mercoledì 30 settembre 2015

Marino, Chailly, Benni, Nastasi

Ogni giorno aggrava la sua posizione il sindaco di Roma Ignazio Marino, chiamato a parlare in America sul tema : chirurgia e rianimazione della capitale, Roma che, per incapacità del medico curante sta morendo. Perfino il papa è 'imbufalito' - secondo l'espressione di mons. Paglia, chiamato a riferire sul caso da un finto Renzi  - per quell'imbucato di Marino, che il PD non può purtroppo scaricare immediatamente per due ragioni: l'imminente Giubileo e l'impossibilità di sostituirlo con un candidato forte, dal che consegue la difesa, ormai comica e pietosa di Orfini, commissario  PD a Roma.
 Riccardo Chailly proclamato da una rivista di musica 'direttore dell'anno' in assoluto - ormai il feeling della stampa internazionale  con Pappano sembra affievolito -annuncia che torneranno alla Scala certi direttori che da tempo vi erano assenti, che nella buca d'orchestra del teatro milanese non entreranno più giovanotti di belle speranze, perché la Scala è 'un punto d'arrivo' ( come non lo era stato per lui agli inizi di carriera quando, a 23 anni, divenne assistente di Abbado della Scala di papà Luciano Chailly, ed a 25 debuttava a Chicago) e dice anche , senza mezzi termini che l'Elisir all'aeroporto di Malpensa non era fra le cose che lui avrebbe fatto. Poi, riflette un attimo e fa marcia indietro, per non dispiacere il suo capo e il noto melomane  Bobo Maroni.
 Stefano Benni il noto scrittore  ha rifiutato il 'Premio De Sica' che avrebbe dovuto ricevere dalle mani di Franceschini, peer protestare contro anche questo governo che della cultura se ne fotte. Curioso che tale dichiarazione compaia proprio all'indomani di un'annuncio- del tutto falso e di facciata- di Renzi che chiede al mondo di reagire ai delitti contro il patrimonio artistico nel mondo, e promette una squadra di carabinieri specializzati in tale difesa. Che se li tenesse in casa nostra a fare altrettanto saerbbe più credibile.
Salvo Nastasi, ex direttore generale del Ministero dei beni ed attività culturali, spostato a Palazzo Chigi da Renzi come vice segretario generale, è stato inviato  a bonificare Bagnoli dai veleni, con decreto del premier. Il quale non ha ancora stabilito, d'accordo con 'mezzo disastro' Franceschini, chi andrà a bonificare - la bonifica è necessaria, anche dagli ultimi casini creati dall'algoritmo scelto da Nastasi per dispensare il FUS - il Ministero dai veleni di Nastasi.

lunedì 28 settembre 2015

Papa Francesco prende le distanze da Ignazio Marino: non l'ho invitato io a Filadelfia. Chiaro!

"Io non ho invitato il sindaco Marino a Filadelfia. E neppure gli organizzatori. Chiaro", così ha risposto - con una precisione  da apprezzare, nonostante la durezza, insolit nei rapporti istituzionali, come fra Vaticano e sindaco di Roma, - Papa Francesco durante il viaggio di ritorno dagli Usa alla domanda in proposito di una giornalista italiano. Non che Marino avesse mai detto che Papa Francesco, in barba a qualunque idea di risparmio, lo aveva invitato - "non l'ho mai detto", ha replicato dall'aereo che lo riportava in Italia -  perché chiunque gli avrebbe detto che era molto più facile ed economico incontrarsi a Roma.
Marino non l'ha detto, ma ha lasciato, con il suo silenzio/assenso, che una cosa simile cosa potesse essere supposta. Papa Francesco, che con il sindaco Marino deve avere il dente avvelenato, pur con tutta la 'misericordia' possibile, per un supposta strumentalizzazione da parte di Marino, a suo favore, del prossimo Giubileo, ha voluto mettere le cose in chiaro. Sì Marino ha più volte strumentalizzato il Giubileo imminente, per giustificare la sua permanenza in Campidoglio e la impossibilità di fare  grandi lavori per l'occasione, appellandosi spesso al Papa che non vuole per il prossimo Giubileo operazioni trionfalistiche o faraoniche, e preferisce il tono dimesso, semplice.
I quali grandi lavori non sarebbero stati comunque possibili, sia per la mancanza di soldi sia anche per i tempi ristretti per effettuare i lavori. Ma neanche i lavori di normale manutenzione, per colpa principalmente, del sindaco, il quale, non volendo schiodare, ha rifiutato per mesi l'arrivo di un commissario che poi alla fine gli è stato imposto e lui ha dovuto accettare. E i lavori, di conseguenza, sono cominciati con un ritardo inconcepibile e COLPEVOLE.
 Ma il catalogo delle inefficienze di Marino è infinito. Ancora oggi, cade il controsoffitto di una stazione della metro, Linea A ( Piazza di Spagna) e la metro viene chiusa, con grandi disagi per i romani; dal che non è difficile immaginare cosa  potrebbe succedere durante il Giubileo, se anche i lavori di normale manutenzione non saranno compiuti. E l'Assessore alla mobilità Genovese, direttamente responsabile del settore, ha dichiarato che "il trasporto a Roma dipende dalla fortuna". E' chiaro, come siamo ridotti, con Marino sindaco?

Piccole bugie e mezze verità sugli abbonati all'Accademia di Santa Cecilia.

Leggendo le tante interviste al sovrintendente dell'Accademia di Santa Cecilia, nei giorni scorsi, ci siamo dimenticati di segnalare una mezza verità, positiva, contenuta in una di esse che va a sanare qualche  piccola bugia detta negli  anni scorsi.
 Nei quali anni, mai abbiamo letto, se la memoria ancora ci assiste, di un calo, seppure fisiologico ( perchè devono calare? non possono mantenersi stabili o addirittura aumentare?), degli abbonati. Che anzi, ogni anno, i precedenti gestori, ci avevano detto che gli abbonati erano fedelissimi e forse aumentavano anche. Magari di poco, ma aumentavano.
 Ora, la nuova sovrintendenza ci viene a dire, seppure sommessamente , per quel che riguarda il passato, che gli abbonati avevano subito una calo appena percettibile ma costante, e che, invece, quest'anno  sono tornati  a crescere forse nella stessa, ma contraria, lenta ed impercettibile misura.
 Ah, i  numeri. In italiano si dice che uno 'dà i  numeri', non quando fornisce cifre che si presumono reali e corrette, bensì quando le dà a modo suo,  distanti dalla realtà.
 Tale uso noi diverse volte abbiamo segnalato, tutte le volte che abbiamo letto di spettatori aumentati e di 'totale spettatori' superiore ai posti disponibili. Come anche di un numero tale di concerti piccoli o grandi - ma che oggi si preferisce chiamarli 'manifestazioni' ed ancor più 'eventi' - che se corrispondessero a realtà, avrebbero visti impegnati i musicisti di questa o quella istituzione giorno e notte. E sinceramente così non è mai stato e mai sarà.
Quest'ultimo caso ci ha riportate alla memoria le cronache di qualche decennio fa, a Palermo, quando, stante il Teatro Massimo, che era l'istituzione musicale più importante di quella città, chiuso,  si dichiarava un coefficiente di attività superiore a qualunque altra istituzione del mondo,  perchè  gruppi, gruppetti e solisti dell'orchestra, venivano impegnati contemporaneamente in dieci o forse più appuntamenti fuori del teatro - perchè chiuso - in piazze strade scuole ecc...
 Sempre a proposito di numeri e di generali che vanno cantando vittoria prima ancora che la battaglia sia terminata, segnaliamo che da qualche settimana i proclami sugli spettatori aumentati in  numero considerevole all'Opera di Roma si sono diradati. Forse a causa della programmazione degli ultimi titoli della stagione corrente - opera di Adams e prossimamente di Weill-Brecht - e del primo della stagione prossima, di Henze, frutto di una identità di vedute della doppia direzione artistica che non fanno esultare per presenze in teatro. Non sarebbe male conoscere i dati delle presenze - li hanno già - per Adams, e non sono stati lusinghieri, come qualche giornale, sommessamente, per non disturbare il manovratore, ha segnalato; entro ottobre anche quelli del prossimo titolo in cartellone, e poi, a fine novembre, per tirare le somme di questo trittico 'contemporaneo' in rapida successione, che forse dovrebbe far riflettere, se la tendenza negativa dovesse essere confermata, sull'annunciato festival 'contemporaneo' di maggio, annunciato, senza che si conosca la programmazione nel dettaglio, e che dunque potrebbe ancora essere modificato dal direttore artistico in seconda, Battistelli, che sta all'Opera quasi esclusivamente per tale programmazione 'contemporanea', o giù di lì.

sabato 26 settembre 2015

Luca Francesconi designato testimonial ufficiale dell'Accademia dove sta per sbarcare Juraj Valcuha

All'Accademia di Santa Cecilia, quest'anno, nelle due consuete stagioni, sinfonica e cameristica, è presente una 'sfilza'. secondo l'aulico linguaggio della dirigenza, di pianisti e di artisti e di direttori. Una novità rispetto agli anni trascorsi? No, la solita routine di lusso, e 'Sfilza' -  per dirla anche noi nel linguaggio aulico accademico -nella quale comunque manca per la prima volta, dopo tante stagioni, Pollini. Non voleva entrare nella 'sfilza'?
 Nessuna  novità di rilievo presente nelle salatissime pagine 'Eventi' comparse come sempre - anche qui nessun novità - sui  due maggiori quotidiani italiani ( Corriere e Repubblica, prima la seconda e poi il primo), e prima ancora sul Domenicale del Sole 24 Ore, oltre il panegirico disinteressato dell'attività dell'Accademia e dei suoi nuovi reggitori. Tutto nella norma.
 Tutto normale dunque, mentre altrettanto normale a noi, non è parsa la designazione di  Luca Francesconi, compositore ed accademico, a testimonial della stagione, per decisione convinta - come altrimenti - dei dirigenti dell'Accademia. Per quale ragione? Perchè scrive un brano, su testo di Mandela, per commissione dell'Accademia, che precederà l'esecuzione della 'Nona' di Beethoven nella serata inaugurale di stagione, e anticiperà il contenuto del cosiddetto Inno alla Gioia - fratellanza, pace: più o meno così - con testo del leader sudafricano, cantato nella sua lingua.
Bene, per questo suo prologo alla 'Nona' di Beethoven ed alla stagione ceciliana, l'Accademia lo avrebbe scelto per parlare anche di Pappano - Pappano di qui e Pappano di là -  dell'Accademia e dei suoi attuali reggitori. E di Pappano Francesconi, ligio agli ordini,  parla ed elogia la presenza sul podio ceciliano, proprio quando gli si sta lanciando contro, dalla stessa dirigenza dell'Accademia, un siluro per colpirlo alle spalle.
Da prima dell'estate vanno dicendo, e nella pagine 'Eventi' lo si ribadisce come 'priorità!, che è indispensabile procedere alla nomina del direttore ospite principale dell'orchestra - che  sicuramente sarà Juraj Valcuha, che il nuovo sovrintendente s'è portato dietro da Torino dall'Orchestra sinfonica Rai, da dove proviene - perchè Pappano non può assolvere a tutti gli impegni in Accademia a causa della sua contemporanea permanenza a Londra. In parole povere i nuovi dirigenti sosterrebbero che l'Orchestra dell'Accademia deve rinunciare a molti impegni fuori Roma, perchè Pappano starebbe poco a Roma, rispetto a tutti gli inviti di tournée all'estero. Noi non consociamo un altro direttore che dedichi tanto tempo, unito a passione, alla sua orchestra romana che con lui ha ripreso a fare dischi e tournée.
Non sappiamo come l'abbia presa Pappano; ma sappiamo per certo che l'Accademia trarrebbe vantaggio dalla presenza di un direttore ospite principale soltanto se questi fosse uno di pari grado ed appeal, se non superiore, di Pappano; non il contrario. Ora, senza nulla togliere a Valcuha, che sembra fare una bella carriera, l'ipotetica soluzione che stiamo avanzando, siamo sicuri non porterà nuovi inviti per l'Orchestra dell'Accademia. Potremmo osare, tanto ne siamo convinti, una scommessa, sicuri di vincerla.
 L'unica novità che apprendiamo da una sola delle pagine 'Eventi' - ci pare quella del 'Corriere' - è che prossimamente Santa Cecilia metterà in campo accanto alle orchestre giovanili ed al coro di voci bianche  anche un coro di adulti. Ottima decisione!
Mentre, seppure annunciata trionfalmente e in coro, la presenza di una 'speciale' stagione di musica sacra in concomitanza del Giubileo, nulla ancora se ne sa, oltre qualche concertino di nessun valore in qualche chiesa per speciali occasioni. Sì in stagione c'è 'La creazione' di Haydn, ma anche Haydn con tutta la sua 'Creazione' non fa un stagione.
 E neanche una riga, una sola riga, nella decina di pagine fra tutti i giornali pagati, sulla inutile, quanto dannosa programmazione di tutte le sinfonie di Beethoven in quattro/cinque concerti. Un inutile spreco. Ed anche questo, invece, osannato dai  'disinteressati' cantori 'cartacei' dell'Accademia.

