sabato 31 agosto 2013

Riccardo Muti si risente, ma non per la nomina di Abbado.

Da Salisburgo, dove c'è stato un autentico trionfo di Muti 'sulle note di Verdi'- come titolava  'La repubblica' con formula azzeccatissima sulla romana, dove ha trovato lo spazio per parlare del successo del Nabucco, con i complessi dell'Opera di Roma - arriva il commento 'amaro ' del celebre direttore all'indomani della nomina di Abbado a senatore a vita. Napolitano, con il quale lui intrattiene un rapporto di grande confidenza ha nominato Abbado e non lui, per semplici ed ovvie ragioni anagrafiche, ma questo Muti lo  comprende chiaramente e giustifica il Presidente. Ovvio che a questa nomina non  fa alcun cenno. Apertamente, invece, se la prende con le autorità nazionali e cittadine  che non si sono fatte vive con chi porta fuori dei confini nazionali le eccellenze del nostro paese e della capitale.
 Sorprendono, e non poco, tali lamentale sull'assenza dei rappresentanti delle istituzioni,; al punto che verrebbe da domandargli perchè non le fece quando , ad esempio, il notissimo Mollicone avversò, per squallide ragioni di correnti all'interno della destra romana, la sua nomina all'Opera di Roma. Allora non disse nulla, quando avrebbe invece dovuto mandare all'aria tutto. Non poteva farlo,  e per molte ragioni? Forse sì. Innanzitutto perchè - la cosa è ormai abbastanza chiara - dopo aver promesso agli ambasciatori  Vespa-Alemanno , andati da lui in pellegrinaggio proprio a Salisburgo - la sua disponibilità a diventare 'direttore musicale' dell'Opera di Roma, s'era tirato indietro. Forse perchè ci fu un patto segreto fra lui e Alemanno, testimone Vespa, sulla sua permanenza a Roma, ma senza un incarico simile a quello che aveva alla Scala e che lui, inizialmente, aveva promesso. Non si è lamentato mai con Alemanno, almeno non lo ha fatto con la voce grossa che sappiamo  egli ha, nella diatriba Alemanno-Ernani sui bilanci dell'Opera, quando era a tutti chiaro che Alemanno voleva, senza sentire ragione, mandare a casa Ernani, colpevole anche di aver criticato pubblicamente il ministro di allora (Bondi) e più ancora il suo direttore generale Nastasi, strenuo sostenitore  di Muti nella stanze del Collegio romano, per il generoso, ma giusto e sacrosanto, sostegno del Ministero, via Arcus, alla sua Orchestra Cherubini e al festival di sua moglie Cristina. Muti allora si lamentò, ma avrebbe potuto lamentarsi di più.
Dell'assenza degli amministratori locali e nazionali dalla vita musicale, e della loro totale estraneità a tale ambiente, Muti dovrebbe sapere; non è pecca esclusiva degli attuali amministratori - aspettiamo un pò per giudicare Marino che si è appena insediato - o del Ministro,  occupatissimo, e che, contrariamente alle aspettative, pare si stia muovendo abbastanza bene. Anche Alemanno non ha mai frequentato assiduamente il suo teatro; l'ha fatto quando c'era il Presidente della Repubblica o magari dirigeva  Muti - ma non sappiamo se era presente tutte le volte. Come poi riempiva il palco 'reale' meglio tacere. Noi lo ricordiamo fuggire - dopo esser arrivato in ritardo - dalle conferenze stampa di presentazione della stagione all'Opera. Eppure non gli mancava una vena 'artistica', a giudicare  dal fatto che più d'una volta s'era speso con i  vertici della RAI, a favore della grande attrice Eleonora Daniele.
 Vogliamo parlare dei ministri che hanno preceduto Bray? Meglio stendere un velo pietosissimo su Bondi, Galan, Ornaghi, gli ultimi due passati dal Collegio romano senza lasciare considerevole traccia, se non quella,vergognosa, della nomina di quel ladrone che ha depauperato la Biblioteca dei Girolaimni a Napoli. Se poi vogliamo salire ancora più su, nella scala gerarchica del governo nazionale, ha mai visto il maestro Muti il presidente Berlusconi mettere piede in teatro? O una volta che sia una, entrare all'Auditorium di Roma, dal giorno della sua inaugurazione, or sono dieci anni?
Perciò il maestro Muti non se ne lamenti solo ora; lui conosce bene da sempre quest'Italia,  matrigna della musica e della cultura. Se.invece, ha deciso da oggi in avanti, di non tacere più, noi saremo il suo megafono.

venerdì 30 agosto 2013

Federico Colli vince a Leeds.In Italia nessuno lo prende in considerazione

Leggo sul Sette ( Corriere della Sera) di oggi che alla prossima edizione del Festival Mi.To. (che si svolge fra Milano e Torino e che ha al suo vertice  Francesca Colombo che ha tenuto questo suo incarico anche nei due anni in cui è stata Sovrintendente a Firenze - quando si è giovani il piede in più scarpe non infastidisce più di tanto! ) debutterà in Italia il venticinquenne pianista bresciano Federico Colli che dopo una sua  non recente vittoria  ad un 'concorsino' italiano, l'anno scorso  ha vinto il prestigioso concorso inglese di Leeds. Debutterà con il Terzo di Rachmaninov, sotto la guida di Temirkanov ed accompagnato dalla Filarmonica di San Pietroburgo. Il nome di Colli, prima  di oggi, neanche a noi che leggiamo regolarmente i giornali diceva nulla, semplicemente perchè nessuno mai ne ha parlato, al di fuori di una ininfluente rivistina di settore che l'ha intervistato dopo la vittoria a Leeds.  Sul suo sito ufficiale leggiamo dei suoi debutti internazionali di grande rilievo nei quattro continenti, ma in Italia no. E' un altro caso di MALAMUSICA, contro cui non smetteremo mai di gridare il nostro sdegno. Ancora una volta i direttori artistici nostrani, messi lì in molti casi da politici ignoranti quanto loro o per successione familiare, sbandiereranno la libertà di programmazione. Se così fosse ne saremmo lieti ed anche orgogliosi. Ma il guaio è che  gli ingaggi si fanno  dietro suggerimento di agenzie o di gruppi e comitati di appartenenza, e senza le une e gli altri, in Italia si fatica a far carriera. O non è così?
 E Colli non è la sola vittima, di casi come il suo ve ne sono a centinaia e in ogni stagione. Un altro esempio. Nei primi anni Ottanta  ci fu il primo vincitore italiano di un rinomato quanto difficile concorso, il Ciaikovskij di Mosca, nella sezione :violoncello. Il vincitore fu Mario Brunello, violoncellista e musicista di grande  e superiore bravura e di non minore fantasia. In Italia quella nomina fu ignorata. Anche allora noi  denunciammo il fatto, esattamente come stiamo facendo con il giovane Federico Colli.   


Abbado o Muti ? Meglio Abbado di Muti, come senatore a vita.Almeno per ora

Da tempo si diceva della imminente nomina di quattro senatori a vita; e da tempo si diceva anche che l'orientamento della Presidenza della repubblica era di reperirli fra le personalità che hanno onorato il nostro paese, nell'ambito delle rispettive professioni. Per la ben nota disaffezione nei riguardi della politica, nessuno ipotizzava che fra i senatori a vita potessero esserci dei politici di professione, come ad esempio Berlusconi; e nel caso in cui Napolitano avesse nominato Berlusconi senatore a vita, prima della condanna, chissà quale altro lungo e travagliato dibattito avrebbe innescato dopo la sua condanna in Cassazione: un senatore 'a vita' decade, può decadere o no? Meglio, perciò, come è andata con la scelta di quattro eminenti personalità, un grande architetto, un fisico premio Nobel, una scienziata ed un musicista. 
Senonché, per quest'ultima categoria, da tempo si facevano non uno ma due nomi, due nomi notissimi: Abbado e Muti. E, in favore di Muti, in una delle ultime recite di 'Nabucco' all'Opera di Roma, al momento del celebre 'Va pensiero', erano stati fatti piovere dal loggione e dai palchi più alti, volantini con la scritta 'Riccardo Muti senatore a vita'. Il dilemma  di chi nominare dei due è stato il vero problema di Napolitano per queste nomine. Egli  è legato forse da più tempo ad Abbado, anche per affinità  ideologica; a Muti lo lega la comune origine  napoletana ( anche se il direttore è molfettese, pugliese dunque, d'origine) e una grande simpatia, che ha radici nella comune 'napoletanità',  tante volte di recente manifestata. Se li avesse nominati ambedue avremmo avuto anche al Senato la diatriba su chi dei due è meglio - come senatore, s'intende- perchè per la rispettiva carriera di direttore gli estimatori dell'uno non hanno nessun punto di contatto e condivisione con quelli dell'altro. O forse il Senato non avrebbe riattizzato le polemiche perchè nessuno dei due si sarebbe distinto per  quantità e qualità di presenze? Per quantità perchè ancora impegnatissimi  nella professione; per qualità perchè  del loro comune settore di  appartenenza in questo paese e nelle aule parlamentari, ben poco si  parla.
Napolitano ha fatto semplicemente e saggiamente una scelta anagrafica. Se avesse scelto Muti, qualcuno avrebbe potuto risentirsi. Abbado, che festeggia ottant'anni, se non altro per ragioni anagrafiche, ha cinque punti in più di Muti, per il quale c'è ancora tempo, alla prossima tornata di nomine a vita. Oltre tutto lui è già direttore 'a vita' seppure 'onorario' dell'Opera di Roma.    

mercoledì 28 agosto 2013

'Mani sulla città' restaurato a venezia. Ma tutto cominciò nel 2008 con il restauro di 'Ladri di biciclette'

Oggi 28 agosto la proiezione del  film di Rosi 'Mani sulla città', restaurato a cura delle Cineteca nazionale di Roma, apre la settantesima edizione della Biennale Cinema di Venezia. L'idea di presentare a Venezia opere cinematografiche restaurate che  rappresentano i capolavori della storia del cinema, venne alcuni anni fa al Casinò di Venezia, allora presieduto dal prof. Mauro Pizzigati, il quale accolse il prezioso suggerimento della sua consulente per l'immagine, Anna Elena Averardi, che gli propose di restaurare 'Ladri di Biciclette' di Vittorio De Sica, risultato poi ai primissimi posti della lista dei capolavori cinematografici. La pellicola fu restaurata con grande cura in  digitale e proposta in apertura della Mostra del Cinema di Venezia, il 23 agosto 2008. L'evento ebbe una grande eco nel mondo e forse a seguito del restauro di 'Ladri di biciclette', molti festival e  singoli registi hanno deciso di restaurare  opere della storia del cinema che, per varie ragioni, rischiano di rovinarsi se non addirittura di  perdersi defintivamente.

