mercoledì 31 gennaio 2024

SANGIULIANO HA NOMINATO LE COMMISSIONMI CONSULTIVE DEL SUO MINISTERO PER LO SPETTACOLO DAL VIVO, CINEMA E CIRCHI ( DA SHOW 4 BIZ, di Angelo Zaccone Teodosi)

 

Sangiuliano nomina le nuove commissioni ministeriali per lo spettacolo dal vivo (che beneficia di un fondo di 420 milioni di l’anno)


Sangiuliano nomina le nuove commissioni ministeriali per lo spettacolo dal vivo (che beneficia di un fondo di 420 milioni di  l’anno)ILPRINCIPENUDO

Disattenzione totale da parte dei media per scelte importanti per la politica culturale nazionale. E si resta in attesa del nuovo Consiglio Superiore del Cinema e dell’Audiovisivo del Mic.

Venerdì della scorsa settimana, 12 gennaio 2024, sul sito del Ministero della Cultura sono stati pubblicati quattro decreti a firma del titolare del Collegio Romano, Gennaro Sangiuliano (Fratelli d’Italia) con la nomina delle quattro commissioni di esperti che dovranno contribuire alla gestione dell’ex Fondo Unico per lo Spettacolo (il mitico “Fus”), denominato ormai da un anno Fondo Nazionale per lo Spettacolo dal Vivo (con l’impronunciabile acronimo “Fnsv”): le Commissioni hanno competenza rispettivamente nell’ambito del “teatro”, della “musica”, della “danza”, “circhi”.

Si tratta di una decisione importante, perché questo fondo è gestito con criteri tutti selettivi, senza quegli automatismi che, attraverso lo strumento del “tax credit”, determinano l’assegnazione della parte prevalente delle risorse che lo Stato attribuisce al cinema ed all’audiovisivo. La Commissione per la musica ha funzioni consultive anche in ordine alla valutazione degli aspetti qualitativi dei programmi di attività delle fondazioni lirico-sinfoniche.

Si ricordi che l’importo del Fondo Nazionale per lo Spettacolo dal Vivo per l’anno 2023 è pari a 420,3 milioni di euro (di cui quasi la metà va a beneficio delle fondazioni lirico-sinfoniche), a fronte dei circa 750 milioni del Fondo Cinema e Audiovisivo.

Formalmente, le Commissioni hanno “funzione consultiva in ordine alla valutazione degli aspetti qualitativi dei progetti e delle iniziative afferenti alle richieste di contributo nei settori di rispettiva competenza”.

Incredibile silenzio stampa sulle nuove Commissioni

Eppure – incredibile ma vero – la notizia, rilanciata sabato mattina 13 gennaio 2024 dalla sempre attenta agenzia stampa AgCult, è stata ignorata da tutti i media, almeno fino ad oggi (questo articolo di “Key4biz” si pone paradossalmente quasi a mo’ di “scoop”…). Nessuna traccia – si conferma – della notizia nella rassegna stampa della maggiore associazione del settore qual è l’Agis (Associazione Generale Italiana dello Spettacolo).

È difficile trovare una spiegazione a questo silenzio totale, se non la riprova che la “politica culturale” è un tema che non stimola (più) i giornalisti italiani. Grave errore. Ma stessa disattenzione la si può riscontrare su tematiche di “politica mediale”, come sta avvenendo in questi giorni rispetto al “contratto di servizio” Rai, mentre tutta l’attenzione si concentra su questioni effimere come l’imminente Festival di Sanremo

Stupisce anche che questa tornata di nomine sia stata gestita in modalità “low profile” dall’Ufficio Stampa del Ministero: sordina, anzi silenzio, dato che non è stato nemmeno diramato un comunicato.

E, curiosamente, nessuna reazione da parte dei partiti politici, almeno fino ad oggi.

Si ricorda che ciascuna Commissione ministeriale è composta da 7 membri: 4 (compreso il Presidente) di nomina del Ministro della Cultura e gli altri 3 designati dalla Conferenza Unificata (cosiddetta anche Conferenza Stato-Regioni).

