domenica 31 marzo 2019

Tria,Ciapetti,Bugno: gli SQUALLOR!

(Giacomo Amadori – La Verità) – Ci sono un incarico pubblico e un’ assunzione in un’ azienda privata, apparentemente scollegati, che potrebbero mettere in imbarazzo il governo del cambiamento. I protagonisti della nostra storia sono il ministro dell’ Economia e delle finanze Giovanni Tria, la seconda moglie Maristella Vicini, il figlio di lei, Niccolò Ciapetti, la consigliera del ministro Claudia Bugno  e il suo compagno Pier Andrea Chevallard.
Partiamo dalla fine come in un thriller che procede a ritroso. L’ 8 agosto 2018 Tria conferisce «alla dottoressa Claudia Bugno – estranea all’ amministrazione dello Stato – l’ incarico di consigliere del ministro», con un’ indennità lorda pari a 75.561,78 euro. A ottobre il figliastro di Tria, Niccolò, lascia l’ incarico di Digital & media assistant project manager presso il Triumph international group, dove era entrato da soli tre mesi, per essere assunto il 5 novembre 2018 come «junior social media marketing assistant» alla Tinexta spa, società che presta servizi finanziari e aziendali nel settore privato e che è nata dieci anni fa con l’ apporto delle Camere di commercio. L’ amministratore delegato è Chevallard, il compagno della Bugno.
Quindi Tria promuove la Bugno e dopo poco il compagno della donna assume il figliastro del ministro. L’ inizio potrebbe far pensare ai lettori che la trama del giallo è fin troppo semplice. Il ministro del governo del cambiamento tiene famiglia e si comporta come i suoi predecessori. Ma non bisogna accontentarsi della prima impressione e per questo proviamo a scavare.
Scopriamo così che la Bugno, quarantatreenne romana, nel 2015 viene nominata per volontà di Matteo Renzi e del presidente del Coni Giovanni Malagò coordinatrice generale per la candidatura di Roma alle Olimpiadi del 2024.
L’ esperienza dura solo sette mesi. Ma al Coni ricordano che la signora inserì nel suo staff come addetto stampa proprio Ciapetti. Eppure all’ epoca le strade di Tria e della Bugno, almeno ufficialmente, non si erano ancora incrociate. Tria era presidente della Scuola nazionale dell’ amministrazione, mentre la signora aveva lavorato al Ministero dello Sviluppo economico dal 2009 al 2015 raggiungendo la posizione di direttore generale per la pianificazione strategica e la valutazione.
A incontrarsi erano Tria e Chevallard, già segretario generale della Camera di commercio di Milano, quanto meno ai convegni a cui partecipavano entrambi. La Bugno ha conosciuto Chevallard, 24 anni più grande di lei, quando, tra il 2003 al 2009, lavorava alla Camera di commercio di Milano (diventando direttore area marketing territoriale). Per lei è stata la svolta. Il sessantottenne torinese, professionista dai molteplici addentellati, viene unanimemente considerato il ras del sistema camerale in Lombardia e una specie di primatista nell’ occupazione di poltrone.
Attualmente ha incarichi (da presidente a consigliere) in otto società e su Internet si trovano ancora interrogazioni parlamentari sui suoi presunti conflitti d’ interesse. Due o tre lustri fa Chevallard inizia a introdurre la sua nuova e giovane compagna nei salotti che contano. Tra il 2013 e il 2015 la Bugno diventa consigliere d’ amministrazione della Banca popolare dell’ Etruria e del Lazio, dove conosce anche Pier Luigi Boschi, e secondo qualcuno, entra nelle grazie del Giglio magico. Ma come sbarca in Etruria? «Viene segnalata a uno dei vicepresidenti di Bpel da ambienti vicini al credito popolare cattolico lombardo» ci rivela un ex amministratore dell’ istituto.
«Era una ragazza ambiziosa e voleva fare carriera. Venne segnalata perché era la compagna di Chevallard, uomo conosciutissimo». A queste referenze bisogna aggiungere un canale diretto con l’ allora direttore generale di Banca d’ Italia, Salvatore Rossi. Ma l’ esperienza aretina regala alla Bugno più dispiaceri che soddisfazioni (l’ unica fu forse la conoscenza di Boschi senior).
Nel marzo 2016 la Banca d’ Italia punisce lei e gli altri membri del cda con multe pesanti per «carenze nel governo, nella gestione e nel controllo dei rischi». A lei ne tocca una da 121.500 euro, tra le più alte, a Boschi senior da 130.000.
Quell’ incarico le procura anche altri grattacapi. Nel 2013 il ministro Flavio Zanonato per esempio contesta la riconferma del suo incarico a Mise, firmata dal dimissionario ministro banchiere Corrado Passera, anche perché nel curriculum non erano indicati possibili conflitti d’ interesse. Infatti Bugno aveva tralasciato di indicare gli incarichi in Etruria, in Network globale (agenzia di sostegno all’ export) e quella in Prelios, grande società immobiliare che lavora anche con il pubblico.
 Lei si difese spiegando, tra le altre cose, che era stata nominata in Bpel come «quota rosa». Subito dopo il commissariamento di Bpel, probabilmente con l’ imprimatur di Renzi e di Maria Elena Boschi, la Bugno va a occuparsi di Roma 2024 (con Ciapetti al seguito) e ricopre per due anni e mezzo il ruolo di vice presidente Public affairs di Alitalia (novembre 2015 – marzo 2018), voluta dal presidente Luca Cordero di Montezemolo che l’ aveva incrociata da coordinatrice generale del comitato per le olimpiadi nella Capitale. Ma la fine del renzismo non appanna la sua stella e con l’ attuale governo diventa consigliera di Tria e consulente per gli Affari pubblici di Alitalia.
Ora da «special adviser for organization & development, office of the Minister of economy and finance» ha sul suo tavolo i dossier più sensibili sulle partecipate, da Alitalia a Tim. Non basta: è di due giorni fa la notizia che la consigliera è stata designata nel board della Stmicroelectronics, azienda partecipata proprio dal Mef. Ma l’ ascesa dell’ ambiziosa Bugno, laureatasi con un anno di fuori corso in Scienze politiche a Roma, sembra sia mal digerita dal M5s per la sua ragnatela di contatti con il vecchio potere e per i suoi trascorsi in Banca Etruria, incarico che magicamente è sparito dal curriculum pubblicato sul sito del Mef. Chissà che cosa diranno adesso i grillini venendo a conoscenza dell’ affaire Ciapetti.
Ma chi è il giovanotto? Ha 31 anni, è nato a Firenze e vive a Roma. Come sia entrato nell’ inner circle della Bugno e di Chevallard non ce lo hanno voluto spiegare né la signora, né il compagno che ha immediatamente interrotto la telefonata, tradendo un certo nervosismo: «Lei mi sta disturbando».
Sul diario Facebook di Ciapetti ci sono foto e notizie sugli impegni di Chevallard e di Tria. C’ è anche una foto del ministro accompagnato dall’ hasthag «Fiero di te». Su Linkedin il trentunenne si definisce «professionista multi-esperto e orientato agli obiettivi in marketing, media e comunicazione digitale» e dice di aver «conseguito un master in Web marketing e digital communication dopo un Mba in eventi, comunicazione e marketing management a Parigi e una laurea in Economia e marketing» all’ università di Tor Vergata.
Ha fatto tirocinio presso la Trentino marketing spa e ha lavorato presso il Festival Economia Trento. E sulle Dolomiti non ci deve essere finito per caso. Infatti la madre Maristella Vicini, originaria di Roccasecca (Frosinone), oltre ad aver lavorato come dirigente della Fiat e di Confindustria, è stata responsabile delle Relazioni istituzionali alla Provincia di Trento. E proprio di Relazioni istituzionali e lobbying è stata docente alla Luiss. Una materia che in famiglia sembrano conoscere piuttosto bene.

CONTE-SALVINI-DI MAIO: attenti a questi tre! ( AGI)

ll punto di vista è unanime: la maggioranza scricchiola. Il più esplicito è Libero che a tutta pagina titola “M5s e Lega non si tollerano più”. La Repubblica pone invece l’accento sul peso di uno degli attori in campo: “Salvini, qui comando io”. E tra i due contendenti, il Corriere della Sera sceglie di dare rilievo alla figura del premier, sottolineando “il richiamo di Conte ai ministri” litigiosi, chiedendo “più sobrietà e generosità”. E andando a intervistare il ministro della Famiglia Lorenzo Fontana, che al quotidiano di via Solferino dice a chiare lettere: “I 5 Stelle ci coprono di insulti, decidano se governare ancora con noi” (riferimento è, in particolare, alle assise di Verona sulla famiglia).

La Repubblica, per esempio, attribuisce al leader leghista questa frase che andrebbe ripetendo da giorni: “Per andare avanti serve un cambio di passo, non si tratta solo di un chiarimento”, spingendosi anche a dire che se così non fosse “potrebbe anche crollare tutto”, frasi, espressioni che sottolineerebbero con evidenza “lo stato di crisi endemica in cui ormai vive la maggioranza gialloverde”. Questo, dunque, sarebbe lo stato dell’arte dei rapporti interni al governo, “nonostante le immagini gioiose dell’incontro nella campagna fiorentina tra il premier Conte e l’uomo forte della maggioranza, Matteo Salvini, pochi credono che le crepe nel governo siano sanate.

E si capisce perché: le incomprensioni e le fratture non cominciano ieri, avendo a che fare solo in via marginale con il congresso veronese dei tradizionalisti” come analizza il notista politico Stefano Folli. Del resto Matteo Salvini si sente l’uomo forte della coalizione, sostenuto dai sondaggi e così “dopo le Europee vuole essere lui a prendere le decisioni nella maggioranza”.

Il Giornale scrive ad esempio che i gialloverdi sono “in piena crisi” ed elenca “le cinque bombe che spaccano il governo”, che sarebbero, “oltre alla famiglia, il recente accordo con la Cina; le grandi opere a cominciare dalla Tav; la visione antitetica su come rilanciare l’economia del paese: la flat tax per il Carroccio e il Reddito di cittadinanza per M5s. E infine la questione sulla quale è più probabile che l’esecutivo vada a schiantarsi ovvero l’Autonomia differenziata. L’ultimissimo scontro vede antagonisti il vicepremier Salvini e Vincenzo Spadafora, sottosegretario alla presidenza del Consiglio e molto vicino al vicepremier Di Maio. Spadafora parla di ‘clima di odio’ e si scaglia contro il Congresso di Verona del quale Salvini è stato uno dei protagonisti. A Verona, dice Spadafora che ha la delega per le Pari Opportunità «è stato dato sfogo a una serie di istinti omofobi e razzisti di cui questo Paese non ha bisogno”.

