venerdì 30 aprile 2021

Il Quirinale non fa differenza di genere quando riconosce il merito. Declina solo e sempre al maschile

Ieri, per via dell'onorificenza data due anni fa dalla Presidente del Senato Casellati, a Julia  Salvi, moglie colombiana di Victor, fondatrice del Festival di Cartagena, Colombia,  dove suo figlio Alvise, direttore d'orchestra non così 'noto' come si vuol dare a bere, dirige 'ogni anno', siamo andati a vedere  cosa volesse dire quella onorificenza: Commendatore dell'Ordine della Stella d'Italia  che, siccome è la prima volta che ne sentiamo parlare, immaginiamo si tratti di una onorificenza attribuita ad italiani che si sono fatti onore nel mondo, che abbiano fatto cioè brillare 'la stella d'Italia' fuori dei confini nazionali e viceversa: a cittadini di altri paesi benemeriti per l'Italia. A noi piace questa lettura, logica; ma se qualcuno vorrà approfondire, ricorra a Internet, sarà sicuramente soddisfatto (lo abbiamo fatto anche noi non accontentandoci di una lettura 'ad sensum'. Leggi sotto)

 Ora scorrendo l'elenco delle onorificenze che la nostra Repubblica è solita attribuire agli italiani meritevoli, eccellenti o noti nei vari campi, abbiamo scoperto che le onorificenza sono declinate solo e  sempre al maschile. Esistono Cavalieri, Commendatori, Ufficiali o Grand'ufficiali. Onorificenze che sicuramente una giovane direttrice italiana, più carina che brava, sarebbe felice di attribuirsi al maschile, come ha già fatto per la qualifica sua professionale: preferisce, anzi esige, che la si chiami direttore e non direttrice, e più ancora: maestro e non maestra. Perchè in questo secondo caso Lei teme che dopo averla vista (ma anche sentita) dirigere, qualcuno la scambi per una maestra delle classi elementari di musica. Mentre sul podio di una  campagna pubblicitaria tv di prodotti  di bellezza, lei se la cava ridicolmente bene.

 Il Quirinale potrebbe rispondere che in passato, quando queste onorificenze sono nate, i destinatari erano solo maschi. E' vero, come è vero in molti altri casi. Però adesso le cose sono cambiate ed è naturale che si  rivedano anche le etichette di certe professioni - per alcune è stato già fatto e sono in uso, od onorificenze, non ancora fatto ma da farsi. E per l'Ordine della Stella d'Italia non vale il principio, gicchè è stata istituita appena una decina di anni fa.

 Perciò anche il Quirinale dovrebbe aggiornarsi, facendosi magari consigliare dai più noti linguisti  che in Italia sono ormai numerosi.

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P.S.

 L'Ordine della Stella d'Italia è stato istituito con Legge 3 febbraio 2011 n.13 (G.U. n.49 del 1.03.2011) che ha aggiornato denominazione, finalità e classi della Stella della Solidarietà Italiana. La nuova denominazione di “Ordine della Stella d’Italia” risponde ai cambiamenti intercorsi dal secondo dopoguerra, quando l'Ordine era stato istituito al fine di conferire riconoscimenti per gli italiani all'estero o stranieri che meglio avessero assistito nella ricostruzione dell'Italia.

 Curiosamente esistono insegne diverse dell'onorificenza,  distinte per uomini e per donne, ma tutti uomini e donne sono cavalieri o commendatori o  ufficiali

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Il femminile regolare di commendatore è commendatrice, e così si può chiamare una donna che sia titolare dell'onorificenza della commenda. Alcuni preferiscono però chiamare anche una donna commendatoreal maschile.

Il femminile regolare di cavaliere è cavaliera, e così si può chiamare una donna che cavalchi, o che abbia questo titolo in una organizzazione militare o civile. Per i significati storici la forma femminile non è stata probabilmente mai usata perché storicamente non sembra che questo ruolo sia mai stato attribuito a donne; ma i titoli onorifici di “cavaliere al merito della Repubblica” e di “cavaliere al merito del lavoro” sono stati sicuramente attribuiti in Italia anche ad alcune signore. Qualcuno preferirà chiamare anche una donna cavaliere, al maschile: si tratta di una scelta che non ha basi linguistiche, ma sociologiche, e che comunque può creare, nel discorso, qualche problema per le concordanze.

Fidelio è ora anche un bar di Londra. Il bar della musica (da La Repubblica, di Raffaello Morales)

 Fidelio è un progetto musicale nato nel 2019 con la visione di portare la grande musica a tutti, in contesti informali e accattivanti. Il progetto ha due “teste”, cioè un’orchestra sinfonica fatta di semi-professionisti e professionisti free-lance e un caffè/wine-bar dove viene presentata una ricca stagione di musica da camera che ospita alcuni fra gli artisti più affermati al mondo. In meno di due anni di vita e con una pandemia di mezzo, Fidelio si è affermato come una nuova realtà nel panorama musicale internazionale, ma soprattutto una realtà diversa. Il suo lato combattivo e temerario e la sua determinazione a supportare i musicisti durante la crisi sono i fattori che hanno contribuito a creare una fitta rete di artisti ed entusiasti intorno a Fidelio. Fidelio Cafe si trova a Clerkenwell, uno dei quartieri più affascinanti nati dallo straordinario sviluppo urbanistico della Londra vittoriana, e durante il giorno si popola di designers, pubblicisti e tech guru dagli uffici locali come Adidas, LinkedIn e IDEO. 

Quando a luglio 2020 ancora non si sapeva se e come si sarebbe potuti tornare nelle sale da concerto, Fidelio ha rilanciato la sua serie di concerti invitando a suonare alcuni fra i musicisti più ricercati sulla scena classica. Mentre tutte le istituzioni musicali evitavano di prendere rischi nel programmare concerti, siamo stati gli unici a fare concerti di alto livello a Londra fino a Settembre 2020, quando anche la Wigmore Hall ha ricominciato. Abbiamo poi continuato fino a dicembre, con la parentesi di chiusura a Novembre dovuta al secondo lockdown, e poi abbiamo dovuto chiudere definitivamente il 16 Dicembre. 

Da Luglio a Dicembre abbiamo prodotto più di 70 concerti con artisti del calibro di Steven Isserlis, Alina Ibragimova, Imogen Cooper, Angela Hewitt, Stephen Hough, Viktoria Mullova, Pavel Kolesnikov, Simon Callow, Gabriele Carcano e altri. Fidelio non ha nessun tipo di finanziamento pubblico o privato ma si finanzia esclusivamente con i proventi del box office. Nonostante questo è riuscito a pagare tutti i musicisti un totale di più di £100,000 in una fase storica in cui la musica e lo spettacolo dal vivo sono stati abbandonati ad ultima priorità nella ricostruzione della società. 

Impennata di fenomeni di disturbo mentale nei giovani, ma non solo, causa pandemia: PSICOPANDEMIA (ANSA)

 Si consolida come sempre più allarmante la percezione di un'impennata dei fenomeni di disturbo mentale più o meno gravi registrata in Italia come in altri Paesi nel corso dell'ultimo anno - a causa essenzialmente delle conseguenze dell'emergenza Covid - soprattutto tra i più giovani: una vera e propria "pandemia psichiatrica", come è stata definita da alcuni esperti. Secondo uno studio condotto da Angelo Azzurro Onlus, associazione impegnata da anni in progetti di assistenza e sensibilizzazione ad hoc, sono due le cause principali di questa tendenza: l'isolamento forzato dalla vita sociale imposto da lockdown e cautele varie e le difficoltà economiche.

 "Giovani, donne, disoccupati, ma anche una parte non trascurabile di lavoratori costretti a svolgere la propria attività in modalità smart working, sono le categorie che hanno accusato i disturbi psichiatrici più rilevanti", ha spiegato la psichiatra Stefania Calapai, presidente e anima dell'ong romana, che negli ultimi mesi ha fornito consulenze online gratuite alle famiglie in difficoltà. Oltre alla depressione, ai disturbi alimentari e del sonno, lo studio ha rivelato un netto aumento dei disturbi legati alle attività cognitive, come quelli dell'attenzione e della memoria, con scarsa capacità di concentrazione. Soprattutto tra i ragazzi adolescenti, che hanno fatto registrare una crescita di tentati suicidi e gravi fenomeni di autolesionismo, confermati anche dai dati dell'ospedale Bambino Gesù di Roma.

La "psicopandemia" ha altresì messo in evidenza forti diseguaglianze di genere: in tutto il mondo sembrano infatti essere proprio le donne ad aver subito l'impatto più duro di questa profonda crisi sanitaria e socio-economica. Più penalizzate rispetto agli uomini poiché costrette a dividersi tra lavoro da casa e cura dei figli, molto spesso senza alcun tipo di sostegno. 

La Russia vieta a Sassoli l'ingresso nel Paese (AGI)

 La Russia ha vietato l'ingresso nel Paese a otto cittadini degli Stati membri Ue e rappresentanti delle strutture ufficiali dell'Unione europea, in risposta a misure punitive prese da Bruxelles contro Mosca. Lo ha annunciato il ministero degli Esteri russo che ha incluso nella blacklist anche il presidente del Parlamento europeo David Sassoli e Vera Jourova, vicepresidente della Commissione europea per i Valori e la trasparenza vietando loro l'ingresso nel Paese.

 Nell'elenco risultano anche: il capo dell'Ente regolatore dei media della Lettonia, Ivars Abolins; il direttore del Centro statale linguistico della Lettonia, Maris Baltins; Jacques Maire, membro della delegazione francese all'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa; il capo della procura di Berlino Jorg Raupach; il capo del Laboratorio svedese di sicurezza chimica, biologica, radiazioni e nucleare dell'Istituto di ricerca per la difesa, Osa Scott e Ilmar Tomusk, direttore generale dell'Ispettorato Nazionale sulla Lingua.

"Solidarietà a David Sassoli e Vera Jourova e altri esponenti europei colpiti da sanzioni russe. Tanto ingiustificate quanto inutili" scrive in un tweet il commissario europeo all'Economia, Paolo Gentiloni, cui hanno fatto eco le parole del segretario del Pd Enrico Letta che le ha definito le misure "un atto di ostilità senza precedenti".

 Appena appresa la notizia il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, a quanto si apprende, lo ha sentito immediatamente per esprimergli piena solidarietà.

