamente non brilla - i compensi che dà loro la politica? E non facciamo nomi, ci servirebbe un intero blog per citarli tutti.
 A chi voleva che l'EXPO chiudesse baracca, le menti del paese hanno opposto, con brutto ma calzante paragone: che facciamo chiudiamo tutte le banche per evitare che ci siano rapine? Certo che no. Però un simile paragone ci ha riportati a qualche giorno fa, quando abbiamo riproposto agli organizzatori dell'EXPO, la lettura attenta dei progetti che anni fa (nel 2009) pubblicammo su Music@, relativi al settore culturale della manifestazione. Si trattava di una miniera di progetti, recanti la firma delle maggiori personalità creative del nostro paese. Regalo del tutto gratuito ai milanesi dell'EXPO.
 Ripensando a quella nostra iniziativa ci siamo detti che forse era sprecata e fuori luogo quella nostra disinteressata offerta, per la semplice ragione che ad un bandito che va a rapinare una banca e che non esita, in caso di necessità, a fare una strage, non puoi consigliare di mettersi sul viso, per coprirne la vergogna ed anche il riconoscimento, un foulard di Hermes, al posto di una benda nera, perchè quel foulard non cancellerà mai la mostruosità delle continue rapine.
Serve parlare di progetti culturali a chi ha come unico interesse quello di approfittare della valanga di soldi che sta piovendo e pioverà su Milano, causa EXPO?
 Noi, che siamo testardi e non perdiamo la fiducia fino all'ultimo momento, nei prossimi giorni invieremo copia di quel ricco dossier di progetti agli organizzatori dell'EXPO ( ci pare di aver letto che Francesca Colombo, ex sovrintendente a Firenze sarebbe stata incaricata di seguire tale settore), primo fra tutti anche a  Filippo Del Corno che firmò uno di quei progetti e che in seguito è stato nominato da Pisapia assessore alla cultura del Comune di Milano, e dunque più direttamente interessato alla cosa. Perché, comunque., ne faccia un qualche uso, meglio se buono.

Santa Cecilia non perde il vizio di fottersene degli artisti italiani

Non veniteci a dire che non è vero. Date prima un'occhiata alla nuova stagione 2014-15, sinfonica e cameristica, dell'Accademia di Santa Cecilia e poi ne riparliamo. Se non cambia la testa, in Accademia non cambierà mai nulla. Le lettere, rese pubbliche da Music@,inviate agli Accademici dal Card. Bartolucci, ma anche da Michele Campanella e da altri, nelle quali veniva unanimemente e coralmente denunciata una gestione dell'Acccademia non proprio specchiata da parte di Cagli, come anche l'ascesa, dichiarata sospetta in Accademia di alcuni personaggi, non hanno insegnato nè mutato nulla. E del resto come chiedere a Cagli ed al suo staff di essere diversi da ciò che hanno sempre mostrato di essere, e cioè di perseguire certi intenti, di invitare gli stessi nomi (non vale la ragione che una volta, ai tempi della stesura del nostro libro su Pappano, il direttore ci disse, e cioè che certi nomi erano ricorrenti perchè erano fra quelli che riempivano la sala e che perciò facevano bene al botteghino); alcuni altisonanti salvo poi a sostituirli, in caso di défaillance - e con alcuni accade regolarmente (Temirkanov, l'esempio più illustre)- con  altri di minor peso,  minore notorietà ed anche minor cachet? E poi l'elenco lunghissimo di direttori stranieri che debuttano a Santa Cecilia. Possibile che non  ve ne sia uno italiano, desideroso di salire sul podio dell' Orchestra dell'Accademia,  e meritevole di tale salto? Come anche che non vi siano solisti italiani altrettanto degni dei solisti stranieri invitati quasi ogni stagione? Gli italiani, anche quelli di valore, sono scomparsi a Santa Cecilia, che è in massima parte finanziata con i soldi italiani, ma è retta da generali esterofili, senza ragione e fuori da ogni logica. E non ci vengano a dire che ci sbagliamo, perché in cartellone si leggono alcuni debutti italiani. Pochi, troppo pochi, quasi inesistenti. Possibile che a tale anomalia  nessuno presti attenzione, opponendo la libertà di programmazione? Possibile che per  il ricorso alle prime parti dell'orchestra non si tiri in ballo la vera ragione, e cioè il risparmio, oltre il contentino?
 Da tempo assistiamo al panegirico corale della stampa all'annuncio di una nuova stagione.  Lo fa con tutte, grandi, piccole e medie; decenti, buone e orrende... .  Per Santa Cecilia la canzone è sempre la stessa: grandi nomi, programmi interessanti, trionfali tournée. E, in parte, corrisponde al vero.  Ma Santa Cecilia merita di essere messa su un piano più alto di tutte le altre istituzioni italiane, come mira ad ottenere l'attuale dirigenza? Certo che lo meriterebbe, e lo merita soprattutto per la presenza di Pappano; ma che una simile promozione debba essere concessa ad una istituzione che mette gli artisti italiani sotto i piedi, è davvero troppo.