Il 12 ottobre 2023 (stesso giorno della pubblicazione della “call” per le candidature) la Direzione Generale Spettacolo dal Vivo ha chiesto alla Conferenza Unificata di procedere alla designazione dei membri di propria competenza, che sono stati comunicati al Ministero il 20 dicembre 2023.

Queste procedure sono previste dal Decreto del Ministro dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo 10 febbraio 2014, poi modificato con decreto del 25 ottobre 2021.

La scelta dei componenti di nomina ministeriale è avvenuta mediante procedura pubblica di acquisizione delle candidature.

Il bando per titoli, pubblicato il 12 ottobre 2023, è scaduto ad inizio novembre: gli esperti vengono scelti tra “esperti altamente qualificati nelle materie di competenza di ciascuna delle Commissioni o tra docenti universitari o critici delle medesime materie”. Si legge nei decreti a firma del Ministro, che le candidature sono state “valutate le medesime sulla base della documentazione allegata, dei curricula e delle competenze professionali funzionali all’incarico, sotto il profilo dell’alta qualificazione nel settore”.

È interessante osservare la quantità di candidature pervenute, complessivamente 193, per gli specifici settori: 65 curricula per il Teatro, 73 per la Musica, 33 per la Danza, 22 per i Circhi e lo Spettacolo Viaggiante. Per un totale di 193. Il rapporto è quindi di circa 1 prescelto su 16 per il Teatro, 1 su 18 per la Musica, 1 su 8 per la Danza, 1 su 5 per il Circo e lo Spettacolo Viaggiante.

I componenti delle Commissioni consultive durano in carica 3 esercizi finanziari, possono essere riconfermati per una sola volta, e possono essere nuovamente nominati trascorsi tre anni dalla cessazione dell’ultimo incarico.

Perché i membri della Commissione Cinema e Audiovisivo verranno (giustamente) remunerati per il loro operato consulenziale, mentre quelli delle Commissioni per lo Spettacolo dal Vivo no?

Va segnalata una grave contraddizione rispetto alla innovazione che il Ministro ha introdotto nella “commissione” in qualche modo omologa che verrà presto nominata per quanto riguarda l’intervento dello Stato nel settore “cinema e audiovisivo”: abbiamo già segnalato – ed apprezzato – anche su queste colonne la commendevole iniziativa di dotare la commissione Cinema e Audiovisivo di un budget, affinché le prestazioni consulenziali degli esperti vengano remunerate. Come è giusto e sacrosanto che sia. Si rimanda al nostro intervento del 25 ottobre 2023 su “Key4biz”: “Cinema, il Ministro Sangiuliano riforma le “commissioni” ministeriali chiamate ad assegnare milioni di contributi pubblici”.

Invece, nei quattro decreti firmati dal Ministro Gennaro Sangiuliano tra il 28 ed il 29 dicembre 2023 (pubblicati il 12 gennaio 2024), si ribadisce a chiare lettere che le Commissione consultiva operano “senza oneri a carico della finanza pubblica, salvo il solo rimborso delle eventuali spese di missione, nel rispetto delle limitazioni previste a legislazione vigente per tali categorie di spese e comunque nei limiti degli stanziamenti di bilancio per le medesime spese”. E si rimarca: “ai componenti della Commissione consultiva non spetta alcun emolumento o indennità”.

Per quale ragione questa assurda “discriminazione” rispetto agli esperti della Commissione Cinema e Audiovisivo?! Si tratta di una incomprensibile contraddizione, ma immaginiamo che il Ministro possa porre rimedio a questo errore.

