mercoledì 30 ottobre 2013

L'invidia è un terribile peccato: Luisi preferito a Chailly dagli orchestrali della Scala? alla fine ha trionfato Chailly

Quando si diffonde la notizia che dal Consiglio di amministrazione della Scala, e di Alexander Pereira, prossimo sovrintendente, sarebbe venuta l’indicazione del nome di  Riccardo Chailly come successore di Barenboim,  l’Orchestra scaligera, che comunque dovrà esprimere un parere- non vincolante - su tale nomina eventuale, fa sapere che preferirebbe Fabio Luisi, che negli stessi giorni dirigeva alla Scala il ‘Don Carlo’ di Verdi. Che Chailly, che ha alle spalle un curriculum professionale prestigioso al quale  va unito quello anagrafico saldamente ancorato alla città di Milano, sia il partito migliore è abbastanza evidente. E nonostante ciò,perchè l'Orchestra scaligera che con la lettera del 30 settembre aveva  voluto far capire ai dirigenti che voleva contare di più nelle nomine importanti di questi mesi,  fa il nome di Luisi? Senza fare  psicologia  spicciola, una ragione c’è.  
Dappertutto gli stranieri-  e tali vanno considerati anche quelli che vengono da regioni vicine – sono guardati con sospetto, tranne che quando questi stranieri hanno raggiunto vertici professionali invidiabili; allora vengono sempre accolti fra due ali di folla plaudente. 
L’indicazione di Luisi,  verrebbe da coloro i quali non riescono a farsene una ragione del fatto che un loro compagno di studi - come può essere Chailly nella sua Milano per tanti orchestrali scaligeri - non possa aver fatto tanta carriera.  Fra i leggii  scaligeri vi sarà sempre qualcuno che  dica: quello studiava nella mia stessa classe... quante volte gli ho corretto i compiti di armonia o qualcosa di simile. 
Dunque a  far uscire il nome di Luisi,  è sicuramente l’invidia per il successo di Chailly che ora, qualche compagno di studi non vorrebbe ritrovarselo a impartirgli ordini dal podio..  Si troverà sempre qualcuno di sposto a giurare che Chailly è arrivato dove è arrivato perché suo padre , compositore, è stato sovrintendente della Scala, begli anni in cui il figlio muoveva i primi passi, affiancando anche Abbado, allora  direttore alla Scala ecc…  
 Un pò di fango si gettò sul giovane Chailly, allorchè Karajan lo chiamò, nel 1986, ad inaugurare a posto suo il festival di Salisburgo. Perché Chailly e non un altro direttore del suo peso? Perché chiamando un altro direttore del suo stesso ‘peso’  avrebbe potuto avere  in casa un concorrente, mentre con Chailly  non ci poteva essere concorrenza alcuna, poteva dormire sonni tranquilli.
 Sarà stato anche vero, nel pensiero di karajan, all'epoca - oltre 30  anni fa! - ma poi Chailly ha fatto una carriera prestigiosissima, ai massimi livelli, ed oggi non si può continuare a pensare malignamente ma anche stupidamente che quella carriera sia frutto di  privilegi ereditari e comunque immeritata. Solo degli invidiosi- come appaiono oggi gli orchestrali milanesi - possono pensarla così.
E poi, non bisogna dimenticare, a proposito delle 'solide' convinzioni dei componenti l'Orchestra della Scala, che alla fine della recente tournée in Giappone - con un orchestra di sostituti, perché molti titolari s'erano dichiarati indisponibili o indisposti - avevano neppure tanto velatamente criticato Dudamel, lo stesso direttore che due anni fa avrebbero voluto come direttore musicale.
P.S. Pereira ha illustrato all'orchestra il suo piano artistico e fatto il nome di Chailly come prossimo direttore musicale della Scala, e l'orchestra  ha acconsentìto

domenica 27 ottobre 2013

Il ciclone Marino sta per abbattersi sulle istituzioni culturali della Capitale

C'era una volta Ignazio Marino, chirurgo di fama imprestatosi alla politica. L'ex chirurgo, non simpaticissimo in verità - ma si spera che sia almeno bravo a fare i compiti assegnatigli - aveva una assessore, la Barca, fratella ovviamente dell'altro Barca, ex ministro, figlio a sua volta del più famoso di tutti i Barca, quello comunista,Luciano di nome. Fra il chirurgo e la sua 'assistente' culturale i rapporti sono tesi, lo dicono tutti, hanno diversa visione sui manager da mettere a capo delle istituzioni culturali cittadine finanziate con soldi pubblici, e non solo su questo. Al Teatro di Roma, da dove sta per andar via Lavia, Marino vuole mettere Gassmann, il giovane attore, tanto in voga di questi tempi e Barca ( e con lei il ministro Bray) non vuole. Lei preferisce Cutaia, ex ETI, perchè gli attori non hanno mai dato buoni esiti quando vengono messi a comandare una istituzione- ha detto. Così la pensa ministero e Barca. Sulla presidenza tutti d'accordo, sembra: si cambia, anzi no, resta Scaglia - come scoglio immoto! - secondo la vulgata dapontiano/mozartiana. Ma le istituzioni dove bisogna smobilitare  gli ex di Alemanno sono anche altre. C'è il palazzo delle Esposizioni che al Comune costa 11.000.000 di Euro. Ha passivi, scrivono i giornali;  no, ha attivi da molti anni, ribadisce l'attuale  responsabile Simoni; al Macro c'è Pietromarchi che va cambiato. chi ci mettono, non si sa. E all'Opera, che al Comune costa ben 20.000.000 di Euro l'anno - forse il più alto contributo in assoluto di una municipalità alla sua Fondazione lirica - che si fa? Vogliono azzerare il consiglio di amministrazione e metterci un commissario, perché secondo quanto va dicendo nei corridoi Marino, in quel teatro si spende molto a fronte di una produzione abbastanza  esigua. All'Opera via Vespa, vice presidente, e i consiglieri di nomina Alemanno per l'arrivo del Commissario Siciliano, figlio di Enzo, attore di professione. Con quali competenze, ammesso che giusto sia il commissariamento? Ha lavorato molto nella campagna elettorale di Marino. E di opera ed amministrazione di una grande azienda culturale? ne sa quasi nulla, anzi nulla. Imparerà sul campo. Bravo, Marino ex chirurgo. Onore al merito. Attento, però, a non farsi scappare Riccardo Muti.