Storia di altre storie.Del bemolle della Valeri;della bglietteria vacanziera di Palazzo Barberini , e di Ciaikovskij che, per decreto di Putin, non era gay

Nella rubrica delle lettere del quotidiano 'La repubblica' una lettrice lamenta l'inefficienza della gestione di Palazzo Barberini, a Roma, dove alla biglietteria, l'incaricata  è più interessata a parlare delle vacanze che a dare ascolto ai visitatori, e della sale chiuse, anzi degli interi piani non accessibili, senza nessuna indicazione preventiva ecc... Le risponde  Rita Paris, soprintendente speciale per i beni archeologici di Roma. Noi purtroppo, a differenza delle altre capitali europee dove i musei non sono stretti fra incombenze burocratiche ed inutili regolamenti, risponde la soprintendente, abbiamo molti compiti ai quali far fronte ecc.. Inutile risposta,. neanche un accenno al fatto che alla biglietteria c'era personale che andrebbe redarguito, e che  ora o fra breve le sale di Palazzo Barberini saranno riaperte. Ora da sanzionare sarebbe, oltre alla bigliettaia, anche la soprintendente che non è capace di fornire alcuna risposta. Perché non si licenzia, avendo dichiarato la sua incapacità (ma anche impossibilità) a tener fede ai suoi compiti?
Franca Valeri, la grande Franca Valeri, sposata per un periodo al direttore d'orchestra Maurizio Rinaldi, dopo Vittorio Caprioli,  risponde a domanda sul 'tradimento', Lei che con il primo e soprattutto con il secondo marito di tradimenti ne ha subiti tanti. E  dice che il tradimento lei lo sente come un 'si bemolle, nota non felice'. L'intervistatrice  avrebbe dovuto leggere e correggere l'affermazione della Valeri che non ha nessun senso.  Avrebbe potuta farla riguardo a qualunque altra nota. Nessuna nota presa a sé, isolata, può recare ferita uditiva e psicologica. Anzi la nascita del si bemolle  avvenne per addolcire il famoso tritono e cioè l'intervallo fa-si naturale difficile da intonare ed anche abbastanza duro per l'orecchio. Avrebbe potuto dire che il tradimento è come una 'dissonanza' in un tessuto armonico tonale, arrivata senza preparazione e quindi ancor più dura. Insomma la Valeri, altre volte tradita, in questo caso ha tradito, per ignoranza, proprio la musica.
Putin vuol dettare legge anche sulla storia. In un film di prossima uscita, dedicato alla vita di Ciaikovskij, un celebre scrittore, autore della sceneggiatura, è stato 'consigliato' dal finanziatore Putin a correggere la 'diceria', frutto di una invenzione dell'Occidente disfattista,  della omosessualità di Ciaikovskij. Una delle massime glorie della nazione russa non poteva essere gay, dunque egli morì per l'epidemia di colera - secondo la favoletta che si è raccontata per molti anni, oggi definitivamente abbandonata- e non per la vergogna di dover rendere pubblica la sua omosessualità dopo il travagliato e brevissimo matrimonio di facciata.  La mossa di Putin rientra nella sua campagna generale contro l'omosessualità e contro ogni orientamento sessuale che sia diverso dalla normalità, secondo Putin

lunedì 26 agosto 2013

Un concerto al giorno, anzi due

Il primato di presentare un concerto al giorno - e in qualche periodo dell'anno anche due - all'associazione 'Il Tempietto' di Roma non glielo leverà nessuno nè oggi  nè domani, come del resto non è mai accaduto in passato. Semplicemente perchè  tale primato, comunque, nessuno ambisce guadagnarsi ancor meno in certe condizioni. Per organizzare, infatti, un concerto al giorno, occorre non farsi tanti scrupoli. Semplicemente perchè non c'è tempo.
C'è qualche concertista, non di prima fascia - questi mai si sono visti nel cartellone dell'associazione romana; il che potrebbe forse essere un bene - che di tanto tanto serve ad illuminare una programmazione diciamo grigia, incolore; nella quale anche il musicista straniero - di cui non conosciamo la fascia di appartenenza - interessato a suonare nella Capitale, trova interessante approdare.
E poi ci sono i debuttanti, gran parte dei quali, per il pianoforte, proviene dalla celeberrima  accademia di Marcella Crudeli, e non da oggi.  Ci sono musicisti, più precisamente pianisti, che conosciamo, allevati dopo il conservatorio dalla Crudeli che suonano al Tempietto, ma solo lì. Nessuno dice, naturalmente, che qualcheduno per suonare , almeno la prima volta, paghi; sarebbe squalificante, dunque lungi da noi qualunque supposizione in tal senso.
Ma riconosciamo che se uno straniero legge che i concerti si tengono in luoghi di grande importanza storica della Capitale ( Villa Torlonia, Teatro di Marcello), ciò costituisce di per sè motivo di grande richiamo, rinunciando ad esaminare la qualità delle proposte.  Questo stesso equivoco, non possiamo dire se scientemente o meno,  tocca alcuni giornali, anche di peso, i quali tessono elogi di questa piccola associazione che fa  concerti in grandi luoghi, uno al giorno, senza interrogarsi se anche i concerti dell' associazione siano piccoli, a misura della associazione.

domenica 25 agosto 2013

Diario personale(politico)n.2.Berlusconi è da eleggere. Chiedere lumi alla Gelmini;non sottovalutare gli scenari futuri dipinti da Bondi

Troppi galli (e galline)  a cantare in questi giorni sulla cosiddetta  decadenza di Berlusconi e sulla sua ineleggibilità. Noi un'idea, dalla parte di Berlusconi, ce la siamo fatta. Innanzitutto si ha l'impressione che tutti possano prendere parte al voto per la sua decadenza  da senatore, dimenticando che  esiste una Commissione in Senato che deve valutare  la situazione dopo di che proporre  il voto dei senatori. Chi è certo che tutto questo andrà nel senso in cui vogliono i 'comunisti'- come affettuosamente li definisce Berlusconi - è meglio che aspetti a cantar vittoria. E se poi la Commissione del Senato ritenesse che il cosiddetto reato di Berlusconi tanto grave non è e che si  può ritenere lavato con la punizione, ancora da quantificare, che fanno i 'comunisti'?
Se la 'Legge Severino', alla quale si fa costante riferimento nel nostro caso, riguarda la corruzione c'è qualcuno che può sostenere in tutta coscienza che Berlusconi ha a che fare con detta corruzione? Il suo è un reato di natura 'fiscale' che si sana con multe, qualche giorno dietro le sbarre di un penitenziario o delle finestre di casa, e basta.
Sempre in quella legge sarebbe contemplata la ineleggibilità di Berlusconi, o la sua interdizione ecc... ecc... Ci meraviglia vedere che nessuno prende in considerazione il fatto che quella legge, votata dal Governo Monti, alla fine dello scorso ottobre, non fu mica votata da Berlusconi; il quale non riguardandogli,  andò tranquillo a Montecatini per una visita ortopedica. Dunque come si fa ad applicare ad un parlamentare una legge che egli stesso non ha votato, perchè  estraneo al contenuto della medesima, avendo la coscienza a posto e non potendo mai essere imputato di 'corruzione'  nel presente e nel futuro?
 E' bene perciò che chi sarà coinvolto in tali delicate decisione mediti  su questi argomenti che sono, giuridicamente, di grande rilevanza.
 Se non ne è convinto può sempre domandare alla costituzionalista Mariastella Gelmini, laureatasi brillantemente presso  l'Università delle Calabrie.
 E se poi  volesse, prima ancora di decidere, riflettere anche sugli scenari futuri, chieda a Sandro Bondi e signora, ambedue parlamentari  con botta di 40.000 Euro circa al mese - che ha messo sull'avviso la nazione italiana sulla possibile guerra civile. Si sa che Bondi non  dipinge questi terribili scenari per interessi strettamente personali, suoi e della sua attuale signora, bensì per il bene della nazione. E' bene precisarlo, perchè qualcuno già va dicendo , sottovoce: dove li trova 40.000 Euro al mese Bondi (e signora), se  fallisce Berlusconi?

sabato 24 agosto 2013

Bene fai Sandro a chiudere il rubinetto del FUS;per me lo apre Caldoro:Parola di Brunetta

Il Brunetta che ha dato del parassita a tutto il mondo della cultura italiana, che ha gridato allo scandalo delle fondazioni liriche che costano un sacco di soldi e che non si sono mai confrontate con il mercato, e che invitava il ministro Sandro Bondi, suo compagno di partito e ministro della cultura - dio ce ne liberi per sempre!- a chiudere i rubinetti del FUS, quello stesso Brunetta che ha fatto nozze da nababbo a Ravello dove naturalmente ha casa (con colonne corinzie,come si rilevava dalla lista di nozze - cosa sono?- in giardino e poi ha problemi per pagare l'IMU), da quando è stato nominato presidente della Fondazione Ravello, dalla quale  scaturisce da anni un festival multidisciplinare, deve aver cambiato parere sulla medesima cultura che fino a qualche mese prima era da 'affamare'. Ed ha chiesto aiuto - SOLDI - ad un altro suo compagno di partito, ora che alla Cultura non c'è più il suo compagno Sandro Bondi; al governatore della Campania Caldoro il quale, sensibile alla statura della cultura di Brunetta, gli ha elargito ben 4 milioni di Euro. Guai naturalmente a paragonare Caldoro al solito Pantalone che negli anni passati era costretto, secondo il Brunetta pensiero, a tappare i buchi che la parassitaria cultura faceva regolarmente. La qualità della programmazione del 'Brunetta Festival' è tale da giustificare dalla sola regione Campania una così generosa contribuzione?