In relazione al silenzio dei media, va segnalato che in effetti soltanto una fonte specializzata, qualificata ed appassionata, qual è il sito Ateatro (promosso dalla omonima associazione, animata da esperti come Oliviero Ponte di Pino e Mimma Gallina), ha dedicato, ieri 16 gennaio, un breve commento alla notizia: “le nomine arrivano pochi giorni prima della data (31 gennaio) in cui è prevista la consegna del consuntivo per l’anno 2023 e per il progetto 2024 da parte dei soggetti finanziati da Ministero. Aveva peraltro suscitato qualche perplessità la decisione di azzerare le Commissioni nel corso del triennio Fnsv (aka Fus) 2022-2024: i nuovi commissari avranno il difficile compito di valutare i progetti selezionati e valutati per due anni da altri”.

Asimmetrie di genere: soltanto 5 donne su 28 membri, nessuna donna nella Commissione Teatro…

Condivisibile la critica manifestata da Ateatro rispetto ad un’altra questione: del totale di 28 membri delle Commissioni (7 componenti per ognuna delle 4), le donne sono soltanto 5, ovvero una “quota” inferiore al 20 %.

E, in particolare, delle 4 Commissioni, 1 è formata esclusivamente da maschi: il “Teatro”.

Si osserva che dei 16 membri scelti dal Ministro (4 per ognuna delle Commissioni), vi sono soltanto 2 donne ed in una commissione soltanto (Carmela Piccione e Maria Luisa Abicca, nella Commissione Danza).

Buona parte dei componenti sono noti nei rispettivi ambienti professionali-artistici.

Di altri, si sa poco, ma si ha ragione di ritenere che la Direzione Generale dello Spettacolo (DgS, guidata da Antonio Parente), andrà presto a pubblicare i curricula dei componenti e ciò consentirà di comprendere, in qualche modo, i criteri selettivi adottati dal Ministro, nel suo esercizio del classico “intuitu personae”.

Immaginiamo che nei prossimi giorni una qualche polemica si scatenerà, anzitutto sulla presenza di poche donne (e questa sarà polemica condivisibile), e certamente poi sulla connotazione politica di alcuni membri: emerge senza dubbio, per esempio, la cooptazione nella Commissione Teatro, e nella veste di Presidente, di Alessandro Massimo Maria Voglino (noto anche come Alessandro ovvero Alex Voglino), un qualificato ed appassionato manager della cultura, dirigente della pubblica amministrazione con un ricco curriculum nell’ambito del settore culturale (dalla Regione Lombardia alla Regione Lazio, passando per il Comune di Roma, di cui è stato Direttore del Dipartimento Politiche Culturali e Direttore dell’Istituzione Biblioteche di Roma tra il 2008 ed il 2010, con la giunta guidata da Gianni Alemanno; e nuovamente Direttore delle Biblioteche tra il 2012 ed il 2014). È anche uno studioso di geopolitica e geoeconomia. Si tratta di un intellettuale ed organizzatore culturale senza dubbio schierato nel campo della destra: basti ricordare che è stato militante di Alleanza Nazionale, e dal 2000 al 2005 Presidente della Fondazione “Marzio Tremaglia” (è stato tra l’altro anche capo della segreteria di Tremaglia).

Torneremo presto su questi temi.

Immaginiamo già alcune reazioni, ma confidiamo che le valutazioni siano basate sulla qualità dei curricula e dell’esperienza e non su pregiudizi ideologico-politici.

D’altronde, riteniamo del tutto naturale (e non così scandaloso ed insano, come sostengono oggi alcuni di coloro che pure avevano in passato – da avverso schieramento – messo in atto pratiche del tutto simili) che il Ministro abbia deciso di imprimere anche un suo orientamento politico, nella selezione dei nuovi membri delle Commissioni ministeriali.

Infine, si ha notizia che sta per essere finalmente pubblicato il decreto di nomina ministeriale dell’atteso nuovo Consiglio Superiore del Cinema e dell’Audiovisivo, il massimo organo di consulenza del Ministero, che avrà certamente un ruolo importante nella riforma della “Legge Franceschini” (si rimanda all’intervento IsICult su queste colonne, in occasione della nomina del primo Consiglio, vedi “Key4biz” del 17 marzo 2017, “ilprincipenudo. Nominato il Consiglio Superiore del Cinema e Audiovisivo”).