Sul Corriere , come già segnalato, gli fa eco il ministro leghista della Famiglia Lorenzo Fontana, il quale attraverso un’intervista fotografa così lo stato dei rapporti della coalizione: “Ci accusano di essere nemici delle donne, ci danno dei fanatici, ci coprono di insulti quotidiani. Nell’ultimo mese sono stato più insultato dai 5 stelle che dalle opposizioni…». All’intervistatore che gli chiede se ci saranno conseguenze, il ministro risponde che “per quanto ci riguarda no, siamo sempre positivi e propositivi, ci sono tante cose da far e a nessuno interessano le polemiche. Però bisognerebbe chiederlo a loro. Forse non hanno più a cuore lo stare al governo del Paese… Che cosa dovrei pensare? È evidente che se qualcuno continua a provocare, significa che vuole una reazione”.

E tra le cose che al ministro hanno dato più fastidio, c’è “senza dubbio il fatto che ci abbiano dipinto come dei nemici delle donne, gente che le vorrebbe segregare in casa e togliere loro dei diritti. Ho persino letto una dichiarazione di Luigi Di Maio in cui diceva che qualcuno nega il tema della violenza sulle donne. Questo è un insulto deliberato. Difficile andare avanti a lavorare con chi ti insulta”. Ma nel colloquio con Il Messaggero il ministro aggiunge anche: “Tanti 5stelle con me”.

Ogni giorno che passa, sottolinea sempre di più la diversità genetica delle due forze che all’indomani del voto del 4 marzo di un anno fa hanno deciso, obtorto collo, di mettersi insieme per governare. Lo sottolinea il titolo de Il Fatto Quotidiano: “Adozioni, il nulla della Lega”, aprendo così un altro fronte di polemiche dopo le gaffe sulle competenze del ministro Fontana. Secondo il giornale diretto da Marco Travaglio, ministro e Lega anziché velocizzare le adozioni non hanno fatto “nessuna legge e finanziamenti pubblici tagliati”.

La situazione, però, è vieppiù che ingarbugliata. Perché se si dà adito alla lettura che ne fa La Stampa di Torino ci sarebbe un altro fronte e riguarderebbe propriamente il ministro dell’Economia: “Tria in rotta di collisione con i Cinquestelle dopo aver parlato di ‘crescita zero’ per l’Italia”. Tanto che al premier Conte viene attribuita questa espressione sull’affermazione di Tria: «Dimostra di non credere alla sua manovra». Premier a propria volta attaccato dalla Lega in quanto “non è più l’avvocato del popolo, ma solo dei grillini”. Una lettura condivisa anche da Il Giornale, che descrive in un lungo articolo “La metamorfosi di Conte: da mediatore a leader M5s” che lo fa fuoriuscire così da un ruolo super partes: “Fa da sponda ai grillini e sempre più spesso bacchetta il leghista”.

Ma se il primo ministro economico ammette che la crescita è zero e che “Non c’è più un euro”, come titola il quotidiano diretto da Alessandro Sallusti, è ancora La Stampa a rivelare un altro particolare che rischia di alimentare le tensioni nella maggioranza e nel governo: ovvero, che il ministro Tria è ora entrato “nel mirino dei grillini”, che stanno per sottoscrivere un’interrogazione contro di lui, a causa “dell’ingaggio del figliastro nell’azienda del compagno della collaboratrice assunta al Mef”. E “Di Maio, furibondo, accusa la donna di opporsi al dossier Alitalia che sta a cuore al Movimento 5 stelle”.

Così si legge sul quotidiano sabaudo: “Indizi di una guerra imminente. Gianluigi Paragone, al momento non proprio il grillino meno interessato alle questioni finanziarie, appunta su Facebook con sarcasmo: «Tutto a posto Tria?». Il senatore del M5S, che da giorni contro le resistenze di chi al Quirinale e nel governo non lo vuole alla presidenza della commissione di inchiesta sulle banche, allega due articoli apparsi ieri su La Verità e Il Fatto. Racconta una trama di presunte raccomandazioni, intrecci familiari e aziendali. Al centro c’è il ministro dell’Economia, il figlio della sua seconda moglie , Nicolò Ciapetti, e la consigliera del titolare di via XX Settembre, Claudia Bugno. La morale di questa storia è che il vicepremier Luigi Di Maio è furibondo con Tria, il M5S vuole la testa della Bugno, sta preparando una interrogazione parlamentare, e come, ha confidato il leader, «se non la manda via Tria avrà un bel problema con noi"

Governo Conte. VATTI A FIDARE!

Non mi sembra che ci siano i presupposti per parlare di attacco alle banche. Conserviamoci tutti lucidi", ha detto il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, parlando a margine del Festival dell'economia a Firenze. "Domani incontro il Presidente Junker e andremo anche a cena insieme. Sicuramente adesso dobbiamo varare e licenziare al più presto il decreto per i truffati delle banche", ha detto il presidente del Consiglio. "C'è solo qualche aspetto tecnico ma sicuramente domani vedo anche il ministro Tria e va varato assolutamente al più presto il decreto delle banche". 

 "In questi mesi di governo ho lavorato molto, insieme ai ministri, a singoli provvedimenti e vi assicuro che le riforme già varate non sono ancora nulla rispetto a quelle che stiamo per varare. L'impegno è ricostruire la fiducia tra cittadini e istituzioni", ha detto il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, parlando al Festival dell'economia civile, riferendosi ai promotori dell'evento che chiedevano al Parlamento di mettere al centro della loro azione l'unica direzione di sviluppo possibile e sostenibile, quella che coniuga valore economico, dignità del lavoro e tutela dell'ambiente. 

 "Quota 100, oltre a contribuire al rinnovamento della forza lavoro rappresenta una misura riparatrice verso una fascia di lavoratori", ai quali è stato detto all'improvviso che ci volevano più anni per andare in pensione. Questo è stata "una grave violazione del patto sociale suscettibile di compromettere ancora una volta la fiducia dei cittadini verso le istituzioni", ha detto Conte.

 "Domani non è previsto il Consiglio dei ministri, lo fisseremo ovviamente in settimana e porteremo il Decreto crescita", ha detto il presidente del Consiglio dei ministri, Giuseppe conte, oggi a Firenze, parlando con i giornalisti a margine del Festival nazionale dell'economia civile. 

 Il presidente del Consiglio sottolinea anche che "la radice dei mali dell'Italia è la perdita di fiducia: l'assenza di fiducia negli altri frena lo slancio verso il futuro" e "mina il funzionamento dei mercati".

 Incontro tra Conte e Salvini 
 "Pomeriggio di lavoro e relax in Toscana, parlando di futuro. Buona domenica Amici!". Con questo post su facebook Matteo Salvini - allegando una fotografia - fa sapere di aver passato il pomeriggio insieme al premier Giuseppe Conte. Nella foto si vedono Salvini e il premier insieme sorridenti. 

 "Bel pomeriggio insieme nella campagna fiorentina. Bene le parole e le discussioni, rispettando ognuno le idee dell'altro, ma non perdiamo mai di vista la "ragione sociale" per cui siamo al governo: lavoriamo con la massima concentrazione per gli interessi degli italiani", scrive il premier Giuseppe Conte su facebook commentando l'incontro con Matteo Salvini.‬

 Tria: nessuno ci chiede una manovra correttiva
 L'Italia si avvia a una crescita pari allo zero per il 2019 ma non ci sarà alcuna manovra correttiva, nessuno ce la chiede. Il ministro dell'Economia, Giovanni Tria, dal Festival dell'economia di Firenze illustra lo stato di salute del Paese ed elenca le ricette per la ripresa: subito lo sblocca cantieri e il dl crescita contro la stagnazione, "spero prima del Def", e "un grande piano coordinato per il Mezzogiorno, puntato su innovazione tecnologica, formazione, infrastrutture, investimenti pubblici". Poi mette in guardia chi attacca il sistema bancario italiano: "Significa avallare una campagna europea che ci sta mettendo in difficoltà e minare l'interesse nazionale".

Zuckerberg vuole dare lezioni su come evitare che la rete faccia danni. La tecnologia è utile ma oggi servono nuove regole

La tecnologia è una parte importante della nostra vita e aziende come Facebook hanno enormi responsabilità - ha scritto il fondatore del social network Mark Zuckerberg. - Ogni giorno prendiamo decisioni su contenuti dannosi, su cosa costituisce la pubblicità politica e su come prevenire attacchi informatici sofisticati. Queste cose sono importanti per mantenere la nostra comunità al sicuro, ma se iniziassimo da zero, non chiederemmo alle aziende di formulare questi giudizi da soli». Secondo Zuckerberg, internet ha bisogno di nuove regole per prevenire il diffondersi dell'odio, proteggere la privacy e i dati e prevenire le interferenze elettorali. L'appello è stato lanciato dalle colonne del "Washington Post".

 Il numero uno di Fb ha inoltre affermato che la regolamentazione è necessaria in quattro aree: «contenuti dannosi, integrità delle elezioni, privacy e portabilità dei dati». Facebook è stato oggetto di intense critiche questo mese dopo l'attacco mortale a due moschee a Christchurch, in Nuova Zelanda, durante il quale l'aggressore ha trasmesso in diretta gli eventi su Facebook. È stato anche criticato per aver permesso a trolls sostenuti dalla Russia di pubblicare annunci volti a influenzare le elezioni presidenziali americane del 2016, oltre allo scandalo della raccolta dei dati di Cambridge Analytica.

 Il gigante dei social media ha poi annunciato che avrebbe vietato i contenuti a supporto del nazionalismo bianco e del separatismo bianco sulle sue piattaforme e giovedì ha affermato di aver introdotto regole più severe sulla pubblicità in vista delle elezioni del Parlamento europeo di maggio.
 «I legislatori spesso mi dicono che abbiamo troppo potere sulle parole e, francamente, sono d'accordo», ha scritto Zuckerberg, affermando che Facebook «non dovrebbe prendere così tante decisioni importanti per conto nostro» e che ha quindi creato un organismo indipendente in modo che le persone potessero appellarsi alle decisioni. Le aziende di Internet «dovrebbero essere responsabili del rispetto degli standard sui contenuti dannosi», ha aggiunto, ma ha affermato che «un approccio più standardizzato» dovrebbe essere utilizzato su tutte le piattaforme.

 «La tecnologia è una parte importante della nostra vita, e le aziende come Facebook hanno enormi responsabilità -  ha ammesso il 34enne top manager - ma sembra che qualcosa nel tempo sia cambiata, è diventata incontrollabile. Aggiornando le regole per Internet, possiamo preservare il meglio di questo mondo, la libertà che hanno le persone di esprimersi e quella degli imprenditori di inventare cose nuove, proteggendo anche la società dai danni più ampi».

Da Juncker saluti all'Italia (intervista di Fabio Fazio) da IL GIORNALE ( di Chiara Sarra)

"Viva l'Italia", dice Jean-Claude Juncker concludendo l'intervista con Fabio Fazio. Il presidente della Commissione Europea prova a usare toni pacati - del resto le Europee sono ormai dietro l'angolo -, ma non risparmia stoccate al Belpaese.