L'azienda Forza Italia

 Chi non lo avesse ancora capito fino in fondo, Berlusconi è l'industriale che 20 anni fa ha fondato Forza Italia, la sua seconda azienda, accanto a Mediaset, forse anche per salvare la prima. Non importa. Ci ha messo dei soldi, forse tanti, ma i calcoli li ha fatti bene, perchè i conti di mediaset, per molti anni sono andati a gonfie vele, oggi un pò meno. Ma in tempo di crisi anche i ricchi possono piangere.
Ora accade che il Popolo delle libertà, nato sulle ceneri di Forza Italia, terza sua industria, viene chiuso, e il padrone torna a Forza Italia. Chiama il management, nel consiglio di amministrazione con sede a palazzo Grazioli, e dice che tutte le cariche sono azzerate, esattamente come si fa nelle ristrutturazioni aziendali. Berlusconi avoca a sé ogni delega o incarico, in attesa di  trovare nuovi manager a cui affidare la guida della sua nuova-vecchia azienda. E di indicare anche il suo successore al vertice, fra i membri della sua famiglia, proprietari dell'azienda, quantomeno maggiori azionisti - si fa il nome di Marina, la tosta.  Intanto  ha da saldare alcuni debiti che ammontano ad un centinaio di milioni, per i quali è difficile possa chiedere contributi ai manager che ha appena scalzato dai posti di comando. Dunque lui paga, e solo lui, i debiti, perchè è lui il padrone dell'azienda e l'amministratore delegato pro tempore. Si tiene del vecchio management solo la sua femme de chambre, segretaria particolare, la parlamentare Rossi, che lo segue passo passo come un ombra e che dunque parlamentare è stata assai poco, occupatissima a reggere l'ingorgata segreteria del  padrone. Il quale deve quanto prima passare comunque la mano perchè è stato condannato per frode fiscale, con condanna definitiva e quindi fra breve, dovrà scontare la pena in affidamento ai servizi sociali, visto che il carcere per un reato in fondo veniale come quello della frode fiscale, il carcere non è previsto e neanche una multa che farebbe arrivare nelle casse dello Stato quei  sei milioni evasi, più interessi. I manager messi alla porta dal padrone e quei pochi che se ne sono andati sua sponte, quando hanno visto le cattive acque in cui navigava  dell'azienda, ora si sono messi su pizza in cerca di un nuovo padrone, esattamente come fece Leporello alla morte del suo Don Giovanni  - l'accostamento a Don Giovanni non tanto per il prestigio del mito quanto per le debolezze umane dei due ha perseguitato il capo azienda e continua tuttora a   perseguitarlo. Quei manager, infatti, abituati a mangiar caviale ed a bere champagne, alla faccia del padrone, prima di accontentarsi di bruschetta e gazzosa, vogliono provarle tutte. Per tener alto il nome del Paese.

Mysterium di Rota è un oratorio

Il Teatro San Carlo di Napoli ha presentato  un noto brano sinfonico corale di Nino Rota, 'Mysterium', per soli coro ed orchestra, composto nel 1962, per la 'Pro Civitate cristiana' di Assisi e lì eseguito sotto la direzione di Armando Renzi - esiste una registrazione discografica della CAM;  me ne fu regalata una copia dal compositore.
 Paolo  Isotta, sul Corriere di ieri,  inneggia alla bellezza di tale opera, ed alla sua profondità di contenuto, come si rileva dal bellissimo testo, in latino, messo insieme con Vinci Verginelli, e  tratto da numerose fonti, fra cui anche la patristica cristiana. Fra tutti il più coinvolgente e commovente anche per l' affascinante veste musicale è l'Unum panem frangimus, un testo di S.Ignazio di Antiochia, cantato dal coro misto e da un coro di voci bianche; un brano a noi particolarmente caro perchè, dietro nostra richiesta, Rota ne aveva approntato una versione per voci pari con accompagnamento di organo che avemmo il piacere e l'onore di dirigere nella Basilica della Quercia (Viterbo), alla presenza dell'autore. Fu proprio in quell'occasione  che Rota ci regalò una copia della riduzione per canto e pianoforte, che conserviamo gelosamente insieme ad altre musiche scritte sempre per noi e destinate alla festa del Papa celebrata nella basilica della Quercia, con la lusinghiera e benevola dedica: ' A Pietro Acquafredda, con l'augurio di sentire questo oratorio diretto da lui. aff.mo Nino Rota'.
Bene, ne parliamo perchè Isotta nel suo articolo pone la questione relativa al genere cui il 'Mysterium' appartiene, propendendo per la cantata piuttosto che per l'oratorio, in ragione del fatto che qui manca una 'historia' come era all'origine di questo genere  in latino. Ci dispiace dissentire dall'illustre collega, ma nella storia dell'oratorio musicale, molto presto la presenza dell'historia  venne meno in favore del testo 'meditativo', se pure su un soggetto che restava sullo sfondo. Lo stesso 'Messia' di Haendel, stante la giustezza del ragionamento di Isotta, non potrebbe essere ritenuto un oratorio, come universalmente si è sempre fatto.
Ma c'è anche un'altra ragione che ci porta a dissentire da Isotta.  Lo spartito regalatoci da Rota, innanzitutto riporta il titolo originale del lavoro, che è 'Mysterium Catholicum', solo successivamente abbreviato in 'Mysterium', sotto il quale viene speicficato ' Oratorio per quattro voci soliste, coro e orchestra'. Dunque la questione è risolta,  almeno dalla parte dell'autore.
 C'è,poi, una minuscola  inesattezza nella quale Isotta incorre, laddove cita l'indirizzo romano del Maestro che lui indica in Via delle Coppelle, mentre era 'Piazza delle Coppelle', dove lo incontrammo anche in occasione di una intervista le cui peripezie una volta racconteremo.
 A proposito dell'Oratorio, devo anche rivelare un particolare. Ne parlai sia a Muti che a Pappano, non contemporaneamente, perchè  è difficile vederli insieme, alla vigilia delle celebrazioni del centenario della nascita di Rota. Ad ambedue   dicemmo della bellezza e profondità del 'Mysterium', sperando di convincerli ad eseguirlo e magari a farne una nuova registrazione discografica, visto che quella di Renzi di ormai mezzo secolo fa ...mostra i segni dell'età. Muti, allievo di Rota ci disse che non lo conosceva; e Pappano che lo avrebbe letto. Ad oggi nè l'uno  - e ci dispiace per Muti - nè l'altro - a digiuno della produzione del Rota non cinematografico - hanno accettato quel nostro suggerimento, dopo che  inviammo, ci sembra ad ambedue, copia dello spartito in nostro possesso.
P.S. Sfogliamo il recente catalogo critico delle composizioni di Rota e scopriamo che in detto catalogo, il Mysterium  appare con il titolo corretto, al quale è stato tolto l'aggettivo Catholicum, e con il sottotilo di 'cantata'. Il mysterium continua.

mercoledì 23 ottobre 2013

Rassegna stampa del 23 ottobre 2013: Marrazzo, Banca d'Italia

Al processo 'Marrazzo', un transessuale noto della Capitale ha rivelato particolari inediti sull'uso della cocaina fatto dall'ex governatore del lazio, e sui luoghi, alcuni anche istituzionali , nei quali tale uso qualche volta è avvenuto. Marrazzo, per bocca del suo avvocato, ha dichiarato che si tratta di autentiche calunnie.
 Staremmo a vedere. ciò che invece sappiamo è che Marrazzo è tornato a lavorare in RAI con un suo programma. Non è il primo caso, perchè è consuetudine consolidata che a chi comanda si tenga caldo caldo il posto  che occupava prima della presa del potere, anche in tempo di crisi e con la disoccupazione alle stelle. E magari, anzi  certamente, Marrazzo gode anche della pensione come ex governatore del Lazio, superiore sei volte la minima. Alla faccia di quelli che la pensione, pur meritandosela - vedi esodati - non l'hanno ancora e dovranno attendere un bel pò per averla.
 Alla Banca d'Italia - dove si sa ci sono stipendi da fame - finalmente è stato tolto il vincolo che bloccava gli stipendi dei suoi dipendenti. Cioè a dire, da oggi  quegli stipendi possono essere adeguati, secondo la normale logica dipendente dall'inflazione e dai rinnovi contrattuali. Adesso è ormai chiaro  l'intento del Governo: tutta la crisi viene pagata dagli statali. Letta nipote continua a raccontare frottole al Paese, ed ha dalla sua, a difesa dei potenti, anche la cosiddetta Corte costituzionale, la quale, quando hanno toccato con un prelievo irrisorio stipendi e  pensioni degli altri burocrati, ha dichiarato che ' non era cosa', dopo di che il ligio Mastrapasqua ha immediatamente restituito quanto trattenuto 'indebitamente' a quella massa di ladroni e predatori di Stato. Quello stesso Mastrapasqua che ha un reddito annuo di 1.200.000 Euro. Mentre Letta che fissa un tetto agli emolumenti dei super burocrati dello Stato e denuncia la incompatibilità di più incarichi nelle mani di uno stesso superburocrate pubblico, dorme.