il Cda e l'AD dell'Auditorium ancora nella bufera. E il Campidoglio contribuisce alla confusione

Stesso giorno, due giornali, due diverse, opposte valutazioni. Tutto ieri, le due principali testate giornalistiche nazionali, nel dorso romano di ambedue.
Sul 'Corriere' si leggeva che Musica per Roma, cioè l'Auditorium macina successi su successi, la programmazione non conosce soste, interruzioni ed ostacoli, con Fuortes sempre al timone; mentre pochi giorni prima  - crediamo sempre sul Corriere - si poteva leggere  che erano guai se non si risolveva immediatamente il problema della governance dell'Auditorium, ancora in alto mare, a causa delle vacanze estive dell'Ignaro Marino.
Il quale prima di partire non aveva firmato, ed avrebbe dovuto, i relativi decreti di nomina per l'AD e dei membri del CdA. In breve,  prima di Ferragosto, il Cda poteva essere di  16 membri; c'era già l'elenco, dentro ci avevano messo tutto il generone romano dei soliti noti, da Letta a Malagò, mentre dopo Ferragosto solo cinque; riduzione che ha messo in imbarazzo tutti, e prima di ogni altro lo stesso Campidoglio e Marino che non sanno come uscire da questo vicolo cieco e dove allocare tutto il generone, al quale, lo capiscono tutti, non si può dire: ci siamo sbagliati, andate a casa. Senonchè ieri  il 'Corriere' diceva tutto a posto all'Auditorium, anche se c'è il casino generale.
La 'Repubblica' che, specie nella cronaca romana, non è mai stata tenera con Marino - e chi potrebbe ragionevolmente esserlo con un sindaco scordarello, vacanziero, gaffeur e incapace, in una parola?- segnalava l'ennesimo vicolo cieco nel quale il caso Auditorium sta finendo per decisione  del capo di gabinetto di Marino, il quale avrebbe proposto, per rimediare al grave errore del sindaco, una soluzione così cervellotica ed astrusa che sicuramente aggiungerà confusione a confusione. Si dovrebbe convocare il CdA, in carica per la normale amministrazione, ed esso procedere non si sa  bene a cosa.A nominare il nuovo? E Marino? Boh!
 Il problema vero è che nessuno prende la palla al balzo per far dimettere Marino rimandandolo negli Stati Uniti, dove si trova in questo momento, magari in un ospedale, dove sicuramente farebbe meno danni di quanti ne sta facendo a Roma, in Campidoglio.
 Dove, a prescindere da ogni altro problema, si comincia già ad ipotizzare che la nuova giunta, insediatasi appena un paio di mesi fa, possa avere i giorni contati per divergenze di vedute macroscopiche fra il sindaco 'americano' e Causi e Genovese, due assessori 'pesanti' messi lì da Renzi.

venerdì 25 settembre 2015

MiTo distrutto. Il festival Milano-Torino perde le tre teste: MIcheli, Colombo, Restagno. Ma forse non si tratta di 'normale' avvicendamento.

Era ora che qualcosa cambiasse, almeno per la terza, o prima, delle tre teste 'cadute': quella di Enzo Restagno, musicologo, critico musicale, consulennte editoriale, da oltre trent'anni direttore artistico prima del torinese Settembre Musica e poi del fratello gemello milano/torinese MiTo. Il quale Restagno, ha giustificato l' uscita - meditata da tempo (?) - con la sua volontà di dedicarsi agli studi. La Biblioteca nazionale di Parigi l'attende per studiare Debussy. A 74 anni, quanti ne ho -  ha dichiarato - val la pena cambiar vita, se la salute ci assiste.
Ed ha ragione. Magari avrebbe dovuto pensarci al cambio di vita anche prima, molto prima, perchè la permanenza alla guida di una istituzione o manifestazione per una trentina d'anni è sinceramente troppo. Torino in fatto di longevità ai vertici delle istituzioni, almeno quelle musicali che conosciamo,  non vanta il solo primato di Restagno, c'è Vergnano che farà prossimamente vent'anni da quando sovrintende al Regio, ed anche - si parva licet... - Pugliaro che all'Unione musicale ci sta da prima che noi fossimo nati.
 Aggiungere che alcuni di questi direttori artistici a vita, hanno nel frattempo e contemporaneamente fatto anche i giornalisti ed hanno, nel caso di Restagno, lavorato, sempre contemporaneamente, anche per una casa editrice musicale, Ricordi, per nulla interessata alla programmazione del Restagno direttore artistico, sembra particolare di poco conto ma che rappresenta un conflitto grande quanto una casa.  Superato e reso innocuo dalla integrità professionale e morale dell' interessato, va da sè. E comunque  noi lo diciamo per prevenire le malelingue sempre pronte ad accusare anche persone le più integerrime.
 MiTo dunque, per tornare al nostro festival, è stato decapitato, in un sol colpo, del burattinaio amoroso, animatore acutissimo ed elemosiniere ascoltato, qual è  stato Micheli; della mente, Restagno, e del braccio operativo, l'ing. Francesca Colombo che, dopo aver terminato ingloriosamente l'esperienza fiorentina, si è accasata a Cremona ed ora sta per sbarcare a Bologna a capo del Mast, porto più sicuro dell'infida Milano dove, cessato l'Expo, comincerà la guerra dei lunghi coltelli.
 Che forse è ciò che temevano i tre di MiTo, quando hanno preso la saggia decisione di lasciare 'gloriosamente' e prima che qualcuno metta a fuoco e fiamme la cultura  della capitale lombarda. Dove le prossime elezioni già agitano le acque e non solo dei navigli.
 La decurtazione, anzi il dimezzamento dei finanziamenti da parte delle due municipalità, potrebbe essere una concausa, dal momento che ha certamente creato nuovi grattacapi all'eccellente elemosiniere che forse fa lo stesso mestiere anche all'interno del CDA della Scala. Va bene che sono un banchiere - avrebbe sbottato Micheli - e so dove sono i soldi, ma non potete tutti venire da me chiedendomi di procurarvene sempre di più. Non sono fra Cristoforo, anche se resto pur sempre uno che sa far soldi e questo fa.
 A questo punto i due sindaci sperano di poter trovare dei sostituti all'altezza; e forse senza andare tanto lontani, uno almeno potrebbero trovarlo in casa (il direttore artistico del festival che prima è stato torinese ora potrebbe essere milanese): Filippo Del Corno, assessore a Milano, in scadenza, che potrebbe coronare la sua carriera politica con un incarico artistico. E non sarebbe la prima volta: a Palermo, a Giambrone, mettendosi alle costole del sindaco amico, Leoluca Orlando, è riuscito ben due volte di fare la stesa strada che dal Comune lo ha portato al Teatro Massimo.
 Chissà se il fin troppo evidente spreco di denaro pubblico, anche con MiTo, a Milano, dove già la Scala s'è pentita di essere rimasta sempre aperta, per spettatori che non sono arrivati, avendole preferito la fiera dell'EXPO, non abbia giocato un  ruolo in questa decisione che, seppure tutti tentano di darla per normale avvicendamento - il che è anche giusto - nasconde sicuramente una frattura traumatica, come tutti hanno supposto, senza che nessuno però si sia spinto  ad esaminarne cause ed elementi. E tanto meno siamo in grado di farlo noi che non frequentiamo salotti e sedi di partito dove queste decisioni vengono prese.

mercoledì 23 settembre 2015

Passaporto per ...Onzo, onomatopeico borgo ligure in provincia di Imperia, consigliato per riossigenare il cervello.

Ad ...Onzo, ridente borgo in provincia di Imperia, il parroco della piccola comunità  ha dichiarato pubblicamente che mai e poi mai accoglierà migranti in canonica, e se dovesse essere costretto, piuttosto gli dà fuoco alla canonica. Per non metterla a disposizione dei migranti. In canonica no, ma in paese sì, purchè non migranti.
 Ad ...Onzo se non ci possono mettere piede i migranti, poveri, sporchi ecc - inutile ripetere la litania delle accuse ad essi rivolte senza conoscerli - potremmo invece  mandarci altri cittadini, e non solo italian,i per procedere alla riossigenazione del cervello, trattandosi di un borgo che, salvo la sua onomatopeia non proprio esaltante e salutare, pare sia indicato per riacquistare la salute mentale perduta.
 Fra i primi, ad ...Onzo, per un  lungo periodo sabbatico, potrebbe andarci  il leghista Calderoli che, considerando in pericolo la democrazia in Italia,  ha presentato prima 500.000 emendamenti e poi, non soddisfatto e sentendosi scavalcato da un accordo di tutto il PD,  ne ha presentati alcune decine di milioni di emendamenti al decreto che riforma il Senato della repubblica. Calderoli,  è poi l'autore del cosiddetto 'Porcellum', e  ad ...Onzo sarebbe dovuto andarci da tempo.
 Assieme, magari con la stessa corriera da Milano,  una volta atterrato a Malpensa, manderemmo anche Orban, sì avete capito, il premier ungherese, quello che erge barriere di filo spinato a chiudere il territorio ungherese, e dopo la prima di 170 chilometri per proteggere i confini a sud, dai migranti, brutti sporchi ecc...-  sempre la stessa litania - ora ne sta progettando una seconda per proteggersi ad ovest. E poi ne ha in mente una terza che lo avvolgerà per proteggersi dagli ungheresi infuriati contro di lui. Meglio allora che vada a curarsi ad...Onzo.
Per non farli sentire soli, ci mandiamo anche quella cameraman della televisione ungherese che è stata ripresa mentre con uno sgambetto faceva cadere un migrante che aveva in braccio un bambino. Anche lei ha bisogno di una lunga immediata riossigenazione cerebrale, ed ...Onzo - non solo per l'onomatopeia - è il luogo più adatto per sottoporsi alla fondamentale  cura.
 E tutti  e tre, e i prossimi ospiti ad ...Onzo, dei quali settimana per settimana, dopo l'identificazione, vi daremo le generalità,  possono restarci tutto il tempo che vogliono, anche a cura finita, anche per sempre.

Ignazio marino, quali altre bugie deve dire, quali altri gravi danni recare a Roma, perchè Gabrielli lo dimetta?