Ora la crisi colpisce anche la cultura, lo dice Federculture

Ci siamo. Per la prima volta, il calo dei ‘consumi’ culturali è grave, quasi drammatico, dopo anni di tenuta nonostante la crisi. Nel 2012, infatti, gli italiani sono andati di meno a cinema, a teatro, ai concerti e alle mostre d’arte, oltre al fatto che leggono meno libri (ma questa non è una novità), mentre i musei hanno perso un visitatore su 10, come racconta il rapporto di Federculture, sulla cultura in Italia nell’anno 2012.
Il Rapporto di Federculture lancia l’allarme sul settore, ma avverte: il problema non è solamente imputabile alla crisi. Nonostante tutto, agli italiani la cultura piace. Il problema è da imputarsi al sistema. Basti considerare che i visitatori di tutti i musei statali italiani superano leggermente quelli di Londra, ad esempio. Il presidente di Federculture, Roberto Grossi, denuncia apertamente:
“Siamo in un tunnel: si registra una completa assenza di fiducia, anche tra gli operatori del settore, e tutto questo a causa di leggi stupide. La responsabilità cade sulla totale assenza di programmazione e su una politica debole che allontana i privati”.
Alla luce di quanto diffuso dal rapporto 2012 sulla cultura stilato da Unioncamere e Symbola, si evidenziava invece un potenziale produttivo del Pil di quasi il 5% da parte della cultura, capace di coinvolgere centinaia di migliaia di imprese e di creare posti di lavoro.
Ciò denota come la colpa del sistema sia effettivamente non priva di ragioni. Basti considerare l’esempio Pompei, emblema di noncuranza del Governo per quello che da più parti, e non a torto, viene definito il vero petrolio del Paese.
Nel dettaglio, dai 72 miliardi del 2011 si è scesi ai 68,9 miliardi di spesa "culturale" del 2012. Il settore che ne ha risentito di più è quello dei concerti (-8,7%), seguito dal teatro (-8,2%), dal cinema (-7,3%) e dai musei (-5,7%).
A pesare di più sul settore, la mancanza delle attenzioni statali e soprattutto degli investimenti privati, con un crollo delle sponsorizzazioni (-9,6% rispetto all’anno precedente, e addirittura -42% rispetto al 2008).
Bologna e Torino sono le città italiane che hanno più risentito della crisi della cultura, registrando un calo rispettivamente del 17,7% e del 14,7%.
Male anche Roma e Milano, con una riduzione del 6,3% e del 5,7%. Sugli scudi, invece, Firenze e Venezia, con un incremento, rispettivamente, dell’8,3% e del 4,8%. Ma forse il peggio non è finito, e la luce in fondo al tunnel non si vede ancora.

giovedì 22 agosto 2013

Una domanda a Ezio Mauro, direttore di 'Repubblica'

Vogliamo rivolgere una domanda al direttore di Repubblica, Ezio Mauro,  che di domande in questi ultimi anni ne ha rivolte tante a Berlusconi, lamentandosi di non ricevere mai risposta, nella speranza che a questa nostra, semplice semplice, arrivi quella risposta che alle sue non è mai arrivata. Ci spiega come mai  gran parte dei suoi critici musicali svolge anche parallelamente attività di direzione artistica, ponendo in atto una conflitto di interessi grande come una casa? Naturalmente non ci venga a dire che nei momenti più delicati gli animi più nobili devono impegnarsi, come accadde a Schumann, Debussy- che è ciò che ci rispose anni fa ad una analoga domanda Duilio Courir; perché se sarà questa la sua risposta, non mancheremo di  rispondergli con una sonora risata. I nomi, non è necessario che glieli facciamo noi, perchè nel suo giornale sono quasi tutti a  lavorare, per tale doppio incarico, in continuo perpetuo conflitto di interessi.  Conflitto di interessi che proprio un giornale del suo gruppo ( L’Espresso) denunciò - anzi ne fece una campagna - allorchè Marco Molendini del Messaggero ebbe un incarico di consulenza all’Opera di Roma, da Gianpaolo Cresci. Molendini dovette rifiutarlo .





La musica italiana sta finendo per colpa di chi la che gestisce

  
La morte o la distruzione della musica in Italia, con sentenza inappellabile, l’hanno decretata alcuni fra coloro che, due anni fa, si stracciavano le vesti e si dichiaravano pronti a bruciarsi vivi in Piazza del Parlamento - l’avessero fatto, la musica italiana forse sarebbe salva! - qualora il governo Berlusconi avesse drasticamente tagliato i finanziamenti statali a questo settore, di gloria e tradizione antiche. Al loro fianco scesero noti esponenti politici, non parlamentari; li convinsero a non mettere in atto azioni dimostrative plateali e definitive, come le dimissioni (salutari!) dopo decenni di ininterrotta gestione di istituzioni musicali di prestigio. Le vesti subito se le ricomposero a copertura delle vergogna fisiche, il fuoco rigeneratore in Piazza del Parlamento non fu neanche acceso e le dimissioni, ventilate a mò di minaccia, praticamente negate. E, passata la tempesta, tutti si tornò a far festa, compatibilmente con i tempi di vacche magre in cui viviamo.
Quelle azioni dimostrative erano, apparentemente, dettate dall’imperativo di difendere la nostra grande tradizione musicale. Quale? Quella dei nostri grandi compositori richiesti ed apprezzati nel mondo, quella dei nostri bravissimi interpreti, vanto un tempo della nostra scuola musicale, oggi un po’ meno, ma pur sempre capace di accudire talenti che non mancano, esattamente come non mancano in tante altre categorie – l’affermazione internazionale di molti di loro, riuniti sotto l’etichetta di ‘cervelli ‘in fuga’, sta a dimostrarlo.
Ma, intanto, che fine hanno fatto tutti i nostri ottimi compositori, i nostri bravi interpreti? Un paio di esempi lo chiariranno.
Risparmiamo al lettore i nomi di direttori e solisti (vocali e strumentali) impegnati nelle due stagioni sinfoniche più prestigiose del nostro paese: l’Accademia di Santa Cecilia a Roma e l’Orchestra sinfonica nazionale della Rai, con sede a Torino, della quale ultima, nel numero precedente di Music@, abbiamo fornito l’inimmaginabile elenco: italiani, solo un paio di direttori e neanche un solista. Santa Cecilia per la stagione appena iniziata non è da meno. Diranno che gli italiani sono presenti; sì, le prime parti solistiche dell’orchestra - tutti bravissimi, senza dubbio!- ma ad essi si ricorre solo perché non si hanno i soldi per pagare solisti esterni. Perché non l’hanno fatto anche negli anni passati? E’ dal 2002 che quei bravissimi solisti siedono stabilmente nell’Orchestra ceciliana. Vanno a suonare altrove ma nella loro orchestra mai. O quasi.
Negli stessi giorni in cui venivano presentate le stagioni - con giusto anticipo! - sui giornali italiani imperversava la polemica attizzata dagli architetti francesi i quali lamentavano la loro bocciatura nei concorsi per le grandi opere in patria. E una archistar italiana, Fuksass, riportando il discorso in casa nostra, attribuiva al ‘provincialismo’ italiano - ora anche francese - una situazione analoga in campo architettonico. E, noi aggiungiamo, anche musicale.
Quale può essere la ragione profonda di tale evidente ed inammissibile assenza? La superiore bravura degli artisti stranieri; cioè a dire che gli stranieri sono sempre più bravi degli italiani? Tesi difficile, comunque, da difendere, ed ancor meno dopo che un giudice super partes, come Salvatore Accardo, ha difeso i giovani violinisti italiani, ritenendoli più bravi, più colti di tantissimi stranieri. E lui di violinisti nelle sue classi di perfezionamento ne ha visti passare tanti, forse tutti! Gli stranieri costituiscono, forse, un vantaggio per le casse delle nostre istituzioni musicali? Assolutamente no; anzi, è vero il contrario; con gli italiani si può forse trattare meglio, specie agitando il capestro della crisi terribile di questi anni. Ma allora, perché? C’entrano le agenzie internazionali, quelle più potenti che hanno artisti per ogni esigenza? Forse sì. Una delle ragioni andrebbe ricercata proprio nello strapotere delle agenzie, che in Italia - paese nel quale i cachets sono più alti che in tutto il resto del mondo - fanno il bello e cattivo tempo, vantando la rappresentanza di molti direttori d’orchestra che sono a capo di importanti istituzioni e che perciò possono contare sulle scritture anche di molti solisti - e nel campo del teatro d’opera l’influenza è ancora più evidente. I casi di alcuni agenti del passato e presenti che in Italia hanno trovato l’America, o il ‘Nuovo mondo nel Vecchio continente’, sono ben noti a tutti coloro che si occupano di organizzazione musicale, il che ci esime dal fare i loro nomi, tante altre volte fatti. Che ci siano interessi economici o di altro genere - musicisti di poco valore che hanno responsabilità artistiche potrebbero giovarsene, nella logica di scambi lontani dagli occhi attenti del proprio teatro d’azione - sì è spesso parlato, oggi come ieri; e qualche volta si è anche ipotizzato, a carico di grandi personalità dell’organizzazione musicale italiana, il loro cointeressamento nelle grandi agenzie internazionali, a livello societario, magari attraverso prestanomi di comodo. Certo se anche non è vero e non si può dimostrare, il sospetto viene.
C’è anche qualche altra ragione? Sicuramente, e forse più d’una. Ma prima di qualunque altra l’incapacità di molti (troppi!) direttori artistici di giudicare un solista o un direttore attraverso audizioni. Non è un accusa, è semplice constatazione. Chi non sa discernere una voce da un’altra, e la sua idoneità a sostenere un ruolo, come può fare il mestiere di direttore artistico? Per questo ricorre all’agenzia, la quale è ben felice della situazione in cui versano molte istituzioni musicali che hanno a capo persone incapaci, ai quali prestare soccorso con le loro proposte che fanno gli interessi degli artisti ed anche quelli propri, ossia delle agenzie. Queste non sono farneticazioni. Quante volte leggiamo, perfino nei resoconti giornalistici di colleghi che hanno anche rapporti di lavoro con le stesse istituzioni, che il cast di questa o quell’opera non era all’altezza, che non era stato scelto come si doveva. E per dirlo loro, che poi sono stipendiati dalle istituzioni, vuol dire che non potevano farne a meno, per non essere lapidati nella pubblica piazza. Con questo si spiega come mai alcuni direttori artistici gestiscano contemporaneamente più istituzioni: queste possono fregiarsi di un nome altisonante al loro vertice, ed i direttori artistici, facenti funzione, offrire un ventaglio ancora più ampio alle agenzie che gestiscono a tutti gli effetti tali istituzioni.
Chi qualche volta ha tentato di porre tale problema ed avanzato la necessità di risolverlo, a livello ministeriale, è stato accusato di voler incatenare la libertà del direttore artistico. Vero? No, quella proposta voleva solo liberare numerosi direttori artistici dalle catene della loro incapacità e della inevitabile schiavitù nei confronti delle agenzie.
Ancora oggi la musica in Italia esiste, perché ci sono i finanziamenti pubblici, senza i quali - assenti quasi del tutto quelli privati - il sistema collasserebbe. Allora il Ministero, le cui commissioni centrali ‘consultive’ offrono pareri al Ministro sulla distribuzione dei finanziamenti, potrebbero introdurre il parametro ‘artisti italiani’, come elemento incentivante per la determinazione dei finanziamenti medesimi. Non per favorire gli inetti, semplicemente per non assistere più all’indecente spettacolo di vedere intere stagioni costruite esclusivamente con artisti stranieri, mentre i nostri bussano invano alla porta o emigrano. Gli esempi dai quale ci siamo mossi, dell’Accademia di Santa Cecilia e dell’Orchestra sinfonica nazionale della Rai, non traggano in inganno, facendo concludere che si tratta di casi isolati e casuali che variano da stagione a stagione. Sono esempi eclatanti, certamente i più eclatanti; ma basta dare un’occhiata anche a istituzioni meno blasonate ma ugualmente importanti per rendersi conto della esistenza di fatto di piccoli potentati, province dell’impero raggruppate a due o a tre, a capo delle quali esistono ufficialetti con l’ordine perentorio del generale che gli ha affidato tale missione, di smistare sul territorio, quanto proposto dalle agenzie. Sempre loro, in assenza di direttori artistici capaci e dediti al loro lavoro.