In particolare sulla crescita "praticamente a zero" nonostante le misure messe in piedi dal governo Conte e che, nelle intenzioni dell'esecutivo, dovrebbero far ripartire i consumi. "Riteniamo che la crescita dell'Italia arriverà solo allo 0,2%, cioè a zero", ha detto senza mezze misure Juncker, "È una sorta di stagnazione e ciò farà sì che i problemi dell'Italia non possano che crescere. Il governo italiano cerca di prendere provvedimenti che permettano, crede il governo, all'Italia di riprendere a crescere. Voglio crederci ma non ne sono certo. Bisognerà dunque che siano applicati strumenti che permettano all'Italia di riavviarsi". Juncker non usa però le parole del Fondo monetario internazionale (Fmi) secondo cui l'Italia rappresenta un rischio per l'economia globale: "La crescita italiana è in ritardo rispetto all'Europa da 20 anni a questa parte", ma dire che è un rischio è un'esagerazione, malgrado il debito pubblico sia preoccupante".

Non mancano le frecciatine sui migranti: "Noi della Commissione abbiamo aiutato molto l'Italia", rivendica Juncker, "A noi non piace tanto che l'Italia dica: 'quelli parlano e non fanno nulla'. Non è vero! Abbiamo appoggiato l'Italia per almeno un miliardo, di euro, non di lire. La Commissione ha proposto un sistema di riassegnazione dei rifugiati, ma non tutti i Paesi rispettano la norma giuridica sulla cui base gli Stati membri hanno raggiunto un accordo. La nostra solidarietà con l'Italia è totale".

E sulla Tav va in pressing: "L'Europa concede 888 milioni circa di euro per cofinanziare la Tav", ha spiegato, "Desidererei che la costruzione di questa galleria si facesse. È assai importante per ragioni economiche, per ragioni sociali e per ragioni ambientali. Nel 2010 solo l'8,8% delle merci sono state trasportate su ferro. Se questa galleria si costruisse, il 40% delle merci sarebbero trasportate su ferro".
Inevitabile anche un riferimento, seppur indiretto, al sovranismo a poche settimane ormai dal voto. Si parte dall'Ungheria: "me ne frego perdutamente che Orbán conduca una campagna contro di me", ha detto, "Mi preoccupo che vada verso un nazionalismo rivolto contro gli altri, che non ammette sul proprio territorio degli sventurati, perché i rifugiati sono degli sventurati".

Poi ha fatto un discorso più generale: "Credo che si debba descrivere il sovranismo moderno in modo accurato", ha detto, "Vi sono sovranità nazionali che non critico; io amo le nazioni, le storie, i paesaggi, la cultura, la diversità e bisogna rispettare questi fatti nazionali, ma oltre l'identità nazionale bisogna tener presente l'identità europea. L'Europa, domani, cosa sarà? L'Europa è il continente più piccolo, ciò di cui gli europei non si rendono conto perchè ritengono di essere ancora padroni del mondo (e non lo sono mai stati), ma ogni volta che qualcuno ha voluto farsi padrone del mondo ha fallito e quindi bisogna evitare questa visione postcoloniale dell'influenza europea".

Misure a favore della Famiglia, dopo il Congresso di Verona. La Lega risolve con una nuova Maglietta per Salvini, il Bullo, e una commissione parlamentare di inchiesta sul business legato alla famiglia

La Lega prende l'iniziativa dopo il Congresso di Verona su misure che riguardano la famiglia. I capigruppo di Senato e Camera, Massimiliano Romeo e Riccardo Molinari, hanno annunciato che domani depositeranno una proposta di legge.


Il testo prevede di "istituire la Commissione parlamentare di inchiesta sul business delle case famiglia e per velocizzare adozioni nazionali e internazionali. Occorre fare chiarezza da una parte e, dall'altra, velocizzare le adozioni: ci sono migliaia di coppie in fila d'attesa da anni. Solleciteremo inoltre la calendarizzazione della nostra proposta, ferma in Parlamento da tempo, sugli asili nido gratis".

Offerte di lavoro inevase nell' Italia soffocata dalla disoccupazione. ( Rapporto Excelsior 2018)

Secondo il Rapporto Excelsior 2018 almeno un’azienda su 4 sarebbe disposta ad assumere, ma non trova le professionalità adatte. Ma quali sonno i lavori più richiesti in Italia?

Nel 2018, il gap tra domanda e offerta di lavoro ha riguardato più del 26% degli oltre 4,5 milioni di contratti di lavoro che erano pronti a essere firmati: 5 punti in più del 2017. 

Tra i profili più ricercati ci sono operai e tecnici di vari settori, ce ne sono ma spesso si tratta di manodopera non qualificata. Le aziende cercano un elevato livello di qualificazione con almeno un titolo di studio di scuola superiore, che sia di un istituto tecnico, meglio ancora se di un professionale.

Professioni sanitarie
Nei prossimi cinque anni le professioni del settore sanitario saranno sempre più richieste anche in vista del progressivo invecchiamento della popolazione. Il Rapporto parla di un fabbisogno tra le 362mila e le 381mila unità: si cercano medici, infermieri specializzati, fisioterapisti, assistenti sanitari e tecnici di laboratorio medico.

Istruzione e comunicazione
Si cercano esperti in lingue, sia per quanto riguarda l’istruzione, anche privata, che per la traduzione. Ma tutto il settore cultura avrà bisogno di nuove figure sempre più specializzate. Così ecco la richiesta di traduttori, progettisti di corsi di formazione, organizzatori di eventi culturali, esperti in comunicazione e marketing dei beni culturali.

Tecnologia
Per i settori dell’elettronica e dell’informatica, si cercano figure difficili da reperire sul mercato a diversi livelli di specializzazione: ingegneri elettrotecnici, analisti e progettisti di software, elettrotecnici, tecnici elettronici, installatori, manutentori e riparatori di apparecchiature informatiche.

Agenti
Nel settore dei beni e servizi, il 2018 ha visto difficoltà nel reperire agenti assicurativi: il 60% delle richieste non è stato soddisfatto, questo per mancanza di candidati in un caso su 4, ma anche per inadeguatezza di chi si offriva (uno su 3). Stessa cosa per gli agenti immobiliari: coperto un posto su due soprattutto a causa del ridotto numero di candidati.

Settore energetico e green
Il settore energia sarà a caccia di tecnici della produzione di energia elettrica, addetti ai controlli chimici e conduttori di impianti di recupero e riciclaggio dei rifiuti e trattamento e distribuzione acque. Il settore dedicato alla cura dell’ambiente è in grande espansione. Secondo il Rapporto Excelsior, per molte figure come dirigenti e professionisti altamente qualificati sarà necessaria “l’attitudine al risparmio energetico e alla sostenibilità ambientale”.

Artigianato
Un settore in grande espansione quello della pelletteria (anche grazie alle numerose richieste dall’estero) che però fatica a trovare addetti ad hoc: mancano lavoratori di pelli e calzature, artigiani che dovrebbero arrivare dagli istituti professionali ma che le aziende non riescono a reperire.

Informazione, un bene che merita tutela

 La rete "e' una grande opportunita'" per l'informazione, ma "determina rischi" perche' "e' piena di soggetti che non sono tenuti per deontologia alla validazione, alla verifica della fonte, alla responsabilita' che risiede nelle carte deontologiche" della professione giornalistica. Lo ha affermato Carlo Verna, presidente dell'Ordine dei giornalisti, intervenendo al Festival nazionale dell'Economia civile in corso a Firenze "I giornali sono un bene culturale da preservare, e va fatto appello a tutti coloro che vogliono essere nuovi mecenati", ha detto Verna, secondo cui "il fatto che i giornali siano in decrescita non significa che il loro valore, la loro funzione, la loro redditivita' sociale sia diminuita. Anzi, dobbiamo trovare una ricetta per implementare tutto cio', perche' e' evidente che qui siamo di fronte a un falso dilemma tra mediazione e disintermediazione. Si e' sempre detto che il giornalista e' il mediatore tra la fonte e il pubblico: la differenza la fanno la competenza e la responsabilita', e io credo che questi elementi debbano continuare a permanere come elemento distintivo", ha concluso. (ANSA)

Antico Gioco del Letta - Nuova casella

                                                   ANTICO GIOCO DEL LETTA
 Letta, gentiluomo di Sua Santità
 Letta, braccio destro di Silvio Berlusconi
 Letta, presidente del Consiglio dei ministri
 Letta, sponsor di Nastasi e suo testimone di nozze (con Giulia Minoli, di Giovanni e Matilde   Bernabei)
 Letta, amministratore delegato Medusa Cinema
 Letta, consigliere di amministrazione ‘Musica per Roma’
 Letta, consigliere di amministrazione Accademia di Santa Cecilia
 Letta, presidente della Fondazione 'Teatro Vespasiano' di Rieti

 Letta sponsor del vertice (sovrintendente) della  Fondazione 'Teatro Vespasiano' di Rieti
 Letta, presidente onorario ‘Civita’, Associazione per la cultura
 Letta, presidente Premio ‘Maschere  del Teatro italiano’
 Letta, presidente Premio ‘Guido Carli’
 Letta, consigliere Premio Minerva, Roma
 Letta, presidente Premio giornalistico ‘Biagio Agnes’
 Letta,  vice presidente nazionale Croce Rossa Italiana
 Letta, presidente Museo delle Lettere d’amore
 Letta , membro di Bilderberg
 Letta, vice presidente 'Unione industriali' di Roma
 Letta, amministratore ‘Relais Le Jardin spa’, Roma
 Letta, gestore bar (sei) dell’Auditorium, 'Musica per Roma'
 Letta, membro Alta Roma
 Letta, socio Pallacanestro Cantù
 Letta, membro comitato d'onore Oratorio del Gonfalone, Roma
 Letta, consigliere di amministrazione 'Fondazione RomaEuropa'
 Letta sponsor della  ex sovrintendente Teatro di Cagliari Crivellenti
 Letta, mancato presidente della repubblica
 Letta, sponsor di Mastrapasqua, INPS, ed altri 25 incarichi - quasi più di Letta
 Letta, candidato segretario generale del Quirinale
 Letta, vice segretario generale della Camera dei Deputati
 Letta, candidato segretario generale della Camera dei Deputati
 Letta, prefatore e presentatore di libri di ogni genere
 Letta, professore di politica internazionale a Parigi
 Letta, vice presidente Accademia nazionale di Santa Cecilia
 Letta, sponsor di Giancarlo Leone per la direzione generale Rai
 Letta, con Lotti, partorisce il secondo 'Nazareno' che  partorisce il vertice Rai
 Letta, con Lotti, benedice la presidenza Maggioni e assicura la vice direzione generale a Leone
 Letta, presidente Comitato 'G.Andreotti'
 Letta, commissario di Forza Italia ( in assenza di Berlusconi, convalescente)
 Letta, presidente della Fondazione Teatro Eliseo
 Letta, presidente onorario Premio Roma
 Letta,Vice Presidente Accademia Naz. di Santa Cecilia
 Letta, membro Comitato nazionale celebrazioni '150 Rossini'
 Letta, presidente Fondazioni Rossini, Pesaro ( 8-5-2018)
 Letta, presidente Premio " a fianco del coraggio"- Roche ( 28- 10-2018)
 Letta, membro Associazione Italia-Emirati Arabi

Il giocatore scelga  un Letta qualunque e, in coppia con lui, muova guerra di 'riconoscimento' a tutti gli altri; lo faccia con mezzi leciti e non. Vincerà quando li smaschererà uno per uno, dando un nome  e volto a ciascuno, e scoverà i nascondigli degli altri (Letta), rimasti ancora nell'ombra ma attivissimi. Il vincitore avrà diritto a passare una serata con il Letta prescelto, sempre che lo consideri un premio.