venerdì 18 ottobre 2013

mancanze di coraggio e palle al piede

Il capo del Governo ha assicurato che la sua manovra è tutto quello che si poteva fare, le riforme vanno fatte gradualmente, farle tutte d'un colpo senza avere le possibilità vuol dire inficiarle, ancor prima che vengano attuate. Vero, ma...il malato Italia intanto continua a restare a letto in una condizione di prostrazione e debilitazione dalle quali non si riesce ancora a vedere come uscirne. La manovra ha anche la benedizione di Napolitano. Sì, forse  era quello che si poteva fare nelle attuali condizioni, ma teniamo presente che ci sono molti esperti che pensano che non è stato fatto tutto quello che si poteva fare, e che ciò che andava fatto poteva andare in un altra direzione. Insomma,  da molte parti si dice che a risollevare il malato, a letto da anni ,nessuno ha ancora pensato, e che  non è sufficiente ribattere che comunque non lo si fa morire, in attesa che arrivi  il farmaco miracoloso. Perché il farmaco miracoloso - senza interventi nella direzione giusta - non arriverà mai.
 Fanno un gioco di  società Letta e Alfano Quando Letta fa finta di aver coraggio è frenato da Alfano che tira in ballo le promesse fatte agli elettori; qualche volta Letta va molto avanti solo perchè sa che Alfano lo bloccherà; e poi Alfano  non capo di un non partito,  quando vuole lui fare la prima mossa tira in ballo proposte impossibili, tanto sa che l'amico Letta gliele boccerà, e lui potrà sempre dire di averle proposte e che le avrebbe attute se avesse  governato da solo e senza la palla al piede di Letta, e viceversa. Letta ed Alfano sono sodali  per dare una bella fregatura all'Italia, anche se il primo per lo meno  la faccia dell'Italia  all'estero l'ha resa più presentabile.
Però, però... Letta nipote e Napolitano è mai possibile che anche questa volta non arrivi nessun segnale sul taglio  delle spese dei palazzi del potere e degli infiniti privilegi che chiunque, appena  avuto un pò di potere, s'è  accaparrato?
 Le provincie le lasciamo sempre così?  pare che in un precedente decreto ( femminicidio) ci sia un codicillo che lascia intendere la marcia indietro sulla loro eliminazione.
Il Parlamento lo lasciamo sempre bicamerale e con lo stesso inutile, INDEGNO, e costoso numero di parlamentari?
Gli emolumenti dei parlamentari restano sempre quelli VERGOGNOSI che tutti conosciamo, i più VERGOGNOSI d'Europa? Sfido che  Sandro Bondi e signora - tanto per fare un esempio semplice semplice - non vogliono che si arrivi  a tale dismissione di privilegio, loro due portano a casa ogni mese oltre 40.000 Euro. Chi glieli darebbe fuori dal parlamento?  Bondi potrebbe guadagnare altrettanto  contando sulla sua vena poetica che si sveglia solo quando è in linea con il suo Cavalier padrone?
E i vitalizi dei parlamentari e non solo di essi, li lasciamo così come stanno? Come mai  agli statali si tagliano diritti acquisiti , e si tagliano anche con retroattività, mentre per le superpensioni ci viene sempre detto che non si possono toccare. Ma che c...( censura) dite?
 E il finanziamento ai partiti? perché verrà eliminato solo dal 2017? Forse che Lei Letta sta  dando tempo ai partiti per organizzare una nuova, diversa forma di furto al paese?  E poi perché i soldi dati ai partiti si possono detrarre dal reddito, mentre quelli per la cultura no? per lo meno non interamente , ma in una piccola parte? perché il Governo sta dalla parte dei ladri e li difende?
 E le famose macchine blu, Letta nipote, perché le tagli solo del 10%?   basta ridurle  al 10% del parco macchine esistente.
 Quante autorità avete messo su, con capi  ed uffici ben remunerati e nullafacenti? ma vogliamo una volta per tutte  darci un taglio vero?
 So già quale è la risposta di Letta nipote, ma anche di Napolitano o della Consulta. E no, non potete continuare a fregarci. Dovete tagliare e subito anche tutti questi capitoli di spesa. 1 milione di Euro da una parte , un altro da  un'altra parte,  sono comunque tagli stabili il cui beneficio per la collettività si sentirà sempre più nel tempo.
 E poi, perché  per la cosiddetta liquidazione  gli aventi diritto devono attendere oggi quasi due anni, dal momento in cui lasciano il lavoro? Letta nipote vuole dirmi che lei quando andrà via dal Parlamento- se mai accadrà- avrà lo stesso tempo di attesa?
Gli alti stipendi in certi ambienti, anche quelli non si possono tagliare? Ha ragione CHI DICE CHE ANCHE SU QUELLI OCCORRE INTERVENIRE, come fa il  Brunetta,  al quale mi piacerebbe chiedere il nome di quel dirigente INPS che gli fece comprare una casa facendogliela pagare  150.000 Euro; la quale casa, rivenduta dopo pochissimi anni, gli ha fatto entrare la considerevole somma di quasi 600.000 Euro? Brunetta perché questo capita solo ai componenti le bande politiche, e mai ai semplici cittadini?

mercoledì 16 ottobre 2013

Finalmente un taglio agli statali

 Esultano gli statali perchè finalmente il governo, ascoltando il loro accorato appello, ha deciso per un anno ancora di non dare il via al rinnovo contrattuale, di non assumere tanti quanti vanno in pensione, di eliminare gli straordinari - gli statali sono già straordinari!-. Insomma dal 2011 gli statali non hanno avuto un aumento di stipendio, neanche quello giustificato dall'aumento del costo della vita, e felici e contenti, ringraziano il Governo che tale situazione privilegiata ha protratto anche per tutto il 2014. E per la liquidazione, che nessuno statale si merita si dovrà attendere, trattandosi di un regalo dello Stato ai suoi dipendenti, non meno di un anno, ma questo accadeva già ora; solo che dal 2014  dovranno attendere anche quelli che percepiranno una liquidazione sui 50.000 Euro; finora questo riguardava le liquidazioni sopra i 90.000 Euro che, evidentemente con legge retroattiva sono state tutte decurtate del 50%.. E lo ringraziano anche perchè così il Parlamento potrà restare  com'è, gli stipendi dei parlamentari non venir  minimamente toccati, come anche quelli di tutti gli organi centrali dello Stato, authority comprese, le auto blu non rottamate, le provincie non eliminate, ed anche i privilegiati mantenere le loro rendite di posizione. Viva l'Italia, viva il Paese di bengodi! Grazie, statali!
 P.S. Berlusconi condannato. I giornali di oggi riportano la notizia che un carcerato dell'età di 82 anni è morto. Lui era in prigione nonostante l'età. Il Cavaliere che a causa dell'età non andrà in prigione, salvo che lo chieda espressamente per risparmiare su vitto e alloggio, non vuole nemmeno scontare la pena  commutata con l'affidamento ai servizi sociali. E' proprio vero:  in Italia la legge è uguale per tutti.

martedì 15 ottobre 2013

Rassegna stampa di martedì 15 ottobre. Opera di Roma in Campidoglio, stipendio Epifani, compenso Fazio