Il sindaco di Filadelfia che avrebbe invitato Marino per la presenza del Papa in città, l'avrebbe chiamato per avere da lui ragguagli circa i sistemi di sicurezza.  Ma è Marino la persona giusta cui domandare simili consigli, al sindaco Marino che se la sta già facendo addosso per la paura che possa accadere qualcosa durante il Giubileo?
Non poteva scegliersi consigliere peggiore, il povero ignaro sindaco di Filadelfia. Il quale, colmo dei colmi, ha chiesto a Marino che, a suo dire, va negli Stati Uniti, per trovare altri mecenati disposti ad investire sui monumenti della Capitale, dunque viaggia per Roma - mentre proprio oggi scorrendo l'elenco dei mecenati già acquisiti si nota che sono tutti italiani, ad eccezione di un uzbeko che  non è stato certamente Marino a procurare alla città - di tenere una conferenza sul suo duplice lavoro di chirurgo e reggitore di una grande città. Sarebbe interessante sapere cosa dirà della sua seconda occupazione, disastrosa, sotto gli occhi di tutti.
 E resta naturalmente in piedi, a Roma, mentre lui va a spasso per l'America, il grave problema del CDA dell'Auditorium e del suo AD, per risolvere il quale avrebbe chiesto al governo una deroga ad una legge da poco promulgata sui componenti dei CDA. Che vuol dire che il pasticcione Marino che , per la sua trasferta estiva in America, ha combinato anche questo casino, infangando un gioiello agli occhi del mondo, ora chiede aiuto, supplicando il governo di sconfessare se stesso, con una deroga ad una sua legge da poco emanata.
 Una dietro l'altra,  le occasioni che dimostrano la incapacità di Marino di restare al governo della Città. E, nonostante le continue prove, Orfini e Gabrielli, lo salvano ogni volta.

P.S. Sul volo per NewYork un passeggero si è sentito male, il comandante ha chiesto l'intervento di un medico; Marino, che era in volo, si è fatto avanti e con qualche  cura ha risolto il problema di salute del malcapitato passeggero.
 Ah, se Marino tornasse a fare il medico, forse salverebbe qualche vita umana, mentre a Roma ne sta dannando infinite vite dei suoi concittadini.

martedì 22 settembre 2015

Faccia di m... arino. Ignazio Marino

Ignazio ha proprio la faccia da Marino, la sua, non ci  si crede. Per fortuna che, almeno in parte, dalla barba è in parte celata l' immensa vergogna, che si è conquistato da quando è sindaco di Roma
Non si sono ancora spenti gli echi del suo viaggio in USA per vacanze, che già riparte ancora in USA, mentre  Roma continua a convivere con i suoi malanni: il traffico impossibile, la sporcizia ormai proverbiale, e i cantieri del Giubileo che stentano ad essere aperti. Lui assicura che viaggia gratuitamente, perchè invitato dagli USA per le giornate americane del Papa, che avrebbe potuto vedere da vicino, percorrendo  al massimo qualche chilometro, chiedendo udienza in Vaticano.
 Io -  romani in malafede!- vado in America per il bene di Roma, ha spiegato. Lo ha difeso Orfini dicendo che è impensabile che il sindaco di una  capitale - certo Roma è una capitale, anche se mal ridotta - non possa e non debba avere impegni istituzionali internazionali. E Marino ha aggiunto che ha pronto in tasca il nome di un grande finanziatore americano intenzionato ad elargire per le aree archeologiche romane una cinquantina di milioni circa. Solo che deve ancora definire gli ultimi particolari, cosa che farà in USA in questi giorni.
Mentre il rinnovo, urgentissimo, del contratto di servizio con AMA attende la firma, come altra regolarizzazione attende il vuoto scandaloso della governance dell'Auditorium creato proprio  dalle sue vacanze americane, per le quali non ha potuto firmare entro il 15 agosto, perchè se ne stava in spiaggia a Miami, ed altra firma - la terza, per quel che ne sappiamo - attende l'AD di Musica per Roma, Noriega che, da Madrid,  insulta il sindaco inadempiente e minaccia di sfilarsi dall'incarico che da tre mesi attende di essere regolarizzato e formalizzato dal sindaco scordarello e viaggiatore.
 Insomma il sindaco dello sfacelo cittadino riparte, ma non senza aver prima promesso al Festival Romaeuropa, che quest'anno sarà in platea. Convinto? Non sarà che lo ha detto solo per far piacere al suo vice Causi, la cui signora, Monique Veaute, è l'anima del festival, da quando è nato?
 Il quale vice sindaco richiesto di fondi  urgenti per la conservazione dei beni architettonici ed archeologici - che va detto producono ricchezza , è bene non dimenticarlo - ha risposto che se mancano i soldi per tappare le buche  come si può pensare di destinare fondi alla conservazione? E magari dopo che qualche risorsa è  già stata impegnata per il Festival Romaeuropa, faro internazionale di cultura, giunto alla trentesima edizione; mentre è stato negato, prima volta dopo un secolo, alla IUC della famiglia Fortuna, la cui erede Francesca, a capo dell'istituzione, non si riesce a capire quanto percepisca di compenso annuo. Perchè Lei  insiste a non scriverlo  nella pagina 'Amministrazione trasparente' del sito dell'istituzione, ed il Ministero, che dovrebbe vigilare, non gliene chiede conto.

Dopo l'algoritmo di Nastasi, del ministero di Franceschini, un altro algoritmo intelligente ma ugualmente imbroglione come il primo. Dalla Volkswagenr

Se non ci si può fidare neanche  della integrità e correttezza dei tedeschi e dei loro industriali dell'auto,  come possiamo fidarci  noi di Salvo Nastasi e del suo algoritmo così intelligente da essere capace da solo di selezionare i soggetti destinatari dei finanziamenti del FUS, che di fatto ha selezionato, riducendoli scandalosamente di numero, e che a molti ha fatto ipotizzare un imbroglio? Ad un algoritmo ministeriale gemello di quello automobilistico?
La Germania e la più nota casa automobilistica tedesca sono sotto accusa per via di quell' algoritmo, scoperto da una coppia di ricercatori americani ( forse pagati dalla case automobilistiche USA, magari dallo stesso Marchionne che comunque ha fatto bene a finanziare la ricerca anche per sfatare la convinzione che solo gli italiani imbrogliano!)) che aveva la funzione di celare gli effettivi livelli degli scarichi inquinanti dei motori diesel delle vetture tedesche Volkswagen ed Audi vendute in America, al momento in cui tali gas di scarico venivano misurati. L'algoritmo, messo a punto dai costruttori, provvedeva ad imbrogliare la macchina misuratrice. E l'ha imbrogliata per alcuni anni, e per qualche milione di vetture, che ora hanno messo sotto inchiesta la casa automobilistica tedesca, che sarà sicuramente condannata a pagare danni ingenti, e, di conseguenza, sarà minata alla base la credibilità e correttezza di cui la Germania si è sempre fatto vanto.
 In Italia è accaduto qualcosa di molto simile con l'algoritmo utilizzato da Nastasi per il FUS e giustificato con il fatto che un  sistema matematico non sbaglia e non fa imbrogli, come lui, forse, sapeva che se ne facevano da tempo. Esattamente quello che non ha fatto, avendo cioè sbagliato le valutazioni e , quasi sicuramente, celato imbrogli e maneggi come ci sono sempre stati, e puntualmente denunciati, nel ministero che ora regge Franceschini.
Quanto alle conseguenze, la differenza fra i due casi, sorvolando sul fatto che l'algoritmo tedesco era segreto mentre l'algoritmo di Nastasi era palese ma ambedue miravano ad un qualche imbroglio, sta principalmente  nel fatto che mentre i dirigenti della casa automobilistica vanno a casa, le macchine saranno riviste, una congrua multa in denaro fatta  pagare e la  storica proverbiale credibilità e correttezza dei tedeschi andata  a farsi fottere, nel caso dell'algoritmo italiano,  Nastasi, è stato richiamato 'a' (non 'da') palazzo Chigi,  praticamente promosso, Franceschini non si dimette e non rimedia come gli è stato richiesto da ogni parte e  nessuna penale Nastasi pagherà per gli immensi danni procurati a mezza Italia. In compenso la fama di imbroglioni e scorretti noi italiani, continueremo a conservarla gelosamente, anzi a difenderla, grazie  a Nastasi;  e da oggi in 'buona compagnia' dei tedeschi.

Franceschini incolpa i sindacati per l'assemblea al Colosseo

Ha capito di essere stato messo alla berlina il nostro ministro della cultura, Dario Franceschini, per la storia dell'assemblea dei lavoratori al Colosseo che ne ha impedito l'apertura, per tre ore, la mattina del 18 u.s.
E onde evitare la gogna pubblica per non aver saputo ricomporre la frattura fra lavoratori e ministero, si è fatto forte del premier che in meno di ventiquattr'ore gli ha  firmato il decreto che egli voleva e che già in precedenza aveva minacciato. Ci voleva la chiusura per tre ore del Colosseo per giungere a quella decisione? Non bastavano gli altri casi, non tanto lontani nel tempo,  a Roma come a Pompei?
 Ora, solo ora tira fuori la storia che  i fondi per il pagamento degli straordinari erano stati sbloccati. Perchè lo dice solo ora, mostrando carte alle quali ci sia consentito di non credere, e che egli dice di aver comunicato con lettera il giorno precedente l'assemblea?
  Se ci teneva tanto ad evitare quella vergogna di fronte al mondo, perchè non l'ha comunicato di persona, mezzo telefono, temendo i disservizi delle comunicazioni scritte anche fra ministeri, o fatto comunicare ad uno dei tanti dirigenti non occupatissimi del suo ministero? Bastava telefonare - se le cose stavano davvero come egli dice solo ora - per scongiurare l'assemblea  e risolvere alla radice il problema. Ma  effettivamente la firma è arrivata, il giorno 21- dunque solo ieri.
Ecco il Franceschini sbugiardato. Come può pretendere che gli crediamo? era da oltre un mese che andava dicendo - che faceva dire - che la faccenda era risolta, ed invece non lo era, essendo stata  realmente risolta solo ieri.
Comunque poteva dichiarare ufficialmente - parola di ministro! - che il problema era risolto alla vigilia dell'assemblea e non ci sarebbe stato tutto quel giusto casotto di rimostranze da parte dei turisti che avevano proprio quella mattina destinato alla visita al monumento.
In questa storia s'è inserito prima Briatore, nientemeno che Briatore, che si è rivolto direttamente alla Barracciu, che probabilmente conosce dai tempi delle sue frequentazioni del Billionaire sardo, dicendole che la sua sortita -'hanno commesso un reato'!- era fuori luogo e che i custodi andavano aumentati di numero, come necessario, ed anche pagati il giusto. Già il giusto. Meglio non toccare questo argomento in Italia, dove si paga sì, ma solo chi non merita e dunque ingiusto risulta il pagamento. La politica ne sa qualcosa.
 E, ieri, buon ultimo, ma sempre rispondente ad ogni appello,  Salvini il quale ha confermato l'idiozia della Barracciu, sottosegretario alla cultura per volontà di Renzi, quando ha detto che lui i lavoratori riuniti in assemblea li avrebbe licenziati. Toh, che suggerimento. Detto fatto, il sovrintendente ha richiesto l'elenco dei partecipanti all'assemblea, per verificare che nessuno avesse superato le 10 ore annue previste dal contratto per assemblee sindacali, pena l'invio di un richiamo. Che paura!  Comunque ora con il decreto Renzi appena pubblicato sulla Gazzetta ufficiale,  i lavoratori dei beni culturali ci pensino due volte prima di riunirsi in assemblea, senza aver  avvertito con congruo anticipo sindaco prefetto ministro e capo del governo. Dopo che sindaco prefetto ministro e premier avranno rivisto l'organico e pagati gli straordinari, come ha  invitato a fare perfino Briatore.
 Questa sera Franceschini parlerà al popolo dagli studi  RAI di Ballarò.

domenica 20 settembre 2015

Qualche aggiunta all'inchiesta dell'Espresso sui RENZOMANDATI. Bianchi 2 ,Barracciu, Orchestra della Toscana