Confermando Pereira

Alla Scala e a Milano sull' affaire Pereira sembra abbiano smarrito il senso del ridicolo. Non si rendono più conto della figuraccia che stanno facendo di fronte al mondo. Insomma Pereira, se qualcosa di illecito - parola troppo grossa!- diciamo di sconveniente ha fatto è stato dare la sua parola per l'acquisto di quattro allestimenti da Salisburgo, ove egli è ancora direttore artistico per questa stagione,a prezzi sinceramente ragionevoli (uno dei quali in combine con Lissner che l'avrebbe acquistato per Parigi, dove egli deve ancora approdare e nonostrante ciò, acquista  già allestimenti , come sta facendo o ha fatto Pereira). Diciamo che ha fatto una cosa avventata. Ma ciò detto, che cos'altro di grave egli ha fatto, e diciamo  di gravità pari al rimando continuo che il consiglio di amministrazione del teatro sta facendo per assumere una decisione sul suo caso?
 Siccome i consiglieri non sono tutti d'accordo, e forse non hanno ancora ricevuto la parola d'ordine dal loro generale, Ermolli, traccheggiano e chiedono pareri giuslavoristici per sapere se, licenziando Pereira si beccano una di quelle cause di lavoro che  li stende.
 Al solo pensiero che il consiglio di amministrazione ed il sindaco di Milano possano licenziare Pereira vengono i brividi e viene anche da pensare che siano dei pazzi. Ma come possono ipotizzare una simile soluzione? Non c'è nessuno che li faccia ragionare? pensano davvero che una stagione si prepara in qualche mese? non s'era detto mesi e mesi fa che era necessario nominare il futuro sovrintendente , molto prima che egli assumesse giuridicamente l'incarico, a causa dei tempi lunghi della programmazione e della formazione dei cast per i titoli in cartellone?
 Il guaio è che i giornali, vista l'indecisione degli amministratori scaligeri e milanesi, si esercitano nell'indicare la rosa di nomi dalla quale scegliere nell'immediato il sostituto di Pereira. Siamo matti?  Anche perchè, nell'esercitarsi in tale inutile gioco tirano fuori dal cilindro nomi davvero improbabili, ragionando alla stessa maniera con cui ragionano tanti politici parvenu - che sono la maggioranza. E cioè che basta essere incaricati di qualcosa per divenirne per investitura a seguito di nomina politica, competenti. Chi glielo va a spiegare che così non è? Loro sono pronti a giurarci, sulla base della loro carriera politica.
Oggi,ancora oggi, sui vari giornali una rosa di nomi che fa venire i brividi:  l'attuale commissario del Maggio (per fare un favore o un dispetto al premier, e un sicuro dispetto alla Scala?); il neo sovrintendente di Roma, alle prime armi in tale lavoro, diciamolo chiaramente; il direttore o facente funzione di direttore, di un teatrino lombardo, che ospita concerti anche importanti ma che non sa cosa sia governare una programmazione,  un'orchestra, un coro, un corpo di ballo, tecnici, accademia ecc...ecc... Un teatro come la Scala non è luogo dove si forma la competenza di chicchessia. Alla Scala devono arrivare manager di provata professionalità, il mestiere di guidare un grande teatro devono averlo già imparato, come SAGGIAMENTE fecero a Milano quando chiamarono Lissner. E questo purtroppo sembra non esser chiaro neanche ai consiglieri ed al sindaco se ancora oggi continuano, gli uni e l'altro, ad essere indecisi sulla sorte di Pereira: se lasciarlo, ma con balia (altra stupidaggine) oppure mandarlo a casa, sapendo già che si creerebbe un vuoto pericoloso nel teatro più conosciuto al mondo, e senza  che si possa sperare in un intervento risolutivo di Renzi - come forse sta facendo con l'EXPO - perchè lui, ora che ha fatto inaugurare la nuova Opera di Firenze, seppure incompiuta, delle sorti dei teatri se ne fotte. Letteralmente