Alcuni lavoratori dell'Opera di Roma - una cinquantina, scrivono i giornali - si sono recati ieri  presso l'Assessorato alla Cultura del Comune di Roma, per domandare 'discontinuità' dalla gestione del periodo Alemanno, una 'grammatica' ( che avranno voluto dire?) diversa nella scrittura dell'Opera, cui il Comune destina ben 21 milioni di Euro l'anno, e che forse non vorrebbe più destinare in egual misura, stante l'attuale bassa produttività del teatro. Nel quale, sotto la gestione Alemanno, sono entrati con contratti non regolarissimi, una cinquantina di nuovi dipendenti, del costo complessivo intorno al milione di Euro.
 Nelle passate settimane il sindaco Marino accennava alla medesima canzone dei lavoratori del teatro: ' discontinuità vò pensando', e nei giorni scorsi anche l'assessore Barca,  ha accennato un egual  motivo ' disconinuità voglio imporre', dichiarando di voler ridurre di qualche milione il finanziamento comunale. E non ci si venga a dire che le nostre passate analisi sul caso 'Opera di Roma' erano sbagliate! Quei dimostranti indirettamente, danno una mano alla Barca che vuole cambiare rotta. Glielo chiedono gli stessi lavoratori- potrebbe essere la sua giustificazione.
Epifani ha detto che l'aumento del suo stipendio del 18% in un anno, a partire dal 2004, quando era segretario della CGIL, era stato deciso dalla segreteria del sindacato e non da lui. Nel sindacato, Segretario e segreteria sono cose ben distinte, e per quanto Epifani non lo avesse voluto quell'aumento, anzi lo avesse espressamente rifiutato,  gli fu imposto, ed egli, obtorto collo, dovette accettarlo e mantenerlo.
 Il compenso di Fazio è divenuto materia di pubblica discussione  da quando l'altro ieri il ministro Brunetta vi ha fatto cenno, a brutto muso, al giornalista, nel corso di 'Che tempo che fa'. Il quale giornalista ha detto di essere grato alla Rai del suo compenso, e che egli produce di ritorno guadagni alla Rai stessa, e che la sua trasmissione rende più di ciò che costa, più precisamente: la sua trasmissione  è completamente pagata dalla pubblicità. Brunetta ha replicato: non completamente. Ora, vien da chiedersi se le cifre circolate siano compatibili con l'attuale situazione economica e con la dilagante povertà. E' facile farsi difensore dei diritti dei poveri, seduto su una poltrona di milioni. La Rai dovrebbe operare a lui ed anche a parecchi altri un taglio deciso e profondo sui compensi. E le star? vadano dove vogliono. I compensi Rai non li avranno da nessuna altra parte, né da Berlusconi né dalla Sette, come esperienza insegna, con l'aria che tira. Ma, a prescindere,  vanno ridotti, anche pe un minimo di decenza.
 L'esempio cui tutti si attaccano di papa Francesco, dovrebbe insegnarlo: si è più credibili ed efficaci quando si predica bene, e si è razzolato, e si continua a razzolare anche dal trono papale, ugualmente bene.

Musica per le nostre orecchie

Sandro Bondi, che animo nobile, poetico e musicale! Avesse voluto manifestarsi interamente per quello che è  fin da quando era ministro della cultura,  l'Italia forse lo avrebbe cancellato del tutto dall'orizzonte politico. Ed, invece, il suo passaggio, fra i più oscuri,  lo  fece profumare di poesie da'more ( per chi? indovinate!). Adesso, invece, no; fa il menestrello del suo padrone che gli assicura una vita agiata a lui ed alla sua compagna parlamentare - berlusconi, suo padrone, per l'alto senso della famiglia che ha, li prende in coppia i suoi servitori . L'animo musicale, dopo quello poetico, di Bondi s'è manifestato a commento di alcune dichiarazioni del presidente Napolitano che, secondo l'acuto osservatore  berlusconiano, sarebbe diventato il 'metronomo'della politica. Ma come gli è venuta in testa sì alata similitudine? Un poco sbagliata, però?
 Già . Il metronomo non è che quello strumento meccanico che, una volta stabilito il tempo da tenere nell'esecuzione di un'opera musicale, ricorda ai suonatori, che l'hanno accettato, che occorre stare al ritmo stabilito, mentre qualcuno tende ad andare per fatti suoi. Questo, con il metronomo di berlusconi, a Bondi non accadrà mai, lui precede il metronomo, per scongiurare il pericolo che il padrone lo richiami all'osservanza. Bondi, invece, voleva dire che Napolitano,  travalicando le sue prerogative, pretende di guidare governo e parlamento. Asino d'un Bondi! ( Dare dell'asino ad un parlamentare,  come Bondi, è un'offesa punibile?)
Perciò Napolitano fa bene a fare il metronomo e cioè a richiamare alla politica gli impegni presi, dalla riforma elettorale a quella costituzionale relativa alla forma di governo, alla riduzione dei parlamentari. perchè senza il metronomo Napolitano, questa orrenda sinfonia stonata, eseguita da suonatori impresentabili ed incapaci come lo è la maggior parte di essi,  non finirebbe mai, e dura già da un ventennio.
Mentre Sandro Bondi, nella foga di tirare comunque una ciambella di salvataggio al suo padrone, cui la terra brucia sotto i piedi e che, per questo, sta pensando di gettarsi a mare dalle parti di Lampedusa, s'è fatto prendere la mano ed ha usato un termine musicale che su altre bocche suonerebbe dolcissimo, mentre sulla sua ha il suono dell'anafabetismo.

La stampa, e quella di settore in special modo, si trastullano

Accade di leggere in queste ultime settimane, di cui la memoria ancora è viva, di donne che inonderanno il palcoscenico all'aperto dello Sferisterio di Macerata, la prossima estate, come annunciato da tempo dal suo direttore artistico, il regista Francesco Micheli. Il quale ha così profondamente ragionato: se il palcoscenico è pieno di donne, di ogni genere dalle sante alle puttane, perchè  non lo può essere anche il podio? e perciò ha chiamato tre direttrici che  avranno la responsabilità delle tre opere in cartellone. La profondità di pensiero ci sconvolge, letteralmente. E allora i giornali, anzi  un giornale ne parla, sebbene con quattro mesi di ritardo.  E passi.
Ma lo stesso giorno, altra rivelazione - i grandi quotidiani si telefonano alla viglia di scoop mondiali - da un altro grande giornale del quale, pure, non diciamo il nome. In Siberia si è isolato un direttore greco, quarantenne, che predica la rivoluzione nel campo della musica: chiudere l'Opéra, il Metropolitan, il Covent Garden ( non ricordiamo se ci ha messo la Scala) perchè sono il regno di Satanasso, dove regna il marketing, gli affari, gli alti cachets, come in molti altri settori musicali, a scapito della musica. E che nel mondo  si voglia  di cambiare musica - prosegue l'acuto giornale- lo attestano numerose iniziativ; dunque il lupo siberiano non è poi così solitario. E si citano, esemplarmente, i casi di Dudamel, di Lang, due campioni, sul secondo dei quali, in specie, l'ombra del marketing è visibile a mille chilometri dei distanza.
Dunque se nel mondo della musica, quello istituzionale, regna l'affare o il malaffare, perchè nessuno ne parla, per una vera pulizia, nella prospettiva  della stesura di una nuova partitura musicale emendata di tutti gli errori e le illegalità, ma anche di  semplici, e pur dannosi, travisamenti?
Se se ne parla, lo fa 'Il fatto quotidiano' che solitamente a simili argomenti non dà spazio, come ha fatto agli inizi di ottobre quando ha segnalato il grande giustificato scontento che regna all'Accademia di Santa Cecilia, in relazione soprattutto alla gestione Cagli che dura da una eternità.  Il quale Cagli, di recente, si è fatto sentire per protestare contro il decreto 'Valore Cultura' che toglierebbe posti, nel consiglio di amministrazione ( di indirizzo?) agli accademici (ma come fa Cagli a lamentarsi se proprio lui ha riempito il consiglio di membri 'laici', cioè non  accademici ceciliani? Vuole,anzi vorrebbe gli uni e gli altri, per la semplice ragione che quelli esterni li ha dalla sua parte; ed anche quelli interni, sono lì, perchè appartengono al suo giro - come ha evidenziato ' Il fatto quotidiano', accennando alle dure lettere che il Cardinale Bartolucci ha inviato in Accademia per lamentare una situazione nella quale si ravviserebbe perfino il 'voto di scambio'.
Perchè di questo i giornali, anche quelli di settore non parlano, ed invece propongono agli ignari lettori, ad ogni uscita, un sondaggio rilevatore di chissà quali segreti, come  quello recentissimo dedicato alle voci 'verdiane' dal quale è emerso - udite udite- che oggi i cantanti cosiddetti verdiani sono merce rara e che la più grande cantante è stata  - lo sapevate? - maria callas.
 Ma perchè non parlano mai anche delle gambe storte delle istituzioni da raddrizzare? un esempio? quella gamba storta dell'invasione degli artisti stranieri in Italia. Un argomento che ci sta particolarmente a cuore.
 La risposta è una sola: le istituzioni, anche per apparire in detti sondaggi ai primi posti delle classifiche (per noi  tali sondaggi sono farlocchi e comunque inutili ed inattendibili; in essi i Berliner sono scesi di molti gradini) si sdebitano attraverso l'acquisto di pagine pubblicitarie ) e sono le uniche che ancora la danno - la pubblicità- alle riviste di settore. Lunga vita alla buona stampa!