Già son tanti, ma non sono tutti i 'Renzomandati' elencati dall'Espresso. Il nome di una  'Renzomandata' sfuggita al settimanale, è balzato fuori proprio oggi, mentre pensavamo a lei, non avendola vista inserita nell'elenco.
Si tratta della bella sottosegretaria sarda alla Cultura, Barracciu, che Renzi ha portato a Roma per toglierla dalle grinfie  del suo stesso partito sardo, e attutire il clamore inchieste della magistratura per alcune sue spese con soldi pubblici che, da quel che si è letto sui giornali, sono apparse troppo eccessive. Di lei, da quando è a Roma, non si è mai sentito parlare, e per questo ci eravamo preoccupati, lavorando ella in un ministero che ci è particolarmente caro.
 Detto fatto, anche Lei in capo ad un tweet s'è fatta viva e con un secondo   s'è rimangiata quello che aveva scritto nel primo. Aveva detto che l'assemblea al Colosseo era un 'reato'. E subito dopo, quando le hanno detto che i reati sono altri - ad esempio, spese  non motivate e comunque eccessive che fanno ipotizzare un furto - precisare che lei aveva usato una iperbole e che la comunicazione per tweet la mette in difficoltà, essendo lei abituata a spiegare per filo e per segno il suo pensiero e non con quattro parole. Chissà cos'altro avrebbe potuto aggiungere alla prima panzana se le fosse stato concesso uno spazio maggiore.
 Comunque, per usare una iperbole anche noi, siamo felici di sapere che anche Lei al ministero di Franceschini, per volontà di Renzi, C'E', anche se non riusciamo a capire cosa faccia.
 Fra i Renzomandati c'è anche da scrivere il nome dell'altro Bianchi, oltre quello del legale di Renzi messo a capo dell'ENEL,  e si tratta del sovrintendente dell'Opera di Firenze.
 E, infine, anche  tutta Firenze è 'Renzomanata'; lo è anche l'Orchestra della Toscana, formazione orchestrale ridotta rispetto, ad esempio, alla Orchestra Verdi di Milano, ridotta nel numero, nella produttività e nella qualità rispetto all'orchestra milanese, ma ai vertici del finanziamento del FUS, per decisione di Nastasi, amico fraterno di Renzi, dai tempi della sua permanenza a Firenze. Ci avevano detto che Nastasi era amico di Nardella che lo aveva presentato e raccomandato a Renzi; dobbiamo correggerci. Fu Rutelli, altro campione passato dal Collegio romano come  ministro, a presentare  Nastasi a Renzi.
 Ma l'elenco non finisce qui.

Sul caso Colosseo intervegono gli esperti come Carlo Fuortes, esperto in economia della cultura

Che quella di Renzi e Francechini nell'arena di risonanza mondiale del Colosseo, sia una 'vittoria di Pirro' non è difficile capirlo. In tempi di vacche grasse ogni agitazione terminava con qualche mancia agli scioperanti; in tempi di vacche magre neanche più le mance sono elargite.
Dunque occorre riformare. E Renzi, dopo promesse, ha riformato, inserendo i beni culturali fra i servizi essenziali, per i quali occorrono particolari circostanze nell'esercizio del diritto di sciopero, e soprattutto non possono più pochi scioperanti tenere in scacco tutti i lavoratori di un certo settore ( il che dovrebbe valere come regola ovunque!!!!!) Devono essere in congrua quantità,  almeno il 51% ci pare di capire. Giusto, giustissimo. Ma con ciò non è detto che nel settore dei beni culturali non si possa più scioperare.
 Il Colosseo ha rappresentato la classica goccia che ha fatto traboccare il vaso. Sorprendente. Il Colosseo, ogni anno, ha 6 milioni circa di visitatori, con introiti per 50 milioni di Euro circa. I custodi che ogni giorno accolgono dai tre ai seimila visitatori sono distribuiti in tre turni e sono complessivamente meno di trenta,  e meno di dieci per ogni turno, come abbiamo appreso dai giornali di oggi. Chi non capisce che sono insufficiente per accudire una marea umana giornaliera?
 Perciò per le tre ore di assemblea annunciate da prima le possibili soluzioni erano almeno tre: spostare l'assemblea in altro orario; sostituire con altri custodi coloro i quali erano riuniti in assemblea; e, ancor più e meglio di ogni altra soluzione, in attesa di soluzione definitiva dei problemi sul tappeto, venire a discutere con loro, giorni prima, sulle ragioni dell'assemblea onde evitarla o farla rientrare.
 Lo ha detto anche il nuovo direttore di Brera, un canadese che ha detto che molte volte queste vertenze si possono risolvere senza danni per il pubblico.Tirare troppo la corda è stato l'errore del ministero di Franceschini o di chi per lui. Perchè i custodi INSUFFICIENTI reclamavano il pagamento degli straordinari, necessari, a causa dell'organico ridotto all'osso. Dopo la brutta figura, voluta anche dal ministero per usare la mano forte, la faccenda alla base dell'agitazione sembra essere stata risolta.
E' intervenuto anche Della Valle che per il restauro del Colosseo ha dato 20 milioni di Euro, affermando che non si può restaurare un monumento fra i più visitati e poi non dotarlo di un numero congruo di custodi per un servizio efficiente.
 Insomma Franceschini, o chi per lui, ha usato le cattive maniere, per giustificare l'assunzione di una decisione forte, ma nello stesso tempo è venuto incontro alle giuste richieste degli scioperanti. Non poteva farlo prima, lui ed anche Marino e la Marinelli e tutta la compagnia?
 Altra storia quella dell'Opera di Roma, il cui attuale sovrintendente, in un suo intervento sul 'Messaggero' di oggi, avanza l'idea che la sua strategia dell'esternalizzazione, quella per la quale gli ha riso in faccia tutto il mondo musicale, è stata la strategia che ha portato il teatro alla normalità. Il teatro alla normalità  l'ha portato il dialogo con i lavoratori del teatro, e la cancellazione di assurdi privilegi che neanche il Ministero ha voluto cancellare prima ed in  tempo, mentre avrebbe potuto farlo visto che i soldi sono pubblici per il timore di perdere voti. Dunque alla pace sindacale all'Opera di Roma si è giunti con la marcia indietro di Fuortes che ora viene a vantarsi della  strategia adottata, per la quale gli unici alleati furono quella coppia di  suoi fans, perchè incompetenti, di Franceschini e Marino. Ancora loro? Dovremmo metterci anche Nastasi, la vecchia volpe artefice di tante malefatte al ministero; ma ora Renzi  l'ha premiato portandolo a Palazzo Chigi.
 E poi il Fuortes che canta ogni volta vittoria prima ancora di aver debellato il nemico, non dice ad esempio che tutte le recite della nuova opera di Adams di questi giorni sono state disertate dal pubblico. La cosa non ci rende ovviamente felici; ma come dice dei trionfi a Caracalla, trionfi fallocchi  calcolatrice alla mano, deve anche dire  delle semi sconfitte al Costanzi quando ci sono. Senza incolpare la stampa che lo segue e lo osanna da sempre, e non gli fa mai le pulci - intendiamo a Fuortes - quando racconta storie non del tutto vere. Vedremo anche con la prossima stagione per la quale ha dovuto assoldare non uno ma ben due direttori artistici.
 E, infine, senza voler fare in conti in tasca a Fuortes. lo stiamo aspettando alla fine dell'anno, quando non avendo più il doppio incarico  all'Opera e all'Auditorium, chiederà al consiglio di amministrazione di portare il suo compenso dai 170.000 Euro circa, in un colpo solo, a 240.000, qual era quello che, sommando i due incarichi, ha percepito anche per il 2015, fingendo di fare uno sconto all'Opera in difficoltà. Se volete un bravo manager come me, sembra dire, non chiedetegli sacrifici. Pagatelo bene!

sabato 19 settembre 2015

Dario Franceschini: la misura è colma. Tremate!

Dario Franceschini  ha sempre parlato poco e concluso ancora meno. Ma fino all'altro ieri.
Ieri  davanti al disservizio, l'ennesimo, dei custodi del Colosseo in assemblea, dalle 8 alle 11 di mattina ( lì, dal sovrintendente all'ultimo impiegato, non c'è neanche uno che conosca l'inglese e sappia comunicare agli stranieri che le undici di mattina sono antimeridiane e non serali), ha preso  coraggio e fiato ed ha gridato, perchè tutti lo sentissero: la misura è colma, il dado è tratto.
I venti custodi riuniti in assemblea hanno cominciato a tremare, pensando a quali misure il ministro   decisionista avrebbe adottato contro di loro, per evitare in futuro che cinquemila o poco più turisti stranieri, in fila davanti al grande monumento, si incazzassero di brutto.
 Il ministro sapeva dal giorno prima dell'assemblea,  ma non si è mosso; come del resto nulla ha fatto l'assessore Marinelli ( ogni volta quando c'è un casino non si capisce mai chi dovrebbe risolverlo se il Ministero o il Comune!), oltre alle solite recriminazioni contro i lavoratori.
 Se avessero voluto evitare la chiusura del Colosseo, anche se solo per tre ore, e le proteste dei turisti in fila -  per turisti che includono la visita al monumento nel loro giro in città, e che quindi non possono attendere i comodi dei custodi, tre ore non sono poche- avrebbero potuto muoversi dal giorno prima, senza attendere il peggio. ma lui voleva tuonare,anche a ciel sereno, per mettere paura: la misura è colma, il dado è tratto.
 Anche misura di sopportazione di Franceschini da parte degli italiani è colma, e purtroppo nessun dado viene tratto nei suoi confronti invitandolo ad andare a casa, magari a badare alla sua figlioletta.
 Franceschini parla da tempo, sempre la stessa canzone, e intanto Pompei continua ad essere l'emblema dei disservizi italiani, e la fotografia del paese che va in rovina, il Colosseo troppo spesso (nel caso di ieri anche il Foro romano) resta inaccessibile ai visitatori, con grave danno per le casse pubbliche e per l'immagine del nostro paese, alle biblioteche anche quelle 'nazionali' lesina ogni giorno custodi e fondi; non ha soldi per restaurare e mettere in sicurezza  la Domus Aurea, ma ha già pronti i soldi per trasformare il Colosseo in un circo equestre... Che se ne fa un paese di un ministro come Franceschini. Questo pensavano tutti fino all'altro ieri. Ma da ieri no,  da quando ha detto: la misura è colma, il dado è tratto. S'è mosso tutto il Governo  con una misura urgentissima  che ha messo d'accordo tutti i sindacati: i nostri beni culturali sono regolati dalle stesse norme dei principali servizi pubblici, in fatto di scioperi.

mercoledì 16 settembre 2015

Je ne suis pas Charlie Hebdo

La satira deve essere libera di toccare qualunque cosa persona situazione. Senza eccezione e senza limiti. Non c'è cosa al mondo per la quale si debba dire: questa no! altrimenti che satira è.
Prenda in giro, ironizzi,  su tutti  e tutto: dal Padreterno all'ultimo disgraziato della terra, non risparmi nessuno, compresi i profeti, e i santi e la vergine Maria e Gesù Cristo, e il Profeta, e il papa ed i potenti della terra, da Obama e Putin alla Merkel.
Ha mano libera anche su chi porta dalla nascita handicap disumani - del resto gli stessi portatori di handicap tante volte sono arrivati a scherzare su loro stessi; sugli ebrei, che il mondo,  pur ironizzando su di loro, lo fa con una certa circospezione, sia perché rappresentano agli occhi della storia l'umanità ferita, sia perchè la loro potenza economica potrebbe mettere  in pericolo la stessa esistenza della satira. E ironizzino su tutti coloro che gli vengono in mente, perfino su loro stessi.
Charlie Hebdo, se ha coraggio, pubblichi una serie di vignette - infami, ma le pubblichi!- sui vantaggi derivati dall'assalto omicida alla loro redazione. Sì arrivi anche a questo e si superi anche ogni limite,  il più disumano. Non ci meraviglieremo, la satira dev'essere libera di andare dove vuole, nessun limite le può essere posto.
 Ma i bambini no. L'innocenza non va toccata, perchè così non si fa dell'ironia, la si viola, la si profana. E questo nessuno può farlo; non può neanche Charlie Hebdo - come purtroppo ha appena fatto, e non deve farlo mai più.