Si attendono sorprese ed innovazioni anche su quel fronte.

La composizione delle nuove 4 Commissioni del Ministero della Cultura per lo Spettacolo dal Vivo

(i membri nominati dal Ministro sono contrassegnati da un asterisco)

Commissione Teatro

  • Alessandro Massimo Maria Voglino * (Presidente)

  • Marco Lepre *

  • Luigi Rispoli *

  • Gianpaolo Savorelli *

  • Angelo Pastore

  • Alberto Cassani

  • Carmelo Grassi

Commissione Musica

  • Francesco Nicolosi * (Presidente)

  • Marco Vinco *

  • Massimiliano Capella *

  • Antonio Frigè *

  • Arnaldo Colasanti

  • Guido Barbieri

  • Silvia Tarassi

Commissione Danza

  • Carmela Piccione * (Presidente)

  • Maria Luisa Abicca *

  • Raffaella Tramontano *

  • Gianmaria Piovano *

  • Marco Chiriotti

  • Nicola Arrigoni

  • Paolo Dalla Sega

Commissione Circhi e Spettacolo Viaggiante

  • Gianluca Cavedo * (Presidente)

  • Piero Sandulli *

  • Aldo Avancini *

  • Dario Duranti *

  • Sebastiano Taddei

  • Giuseppina Rossi

  • Giuseppe Nuciari

[ Nota: questo articolo è stato redatto senza avvalersi di strumenti di “intelligenza artificiale. ]

(*) Angelo Zaccone Teodosi è Presidente dell’Istituto italiano per l’Industria Culturale – IsICult (www.isicult.it) e curatore della rubrica IsICult “ilprincipenudo” per “Key4biz”.


Schlein: se Salvini può fare il ministro, Salis, a maggior ragione, può fare la maestra elementare. Salvini ha tirato fuori un episodio del 2017, per il quale la Salis è stata completamente assolta ( aveva partecipato ad una manifestazione contro la Lega)

 




Il vice premier Matteo Salvini entra a gamba tesa nel dibattito sul caso di Ilaria Salis, l’attivista portata in tribunale a Budapest con mani e piedi incatenati. «È fondamentale chiedere condizioni di detenzione umane e civili e rispettose, oltre a un processo giusto. Spero che si dimostri l'innocenza perché qualora fosse ritenuta colpevole, atti di violenza attribuibili a un insegnante elementare sarebbero assolutamente gravi. Le catene in un tribunale non si possono vedere, bene fa il governo italiano a chiedere il rispetto dei diritti di colei che è innocente fino a prova contraria. La sinistra che invoca l'indipendenza della magistratura in Italia ovviamente immagino abbia lo stesso rispetto per le magistrature degli altri Paesi Ue. Contiamo su processo giusto e veloce sperando nella sua innocenza. Se fosse dichiarata colpevole sarebbe incompatibile con l'insegnamento in una scuola elementare italiana

Ravenna Festival ( RAF, per gli alfabetizzati idioti). Chiamata alle Arti 2024. Comunicato

 

CRISTINA MUTI LANCIA UNA 

CHIAMATA ALLE ARTI 

DEDICATA ALLE ENERGIE CREATIVE DI TUTTA ITALIA

Iscrizioni fino al 30 aprile per il progetto che si corona con quattro giornate a Classis dal 17 al 20 giugno