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P.S. Di Maio, nostro ministro degli Esteri, oltre che esprimere solidarietà a Sassoli, non avrebbe dovuto protestare  fermamente con Putin? Ha ancora tempo, ma non tanto, per farlo ( P.A.)

Checo Zalone e Helen Mirren. 'Menomale che c'è la VACINADA' (TGCOM 124)

 Con la sua classica vena comica, Checco Zalone parla di Covid, immunità di gregge e vaccinazioni. L'attore ha pubblicato sui suoi profili social il video de "La Vacinada", una divertente canzone in cui invita tutti a vaccinarsi. Nell'ambientazione naturale del Salento, Zalone canta e balla insieme a Helen Mirren (la vacinada del titolo). Il nuovo tormentone di Luca Medici è diventato subito virale in Rete

 "L’immunidad de gregge ancor no è arivada, ma menomal que estàs LA VACINADA", è il messaggio che accompagna il video sui social di Zalone e anche una strofa dell'esilarante canzone con uno spagnolo volutamente maccheronico. Il brano racconta la storia d'amore del protagonista con un donna non più giovanissima, che lo attrae al primo incontro solo perché è vaccinata e con la quale non corre pericoli o rischi. Folgorato da lei, il nostro Francisco Oscar Zalon (come si fa chiamare nel video) la coinvolge in un viaggio nelle campagne salentine cantando: "A mi me gusta bailare contigo, o vacinada, con l’anticuerpo dell’Astrazeneca". 

 Helen Mirren passa ormai molto tempo nel Salento dove col marito, il regista Taylor Hackford, possiede una masseria in provincia di Lecce. Il premio Oscar (per il film "The Queen") aveva più volte ribadito il suo amore per la zona della Puglia dove partecipa a numerose iniziative per la salvaguardia dell'ambiente. Tra l'altro l'attrice aveva confessato un anno fa: "Sono una grande fan di Checco Zalone l'ho scoperto guardando un suo film sull'aereo". E riferendosi al protagonista di "Tolo Tolo" aveva detto: "Zalone è divertente ma è anche dotato di un grande cuore, mi piacerebbe tanto lavorare con lui. Con lui girerei subito un film, ma c'è un problema: è più bravo di me". 


A proposito ancora della Casellati, presidente del Senato, di suo figlio Alvise, del festival di Cartagena e di Julia Salvi

 Quando abbiamo letto, in cerca di un riferimento personale del Festival di Cartagena, Colombia, il cognome Salvi, esso ci è parso subito famigliare. Più famigliare ancora quando al cognome Salvi la rete ci suggeriva di legare un nome, Victor. Già Victor Salvi, il celebre costruttore di arpe, i cui strumenti vediamo ed ascoltiamo in teatri e sale da concerto.

 Italiano poi emigrato oltre Atlantico, e successivamente stabilitosi in  Costa azzurra, prima di far ritorno di nuovo in Italia, dove è sepolto. 

 Che c'entrava Salvi con il Festival di Cartagena, dove - come si legge nel curriculum di Alvise Casellati - lui torna a dirigere ogni anno?

 C'entrava perchè la fondatrice di quel festival, la colombiana Julia, sposata dal celebre costruttore di arpe, era la signora che Elisabetta Casellati, nel corso di quel suo viaggio 'istituzionale'(?????) in Colombia - di cui abbiamo riferito - ha insignito di una importante onorificenza  italiana: 'Commendatore della Stella d'Italia'. 

 L'unica domanda che viene naturale porsi, stabilito che la famiglia Salvi meritava comunque una onorificenza, nel nome di Victor, alla memoria, è questa: la presidente Casellati avrebbe ugualmente onorato Julia Salvi, se Lei non fosse stata la fondatrice del festival di Cartagena, dove suo figlio, dirige 'ogni anno'?

Riapertura della Scala al pubblico dopo la pandemia, ed in concomitanza di uno storico anniversario. Dev'essere l'Orchestra del teatro a fare gli onori di casa

 Non facciamoci confondere le idee sul ritorno del pubblico alla Scala, dopo la chiusura forzata, causa pandemia, che per la prima volta ha fatto saltare anche la tradizionale serata inaugurale, a sant'Ambrogio.

 La polemica innescata dal Concerto diretto da Muti, alla Scala, con i Wiener Philharmoniker in tournée in Italia ( Ravenna. Firenze e poi Milano), l'11 maggio che ,per il teatro milanese,  coincide con il 75 anniversario della riapertura della Scala dopo la guerra, con il concerto diretto da Toscanini (1946), non è fuori luogo. 

E' arrivata anche sui giornali, e a qualche lettera di protesta che difendeva la tesi che  fosse l'Orchestra della Scala a celebrare quell'anniversario, un noto giornalista, Merlo su Repubblica, ha risposto che la presenza di Muti, in quella data con orchestra ospite era quanto di meglio si poteva offrire.

 Merlo con quella risposta ha stonato clamorosamente, secondo noi, come gli vogliamo dimostrare con un esempio di qualche anno fa: 14 dicembre 2003.

 A Venezia, alla presenza del presidente Ciampi, si riapre la Fenice, andata bruciata nel 1996, e ricostruita a tempo di record (soprattutto per i tempi italiani) 'com'era dov'era'.

 Per il concerto di riapertura, sul podio c'era Riccardo Muti che aveva promesso che avrebbe diretto il concerto inaugurale, qualora il teatro fosse stato ricostruito - cosa logica ma non pacifica, sempre in Italia. 

 L'orchestra,  diretta da Muti era quella del teatro, e non poteva essere che quella.  Solo dopo, nei giorni  immediatamente successivi, ci fu sul palcoscenico della Fenice una passerella di grandi orchestre ospiti. Un vero e proprio festival di orchestre internazionali.

 L'esempio, ci sembra calzi a pennello. Per la celebrazione anniversaria è sacrosanto che  suoni l'orchestra del teatro, prima e dopo la storica data, venga qualunque altra orchestra. E Muti questo deve capirlo; senz'altro lo capisce. Però... come purtroppo va facendo ogni tanto,  tira frecce contro quelli che sono o crede avversari.

 Lo abbiamo scritto nei giorni scorsi che sarebbe stato davvero storico un concerto celebrativo di quell'anniversario post bellico toscaniniano, se Muti avesse finalmente deciso di tornare alla Scala ma a dirigervi l'Orchestra del teatro. 

E se deciderà di non tornarvi in nessuna occasione a dirigere l'orchestra che per anni è stata la 'sua', la sua assenza potrebbe essere considerata una macchia nella sua gloriosa carriera. 

giovedì 29 aprile 2021

Casellati, presidente del Senato & Johnson, premier inglese. Il secondo rischia le dimissioni per molto meno della Casellati

La presidente del Senato, Casellati, già altre volte ripresa da qualche giornale per la 'corte' messa su, alle sue dipendenze, a Palazzo Madama, questi giorni è sulle bocche di tutti per un altro caso di  'malapolitica'. 

Che ha fatto? Ha  fatto con l'aereo di stato ben 124 voli in un anno, dal maggio del 2020 ad oggi. E quasi tutti i voli, di gran lunga superiori per numero a quelli fatti da tutte le altre alte cariche dello Stato che hanno diritto ad usufruire del medesimo aereo di stato;  e tutti sono stati fatti sulla tratta Roma-Venezia (andata e ritorno) o Roma-Cagliari, in agosto.

 Insomma la presidente del nostro Senato, così compresa della grave situazione che il paese sta attraversando, ha usato l'aereo di stato come un taxi per tornare a casa, Padova, ogni volta che l'abbia deciso, andata e ritorno, ovvio; e, con destinazione Sardegna, solo durante un periodo di vacanza.

 Come faceva prima di diventare presidente, quando tornava a casa? Ci andava e faceva ritorno a Roma con  aerei di linea o treni veloci. Perchè allora non  ha continuato così anche da presidente? Perchè in Italia l'importanza di una carica si misura dai lussi  che uno può permettersi, ma non con soldi propri  bensì con soldi pubblici. Ecco l'illecito. 

E quand'anche riuscisse a dimostrare di non aver commesso nessun illecito, sotto il profilo formale, è certamente vergognoso che abbia fatto spendere al paese  un bel mucchio di  soldi - si è valutata in 1 milione circa di Euro la spesa complessiva - per poggiare le sue terga sul comodo e veloce Falcon 900 messo a disposizione delle più alte cariche dello Stato.

 Dovrebbe dimettersi? Certamente sì, se si paragona questa storia con quella che riguarda il premier inglese, messo in croce perché ha voluto ristrutturare la sua residenza da premier, spendendovi 80.000 Euro, e per i quali potrebbe anche rischiare le dimissioni, come  qualcuno già gli chiede. Quei soldi li avrebbe prima ricevuti da 'benefattori' e poi lui li avrebbe restituiti. Insomma in un paese democratico sarebbero sufficienti poche sterline intascate o spese illegalmente e senza farne pubblica dichiarazione, per far dimettere un politico

Altro che 80.000 Euro ha speso la Casellati per il suo taxi 'di stato', senza contare tutte le altre spese con soldi pubblici, non necessarie, che in passato molti giornali le hanno imputato: ascensore, cene, staff, familismo ecc...  ed anche qualche viaggio lontano, forzatamente 'istituzionale, coincidente - guarda un pò - con concerti diretti da suo figlio Alvise (New York, Cartagena). In occasione del viaggio in Colombia, aprile 2019, la Casellati incontrò Iulia salvi, fondatrice del festival ( dove suo figlio Alvise dirige ogni anno,  come si legge nel curriculum del direttore medesimo) che insignì di una onorificenza italiana - come riferisce il sito del Senato della repubblica: "Cartagena. Un momento della cerimonia di consegna dell'onorificenza di Commendatore della Stella d'Italia a Julia Salvi, fondatrice del Festival di Cartagena".

Adriana Lecouvreur al Teatro del Maggio Fiorentino. Attenti al pubblico

 Il Maggio Musicale Fiorentino, guidato da Alexander Pereira, ha battuto tutti sul tempo, ha riaperto  con un'opera in palcoscenico, Daniel Harding in buca, e  pubblico in sala. Ammessi fino a 500 spettatori.

 Il Teatro del Maggio ha avuto la meglio su tutti gli altri teatri, quanto a tempistica, per la ragione - ha spiegato Pereira - che aveva già il cartellone pronto del festival primaverile, che in un modo o nell'altro, cioè con o senza pubblico, prevedeva di andare in scena con il capolavoro di Cilea.