lunedì 19 agosto 2013

Diario personale(politico). Delle aquile e della zanzara; dei servizi sociali gratuiti.

Dopo aver ascoltato dichiarazioni di noti esponenti politici di ambo i sessi e di tutti gli orientamenti sessuali,  ed indipendentemente dal loro schieramento politico,come la sig.ra Carfagna e la Prestigiacomo  la Santanchè, e la Biancofiore,  ma anche Schifani, Cicchitto, Brunetta e Gasparri...  mi scopro a riflettere: che ci posso fare io che sono una povera zanzara e non potrò mai volare alto come quelle aquile?
 La questione immigrazione s'è affacciata di nuovo prepotente nella stagione estiva, e a causa delle rivoluzioni (controrivoluzioni) che stanno agitando il nord Africa. La ministra Kyenge ha suggerito, anzi rivelato che la  cosiddetta legge 'Bossi -Fini' va rivista. Le hanno risposto, a  distanza, ma come sanno fare solo loro, sia Calderoli che Salvini. Vorremmo consigliare alla ministra delle pari opportunità, dicastero che fu già della Prestigiacomo e della Carfagna, di affidare Calderoli e Salvini ai servizi sociali, senza nessun onere per i due. Una spesa non enorme per il bene di tutti, e per il loro reinserimento  nella società civile

venerdì 16 agosto 2013

Uno sfascianazioni compra Steinway. Il mostro dal cuore umano?

La notizia fa il giro del mondo in poco tempo in questo strano agosto 2013: lo storico marchio di pianoforti Steinway (New York-Amburgo) fondato  nella prima metà dell'Ottocento da un certo Steinweg ( americanizzato poi in Steinway) è stato acquistato dal finanziare, ' re degli hedge found', John Paulson, per 503 milioni di dollari. Ha un animo gentile, un cuore tanto sensibile, colui che ha fatto la fortuna all'epoca dei grandi scandali finanziari che hanno messo sul lastrico  nazioni intere, per comprarsi la storica casa costruttrice di pianoforti che rappresenta ancora oggi il 'suono' dell'Europa musicale? No, ha voluto fare un affare, perché quel marchio  s'è ripreso molto presto dalla crisi degli anni passati ed è tornato a guadagnare. Allora perché è stato messo in vendita? semplicemente perchè arriva un momento in cui anche un grande marchio per rispondere alle sfide del mercato globale ha bisogno di fare un salto di qualità, per il quale ha bisogno di soldi che, evidentemente, non ha; ed allora si offre a compratori danarosi, poco importa se hanno distrutto intere nazioni per fra soldi. I soldi si sa, purtroppo non hanno odore o hanno lo stesso odore quale che sia la provenienza.
 La storia della famosa casa costruttrice sarebbe stato interessante leggere, perchè è segnata da numerosi brevetti che hanno reso nel tempo, ogni strumento uscito dalle sue fabbriche il  re dei pianoforti. ( Quella storia la facemmo raccontare da uno che se ne intende, tanti anni fa, per Piano Time: Piero Rattalino). Adesso dobbiamo accontentarci, anzi indignarci per le sciocchezze che abbiamo letto su giornali illustri . Innanzitutto non ci vuole un anno per costruire un pianoforte, altrimenti Paulson non l'avrebbe comprato, non trattandosi di un affare. E poi, cosa poteva interessare a John Lennon del pianoforte Steinway: per lui uno strumento qualunque  bastava, anche per scrivere 'Imagine'. Certo  giunto  alla notorietà che sappiamo e ricco sfondato, è chiaro che lui voleva suonare su uno Steinway. Modestamente, possiamo rassicurare chiunque che anche un modestissimo pianoforte verticale coreano avrebbe avuto per lui lo stesso risultato.  Analogo ragionamento ci viene da fare  leggendo una breve intervista al musicista Gualazzi, autore di canzoni, ma non pianista di professione. Certo se i pianoforti Steinway dovessero cambiare, Pollini, Ashkenazy potrebbero risentirsi oggi, come in passato  avrebbero potuto fare Rusbinstein, Rachmaninov - certamente non Gould, per quanto avesse un senso del colore spiccato - ed altri grandi P-I-A-N-I-S-T-I, primo fra tutti Benedetti Michelangeli con la cura maniacale del suono che  esigeva.  La gran parte di quelli interpellati dagli ignoranti giornalai, senza nulla togliere alle loro professionalità di musicisti, neppure se ne accorgerebbero. Senza dire che, nel caso dovesse accadere, ci si può rivolgere al marchio italiano in grandissima ascesa, FAZIOLI.

Non è mai troppo tardi,anzi, molto spesso è troppo presto

Cerchiamo da giorni una recensione del Guglielmo Tell di Pesaro diretto da Mariotti jr. per capire come è andata l'impresa - ammesso che la gran parte dei miei colleghi presenti sia affidabile e credibile - perchè , si sarà capito, alle due paroline che osannavano il trionfo del direttore, di casa a Pesaro,  della Aspesi, non crediamo affatto.
 Perchè tanto interesse, al limite dell' accanimento? Perchè ci andiamo sempre più convincendo che a molti giovani dotati, in diversi campi della professione musicale, agenti senza scrupoli e consiglieri incompetenti fanno fare passi quasi sempre più lunghi delle loro gambe, benchè agili, dando colpi mortali alla loro crescita artistica. Mariotti - che a nostro modestissimooooo avviso ha fatto in questo caso un passo più lungo della gamba - avrebbe potuto e dovuto attendere prima di affrontare il monumento di Rossini, anche nel festival di papà. Esiste un tempo per ogni cosa. Non è vero - come sostengono molti giovani direttori che se arriva un'occasione bisogna saperla cogliere. Non, non è quasi mai così.  Dudamel,e  lo stesso Harding, recentemente, si sono bruciati con due opere per le quali evidentemente sia l'uno, ancora inesperto di melodramma in Rigoletto, sia l'altro in carriera ed espertissimo, nel difficile Falstaff, non erano ancora preparati.
Nella musica, ancor più nella direzione, specie quando si sale il podio giovanissimi, è sempre molto meglio arrivare  più tardi che un attimo prima. Per non dire di quelli che arrivano anni prima. Immeritatamente e con danno di se stessi.

lo sponsor l'ha inventato pereira a salisburgo

Pereira, prossimo sovrintendente della Scala, già nominato, ma ancora in forze a Salisburgo - dove comunque non è amatissimo; leggere i giornali dello scorso anno per rendersene conto - che lascerà anzitempo per Milano, in una recente intervista fa propria una tecnica di sponsorizzazione o mecenatismo che esisteva a Salisburgo, come anche altrove - compresa la sua amata Zurigo - prima che la sua stella splendesse. Negli anni Ottanta, nell'unica nostra visita nella bella cittadina svizzera, in occasione del Concorso pianistico Geza Anda abbiamo constatato come  il concorso fosse interamente finanziato da una nota casa farmaceutica (Roche?) i cui proprietari  avevano strette relazioni con la musica ed anche, in quel caso, con il pianista cui il concorso era intitolato... ma anche a Salisburgo che, negli ultimi anni abbiamo frequentato assai spesso, le sponsorizzazioni di interi progetti (come i festival monografici di musica contemporanea)  erano frequenti nel festival austriaco - Montblanc finanziava una accademia di cantanti; Nestlé - se non andiamo errati - un concorso di giovani direttori d'orchestra, e la Rolex che ora Pereira ha coinvolto  nel sostegno alla 'residenza' del 'Sistema' venezuelano, non è nuova a simili iniziative ( nelle sue campagne pubblicitarie sugli organi di stampa  compaiono come 'testimoni' Domingo, Bartoli ecc.. e la paternità esclusiva di Pereira cade.
 E poi a Pereira, nel cui curriculum la sua capacità di trovar soldi viene sempre sottolineata, viene voglia di ricordargli che Salisburgo - che dura un mese appena- non è la Scala che dura un anno, e viceversa.
 Pereira verrà giudicato per quel che farà, indipendentemente dal fatto che riesca a trovare sponsor e mecenati, che saranno ovviamente i benvenuti.

mercoledì 14 agosto 2013

Chi ha rapito Barrett Wissman?