Quattro giornate per vivere l’arte e condividerla: in occasione di Ravenna Festival 2024, Cristina Mazzavillani Muti invita giovani e giovanissimi al Museo Classis dal 17 al 20 giugno, per disegnare insieme uno spazio libero di confronto, crescita e scambio. La Chiamata alle arti, dedicata ai creativi di oggi e del futuro (fino a 25 anni e senza età minima), è aperta a una varietà di linguaggi – dalla fotografia al video, dalla poesia al rap e alla trap, dalle arti visive tradizionali a quelle più innovative, dal mosaico fino alla composizione musicale… Attraverso cinque sezioni, la Chiamata da una parte raccoglierà opere inedite, destinando le migliori ad essere esposte o eseguite negli spazi di Classis, dall’altra offrirà l’occasione di nuovi momenti creativi nel Museo, dando così vita a un ricco programma di appuntamenti, inclusi concerti e performance. Rimanendo aperto al pubblico, Classis si trasforma in una finestra aperta sull’immaginazione, le idee e i linguaggi della nuova generazione. Con la direzione artistica di Michele Marco Rossi e Anna Leonardi, il progetto di Cristina Muti si colloca nel solco dell’attenzione sempre dimostrata per i giovani e coltivata negli anni attraverso tante iniziative mirate. È possibile iscriversi, secondo le modalità indicate per ogni sezione, fino al 30 aprile, inviando domanda e materiali a chiamataallearti2024@ravennafestival.org (la descrizione del progetto e delle sue sezioni, così come la domanda, è reperibile sul sito ravennafestival.org).


Stanca ed affranta nel vedere come certe forme d’arte spontanee, nate dalle nuove energie creative dei ragazzi di oggi, possano essere usurpate e violentate nell’odierna Babele comunicativa, mi metto alla ricerca di quel fertile mondo giovanile che già ho incontrato con stupendi risultati qualche anno fa, all’interno del nostro bel Teatro Alighieri – spiega Cristina Muti – E lo faccio, anzi lo facciamo, perché questa volta il gruppo di lavoro è nutrito e il programma particolarmente denso ed ambizioso, per dimostrare che potenti forme espressive contemporanee come il rap e la trap, la video art, la fotografia digitale, la composizione musicale elettronica e non, la street art coi suoi graffiti, ma anche il ‘nostro’ mosaico e tutto il resto che interessi i nostri giovani possano essere forme d’arte pure, autentiche, liberatorie e sublimi. Ignorare o, peggio, lasciare questo mondo creativo nelle mani sbagliate senza indagarne la bellezza e la profondità, l’urgenza e la necessità, sarebbe un peccato imperdonabile! Questa nostra chiamata alle arti è rivolta a tutti i nostri meravigliosi giovani, e soprattutto a quanti non sono riusciti sino ad oggi – e temo siano la maggioranza – a trovare ascolto, visibilità, ad affermare la propria presenza nel mondo. Noi siamo convinti che attraverso la creatività e la comunione delle belle antiche e nuove arti si possa incrementare il senso di fraternità, di uguaglianza tra i giovani. Questo progetto è stato accolto con entusiasmo da Francesca Masi, direttrice della fabbrica museale di Classis, e assieme a lei vorremmo che quel grande prato che le si stende davanti possa diventare la sede di un grande campus, una sorta di novella Woodstock ravennate, con quella avveniristica onda lapislazzulo a salire verso la fabbrica dello zucchero – come una Stairway to Heaven, una scala verso il cielo – e all’interno di essa un polo-laboratorio delle arti aperto a tutti.”

Tra il 2017 e il 2019, Cristina Muti si era messa alla ricerca delle energie creative della Romagna, aprendo le porte del Teatro Alighieri a giovanissimi del territorio dagli 8 ai 18 anni, invitati a partecipare ad audizioni senza limiti di genere o temi. Quest’anno la Chiamata alle arti, estesa a tutta la penisola e fino ai 25 anni, è un più ampio “censimento” di quanto le nuove generazioni hanno da offrire (e da dire) ma anche una nuova tappa di un percorso lungo il quale Cristina Muti si è saputa mettere all’ascolto dei più giovani. Risalgono a quasi trent’anni fa i primi laboratori dedicati ai giovani nell’ambito dell’opera lirica; la stessa Trilogia d’Autunno è stata occasione di progetti come Verdi Web o Bohemian Focus, che hanno avvicinato scrittori, fotografi e videomaker in erba all’esperienza del teatro musicale. Attraverso queste esperienze si è tracciata una mappa di passione e dedizione, sogni e studio, che ha rivelato nuovi paesaggi della creatività presente e futura. In questo panorama si colloca anche la scelta di affidare la direzione artistica del progetto Chiamata alle arti a due giovani musicisti: Michele Marco Rossi, violoncellista che si dedica soprattutto alla musica contemporanea, ha ricevuto il Premio Abbiati nel 2022 per l’incisione dei Works for violoncello di Ivan Fedele, mentre l’oboista Anna Leonardi ha suonato nell’Orchestra Giovanile Luigi Cherubini e oggi lavora come manager culturale.