 E così è stato, dopo che c'era stata l'inaugurazione 'sinfonica' con il concerto stravinskiano  diretto da Gatti, che in questi ultimi mesi è risultato in assoluto il direttore più attivo. 

 Mentre, però, il Maggio ha battuto tutti sul tempo della riapertura con l'opera, gli altri teatri e le istituzioni che hanno riaperto al pubblico 

 l'hanno battuto  sull'affluenza, giacchè abbiamo letto che al Maggio forse 2/3 dei 500 posti previsti erano occupati, mentre altrove c'è stato il tutto esaurito della capienza consentita. 

Teatro Pavarotti, Modena. Stasera concerto della ' Shaloma Locomotiva Orchestra 32+1'

 In vista della riapertura al pubblico dei luoghi di spettacolo, il Teatro Comunale Luciano Pavarotti di Modena, uno dei più attivi anche durante il periodo di lockdown, riparte il 29 aprile alle 20 col concerto della Shaloma Locomotiva Orchestra 32+1, un progetto del Festival AngelicA di Bologna, realizzato in collaborazione con i festival Aperto di Reggio Emilia e l'Altro Suono di Modena.

 

Il programma prevede l'esecuzione di canzoni scomposte (e ricomposte), in un incontro-scontro tra la classicità dell'orchestra e il suono impalpabile di strumenti fuori dall'ordinario, spostando così i confini della forma canzone in luoghi ancora da esplorare.

La Shaloma Locomotiva, orchestra a formazione variabile fondata dal batterista Mirco Mariani, si esibisce a Modena insieme ad alcuni importanti ospiti come il cantante Mauro Ermanno Giovanardi (La Crus), il trombettista Paolo Fresu e il virtuoso di Trautonium Peter Pichler, oltre che a un nucleo di collaboratori abituali di Mariani (il "theremin preparato" di Massimo Simonini, i sintetizzatori di Luigi Savino, le chitarre/basso di Mirko Monduzzi e Alfredo Nuti, la batteria di Diego Sapignoli) e dall'Orchestra Filarmonica Italiana diretta da Roberto Molinelli. Arrangiatore ospite per la compagine orchestrale sarà Domenico Caliri (Specchio Ensemble, Camera Lirica), già direttore musicale di importanti progetti di AngelicA con John Oswald e Fred Frith.

 

In occasione del concerto, la capienza del teatro Pavarotti sarà limitata secondo le regole di distanziamento come da decreto ministeriale, così come le modalità di accesso e di comportamento durante lo spettacolo. (ANSA).

Teatro Carlo Felice, Genova. Si riapre questa sera con una maratona musicale, a partire dalle 18

 Il Teatro Carlo Felice di Genova riapre al pubblico questa sera, giovedì 29 aprile, con una "maratona musicale" che vedrà impegnati ochestra, coro, coro delle voci bianche e gli allievi dell'Accademia di Alto perfezionamento e inserimento professionale per cantanti lirici. 

Alle 18 ha inizio la maratona musicale che vuol essere una festa. Ad aprirla un concerto del Coro del Teatro, insieme con il Coro delle Voci Bianche che si esibiranno su musiche di Purcell, Coulais, Orff, Rameau, Vivaldi, Mozart, Lehár, Donizetti, Verdi, Rota, Cappello/Margutti. 

Alle 19, all'auditorium si esibiranno, per la prima volta in concerto a Genova, gli allievi dell'Accademia di Alto perfezionamento per cantanti lirici diretta dal maestro Francesco Meli. 

Alle 20 sarà la volta dell'Orchestra del Teatro Carlo Felice diretta dal maestro Federico Maria Sardelli: in programma brani di Haydn e Mozart. 

Ciascun concerto avrà la durata di circa 50 - 60 minuti in modo tale che il pubblico possa partecipare anche a più concerti. Il prezzo per ogni singolo concerto, in considerazione della riapertura al pubblico del Teatro, è di euro 5 (cinque). (ANSA).

Teatro dell'Opera di Roma. Concerto con pubblico. Mariotti sostituirà Gatti come direttore musicale?

  Con l'applauso dell' orchestra e del direttore Michele Mariotti al pubblico, prima di dare spazio alla musica, è stato salutato il tanto atteso ritorno degli spettatori che ieri sera hanno trovato posto al Teatro Costanzi per il concerto di riapertura del Teatro dell'Opera dopo sei mesi di stop. Il maestro pesarese ha diretto l'orchestra in un programma brillante interamente dedicato a Giuseppe Verdi con i ballabili dalle grandi opere del compositore, Macbeth, Don Carlos, Les vêpres siciliennes.

 

I 500 spettatori ammessi, che avevano mandato esauriti in poche ore i biglietti a disposizione al prezzo speciale di dieci euro, hanno scandito l'esecuzione con lunghi applausi. Ovazione finale per Mariotti, indicato senza ancora conferme ufficiali come il prossimo direttore musicale dell'Opera di Roma avvicendandosi con Daniele Gatti. 

Si sta lavorando a una grande stagione estiva nella quale si faranno opere e balletto. Senza entrare nei dettagli, il sovrintendente  spera in  mille spettatori, e qualcosa di più. 

Tornare al Circo Massimo? Se rimangono i divieti ovviamente ci saranno gli stessi problemi dell' anno scorso che non hanno permesso di utilizzare Caracalla". La sindaca di Roma Virginia Raggi prima dello spettacolo ha dato il bentornato al pubblico.

Infame documentario egiziano su Giulio Regeni, alla viglia dell'udienza, spostata alla fine di maggio

 Un documentario egiziano che mette in cattiva luce la figura di Giulio Regeni è comparso ieri su Youtube in un canale che si chiama The story of Giulio Regeni, al quale è associata anche una pagina Facebook. Il filmato in tre parti, che dura 50 minuti, si presenta come "il primo documentario che ricostruisce i movimenti di Giulio Regeni al Cairo". Il video è in lingua araba con sottotitoli in italiano. Il documentario è costellato di errori anche grossolani come il nome dello stesso Regeni che viene storpiato e riporta fatti già noti, ma la cui ricostruzione sembra voler gettare discredito sul ricercatore e sostenere che le autorità del Cairo siano estranee alla tortura a morte di Giulio.

 

Sandra Milo, che non ha mai ricevuto un 'David' di Donatello durante la sua lunga attività di attrice, ora ne riceverà uno 'alla carriera'

 Non ha mai ricevuto una candidatura al David di Donatello, Sandra Milo, che pure ha recitato per i più importanti registi della storia del nostro cinema: da Roberto Rossellini a Federico Fellini, da Gabriele Muccino a Pupi Avati. E adesso l'Accademia del Cinema italiano pone rimedio: l'11 maggio, infatti, "Sandrocchia", come affettuosamente la chiamava il suo mentore Fellini, riceverà il David alla Carriera, inteso quale omaggio a Salvatrice Elena Greco, come si chiama all'anagrafe quest'interprete sottratta alla cristallizzazione dell'oca giuliva, della bionda svampita, della curvacea dagli amori importanti.

mercoledì 28 aprile 2021

Biden: dopo aver portato la democrazia, gli USA porteranno anche la salute nel mondo

 Joe Biden promette che gli Stati Uniti diventeranno "l'arsenale dei vaccini del resto del mondo". "Se le nostre scorte aumentano fino a soddisfare le nostre esigenze, diventeremo un arsenale di vaccini per gli altri paesi, così come l'America è stata un arsenale di democrazia durante la Seconda Guerra mondiale", ha detto Biden nel suo discorso al Congresso.

 "Ma questo - ha puntualizzato - non succederà fino a quando ogni americano avrà avuto accesso al vaccino". "Stiamo vaccinando la nazione" e in 100 giorni abbiamo somministrato "220 milioni di dosi", ha concluso Biden.

Riccardo Muti e Teatro alla Scala. Altro che segnali di pace, questa è guerra aperta

 Manco a dire che il  noto direttore ed il teatro milanese preparano la pace, seguendo alla lettera il motto latino: si vis pacem para bellum. No,  oerchè i due contendenti proseguono a mandarsi segnali 'ostili' molto evidenti della guerra in atto.

  A cominciare dal concerto celebrativo dell'11 maggio, 75 anni dalla riapertura della Scala con lo storico concerto di Toscanini, che cadrebbe proprio il giorno in cui Muti dirigerà in teatro i Wiener Philharmoniker in tournée italiana (la sera prima a Firenze, mentre la tappa napoletana è stata definitivamente cancellata).

 L'Orchestra della Scala dice, non senza ragione, che una data così importante non può essere celebrata con un concerto di orchestra ospite, per quanto prestigiosa. La celebrazione deve farla la Scala impegnando la sua orchestra, magari il giorno prima, ma con il pubblico.

 Perchè  c'è anche un altro argomento di dissenso.E cioè che il primo concerto con pubblico dopo la chiusura a causa della pandemia, avverrebbe con i Wiener. No, la Scala sia riaperta il giorno prima al pubblico, con un concerto dell'Orchestra del teatro diretta da Chailly.

 E poi c'è l'annuncio - che suona, comunque la si pensi, come il lancio di un guanto di sfida -  che negli stessi giorni il cui La Scala inaugurerà la propria stagione con Macbeth di Verdi, diretto da Chailly, il 7 dicembre, dopo un anno di pausa, non distante dal Piermarini, alla Fondazione Prada, Muti presenterà i giovani della sua 'accademia' dell'opera,  con i quali studierà Nabucco, dal 7 al 14. E' la prima volta che tale sessione si tiene a Milano, e, guarda caso, negli stessi giorni che sono consacrati all'inaugurazione della Scala.  Se questa non è guerra aperta.

 Se dobbiamo essere  sinceri , negli anni in cui Muti non era più alla Scala, ma si era accasato in qualche modo all'Opera di Roma, l'inaugurazione della stagione nella Capitale, veniva situata in giorni non lontani dal 7 dicembre con l'evidente scopo di togliere visibilità alla Scala. Dunque questa tecnica ostile di Muti non sarebbe nuova.

 Mentre sarebbe auspicabile che dopo aver fatto il giro di molti teatri italiani dirigendovi le rispettive orchestre delle quali ha ogni volta decantato - non senza  voluta esagerazione - le qualità ( Roma, Napoli, Tornio, Firenze, Palermo) Muti torni a dirigere l'Orchestra della Scala. 