domenica 11 maggio 2014

Un ministro impotente

Colpiscono le dichiarazioni del ministro Franceschini, come quella sulla Reggia di Caserta, dove di recente  è crollata una porzione di tetto, ma bisognosa da tempo di una restauro profondo e della manutenzione ordinaria, visto che si tratta- meglio: si trattava- di uno dei monumenti più visitati d'Italia, almeno fino a qualche tempo fa, ora non più. Cos'ha detto Franceschini di così scandaloso? Ha detto che ha trovato 5 milioni da destinare alla reggia e che ora  avvierà il piano di lavoro, in attesa che magari ci sia ancor un crollo e forse anche qualche altro furto. La cosa più scandalosa , però, l'ha detta quando ha aggiunto che "bisogna smetterla di occuparsi di Caserta solo nei casi, come questo, di emergenza". Bravo ministro, lei parla come da tempo rimproverano a Lei ed ai suoi inutili predecessori al Collegio romano i cittadini, tutti i cittadini, e la stampa.  Lei che orgoglioso ed altamente responsabile ha accettato il suo dicastero ritenendolo il più importante di un paese come il nostro, la smetta di occuparsi del settore che la riguarda sono in casi di emergenze, che in Italia vengono una dopo l'altra. A proposito, l'emergenza Pompei a che punto è ? E' crollato nel frattempo qualche altro muro di  una domus, finora sottratta alla incuria e distrazione degli amministratori, fra i quali necessariamente mettiamo anche Lei?
 Tanto perchè non si faccia risentire alla prossima emergenza, le segnaliamo che la più bella galleria d'arte del mondo, la Galleria Borghese, ha gli impianti di condizionamento fuori uso, e ciò potrebbe danneggiare le straordinarie opere ivi conservate, benché protette dai tetti finora integri. Si ricorderà che qualcosa di simile è accaduto anche agli Uffizi - come hanno impietosamente fatto vedere le immagini diffuse da un importante trasmissione televisiva. Che aspetta?