Bando pubblico internazionale di adozione. Conte, Salvini e Di Maio sono adottabili, ma da persone che gli insegnano come comportarsi nella vita ( TESTO da IL GIORNALE, di Nico Di Giuseppe)

Nel giorno del duello a distanza sulla famiglia si apre una nuova "faglia" nel governo. È la Lega, con Matteo Salvini, a dare la "scossa" agli alleati del M5s in merito a un tema "a latere" rispetto a quello della famiglia, ovvero le adozioni di minori. Arrivando al congresso delle famiglie di Verona, a chi gli chiede delle critiche del sottosegretario alle Pari opportunità, Vincenzo Spadafora, il vice premier leghista, risponde tranchant: Spadafora "si occupi piuttosto di rendere più veloci le adozioni, ci sono 30.000 famiglie che aspettano". Immediata arriva la correzione del collega vice premier, il pentastellato, Luigi Di Maio: "Salvini legga bene le deleghe, Spadafora non c'entra. Quella sulla adozioni è in capo al ministro Fontana e al presidente del Consiglio".

Non contento, Salvini rincara in conferenza stampa al termine del suo intervento al congresso delle famiglie, tirando in ballo proprio Conte, stavolta. "Su questo tema mi aspetto di più dal presidente del Consiglio, si è fatto carico personalmente del tema adozioni. Sarò il primo a stimolarlo", dice. Il richiamo non suscita entusiasmo nell'inquilino di Palazzo Chigi, che dopo poco fa diffondere una nota ufficiale in cui ricorda che la delega è in capo al ministro leghista della Famiglia Lorenzo Fontana. E che il premier ha mantenuto su di sè le funzioni di presidente della Commissione per le adozioni internazionali. "Spetta quindi a Fontana adoperarsi, come chiesto da Salvini - si puntualizza -, per rendere le adozioni più veloci e dare risposta alle 30.000 famiglie che aspettano". La nota si conclude con una 'strigliatà al ministro dell'Interno: "Rimane confermato che bisogna rimboccarsi le maniche e lavorare nei ministeri tutti i giorni e studiare le cose prima di parlare, altrimenti si fa solo confusione".

La vicenda si chiarisce meglio poco più tardi, quando fonti del ministero della Famiglia rivelano che Fontana avrebbe "da oltre un mese chiesto di formalizzare la remissione della delega relativa alle adozioni internazionali a causa del fatto che il presidente Conte ha autonomamente indicato i componenti della struttura Cai (Commissione Adozioni Internazionali)". "Questo ha comportato un grave problema nell'attuazione della delega, costringendo il Dipartimento Famiglia a chiedere di spostare alla segreteria generale della presidenza i capitoli di bilancio delle adozioni internazionali - si lamenta -. Si sottolinea inoltre che la presidenza della Commissione Adozioni Internazionali è stata fin dall'inizio in capo al presidente del Consiglio, che ha scelto di non delegarla".

sabato 30 marzo 2019

Adesso marito ( Salvini) e moglie (Di Maio) litigano anche davanti ai figli ( in pubblico); ci si mette anche la suocera ( Conte) ( TESTO da HUFFINGTON POST, di Gabriella Cerami)

Come marito e moglie che si prendono un giorno di libertà e poi finiscono inevitabilmente per litigare, Matteo Salvini da Verona e Luigi Di Maio da Roma vivono una giornata di forte frizione, fino allo scontro sulle adozioni, che richiede perfino l'intervento e la ramanzina di Palazzo Chigi. Tra il palco del Congresso mondiale delle Famiglie di Verona, dove il vice premier leghista viene acclamato, quasi osannato, e gli studi di Cinecittà dove i 5 stelle radunano centinaia di giovani fare da contraltare anche valoriale, c'è una distanza abissale. Che dimostra come la tenuta del patto matrimoniale gialloverde sia comunque sempre in discussione, sempre in tensione, sempre in bilico. Ma è una relazione extraconiugale che non viene vista come un tradimento, anche se stavolta non è la Tav, non sono le Autonomie, ma sono i valori di fondo del fare politica di Lega e 5 Stelle, dichiaratamente inconciliabili. E M5S impiega una potenza di fuoco notevole per provare a rispondere alla vasta eco che risuona dalla kermesse di Verona, dove la voce di Salvini arriva potente.

Parlano quasi in contemporanea, Salvini al Congresso di Verona, Di Maio a "Oggi protagonisti" organizzato dal sottosegretario con delega alle Pari opportunità Vincenzo Spadafora. I due vicepremier mettono davanti a tutto i rispettivi elettorati e le proprie esigenze comunicative, parlano linguaggi diversi. Salvini si rivolge agli ultraconservatori, ai cattolici tradizionalisti, la "cattodestra", quelli che Di Maio definisce "fanatici" e "medioevali". Nei giorni scorsi l'aveva definita la destra degli "sfigati", parole su cui torna l'alleato leghista: "Se parlare di papà, mamme e figli significa essere sfigati, sono orgoglioso di essere sfigato". Di Maio, dal canto suo, marca la distanza come non mai da Salvini coccolando un elettorato che va dalla sinistra alla sinistra arcobaleno: "Noi teniamo alla famiglia, ma mentre a Verona si affronta questo tema con odio e discriminazioni e dicendo che una donna deve stare in casa noi qui guardiamo al futuro parlando di politiche per i giovani".


La potenza di fuoco dei 5 stelle non si ferma però solo a Luigi Di Maio e Vincenzo Spadafora, presente già stamattina su diversi quotidiani per segnare un solco sui diritti fra M5S e Lega e lancia la giornata internazionale dei diritti Lgbt per il 17 marzo. C'è un ddl depositato in Senato, a prima firma Maiorino e sottoscritto da 36 senatori, per rivedere l'articolo 604-bis del codice penale e rendere le pene contro l'omofobia molto più aspre: chi istiga o commette atti di discriminazione fondati sempre sull'omofobia o la transfobia verrebbe punito da sei mesi fino a 4 anni di carcere. C'è poi Roberto Fico, da sempre considerato il più movimentista di tutti, che invita tutte le famiglie a un evento alla Camera, dicendo che è sbagliato metterle una contro l'altra, spiegando che "l'evoluzione della famiglia è quanto di più bello ci sia" . C'è il ministro Alfonso Bonafede che difende il "ruolo imprescindibile e fondamentale" della donna e scherza sull'ora legale: "Stanotte mettiamo un'ora avanti l'orologio, loro a Verona lo hanno messo di qualche secolo indietro". Un Movimento 5 stelle che guarda a sinistra proprio nel giorno in cui - in contemporanea anche lui, mentre parlano Di Maio e Salvini - Alessandro Di Battista, considerato da tutti l'anima di sinistra, annuncia di non candidarsi alle elezioni europee e usa parole di distanza dalla politica: "Non voglio candidarmi, voglio scrivere e viaggiare" dice Di Battista. Per il Movimento quello è però un elettorato a cui puntare, da contendere e soffiare al Pd di Nicola Zingaretti.

Lo scontro arriva al culmine sulle adozioni. Quando Matteo Salvini risponde velenoso contro Spadafora, lanciando un sasso che si trasforma presto in boomerang. Invita il sottosegretario M5S a velocizzare le adozioni, ma fa subito una gaffe che Di Maio non gli lascia passare, perché, ricorda, "la delega riguardo le adozioni non è del sottosegretario Spadafora, ma è in capo al premier e al ministro Fontana". Leghista. Deve intervenire Palazzo Chigi per dire che la ragione sta in campo pentastellato. Con una ramanzina: "Bisogna rimboccarsi le maniche e lavorare nei ministeri tutti i giorni e studiare le cose prima di parlare altrimenti si fa solo confusione". Come a voler dire, fate pace e tornate insieme, c'è tanto da fare.

Congresso delle Famiglie: "L'aborto è un omicidio e la legge 194 non aiuta".Emergono con chiarezza gli obiettivi reali del congresso di Verona. E poi c'è la tenerezza ben nota di Salvini che vuole aiutare mamme e papà, bimbi e nonni. Un ministro così tutti lo vorrebbero nel mondo. Maria Giovanna Maglie difende la libertà di espressione. Grazie, Maria Giovanna!

A Verona parte la tredicesima edizione del Congresso delle famiglie e la legge 194 finisce subito nel mirino, con Massimo Gandolfini, leader del Family day che afferma: «L’aborto è un omicidio, la legge 194 non aiuta». Dichiarazioni che innescano subito reazioni politiche: «Io mi sento di poter dire, come rappresentante del governo, che quello di cui si discuterà lì a Verona ndr non sarà mai nell’agenda di questo governo», afferma Vincenzo Spadafora, parlamentare del M5S e sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega alle Pari Opportunità ed ai Giovani. 

Al meeting di Verona, che riunisce i sostenitori ad associazioni integraliste e conservatrici di tutto il mondo, i temi chiave sono la contrarietà all’aborto ed alle unioni tra persone dello stesso sesso, con forte sostegno alla famiglia tradizionale. A Verona arriverà anche il leader della Lega Salvini, oltre all’altro leghista, il ministro della Famiglia Lorenzo Fontana, che ha patrocinato l’iniziativa.

C’è molta tensione sul congresso mondiale delle famiglie di Verona? «Costruita ad arte, sul nulla, dalla sinistra. Io andrò (sabato, ndr) a ribadire la libertà di scelta di tutti e per tutti, uomini e donne, le conquiste sociali non si toccano», dice il ministro dell’Interno e vicepremier, Matteo Salvini. E poi: «Non si discute di revisione del divorzio, dell’aborto, della libertà di scelta di uomini e donne. Si ragiona su come aiutare le famiglie italiane, mamme e papà coi bimbi e i nonni», ha aggiunto. 

Il premier Giuseppe Conte spiega invece: «Non andrò al Congresso, prima di tutto perché non sono stato invitato ma, lo dico anche da professore, non ci deve spaventare il fatto che circolino delle idee. Aspettiamo di vedere che idee circoleranno e poi faremo le nostre valutazioni», spiega il capo del governo, che ha negato all’evento la concessione del patrocinio di Palazzo Chigi.
Critico, rispetto a Verona, anche il presidente della Camera Roberto Fico esprime invece la sua vicinanza alla «famiglie arcobaleno»: «La famiglia significa volersi bene, al di là del sesso, al di là degli orientamenti sessuali — spiega Fico — La famiglia significa curare e voler bene ai propri figli e bambini che vengono adottati. L’evoluzione della famiglia secondo me è quanto di più bello ci sia, perché significa che il nostro mondo è in movimento».