  Intanto Meyer , il sovrintendente, stretto fra due fuochi, il suo teatro e il noto direttore, è l'unico a gettare acqua sul fuoco: andrò anche a sentire Muti alla Fondazione Prada, mentre sta pensando che risposta dare all'orchestra che chiede di anticipare la riapertura al pubblico della Scala, con un concerto dell'orchestra diretta da Chailly, il 10 maggio.

Ex Brigatisti arrestati in Francia dove si erano rifugiati e vivevano. Finalmente. Saranno poi estradati in Italia ( TGCOM 24)

 Il governo esprime soddisfazione per la decisione della Francia di avviare le procedure giudiziarie, richieste da parte italiana, nei confronti dei responsabili di gravissimi crimini di terrorismo, che hanno lasciato una ferita ancora aperta". Lo dichiara il premier Mario Draghi, parlando dell'arresto di sette ex brigatisti a Parigi. Per il ministro Marta Cartabia, si tratta di una "decisione storica".

 Soddisfatto anche il ministro Luigi Di Maio, che su Facebook scrive: "Massimo impegno per contrastare criminalità e terrorismo. Non si può fuggire dalle proprie responsabilità". 

Cartabia: "Il mio pensiero va ai familiari delle vittime" - Il ministro Cartabia rivolge poi un pensiero "alle vittime degli Anni di Piombo e ai loro familiari, rimasti per così tanti anni in attesa di risposte. Ringrazio le autorità francesi e in particolare il ministro della Giustizia, Eric Dupond-Moretti, che fin dal nostro primo incontro ha mostrato una particolare sensibilità verso questa pagina drammatica del nostro Paese e una determinata volontà di collaborazione. In queste ultime settimane c'è stato un intenso scambio di contatti a vari livelli delle istituzioni, che hanno permesso di raggiungere questo storico risultato". 

Meloni: "FdI si congratula con Draghi" - Soddisfazione anche per la leader di Fratelli d'Italia, Giorgia Meloni, che ha dichiarato: "L'arresto di sette terroristi rifugiati in Francia rappresenta di fatto la fine della dottrina 'Mitterand' e costituisce un passo importante per consentire alla giustizia di fare il suo corso. Fratelli d'Italia si congratula con il presidente del Consiglio Draghi per il lavoro svolto e il risultato raggiunto". 

Il figlio di Sabbadin: "Giustizia attesa da tempo" - Gli arresti degli ex brigatisti in Francia "non sono solo una soddisfazione per noi parenti delle vittime, ma per tutto il nostro Paese", afferma invece Adriano Sabbadin, figlio del macellaio Lino ucciso nel 1979 dai Pac. Ora aspetta giustizia piena, "una giustizia che doveva essere assicurata molto tempo fa", sottolinea. "I nostri morti non sono andati in prescrizione e mi dispiace che Luigi Bergamin (che partecipo' all'omicidio Sabbadin, ndr) sia riuscito a fuggire, ma sono fiducioso che possa essere catturato. Questi non sono da considerare ex terroristi". 

La figlia del giudice Minervini - "Finalmente c'è stato un giro di boa nell'atteggiamento della Francia verso questa situazione", ha commentato Ambra Minervini, figlia del giudice Girolamo Minervini, ucciso nel 1980 a Roma dalle Brigate Rosse. "Sono soddisfatta - ha aggiunto - che questa operazione abbia fatto giustizia e ringrazio dal profondo del cuore chi, a qualunque livello e titolo, ne ha permesso la realizzazione". 

La cugina di Renato Briano: "Grande notizia" - "Che grande notizia, dopo tutti questi anni allora non avevano lasciato perdere, grazie". Sono le parole di Angela Briano, 88 anni di Genova, cugina di Renato Briano, genovese trapiantato in Lombardia, direttore generale della "Marelli" di Sesto San Giovanni, ucciso nel 1980 a Milano dalle Br, e per il cui delitto è stato condannato all'ergastolo Sergio Tornaghi, arrestato oggi in Francia. Con la voce rotta dalla commozione, Angela ha raccontato: "Andavamo a ballare insieme da ragazzi, siamo cresciuti insieme, poi lui si trasferì a Milano - ha aggiunto - è passato così tanto tempo, sono felice". 

La figlia del carabiniere Gurrieri: "Giustizia è fatta" "Finalmente giustizia è fatta. Questa è la prima cosa che ci sentiamo di dire": è il primo commento di Monica Gurrieri, figlia dell'appuntato dei Cc Giuseppe Gurrieri, ucciso nel 1979 da Narciso Manenti, uno dei brigatista arrestati in Francia e che per l'omicidio del militare deve scontare l'ergastolo. La moglie e i due figli di Gurrieri abitano a Brescia. "Io avevo nove anni e mio fratello 14 e lui aveva visto dal vivo l'omicidio di mio padre", ha raccontato la figlia dell'appuntato. "Ho avuto la notizia dell'arresto da parte di un ex collega di mio padre che mi ha chiamata in lacrime dicendomi ce l'abbiamo fatta". 

Il figlio del maresciallo Di Cataldo: "Rivelino i complici, fare luce anche sul caso Moro" "Dopo 43 anni l'arresto di Tornaghi, coivolto nell'omicidio di mio padre, dimostra che la vicenda è tutt'altro che chiusa. Vorrei dirgli che ci sono ancora particolari e complici che loro non hanno rivelato: facciano un'operazione di verità e ammettano gli orrori che hanno commesso. Ricordo che va fatta ancora luce anche sul caso Moro", ha dichiarato Alberto Di Cataldo, figlio di Francesco Di Cataldo, il maresciallo ucciso a Milano dalle Br il 20 aprile 1978, nel periodo in cui Aldo Moro era tenuto in stato di sequestro. 

Il figlio dell'assessore Cirillo: "Lo Stato oggi sia contento" "Lo Stato oggi deve essere contentissimo. Se da un punto di vista umano, infatti, dispiace sempre che una persona venga arrestata, dall'altro va dato atto all'Italia che, almeno su questa vicenda, ha mantenuto una linea di piena fermezza che era non solo necessaria ma indispensabile". Così Franco Cirillo, uno dei tre figli di Ciro Cirillo, l'ex assessore regionale della Campania sequestrato dalle Brigate Rosse nel 1981 a Torre del Greco e poi rilasciato a Napoli dopo quasi tre mesi. 

Calabresi: "Nessuna zona franca per chi ha ucciso" - "Oggi è stato ristabilito un principio fondamentale: non devono esistere zone franche per chi ha ucciso - ha scritto in un tweet Mario Calabresi -. La giustizia è stata finalmente rispettata. Ma non riesco a provare soddisfazione nel vedere una persona vecchia e malata in carcere dopo così tanto tempo". 

Teatro Petruzzelli. Questa compagnia di giro di critici nei ruoli di 'presentatori' o 'intervistatori', la conosciamo bene

 Ieri il violoncellista Michele Marco Rossi, ci ha voluto segnalare via mail il secondo concerto del ciclo 'Aus Italien', organizzato dal Teatro Petruzzelli di Bari co il proposito di far conoscere con otto 'istantanee' altrettanti compositori di oggi,  concerto del quale lui era violoncello solista, diffuso con  diretta streaming.

 Il secondo concerto del ciclo era dedicato a Ivan Fedele, musicista di origini pugliesi,  molto noto, insegnante di composizione all'Accademia di Santa Cecilia, da dove una ben nota consorteria, l'ha catapultato in Laguna, come direttore della 'Biennale Musica'.

Ad inaugurare la serie di concerti  'Aus Italiaen'  era stato Salvatore Sciarrino, le cui musiche ha diretto Marco Angius - suo interprete e studioso riconosciuto - dopo  una conversazione con il musicista ad opera di Fiorella Sassanelli, pianista, studiosa della musica di oggi, che immaginiamo sia stata scelta dallo stesso Sciarrino. Che ci dichiarò di essere rimasto molto sodisfatto della serata, con particolare riferimento, s'intende, all'orchestra del Petruzzelli.

 E' della compagnia di giro dei 'presentatori', esclusa la Sassanelli, che si allarga o contrae a seconda della bisogna, che vogliamo riferirvi , dichiarando di conoscerli bene, e dei quali ovviamente conosciamo altrettanto bene le regole 'd'ingaggio'.

 Li conosciamo bene, perchè nella loro scelta da parte di direttori artistici di istituzioni e festival, vale il principio: 'dimmi dove scrivi'... 

Insomma di questa compagnia fanno parte critici musicali attivi su quotidiani e in radio - non sottovalutiamo la radio dove il conduttore  non viene controllato per eventuali favoritismi  in cambio di compensi, la quale cosa vale anche per coloro che scrivono su giornali.

 I nomi non serve farli, perchè ben noti:  si tratta dei critici che i lettori della musica sui giornali o gli ascoltatori di Radio Tre leggono o ascoltano quasi quotidianamente.

 Perchè loro, quasi sempre loro, e solo loro? Per la semplice ragione che chi li invita, pagandoli  naturalmente, per presentare un'opera o un concerto, conta sulla quasi certezza che in cambio riceverà qualche riga sui rispettivi giornali o un brandello di trasmissione in  radio. Nessun mistero. Si tratta di un patto, tacito, ma rispettato.

 Conosciamo bene questa tecnica, perché anche noi abbiamo fatto parte di una simile compagnia di giro negli anni soprattutto in cui dirigevamo Piano Time. Ci invitavano in giurie di concorsi, ad  intervistare noti musicisti in pubblico, a seguire rassegne o singoli concerti.  Naturalmente pagandoci, perchè non facevamo altro che il nostro mestiere per il quale era giusto pretendere un compenso.

 Solo che questi inviti si sono diradati fin quasi a finire, quando abbiamo chiarito, con i fatti che, pagandoci, chi ci invitava non poteva esigere che scrivessimo sulla nostra rivista ciò che loro volevano o avrebbero voluto.

 Il fatto che questa compagnia che gira oggi per teatri associazioni concertistiche e festival resiste da parecchi anni ci fa capire che  l'invitante e l'invitato sono reciprocamente soddisfatti, i primi per i  compensi non  esosi ( noi all'epoca, rinunciammo ad un invito prestigioso perchè non ci vollero dare quel che chiedevamo, e che non era certo una miseria, ma come si sa la qualità si paga!) ed i secondi perchè vanno in giro godendo dell'ospitalità e di un cachet  (che auguriamo loro non sia comunque una elemosina!)  più o meno adeguato ( ma in tempo di magra, tutto fa brodo!), scrivono bene senza problemi e si assicurano il ritorno.