LA IUC di Roma è come la Caritas? La sig.ra Gianna Troiano Stanzani ci risponda, per carità.

In questi giorni si legge sui giornali la programmazione della incipiente stagione concertistica della IUC, che sta per' Istituzione Universitaria dei Concerti', fondata dall'Ing. Oreste Fortuna, ben oltre mezzo secolo fa, proseguita da sua moglie, Lina, ed ora affidata, dopo la morte della madre, alla figlia, Francesca Fortuna, direttore generale. Insomma la fortuna della IUC  si capisce che è quella di avere sempre al vertice un/una Fortuna, come in  una qualunque azienda di famiglia. E con lei, un comitato artistico longevo quanto la famiglia.
Oltre la longevità dei componenti il vertice della benemerita istituzione che provvede a fornire  un minimo di informazione musicale a studenti, professori e personale dello storico ateneo romano, ha un altro punto in comune: l'assoluta gratuità con cui i componenti il vertice, nel quale siede anche un'altra Fortuna, di nome Altea, forniscono la loro collaborazione. Insomma una sorta di 'caritas' musicale.
Tutti meno uno, il direttore generale Francesca Fortuna che credevamo un fantasma, mentre si è materializzata  alla conferenza di presentazione della nuova stagione.  Di Lei, Francesca Fortuna, è inutile cercare  nella pagina 'amministrazione trasparente' il suo compenso, mentre di tutti gli altri si dice che la loro prestazione è ' A TITOLO GRATUITO'. Anche se poi per alcuni membri una qualche compensazione in stagione c'è.
 Ora per sapere, richiesta legittima, prescritta dalla legge, quale sia il compenso di Francesca Fortuna, abbiamo scritto già infinite volte, senza risultato. Certamente la sua direzione generale non è a titolo gratuito, altrimenti il suo nome con la dicitura di rito sarebbe comparso in cima all'elenco di tutti gli altri, compresa la presidente e legale rappresentante , sig.ra Gianna Troiano Stanzani, che conosciamo da moltissimi anni ed alla quale, infine, ci rivolgiamo per vedere accolta la nostra richiesta che è in linea con quanto prescrive la legge relativa alle istituzioni finanziate con denaro pubblico.
 La sig.ra Troiano  Stanzani non può non ottemperare a tale obbligo di legge che prescrive la 'trasparenza' dei compensi dei dirigenti delle istituzioni.
 La Fortuna s'è materializzata alla conferenza di presentazione per lamentare  che il Comune di Roma quest'anno non ha deliberato il suo contributo alla IUC; esattamente come noi, da molto più tempo, ci lamentiamo della mancata ottemperanza alla legge che prescrive di pubblico dominio i compensi dei vertici delle istituzioni finanziate con denaro pubblico.
 Se non Francesca Fortuna,  la sig.ra Gianna Troiano Stanzani, darà finalmente corso alla nostra richiesta pubblicando sul sito della IUC il compenso della direttrice generale dell'istituzione?

Ignazio Marino e Dario Franceschini, se zitti e fermi farebbero più bella figura

E' così, non c'è dubbio. Ogni volta che uno dei due apre bocca, viene da pensare a tutti che sarebbe stato molto meglio anche per loro stessi pensarci bene prima di parlare, o magari non parlare affatto.
 Nel segnalarvi gli ultimi casi, cominciamo dal più alto di grado, dal meno gaffeur, se è possibile fare una classifica 'del meno peggio' fra i due campioni.  Dal ministro.
 Ieri Franceschini, assieme a Renzi, ha presentato alla stampa i nuovi 20 direttori scelti attraverso una 'call' internazionale - altro punto in comune fra i due, ambedue amano le 'call' - dei maggiori musei e siti archeologici italiani. E nell'accennare che da subito queste nostre eccellenza artistiche avrebbero avuto nuove guide, ha aggiunto, che le eccellenze artistiche andavano  affiancate con eccellenze culinarie. Franceschini, che ha qualche difficoltà di espressione voleva dire, infondo in fondo, che tutto nei musei, dalla professionalità delle guide, alla efficienza dei botteghini, alla ristorazione e tutto il resto, doveva essere all'altezza del luoghi.
E diceva giusto, perchè si verifica che il visitatore che va in un nostro museo anche il più importante del paese,deve imbattersi in servizi logistici ed igienici vergognosi e se vuole bere un caffè o consumare un pasto veloce, deve prima vaccinarsi contro le intossicazioni  alimentari. Perciò ha ragione Franceschini.
E, infatti, tranne che in Italia, nelle gallerie e musei del mondo si hanno servizi all'altezza del sito artistico.  L'abbiamo verificato di persona recentemente, e possiamo perciò testimoniarlo, a Dublino, ad esempio, dove nel museo dedicato all'arte moderna e dove è ricostruito lo studio di Francis Bacon, abbiamo potuto consumare un pasto in un piccolo ristorante, con cibi e servizi adeguati.
 Ma quando Franceschini dice che all'eccellenza artistica  deve affiancarsi l'eccellenza della cucina, si capisce che ha scambiato i ristoranti dell'EXPO che ospitavano opere d'arte con i musei italiani. Perdoniamogli questo scambio di luogo!
Pentre non possiamo perdonarlo per l'ennesimo crollo a Pompei dove, stando alle sue dichiarazioni ed alla visita  in loco di Giuliano Ferrara, tutto è a posto, anzi di più.
Ignazio Marino, imparentato a Franceschini per l'affezione alle 'call' internazionali, si distingue dal suo gemello, perchè dopo aver scelto, attraverso una 'call', il nuovo amministratore delegato di Musica per Roma - l'Auditorium di Renzo Piano, per intenderci finora retto da Carlo Fuortes - nella persona di un tal Noriega, esperto in 'corride e sponsorizzazioni' si dimentica di firmare il decreto di nomina, che rimanda al suo ritorno dalle vacanze americane, quando è troppo tardi anche  per le nomine del consiglio di amministrazione, ridotto per la sua assenza, da una quindicina di membri - tutto il generone romano c'era dentro - ad appena cinque ( sarebbero potuti essere una quindicina se avesse firmato il decreto entro il 15 agosto. Ma come poteva lui che era in vacanza in USA? Dopo quella data le regole sono cambiate anche per il sindaco  americano).
 Esperto di corride si legge nel curriculum di Noriega, scelto forse per questo, nonostante che poi il sindaco chirurgo ogni giorno ribadisca che i responsabili delle municipalizzate, prima della sua ascesa al Campidoglio, erano scelti non in base alla loro professionalità, ma per l' appartenenza a questo o quel clan politico o affaristico. Esattamente quello che lui ha avallato nel caso dell'Auditorium, che comunque non ha ancora formalmente nominato e Noriega, continua ad occuparsi di corride e resta in Spagna. A meno che  Marino, d'accordo con il suo sodale Franceschini, per il tramite della moglie del ministro, presidente della Commissione cultura del Campidoglio, non stia pensando di trasferire le corride dalle arene spagnole in quella romana del Colosseo. Ce lo fa pensare la fretta con cui Franceschini, vuole a tutti i costi risistemare il Colosseo, per ospitarvi spettacoli, anche di corride, perchè no?
 Ma le gaffe di Marino non finiscono qui. L'ultima riguarda la toponomastica della città. Oggi o domani inaugura, affiancato dal suo assessore appoggiatutto,  Giovanna Marinelli, una piazza intitolata a Martin Lutero, a pochi mesi dall'inizio del Giubileo della Chiesa cattolica e, se non ci sbagliamo, a  due passi dal Colosseo, golgota romano di tanti martiri.
 E' chiaro che Martin Lutero meriti che gli si intitoli una piazza forse anche due - anche se ci vien da ridere al pensiero che molti, sentendo pronunciare il suo cognome, penseranno si sia sbagliato accento, e scriveranno sicuramente L'Utero - ma la tempestività ci fa capire come Marino non ne indovini una, con tutta la sua buona volontà. Quando si parla di Giubileo,  intitola una piazza a Lutero, proprio a Roma? Alla richiesta, partita quattro o cinque anni fa, dalle Chiese evangeliche, si doveva dar corso proprio ora? E la Marinelli non ha avuto nulla da obiettare sulla inopportunità della tempistica? No, Marino è coerente con se stesso e non si ferma neanche di fronte al Giubileo. Almeno un pò di misericordia per noi!

martedì 15 settembre 2015

Ascoltare la lezione della musica nell'Ungheria populista e antiebraica.


La musica - ci ha ricordato il Maestro israeliano Omer Meir Wellber in una bellissima lezione tenuta al Jewish and the City Festival di Milano - ha bisogno di qualcuno che la componga, di qualcuno che la esegua, e di qualcuno che la ascolti. Se manca
uno di questi tre ‘attori’ la musica è niente, non è. Ecco perché auguro il maggior successo possibile a un altro noto direttore d’orchestra, l’ungherese Iván Fischer, che ha composto e appena messo in scena a Budapest l’opera lirica ‘La giovenca rossa’, schietta denuncia della deriva populista, intollerante, razzista e antiebraica in atto nel suo Paese (e in una discreta fetta d’Europa). Che musica sia, dunque.
Fischer l’ha composta, gli orchestrali l’hanno suonata e i cantanti cantata, ma il pubblico, soprattutto gli uomini del potere, l’avranno ascoltata?
Riferimenti ritmici klezmer, rap e mozartiani, narrano un pogrom scatenatosi in Ungheria nel 1882 con la solita accusa del sangue (gli ebrei avrebbero ucciso una giovane contadina).
Così la ‘prima’ dell’opera si trasforma in un colossale j’accuse contro il governo di Viktor Orban oltre che, naturalmente, in un dito puntato contro la società che alle ultime elezioni ha dato quasi il 20 per cento al partito neonazista Jobbik.
Iván Fischer, già direttore principale della Washington National Symphony Orchestra,
dice di credere fermamente nella “responsabilità della cultura riguardo a ciò che accade ogni giorno”.
E in Ungheria non è l’unico ad avere ancora una visione critica e attiva del ruolo dell’intellettuale. Lui, ebreo, si sente a disagio, tuttavia continua a dedicarsi
alla Budapest Festival Orchestra anche se ha fatto trasferire la famiglia a Berlino. Sembra di tornare indietro, che la Storia si ripeta. Giorno dopo giorno, caso dopo caso. Il famosissimo pianista András Schiff giura che non metterà mai più piede
nella sua amata patria finché al governo ci sarà Orban; il popolare attore e regista Róbert Alföldi viene prima rimosso da direttore del Teatro Nazionale
perché non è allineato e poi messo in ridicolo
per la sua omosessualità. Che brutta musica.


Stefano Jesurum. Corriere della Sera, 22 ottobre 2013)

P.S. Due anni fa Stefano Jesurum, scriveva questo articolo sul suo giornale, il Corriere, denunciando una situazione che già allora si presentava assai difficile e che avrebbe dovuto indurre tutto il mondo, almeno quello occidentale, a riflettere. Oggi  che è sotto gli occhi di tutti la deriva populista, intollerante e razzista, e pure antiebraica, l'Europa vi assiste impotente, ma COLPEVOLE ( P.A.)

Festival di Pompei 2015. Il Festival che non c'è. Che roba è questa?

Le seguenti repliche di "Tosca" sono state annullate: 4,16,23 e 30 agosto; 6 settembre 
Le seguenti repliche de "La traviata" sono state annullate: dal 5 al 29 agosto; 2,5, e 12 settembre
Le seguenti repliche di "Nabucco" sono state annullate: Dal 4 al 27 agosto; 3 settembre
Tutte le repliche di "Carmen Suite" in programma dal 7 agosto al 18 settembre sono state annullate
Tutte le repliche di "Carla Fracci Stars" in programma dall'11 agosto all'11 settembre sono state annullate
Tutte le repliche di "Il lago dei cigni" in programma dal 14 agosto al 14 settembre sono state annullate
Tutte le repliche di "Il barbiere di Siviglia" in programma dal 10 agosto al 18 settembre sono state annullate

Il rimborso dei biglietti potrà essere richiesto presso il Punto Vendita in cui è stato effettuato l'acquisto entro e non oltre il 30 settembre.