La Chiamata alle arti è articolata in cinque sezioni, ognuna delle quali offre alle opere e gli artisti selezionati opportunità di visibilità per i propri lavori e di confronto con gli altri creativi e il pubblico, attraverso le giornate dedicate al Museo Classis. La sezione fotografia ha per tema il rapporto tra comunità umane e il Mediterraneo, crocevia di culture e religioni differenti ma anche teatro di tragedie e conflitti, mentre la categoria video raccoglierà lavori ispirati a due brani per violoncello solo, Kottos (1977) di Iannis Xenakis e Obstinate (2022) di Georges Aperghis. La sezione per poesia, rap e trap non prevede un tema ma si propone di esplorare il terreno comune fra queste arti, ovvero la musicalità della costruzione testuale e l’operazione linguistica capace di veicolare contenuti del vissuto sociale. Attorno al tema Invocazione, legato a Sette parole della compositrice Sofia Gubaidulina, si raccoglieranno invece lavori che spaziano da composizioni musicali a testi, da opere visive a qualsiasi altro linguaggio. La sezione di arti visive si distingue per l’assenza di selezione: tutti i partecipanti sono invitati a prendere parte a Another Bach in the Wall, un momento di creazione collettiva, a cui si unirà anche il pubblico, sulle note di Johann Sebastian Bach.

'La Torre di Babele' e 'Avanti Popolo'. Vogliamo parlare delle ultime due puntate di queste trasmissioni?

 Nunzia De Girolamo è arrivata alla fine della sua corsa su Rai Tre, con la trasmissione 'Avanti Popolo' che non è mai decollata negli ascolti, perchè assai scombinata nella sua struttura e da sempre apparsa inutile. L'hanno voluta a forza gli attuali dirigenti Rai - perchè poi?-  ora  che hanno raccolto i  miserabili frutti la chiudono; ieri, per l'ultima puntata, 2,2% di share e 375.000 telespettatori. Ciao maschia!

L'ultima puntata, ieri, è stata la più vergognosa, con l'intervista 'in ginocchio' - come si dice in gergo giornalistico - a Ignazio La Russa. (Ci ha richiamato alla memoria quella storica di Giovanni Minoli a Craxi; solo che Minoli era più furbo e più capace a mascherare un panegirico con un' intervista. De Girolamo non  ne ce l'ha fatta).

 Di essa non si è capito il senso. La Russa sembrava il nostro più grande statista, l'uomo delle istituzioni il più all'altezza del ruolo ( seconda carica dello Stato) e la persona più simpatica del mondo.

 De Girolamo in ginocchio ai piedi di La Russa e La Russa, a sua volta, ai piedi di Giorgia, la sua eroina dei 'due mondi' (EurAfrica), sulla quale aveva scommesso da tempo, vincendo diffidenza e dubbi di molti. 

Comunque  'Avanti Popolo' e Nunzia De Girolamo finiscono finalmente negli scaffali delle Teche Rai, a futura memoria e  perenne vergogna!


                                      *****

 E Corrado Augias  e la sua 'Torre di babele' su La 7 che c'entra con 'Avanti Popolo' di De Girolamo? Nulla, se non per la vicinanza temporale di trasmissione - la sua va in onda il lunedì, 'Avanti Popolo' di martedì.