 Ricordiamo a questo proposito, anche due casi molto particolari, che ci costrinsero a  rispondere  offesi.

 Al momento dei saluti,  mentre noi ringraziavamo  per l'invito e la ospitalità, due  organizzatori, che ricordiamo molto bene, ci chiesero: quando le dobbiamo dottore, per il disturbo - chiese uno, ed un  altro: abbiamo previsto una diaria per lei di tot lire... Inutile dire che ritenevamo sia la prima che la seconda richiesta, un' autentica offesa. Non rispondemmo, come si meritavano, in malo modo con le parole, ma con l'espressione offesa del viso sì;  ringraziammo, dicendo che a noi bastava l'invito e l'ospitalità e andammo via.

In uno di questi due casi scrivemmo male del festival pianistico ( ospitato in una delle più belle isole del nostro paese) come meritava. Naturalmente non ci invitarono più per le edizioni successive, dopo averci dichiarato la sorpresa, negativa, per quello che avevamo scritto.

 E' chiaro, dunque, come vanno queste cose. Ed è altrettanto chiaro che mai una riga negativa  hanno mai scritto, nè una parola di  critica espresso i componenti della attuale compagnia, se sono regolarmente, stagione dopo stagione, invitati a presentare questa o quella  manifestazione.

 Noi che abbiamo fatto parte in tempi passati di simili compagnie, siamo orgogliosi di vantare  indipendenza di giudizio nei confronti di chi ci invitava, anche compensandoci, perché nessun compenso poteva valere la svendita del nostro giudizio critico. 

 E la giustificazione spesso addotta, per mettersi a posto la coscienza, e cioè che  si va a presentare e poi  si scrive bene, solo  di quelle manifestazioni la cui qualità è certa non  regge, anche perché prima di andarci e di vedere e ascoltare nessuno può sapere cosa accadrà. E' strano che sempre e tutto vada bene. A meno che non si venga pagati perchè lo sia, comunque.


  

Aria nuova a Radio Tre con l'arrivo del nuovo direttore, Andrea Montanari ( da Avvenire, di Massimo Iondini) Sarà nuova davvero?

 Frequentazioni ancor prima e ancor più che frequenze. Troppo colta, troppo alta, dice qualcuno: d’intensità intellettuale, s’intende, non certo sonora. Perché in questo caso basterebbe regolare il volume, non la sintonizzazione. Questa sì, invece, è elevata visto l’alto gradimento (tanto per evocare) e l’alta fedeltà dei suoi ascoltatori. Stiamo parlando di uno storico fiore all’occhiello di mamma Rai, Radio 3. Da poche settimane a dirigerla è stato chiamato Andrea Montanari, direttore di lungo corso di reti Rai oltre che primo responsabile per quasi due anni dell’Ufficio Studi di Viale Mazzini. «Ho diretto il Tg 1 e Radio 1 – dice –, ma ritengo Radio 3 la direzione più importante e la responsabilità più significativa e gravosa che mi sia mai stata attribuita. C’è una comunità di ascoltatori particolarmente fedele e giustamente esigente e c’è oggi nella gente un urgente bisogno di sostanza. Radio 3 risponde a questa richiesta, che viene da parte di tanti giovani e di tante persone che magari passano il loro tempo a guardare il telefonino a un wine bar e non sanno bene inquadrare le proprie domande di senso e anche culturali. Ecco, io vorrei raggiungerle, perché sono convinto che potremmo dare più valore al loro tempo. Questa è l’ora della ripartenza. E la mia direzione decolla idealmente proprio con la Festa della Liberazione. Un’occasione e una programmazione speciali».

Che cosa proporrà la sua rete?

Sarà una liberazione anche dalla pandemia, visto che in quasi tutta Italia si riprenderà a respirare aria di rinascita. Venendo da un lunghissimo periodo di rarefazioni e cancellazioni, con la parziale riapertura delle sale avremo una settimana di grandi eventi in diretta con un cartellone di Radio 3 Suite di assoluta qualità. Lunedì 26 aprile in diretta l’inaugurazione del festival del Maggio musicale fiorentino con Daniele Gatti sul podio, martedì l’opera con Adriana Lecouvreur sempre dal Maggio, mercoledì dal Teatro dell’Opera di Roma, giovedì da Torino con l’Orchestra sinfonica nazionale della Rai, venerdì ancora in diretta dal Teatro dell’Opera con Luisa Miller

Cosa ha in mente per i prossimi mesi?

I nostri tradizionali appuntamenti privilegiati saranno subito sotto i riflettori, dal Festiva della letteratura di Mantova a Pordenonelegge alla Mostra del cinema di Venezia dove saremo presenti con grandi dirette. Sappiamo che la nostra comunità non vede l’ora di incontrare in presenza i conduttori, noi vogliamo esserci e dare un segno concreto. Raccontare, sostenere e condividere, essere insieme a chi fa cultura in Italia. Però questo non basta.

In che senso?

Radio 3 vuole tornare a essere protagonista anche a casa sua. Ho chiesto e ottenuto, dopo tanto tempo, di tornare a organizzare direttamente concerti ed eventi live con il pubblico nella storica Sala A di via Asiago. Cominceremo, anche simbolicamente, il 21 giugno con la festa della musica: una grande kermesse in cui idealmente si passeranno il testimone musicisti classici, jazzisti e altri artisti. Saremo al fianco di chi ha pagato in questo anno un prezzo altissimo alla pandemia. Poi in autunno il ritorno regolare e cadenzato della stagione di concerti di Radio 3 in cui sentiremo echeggiare da via Asiago le note del pianoforte gran coda Fazioli. Ma tutto ciò richiede naturalmente risorse.

Risorse che con la pandemia e il calo della raccolta pubblicitaria della Rai si assottiglieranno?

Su questo aspetto devo essere chiaro. Radio 3 ricopre in modo speciale il ruolo di servizio pubblico e la Rai deve sostenere la rete con risorse adeguate. Per i programmi, per chi li realizza, per il fondamentale lavoro di ripresa in esterna dei concerti, del teatro, degli eventi. È la sostanza della nostra programmazione. Certo, so bene che la pandemia ha causato la riduzione dei budget a tutte le reti e apprezzo il piano di contenimento dei costi che è stato approntato alla vigilia del mio insediamento un mese fa. Ciò detto, sottolineo che io non sono un direttore per tutte le stagioni e senza le risorse adeguate vedrei con grande difficoltà i presupposti necessari per un mio impegno in questo ruolo.

La ascolteranno?

Confido di sì. Anche perché dobbiamo inoltre ristrutturare gli studi e le sale di registrazione. Siamo di fronte a un progetto globale per irrobustire questa nostra casa così apprezzata dal pubblico. Gli investimenti in risorse sono la premessa fondamentale per essere vicini al Paese e al mondo della cultura che cerca di ripartire. Tutto ciò richiede grandi capacità di progettazione anche da parte della nostra eccellente comunità di conduttori, di autori e di collaboratori che il mio predecessore Marino Sinibaldi ha riunito nel corso della sua lunga e proficua direzione svolgendo un straordinario lavoro di proposta culturale di altissimo livello e di rinnovamento dei linguaggi dei programmi, facendo sì che si cementasse un rapporto persino intimo con la comunità dei radioascoltatori.

Quintessenza del servizio pubblico, si direbbe.

Io penso proprio che dall’osservatorio di Radio 3 ti accorgi ancor più di qualcosa che è un tema ineludibile per la Rai, cioè rafforzare le frontiere nelle quali l’azione di servizio pubblico è più evidente, in cui l’utilità è assai più chiara. Naturalmente non mi riferisco qui soltanto alla rete che dirigo. Nel mio caso comunque mi sento particolarmente impegnato proprio su questo crinale. Quindi se la Rai non capisse che il servizio pubblico è il centro della sua azione, nei prossimi anni sarebbe molto difficile rispondere a tutta una serie di sfide, non soltanto tecnologiche, ma sostanziali e culturali in senso ampio: a partire dal rispetto del pubblico e del tempo della gente a cui la radio dà particolarmente valore, a differenza della televisione. Ritengo che una delle ragioni della disperazione di questo tempo sia il caos, una certa mancanza di ordine e di senso che spesso connota le nostre vite. Io credo quindi che tutte le proposte editoriali che propongono costruzioni e percorsi di senso siano oggi vincenti. E Radio 3 da questo punto di vista ha tante cose da dire.

La radio di per sé, come mezzo di comunicazione di massa, sta vivendo una rinnovata giovinezza...

Radio 3 in particolare, tant’è che il mio obiettivo sarà anche quello di allargare l’ascolto e andare incontro ai giovani. La proposta così chiaramente scolpita in Radio 3 grazie al sedimento e al portato di un grande lavoro fatto nel tempo da Sergio Valzania prima e da Sinibaldi poi, propone oggi una forte identità culturale che in una stagione di richiesta di identificazione costituisce un patrimonio di inestimabile valore e importanza.

Ma la sua rete è alla portata di tutti o andrebbe resa più appetibile?

Radio 3 è già molto appetibile e non soffre di eventuale snobismo culturale come qualcuno ritiene. Ne ho riprova se osservo la stratigrafia dei nostri ascolti, che raccontano di una comunità molto motivata e molto legata alla rete. E non si tratta di una platea di professori universitari o di intellettuali, questo è un vecchio luogo comune. Per cui credo che la sua identità debba restare alta e forte. Ciò detto, dobbiamo fare di tutto per portarla a più persone, affinché mondi sempre più variegati conoscano la proposta complessiva di Radio 3. Da questo punto di vista rafforzeremo anche alcuni aspetti tecnici.

A cosa si riferisce?