Il Congresso, viene aperto da un coro che intona «Mamma», canzone di Beniamino Gigli poi intonata anche dai più grandi tenori. E non manca il Nabucco. Sul palco, tra i primi interventi, anche la giornalista Maria Giovanna Maglie, che ha sottolineato «clima da caccia alle streghe contro il Congresso delle famiglie, instillato dal partito unico dei media». 
«Io non sono uno di voi. — spiega a sorpresa, sempre dal palco, il giornalista radiofonico Giuseppe Cruciani — Ma non trovo giusto quello che è stato messo in atto da coloro che vorrebbero spegnere questo microfono: una vera campagna di criminalizzazione. Quindi sono qui. Ovunque vieteranno di esprimere il vostro pensiero, io sarò uno di voi». 

«Al vicepremier Matteo Salvini chiederemo di vietare la pratica abominevole dell’utero in affitto perché oggi ci sono tribunali che continuano a concedere e a permettere questa pratica», afferma Jacopo Coghe, presidente di Generazione famiglia.

Il senatore leghista Simone Pillon, promotore della proposta di legge (assai criticata dall’opposizione), spiega che sull’aborto «c’è una legge nazionale che va applicata, e spero che venga applicata completamente, soprattutto nella prima parte». E poi: «A me interessa — aggiunge Pillon — che venga applicata tutta la legge 194, che parla di tutela della donna e della gravidanza soprattutto nella prima parte. Credo che si debba applicare anche quella». 

Il segretario del Pd Nicola Zingaretti contesta il meeting di Verona: «La famiglia non è gerarchie, non è oppressione di nessuno. Quindi, mi sembra che al congresso si utilizzi la parola famiglia in realtà per riportare indietro le lancette dell’orologio».

venerdì 29 marzo 2019

Salvini e DI Maio d'amore e d'accordo anche sulle armi: il primo le vuole, il secondo assolutamente no

 Di Maio mette subito un paletto all'ipotesi di rendere più facile il porto d'armi dopo la proposta di una settantina di deputati della Lega di aumentare il discrimine tra le armi comuni da sparo e quelle per le quali non serve il porto d'armi.

«Mettiamo un attimo i puntini sulle i: io un Paese con la libera circolazione delle armi non lo voglio. Non lo vuole il MoVimento 5 Stelle e sono sicuro non lo vogliano nemmeno gli italiani», scrive su Facebook Luigi Di Maio. «Se mai un giorno avrò la fortuna di avere un figlio, voglio che vada a scuola sereno e tranquillo, che da adolescente passi il tempo a studiare e a viversi la vita, non che trovi il modo di comprarsi facilmente una pistola. Abbiamo fin troppi problemi da risolvere in questo Paese, non aggiungiamone altri», prosegue il vice premier.

  
«Pensiamo alle imprese e a creare nuovi posti di lavoro, piuttosto. L'Italia ha bisogno di questo, di più opportunità per i giovani, di più facilitazioni per chi vuole fare figli, di più sostegno alle famiglie, non di più armi -spiega Di Maio-. C'è una proposta di legge firmata da 70 deputati in Parlamento che punta a facilitare l'acquisto di armi per la difesa personale. Nessun eletto del MoVimento la voterà. Nessuno! Anche perché più sicurezza non vuol dire certo più armi in strada, al contrario. Andiamo avanti col contratto di governo, rispettando la volontà dei cittadini».

Da parte della Lega fanno sapere che proposta di legge per facilitare l'acquisto delle armi per difesa personale «non è una priorità della Lega, è una proposta di iniziativa parlamentare come ce ne sono tante». È quanto sottolineano all'ANSA fonti leghiste osservando, tra l'altro, come la presentazione della proposta sia anche cronologicamente slegata dall'ok alla legittima difesa, risalendo all'ottobre 2018. «Il nostro obiettivo lo abbiamo raggiunto ieri con il via libera alla legittima difesa», rimarcano lo stesse fonti.

Le versioni di Chailly che vive nel mondo della luna

In questi giorni si legge della Sala sui giornali più che in qualunque altra occasione, comprese quelle dichiaratamente musicali ed artistiche.
 E la ragione è, come a tutti noto, la richiesta di ingresso dei Sauditi nel CdA della Scala, a suon di milioni (una quindicina in cinque anni, tre per ogni anno), alla quale si è opposto più di tutti il governatore lombardo, solo perchè non gli è stato chiesto l'assenso preventivo ( ma il suo rappresentante in Scala, Daverio, sapeva tutto e se non l'ha informato in tempo, male ha fatto). Di questo abbiamo scritto già infinite volte, ed anche nel post immediatamente precedente.

Nuovamente la Scala in primo piano, perchè - lo abbiamo scritto qualche minuto fa - sempre Fontana mette il bastone fra le ruote dell'Accademia della Scala, invitata a fondare, dietro pagamento, un analogo istituto a Riad.

L'occasione ha fatto scrivere anche della futura dirigenza della Scala, con Pereira che, l'anno prossimo, a febbraio, è in scadenza.
 Si sono fatti dei nomi, e accanto a quello del sovrintendente, anche del possibile successore di Chailly, come direttore musicale, il cui contratto a Milano scade invece due anni dopo, che è poi quanto ancora vorrebbe restare a Milano Pereira, anche dopo la fine del suo mandato. 

 In tutto questo parlare e straparlare, con Pereria sempre loquace, perfino a suo danno, ha colpito il silenzio di Chailly, quasi che tutto questo discorso non lo riguardi. Anzi, è certo che non lo riguardi, come ha dichiarato l'altro ieri: "non è il mio mondo". Quale di grazia, maestro, sarebbe il suo mondo? Lui vivrebbe sulla luna, dove si dedica all'amata archeologia musicale. Cioè?

Chailly, da quando è arrivato alla Scala, dopo aver girato mezza Europa, s'è prefisso di sanare il vuoto che Lissner e Barenboim  avevano creato con l'ostracismo musicale nei riguardi di Puccini e, in parte, anche di Verdi. E bene ha fatto e  fa bene a continuare.
 Però non è possibile che ogni volta che presenta un titolo degli amati compositori italiani,  debba preferire o cercare non la versione ufficiale, ma  la prima o la seconda rese pubbliche e poi abiurate, o modificate.
 Per Chailly insomma, qualunque titolo si ascolti in Scala, non è interessante proporlo nella versione a tutti nota: troppo 'banale' (?), lui preferisce sempre una diversa versione. C'è sempre qualche ragione: potrebbe darsi che l'ordito sinfonico sia, secondo Chailly, più fitto di quella comunemente accettata ecc...

 E, difatti, la ragione della recentissima intervista del Corriere ( a firma Giuseppina Manin) riguardava Manon di Puccini, in cartellone da domenica 31, ma nella versione del 1893, dove 'più forti sono i tormenti della protagonista' - asserisce il direttore che per questo la preferisce - più tardi ammorbiditi da Puccini. Perchè?
 L'interrogativo si impone per ogni  nuova produzione verdiana o pucciniana diretta da Chailly che, evidentemente, non si domanda mai le ragioni dei cambiamenti  di grande o poco conto, che nel tempo, il compositore, ha introdotto  nelle varie versioni sino all'ultima conosciuta ed avallata, dopo infiniti ripensamenti.

 Si sa che ogni titolo del melodramma vive e muta attraverso le rappresentazioni, per ragioni nobili o di opportunità, e che quindi sempre all'interprete si chiede di scegliere. Però non è che un'opera, soprattutto nota, diventa più appetibile per l'aggiunta od il taglio di qualche battuta, per lo snellimento o l'intensificazione strumentale o armonica di qualche passaggio. E non serve dire che  si scoprirà una nuova diversa  Manon; la versione scelta da Chailly è quella che l'autore nel corso della sua vita ha modificato e, di conseguenza,  è stata poi abbandonata nella pratica esecutiva;  e perciò quella versione oggi interessa più gli studiosi o gli 'archeologi' di cose musicali, quale Chailly  mena vanto di essere, nella totale indifferenza generale.  

L'accademia musicale e coreutica da costruire a Riad con la consulenza e supervisione dell'Accademia della Scala

 I corsi partiranno il prossimo settembre, la sede individuata è già pronta e le discipline da insegnare definite. E così dovrebbe essere avviata la nuova Accademia musicale & coreutica che rappresenta l'altro corno dell'accordo Scala-Arabia Saudita, che prevedeva anche un corposo finanziamento alla Scala ( Teatro, l'Accademia è altra cosa, benchè abbia lo stesso nome; è una fondazione a parte con attività dedicate e diverso consiglio di amministrazione) che poteva anche essere preteso ancora più corposo da chi eventualmente non lo riteneva tale, in cambio di un posto - la pietra dello scandalo - nel CdA scaligero. Scandalo, almeno per Fontana - non quello di Falstaff, 'gentiluomo ricco e generoso' - ma per l'irato ed irascibile presidente della Regione Lombardia, figlio naturale di quel sovranismo di cui Salvini, suo mentore, è profeta italiano.

 Si sa che è andata a finire in un nulla di fatto, perchè Fontana si è sentito scavalcato da Sala e Pereira - mamma mia che offesa e lesa maestà!- nonostante che il suo rappresentante in CdA Scala, Philippe Daverio avesse fatto, per colpa di Fontana,  la figura di chi non può pensare con la propria testa (prima aveva detto: magari ci fossero tanti arabi che portano soldi alla Scala, e poi, dopo che Fontana lo aveva richiamato per non avergli riferito quanto si stava decidendo in Scala- ma può esser credibile?- s'è rimangiato tutto).

Adesso sembra  possa vacillare anche il progetto Riad ( Conservatorio e Accademia di Danza)  ancora per colpa sua, di Fontana, il più acculturato governatore del mondo leghista,  che si sente di nuovo scavalcato, anzi preso sotto gamba da chi governa l'Accademia della Scala, dove, ancora, lui ha un rappresentante, cui preme  più dimostrare che pensa con la sua testa, per far dimenticare l'incidente con Daverio, nell'altro CdA,  piuttosto che assumere una decisione ponderata sul progetto.

Noi che eravamo stati contrari fin dall'inizio al progetto della nascita di una Accademia della Scala a Riad - i cui pericoli non vogliamo ora ripetere - non vediamo ostacoli e pericoli al progetto di  sovrintendere alla nascita di una scuola di musica e danza nella Capitale del paese arabo, purchè non porti il nome della Scala. La differenza non è da poco. E del resto la Scala ha già fornito la sua preziosa consulenza - intendiamo l'Accademia della Scala - per la nascita di analoghi istituti di alta formazione, come dovrebbe sorgere a Riad, ad altri paesi.