lunedì 14 ottobre 2013

Roma. E' tempo di ricominciare

 Il calendario musicale di ottobre segnala quattro dei cinque debutti delle più importanti stagioni romane. Comincia , il 19, l’ Istituzione Universitaria dei Concerti (Aula magna della Minerva) con Salvatore Accardo ( serie di concerti Minerva) e ‘I Turchini’ di Antonio Florio ( serie Calliope).   All’indomani, il 20, prende il via la stagione vera e propria dell’Orchestra Sinfonica di Roma (Auditorium della Conciliazione) diretta dal suo fondatore e direttore Francesco La Vecchia ( qualche giorno dopo che l’Orchestra stabile ha eseguito a Roma, Palermo e Firenze il ‘Requiem’ di Verdi, e la  China National Opera House   ha messo in scena ‘Il Trovatore’ )  con ‘Petruska’ di Strawinsky e ‘Romeo e Giulietta’ di Prokofiev . La Vecchia  può vantarsi  di  aver fatto emergere dal dimenticatoio molti musicisti italiani del Primo Novecento, e  di cedere il podio, in questa stagione, anche ad altri direttori - era ora!  -  benchè tutti stranieri, di nazioni sperdute e pressochè sconosciuti.
 A seguire, il 21,  Santa Cecilia ( Auditorium Parco della Musica) inaugura con  Maurizio Pollini la stagione da camera; e, il 26, la stagione sinfonica, con i complessi al gran completo,  noti solisti, e la direzione di Tony   Pappano. In programma  l’opera ‘Peter Grimes’ di Benjamin Britten, che quasi sicuramente finirà in CD, per onorare il centenario della nascita del musicista, il più noto del Novecento inglese. C’è poi, il 31, il concerto inaugurale, al Teatro Olimpico,  della stagione della Accademia Filarmonica Romana che, quest’anno,  registra anche un cambio di direzione artistica – fuori Sandro Cappelletto, dentro Cesare Mazzonis,  che ha lo stesso incarico all’Orchestra Nazionale della Rai di Torino – con la pianista Angela Hewitt, in un programma interamente dedicato a Bach,  accompagnata dall’Orchestra da camera della Rai di Torino - quella di Mazzonis, per intenderci, perché Mazzonis, venendo a Roma  intende  procurare altro lavoro alla sua orchestra.
Buon ultima, la ‘sorellastra pigra’ Teatro  dell’ Opera che avvierà la  nuova stagione a fine novembre  con ‘Ernani’ di Giuseppe Verdi ; Muti sul podio. La stagione è stata  annunciata in ottobre, come, del resto, fanno tutti i grandi teatri internazionali che non l’annunciano mai con mesi e mesi di anticipo.  
Seppur diverse fra loro, le stagioni romane si somigliano tutte  per la preoccupante e dissennata assenza di interpreti italiani dai rispettivi cartelloni.


venerdì 11 ottobre 2013

Ruba? Governo ladro

La sapienza popolare dice altrimenti: piove, governo ladro. Qui non è in discussione la sapienza popolare  che ha inventato quel modo di dire, adatto ad un paese che ha dei governanti e che tuttavia, anche se governano, vengono incolpati perfino della pioggia, quando non si desidera che cada.
Ma se in un paese come il nostro, c'è  un governo che ogni giorno ruba non solo dignità ai suoi cittadini, ma gli ruba anche dei soldi -  a coloro che prendono appena sopra i 2000 Euro netti di pensione non adeguando tale pensione all'inflazione per l'ennesimo anno, nel 2014 - ben sapendo che soldi non ne hanno più, e nello stesso continua a dire che  le cosiddette pensioni 'd'oro' non si possono toccare come continua con faccia tosta a ribadire il ministro Giovannini,  quel governo non è che ladro e fatto di ladri ed imbroglioni. Le pensioni d'oro non si possono toccare, continuano a dire Giovannini, e con lui  i difensori della legalità costituzionale, perfettamente compresi nel ruolo di custodi dei loro privilegi, semmai dal 2015; ne riparliamo del blocco  degli adeguamenti. Insomma  a tutti i poveracci  anche per il 2014 niente adeguamenti, ai ricchi, quelli che hanno pensioni al di sopra dei 5000 Euro, ma ve ne sono anche che prendono decine e decine di migliaia di Euro AL MESE - ma quando mai hanno versato i contributi per tali pensioni? - semmai dal 2015, per ora, poveri, lasciamoli vivere. Per quanto ancora si potrà andare avanti così?
 Forse  il governo ladro non si è ancora accorto che il suo tempo sta per scadere, e che  forse, prima che se lo immagini, gli italiani gli faranno capire che non può continuare a rubare per sè e per i suoi lacchè.