Per esempio, si apre un’enorme opportunità editoriale con il podcast. Grazie alla tecnologia digitale e al fatto che nel telefonino puoi avere qualunque cosa, ecco che abbiamo un exploit degli ascolti differiti. Alcuni nostri programmi come Lezioni di piano, Sei gradi di separazione o Hollywood party si prestano in particolar modo all’ascolto differito, in qualsiasi momento della giornata. Rilanceremo quindi il podcast non solo con la possibilità di scaricare, ma anche producendo programmi costruiti in modo originale prima ancora che per la trasmissione proprio per il podcast. La notizia insomma è che Radio 3 va avanti con rinnovata forza e continuerà a produrre nel solco di questi ultimi anni, mirando a irrobustire la sua “casa comune”. Lo specifico di Radio 3 va al di là degli ascolti, dal momento che la sua cifra è una comunità di fruitori forte, coesa e motivata come si può vedere anche dalle file di persone ai festival di letteratura e dai gruppi social organizzati che seguono la programmazione e che ne fanno un fenomeno quasi unico.

martedì 27 aprile 2021

Mauro Morandi, l'eremita dell'ISOLA ( non quella dei Famosi) di Budelli, ha deciso di lasciare ( Huffpost)

 Dopo 32 anni da eremita sull’isola di Budelli, perla incastonata nell’arcipelago della Maddalena, davanti alla costa settentrionale della Sardegna, Mauro Morandi ha deciso di andar via, per trasferirsi in una casa in affitto, alla Maddalena. L’ex custode, 82 anni, originario di Modena, ex docente di Educazione fisica ed ex atleta, era arrivato nel 1989 nell’isola conosciuta per la bellezza della sua ‘spiaggia rosa’ e sottoposta a vincolo ambientale.


Guida volontaria di Budelli, Morandi ha comunicato la sua decisione con un post polemico pubblicato sui social, sulle sue pagine Facebook e Instagram, dove è da tempo molto attivo e seguito, anche per le stupefacenti ed esclusive foto del luogo in cui ha vissuto in solitudine - e che ha protetto da visitatori invadenti - per tanto tempo.


“E una ventina di anni che lotto contro chi mi vuole mandare via, anche se sostenuto, psicologicamente e non solo, da Budelli e da tutti voi”, ha scritto Morandi. “Ora, pero, mi sono veramente rotto le p...e e me ne andrò sperando che in futuro Budelli sia salvaguardata come io ho fatto da ben 32 anni. Ciao ragazze e ragazzi. Vedrete ancora le mie foto da un altro posto, tanto la Sardegna e tutta bella”.

Nell’agosto scorso una petizione lanciata online sulla piattaforma change.org aveva raccolto circa 60 mila firme per evitare lo ‘sfratto’ di Morandi dall’isola, più volte minacciato e tentato. Già nel 2018 l’Ente Parco della Maddalena avrebbe voluto allontanarlo dalla sua casupola, in quanto lo considerava ‘abusivo’.

Obiettivo dell’Ente era costruire, al posto della casa dell’ex custode, un osservatorio ambientale. La storia di Morandi ha fatto più volte il giro del mondo, rilanciata dai media nazionali e internazionali. Per l’Ente parco è un abuso edilizio la casupola risalente all’epoca in cui era utilizzata dai militari.


Fino a qualche anno fa l’isola era in parte privata e in parte del Demanio marittimo. L’area privata era di proprietà di una società italo-svizzera, la Nuova Gallura srl, poi fallita.


Mauro Morandi alla fine degli anni Ottanta era stato assunto dalla Nuova Gallura come custode della zona di proprietà privata di Budelli. Nel 2005, la società è fallita e Budelli è stata messa all’asta. Il Parco della Maddalena, nel 2015, ha speso 3 milioni di euro per acquisire l’isola, rendendola interamente pubblica. Da quel momento, Morandi è diventato l’ex custode, ma ha continuato ad essere l’unico inquilino di Budelli, con residenza sull’isola.


Nel 2017 erano state raccolte quasi 20 mila firme per impedire lo sfratto del vecchio custode e Morandi è rimasto al suo posto, a furor di popolo. Ma stavolta è stato lui ad annunciare il trasloco.

Carlo Fuortes se ne esce con una altra bestialità, dopo l'esternalizzazione dell'orchestra che fece ridere mezza Europa, al momento del suo insediamento all'Opera di Roma

  Di seguito quel che ha scritto Paolo Conti sul Corriere ( vedi post precedente) di Carlo Fuortes del quale sembra essere più che di ogni altro attore principale della scena dello spettacolo nella capitale, un sostenitore senza pudore: 

"Carlo Fuortes, che ora imprime il suo copyright su una doppia formula. Cioè l’Opera dal vivo, come sempre, e in parallelo quella in tv e sul web, dopo il clamoroso successo di «Traviata» con la regia di Mario Martone e Daniele Gatti sul podio, seguita da un milione di telespettatori in prima serata su Rai3 venerdì 9 aprile".


Il 'grande successo' di Traviata in tv,  è stato  un successo finto ma sventolato per vero sia da Fuortes che da Calandrelli, capo di Rai Cultura. Perchè si è trattato di un titolo arcinoto, e perchè lo share  non è stato poi così esaltante. Vorremmo ricordare che 'All'Opera!'  su Rai Uno, in seconda serata, in sei edizioni, dal 1999 al 2004, faceva molto più pubblico. Era un appuntamento che  si ripeteva per dieci settimane a stagione, d'estate, e anche la replica, che veniva fatta nella medesima settimana in altra giornata, non mutava gli elementi del successo tv.

 E che fosse finto  è chiaro a chi ha seguito anche il Barbiere rossiniano, in tv, ripreso con le stesse modalità all'Opera di Roma, con la regia di Martone e la direzione di Gatti. Lo share fu inferiore a Traviata, ma il successo venne decantato alla stessa maniera. Che sta a dire che in qualunque modo vada, per Fuortes e Calandrelli sarà sempre un successo. Anche se un successo del 'ciufolo'.

 Adesso Fuortes se ne esce con un'altra bestialità, dopo quella della 'esternalizzazione' dell'Orchestra del teatro. E Conti l'asseconda. Vuole mettere il suo copyright sulla 'doppia modalità' con cui d'ora in poi si farà opera. Una con il pubblico in sala, e l'altra con il pubblico a casa, che vede un'opera ripresa con modalità  televisive o cinematografiche, come quindi non la vedrà mai quando tornerà in teatro. 

 Questa seconda modalità, adottata per fare di necessità virtù, onde  ricordare a tutti che nonostante la pandemia i teatri esistono ancora,  non è perseguibile, parallelamente alla prima, durante periodi di normalità, perché troppo costosa e perché non aggiunge nulla all''esistente, oltre l'aumento dei debiti di un teatro. Perché anche prima della pandemia i teatri hanno registrato le opere e la tv le ha trasmesse. Naturalmente una ripresa di tipo cinematografico, quali le due di Martone a Rona, è meglio di quelle che normalmente si vedono in tv, con le telecamere fisse puntate sul palcoscenico. Ma è altra cosa dall'opera in teatro. Non è un film  sull'opera, ma un'opera film, un'opera così com'è, ripresa come su un set cinetelevisivo. Ma con costi sproporzionati rispetto ai risultati. 

E poi questi esperimenti, giustificati dalla pandemia,  hanno la colpa di voler 'televisizzare' ogni cosa. Il palcoscenico del teatro è altra cosa, la sua magia nessun altra modalità può eguagliare; il fascino della voce, la sfida della diretta con gli imprevisti che fanno parte del gioco, in tv  sono annullati. 

Alcuni spettatori che sono voluti tornare nei cinema, non appena li hanno riaperti, per vedere un  film, hanno messo in evidenza il principio che  la visione in tv, nel salotto di casa, è cosa diversa e meno esaltante e coinvolgente di quella in sala, con altro pubblico. Ciò a maggior ragione vale per gli spettacoli dal vivo: concerti, melodramma, teatro di prosa, balletto. Questo Fuortes non lo capisce, se parla di 'doppia modalità'.

Cinema, teatri, concerti finalmente riaperti. E il pubblico accorre ( da Corriere della Sera, di Paolo Conti)

 La Liberazione dalla prigionia del salotto e dalla dittatura della tv è cominciata all’alba del 26 aprile. Siamo o non siamo la Patria del neorealismo, della commedia all’italiana, del film d’autore? Siamo o non siamo la culla del grande melodramma, capofila di tutte le altre forme del recitar cantando dilagate nel mondo? E poi, siamo o non siamo gli animali sociali più sociali del pianeta, famosi per la gestualità, per la gioia di vivere tutti insieme in piazza, di fare spettacolo con la vita quotidiana? E così, rieccoci in fila per entrare in sala. Per due ore di grande musica. Per vederci un film come è sempre successo, seduti in poltrona, da soli o con gli amici, per poi parlarne e magari litigare («splendido lavoro», «ma che dici? Orribile banalità»). 

Cinema

Si può occupare solo il 50% dei posti ma poco importa pur di ritrovare il Grande Schermo. File, lo abbiamo letto, e sold out addirittura (e molto simbolicamente) all’alba di lunedì 26 al Beltrade di Milano. Stessa scena, anche se in orari canonici a Roma, davanti al Farnese in piazza Campo de’ Fiori o al Quattro Fontane, alle spalle del Quirinale. Nanni Moretti ha personalmente spalancato il suo Sacher nel cuore di Trastevere, la sala più amata dai cinefili romani. In tutta Italia, ha calcolato ieri l’Anec, l’associazione nazionale degli esercenti, hanno riaperto almeno cento sale, e nella totalità si sono riempite. «Tutti in prima linea per far ripartire la catena del valore. C’è la sensazione di una graduale, ma interessante ripartenza», ha commentato il presidente dell’Anec, Mario Lorini. Per fortuna sono stati appena assegnati i premi Oscar e sono tanti i film da godersi fuori casa. Ma si sta in fila anche per la grande musica. 

 

Teatri

Grande successo, lunedì sera, ha riscosso il Teatro La Fenice di Venezia che ha riaperto con una serata dedicata a Verdi. L’Opera di Roma non ha fatto in tempo ieri a mettere in vendita i 500 biglietti al simbolico prezzo di 10 euro per la riapertura di stasera (programma interamente verdiano, dirige Michele Mariotti) perché è stato un immediato «tutto esaurito», con comprensibile soddisfazione del soprintendente Carlo Fuortes, che ora imprime il suo copyright su una doppia formula. Cioè l’Opera dal vivo, come sempre, e in parallelo quella in tv e sul web, dopo il clamoroso successo di «Traviata» con la regia di Mario Martone e Daniele Gatti sul podio, seguita da un milione di telespettatori in prima serata su Rai3 venerdì 9 aprile. Stasera si può stare in sala, e sarà grande spettacolo, c’è da giurarci. Fuortes è entusiasta e già guarda al domani: «Durante gli scorsi mesi abbiamo cercato di trasformare la paralisi della pandemia in vitalità. Oggi accogliamo gli spettatori in un teatro che è stato il set di spettacoli trasmessi in tv. E il nostro pubblico ha risposto con entusiasmo esaurendo in poche ore tutti i biglietti disponibili. È un bel segno per il futuro prossimo del teatro». 