 Adesso tutto dipende da Fontana che, ripetiamo, non è quello di Falstaff - altrimenti !- ma il potente presidente della Regione Lombardia,  con il pallino della cultura, maggiore perfino di quello che aveva il Celeste ed anche il suo immediato predecessore, Maroni.
 Far sorgere una scuola in un qualunque paese, anche il più antidemocratico, forse può servire a renderlo un pò meno antidemocratico;  e comunque più utile di qualunque altra azione in tal senso, perchè può fornire ai giovani gli strumenti - anche musicali- per cambiare le coese, in futuro. Ma le basi occorre metterle da subito.
Non dimentichiamo, infine, che gli 'Accademici scaligeri' non va a fare i 'missionari' in Arabia Saudita, perchè insegnanti e la stessa istituzione 'Accademia' saranno compensati a suon di petrodollari. 

Giornata mondiale per la libertà di stampa: 2 maggio. In Italia a Trento


Giornata mondiale della libertà di stampa, il 2 maggio iniziativa a Trento


Alla manifestazione, promossa da Fnsi, Sindacato giornalisti del Trentino Alto Adige, Sindacato giornalisti Veneto, Assostampa Friuli Venezia Giulia, Articolo 21 e OBCT, parteciperanno, fra gli altri, la ricercatrice turca Fazila Mat e la giornalista siriana Asmae Dachan. Appuntamento alle 11 a Palazzo Geremia.

Palazzo Geremia a Trento (Foto: it.wikipedia.org)
Alla vigilia della Giornata mondiale della libertà di stampa che si celebra il 3 maggio, si svolgerà a Trento la prima di due manifestazioni nazionali. A promuovere l'iniziativa sono il Sindacato giornalisti del Trentino Alto Adige, il Sindacato giornalisti Veneto, l'Associazione della Stampa del Friuli Venezia Giulia, la Federazione nazionale della Stampa italiana, l'associazione Articolo 21, Obct – Osservatorio Balcani e Caucaso Transeuropa.

L'appuntamento è per giovedì 2 maggio, alle 11, nel salone di rappresentanza del Comune a Palazzo Geremia (in via Rodolfo Belenzani, 20).

Interverranno: il presidente della Fnsi, Giuseppe Giulietti; il presidente di Articolo 21 Paolo Borrometi (uno dei 21 giornalisti italiani sotto scorta); la segretaria del Sindacato giornalisti Veneto, Monica Andolfatto (minacciata dalla camorra); il presidente dell'Associazione della Stampa del Fvg, Carlo Muscatello; la ricercatrice turca di Obct Fazila Mat e la giornalista siriana Asmae Dachan, che porteranno le loro testimonianze sui due Paesi. Coordinerà i lavori il segretario del Sindacato giornalisti del Trentino Alto Adige, Rocco Cerone.

Alla giornata sono stati invitati il sindaco di Trento, Alessandro Andreatta e il presidente della Provincia autonoma di Trento, Maurizio Fugatti.

Prologo della manifestazione alle 10, nella sala stampa di Palazzo Geremia, dove il presidente Giulietti incontrerà i colleghi dei periodici diocesani della regione, degli altri organi di informazione e della consulta sindacale.
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giovedì 28 marzo 2019

L'Europa che non sa cantare all'unisono perfino sul Venezuela

Il voto sul Venezuela divide come non mai iI Parlamento Europeo. L'Eurocamera ha approvato una risoluzione con 310 voti, quelli dei conservatori e dei liberali. Per la prima volta il gruppo dei socialisti e democratici si è astenuto. Il Gruppo della Sinistra unitaria europea ha votato contro. 

"Questo voto è differente, per la prima volta c'è stata una divisione netta, il Gruppo socialista si è astenuto e ci sono stati molti voti contrari, oltre un centinaio. I Popolari, i Conservatori, e i Liberali continuano a mantenere una posizione che non è quella che l'Europa dovrebbe tenere, seguendo piuttosto quasi all'unisono la posizione estrema di Donald Trump" ha affermato l'eurodeputato della Sinistra unitaria Javier Couso a Euronews. 

La nuova risoluzione ribadisce il riconoscimento a Juan Guaidó come Presidente ad interim del Venezuela e condanna la repressione contro politici e giornalisti. Gli eurodeputati chiedono sanzioni più severe contro Nicolás Maduro . I parlamentari europei della Lega, Forza Italia e Fratelli d'Italia hanno votato a favore del testo, mentre il Movimento Cinque Stelle ha espresso la sua contrarietà. Il Partito Democratico, tranne un voto contrario, si è astenuto. 

In un tweet il Presidente dell'Europarlamento, Antonio Tajani, ha dichiarato che il Parlamento non abbandonerà il Venezuela invitando la popolazione venezuelana a continuare a lottare per la libertà. L'eurodeputato conservatore Esteban González Pons in un tweet ha criticato la sinistra e i socialisti spagnoli per il mancato supporto. Il voto ha avuto luogo poche ore prima che il Gruppo di Contatto si riunisse a Quito per concedere ancora possibilità alle vie diplomatiche. 

Grillo, ridendo dice il vero, almeno su Di Maio e Salvini , e perfino suToninelli (da LA REPUBBLICA, di Eleonora Capelli)

.Beppe Grillo è arrivato ieri al teatro di San Marino pronto alle contestazioni, tanto che ha distribuito al pubblico arance da tirare e ha fatto scendere sul palco una rete di protezione. Ha attaccato il ministro dell’interno Matteo Salvini definendolo “un bluff”, ma anche Luigi Di Maio è stato apostrofato come “una garanzia, ancora senza avviso” e Danilo Toninelli come una persona con “una leggera sindrome di Asperger”.

“Se qualcosa non vi va bene del governo, potete prendervela con me che sono qui, se vi sentite traditi – ha detto al termine dello spettacolo “Insomnia” – noi siamo contrari all’obbligo vaccinale, ma c’è una legge ferma in parlamento. Abbiamo la Giulia Grillo che fa quello che può”. In realtà il pubblico è stato più freddo che rumoroso e lo nota lo stesso comico. “Qui in mezzo ci sono delle poltrone vuote – dice guardando la platea – io una volta riempivo il palazzetto di Rimini”.
Grillo non ha nessun tabù: parla di Danilo Toninelli come di una persona “con una leggera sindrome di Asperger” e quando dalla platea si lamentano aggiunge: “Ma un po’ l’abbiamo tutti”. Dice che suo padre ha fatto la guerra e non ne ha mai voluto parlare, “altro che giorno della memoria, mi ha insegnato che certe cose vanno dimenticate”. Soprattutto non risparmia frecciatine a Salvini e ironizza sulla concessione della cittadinanza a Rami, il bambino di Crema che ha messo in salvo i suoi compagni.

“Questi ragazzi delle medie, quello dice che è figlio suo e ci vogliamo dare la cittadinanza – dice ironicamente – ma io il primo gendarme che ho visto stasera, pensavo fosse Salvini travestito. Io non riesco a capire, Salvini è una specie di mago di Oz, ma lo sapete tutti come finisce il mago di Oz, si scopre che è un bluff. Lo scoprono i personaggi durante il percorso”. Salvini è uno dei bersagli principali di uno show “senza rete”. “Salvini l’ho incontrato una volta sola in aeroporto, forse l’unica volta che è andato al Parlamento Europeo, era al telefono con sua mamma e me l’ha passata. Come fa a essere un figlio di puttana uno che ti passa sua madre al telefono? Io ho chiesto alla signora perché non ha preso la pillola e lui non ha capto la battuta”.

Ma Grillo non risparmia neanche i Cinque Stelle: “Luigi Di Maio è una garanzia senza ancora l’avviso -ha detto - l’ho conosciuto nel paesino dove abitava, mi ha presentato suo papà che voleva vendermi due carriole in nero, ma adesso non so con chi prendermela, non so che tipo di satira devo fare. 

Posso fare satira su Toninelli? Gli direi solo: evita per favore di dire che tua moglie si è comprata un diesel. È ingenuo, una persona straordinaria, solo ha una leggera sindrome di Asperger”. La sinistra per Grillo è sempre “morta, senza il senso dell’umorismo”, i giornali restano oggetti da evitare (“godo la mattina a non leggerli, è come non avere un cane peloso in casa quando piove”) e soprattutto il reddito di cittadinanza è giusto.....(....)

Salvini insulta i migranti chiamandoli crocieristi. Il ministro va processato, ma prima curato, perchè gravemente malato

La vicenda - secondo quanto è stato possibile ricostruire -inizia con un intervento di salvataggio coordinato dalla Guardia costiera libica (che nella notte ha soccorso e riportato a terra altri 117 migranti) a beneficio di un'imbarcazione con un centinaio di persone a bordo. Impossibilitato a intervenire con una delle sue motovedette, il Centro di coordinamento libico ha contattato il mercantile El Hiblu 1 - battente bandiere delle isole Palau e partito dalla Turchia - che si trovava in zona. La nave ha effettuato il soccorso e si è diretta verso Tripoli, come indicato dalla locale Guardia costiera, per scaricare i naufraghi. Ma, arrivati a circa 6 miglia dal porto della capitale libica, il mercantile ha invertito la rotta dirigendosi verso nord. Cosa è successo a bordo? I media maltesi parlano di un ultimo messaggio inviato dal capitano che diceva che la nave era "in mano ai pirati". E' accaduto anche in passato che migranti soccorsi in mare si siano opposti al ritorno in Libia, i cui centri di detenzione sono spesso luoghi di abusi e torture, secondo rapporti di agenzie internazionali. Ma sarebbe la prima volta che i migranti riescono a prendere il controllo di una nave, specie di queste dimensioni.

 "Poveri naufraghi che dirottano il mercantile che li ha salvati perchè vogliono decidere la rotta della crociera", ha tuonato Salvini che, nel corso di una diretta Facebook ha mostrato sulla cartina il punto in cui si trova la nave "a mezzavia tra Italia e Malta. Io dico ai pirati: 'l'Italia scordatevela'. Questa è la dimostrazione più evidente che non si tratta di un'operazione di soccorso ma un traffico criminale di esseri umani che arriva addirittura a dirottare un'imbarcazione privata. E' un atto di delinquenza, di criminalità organizzata. Le acque italiane sono precluse ai criminali". A Malta, intanto, sono state allertate le forze armate, secondo quanto riportano media locali. Un portavoce militare ha definito il mercantile "nave pirata".

Una fonte governativa ha riferito che a bordo ci sono 77 uomini e 31 donne. L'ong Mediterranea saving humans chiede che alla El Hiblu 1 sia "immediatamente assegnato un porto sicuro in un paese europeo dove alle persone salvate siano garantiti i diritti umani fondamentali. I governi che si oppongono a questo salvataggio e pretendono che la nave consegni i naufraghi in un porto libico, compiono un reato oltre che un atto disumano. Facciamo appello alle istituzioni europee perché non voltino la testa da un'altra parte e aiutino le persone in fuga dai campi di concentramento libici".