Letto sulla stampa. Sinfonie; Alzate di sipario; Milano celebra l'EXPO

Con un buon anticipo il San Carlo di Napoli ha annunciato la sua prossima stagione d'opera, di balletto e concertistica ( sinfonica e da camera). Fatti i conti, risulta che, tutto compreso,  ci saranno poco più di cento 'alzate di sipario' come si dice, senza specificare che le serate di opera e balletto saranno in tutto 87: una ogni cinque giorni circa (4 e mezzo, per la precisione).  Ricordiamo di aver letto, la stagione scorsa, che il San carlo aveva fatto qualcosa come 380 alzate di sipario, e, supponendo che un teatro aumenti da un anno all'altro la produzione,  quest'anno  ci sarà una riduzione notevole, oppure quella conta delle cosiddette alzate di sipario contiene qualcosa di malandrino, e che  potrebbero aver contato, la stagione scorsa, anche le alzate di sipario che ogni giorno un teatro fa per i lavori di pulizia e controllo sicurezza? Temiamo che simili conteggi li facciano molti teatri quando annunciano, ad inizio di stagione, i futuri splendori. Ci  viene in mente quel che succedeva decenni fa al Massimo di Palermo, con il teatro chiuso, ma superattivo. Attenersi per i teatri d'opera alle recite di opera e balletto sarebbe la regola  aurea, contro la cui evidenza nessun artificio può esser usato. Un solo esempio, quando Fuortes si vanta di aver aumentato la produzione di Caracalla quest'anno, portando le recite d'opera da 9 a 16 dice il giusto, ma che aumento è per una stagione che dura quasi un mese e mezzo, mentre turisti stranieri a Roma ne arrivano tutti i giorni e sempre numerosi durante l'estate? Stessa affermazione aveva fatto a suo tempo per il Petruzzelli, dove la produzione, durante la sua gestione, era aumentata da 16 a 35 serate d'opera. Trentacinque, in un anno, e gli altri oltre trecento giorni che si faceva al Petruzzelli?
 Berlusconi parlando della sua Francesca Pascale ha detto che lei, in questi tempi  non proprio allegri della sua vita, è stata per lui come la 'Nona' di Beethoven, con evidente riferimento alla 'gioia' dell'ultimo movimento ( gioia o libertà?). La Pascale, che sembrava aver gradito, s'è poi sentita offesa, ricordando, lei napoletana verace, che ai tempi d'oro di Maradona, sui muri della capitale campana si leggeva 'Maradona è meglio di Beethoven'.
 A proposito di sinfonie, ieri sera s'è inaugurata l'Opera di Firenze ( ma non è la prima inaugurazione, ed altre ancora ve ne saranno, almeno altre due o tre) e s'è inaugurata con un gala d'opera e balletto, trasmesso in diretta da Rai 5, con la solita coppia di presentatori di ambo i sessi, e in rappresentanza di quello femminile la graziosa Maria Concetta Mattei, che fa - e non è la prima volta - la parte della  brava ma INUTILE E STUCCHEVOLE presentatrice, come quando ha più volte ribadito che i costumi delle 5 ballerine per 'La valse' di Ravel erano di Scervino, costumi rossi e di pizzo, ha detto con gli occhi suoi belli sgranati.  Erano niente più che mini sottovesti con inserti di pizzo in alto, su coulotte rosse: le avrebbe potuto fare chiunque altro, o si potevano comprare, senza scomodare lo stilista tanto caro alla Mattei, in una di quelle catene di biancheria intima diffuse su tutto il nostro territorio. E' possibile che  non si possa fare del buon giornalismo nelle serate di Rai 5 affidate ormai a coppia fissa, spesso in disaccordo per evidente superficialità di preparazione ed incompetenza ? Tornando al gala, non sarebbe stato meglio eseguire in apertura l'Incompiuta di Schubert, e rimandare il resto del programma alla vera inaugurazione?
A proposito, quando sarà?
Ancora un concerto  celebrativo, a Milano, davanti  ad un pubblico straripante. La Filarmonica della Scala, con Lang Lang solista, per l'Expo. Peccato che  capita proprio in un momento - e non è il primo, in questi anni - in cui sull'Expo milanese  dovrebbe calare un pietoso silenzio,  essendo stati raggiunti i suoi vertici da mandati di cattura per mazzette.