Il Maggio Musicale Fiorentino lunedì ha inaugurato la sua 83ª edizione con Daniele Gatti, in programma Symphonie de Psaumes e la Sinfonia in do di Stravinskij per il 50° anniversario della scomparsa del Maestro. Alla Scala potrebbe avvenire una ripartenza doppia. L’11 maggio è in programma la grande riapertura del teatro milanese, con Riccardo Muti alla guida della Wiener Philharmoniker: data simbolica perché fu la stessa in cui Toscanini riaprì la Scala nel 1946 dopo la catastrofe della guerra. Ma ieri i sindacati del teatro, a un incontro con i vertici del teatro, hanno chiesto di anticipare la ripartenza del teatro al giorno precedente, il 10 maggio, con un concerto dell’orchestra scaligera diretto da Riccardo Chailly. Attori in scena, e spettatori in platea, a teatro: al Piccolo di Milano, al Teatro Grassi, da ieri prove aperte di «Abbecedario per il mondo nuovo», i podcast che il teatro stabile milanese sta realizzando su testi di ventisei giovani autori: altro segnale di novità, di sguardi rivolti alle nuove generazioni. All’Argentina di Roma dal 3 maggio si torna in sala con «Le metamorfosi» di Kafka per la regia di Giorgio Barberio Corsetti. Addirittura due le prime nazionali al Carignano di Torino, «Il piacere dell’onestà» di Pirandello nella sala storica per la regia di Valerio Binasco da lunedì 26 e, sempre con la regia di Binasco, ma alle Fonderie Limone di Moncalieri, «Le sedie» di Eugène Ionesco da ieri. 

Lo spettacolo dal vivo, come viene chiamato un po’ burocraticamente, scommette sulla ripresa dopo mesi di isolamento, di tentativi più o meno riusciti sulla Rete, di manifestazioni e di proteste. E tutti noi, stanchi di felpe e di maglioni, di divani e di telecomandi, torniamo liberi di metterci in fila vestiti civilmente, per le strade italiane. 

Mogol, presidente SIAE: molti artisti sopravvivono solo grazie ai diritti d'Autore. Nel settore 'leggero', in quello della 'classica' la situazione è drammatica, con i diritti quasi inesistenti (da Il Messaggero)

 Il momento che viviamo è molto difficile, per i lavoratori dello spettacolo e per gli artisti. La situazione non è completamente risolta e soprattutto non si sa ancora quando si potrà riprendere senza le restrizioni dovute alla pandemia per il Covid: molti artisti sopravvivono solo grazie ai diritti d’autore e tutti ci auguriamo che il Governo approvi in tempi rapidi il necessario provvedimento attuativo della direttiva sul copyright».

 È l’auspicio espresso da Giulio Rapetti, in arte Mogol, presidente della Siae, intervenendo alla presentazione del nuovo Annuario Siae, alla presenza in streaming del ministro della Cultura, Dario Franceschini. «Le conseguenze del coronavirus sono devastanti dal punto di vista economico, occupazionale e sociale, al netto di quelle più strettamente culturali - osserva Mogol - In questo momento, è necessaria perciò una visione sistemica e un’idea di sviluppo condivisa, per attivare una vera ripartenza con un’attenzione particolare ai lavoratori creativi e alle loro specifiche esigenze».(il solito politichese che dice tutto e niente,ndr.) 

Per il direttore generale Gaetano Blandini, «il ministro ha davvero fatto tutto quello che era in suo potere per dare sostegno agli autori, agli esecutori, a tutta la filiera del settore dello spettacolo; di ciò gli va dato atto. Abbiamo sofferto ma abbiamo anche avuto importanti ristori che al momento ci consentono di sopravvivere». Per il direttore della Siae, «se c’è un momento in cui si può elaborare un piano industriale per la cultura è proprio questo. Lo spettacolo dal vivo ritornerà e non c’è motivo che non ritorni, ma è irrealistico pensare che la pandemia sia destinata a non lasciare traccia. Bisogna prestare attenzione ai cambiamenti in atto e cercare di cogliere tutte le opportunità offerte da questa nuova situazione, per garantire la sostenibilità economica del settore». 

CORONAVIRUS. BOLLETTINO DAL FRONTE DEI CONTAGI AGGIORNATO AL 27 APRILE 2021

 Il bollettino di oggi 27 aprile 2021: nelle ultime 24 ore contati 10.404 nuovi casi e 373 morti. Nella giornata di ieri, 26 aprile, erano stati registrati 8.444 casi e 301 morti con un tasso di positività al 5,8%. Sono 302.734 i tamponi molecolari e antigenici per il coronavirus effettuati , secondo i dati del ministero della Salute. Ieri i test erano stati 145.819. Il tasso di positività è del 3,4% (-2,4% rispetto a ieri). 

Sono 2.748 i pazienti ricoverati in terapia intensiva per Covid in Italia, in calo di 101 unità rispetto a ieri nel saldo giornaliero tra entrate e uscite, mentre gli ingressi giornalieri sono stati 177 (ieri 132). Nei reparti ordinari sono invece ricoverate 20.312 persone, in calo di 323 rispetto a ieri.  A livello territoriale, le Regioni con il maggior numero di contagi sono la Campania (1.654), la Lombardia (1.369), la Puglia (1.056) e la Sicilia (940).

Scuola d'estate in Italia, aperta ma facoltativa (Rai News)

 Rafforzamento di quanto è stato appreso in questo anno scolastico in giugno, recupero della socialità in luglio e agosto, accoglienza e avvio delle lezioni a settembre: è pronto il Piano per l'estate, dai 3 ai 18 anni, da 510 milioni di euro messo a punto dal ministero dell'Istruzione.

  "L'emergenza sanitaria - dice il ministro dell'Istruzione Patrizio Bianchi - ha inevitabilmente accentuato problematiche preesistenti, ha evidenziato le diseguaglianze e accresciuto le fragilità. Per questo abbiamo voluto un Piano di accompagnamento, un ponte tra quest'anno e il prossimo, un'occasione che consenta a bambini e ragazzi di rafforzare gli apprendimenti e recuperare la socialità. Utilizzeremo questo periodo estivo per costruire un nuovo inizio. Riporteremo la scuola al centro della comunità, creando spazi di potenziamento delle competenze e di recupero delle relazioni".

 Le risorse sono complessivamente 510 milioni: 150 milioni provengono dal decreto sostegni, altri 320 milioni dal PON per la scuola (risorse europee), 40 milioni dai finanziamenti per il contrasto delle povertà educative. Le scuole potranno fare domanda fino al 21 maggio prossimo. I fondi, di cui circa il 70% è destinato alle regioni del Sud, potranno essere spesi sino al termine dell'anno scolastico 2021/2022.

 

 La partecipazione degli studenti ai progetti sarà volontaria come quella dei docenti. Sono previsti moduli e laboratori di educazione motoria, gioco didattico, canto, musica, arte, scrittura creativa, educazione alla cittadinanza, educazione alla sostenibilità, educazione all'imprenditorialità, potenziamento della lingua italiana e della scrittura, potenziamento delle competenze scientifiche e digitali e molto altro. Le attività potranno svolgersi in spazi aperti delle scuole e del territorio, teatri, cinema, musei, biblioteche, parchi e centri sportivi, con il coinvolgimento del terzo settore, di educatori ed esperti esterni.

La Scala riparte da Muti: E' UNA FALSA NOTIZIA

 Quando abbiamo letto il titolo dell'articolone sul Corriere di oggi, a firma Pierluigi Panza, anche noi siamo stati presi alla sprovvista: "La Scala riparte da Muti (ricordando Toscanini). E il teatro annuncia: Armani diventa socio sostenitore". E ci siamo detti: è fatta.

 Quando uno legge uno simile titolo, con il riferimento a Toscanini - che inaugurò la Scala ricostruita dirigendovi un concerto l'11 maggio 1946 - la prima cosa che pensa è che Riccardo Muti, ex direttore musicale per un ventennio circa della Scala, ha pensato finalmente di aprire un nuovo capitolo del suo rapporto con la Scala, finalmente!, dopo il tragico periodo della pandemia,  e profittando anche della circostanza della ricorrenza toscaniniana: 11maggio 1946 -11maggio 2021, a settantacinque anni di distanza.

 E, invece, no. Muti che in questi mesi di pandemia, costretto in Italia, lontano quindi dalla Chicago  la cui orchestra lo ha confermato come direttore musicale, ha girato parecchi teatri, dirigendovi le rispettive orchestre, quando non ha potuto portare la 'sua' Cherubini, non torna alla Scala a dirigervi quella che un tempo fu la sua orchestra, ma vi fa tappa con i Wiener, in  una tournée da tempo programmata, e che ha dovuto già registrare fra le proteste, per l'Italia, la cancellazione della tappa napoletana, al San Carlo. 

Secondo la versione ufficiale di Lissner, perchè Muti e i Wiener costavano troppo e in tempo in cui i concerti si fanno senza pubblico, il costo diventa insostenibile, eccesivo per un teatro che ha i dipendenti in cassa integrazione. A difesa di Lissner starebbe  anche la successiva cancellazione dei concerti di Barenboim con la sua orchestra 'Divan', previsti per luglio, e costosi più o meno come quelli di Muti.

 Tuttavia, ciò che ancora non si riesce a capire è se Lissner dica il vero o se i concerti di Barenboim li abbia cancellati per non dimostrare 'de facto' che lui Muti non vuole vederlo nel 'suo'  attuale teatro neanche in cartolina - come del resto aveva fatto alla Scala, nonostante gli inviti ufficiali . Consumandosi, indirettamente, l'ennesimo conflitto fra De Magistris e De Luca, il quale cancellato in novembre Muti dal San Carlo, per un  concerto gli ha offerto la reggia di Caserta.