Reddito di cittadinanza: impatto zero sul PIL, secondo il Centro studi di Confindustria ( da IL GIORNALE, di Angelo Scarano)

ll Centro studi di Confindustria vede l'economia italiana sostanzialmente in stagnazione nel 2019 e in esiguo miglioramento nel 2020. Rispetto alle previsioni formulate ad ottobre 2018, la crescita per quest'anno è rivista nettamente al ribasso: tre quarti da minore domanda interna, un quarto da quella estera. Nel 2019 la domanda interna risulterà praticamente ferma e una recessione potrà essere evitata solo grazie all'espansione, non brillante, della domanda estera. A meno che - secondo il Csc - non si realizzi l'auspicato cambio di passo nella politica economica nazionale. Il dato del Pil per la media 2019, statisticamente, risente anche della chiusura negativa del 2018. Lo scorso anno, infatti, è stato diviso nettamente in due. Nella prima parte, l'economia italiana ha continuato a crescere, sebbene a ritmi molto ridotti.

Nella seconda metà, invece, tutti gli indicatori hanno virato in negativo e il Pil ne ha risentito, registrando un lieve arretramento. Due elementi sfavorevoli, che si sono determinati dalla metà del 2018, hanno contribuito in misura marcata al deterioramento dello scenario.Il 2019 li eredita entrambi e, quindi, continueranno a penalizzare l'attività economica nell'orizzonte previsivo: il rialzo di circa un punto percentuale dei rendimenti sovrani rispetto ai minimi dei primi mesi del 2018, che si sta rivelando persistente; ciò a riflesso dell'aumento del premio al rischio che gli investitori chiedono per detenere titoli pubblici italiani; il progressivo crollo della fiducia delle imprese, specie nel manifatturiero, a riflesso del clima di forte incertezza nell'economia; a questo si è sommato, più di recente, un deterioramento anche del sentiment delle famiglie italiane. La fiducia degli operatori economici è un elemento cruciale dello scenario: se manca, ne risentono le decisioni di spesa di famiglie e imprese. Inoltre, con una fiducia bassa rischia di incepparsi la trasmissione all'economia delle misure di policy espansive. Nello scenario CSC, il 2019 e il 2020 saranno per l'economia italiana due anni con forti differenze nell'andamento delle principali componenti del Pil.

Inoltre, per il Centro studi di Confindustria il reddito di cittadinanza voluto dai grillini non avrà effetti sul Pil, perché, come scrive Il Sole 24 Ore, "il contributo stimato sui consumi è di fatto annullato dal calo di fiducia determinato dal suo finanziamento in deficit. Il Reddito darebbe un contributo a valere sui consumi di 0,8 punti cumulati in tre anni, concentrato sul primo, ma il rialzo dei tassi sovrani e il calo di fiducia determinati dal loro finanziamento in deficit hanno un impatto negativo sulla crescita. Quindi i due effetti si compensano determinando un impatto 'zero'. Stesso ragionamento per quota 100 per cui viene stimato un contributo potenziale di 0,6 punti in tre anni".

Cooperative e Piccoli editori a CRIMI: prima la riforma dell'editoria poi le novità sui finanziamenti

Prima la riforma dell’editoria, poi i tagli. A chiederlo Alleanza cooperative italiane (Aci) Comunicazione, File (Federazione italiana editori indipendenti) e Fisc (Federazione italiana dei settimanali cattolici) che sposano la proposta avanzata da Fnsi, Ordine dei Giornalisti e Uspi di “attivare una moratoria immediata del taglio del fondo per il pluralismo, in attesa che il percorso di rivisitazione normativa avviato dal sottosegretario per l’editoria Vito Crimi giunga a compimento”.

(Foto LaPresse/Davide Gandossi x Tiziano Manzoni)
“A Crimi ricordiamo che i lavoratori delle nostre imprese non bivaccano, ma soffrono per la crisi del settore ormai da anni”, scrivono in una nota le cooperative di giornalisti che ritengono “apprezzabili nel dibattito le valutazioni dell’Upa, Unione Pubblicitari Associati, sulla necessità di garantire prodotti editoriali di qualità, in particolare di fronte ai numeri che le fake news producono sul web, e sul ruolo degli inserzionisti nella tutela del pluralismo”.
“Pur giudicando positivamente alcune proposte provenute dalla discussione, non possiamo però che confermare le critiche sul metodo adottato dal sottosegretario Crimi per mettere mano a uno dei settori chiave per lo svolgimento della vita democratica” prosegue la nota. “Ringraziamo il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte per averlo ricordato e per avere rammentato al sottosegretario Crimi che in queste occasioni occorre il massimo coinvolgimento di tutti gli attori coinvolti. Ci mettiamo a disposizione per quando sarà possibile esporre le nostre idee sul settore”.

Solidarietà per i giornalisti del IL GIORNALE, quotidiano per il quale anche noi abbiamo lavorato per un decennio circa

“La Società europea edizioni ha fatto recapitare ai 16 giornalisti della redazione romana le prime lettere di trasferimento. Nella maggior parte dei casi, madri e padri ai quali sono stati dati 40 giorni per spostarsi a Milano”. È quanto si legge in una nota del Cdr del Giornale. “Se il piano scellerato dell’editore sarà realizzato – continua la nota – potranno vedere i propri figli al massimo una volta ogni due settimane. Le lettere sono state spedite tre giorni dopo l’annuncio della chiusura della storica redazione romana“.
Le lettere, prosegue la nota del Cdr, “sono state spedite prima dell’avvio del tavolo di confronto e senza che i vertici editoriali o amministrativi dell’azienda si siano recati nella redazione di Roma per spiegare le ragioni di una decisione così traumatica. E, spiace dirlo, la scelta dei vertici aziendali di non farsi vedere a Roma rappresenta l’unico fatto comprensibile della vicenda: non dev’essere facile motivare davanti ai diretti interessati una determinazione così penalizzante e così incongrua rispetto alla volontà dichiarata da tutti di superare la crisi che investe il Giornale. Si tratta di una grave mancanza di rispetto, se non di una vera e propria provocazione, verso tutti i dipendenti e verso il Comitato di redazione, che era ed è disponibile a discutere un piano di riduzione del costo del lavoro. Si tratta di un modus operandi del quale appare opportuno informare anche i lettori del Giornale”.
Il Cdr, conclude la nota, “esprime profonda preoccupazione per le conseguenze della chiusura della redazione romana, fondamentale nel fornire contenuti per un quotidiano politico e, negli ultimi anni, fondamentale anche nella fattura delle pagine. Il Cdr esprime profonda preoccupazione anche per la perdita di credibilità che sta già scontando il Giornale a causa di questa escalation, percepita all’esterno come la fine di una storia editoriale unica nel panorama italiano. Il Cdr conferma con ancora maggiore forza il suo no alla chiusura della redazione romana e annuncia che saranno percorse tutte le strade per evitarla. Invita gli azionisti, non solo nell’interesse dei dipendenti ma per la sopravvivenza stessa del primo quotidiano dei moderati e liberali italiani, a tornare al tavolo per un vero confronto”.

mercoledì 27 marzo 2019

Salvini corregge Di Maio: mi sono convinto da solo, non ho bisogno di consigli, ho studiato il caso e poi autonomamente ho deciso. Salvini Pinocchio oltre che Bullo

Io accolgo i consigli di tutti, i suggerimenti di tutti, sono rispettoso e ascolto per natura, ma in questo caso mi sono convinto da solo. Mi sono preso del tempo per studiare, studio carte e leggi e poi dico sì o no a ragion veduta. Secondo la mia coscienza e le leggi vigenti". Lo ha sottolineato il ministro dell'Interno Matteo Salvini, replicando a Di Maio che aveva detto di aver convinto il titolare del Viminale a concedere la cittadinanza a Rami, il bambino protagonista della vicenda dello scuolabus dirottato a Milano.

SeaWatch: si profila un nuovo 'caso Diciotti'. Si è capito che quella risoluzione fu un imbroglio. Adesso salveranno di nuovo Salvini?

Nella vicenda della nave SeaWatch, che ha dovuto attendere 12 giorni davanti al porto di Siracusa prima di avere l’ok allo sbarco a Catania il 31 gennaio scorso, ci sono elementi per contestare il reato di sequestro di persona. È quanto sostengono i magistrati della Procura di Roma che hanno inviato il fascicolo, al momento contro ignoti, ai colleghi di Siracusa che ora dovranno valutare se esistono profili di competenza del tribunale dei ministri di Catania. La vicenda segue la falsariga di quella della nave Diciotti: in quella circostanza al ministro Salvini e a due prefetti fu contestato il sequestro di persona da parte dei magistrati. Ma il Senato ha poi «salvato»il vicepremier leghista negando l’autorizzazione a procedere.

Il salvataggio di Natale 
La Sea Watch aveva salvato nel Mediterraneo 47 migranti su un gommone in avaria due giorni prima di Natale e solo dopo un lungo peregrinare e dopo ripetuti rifiuti da parte del Viminale aveva potuto attraccare a Siracusa. A differenza di quanto accaduto in altre occasioni anche il pm di Catania Zuccaro - in altre circostanze molto duro nei confronti dell’operato delle Ong, aveva stabilito che da parte dei volontari non c’era stato alcun reato. «La situazione di “distress”´ - scriveva Zuccaro - giustificava il soccorso da parte di Sea Watch 3» che «era dovuta, oltre che alla palese inidoneità tecnica del gommone ad affrontare la traversata, alla circostanza, confermata dai migranti escussi, circa il progressivo sgonfiamento dei tubolari del gommone, da cui tutti sentivano fuoriuscire dell’aria, sgonfiamento che avrebbe inesorabilmente portato all’affondamento del natante». 

L’esposto a Roma  
L’inchiesta della procura di Roma è nata in seguito a un esposto presentato lo scorso primo febbraio in cui veniva ipotizzato il reato di omissioni di atti di ufficio. La Procura, quindi, ha delegato la Guardia Costiera per alcuni accertamenti dai quali è’ risultato che la vicenda della Sea Watch è pressochè identica a quella della nave Diciotti, in cui il reato piu’ grave e’ quello di sequestro di persona, con il procedimento incardinato dove questa limitazione sarebbe avvenuta. .

Richieste per 'Quota 100' meno numerose del temuto.Una manna per il governo che non ha soldi. Ma, non sarà che il provvedimento di pensione anticipata interessa più a Salvini- PER FINI ELETTORALI- e assai meno agli aspiranti pensionati?

Le domande per accedere a Quota 100 hanno superato le 100mila unità. 
Per la precisione, 101.538. Ma la corsa furiosa al pensionamento anticipato (62 anni di età anagrafica e 32 anni di contributi versati) si è interrotta rispetto alle scorse settimane. E la circostanza fa tirare un sospiro di sollievo al ministero del Lavoro: vuoi perché le risorse destinate non sono infinite (4,9 miliardi di euro per il 2019) vuoi perché l'istituto previdenziale - con gli uffici oberati di pratiche anche per il reddito di cittadinanza - ha in organico almeno seimila dipendenti in meno rispetto a quelle necessari.

E se la pensione anticipata interessasse assai meno agli aventi diritto secondo la legge di Slavini? Il vice premier se lo sta chiedendo?

Tralasciando i lavori usuranti per i quali la possibilità di uscire prima dal lavoro era già prevista, la pensione fa gola a pochissimi, perchè rappresenta un vero  e proprio trauma per un lavoratore nel pieno delle sue capacità ed al massimo dell'esperienza, costretto dall'oggi al domani a non avere più nulla - o quasi - da fare.