Perchè nell'ultima puntata, dedicata alla Costituzione, che con nostra meraviglia ha registrato uno share del 4,1% e 832.,000 telespettatori, risalendo la china  della precedente (share del 3,7%), Augias  s'è mostrato, sul tema prescelto,  scolaro impreparato che , all'interrogazione in classe, davanti all'insegnate fa  la figura dell'asino.  L'insegnante era il prof. Canfora che mette soggezione anche a chi sta a  casa seduto comodamente in poltrona a seguire la trasmissione, perchè  sui temi oggetto dei suoi studi di storico e filologo ne sa sempre una più del diavolo. E Augias, al suo cospetto ha fatto la figura di uno scolaro impreparato, costringendo il professore a correggerlo ogni volta che apriva bocca. Naturalmente Augias conosce anche il modo per uscire dall'angolo con nonchalance, e mascherare l'imbarazzo delle brutta figura, ma questo non  modifica e cancella l'impressione che se ne è avuta. E, del resto, Augias, dell'appropriarsi indebitamente di materie in cui non è preparato è maestro, dalla musica alla religione, meglio: agli studi biblici, sui quali si ostina comunque a sentenziare ogni volta che può, per dimostrare che lui  quelle materie le conosce tutte bene, ed invece, vi si accosta da neofita  unendo impreparazione ad un briciolo di ostentata partecipazione.

 Eppure Augias,  un nonno da salotto, ha schiere di signori e signore avanti negli anni che lo seguono con acritica fedeltà, sedotti dai suoi modi signorilmente gentili. Mentre la competenza abita un pianeta diverso dal suo.      

Un capo di Governo è' come un direttore d'orchestra. I dissidi non si ricompongono con un colpo di bacchetta!

Si legge spesso in questi giorni in cui il lavoro ed il ruolo di un direttore d'orchestra è balzato agli onori della cronaca per il caso palermitano di contestazione di una direttrice d'orchestra, Beatrice Venezi (che certamente non brilla per bravura)  che il governo di un paese deve essere simile a quello di un direttore d'orchestra, per avere successo.

 Qual è il ruolo del direttore di orchestra? Indicare un obiettivo ( si sente spesso dire dai politici al Governo: stiamo realizzando quello che abbiamo annunciato e promesso agli elettori al momento della candidature), e, realizzarlo  conquistando la fiducia e la stima dei componenti l'orchestra (i cittadini, anche quelli organizzati in gruppi ed associazioni). I quali a loro volta per realizzarlo, insieme al direttore, devono andare d'amore e d'accordo fra loro, ascoltarsi, non avere mire prevaricatorie e  lavorare dando il meglio di sè.

 Non è un caso che spesso negli incontri che determinate aziende promuovono fra i loro dipendenti e dirigenti, viene invitato un direttore d'orchestra a spiegare come si fa per andare d'accordo e dare il meglio di sè per realizzare un comune progetto.

 Ora spiegatemi come può un direttore presentarsi sul podio per le prove  quando parte dell'orchestra che ha davanti l'ha contestato. Mancano i presupposti, anche  dopo una apparente pacificazione, per un lavoro insieme. A Palermo, secondo il sovrintendente dell'orchestra, i pochi contestatori sono stati messi a tacere dal plauso del resto dell'orchestra e del pubblico e dunque per le prove del concerto di sabato, Beatrice Venezi, può proseguire, come se  nulla fosse mai accaduto. Povero illuso il sovrintendente. Sarebbe stato meglio che i contestatori della Venezi si fossero messi 'in malattia' .Perchè il lavoro di un direttore è assai delicato, e basta un nulla ed anche pochi contestatori per  vanificarlo.

 Le orchestra italiane, anche quelle più blasonate dell'Orchestra Sinfonica Siciliana (il cui antico blasone è ormai solo un ricordo!), si sa quanto siano indisciplinate. Noi che abbiamo assistito a centinaia di prove, oltre che a migliaia di concerti nella nostra attività di critico,  possiamo testimoniare le infinite volte in cui siano stati presi da un raptus che, se non controllato, ci avrebbe spinti a gridare allo scandalo, osservando strumentisti che alle prove parlottavano, ridacchiavano, si distraevano,  costringendo il direttore di turno a riprenderli. continuamente, interrompendo le prove. 