Lo spettacolo "Le 4 stagioni di Vivaldi " in programma a Pompei (Quadriportico) il 16 agosto è stato annullato, causa avverse condizioni meteo.
I biglietti già acquistati rimangono validi per le date in programma il 23 o il 27 agosto.
Il rimborso dei biglietti potrà essere richiesto presso il Punto Vendita in cui è stato effettuato l'acquisto entro e non oltre il 30 settembre.


P.S.
Si tratta di una ulteriore impresa fallimentare del ministro Franceschini, del suo direttore ( per fortuna ex) Nastasi e del sovrintendente di Pompei, Osanna.

Interrogazione al Ministro Franceschini, in data 16 luglio 2015, sul caso dell'Orchestra Verdi di Milano.


                               INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA
          AL MINISTRO DEI BENI E DELLE ATTIVITA’ CULTURALI E DEL TURISMO
             dei Senatori ICHINO, ALBERTINI, CARRARO, DE BIASI, DEL BARBA,
          DI GIORGI, FATTORINI, LIUZZI, MATTESINI, MARIO MAURO, MIRABELLI

 I sottoscritti, premesso
che l’Orchestra Sinfonica Giuseppe Verdi di Milano è ormai universalmente accreditata come una delle migliori orchestre d’Italia e la prima orchestra in Europa per produttività;
che la stessa Orchestra Verdi da vent’anni svolge una intensa attività per la formazione musicale del pubblico, in particolare dei bambini e dei giovani;
che da vent’anni il Ministero dei beni e delle attività culturali ha considerato l’Orchestra Verdi alla stregua di un’agenzia organizzatrice di concerti e non come una realtà di produzione musicale fra le più importanti del nostro Paese;
che finalmente il ministro dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, con un atto al tempo stesso dovuto e meritorio, ha riconosciuto l’Orchestra Verdi, con il parere unanime della Commissione consultiva per la musica, come una Istituzione concertistica-orchestrale (ICO), a norma dell’articolo 28, comma 4, della legge 14 agosto 1967, n. 800;
che il suddetto provvedimento ministeriale è stato adottato nei tempi, suggeriti anche dagli Uffici preposti, utili al fine di rientrare, a partire dal 2015, nella categoria del Fondo unico per lo spettacolo prevista per le ICO;
che fino alla fine di giugno 2015 gli uffici dello stesso ministero hanno espletato tutte le pratiche per l’attuazione del suddetto decreto, in stretta comunicazione e collaborazione con l’Orchestra Verdi;
che il Direttore generale dello spettacolo dal vivo, senza alcuna motivazione e senza alcuna informazione né al ministro né all’Orchestra Verdi, al momento della assegnazione delle sovvenzioni del Fondo unico dello spettacolo, ha ignorato il suddetto decreto ministeriale e ha declassato l’Orchestra Verdi in una categoria diversa da quella prevista da quello stesso decreto;
chiedono
di conoscere il contenuto del verbale della riunione della Commissione consultiva per la musica in cui sono stati ripartiti i fondi destinati alle ICO e le istanze presentate per il sovvenzionamento 2015 nel comparto delle ICO e dei “complessi strumentali”;
di conoscere quali misure il ministro intenda prendere per riparare all’abuso denunciato nei confronti dell’Orchestra Verdi, assicurando l’operatività del proprio decreto.
.


Il caso dell' Orchestra Verdi di Milano. Contro la mascalzonata di Salvo Nastasi e contro quell'imbroglione di algortimo al quale egli ha affidato la gestione del FUS, fioccano i ricorsi

 Ora tutti  si sono convinti che Nastasi ha fatto l'ultima mascalzonata, prima di lasciare il Ministero, nonostante non possano dirglielo in faccia, perché lui ha sempre una legge od un suo decreto a portata di mano, per dimostrare che è nella ragione, mentre tutti gli altri sono nel torto.
 Ora che tutti, oltre gli esclusi, si sono accorti di quanto sia coglione ed imbroglione quell' algoritmo ( chissà che il nome della società milanese fornitrice non ci dica qualcosa di nuovo su quel 'coglione' di algoritmo) al quale Nastasi ha affidato la distribuzione dei finanziamenti del FUS, fioccano i ricorsi al TAR.
Non solo, perfino il sottosegretario  Ilaria Borletti Buitoni  è scesa in campo contro l'ex direttore generale che, se non avesse protezioni  in alto loco, da Letta in avanti, da tempo sarebbe stato sbattuto a calci  in culo fuori del ministero.
Tutto il mondo della musica, per quel che ne sappiamo, ma anche in generale il mondo dello spettacolo, avrebbe mille ragioni per sferrargli il suo calcio in c... perchè di danni ne ha fatti tanti; e l'ultimo, che ha convinto la Borletti Buitoni a dichiararsi apertamente, ha dell'incredibile.
 L'incapace Franceschini sulla decisione del suo direttore generale che disconosce un suo decreto, non dandogli corso - quello della inclusione della Orchestra Verdi di Milano fra le ICO, firmata il 1 aprile 2015 - non si è fatto sentire, prendendo per buona la giustificazione del 'grande&grosso' Nastasi, e cioè che il decreto del Ministro, suo superiore, è  arrivato dopo la data della richiesta dei finanziamenti che va fatta entro il 31 dicembre dell'anno precedente quello per il quale si chiede il finanziamento.
 Si viene poi anche a sapere che in luglio, a finanziamenti attribuiti dall' algoritmo, ad alcune orchestre (orchestrine) è stato detto dal Ministero che, attraverso qualche escamotage, potevano essere destinatari di altri finanziamenti - come abbiamo letto sui giornali. E' chiaro l'imbroglio che da sempre alberga nelle operazioni FUS al Ministero?
 Aggiungiamo solo che dell'incredibile situazione della VERDI di cui NASTASI è responsabile e da decenni - lui che, invece, dalla sera alla mattina crea un Museo (Teatro San Carlo) e trova un posto per la sua mogliettina, la Giulietta Minoli - una vergogna, anzi uno schifo! - abbiamo scritto su questo stesso blog, prima di chiunque altro, non appena - in data 16 agosto 2015 - abbiamo letto con attenzione i decreti del 'grande&grosso' Nastasi, autore dell'imbroglio ai danni dell'Orchestra Verdi di Milano, e alla faccia del Ministro, suo superiore.

domenica 13 settembre 2015

Clausole di salvaguardia del fuggitivo Salvo Nastasi

Leggiamo e rileggiamo i decreti con i quali, a  fine luglio, Salvo Nastasi, in procinto di fuggire dal Ministero della Cultura, dava l'ultima mazzata al mondo dello spettacolo e della musica in particolare, che è il settore che a noi interessa, per ragioni professionali, ovvio, e non altre.
Leggere la lunghissima lista di proscritti dal FUS, per merito di quell'algoritmo invocato da Nastasi per dare una patente di 'oggettività' alle scelte scellerate che recano la sua firma, ci  indigna e ci fa venie voglia di armare una protesta con forconi sotto la sua attuale residenza di Palazzo Chigi, dove c'è arrivato con una sorta di salvacondotto, prima che il mondo musicale e dello spettacolo in generale  si coalizzasse per dargli una sonora lezione.
 L'elenco dei proscritti lascia senza parola, ma senza parola lascia anche quello, ormai ridottissimo degli ammessi al finanziamento pubblico attraverso il FUS.
Nastasi ha attribuito gran peso ai punti totali che sono la somma di punteggi parziali segnati dai diversi indici introdotti da quell'infame di algoritmo. Ma poi, si vede subito che quei totali contano nulla, perchè non v'è  finanziamento che possa essere rapportato ad essi. Insomma chi prende 100 punti in totale, non è che riceva maggiori finanziamenti rispetto all'anno precedente o alla richiesta, e chi 70, minori. No, resta tutto come in fondo era l'anno precedente. Quell'algoritmo, con la sbandierata oggettività decreta solo chi ammettere e chi no al finanziamento. E la Commissione centrale per la Musica, quella che doveva consigliare il Ministro sulla qualità delle proposte concertistiche e della programmazione in genere delle istituzioni musicali ed in  base a tale valutazione adeguare il finanziamento pubblico? Composta da fedelissimi del direttore generale o da signori 'nessuno'  da molti anni non conta  quasi nulla, al punto che anche una 'graziata' da Nastasi, la compositrice Silvia Colasanti, si è dimessa  per denunciare lo scandalo di una commissione che non da nessun parere tecnico. C'è da augurarsi che non gliele facciano pagare le sue dimissioni, ma meglio non sperarci.
La commissione non ha mai contato nulla,  perchè chi ha sempre contato, ed era il solo, è Nastasi. I membri della Commissione, negli anni, hanno solo avuto il vantaggio di potersi fregiare della loro appartenenza alla ristretta Commissione,  di fronte al mondo musicale per trarne vantaggi. Potremmo citare molti esempi di questi campioni del nulla oltre che dello spreco di denaro pubblico ( ex sovrintendenti commissariati per disavanzi ne hanno fatto parte!) che si sono ritrovati all'interno di quella commissione, solo perchè qualcuno ce li ha messi a difesa di certi interessi, come puntualmente hanno fatto; che è poi l'unica cosa che hanno fatto.Sempre.
 Parlavamo delle clausole di salvaguardia presenti nei decreti di Nastasi.  Sono due.
La prima dice che tali finanziamenti dipendono dalle disponibilità statali ed aggiunge che se ci dovessero essere minori risorse verrebbe operato un taglio lineare del 10-15%, sulle singole attribuzioni.
 La seconda, prevedendo la vecchia volpe di Nastasi che questi suoi decreti avrebbero generato un putiferio, stabilisce che, qualora le risorse disponibili risultassero maggiori, l'elenco delle attribuzioni verrebbe rivisto. Ma le assegnazioni già fatte non verrebbero modificate, cosa che invece è prevista in caso di minori risorse disponibili.
 Ora questi decreti, come si sa, hanno generato un  profondo malumore in tutto il mondo italiano dello spettacolo che si è rivolto a Franceschini sperando che ' mezzo disastro' metta una toppa all'ultima malefatta del suo 'grande&grosso' direttore generale. Ora ex. Lo farà? Stiamo aspettando.

Ma allora credono veramente a ciò che hanno scritto nelle pagine 'Eventi' del 'Sole 24 Ore' di oggi. Anche Quirino Principe ci crede?