E' inutile cercarlo dalle parti di Cortona, dove agli inizi degli anni Duemila aveva fondato un festival, il Tuscan Sun Festival; e la cittadina toscana si sentiva graziata dalla sua munificenza. Chi non voleva guardare in faccia la realtà cominciava a spararla grossa: il festival di "Wissman' ha preso il posto del decaduto 'Festival dei Due Mondi'. Calma, andiamoci piano. Vediamo prima che cosa succede. Beh, cosa è successo? E'successo che Barrett Wissman, partito come pianista - aveva studiato alla Chigiana - s'è trovato all'improvviso , alla morte del padre, a dover gestire un grande patrimonio, parte del quale ha immobilizzato, acquistando  una agenzia di rappresentanza artistica, la IMG Artists che ha fatto diventare una delle più importanti e potenti agenzie, nella quale ha messo subito sotto contratto alcuni artisti importanti. Ma aveva bisogno di una vetrina in Europa. Scelse l'Italia e Cortona, nella cui campagna aveva acquistato una proprietà con annesso villone. Quando presentò al sindaco di Cortona il progetto di un festival, nel quale far esibire artisti internazionali, gran parte dei quali suoi rappresentati, il sindaco non credeva alle sue orecchie. Wissmann, con i soldi suoi - probabilmente non molti, trattandosi di artisti della sua agenzia che forse venivano a Cortona, semplicemente spesati e senza cachet per fare pubblicità alla sua agenzia; mentre il Comune- da quel che sappiamo - offriva i luoghi per il festival, a cominciare dal Teatro Signorelli.  La cosa andò avanti per alcuni anni; ogni anno sbarcava a Cortona qualche nome altisonante, più attori noti al grande pubblico che musicisti, ed i giornali continuavano ad osannare l'opera meritoria di Wissman e del suo festival. Intanto, sempre più, egli faceva conoscere in Europa i suoi artisti migliori che poi lo avrebbero ripagato di tanto mecenatismo (?). Poi ad un certo punto accadde qualcosa che interruppe il rapporto idilliaco fra lui e Cortona:questione di soldi, si suppone. Wissman voleva soldi dal Comune, il Comune evidentemente non glieli ha dati e Wissman ha traslocato, pensando che in Italia chiunque lo avrebbe accolto. Lui, comunque, l'obiettivo del suo sbarco a Cortona l'aveva già raggiunto. Ed invece, nessuno lo accolse, salvo che per un anno quel grullo di Renzi, l'estate 2012,  che gli diede alcune centinaia di migliaia di Euro per una edizione fiorentina del festival - mentre avrebbe potuto darle al teatro Comunale che gli avrebbe suonato tutto quello che voleva durante l'estate. E veniamo al 2013. Che fine ha fatto il Tuscan Sun Festival ? A Cortona s'è insediato un altro festival, non male, purchè non si parli, anche per questo, di nuovo 'Festival dei Due Mondi'. A Firenze  il sindaco ed anche il teatro hanno problemi troppo grossi per dare ascolto alla sirena di Wissman, e lui Wissman, che fine ha fatto?
Quest'estate, forse, lo si vedrà dalle parti di Salisburgo, dove trionfa (e rende) uno dei suoi cavalli di razza, Tony Pappano. Ma del suo festival non c'è più traccia.

Papa Francesco fuorigioco

Poco meno di due mesi fa Papa Francesco disertò il concerto che l'Orchestra sinfonica nazionale della Rai gli offriva. Quella sedia vuota nella capiente sala Nervi  fece grande scalpore. Si fecero supposizioni. Papa Francesco avrebbe detto ai suoi più stretti collaboratori che il concerto era cosa del passato, e che lui non si sentiva un principe del Rinascimento in onore del quale  quel concerto si teneva- del Rinascimento ma anche dei secoli successivi. La ragione ufficiale parlava invece di un impegno improvviso e improcrastinabile del Pontefice: la visita ad un cardinale gravemente ammalato - una bugia! - l'udienza concessa ad un prelato che aveva fatto scoppiare mesi prima lo scandalo IOR-  più probabile; ma nulla che non si poteva rimandare per ascoltare Beethoven. Si disse anche che per Papa Francesco la musica non rappresentava un grande interesse - e sembra questa la ragione principale e più vera, anche alla luce di ciò che è accaduto proprio ieri. Il Papa, la cui passione per il calcio è cosa nota - allo stesso modo del suo disinteresse per la musica - ieri ha ricevuto le nazionali argentina e italiana che oggi si sfidano,  in amichevole, all'Olimpico.  A loro ha fatto un bel discorso, certamente. ma, ci si passi la domanda: il Papa non aveva niente di più importante da fare che passare un'ora almeno con i calciatori?  Come nei giorni del concerto, anche ieri  la Chiesa, anzi il Vaticano, attraversa un periodo di turbolenza. Il card. Bertone, in procinto di lasciare la Segreteria di Stato vaticana, avrebbe in mente di denunciare una giovane commercialista che il Papa ha chiamato nel ristretto consesso di tecnici che vigileranno sulle finanze vaticane e sullo IOR. E non è cosa da poco. Nonostante ciò il Papa ha rimandato  tutto per ricevere i calciatori. Nulla di male, purché anche questo Papa non si abitui a dire bugie 'ufficiali'. Ci si può annoiare con la musica ed entusiasmare con una partita di calcio. Questione di gusti e sensibilità, anche per un Papa. E noi non ci scandalizzeremo, purché non venga nuovamente a dirci che i concerti sono roba dei secoli passati.

lunedì 12 agosto 2013

La Aspesi è a Pesaro e gli statali saranno premiati

Due notizie  nella stessa giornata, ambedue belle. Innanzitutto chi temeva di non avere quest'anno la corrispondenza pesarese della Aspesi è stato subito accontentato, all'indomani della prima del 'Guglielmo Tell', diretta dal giovane Mariotti. Divino, ispirato. E come ti sbagli. Cena naturamente dai Tittarelli... e qualche  velatissima critica alle signore - un vezzo della Natalia culturale! - che certo non potevano immaginare di venir punite con un'opera così' lunga, che metteva a durissima prova le loro mises. E i mariti? potevano intanto ingannare il tempo con la merenda a sacco in vendita durante gli intervalli. Certo Pesaro ogni anno, non finisce di stupire.
 Altra bella notizia  riguarda gli statali , come siamo anche noi insegnanti - per me solo per qualche mese ancora, poi in pensione. Bene, il Governo sta pensando ad un grande piano di 'dismisisone' del personale, pensionando circa 200.000 statali che vanno ad aggiungersi agli oltre 160.000 già 'dismessi' negli ultimissimi anni. Ma la bella notizia non sta qui. Sta nell'assicurazione - come non credere al governo Letta- che con i risparmi (oltre 4 miliardi di Euro!) verrà premiata la produttività. E non è la prima volta che tale produttività viene premiata . L'aveva fatto già la Gelmini ( PER LA SCUOLA), poi Monti ed ora anche Letta. Certo saranno molti di meno, ma con tutti questi premi di produttività gli statali, scuola compresa,  finalmente guadagneranno molto di più di un usciere del Parlamento, il quale usciere guadagna, quando entra in servizio, esattamente ciò che un insegnate guadagna alla fine della carriera che non ha. Ma tutto questo fino all'altro ieri. D'ora in avanti con il terzo premio consecutivo di produttività le distanze si accorceranno; anzi gli statali supereranno, negli stipendi,  anche i dipendenti dei Palazzi.
Sveglia Letta, ma che presa in giro è questa?

domenica 11 agosto 2013

Britten era un omosessuale, come rivela la Aspesi su Repubblica

 Questa volta la Aspesi ci ha spiazzati. Mentre attendevamo il solito pezzone Rossini-Mariotti da Pesaro - ma forse per questo sta attendendo l'esito non scontato del prossimo 'Tell' diretto dal giovane Mariotti nel festival del padre Mariotti e delle feste che la famiglia Tittarelli ed altre faranno per i rossiniani - ci ha deliziati con un articolo su Britten, del quale cade quest'anno il centenario della nascita, e per dirci che il musicista - la quarta 'B' della musica, dopo Bach, Beethoven e Brahms - viene celebrato in ogni parte del mondo, e in Inghilterra anche con due biografie. La Aspesi,  che naturalmente non può improvvisarsi musicologa,  si avventura per l'intricato percorso delle vicende biografiche del musicista, anzi su un solo elemento di tale vicenda, la sua omosessualità. Ce ne traccia un ritratto fotografico, racconta della sua vita con il celebre tenore Pears, un omone; ci dice che ogni sua opera è omosessuale, e che  Britten amava gli adolescenti che però rispettava, in linea di massima. Meno male che lo ha precisato, perchè ci stava venendo il dubbio che Britten fosse pedofilo, la quale cosa  gli avrebbe appiccicato addosso qualcosa di ripugnante. Sembra, infatti, a detta della Aspesi, che salvo un caso in cui Britten avrebbe molestato un adolesscente- sarà poi vero? - in tutti gli altri casi, il suo amore per gli adolescenti lo portava a proteggerli come fa un padre.
 Ma neanche questo sembra essere l'obiettivo finale del suo lungo articolo, del quale ai lettori della cu
ltura di Repubblica forse non fregava assolutamente nulla. La Aspesi accenna anche al suo pacifismo, innegabile.
 Lei ha attinto alle due biografie inglesi uscite in occasione del centenario - fortunata lei che conosce le .lingue - non a quella italiana, scritta da Alessandro Macchia ( semplice omonimia con Giovanni)  e celebrata  su molti giornali, a cominciare dal 'Sole', a firma Quirino Principe. Lei i libri italiani, onde evitare il rischio di un provincialismo sempre  in agguato, preferisce non leggerli.
 Da non sottovalutare, infine, le poche righe finali della Aspesi, quelle che fanno capire la ragione principale di quell'articolo. Almeno così sembra a noi. In tutto il mondo Britten è stato celebrato; in Italia parecchi teatri hanno dato 'Il piccolo spazzacammino', a cominciare dalla Scala che negli ultimi anni ha presentato 'Morte a Venezia ' e Peter Grimes' ponendosi quindi all'avanguardia e gareggiando con i grandi teatri di tutto il mondo; e termina: " il sovrintendente Lissner aveva in programma anche 'Billy Bud': ma non ne avrà il tempo, visto che lascia la Scala l'anno prossimo". Tutta quella lunga chiacchiera su Britten, per fare uno spottone a Lissner prima della sua partenza. Abbiamo capito. La Aspesi sarà una delle vedove lissneriane inconsolabili.