giovedì 10 ottobre 2013

La procura d'Italia ha inviato avvisi di garanzia a mezza italia che conta

Un avviso di garanzia è stato recapitato nella notte a Letta, nipote, capo del governo per il reato di 'spoliazione' del popolo italiano, ed anche un secondo avviso di garanzia per un secondo reato, quello di' impotentia governandi', per il quale, identico avviso di garanzia è giunto anche allo statistico, ministro Giovannini. La Procura d'Italia imputa loro innanzitutto di ridurre ogni giorno una fetta sempre maggiore di popolazione alla fame - mentre loro gozzovigliano, insinua la Procura  d'Italia  -  come si imputa loro a causa dell'ultimo decreto illegale che non adegua le pensioni all'inflazione, qualora superino  i 3.000 Euro, ma lordi ( che vuol dire 2000 Euro netti circa). Quando, invece,  vengono citate le pensioni d'oro di ex parlamentari,  che ormai sono un esercito, a causa delle brevi stagioni di ogni governo, allora  nei loro documenti ufficiali citano sempre le pensioni al netto: che so, D'Alema prende quasi 6.000 Euro, Veltroni, il missionario altrettanto. Perchè, in questo caso, si chiede la Procura d'Italia, si cita il netto? E la medesima procura una risposta ce l'ha: per evitare la vergogna di dover far sapere ai cittadini affamati che il lordo mensile delle loro  immeritate pensioni è di 10.000 - 12.000 Euro.
 Sull'attività di Giovannini, accusato del reato di 'impotentia governandi',  e di 'furto istituzionale'si sofferma la 'Procura d'Italia' che per lo stesso reato indaga anche la Corte costituzionale e i due rami del Parlamento. Mentre si procede con metodica azione alla spoliazione ed all'affamamento del paese,  da parte  di Giovannini, la Consulta e il Parlamento, non si tagliano neanche il più piccolo dei loro privilegi: numero dei parlamentari, pensioni d'oro, stipendi correnti, macchine blu, uffici e benefit per ex presidenti delle camere ( per portarci dentro amanti ed escort, d'ora in avanti chiamate 'segretarie') Un particolare rimprovero muove la Procura d'Italia alla Consulta che boccia ogni seppur minimo taglio quando riguarda gli ambienti del potere,  i quali non si toccano, perchè toccarli  - ha  decretato la Consulta- è contro la Costituzione. In questa difesa si è distinto Giuliano Amato, nonostante che da poco abbia messo piede nella Corte Costituzionale, dichiarando, seduta stante, di voler patteggiare: a tal scopo ha dichiarato per iscritto che la pensione da 30.000 Euro mensili la darà in beneficienza, mentre  lo stipendio da giudice costituzionale,  che ammonta ad appena 400.000 Euro annui, lo terrà per sostenere le spese, una sorta di paghetta per anziani.
 Ancora al ministro Cancellieri ed al vice premier, 'internista' Alfano è stato inviato un altro avviso di garanzia,  per il reato di' temporeggiamento e connivenza' perchè non hanno sciolto immediatamente la Procura di Caltanisetta, per evidente infiltrazione mafiosa, in ubbidienza alla quale  perseguono tutti gli emigranti che approdano,  quelli scampati alle acque del mediterraneo, sulle nostre coste, per il reato di clandestinità. La mafia tiene a questo reato, per poter meglio sfruttare, come manovalanza, quei disperati che aspirano, per sopravvivere,  a vestire le divise dell'esercito del crimine. In un sussulto di 'stupidità', la suddetta procura ha indagato anche quei pescatori che hanno salvato dalle acque quei pochi che non sono morti e li ha accusati di favoreggiamento della  clandestinità.
 A Letta nipote, poi, Giovannini, Cancellieri, Alfano Parlamento e Consulta , la suddetta Procura d'Italia ha chiesto, per il processo che si svolgerà in direttissima, in Piazza san Pietro, di presentare memoria difensiva. Che si difendono?

martedì 8 ottobre 2013

Valore cultura. Altri imbrogli dallo Stato con la faccia tosta

Il decreto legge del governo Letta, 'Valore Cultura' pubblicato sulla Gazzetta ufficiale l'8 agosto - ne abbiamo parlato a suo tempo - e, di recente, approvato dal Parlamento, accanto ad alcune misure senza dubbio positive e che fanno immaginare un governo attento ai problemi del settore, che al governo Berlusconi non ha mai interessato, in alcuni articoli contiene norme che fanno tornare  indietro di anni tutta l'organizzazione culturale in Italia. Nell'art.11, criticatissimo, si riducono i componenti dei consigli di amministrazione,  riduzione che toccherà soprattutto la presenza dei membri privati,  ai quali si domanda una 'fidelizzazione' consistente e di durata quinquennale. Insomma un privato, per avere un posto in consiglio di amministrazione della Scala, per esemplificare, deve assicurare per un periodo di cinque anni  un consistente apporto finanziario.  Bray, l'attuale ministro, quando gli hanno fatto notare che, evidentemente, i suoi consiglieri andrebbero cambiati perché tentano con ogni mezzo, e ogni volta ritentano, di  riportare indietro tutto il settore, dopo quei pochi  passi avanti che sembrano essersi fatti - Nastasi c'entra? Eccome! - ha promesso di rimediarvi,  a questo come ad altre incongruenze che riguardano il Piccolo e la Scala di Milano, in riferimento alla loro autonomia che sembrava raggiunta. Insomma lo Stato vorrebbe che i privati abbiano nei confronti delle nostre fondazioni culturali quella affezione che esso Stato non ha mai avuto e tuttora sembra continuare a non avere, perché non ha mai assicurato  il finanziamento necessario , e perché , nonostante le promesse,  ogni anno - e non ogni cinque- cambia idea, e sempre in peggio, cosa che i privati, naturalmente, secondo l'integerrimo Stato, non possono fare. Che faccia tosta!
 E tutto questo accade quando il pachiderma Stato,  mostro sempre  affamato, non c'è verso che  tagli tutti i privilegi che nel corso degli anni s'è assicurato per sè e per i suoi devoti servitori. Oggi, il quotidiano 'Il tempo' riportava alcuni dati allarmanti sui profeti, di destra e sinistra,  che sputano sentenze a suon di pensioni non meritate e laute, sulle quali poggiano tranquilli i loro orrendi culi, da Veltroni a D'Alema a  tutti gli altri. Evidentemente chi ci governa non si è ancora accorto che il paese non può tenersi ancora per molto e che, se non corrono in tempo ai ripari, chissà cosa può succedere. Ogni giorno tagliano qualcosa a tutti, persino ... mentre mai nulla si taglia e si può tagliare a loro, neanche le mani con le quali  fanno, ogni giorno che passa, razzia dei beni del paese.

domenica 6 ottobre 2013

Rassegna stampa di domenica 6 ottobre 2013. Insegnanti.Samuele Piccolo. Ciaikovskij non era gay

*Samuele Piccolo, 'enfant prodige' della  destra politica in Campidoglio,  nel partito di Alemanno e di faccia d'angelo Belviso, vice presidente del consiglio comunale, carica che aveva dovuto lasciare per l'accusa di una frode fiscale da 80 milioni di Euro - i 6 milioni per i quali è stato condannato Berlusconi sono bruscolini! - è ora accusato anche come un ladruncolo qualunque:  l'Enel ha scoperto che il contatore della sua villa di Zagarolo è stato manomesso. Andrà a giudizio a febbraio. E pensare che lo indicavano come esempio per  i giovani che volevano impegnarsi in politica, cioè a dire , col senno di poi, nella frode fiscale e nel furto di pubblica utenza.
*Insegnanti amati e calpestati. In un recente sondaggio,  gli interpellati hanno dichiarato che difficilmente vorrebbero che i propri figli, da grandi, scelgano di fare gli insegnanti, a causa della scarsa considerazione e dei miserabili stipendi che lo Stato italiano dà loro. Strano però che  in quello stesso sondaggio, alla domanda di indicare una persona che ha segnato la loro vita, buona parte degli interpellati abbia risposto il mio insegnante di...
*Putin ha decretato che Ciaikovskij non era gay. La vergine santissima , invocata dalle Pussy Riot, perchè liberasse la Russia da Putin, non ha ascoltato le tre giovani  russe , due delle quali il governo di Putin ha sbattuto in una durissima prigione ( E' notizia recente che una delle due è stata ricoverata, per le drammatiche condizioni in cui  le prigioniere vengono tenute). Ora il presidente russo, ha di fatto sabotato la realizzazione di un film sulla vita del grande compositore Ciaikovskij, prima imponendo tagli ed aggiustamenti nella sceneggiatura, poi riducendo al minimo ( 750.000 Euro) il contributo statale alla realizzazione del film. la ragione di tante durezza è da cercare nella evidente omosessualità del compositore, ormai acclarata. Per Putin la omosessualità di Ciaikovskij è invenzione del capitalismo occidentale che vuole danneggiare la grande madre Russia, e, comunque, quand'anche lo fosse, non dichiarato ( era, invece, dichiaratisismo!) il mondo lo ammira non certo per questa sua 'stortura', ma per la musica. E se lo dice uno che è un esempio di condotta morale sessuale, per relazioni extraconiugali, e  allegre serate in dacia, anche in compagnia di qualche altro ex statista suo intimo, c'è da credergli.