E questo rappresenta un trauma maggiore di quello che per molti lavoratori è restare al lavoro fino all'età previsto dalla Legge Fornero.

 Salvini a questo non pensa - non  pensa mai- lui vuol 'portare  a casa il risultato' - secondo il suo stesso  lingaggio - e il prima possibile. Comunque prima che venga smascherato dagli elettori e mandato a casa. Come, comunque, avverrà se non proprio domai,  certamente dopodomani.

I due vicepremier, Di Maio e Salvini, fanno disastri in coppia, e, sempre in coppia, si fidanzano. Con la medesima tempistica. Se l'ha avuta da poco Di Maio, la voglio subito anch'io, la fidanzata - ha detto Salvini. E a noi? CHISSENEFREGA!

Da giorni si moltiplicavano le indiscrezioni. Ora la nuova storia di Matteo Salvini, dopo la burrascosa e ipermediatica chiusura con Elisa Isoardi, è ufficiale. Lei è Francesca Verdini, 26 anni, nata a Firenze, figlia di Denis, l'ex parlamentare di Forza Italia, poi fondatore di Ala, protagonista delle vicende politiche ma anche giudiziarie della seconda Repubblica.

I due sono comparsi insieme alla prima di "Dumbo", il nuovo film di Tim Burton remake del classico della Disney, al The Space cinema moderno di Roma. Lei con un look total black e capelli sciolti, lui in camicia e completo, sono arrivati mano nella mano tra un sorriso e una battuta. Entrambi con un sacchetto di  popcorn.

 I primi gossip almeno una settimana fa su Dagospia. Episodio clou, per i cultori del genere, la cena dei due il 13 marzo nel ristorante PaStation, in Campo Marzio a Roma, vicino a Montecitorio, di proprietà dell'altro figlio di Verdini: Tommaso, in passato iscritto al Pd. Un locale dove il vicepremier è stato avvistato più volte. E dove la stessa Francesca, già studentessa di economia alla Luiss, collabora nella gestione. E poi c'era la prova social: Francesca Verdini è tra i pochissimi profili instagram seguiti dal vicepremier.

D'altronde a Cernobbio Salvini aveva detto: "Magari al prossimo vertice dei ministri dell'Interno europei a Parigi andiamo in due". Lasciando pensare a una trasferta romantica. I tempi dell'apparizione in un pubblico della nuova compagna erano evidentemente maturi. 

Singolari coincidenze nell'era gialloverde: anche l'altro vicepremier, Luigi Di Maio, aveva deciso di ufficializzare una nuova storia pochi giorni fa, al teatro dell'Opera di Roma, dove si era presentato con la giornalista dello staff M5S Virginia Saba per "Orfeo e Euridice".

Perchè regge il Governo gialloverde, e forse reggerà ancora per un bel pò.


Le tesi più diffuse sulla tenuta del governo gialloverde, costituito da soci che più diversi non potrebbero essere, sono l'impreparazione a succedergli degli avversari politici - la sinistra per intenderci - e la mancata volontà di Salvini a staccare la spina, come si dice.
 E ambedue le tesi, pur sostenibili, hanno  punti deboli.
 La sinistra non c'è, anzi non c'era fino a qualche settimana fa; oggi, le cose sembrano cambiare ed una qualche prospettiva per gli avversari politici del governo gialloverde sembra aprirsi. Se non altro la coscienza di dover pensare a breve a proporsi come  forza di governo alternativo.

Carofiglio, il noto scrittore pugliese  ottima presenza stabile di molti programmi televisivi,  ha sostenuto che il grave errore del partito al quale appartiene, il PD, oltre innumerevoli altri,  dopo le elezioni del 4 marzo , è stato quello di non favorire un governo, monocolore, dei Cinquestelle con l'appoggio esterno del PD, che avrebbe tagliato le gambe a Salvini che ora, come non mai, corre  speditamente. Adesso certo non è più possibile riproporre quella formula, sebbene il PD vada dicendo che il nemico, l'avversario politico da combattere è Salvini e dunque, forse...si potrà riprendere il discorso con i Cinquestelle. Mah, boh...

L'altra tesi a favore della tenuta del governo è la decisione di Salvini - quello che  tiene sempre fede alla parola data - di non  staccare la spina, nonostante l'affermazione della Lega in tutte le recenti consultazioni elettorali, sebbene non politiche. Si attende che cambi idea dopo le Europee, se dovessero attribuire alla Lega i consensi pronosticati.

 E quand'anche tali consensi arrivassero, che può fare Salvini? può staccare la spina? per fare cosa, quale governo, e con chi, se non più con i Cinquestelle che nell'attuale Parlamento hanno la maggioranza dei seggi?  Salvini tornerebbe  nel grembo del centrodestra? No, perché non avrebbe i numeri per governare? Da solo? peggio ancora, nessuno appoggerebbe il suo governo. 

A fronte di risultati lusinghieri, perdurando la stessa composizione del parlamento nazionale, potrebbe semmai chiedere più poltrone ai soci di governo, senza  staccare la spina. Lui, in quel caso potrebbe chiederle,  esigerle addirittura, facendo forza  a sè stesso che alle poltrone non tiene, perchè la sua azione di governo mira solo a favorire i cittadini. Che pagliaccio che resiste ancora sulla scena e non si prende i fischi che meriterebbe! 

Convoca al Viminale perfino l'mministratore delegato della Rai, Salini ( in quota Cinquestelle, ma che lui considera quasi suo parente, essendoci una sola consonante di differenza nei rispettivi cognomi!) per fargli capire che chi comanda è lui e poi va ripetendo che  non è interessato ad occupare poltrone.
 E perciò la tenuta del governo attuale è frutto e conseguenza della pari 'impotentia coeundi et generandi' - come si diceva un tempo per altri affari - dei rispettivi membri: Salvini e Di Maio non si possono accoppiare a nessun altro  per generarvi un nuovo  sgorbio di governo.  

Il diritto d'autore e i giganti del web. Tutta la legislazione relativa a tale diritto, sacrosanto, andrebbe ripensata e rivista

Il dibattito sul diritto d'autore non ha certo preso il via oggi, con la discussione sul rapporto con i giganti della rete. Ad esempio, la norma, che tutela anche gli eredi di un autore è stata, non molti anni fa, resa molto benevola nei  loro confronti,  per qualunque campo di espressione, con l'estensione della protezione a 70 anni, quasi tre generazioni di persone che vivono o lucrano sull'ingegno del loro congiunto, talvolta anche senza meriti ed anzi spesso danneggiandone l'immagine, il nome ed anche l'opera.

 Ieri Piovani ha voluto sintetizzare la sua soddisfazione per l'approvazione della direttiva europea così: la rivoluzione francese ha sancito il diritto d'autore, non facciamo che la rivoluzione del governo del cambiamento la cancelli.

Il dibattito sul diritto d'autore, già molti anni fa, è stato  molto acceso anche in Italia. Numerose le prese di posizione e le iniziative editoriali di rottura (spartiti venduti a 1 lira per protesta contro l'esosità della musica scritta e a difesa della libera circolazione della musica e delle opere dell'ingegno in generale) di Liliana Pannella, con dibattiti e convegni, cui anche Radio radicale diede voce (noi stessi vi partecipammo attivamente, sposando pienamente le tesi della Pannella).

Quelle discussioni misero in evidenza il cortocircuito che il             sacrosanto riconoscimento del diritto d'autore innescava. Curiosamente, il diritto che intendeva tutelare gli autori  creava ostacoli alla diffusione delle loro opere, per gli alti costi dovuti per le loro esecuzioni in campo musicale, e così il diritto per l'autore poteva trasformarsi in  diritto contro l'autore.  Ciò che si pagava , ad esempio, per eseguire le opere mettiamo  di Strawinsky, otteneva l'effetto opposto a quello desiderato: rendeva cioè le esecuzioni di quelle opere più rare per l'eccessivo costo del diritto d'autore.

 Non solo, dopo la morte di un autore, si dimostrò all'epoca, la maggiore diffusione della sua opera (ad esempio in letteratura) coincideva con la fine del diritto d'autore. Insomma per un grande autore, alla scadenza del diritto che allora era di 50 anni e fu poi portato a 70, le sue opere  erano maggiormente vendute e diffuse. 
E che la protezione del diritto d'autore, post mortem, sia stata estesa a 70 anni, è un altro elemento che andrebbe ridiscusso. e, caso mai, ristretto nuovamente. 

Perchè gli eredi, che molto spesso non hanno neanche un  briciolo del talento del proprio congiunto, sono i  difensori meno adatti dell'opera che si intenderebbe proteggere, intenti  quasi esclusivamente a garantirsi i proventi relativi. E, in tutta sincerità, 70 anni, che vogliono dire all'incirca tre generazioni, al giorno d'oggi, sono davvero troppi.

Si disse allora, per giustificare tale periodo, che un autore lasciava ai suoi eredi i suoi beni - le sue opere - alla stessa maniera con cui una qualunque persona lascia beni mobili ed immobili ai suoi eredi. Non venne però presa in considerazione una differenza sostanziale. Gli eredi di un qualunque cittadino devono  darsi da fare perchè i beni ereditati non vadano in malora, almeno questo; gli eredi di un autore, devono solo attendere l'arrivo dei bollettini delle società preposte che gli comunicano l'ammontare periodico dei diritti. E non  si dice che spesso gli autori, almeno quelli che possono vantare un discreto gruzzolo da diritti, in vita hanno acquistato beni e dunque ai loro eredi lasciano anche beni materiali, oltre quelli immateriali. 

Per capirci,   autori come Morricone, Rota, Mogol ecc... per restringere il campo alla musica, lasceranno oltre una montagna di diritti d'autore che gli eredi  percepiranno fino a 70 dopo la loro morte - il più tardi possibile - anche investimenti di ogni genere che  hanno fatto in vita con i proventi del diritto d'autore.

 Basterebbe questo semplice esempio  per  capire che la legge sul diritto d'autore non va cancellata, ma certamente ripensata.

 La direttiva europea appena approvata non tocca questo punto fondamentale, ma si limita a  dare indicazioni - che poi devono essere recepiti dai singoli paesi - sullo sfruttamento delle opere dell'ingegno - quali che siano, comprese quelle relative all'informazione, ai contenuti giornalistici - non più gratuito dai giganti della rete.

Per questo gli oppositori alla direttiva europea hanno gridato all'attentato alla libertà di  informazione, non tenendo conto dei pericoli della informazione  senza filtri dei giganti della rete, e dei relativi guadagni che gli stessi giganti ricavano dallo sfruttamento di opere che essi non producono ma distribuiscono e per i quali  hanno lauti ricavi da abbonamenti e pubblicità. E questo  non va.

 Bastano queste poche riflessioni per capire che il tema è complesso ed andrebbe ridiscusso da cima a fondo, dopo aver ottenuto una giusta vittoria sui giganti della rete