A L'Aquila il record di nuovi auditorii chiusi

Ieri, sabato 10 agosto, 'Il Fatto Quotidiano' dava una curiosa notizia: all'Auditorio dell'Aquila costruito da Renzo Piano ed inaugurato ad ottobre del 2012, presente anche Napolitano, hanno tagliato la luce per morosità nel pagamento delle bollette. Un auditorio che non ha ancora la piena agibilità e che il Sindaco concede per singole manifestazioni o concerti,  al quale ora hanno tolto anche la corrente elettrica. Lo aveva denunciato il giorno prima il quotidiano abruzzese  'Il Centro'. Non è la sola  cattiva notizia riguardante gli auditorii aquilani. Il bimestrale Music@, edito dal Conservatorio 'Casella' dell'Aquila, sull'ultimo numero ( in rete al sito: www.consaq.it) denunciava  analoga situazione per l'altro auditorio aquilano, progettato dal noto architetto Shigeru Ban e donato - economicamente, quasi per intero - dal Governo giapponese, inaugurato a maggio del 2011 è anch'esso chiuso ma non per mancanza di energia elettrica, bensì per un'altra storia che ha dell' incredibile e che solo nei giorni scorsi sembra essere giunta a conclusione. Felice.
 Era stato inaugurato e subito dopo chiuso per alcuni lavori che dovevano completare la struttura. Senonchè a febbraio del 2012, la grande nevicata  ha creato alla struttura dell'auditorio, che sorge accanto al Conservatorio cui è destinato, qualche problema, benchè non grave. Le piccole riparazioni, per le quali bisognavano solo un paio di settimane di lavori,  sono slittate per mesi e mesi, anzi  per più di un  anno, e sono state effettuate solo un mese fa: per un paio di settimane di lavori, quasi 18 mesi di attesa. Ora, pare- così ci ha assicurato il direttore del Conservatorio - che i lavori siano davvero e definitivamente terminati, e che si attende solo una verifica sulle poltroncine Frau donate dalla celebre casa al Conservatorio e installate nell'Auditorio, dall'acustica sensazionale. Che avranno poi di tanto particolare quelle poltroncine non si capisce. A settembre l'Auditorio dovrebbe essere definitivamente agibile per ospitare la seconda edizione della rassegna 'Musica Futura' nel corso della quale si esibiranno tutti i vincitori del 'Premio nazionale delle arti', istituito dal Ministero e  riguardante tutte le discipline artistiche insegnate nei nostri Conservatori e nelle Accademie.
 Come si vede in una città ancora spettrale, con bisogno estremo di luoghi di aggregazione per dare ai cittadini una sembianza di normalità, si tengono due auditorii, gioielli architettonici, chiusi.
 Di chi la responsabilità non è facile capire, anche se per l'Auditorio di Renzo Piano, pare che il vero problema sia l'affidamento della sua gestione che avrebbe un costo di 100.000 Euro circa l'anno , costo che nessuno vuole accollarsi, neppure il Comune, va da sé; altrimenti Cialente lo avrebbe già fatto. Ma forse lo avrebbe dovuto fare comunque. Fatto sta  che non l'ha fatto e non intende forse neppure farlo,  forse per le polemiche seguite alla collocazione dell'Auditorium di Piano, a ridosso del  monumentale Castello.
 Quella discussa locazione è motivo di un altro scandalo che  sta per piombare addosso al sindaco Cialente.
 Sul n.di maggio giugno 2012, ancora Music@ dava ampia notizia di un altro progetto per L'Aquila, ad opera dell'Accademia tedesca di Roma e del suo direttore Joachim Bluher. La costruzione di un 'salotto urbano' per gli studenti aquilani,  nel tentativo di cominciare a  risolvere il problema dei luoghi di aggregazione della gioventù all'Aquila. L'Accademia l'aveva fatto progettare da un noto studio di architettura di Berlino, interamente in legno, completamente smontabile, del quale si annunciava a breve il montaggio in una delle zone centrali maggiormente frequentate dagli studenti. Era maggio dello scorso anno. Siamo arrivati ad agosto, sono trascorsi quindici mesi, e quel 'salotto urbano'  progettato e finanziato, pronto quindi per essere montato, attende dal sindaco, ancor lui Cialente, che venga indicato il luogo dove installarlo. Cialente sembra aver prima  indicato tale luogo, poi essersi rimangiata la decisione, per il timore di altre polemiche. Ma questo salotto, a differenza dell'Auditorio di Piano è davvero provvisorio, dunque perchè Cialente nicchia?
Conseguenza: L'Aquila che poteva avere il record di nuovi auditorii, intanto ha il record di auditorii  inaugurati e chiusi e di non sapersi muovere nell'emergenza, come l'aquila del suo stemma che 'immota manet'.

sabato 10 agosto 2013

Diritti negati. Aggiornameni

Presi dalla foga esplicativa di diritti ed equità, ci siamo dimenticati dell'ultima novità in fatto di iniquità e diritti negati. Per legge. Il cosiddetto decreto 'del fare' appena approvato dal Parlamento, ha stabilito che anche per il 2014, e dunque per il  quarto anno consecutivo, gli statali, scuola compresa non avranno rinnovo contrattuale (stesso discorso anche per le pensioni dei poveri, che non avranno adeguamento  in base all'aumento del costo della vita).Con una perdita secca di potere di acquisto di 200 Euro circa a mese. Iniquità manifesta e conseguente diritto negato per LEGGE. Quella stessa LEGGE che non può, non se la sente di toccare le pensioni d'oro che sono frutto di privilegi e furti che gli stessi privilegiati e ladroni di Stato hanno fatto approvare per il bene  proprio.

E li chiamano diritti. Diritti acquisiti e diritti negati. Consulta delle iniquità

Diritti acquisiti, negati, calpestati, riconosciuti,ignorati. I diritti sono in queste settimane sulla bocca di tutti, per il fatto che la Consulta, intenta e difendere l'equità - Carta costituzionale alla mano - ha dichiarato incostituzionale il prelievo del 15% sulle pensioni cosiddette d'oro, partendo da quelle superiori a 90.000 Euro. La Consulta  ha dichiarato testualmente: "No c... se il Governo intende fare tale prelievo forzoso, deve farlo a tutti", e poi i diritti acquisiti non si toccano dunque l'Inps restituisca a quei poveri cristi le somme  trattenute, e l'INPS, con la celerità che gli riconosciamo tutti quando deve restituire l'ha fatto nel giro di un paio di mesi dopo la pronuncia della Consulta. Tutti commentano la sentenza, e colo i quali rientrano nei beneficiari della cosiddette pensioni d'oro commentano ed  applaudono la sentenza.
Senonchè qualche settimana dopo, dietro richiesta della parlamentare Bergamini,  la fedele segretaria di Berlusconi, si viene a sapere che pensionati d'oro in Italia ve ne sono e tanti, quasi 200.000, qualcuno prende di pensione 90.000 Euro al mese, e si continua a ripetere che 'i diritti acquisiti non si toccano'. Si viene a sapere anche che tutti questi poveri pensionati  costano ogni anno all'INPS la bellezza di 13.000.000.000 ( tredicimiliardi !!!!) di Euro. Avete capito bene, basterebbe un bel prelievo su quelle pensioni che nessuno si merita in base ai contributi verasti, per risolvere i problemi sia dell'IMU che dell'IVA. Quelle pensioni sono il frutto di autentiche ruberie: ottenute tenendo conto dell'ultimo stipendio che era magari il frutto di una promozione economica, in procinto di godersi la pensione .  Loro fanno notare che, ad esempio anche gli insegnanti, come siamo noi, andavano in pensione con il sistema retributivo, fino all'altro ieri. Già, è vero, ma gli insegnanti, tanto per fare un esempio, non hanno nessuna carriera economica. Vanno in pensione con l'ultimo stipendio; ma dopo 40 anni  di contributi, il loro ultimo stipendio netto si aggira sui 2.000 Euro. ( Fra quei pensionati c'è anche chi prende una pensione di 50.000 Euro circa  MENSILI, dall'età di 55 anni, come il dott. Gamberale, ex Telecom. Il quale dott. Gamberale, a infiniti altri come lui, vivrà certamente a lungo, e poi magari  si risposerà  con una giovane fanciulla, la quale ancora per una quarantina d'anni continuerà a godere di quel privilegio, frutto di autentica truffa allo Stato. Ecco quanto costano quelle pensioni sballate e rubate!
 Ora è chiaro che la Consulta ha difeso l'iniquità in Italia: in  un paese ridotto allo stremo, con pensioni  che per la maggior parte  non arrivano a 1.000 Euro,  quei paperoni, che hanno rubato le loro pensioni, della crisi italiana possono effettivamente fottersene. Come del resto fanno. Anche il ministro Saccomanni ha parlato di equità a proposito dell'IMU; ha detto più o meno che non tassare la prima casa creerebbe 'iniquo'. Sì, perchè anche chi vive in un tugurio, ma di proprietà, non può non tirar fuori i soldi per ringraziare lo Stato del beneficio del tetto, per quanto sgangherato.
Vien da pensare seriamente che  i giudici costituzionali, come del resto molti esponenti del Governo attuale parlino in certi casi senza riflettere.  Ma la storia infinita  delle ruberie di Stato non  finisce qui. Si viene a sapere anche che le cosiddette autoblu, delle quali noi cittadini pensavamo di esserci liberati, sono invece ancora oggi, nonostante i tagli operati, assai numerose, al punto che costano ogni anno anno allo Stato  oltre 1 miliardo di Euro.
Vogliamo continuare con l'elenco delle disuguaglianze inique, oppure, finalmente, profittando della crisi, mettere ordine, lasciando stare i diritti, perchè nel caso delle pensioni, i diritti c'entrano come il diavolo con l'aquasanta.?

Sandro Bondi sarà il miglior ministro della cultura del prossimo governo

Tutti a dargli addosso, per aver semplicemente detto che se non si risolve il problema di Pompei e non si dà alla cultura il rilievo che merita nel nostro paese, nei prossimi mesi sarà guerra civile. Nessun politico s'era spinto a  tanto. C'è chi dice che Sandro Bondi è già stato ministro molti anni fa e che del suo passaggio  non c'è traccia. E' vero, ma  allora si trattava di difendere gli interessi di un uomo solo, il Cavaliere, da non confondere con gli interessi del Paese; e Bondi, a differenza di quello che farebbe nel prossimo governo, non si diede tanto da fare. Adesso  le cose sono cambiate. Ha capito che è in ballo il destino dell'Italia - Pompei non è che la prova generale delle grandi manovre - ed anche i destino suo e della sua compagna, parlamentare come lui, ma innanzitutto quello di moltissimi altri italiani che facendo il loro stesso mestiere politico, e sono qualche milione, portano a casa, la coppia, ogni mese qualcosa di più di 30.000 Euro. Ora ne va di mezzo l'onore. Ecco perchè non ha atteso che la sua nomina venisse ratificata dal prossimo consiglio dei ministri per dire con chiarezza come la pensa: se non risolvete - ripetiamo - il problema di Pompei e quello dei beni culturali in Italia, sarà guerra civile, ed io guiderò la rivolta. Parola di Bondi (e signora).