sabato 5 ottobre 2013

Berlusconi cambia nome

La sua prima dichiarazione a caldo, dopo la sentenza della giunta del senato è stata: quella sentenza è  un 'duro colpo a democrazia'. non sarà che  ha cambiato nome all'anagrafe; da Berlusconi a Democrazia. Da Silvio Berlusconi a Silvio Democrazia?

venerdì 4 ottobre 2013

Note stonate

Note stonate. Lo si legge anche sulla home page di questo nostro blog, laddove si dice che la musica può certamente dare la felicità, ma non si pensi, di conseguenza, che il mondo della musica sia 'un'isola felice', perchè non lo è ed è quasi impossibile che lo divenga. Forse può tentarlo, ma perchè questo accada occorre che dalla musica (dal suo mondo) vengano espulse (espunte) le note stonate. Che è ciò che noi, per solo amore della musica, ogni tanto tentiamo di fare.
 Non lo fa quasi mai  nessuna delle riviste musicali italiane. Perchè? La ragione è semplice . Fanno affari - certo piccoli, piccolissimi in tempi di vacche magre - ma sempre e comunque affari con le istituzioni che dovrebbero tenere in stretta osservazione. L'unica rivista che, insieme a noi, ogni tanto tira fuori qualche  brutto affare del nostro mondo è Music@, il bimestrale  edito dal Conservatorio Casella dell'Aquila e, non per caso, da noi diretto.
 Poi ogni tanto - ed è una vera fortuna - c'è qualche giornale che prende coraggio e  si pronucia. Come ha fatto ieri 'Il fatto quotidiano' con un articolo a firma Elisabetta Ambrosi, intitolato ' Le note stonate di santa cecilia'; sommario ' Denunce di voto di scambio e favori incrociati. Tutto il malcontento della storia accademia nazionale'. L'articolo/ accusa prende il via da alcune lettere di denuncia inviate nei mesi scorsi agli accademici di santa cecilia; due scritte dal card Bartolucci, ormai 97enne ma evidentemente ancora lucido ed arzillo, ed una terza di Michele Campanella che noi, personalmente, credevamo troppo presente nei concerti dell'Accademia - mentre  lui invece si reputa assente, per la sua 'avversione' a Cagli che sarebbe il deus ex machina, e secondo 'il fatto quotidiano' la bestia nera dell'accademia. Insomma quello che fa e disfa e guai a chi gli si mette di traverso, la sua fortuna  finisce (almeno all'Accademia). E si parla della corte di cagli, ormai  a ranghi allargati, dei favori che lui ha fatto e fa ai suoi fedelissimi, a tutti quelli che lo hanno eletto per il terzo mandato consecutivo, dopo altri due precedenti, prima di Berio, molti dei quali sono stati eletti in Accademia proprio con il suo beneplacito, per farli diventare, alla votazione successiva, suoi elettori. Possiamo dire: niente di nuovo che già non si sapeva? certo che si può dire, anche se le singole storie non si conoscono, quantomeno non le conoscono tutti- ma forse un giorno ciò accadrà. Ce ne è anche per alcuni neo accademici, strenuamente voluti da cagli, che si attende favori dagli stessi, specie da chi - in evidente conflitto di interesse- come segnala 'il fatto quotidiano'  ha uno strapotere, assommando nelle sue mani  alcune cariche non di poco conto. Dio sa se noi ce ne siamo occupati in passato.
 Viene da pensare che se alcune riviste, invece di stilare classifiche - sulla cui attendibilità nutriamo serissimi dubbi - si occupassero di tali problemi del mondo musicale, forse questo stesso mondo cambierebbe e non avremmo ancora oggi, quando tutte le monarchie traballano, direzioni artistiche o sovrintendenze che passerebbero facilmente il secolo di durata, se lorsignori  fossero dei matusalemme.

giovedì 3 ottobre 2013

Bondi , apra bene le orecchie

Ma Sandro Bondi il profeta del messia, l'ascolta qualche volta, quando parla in pubblico, la sua compagna che sembra non sapere e non capire quello che dice, la sua compagna, anche perchè non dice niente? Lei, quando non parla- e farebbe bene a non parlare mai - fa da spalla muta  del suo compagno perchè senza il loro messia, Bondi e compagna, chi altro in Italia ed Europa gli darebbe 40.000 Euro al mese? Molti altri, purtroppo,  si comporterebbero così se fossero altrettanto ben ripagati del servizio, ma, almeno, alcuni  lo farebbero con maggiore dignità. Che non hanno Bondi e compagna, o signora, l'anagrafe non l'abbiamo consultata.

mercoledì 2 ottobre 2013

Basterà Muti a fermare Marino?