venerdì 9 maggio 2014

Commissioni MIBAC. Cercansi candidati

Il criticatissimo ministro Franceschini, che al 'Salone del libro' di Torino, forse per dire ' io esisto', se ne è uscito con una boutade  sul contrasto libri/tv, che gli ha meritato i fischi dei presenti e, all'indomani, di tutta la stampa, se ne è inventata un'altra che potrebbe mettere a soqquadro l'addormentato ed inattivo suo ministero, non sappiamo se in accordo con Nastasi, indicato da tutti come  fonte e causa di molti casini nel settore dello spettacolo dal vivo.
Franceschini ha fatto un bando, leggibile sul sito del Ministero, con il quale  mette a concorso, per titoli, i posti di membri delle varie commissioni consultive del Ministero, quelle che danno pareri al Ministro per l'assegnazione dei fondi alle varie istituzioni. Un ruolo niente affatto ininfluente: nella nostra lunga carriera di giornalista abbiamo visto tanta gente inutile e squalificata, emergere dalla palude, solo perchè componente di una di quelle commissioni.
La cosa non ci sembra malvagia, a patto che a presiedere la commissione che esaminerà le candidature non  ci sia Nastasi  che, sebbene conosca l'ambiente dello spettacolo dal vivo, ama  circondarsi  - come è sempre  accaduto per le commissioni passate - di servi fedelissimi; e che  se raggiunto da una raccomandazione per tizio o caia, mettiamo da parte di Letta suo sponsor ed anche testimone di nozze, non può certo dirgli di no.
Nastasi, in passato, ha messo  di tutto e di più nella commissione musica, che naturalemente conosciamo meglio delle altre. Ci ha messo persone vicino a Rutelli, come quel Toniolo, del quale sembrava non potersi fare a meno, al punto che gli ha fatto fare il giro di tutte le commissioni, senza che per nessuna fosse un esperto; oppure ci ha infilato amministratori che avevano lasciato istituzioni rinomate in una voragine di debiti chiamati poi come esperti a valutare l'operato di altre consimili istituzioni ed a  suggerirne l'ammontare del contributo statale, vedi il caso di Tutino; o raccomandati di varia natura ed incompetenza. Nastasi, tanta è la sua spocchia,  che s'è spinto in qualche occasione a lodare pubblicamente amministratori che per cattiva amministrazione lui avrebbe dovuto pubblicamente accusare; lo ha  fatto - vergogna!- con Gioacchino Lanza Tomasi, definendolo uno dei migliori amministratori che le fondazioni liriche abbiano mai avuto. E il buco nero del San carlo, per citare solo l'ultimo fatto sotto la gestione del principe?
Perché Nastasi, da quello che qualche volta è filtrato dalle stanze segrete delle commissioni, avrebbe fatto fare il lavoro ai commissari, ma poi avrebbe deciso lui, costringendoli a firmare  decisioni non condivise, senza che mai nessuno - che servi sarebbero altrimenti - avesse denunciato apertamente l'accaduto o si fosse dimesso per protesta. In quelle commissioni , insomma ,  sarebbe accaduto  tutto il peggio che si possa pensare. E perciò Nastasi, deve essere tenuto fuori dalla commissione giudicatrice.
La formi il Ministro, con persone di  sicura autonomia e comprovata professionalità - valli a trovare - senza che il grande, grosso direttore generale si impicci. Se Nastasi invece la presiederà, vuol dire che quel concorso è una FARSA.
 Lo sapremo presto se è una farsa, semplicemente leggendo i nomi dei  soli componenti, anche se riteniamo  opportuno che venissero rese note anche le candidature. Noi stessi abbiamo deciso di inviare la nostra candidatura. Ma temiamo che il grande grosso direttore generale, difficilmente farà scegliere i membri delle commissioni, nell'elenco ristrettissimo dei giornalisti che lo hanno criticato, quando  non si sono trovati d'accordo con le sue decisioni. E noi siamo fra quei pochissimi.