Quando ci capita sotto gli occhi una di quelle pagine 'Eventi' - sempre più frequenti, con le quali le istituzioni culturali, comprese fondazioni liriche e grandi istituzioni musicali, quelle che possono permetterselo economicamente, finanziano i giornali, comprandosi, neppure tanto tacitamente, una loro benevola attenzione, almeno nelle serate inaugurali - ci viene l'orticaria, al semplice pensiero che con il denaro si può far scrivere qualunque cosa, temendo anche di leggervi fra gli autori degli immancabili, spesso immeritati, panegirici concordati, il nome di qualche nostro conoscente, verso il quale nutriamo stima incondizionata o al quale ci lega sincera amicizia.
 Già tante volte siamo stati ad un passo dal leggervi i nomi di quella ristrettissima cerchia di persone cui teniamo, coinvolta in tale traffico, identificabile nel peccato di 'simonia' laica.
 Dove sta il traffico, e dove la 'simonia', viene da dire al lettore  delle pagine 'Eventi' del Sole 24 ore di oggi, ben quattro pagine, dedicate - al costo di 10-15.000 Euro? - all'Accademia di Santa Cecilia che, fra qualche settimana, inizia la sua nuova stagione concertistica?
 Non uno ma tanti sono i cantori che in quelle pagine, inneggiano alla nuova stagione, la più grande del mondo, i quali  nella confusione della scrittura delle rispettive parti scrivono cose in aperta contraddizione, come quando, raccontandoci che nella serata inaugurale, prima della 'Nona' di Beethoven  anticipano che ci sarà un nuovo pezzo di Luca Francesconi, in una lingua del continente nero, un brano per 'soprano' - e viene mostrata la bellissima cantante nera - e orchestra;  e, nella stessa pagina, sotto, leggiamo che il brano, sempre quello di Francesconi, è per 'coro' e orchestra, e in questo errore incorre addirittura il capo in testa dell'Accademia. Ma questa non è che una svista,  anche perdonabile.
 Ciò che invece non è semplice svista è il panegirico della programmazione e del suo autore, in continuità con il predecessore.
 Ora dal novero di questi cantori  della 'Domenica del Sole' vogliamo sfilarci per segnalare due note che riteniamo stonate, non saltate ai loro occhi.
 Innanzitutto il ciclo di sinfonie beethoveniane affidato a Pappano, esaurito nel breve volgere di un mese, con due sinfonie servite ogni sera e che a noi ha dato sempre l'impressione delle 'margaritas ante porcos' dove le 'margaritas' sono le sinfonie' ed i 'porcos', involontari, noi ascoltatori che più di 'una perla per volta' non riusciamo ad apprezzare, e, di conseguenza, dalla seconda in poi, la sprechiamo.
Non sarebbe bastata una sinfonia  a sera, facendola precedere da qualche altro brano di musica di minore spessore, minore complessità di struttura e minore profondità?
 Siamo stati, per tale ragione, sempre contrari ai cicli completi - pensiamo alle maratone di Abbado con i Berliner a Roma, e a Maazel che in poche ore le eseguì tutte a Londra, davanti a sfiniti ascoltatori - e sempre convinti che i programmi 'all'antica', congegnati in altra maniera: uno o due brani, di minore durata e impegno nell'ascolto, e poi, a conclusione, una sinfonia, fossero la migliore soluzione, anche se non ricordiamo più chi dei nostri colleghi si sia scagliato contro tale tecnica di confezione di programmi da concerto, in voga nel passato.
 Ma poi c'è una seconda nota, stonata, e ci fermiamo a due, fra quelle non saltate all'occhio vigile dei cantori nostri conoscenti. e cioè l'assenza totale di musicisti italiani fra quelli invitati da  Santa Cecilia. Dunque la musica in Italia è stata smantellata ed i nostri amici cantori non se ne sono accorti, tanto da non denunciarla?
Forse  queste due note che a noi appaiono stonate, alle orecchie dei cantori del 'Sole' non appaiono tali. Altrimenti Quirino Principe, che ha la nostra massima stima  e che ci onora della sua amicizia - ed ambedue vorremmo ancora conservare in futuro - almeno lui, le avrebbe corrette sulla parte che gli hanno assegnato.

Chiamiamo i responsabili con i loro nomi. Nastasi, con la complicità di Franceschini, ha fatto di tutto per distruggere la musica in Italia. Capito Nicola Campogrande?

La Federazione Nazionale Italiana Associazioni  Regionali Corali ( FENIARCO) quest'anno non ha ottenuto il pur misero finanziamento statale, che ammontava a 160.000 Euro, destinato al funzionamento  di detta Associazione che riunisce quasi oltre duemila cori ed alcune centinaia di migliaia di cantori iscritti ( ma non sono gli unici; 'La lettura' di oggi valuta la consistenza numerica dei cantori addirittura a  tre milioni di italiani) di tutte le età e di ogni ceto sociale che, A PROPRIE SPESE, si riuniscono due volte a settimana, in locali, il cui affitto e la manutenzione è a carico quasi sempre degli stessi cantori ( come anche le spese di cartoleria: fotocopie partiture ecc...), per il semplice piacere di cantare insieme, alla faccia di Franceschini e Nastasi che ad un concerto non si sono mai visti, tranne quelli d'ordinanza, e che mai e poi mai hanno mostrato un qualche interesse per la musica e la sua diffusione in Italia, paese fra i più analfabeti in tale campo.
 Ha ragione Renzi ad inorgoglirsi per il successo della Pennetta nel tennis a New York; ma possibile che anche a lui - il marcio comincia dalla testa - non gliene fotte nulla di ciò che accade nel campo della cultura in Italia, salvo che cercare disperatamente i soldi per completare l'Opera di Firenze?
 Ora della negazione del  miserabile finanziamento alla FENIARCO,  e che serviva - meglio ripeterlo - al  necessario lavoro di raccordo che tale associazione fa tra le migliaia di cori 'amatoriali', nel senso più nobile del termine, italiani, ed anche per organizzare incontri  di studio e partecipazioni a meeting internazionali - la strana coppia di barbari distruttori, Franceschini & Nastasi  incolpano esclusivamente  quell'algoritmo - che se lo incontriamo per strada gli sputiamo in un occhio - e non  loro stessi avanzando che, se fosse dipeso esclusivamente da loro, mai e poi mai avrebbero fatto un tale ignobile disonesto taglio.
La strana coppia però non ci dice chi è che si è rivolto all'algoritmo che domandargli aiuto affinchè la ripartizione dei fondi del FUS avvenisse secondo criteri 'oggettivi' che dovevano mettere finalmente fine, in apparenza, agli imbrogli grandi e piccoli che il ministero ha sempre operato in fatto di attribuzione del finanziamento  FUS.
 E non ce lo dice neanche Nicola Campogrande che oggi su 'La Lettura', settimanale del Corriere della Sera, dedica all'argomento un suo acutissimo intervento. Certo ci dice quanto sia bello cantare, ci dice anche quanto il cantare in coro, nonostante le apparenze, sia diffuso in Italia, ma si dimentica di dirci che tutti quelli che amano cantare in coro si pagano questa attività che costa, secondo il precetto di due economisti di fama, Tremonti e Brunetta, i quali nel loro manuale di economia - che li ha candidati  per almeno due volte al Nobel, ma forse la terza ci riusciranno in coppia - hanno scritto che chi vuole la musica se la paghi, esattamente come fa chi vuole il calcio e fa un abbonamento allo stadio. Ma ciò che è ancora più grave è che egli, Nicola Campogrande, compositore di genio e commentatore radiofonico, taccia i nomi di coloro che tale  colpo mortale - e non è nè il solo nè il più grave - hanno inferto alla musica in Italia e cioè Dario Franceschini & Salvo Nastasi.
Non li conosce o si è vietato di chiamare i  principali responsabili  della distruzione della musica in Italia, con i loro nomi?

Li due compari e il testimone silenzioso: Franceschini, Nastasi e Fontana

Nastasi lascia definitivamente la direzione generale dello Spettacolo dal vivo del Ministero per i beni e le attività culturali - Dio sia ringraziato! - retto dal suo compare Franceschini.  Ed ambedue hanno concordato un bel regalo di fine mandato,destinataria la biblioteca della città di Renzi (può il premier pensare anche alle biblioteche? ma che gliene frega?). A differenza di Nastasi, Franceschini dobbiamo ancora tenercelo; ma forse dovremo tenereci anche Nastasi,  che ora si è stabilito ad un tiro di schioppo dallo studio del presidente Renzi che potrà consigliare - MALAMENTE - anche quando non venga richiesto, sulla materia che ha maneggiato con scarsa cura e sconsideratamente  per molti anni nel ministero, sconsigliando Urbani, Rutelli, Buttiglione, Galan, Bondi, Ornaghi, Franceschini: una schiera di ministri, campioni, ed eroici difensori della cultura che tutto il mondo invidia all'Italia.
 Per fermarci solo agli ultimi regali che Nastasi ha fatto al mondo dello spettacolo, complice Franceschini, è il decreto attuativo della Legge del luglio 2013 ( allora c'era Bondi), che stabilisce i nuovi criteri che regolano il FUS; la disposizione - non sappiamo se ancora valida - secondo la quale i dipendenti della fondazioni piriche italiane non possono esercitare la libera professione di musicisti - il senso della moralità professionale del Nastasi, che crea un posto alla sua mogliettina, la 'giulietta' Minoli al Museo del Teatro San Carlo di Napoli, da lui creato nel periodo di commissariamento - ubbidisce a tale moralità; e l'ultima trovata relativa al FUS, l' erogazione del quale è affidata ad un algoritmo, barbaro ed assassino. Bastano questi pochi cenni per avere il quadro dell'azione cosiddetta moralizzatrice, per Nastasi riformatrice ma devastatrice per lo Spettacolo,  che Nastasi  ha messo in atto al Ministero, come si vanta di aver fatto nella lettera di ringraziamento a Fontana, presidente Agis, e suo consigliere prezioso, ringraziamento e saluto al momento di lasciare l'incarico. Alla quale lettera Fontana certamente non risponderà con analogo ringraziamento perchè se dovesse dire  il vero dovrebbe scrivere una lettera di liberazione, da Nastas: una vera manna per il mondo dello Spettacolo, sempre che Franceschini non vada a cercarsi uno ancor peggio di Nastasi - in Italia ve ne sono tanti e tutti aspiranti a qualche poltrona.
Da tale corrispondenza di 'distruttivi sensi' fra Nastasi e Fontana, Franceschini s'è sentito tagliato fuori ed ha reagito per dire ai due : voi NON SAPETE CHI SONO IO, SONO IO IL MINISTRO, nè Nastasi, nè Fontana. E perciò vi faccio vedere  che esisto, rendendo noti i nuovi organici delsettore delle grandi biblioteche pubbliche, come le due 'Nazionali' più importanti ( Firenze e Roma) un settore retto dalla sodale Rummo, mandata a risanare il MAXXI della parente acquisita di Nastasi, Melandri, dotandolo immediatamente di un finanziamento speciale, mentre non trova i soldi per pagare il minimo sindacale di custodi e bibliotecari per mandare avanti queste biblioteche che conservano la memoria storica e culturale del nostro paese e dei suoi saperi che hanno reso celebre l'Italia. No, i soldi per la biblioteca di Firenze non ci sono, e il suo direttore deve ringraziare me - fa sapere Franceschini, il MINISTRO CHE NON C'E' - se ho trovato 120.000 Euro per i nuovi acquisti.
Questo è Franceschini che poi si sbraccia e protesta contro i suoi sodali dell'ISIS che  distruggono musei e siti archeologici, mentre lui  non è ancora riuscito a regolarizzare neanche  la normale attività di Pompei.

Nastasi ringrazia Fontana


  • "Nel prendere congedo dalla guida della Direzione Generale Spettacolo, desidero manifestare a Te, e per il Tuo tramite a tutti gli associati, il sincero apprezzamento per l’intensa e fattiva collaborazione con l’Agis nell’opera riformatrice condotta in questi undici anni di lavoro condiviso. La dialettica propositiva che ha sempre contraddistinto l’Associazione nell’elaborazione dei provvedimenti voluti per modernizzare, rendere più efficiente e attento alla sperimentazione il sostegno pubblico alla prosa, la musica, la lirica e la danza è stata determinante per il raggiungimento degli importanti risultati di cui ora si intravedono i frutti. Decisivo è stato anche il contributo dell’Agis nel diffondere in ogni sua fase la conoscenza del lavoro intrapreso agli associati attraverso i tanti incontri che si sono sempre rivelati un utile stimolo per il legislatore. Vorrei pertanto ringraziarVi per tutto ciò e salutarVi, augurando allo spettacolo dal vivo un futuro sereno e radioso".

giovedì 10 settembre 2015

Carlo Fontana, presidente AGIS, come può condividere i nuovi criteri per il FUS, messi in atto da Salvo Nastasi?