                                                             
 I giornali, specie quelli che seguono da vicino e con occhi di particolare benevolenza le sorti dell’Opera di Roma – tanto per parlar chiaro: Corriere e Messaggero – non hanno potuto non notare con sorpresa che  alla presentazione della stagione 2013-2014 , fatta come sempre con un ritardo che  rimanda al paleolitico della managerialità, e cioè il 30 settembre 2013, a meno di due mesi dall’inaugurazione della nuova stagione (con Muti direttore, ‘Ernani’ di Giuseppe Verdi), il sindaco di Roma, presidente della Fondazione operistica cittadina, era assente. Assenza giustificata , diplomaticamente, con ragioni di ‘forza maggiore’ per ‘impegni isituzionali’, evidentemente più istituzionali della stagione  dell’Opera. La stessa assenza che, però, non destava particolari sospetto negli anni di Alemanno, perché, giornali compresi, tutti sapevamo che Alemanno sebbene assente, giustificato o ingiustificato che fosse, era sempre presente al momento in cui occorreva mettere denaro fresco mano nella casse dell’Opera. Ora forse non sarà più così, e perciò quell’assenza desta sospetti.  E, infatti, a chi ha letto i giornali non sarà sfuggita qualche frase buttata qua e là dal principale fiancheggiatore/sostenitore/cantore del teatro, dal ‘Corriere della Sera’, nella persona di Valerio Cappelli, il quale, per la prima volta, s’è lasciato scappare –  proprio lui che non ha mai fatto trapelare, prima d’ora, eventuali e neppure possibili falle  nell’amministrazione del teatro –  che il sindaco vuole vederci chiaro nell’amministrazione del teatro; perchè al Comune, che ha un buco difficile da coprire, lasciatogli evidentemente dall’ottimo amministratore Alemanno ( perché quasi 900 milioni di Euro di buco neppure  un Marino superman avrebbe potuto farli in pochissimi mesi),  l’Opera costa la non modica cifra di 20 milioni per anno. Bilancio reso ancora più negativo,  dalla constatazione  che quella enorme costosissima macchina , ha scarsa produttività e i ‘tutto esaurito’ sono solo nei ricordi di un tempo. E già. Lo stesso Marino, presente alle recenti  repliche di ‘Nabucco’, ha notato parecchi buchi  in platea e nei palchi ,  e, dopo i successi a Salisburgo di Muti,  si va domandando come mai il direttore, lì faccia ‘tutto esaurito’ ed a Roma no!
Verrà, poi, anche il momento in cui si domanderà perchè questo dato non sia emerso mai dalle pagine del ‘Messaggero’ e  ‘Corriere’, che un giorno sì e l’altro pure cantano le glorie dell’Opera e inneggiano ai suoi amministratori. Muti, naturalmente, è fuori discussione, senza di lui, l’Opera di Roma sarebbe già affondata. Ma non basta Muti a evitare al teatro l’analisi di costi e benefici che Marino sta compiendo.  Dalla quale al sindaco risulterebbe che l’Opera di Roma - come anche altre istituzioni o iniziative di spettacolo ( leggi: Festa del Cinema, carrozzone, inutile per qualcuno, troppo costoso per tutti!) – il Comune dà troppi soldi, non sempre ben amministrati e fatti fruttare.
Chi segue da vicino queste faccende sa che cosa succede ad ogni giro di poltrone  nel potere cittadino. Si mandano a casa i manager messi nei vari posti  di comando dall’amministrazione precedente, per metterci i propri. E per compiere una simile operazione, talvolta suicida, ci si inventa qualunque cosa, anche falsità. Esattamente come ha fatto Alemanno prima di Marino, per estromettere Ernani e metterci il suo eroe, Catello De Martino, al suo primo incarico al vertice di una impresa, per giunta culturale. A volerla dire tutta, Catello e Alessio Vlad, il quale per il ‘Corriere’ è un ottimo direttore artistico, senza discussione!- hanno avuto il beneplacito di Muti, nel caso di Catello, e per Vlad, figlio di Roman, una sua precisa indicazione. Quindi nella scelta dei manager c’è, eccome, lo zampino anzi la zampata di Muti. De Martino ha chiuso per il quarto anno consecutivo il bilancio in pareggio, è vero; però al modico costo per le casse comunali di 20 milioni di Euro, per anno. E, se adesso, a causa delle difficoltà economiche del Comune, Marino decidesse di tagliare questo suo consistente finanziamento, come chiuderebbe il bilancio, Catello? Indovinate!
 Se Marino dovesse mettere in atto, senza sbandierarlo ai quattro venti anche per non urtare Muti, un taglio al finanziamento del Comune, anche perchè nonostante questa montagna di soldi, l’Opera governata ‘magnificamente’, secondo i fiancheggiatori della stampa, non è riuscita a trovare risorse proprie, e dipendendo quindi quasi esclusivamente dal finanziamento del FUS e del Comune, nel bilancio si aprirebbe una grossa crepa, e De Martino potrebbe essere mandato a casa. E l’ottimo direttore artistico Alessio Vlad che quest’anno ha messo in cartellone a Caracalla anche una pièce di  Valerio Cappelli, suo poeta di corte, che fine farebbe? Muti lo difenderebbe a spada tratta, nonostante gli errori di programmazione ai quali forse solo quest’anno si pone rimedio, con una sterzata evidente verso il repertorio più popolare, nei confronti del quale il professorino Vlad  mostra disprezzo - perché quegli ‘errori’ di programmazione recano anche la sua firma? E come giustificare il botteghino non sempre assediato dai melomani, anche quando è in cartellone Muti? Non c’è scusa: questa si chiama inefficienza ed incapacità di gestione. Noi stessi presenti ad una magnifica lezione di Muti alla Sapienza, in occasione della prima di ‘Attila’ di Giuseppe Verdi, abbiamo notato, non senza sconcerto, la platea mezza vuota e in gran parte occupata da liceali costretti dai loro insegnanti ma recalcitranti e rumorosi, e dalla corte universitaria del gaffeur Frati. All’indomani, sui giornali leggemmo della folla che aveva riempito l’Aula magna dell’Università. Beh, Catello come giustifica i tanti vuoti  delle prime, almeno fin quando le frequentavamo, mentre adesso non siamo più ospiti graditi né di  Catello né di Arriva,  e noi immaginiamo, indirettamente, con la complicità di Muti !)in platea, nonostante gli inviti sempre abbondanti al ‘generone’ romano. Cattiva gestione, nessuna attenzione alla creazione di un pubblico, quando non c’è.
 Si apre per l’Opera di Roma, certamente una fase delicata, molto delicata. Forse qualche freno ad una forte possibile azione di Marino sarà costituita dalla presenza di Muti, che non si può far scappare da Roma. Sarebbe la fine. Ma certo non si può subire una cattiva amministrazione, anche se Muti dovesse risentirsi. Noi, facciamo notare, indipendentemente dalla valutazione della gestione dell’Opera di questi anni, sulla qual tante volte abbiamo espresso riserve oltre che qualche appunto al comportamento inqualificabile di suoi dirigenti – che, come sempre, si comincia a tagliare la cultura che, evidentemente, anche Marino, considera un bene non necessario, anzi accessorio.

 Infine, un piccolo appunto; a Muti, questa volta. Ma era proprio necessario affidare a sua figlia Chiara, caro maestro, la regia di ‘Manon’, dopo che quest’estate aveva già ‘registrato’ Purcell a Caracalla, e negli anni passati al Nazionale, sia Chiara che sua moglie, Cristina, avevano debuttato come attrice e regista? Con tutto il potere che ha e le conoscenze in mezzo mondo, non le riesce, caro maestro, di trovar lavoro per la sua famiglia altrove e non nel teatro dove lei è sovrano assoluto?  Perché, anche se nessuno glielo dice apertamente - come stiamo facendo noi - sono in tanti, quasi tutti, a pensarla in questa maniera.

Un galeotto tiene in scacco il paese e si prende gioco delle istituzioni

Una persona condannata, con condanna definitiva, per frode fiscale per giunta, pur essendo un parlamentare,  che, addirittura, in passato,  è stato anche presidente del consiglio ( il che rende la condanna ancora più dura!),  ancora fuori dalle  patrie galere, semplicemente perchè l'età gli consente di domandare 'l'affidamento ai servizi sociali'  nella lingua italiana si dice che è un galeotto. Ora può un galeotto, per quanto persona in vista nel mondo politico, ed ancor più in vista nel mondo degli affari, tenere in scacco il paese, togliendo la fiducia al governo, minacciando sfracelli  perchè pretende, a differenza di qualunque altro cittadino condannato,  un lasciapassare ed addirittura la cancellazione di quella condanna, pesantissima per un uomo di governo? In questi giorni passati ha annunciato la caduta del governo; ritirato i ministri, chieste le dimissioni di tutti i suoi parlamentari ( atti di gravità inaudita ed inammissibile, per i quali, soltanto per questi, dovrebbe finire in galera, a causa dell' evidente procurato invito alla rivolta; dall'altro lato,  il presidente  Letta, nipote, ha detto al Presidente della repubblica che voleva andare in Parlamento e domandare la fiducia; il galeotto gliela ha negata alla vigilia, in Parlamento s'è verificata una scissione all'interno del PDL, ma oggi, ecco che il galeotto, dopo aver dichiarato ancora questa mattina che non avrebbe dato la fiducia al governo Letta - fiducia che, invece, i dissidenti del PDL avevano assicurato per evitare il trionfo dei falchi ( Verdini, la pitonessa maculata, Bondi il serafico  e signora ed altri volatili ); il galeotto per non farsi superare  e mettere in un angolo dai suoi stessi parlamentari, arriva in Senato e dice che dà la fiducia al governo, a causa del grande senso di responsabilità e di dovere nei confronti del Paese. Ahahahahahahahha! non so se riuscite a sentire al risata.
Il galeotto, finchè non sarà decaduto da parlamentare e non sarà affidato ai servizi sociali - a seguito del quale affidamento vedremo se avrà avuto effetto la sua rieducazione - deve essere fatto tacere, perchè non possiamo più tollerare che proprio un galeotto si prenda gioco delle istituzioni,  e tenga in scacco il paese, fregandosene - ma cosa si pretende da un galeotto? - dei problemi drammatici che il nostro paese sta attraversando. i galeotti stanno in galera. non in parlamento.