Letto sulla stampa. Chi canta fuori dal coro? Premio Guido Carli

Oggi  sul Giornale, con il quale ho avuto l'opportunità di collaborare nel settore musicale per un decennio, ricco di soddisfazioni, leggo una aggiunta capziosa sotto la testata ' Da quaranta anni fuori dal coro', e ne sono incuriosito. L'ho comprato perché volevo rileggere l'intervista, anticipata stamattina a Radio 3,  a Jean Claire -  incuriosito anche dall'omonimia con un musicologo gregorianista di Solesmes, mio carissimo amico - noto critico d'arte, che canta, come ha sempre fatto fuori dal coro, da ogni coro, il quale sostiene che l'arte di oggi, contemporanea cosiddetta, specie  la pittura è diventata mercato, non aspira più al sacro, non inteso,banalmente, come  religione. E per spiegare meglio il suo pensiero il noto critico intervistato da Luca Beatrice,  ricorda che nella Biennale veneziana nella quale il Vaticano ha avuto per la prima volta un suo padiglione, lo spettacolo non era entusiasmante, anzi era proprio avvilente; e che la Santa sede avrebbe fatto meglio ad esporre  i suoi capolavori passati, quelli sì ispirati al senso del sacro.
 E poi  richiudendo il giornale c'è capitata di nuovo sotto gli occhi quella scritta ' da quarant'anni fuori dal coro'. Sì è vero, ma per cantare in un altro coro. Non sappiamo se meglio del primo.
 Sul Messaggero, invece, leggiamo della consegna del premio che porta il nome dell'ex governatore  della Banca d'Italia, Guido Carli, organizzato dall'omonima fondazione presieduta da Romana Liuzzo,  signora dei salotti romani, giornalista prima in forza a Repubblica, e da qualche anno passata a Panorama. Il premio va a personalità che si sono segnalate nei vari campi, dal giornalismo alla cultura ecc.. Presidente della giuria del premio è Letta, Gianni inutile lo si dica, fra i giurati c'è anche Barbarella Palombelli . Fra i premiati , come del resto nella giuria, a cominciare dal presidente  e dalla Liuzzo, c'è parecchia Mediaset. In alcuni casi, come in quello di Confalonieri, il premio era meritatissimo, ma in altri no, come nel caso di Alfonso Signorini che  per Gianni Letta,  l'ha meritato per il giornalismo. Vuol dire allora che nelle attribuzioni potrebbero aver sbagliato settore di appartenenza, se proprio oggi abbiamo letto un infame servizio, uscito su CHI, il giornale di Signorini e di Mediaset, nel quale si getta fango sull'ex signora Berlusconi, che avrebbe richiesto per chiudere la partita matrimoniale appena 540 milioni di Euro - esagerata di una Veronica!.
 La quale signora, non ancora divorziata, secondo le nostre informazioni, viene ritratta un pò appesantita e bisognosa di consigli, se non addirittura delle mani e dei ferri, di un bravo chirurgo plastico. Ecco il signorile giornalismo dell'Alfonso che Gianni Letta, Romana Liuzzo e Barbarella Palombelli hanno voluto premiare.