Antico gioco del Letta

 Letta, gentiluomo di Sua Santità
 Letta, braccio destro di Silvio Berlusconi
 Letta, presidente del Consiglio dei ministri
 Letta, sponsor di Salvo Nastasi e suo testimone di nozze (con Giulia Minoli)
 Letta, amministratore delegato Medusa Cinema
 Letta, consigliere di amministrazione ‘Musica per Roma’
 Letta, consigliere di amministrazione Accademia di Santa Cecilia
 Letta, presidente della Fondazione Teatro Vespasiano di Rieti
 Letta, presidente onorario ‘Civita’, associazione per la cultura
 Letta, presidente Premio ‘Maschere  del Teatro italiano’
 Letta, presidente Premio ‘Guido Carli’
 Letta, consigliere premio Minerva, Roma
 Letta, presidente Premio giornalistico ‘Biagio Agnes’
 Letta,  vice presidente nazionale Croce Rossa Italiana
 Letta, presidente Museo delle Lettere d’amore
 Letta , membro di Bilderberg
 Letta, vice presidente Unione industriali di Roma
 Letta, amministratore ‘Relais Le Jardin spa’, Roma
 Letta, gestore bar (sei) dell’Auditorium, Musica per Roma
 Letta, membro Alta Roma
 Letta, socio Pallacanestro Cantù
 Letta, membro comitato d'onore Oratorio del Gonfalone, Roma
 Letta, consigliere di amministrazione Fondazione RomaEuropa
 Letta sponsor della  ex sovrintendente cagliaritana Crivellenti
 Letta, mancato presidente della repubblica
 Letta, sponsor di Mastrapasqua, INPS ed altri 25 incarichi - quasi più di Letta

Il giocatore scelga  un Letta e, in coppia, muova guerra di 'riconoscimento' a tutti gli altri; lo faccia con mezzi leciti e non. Vincerà quando li smaschererà uno per uno, dando un  nome a ciascuno, e ne scoverà degli altri (Letta), rimasti ancora nell'ombra. Il vincitore avrà diritto a passare una serata con il Letta prescelto. 


mercoledì 7 agosto 2013

Toponomastica alla vaccinara

Lorenzo Da Ponte a Roma- aveva lamentato qualche settimana fa un nostro collega- non ha una strada, una piazzetta,  un vicolo, un ponticello, uno slargo. Nella toponomastica della Capitale il suo nome non esiste. In fondo - risponderebbe qualche responsabile - chi era Da Ponte? E già: un semplice librettista, un pò abate e un pò furfante, che ha scritto  tre dei magnifici libretti per Mozart. E Mozart? A Mozart hanno trovato una stradetta dalle parti del Tiburtino, in direzione della autostrada Roma L'Aquila; Beethoven, invece, ha un viale' all'EUR.  Non è più come un tempo quando alle glorie del nostro paese intitolavano strade non periferiche e comunque gliele intitolavano. Per i musicisti avevano individuato una zona, elegante, stretta fra Villa Borghese ed il quartiere Pinciano, dove piazze e strade si chiamano Verdi, Bellini, Donizetti, Paisiello perfino.
Oggi, se vai a domandare se  a Roma c'è una strada intitolata, ad esempio, a De Chirico, ti rispondono che non lo sanno; solo qualche ben informato- come i tassinari-  ti risponderà di guardare dalle parti di Tor Sapienza e della Prenestina; e se chiedi di Ezra Pound, tanto per non fare discriminazioni razziali, devi guardare dalle parti della Bufalotta. Non vogliamo fare discriminazioni fra centro e periferia, però... la fretta con cui Mollicone, per anni a capo della commissione cultura del Campidoglio, nell'era Alemanno, si sbrigava ad indicare nuovi nomi per strade e piazze o nomi sostitutivi di quelli storici,  ci ha fatto temere che se a qualcuno fosse capitata qualche disgrazia, nello svolgimento del proprio lavoro, beh allora avrebbe potuto consolarsi (lui, più verosimilmente i suoi eredi) con una strada a suo nome. Mollicone in questo era sopraffino, come nel caso di una giovane donna malata che aveva  rifiutato le cure per portare a termine la gravidanza senza danneggiare il nascituro. Subito Mollicone ha proposto di intitolare una strada a questa eroina dei nostri tempi. Ma, forse, non era meglio che si fosse preoccupato di  risolvere qualche problema che il marito della donna e padre del piccolo avrebbe dovuto affrontare, dopo la morte della signora?  No, cogliere l'onda della commozione popolare - sacrosanta!  - e sfruttarla. Questa la tecnica che sembrava dettare quella politica toponomastica. Che dire di quando hanno proposto di togliere il nome dei Borghese dalla Villa (  da uno dei viali della villa, naturalmente!) per intitolarla ad un cantautore romano? Proseguendo.
Perchè hanno intitolato il Ponte della Musica ad Armando Trovajoli, ottimo musicista, del quale però nessuno di quei pochi che attraverseranno il ponte conosce l'identità? Non sarebbe stato molto meglio  lasciarlo come era nato 'Ponte della Musica', o magari intitolarlo ad una delle vere glorie musicali del nostro paese,sempre che il comitato preposto alla toponomastica comunale sapesse chi è Monteverdi o Palestrina o Corelli.
 E mentre pensiamo a quel ponte, ci viene in mente un'altra intitolazione, del passato, che ci ha sempre sorpresi ogni volta che abbiamo sfogliato lo stradario di Roma e ci siamo imbattuti nel nome di Luigi Petroselli, sindaco comunista della Capitale, al quale è stata intitolata - ma non da Alemanno ! - la strada che collega  via del Teatro di Marcello a piazza Bocca della Verità, che si sarebbe potuta anche chiamare 'via dell'Impero', ma certamente non via Petroselli.  Chissà cosa pensano i turisti quando apprendono che Petroselli non è stato uno dei sette re di roma, ma solo uno dei tanti sindaci, benchè amato e retto.
PietroAcquafredda  

Dissacrazione dei luoghi

E' di qualche giorno fa una notizia che ci riempie di gioia, si fa per dire. Il sindaco Marino ha bloccato il bando per la gestione di alcuni luoghi romani resi sacri dalla storia e dalla bellezza: Teatro di Marcello, Casina delle Civette a Villa Torlonia ed altri ancora. Il sindaco Marino vuol vederci chiaro sulla durata dell'affidamento gestionale ai privati e sul costo per i medesimi. Non è tutto quello che noi vorremmo, ma è già qualcosa. Perchè nel blocco del bando non figura alcuna obiezione su 'ciò che si fa' in questi luoghi. All'elenco se ne potrebbero aggiungere altri di luoghi, tutti di straordinaria bellezza e fascino, nei quali  in questi anni abbiamo visto svolgersi spettacoli ed altre occupazioni di dubbio valore, quando non addirittura di scadentissima qualità.  Pensiamo al Cortile di Sant'Ivo alla Sapienza, al Ninfeo dei Quintili sull'Appia antica, a Villa Adriana a Tivoli, a Castel sant'Angelo, al Chiostro del Bramante. Ecco, noi vorremmo che il sindaco Marino e chi per lui - che si intenda naturalmente delle destinazioni alle quali questi luoghi sono avviati -  esamini con attenzione ciò che si andrà a fare. Villa Adriana, ad esempio, prima che ne prendesse possesso  Musica per Roma 'pigliatutto', era stata consegnata da precedenti amministrazioni in mani sacrileghe che l'hanno profanata senza che nessuno si opponesse;  il Cortile meraviglioso di Sant'Ivo ospita da tempo immemorabile una 'stagioncina' piccina piccina di concerti,  da tempo immemorabile affidata al medesimo ensemble con medesimo direttore, quando invece, in una città come Roma, potrebbe essere luogo deputato per un festival barocco coi fiocchi.
E' la dissacrazione  continua che noi vorremmo mettere sotto gli occhi dell'innovatore Marino. Se apre i suoi occhi, gli perdoneremo se poi va a pescare per i suoi assessorati in famiglie di parenti di partito. Non gliene vorremo per queste debolezze da sempre esistite e che non sarà Marino a cancellare  - la sorella di Zanda era capo segreteria del Presidente della Rai, Zaccaria. Ve lo ricordate?
Oggi in una lettera al Corriere, Carlo Montanari, si domandava, in altri termini, più o meno la stessa cosa. Mentre tutti discutono dello stipendio che reclamerebbe la Melandri, presidente del MAXXI, lui osa domandarsi: che c'entra la Melandri con il MAXXI,  Del Noce con Venaria,  Minoli con Rivoli o la Crisstillin con il Museo Egizio, sulla piazza torinese? Già che c'entrano?

domenica 4 agosto 2013

Foro Romano per tutti, eccetto le auto private.Per Marino solo persone competenti