 Il Corriere liquida in un rigo che Muti arriva alla testa dei Wiener, per passare subito a raccontare come La Scala  in Italia non ha pari, perchè ha nuovi soci nel CdA ( Armani) ed ha messo la prima pietra per la costruzione della mastodontica 'torre' progettata dall'architetto Mario Botta.

E con ciò dicendo anche che la Scala, a differenza del San Carlo , anche in tempo di pandemia può pagare una tappa dei Wiener e Muti, per quanto costosa.

 Solo che, tournée a parte, la vera unica bella notizia che tutti si attendono è che Muti faccia ritorno alla Scala per dirigervi l'Orchestra del teatro,  che è stata per un ventennio la 'sua' orchestra.

 Dopo la tragedia della pandemia, uno si attende da uno spirito nobile come Muti,  che finalmente cancelli il brutto ricordo della sua uscita dalla Scala, per farci ritorno e cominciare una nuova vita. 

Coraggio maestro. Approfitti della festa che in Scala stanno organizzando per luglio, al cadere del suo ottantesimo compleanno, per dare l'annuncio che tutti da troppo tempo si aspettano. 

 

Bertolaso lascia la Lombardia. Missione compiuta ( da La Stampa)

  Guido Bertolaso tornerà presto a Roma perché considera conclusa la sua missione in Lombardia. Il consulente della Regione avrebbe comunicato la sua decisione venerdì scorso ad Attilio Fontana: «La macchina è organizzata, gli hub massivi funzionano. A un certo punto che credo che Bertolaso non serva più», aveva già anticipato ieri in televisione a Quarta Repubblica.

 «Il 29 aprile – calcola il quasi ex consulente della Lombardia – arriveremo a 100mila vaccini", dopodiché «saremo in grado di farne 140 mila al giorno». 

Ma, aggiunge, «le contraddizioni in questo Paese sono tante: dobbiamo impostare una campagna di vaccinazione ancora più veloce e chiedere all'Europa di accelerare ancora di più». L'ex capo della Protezione Civile riconosce che «la macchina si è sicuramente raddrizzata, grazie anche al commissario Figliuolo e a Curcio» e sottolinea: «Vaccineremo con tutti i vaccini senza far scegliere ai cittadini, perché i vaccini sono tutti uguali». 

Bertolaso ricorda a questo proposito che «negli ultimi giorni in Lombardia è stato necessario rallentare la somministrazione di AstraZeneca e fare Pfizer, perché sembrava che la fornitura del primo sarebbe diminuita. Invece, dopo il rallentamento di sabato, abbiamo avuto la notizia che arriveranno altre dosi di AstraZeneca».

Esposta a Dubai, nel padiglione Italia dell' EXPO, la copia perfetta del David di Michelangelo ( da La Repubblica)

 Dopo tanta attesa, è stato svelata la copia stampata in 3D del David di Michelangelo che costituisce il cuore del Padiglione Italia di Expo Dubai, in una breve cerimonia con il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, il Commissario per l'Italia, Paolo Glisenti, il presidente di Fincantieri Giampiero Massolo, il sindaco di Firenze Dario Nardella e le autorità emiratine.

"Guardando questa riproduzione di Michelangelo, milioni di persone che passeranno per questo padiglione avranno voglia di visitare l'Italia, di venire o di tornare in Italia e questo ci aiuterà in questa ripresa post pandemica a rafforzare i flussi turistici", ha detto Di Maio sottolineando il concentrato di "arte e storia, ma anche di scienza e tecnologia" del gemello del David.

Subito prima, il ministro e Massolo hanno varato - tagliando il nastro che ha fatto rompere le bottiglia - le tre navi, costruite da Fincantieri, che costituiscono il tetto del Padiglione Italia: tre scafi scafi rovesciati ricoperti di bianco, rosso e verde, "il più grande tricolore al mondo". "Gli scafi sono il simbolo della navigazione - ha spiegato Massolo - e con questo abbiamo voluto sottolineare l'idea dell'Italia in marcia, dell'Italia che si muove e che è all'altezza dei tempi".

Draghi illustra alle Camere il Recovery Plan( da La Repubblica)

 Via libera della Camera dei deputati al Recovery plan. Con 442 voti a favore, 19 contrari e 51 astenuti Montecitorio ha approvato la risoluzione di maggioranza sulle comunicazioni del presidente del Consiglio Mario Draghi in relazione al Pnrr presentato ieri in aula. Il dibattito passa ora al Senato in vista del Consiglio dei ministri - previsto tra domani e giovedì - che licenzierà il Piano per la trasmissione a Bruxelles.

Durante la replica di questa mattina, Draghi ha sottolineato "il profondo rispetto" del governo per il Parlamento. E ha chiarito che "il contributo delle Camere è solo all'inizio". Poi, elencando i tanti interventi normativi previsti dal Pnrr che andranno fatti a maggio, ha scherzato per stemperare la tensione: "Certo sono già tanti a maggio...", raccogliendo un applauso dell'Aula.

La risposta alle critiche di FdI


Rispondendo dunque alle critiche di FdI sui tempi stretti per l'approvazione del Pnrr da parte del Parlamento, il premier ha precisato: "Indubbiamente i tempi erano ristretti ma la scadenza del 30 aprile non è mediatica, è che se si arriva prima si avranno i fondi prima. La Commissione andrà sui mercati a fare la provvista per il fondo a maggio, poi la finestra si chiuderà nell'estate: se si consegna il piano subito si avrà accesso alla prima provvista sennò si andrà più avanti". Nel corso delle dichiarazioni di voto, però, Giorgia Meloni ha annunciato l'astensione di FdI, attaccando: "Un partito serio non vota un piano così in assenza di risposte e non accetta il metodo di un piano chiuso per mesi nel cassetto" e poi sottoposto al voto con un "prendere o lasciare, e per questo noi dobbiamo astenerci adesso da ogni giudizio e quando sarà compiuto il nostro giudizio, le garantisco presidente che sarà libero e non viziato da interessi di parte".

La collaborazione con gli enti locali


Draghi ha inoltre rassicurato che il 40% dei fondi "è destinato agli enti locali". E ha sottolineato l'importanza del coordinamento con le amministrazioni per l'attuazione del piano: "La vera sfida non appena il piano viene consegnato è di trovare un modo di attuazione dove le amministrazioni locali e il governo centrale, che sono chiamati a una mole di interventi, trovino uno schema di attuazione del piano". Al Sud, inoltre, "andranno 82 miliardi".

Welfare


Quanto al welfare per le famiglie, il premier ha ricordato che "saranno creati 230mila posti negli asili" e ha richiamato anche il provvedimento sui mutui senza anticipo per i giovani: "Ai giovani dobbiamo garantire welfare, casa e occupazione sicura - ha ribadito Draghi - Il piano garantisce in maniera equa e adeguata il diritto allo studio, quasi un miliardo per gli alloggi studenteschi, mezzo miliardo per borse di studio".

Superbonus prorogato al 2023


In merito ai rilievi sul superbonus, il premier ha confermato l'impegno del governo a mantenerlo. Nel Pnrr e nel fondo complementare sono stanziati 18 miliardi, gli stessi previsti prima con estensione al 2023 per le case popolari.

"Per il futuro il governo si impegna a inserire ne ddl di bilancio 2022 una proroga dell'ecobonus per il 2023 tenendo conto dei dati della sua applicazione nel 2021. Io sono completamente d'accordo: l'ecobonus tira poco perchè le procedure sono troppo complesse (e a questo punto in aula scatta un applauso, ndr). Entro il mese di maggio con un decreto interveniamo con importanti semplificazioni per far sì che la gente lo possa usare".

Banda ultralarga ovunque entro 2026


Per quanto riguarda la banda larga, Draghi ha risposto alle osservazioni di FdI: "Il governo intende stanziare 6,31 miliardi per le reti ultraveloci, la banda larga e il 5G. L'obiettivo del governo è portare entro il 2026 reti a banda ultralarga ovunque senza distinzioni territoriali ed economiche".

Infrastrutture e Alta velocità sulla Salerno-Reggio


Il premier ha chiarito che sono previsti "investimenti per oltre 15 miliardi" sull'alta velocità. Un esempio, "è la linea ad Alta Velocità Salerno-Reggio Calabria, dove i treni potranno viaggiare a 300 km all'ora. Con questi investimenti, ci si mettera' lo stesso tempo da Roma a Torino e da Roma a Reggio Calabria". Per gli interventi ferroviari al Nord "sono destinati 8,6 miliardi".

La riforma del fisco


"La riforma fiscale è tra le azioni chiave per dare risposta alle debolezze strutturali del Paese e in tal senso è parte integrante della ripresa che si intende innescare anche grazie alle risorse europee", ha ribadito Draghi, aggiungendo che "per riformare il sistema fiscale è auspicabile una ampia condivisione politica". Il governo si è impegnato a presentare una legge delega entro il 31 luglio 2021 e il Parlamento "sarà pienamente coinvolto e svolgerà un ruolo di primo piano attraverso l'indagine conoscitiva sulla riforma dell'Irpef e altri aspetti del sistema tributario avviata dalla Commissioni parlamentari e tuttora in corso di svolgimento", ha sottolineato il premier.

La riforma degli appalti


"La semplificazione delle norme in materia di appalti pubblici" è obiettivo essenziale "per la riuscita del Piano e, più in genere, per il rilancio del settore delle costruzioni", ha sottlineato Mario Draghi. "Intendiamo riformare la disciplina nazionale, sulla base delle tre direttive UE (2014/23, 24 e 25), per renderla più snella rispetto a quella vigente, anche sulla base di una comparazione con la normativa adottata in altri Stati membri dell'Unione europea. A tal fine, si interverrà con una legge delega, da presentare entro il 2021. Inoltre, intendiamo prorogare le semplificazioni adottate con il DL 76/2020 fino al 2023", ha concluso.

Le tensioni nella maggioranza


Il dibattito che si snoda nelle Aule anche, se non soprattutto, è fuori del Parlamento dove non si placa un serrato duello che ormai taglia trasversalmente la maggioranza (tra Lega e Pd) e il centrodestra (tra Lega e FdI). Il tema che tiene banco, almeno dal punto di vista della visibilità, non è più quello delle riaperture ma del coprifuoco. Salvini, ma anche FI, punta ad allargarne le maglie, Meloni l'abolizione tout court, anche con una fiaccolata davanti a Palazzo Chigi.