Torna in pista Chiarot per la Scala del dopo Lissner, fuori Pereira

Forza Italia l'ha buttata lì, senza sapere ancora o forse anticipando quale esito avrà la pendenza fra il Consiglio di amministrazione della Scala e Pereira? Secondo Forza Italia, il sovrintendente più idoneo a ricoprire quel ruolo dopo Lissner è Cristiano Chiarot, la cui gestione della Fenice viene  giustamente osannata da tutti e su tutti i  media.  Da quando si è insediato sulla poltrona più alta del teatro veneziano, le sorti dell'istituzione con il più alto valore aggiunto della città lagunare, ha i conti in ordine, presenta la programmazione più ricca tra le fondazioni liriche italiane, con più alzate di sipario effettive ( parliamo di recite d'opera, e non come vanno imbrogliando parecchie altre fondazioni che nel computo generale vi inseriscono anche le prove, i concertini e le visite scolastiche), ha un cartellone ricco di titoli ed anche assai variegato ; programma su un arco di tempo di tre stagioni, con notevoli  vantaggi che ricadono anche sui cachet degli artisti ospiti, come è facile comprendere; ed è riuscito a proporre  un calendario in cui  i titoli talvolta si alternano a distanza ravvicinata, come nei fine settimana - un sistema che in  certo modo sposa alla maniera di fare teatro d'opera italiano,  l'altra più tipica dei teatri europei,  il cosiddetto teatro di repertorio, che porta le recite d'opera , balletti e concerti sinfonici ad un numero quasi pari a quello dei teatri europei che sono aperti tutte le sere, estate compresa, quando La Fenicie aperta anche d'estate, trasferirà la sua produzione più spettacolare a Palazzo Ducale; e in molti altri siti storici per il Festival ' Lo spirito della musica di Venezia'. Un sovrintendente così quale dei sindaci presidenti di fondazioni liriche non lo vorrebbe a capo del suo teatro? Ecco perché, come già accaduto  alle prime voci della partenza di Lissner per Parigi,  quando uno dei più quotati candidati alla successore di Lissner fu proprio Chiarot; ora che lo scandalo Salisburgo/Scala, di cui sarebbe stato artefice Pereira, mette in discussione il ruolo del futuro sovrintendente della Scala, torna  il nome di Chiarot.
Se Pereira sarà confermato, nonostante tutto - anche se noi, nonostante la distanza anche geografica dalle cose milanesi, pensiamo che non è del tutto chiara la faccenda che lo riguarda, come non è chiaro il ruolo 'pilatesco' di Lissner, ribadito attraverso un comunicato dal responsabile stampa del teatro, e neanche ciò che  il consiglio di amministrazione, che lo ha voluto fin d'ora a Milano, può imputargli se si è mosso in tempo per la futura programmazione - non sarà un male per la Scala, che altrimenti ripiomberebbe  in un mare di candidature e veti, alla viglia di appuntamenti importanti per la città di Milano e per il suo importante teatro d'opera ( il Piccolo Teatro, guidato da Escoabr, giustamente, ne ha approfittato, e battendo sul tempo La Scala, ha già annunciato il suo ricco e variegato programma per il 2015, con un occhio all'Expo).
E allora perchè Forza Italia, rappresentata nel CDA della Scala dal vicepresidente, Bruno Ermolli, eminenza grigia di tutto ciò che accade sulla piazza milanese, fa il nome di Chiarot? Perchè se dovesse Pereira  essere licenziato, con strascichi legali facilmente immaginabili, si vuole avere una carta vincente da giocare,immediatamente  come Cristiano Chiarot.
C'è però da domandarsi se Chiarot, eventualmente, accetterebbe. Perchè no? La gestione di un  teatro egli conosce come nessun altro, avendo lavorato alla Fenice, che è teatro di storica importanza, non secondo alla Scala, per molti anni, con diversi incarichi di responsabilità direttive. E se invece dovesse decidere di restare nel suo teatro ancora?  Tranquilli,  il suo nome sarà fatto nuovamente alla fine del mandato di Pereira; del resto Chiarot è ancora giovane e chiudere la sua carriera di manager alla Scala è sana e naturale aspirazione.