Una decisione sulle prime impopolare quella del neosindaco Ignazio Marino, ma che col passare del tempo, sarà salutata come una delle più azzeccate in assoluto. La festa di ieri, in occasione della 'pedonalizzazione' di Via dei Fori imperiali, è stata disturbata da una squadra di contestatori, guidata  da Alemanno che contestava la decisione di Marino, (alzando però cartelli di protesta sulla discarica presso il Divino Amore, santuario caro ai romani). e dall'ex assessore Sveva Belviso, 'faccia d'angelo', che invece appoggiò la decisione dell'ex sindaco Alemanno di 'deportare' i vecchietti di una struttura di riposo in altri spazi che i diretti interessati non volevano.  Alla festa ha partecipato anche l'Accademia di Santa Cecilia., diciamo 'tiepidamente', avendo inviato un quartetto dell'orchestra e i componenti dell'Opera studio, la struttura che prepara i giovani al debutto sui palcoscenici, mentre avrebbe  dovuto inviare la sua orchestra, trattandosi di una decisione abbastanza importante, forse storica. Qualche volta anche importanti istituzioni fanno fatica a sintonizzarsi  sulla stessa lunghezza d'onda di eventi importanti, quantomeno ci arrivano con  leggero ritardo sui fatti.
 Del sindaco Marino, però, ci ha colpiti una sua dichiarazione alla vigilia della formazione della sua giunta.  entreranno fra gli assessori solo coloro che hanno competenza  nei vari settori ai quali sono preposti. Orecchie da mercante invece contro i suggerimenti dei partiti. Marino qualche suggerimento l'ha colto, in virtù anche di parentele, che avrebbe potuto evitare, come nel caso dell'assessore Barca, della ben nota famiglia. Non è una novità;  non è certo la prima volta che accade ( ci sovviene che  qualche anno fa, a capo della segreteria del presidente della Rai, Zaccaria, c'era la sorella di Zanda - vi dice qualcosa questo cognome?) né sarà l'ultima.
Perchè Marino, comunque, ha dovuto ribadirlo? perchè quando sfogliamo i giornali , ad ogni giro di poltrone, ci capita di dover leggere come - solo per fare qualche esempio - l'ex direttore generale della Rai, Lorenza Lei, abbia ricevuto il beneplacito del card. Bertone (leggi: Vaticano!), il quale avrebbe dato la sua benedizione anche alla nomina della  attuale presidente, dott. Tarantola. Ma il Vaticano e Bertone non c'hanno  già tanti guai ai quali pensare? Che c'entrano con la dirigenza di una tv pubblica? E naturalmente  non è solo la tv ad essere ostaggio di politici e poteri occulti. A proposito del MPS,  il presidente dalla Fondazione ha rivelato che le nomine ai vertici della banca, avevano ottenuto prima il beneplacito di Rutelli e Letta Gianni, il quale avrebbe anche benedetto la nomina della sovrintendente al Teatro Comunale di Cagliari, e sarebbe  il protettore di Salvo Nastasi - dio ce ne liberi!, come vanno dicendo sempre più spesso molti esponenti del settore.
 Per questo e per molto altro ancora noi non siamo un paese normale, e quella dichiarazione di Marino non deve meravigliarci.

La Rai se ne infischia di Giuseppe Verdi. E di tutta la musica

Peschiamo nella 'Posta' di Repubblica' la lettera del sig. Mario Pompa ( roma) il quale scrive testualmente: " come è noto, nel 2013 ricorre il bicentenario della nascita di Giuseppe Verdi, una delle maggiori glorie nazionali. E' un  tripudio di rappresentazioni di opere verdiane, nei più importanti teatri italiani (e non solo) per rendere omaggio al nostro grande compositore. La Rai, invece, ha dato l'ennesimo esempio di come la tv di Stato tratta la cultura.Una delle più belle opere di Verdi, 'Il Trovatore', nella versione della Scala, diretta dal maestro Riccardo Muti, e interpretata dai migliori cantanti, è stata relegata alle ore 1 e 30 circa nella notte fra domenica 28 e lunedì 29 luglio. I dirigenti Rai hanno a disposizione ancora 5 mesi per farsi scusare programmando in ore decenti un'opera verdiana". I dirigenti Rai, caro signor Pompa non si scuseranno perchè convinti di non essere tenuti a farlo, per non aver commesso 'fallo'. Se sono analfabeti in fatto di musica come e più di tanti altri italiani,  se della musica non importa assolutamente nulla a loro, perchè dovrebbero scusarsi?
  Da quasi dieci anni andiamo supplicando di far tornare in tv, almeno d'estate, sulla tv generalista,  una trasmissione simile a 'All'Opera!', o quella  stessa trasmissione, andata in onda con ottimi risultati per sei estati consecutive, nella quale  c'è almeno una quindicina di titoli verdiani pronti per essere rimessi in onda con grande soddisfazione del pubblico  italiano che ama il melodramma, un pubblico che esiste in Italia (come dimostrarono i dati di ascolto di quella bella trasmissione  condotta da Lubrano su Rai Uno) ed è scontento dell'attuale situazione. D'estate tornano regolarmente tante trasmissioni che d'inverno dormono, ma spazio per 'All'Opera!' non ve ne è; o meglio  il responsabile del settore cultura della Rai, l'ineffabile Gigi Marzullo, non è riuscito a trovarlo.

Valore cultura, finalmente. Renzi, intanto, si è sfilato

E' la prima volta che un governo italiano, da vent'anni a questa parte, mette mano per davvero al settore cultura, dopo averne dichiarato, ma solo a parole,  per anni e anni, il ruolo strategico. In verità, non tutti i governi hanno fatto la difesa della cultura, neanche a parole; perché c'è stato anche chi avrebbe preferito azzerare tutto questo settore, definito di 'sfruttatori di denaro pubblico', 'mangiasoldi a tradimento' si direbbe in gergo- e ci riferiamo a Tremonti, a Brunetta ( che ora è presidente della Fondazione Ravello , ma guarda un pò!), a Pagliarini, detto 'Tagliarini', che stava per mandare gamba all'aria tutto il settore dell'opera in Italia. Tutti i moralizzatori di turno si sono appellati alla necessità di non buttare soldi pubblici - ma sempre e solo di 400 milioni di Euro l'anno, ad oggi , per tutto il settore spettacolo - mentre soldi pubblici a miliardi si buttano in molti altri settori improduttivi, a differenza dello spettacolo che invece è altamente produttivo, come ci siamo stancati di dimostrare dati alla mano. Dalle auto blu ( è notizia di oggi che ci costano ancora, dopo i tagli annunciati, 1 miliardo di Euro l'anno) al taglio dei parlamentari, dei loro privilegi ed emolumenti, all'abolizione delle province,  ed a tutti quegli sprechi che quasi quotidianamente i giornali vanno denunciando nell' indifferenza generale di chi dovrebbe vigilare, mentre si punta il dito contro il finanziamento  pubblico di un settore produttivo ed altamente redditizio, in ogni senso, per l'Italia. Comunque l'altro ieri, il  Consiglio dei ministri, per la prima volta, nella storia repubblicana, si è riunito per mettere a punto e licenziare un decreto interamente dedicato al settore cultura ed intitolato 'Valore Cultura'. Un pacchetto di misure rivolte al cinema, ai teatri,  ai musei, alla archeologia, all'occupazione giovanile nel settore.
Per quel che ci riguarda più direttamente, è stato finanziato un fondo di 75 milioni di Euro, al quale potranno attingere, dietro assicurazione di risanamento economico e  ristrutturazione interna del personale, i grandi teatri oggi in difficoltà, a condizioni naturalmente vantaggiose e  con l'impegno di un piano per la restituzione  abbastanza  diluito nel tempo. Alla faccia di Renzi e del commissario Bianchi per il Teatro del Maggio Fiorentino che prospettavano per quella storica e gloriosa istituzione il fallimento. Soluzione curiosa, prospettata proprio da Renzi il quale, a proposito del casa'Kazako' inveiva contro i politici che scaricano le responsabilità  sui dirigenti dei rispettivi ministeri. E lui che ha fatto   nel caso del 'Maggio'? Ci ha messo a capo  la sig.ra Colombo, per sanare il deficit  della precedente gestione; negli anni in cui la sovrintendente Colombo ha lavorato, sembrava d'amore e d'accordo con la sua linea, poi l'ha affondata, dichiarando che il suo piano era fallito. E lui era il presidente del teatro. Poteva non sapere?
 Il ministro Bray, sulle cui capacità di reggere un dicastero così importante, all'inizio del suo mandato, molti esprimevano dubbi, ha invece sorpreso tutti. Questo decreto reca naturalmente la sua impronta, oltre quella del presidente Letta. Da lui ci si attende ora che prosegua nella linea del risanamento, a cominciare dalle stanze abitate dai suoi maggiori consiglieri, sulla cui utilità molti nutrono invece fondatissimi dubbi.
Fatto il decreto 'Valore cultura',  i papaveri del settore in passerella a dire la loro. Comincia Carlo Fuortes che ha un Teatro Petruzzelli ( del qual è commissario) con un personale fra i più ridotti d'Italia - se non il più ridotto -  il quale ha subito messo le mani avanti:  forse potrei attingere per qualche milione anch'io a quel fondo. Per fare cosa? Non aveva chiuso il bilancio in attivo e non aveva dichiarato che tutti  i soldi che risparmiava per la ristretta struttura ora li poteva impiegare per 'attività artistica, per la produzione degli spettacoli, per intenderci, che aveva portato alla  sublime soglia di una quarantina circa per l'intera stagione? A seguire Catello De Martino, sovrintendente a Roma, il quale ha detto  di sperare di non dover ricorrere a quel fondo - non ha detto di non dover 'mai' ricorrere a quel fondo. Siamo già alla vigilia di una nuova resa dei conti, cambiato il colore del Campidoglio?  C'è chi lo teme, sulla base di quanto è sempre accaduto ogni volta che è cambiata l'amministrazione pubblica della Capitale, quando si sono scoperti - come si dice - gli altarini; mentre tutti si augurano, noi per primi, che in questo caso l'Opera di Roma 'se la cavi'.

sabato 3 agosto 2013

fate tacere Sandro Bondi

"Se non si trova una soluzione per Silvio Berlusconi, sarà guerra civile", ha dichiarato Sandro Bondi all'indomani della sentenza della Cassazione, tanto per gettare acqua sul fuoco. Se fossimo in un paese civile, oltre che la condanna di Silvio Berlusconi, anche Sandro Bondi, l'ex mite ed inutile ministro della cultura, sarebbe immediatamente accusato da una qualunque delle procure italiane, giudicato e condannato per direttissima. Basterebbe una sola di quelle procure che in questi vent'anni si sono occupate moltissimo di Berlusconi,  per accusarlo di 'procurato allarme', 'istigazione al disordine sociale, ed alla sommossa'. La procura finora non s'è ancora trovata, essendo 'feriale', ma almeno che  qualcuno lo faccia tacere. Intanto il Quirinale ha bollato quella sua dichiarazione come 'irresponsabile'. Speriamo che ora taccia e lo faccia  a lungo, come del resto ha fatto finora e come ha fatto sempre quando era ministro della cultura e, a detta dei suoi medici, non aveva voce per gridare allo scandalo di Pompei, e non solo a quello.
Pietro Acquafredda