Nel precedente post, a firma  Maurizio Roi, sovrintendente del Nuovo Carlo Felice di Genova, nel quale si puntualizza l'assurdità dei nuovi criteri usati da quest'anno per l'attribuzione del FUS, affidati ad un algoritmo, si dice  anche che da anni il mondo dello spettacolo si attendeva dei cambiamenti e che ora che sono arrivati hanno scontentato quasi tutti. Per una ragione molto semplice. In un baleno sono scoparsi dalla lista dei  soggetti finanziati  oltre centocinquanta istituzioni, facendone restare solo 15 , fra le associazioni concertistiche in Italia; il discorso vale anche per  i festival e tutti gli altri settori. L'esclusione più clamorosa è senz'altro quella del CEMAT che  lavora da molti anni per la  diffusione della musica contemporanea, compiendo azione unica e meritoria, e che quest'anno sarebbe stata esclusa del tutto dal finanziamento pubblico. Diciamo 'sarebbe' -   il condizionale vale per tutti i soggetti - perchè  è nato un movimento nel quale sono presenti importanti esponenti del mondo dell'arte italiano che ha già chiesto al ministro, ed ha presentato interrogazioni parlamentari per la revisione operato da quell'Attila a tutti noto che risponde al nome di Salvo Nastasi. Sì, un vero barbaro che in un sol anno ad alcuni soggetti ha decurtato il finanziamento, magari del 15% , non parliamo di quelli esclusi che sono la maggioranza, ad altri lo ha aumentato del 150%- sì ci sono anche casi simili, senza che dell'uno come dell'altro cambiamento se ne capiscano le ragioni, le quali poi sono del tutto assenti nella giustificazione dell'esercito di esclusi.
 Senonché nella sua denuncia, Maurizio Roi - che invoca anch' egli un cambio urgente di rotta per non arrivare al 31 dicembre, quando si devono presentare i progetti per il prossimo anno con relativi preventivi ( in base ai quali si fanno le attribuzioni di finanziamento: altra anomalia, scrive Maurizio Roi), nella medesima  anacronistica situazione di oggi - scrive anche che la nuova disciplina ministeriale sarebbe stata concordata da Nastasi con l'AGIS, presieduta da Fontana.
 Ora noi ci RIFIUTIAMO di pensare che Carlo Fontana , che questo mondo lo conosce bene, possa  aver avallato od anche semplicemente consigliato a Nastasi l'adozione dell'algoritmo - garanzia di oggettività, secondo il ministero - nell'assegnazione dei finanziamenti alle istituzioni musicali (vale anche per gli altri settori dello spettacolo dal vivo). Se così è stato, Carlo Fontana, ora presidente AGIS, non è più quello che consociamo e abbiamo stimato.
 P.S. A ben pensarci, da qualche tempo, forse anche prima dell'arrivo di Fontana,  non sentiamo più parlare dell'AGIS. E non sentiamo più parlare l'AGIS. S'è normalizzata?

Gli spettacolari calcoli del FUS di Maurizio Roi

I nuovi regolamenti per l’attribuzione del contributo Fus hanno profondamente modificato la mappa dello spettacolo italiano. Il risultato non è dei migliori. La qualifica di Teatro Nazionale è stata attribuita a moltissimi Teatri Stabile, con l’immotivata eccezione dello Stabile di Genova, rendendo la qualifica poco significativa. Molte storiche e prestigiose manifestazioni musicali sono state escluse dal contributo, alcune hanno subito tagli immotivati, altre premi altrettanto immotivati. Giova ricordare che il finanziamento attraverso il Fondo unico dello spettacolo è prima di tutto il riconoscimento del valore non solo locale di una iniziativa o di un ente.
Da molti anni tra categorie e ministero si discuteva della necessità di modificare i regolamenti vigenti, così la legge 122 del 2013 ha giustamente imposto di predisporne di nuovi. Quelli effettivamente adottati sono frutto dell’intesa tra Associazione italiana per lo spettacolo e ministero. Di conseguenza, le critiche da parte delle categorie non possono che essere prima di tutto autocritica.
Il teatro italiano è afflitto da molti mali, uno di questi è l’opportunismo che porta a giudicare un provvedimento solo in base al proprio vantaggio immediato. È ciò che sta avvenendo ora, tra chi, premiato dai nuovi regolamenti, li difende, e chi, punito, li critica. È un mondo facile alla petizione e alla protesta, quanto in verità refrattario ai cambiamenti e subalterno al potere burocratico e politico. A questo vizio capitale del teatro italiano è indispensabile sottrarsi, per giudicare gli effetti sul sistema e non sui singoli.
Come può accadere che da un anno all’altro un soggetto produttivo si veda decurtare il contributo del 15% e l’altro aumentare del 150%? È materialmente possibile che l’uno sia peggiorato tanto e l’altro migliorato in queste proporzioni? Se innumerevoli manifestazioni storiche del nostro paese vengono ora giudicate indegne di riconoscimento nazionale e del conseguente finanziamento, delle due l’una: o ci sbagliavamo prima o lo facciamo ora.
Tutto ciò è frutto dei criteri adottati e dell’adozione di algoritmi utilizzati, nell’illusione dell’oggettività, per l’attribuzione dei punteggi da cui discende l’entità dei finanziamenti. Peccato che ciò avvenga non sull’attività consuntivata bensì su quella preventivata. Di fatto si applica un rigoroso calcolo matematico a numeri che sono solo presunti e non certi e di cui il regolamento stesso consente variazioni entro un margine tra il 10 e il 15%. Una manna per i furbi e un danno per gli onesti. Superare il conservatorismo delle categorie e passare al finanziamento a consuntivo era la prima cosa da prevedere nei regolamenti, così da introdurre più trasparenza, appropriatezza e premialità.
Infine, siamo proprio sicuri che l’algoritmo sia lo strumento più efficace per promuovere la produzione culturale e artistica e favorirne l’accesso ai cittadini? Può un algoritmo valutare la differenza dei diversi contesti territoriali (ad esempio uno ricco e uno disagiato) o addentrarsi nel complesso tema della storia e della funzione di una manifestazione? Correggere i regolamenti è essenziale, farlo prima del 31 dicembre, data entro cui si devono presentare le nuove domande di finanziamento Fus, è indispensabile. Solo così possiamo evitare che manifestazioni importanti a cui è stato falcidiato o tolto il finanziamento chiudano e che la furbizia dei preventivi diventi la modalità prevalente.



martedì 8 settembre 2015

Chi ne ha uno, chi nessuno e chi addirittura due, direttori artistici delle fondazioni lirico-sinfoniche

 E non da oggi, viene da chiedersi se davvero c'è bisogno nelle fondazioni liriche dei direttori artistici, considerato che alcune  pensano di poterne fare a meno. La struttura piramidale prevede al vertice il Sovrintendente il quale può avvalersi ( sarebbe bene ed opportuno che si avvalga, intende la legge!!!) di un direttore artistico, che è lavoro diverso da quello del sovrintendente. Di sovrintendenti ogni fondazione ne ha uno, ad eccezione di Cagliari - il più travagliato fra i teatri italiani - che al momento non ne ha nessuno, dopo l'uscita di scena di Angela Spocci per non 'aver superato i sei mesi di prova', mentre non tutti hanno un direttore artistico. Per tornare a Cagliari, tornerà Mauro Meli, che pur lasciando sempre dietro di sè una scia di debiti, il teatro lo fa funzionare? Riuscirà la Barracciu, protetta da Renzi e sottosegretario ai beni culturali ad imporlo per la terza volta a Cagliari, contro il parere del sindaco della città che, comunque, è dello stesso partito del sottosegretario?
 In tutti gli altri teatri la casella del vertice è per ora coperta, con qualche particolare anomalia: sovrintendenti che siedono in trono da troppi anni, Torino più di tutti, ed altri freschi di nomina, da Trieste, a Genova, a Roma ( sia al Teatro dell' Opera che all' Accademia di santa Cecilia), a Bari, a Bologna.
 Ci sono fra essi i casi  anomali di direttori artistici promossi sovrintendenti ( Biscardi a Bari; Sani, a Bologna) che mantengono ambedue gli incarichi, percependo un misero piccolo compenso che si aggiunge a quello di sovrintendente, nel caso di Bologna, mentre Bari risparmia anche su questo; e quello dell'Accademia di Santa Cecilia il cui sovrintendente, scelto fra gli accademici che, per statuto, dovrebbero essere musicisti ( ma non sempre lo sono stati anche nel recente futuro) e che, di conseguenza dovrebbe(?) saper svolgere anche il mestiere di direttore artistico, ma  dove tuttavia c'è un 'segretario artistico', un consulente, ed anche un direttore operativo, oltre naturalmente al direttore musicale, Pappano, risultando con ciò la direzione artistica più affollata d'Italia, mentre date le premesse, sarebbe dovuta essere quella più snella.
Da ultimo, il caso della Scala con  Pereira, nato direttore artistico ( a Zurigo, in verità direttore generale dunque l'uno e l'atro, e a Salisburgo) promosso sovrintendente che mantiene ambedue le cariche , avendo però al suo fianco una tostissima direttora generale, Maria Di Freda, un competentissismo e potente  responsabile dei cast ed una segreteria artistica  ben attrezzata.
E, del resto alla Scala, la prassi del sovrintendente-direttore artistico l'ha inaugurata Lissner, pur avendo al suo fianco Barenboim come direttore musicale, con diverso nome ufficiale ma con identica sostanza. Ora, anche con l'arrivo, nel 2017, di Chailly, direttore musicale ma già attivo a Milano, la prassi, ormai consolidata, non cambierà.
 Nei casi, che sono  numerosi, di assenza del direttore artistico, o nelle more della sua nomina, è presente nell'organigramma del teatro un 'segretario artistico',  talvolta competente quanto o forse più del direttore artistico in pectore o a venire, ma non ufficialmente con quell'incarico.
 E' il caso di Bologna, e fino a poche settimane fa di Napoli, dove ora è arrivato Paolo Pinamonti, fino al 2000 alla Fenice poi transitato per Lisbona e Madrid.
Posizioni regolari e complete si riscontano, oltre che da poco, a Napoli,  da più tempo a Venezia ( Chiarot, Ortombina), Palermo ( Giambrone, Pizzo), a Genova ( Roi, Acquaviva - da non confondere con Acquafredda, che è lo scrivente, direttore ed autore di questo blog), Torino ( Vergnano, Fournier-Facio), Verona ( Girondini, Gavazzeni).
In questa babele di situazioni, quando dovrebbe essere invece regolare e normale avere in ogni teatro oltre il sovrintendente,  anche un direttore artistico ed un direttore musicale ( al momento ne hanno uno solo Scala, Santa Cecilia, Massimo di Palermo, Gabriele Ferro, e Bologna, Mariotti; firenze con Mehta,  ma che è direttore a vita, non si sa per quanto tempo ancora, visto che comincia a girovagare per l'Italia come non ha mai fatto prima) è nata una figura presente solo in alcuni teatri, quella del direttore 'operativo', in assenza del direttore artistico e di supporto alla 'segreteria artistica', come a Firenze dove alle dipendenze del sovrintendente Bianchi, c'è Triola, e  Conte come segretario artistico; a Trieste c'è Tasca, in coppia con il sovrintendente Pace, ed a Cagliari,  dove è rimasto Marco Maineri come direttore della programmazione, dopo l'uscita di scena di Angela Spocci; all'Accademia di Santa Cecilia c'è Cupolillo che affianca sovrintendente, segretario artistico, consulente e direttore musicale.
 C'è infine l'anomalia, romana, della doppia direzione artistica, all'Opera, dove  lavorano contemporaneamente ma su due diversi tavoli, Battistelli, per consolarlo della cocente sconfitta a Santa Cecilia, e Alessio Vlad, che non si poteva mandare via in assenza di candidato alla successione, che non poteva essere Battistelli, perchè ha molto altro da fare, ma anche perchè il direttore artistico , stricto sensu ed a tutto campo, di un teatro, non avrebbe saputo farlo, come ha preso atto sul campo, a Verona, che ha dovuto abbandonare quasi subito.