giovedì 8 maggio 2014

Berlusca vuole investire sulla cultura

Il divorzio da Tremonti è ormai totale, definitivo e pubblico. L'ha sancito Berlusca quando l'ha sconfessato per quella sua affermazione così stupida che fece il giro dei bar dove si raccontano barzellette: la cultura non si mangia.
Berlusca, forte della convinzione opposta -  come si sa,  aveva sorpreso molti il silenzio di Berlusconi su quella battuta infelicissima del suo ministro, tanto più che l'ex Cav. conosceva bene il mondo della  cultura, avendo fatto il cantante sulle navi da crociera - nelle passate settimane, aveva preso uno dei suoi più fedeli seguaci, il Galan - che, dopo aver lavorato in Publitalia, aveva elevato agli onori del ministero di via del Collegio romano, da dove, per dar prova di efficienza e conoscenza del mondo culturale e non tradire la fiducia del padrone,  il Galan aveva promosso il famoso bibliotecario dei Girolamini, De Caro ( Nessuno più di lui, e forse anche di Dell'Utri, aveva a cuore le sorti del nostro patrimonio librario e, di conseguenza, per non vederlo distrutto, oltre che per il timore di furti, s'era portato a casa molti volumi e lì li custodiva gelosamente ed accuratamente - e gli aveva affidato l'incarico di formare una classe dirigente 'culturale'  da mettere all'opera per  una destra  colta. Galan  vi sta ancora lavorando, ma da qualche settimana il Berlusca gli ha messo al fianco un giovane aiutante, non pensate ad un'olgettina, che reca un cognome caro alla sinistra, Sylos Labini, sposato a sua nipote, Luna,  per intensificare ed accelerare il  progetto di investimento nella cultura.
Berlusca vuole che la cultura non sia, come fino ad oggi è stato, appannaggio esclusivo della sinistra. Per prima cosa, dopo l'abbandono del poeta di corte, Bondi, ha chiesto ai due di trovargli un altro cantore innamorato delle gesta del capo; e i due prontamente gli hanno fatto un nome,  Roberto Saviano. La scelta è caduta sullo scrittore napoletano, ora impegnato anche in poesia, da quando hanno saputo  che sta scrivendo una sorta di 'Commedia', con le classiche tre cantiche di dantesca memoria, che intitolerà
'Tragica commedia', nella cui versificazione si è bloccato momentaneamente quando ha constatato, che  per la prima cantica, l'Inferno, non riesce a trovare personaggi all'altezza del Berlusca da mettere nei vari gironi.  Lui sta bene in ognuno perché per ciascuno dei gironi  vanta le maggiori credenziali. Venuti a conoscenza della cosa, e cioè che Berlusca non ha uguali e resta il meglio, Galan e Sylos Labini, hanno segnalato a Berlusca il nome del poeta Saviano.  Berlusca ha gradito. Ora si attende solo l'investitura.

Le olgettine manifestano per la pensione

Il caso Lombardo, la presidente del Consiglio Regionale Sardo, candidata per la prima volta da Berlusconi vent' anni fa -  che aveva appena 21 anni ed era ancora studentessa universitaria, per la cui scelta il suo aspetto fisico, piacente, sicuramente non fu un elemento determinante e neppure essere figlia di un esponente socialista -  e che ora, dopo vent'anni di onorato servizio in Regione, a soli 41 anni è andata in pensione con una trattamento pensionistico immediato di Euro 5.100 netti al mese, ha messo in subbuglio la folta schiera delle Olgettine - scelte naturalmente da Berlusconi per meriti professionali e forse solo lontanamente anche per l'età giovanissima e un pochino per il loro aspetto fisico, allocate tutte in un residence, quasi una riserva a totale disposizione del padrone, abbandonate dal capo, il quale ad alcune di essere aveva promesso e, se non fosse stato per la denuncia della sua ex moglie,  anche proposto di candidarle in politica dai consigli regionali al parlamento nazionale e comunitario - che reclamano anch'esse la pensione, magari quando compiranno quarant'anni, cioè fra quindici, vent'anni. Direte che cosa c'entrano le Olgettine con la Lombardo? Nulla rispondiamo immediatamente. Ma va aggiunto che se non ci fosse stata la denuncia della sua ex moglie, fra quelle intelligentissime signorine, chissà quante oggi si troverebbero sedute negli stessi scranni  nei quali il Berlusca ha fatto sedere la Minetti e forse anche altre.
 Ora per dirimere la questione sarebbe opportuno sapere cosa ha promesso, nell'ambito della cosa pubblica, Berlusca alle varie signorine, ed in base a quelle promesse, evidentemente non ancora mantenute, calcolare quale pensione avrebbero percepito a fine servizio, come ora reclamano; nel tal caso fatti i debiti calcoli far pagare a Berlusca tutte le pensioni che avrebbero maturato, a seguito della candidatura.
Nel frattempo Renzi, Del Rio, Padoan e Madia pensino a come mettere fine allo scandalo delle attuali pensioni immeritate, non solo a quella della Lombardo. Un criterio di equità ci sarebbe, anzi c'è, e tante volte è stato indicato, basta aprire gli occhi e decidere.