Come siamo stati anche testimoni di contestazioni a direttori /direttrici durante le prove dei concerti. Di uno ci ricordiamo perfettamente, come fosse oggi, perchè ci impressionò.

 Avvenne ad Assisi, dove ci recavamo ogni anno, per un decennio, alla vigilia della registrazione del Concerto di Natale nella Basilica francescana, perchè scrivevamo le note di presentazione dei singoli brani del concerto (quella nostra collaborazione terminò per colpa di Michele dall'Ongaro,  all'epoca  distaccato presso l'Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai, protagonista di quel concerto natalizio, dopo che rivelammo gli infiniti scambi di 'favori'  pro domo sua, negli anni di sua responsabilità per la musica di Radio Tre e lui ci denunciò, ma perse la causa, ma si vendicò in mille modi, come abbiamo già raccontato).

 Quell'anno, sul podio c'era una direttrice americana, moglie  di un importante esponente dell'organizzazione musicale di quel paese.

 Ricordiamo ancora perfettamente l'episodio. Ci fu un problema di lettura della partitura ed uno strumentista, con atteggiamento ostile, stravaccato sulla sedia, le disse in dialetto: torna a fare la calzetta! Lei non capì, ma il messaggio arrivò chiaro e forte alle nostre orecchie che eravamo seduti a pochi metri dall'orchestra.

 Potremmo citare tanti altri esempi. Lo stesso Pappano, nella biografia del direttore che abbiamo curato per Skira (2007), racconta che proprio per questa ragione - indisciplina - ebbe nei primi mesi di lavoro a Santa Cecilia, molte difficoltà: "Mi è capitato qualche volta di fermare l'orchestra durante le prove e dire, per ottenere il silenzio necessario,  che l'ultima volta che ho diretto in Giappone, quando interrompevo, immediatamente, c'era silenzio in  orchestra, ed ho aggiunto: 'cercate di essere un pò giapponesi'... E' una cosa difficile per le orchestre italiane ( tacere ndr.)".  


E questo per dire che la  Venezi, questi giorni, a Palermo, oltre alle difficoltà che derivano dalla sua scarsa bravura nella direzione, avrà da vedersela anche con coloro che resteranno, in silenzio, ma ostili nelle file degli strumentisti davanti ai suoi occhi. E saranno  affari suoi.   

martedì 30 gennaio 2024

Ilaria Salis. I duri aguzzini ungheresi temono che in Italia i loro simili siano invece teneri. E poi, forse è l'accusa rivoltale, aggressione ad estremisti di DESTRA, che ha fatto tentennare il Governo italiano nel sostenere la causa della giovane (da Leggo)

 

Ilaria Salis, il papà Roberto: «Qualcuno sta cercando di screditare mia figlia. Torture in carcere per farla confessare»© Ansa

Il giorno dopo le immagini choc di Ilaria Salis in catene in tribunale a Budapest, il papà Roberto lancia l'allarme: «Sta crescendo un'onda per cercare di screditare le azioni di mia figlia». Il papà della 39enne detenuta in Ungheria con l'accusa di aver partecipato all'aggressione a due estremisti di destra, parla così al podcast 'Metropolis' di Repubblica. Ieri è iniziato il processo e alla prima udienza la 39enne è arrivata trascinata da una guardia in catene, con mani e piedi legati.

 

«Girano foto di un reato di cui non è accusata»

«Stanno girando foto di un reato commesso in Ungheria per cui mia figlia non è accusata» ha aggiunto, sottolineando che adesso «la cosa più importante di tutte è individuare quello che è il piano per arrivare ai domiciliari in Italia e per levarla da una situazione insostenibile per poi fare il processo in condizioni umane». «Se tutto quello che ha passato non ha portato a nessuna confessione è lecito pensare che Ilaria non abbia nulla da confessare», ha aggiunto Roberto Salis.

 

Le torture in carcere

L'uomo si trova ora in Ungheria dove oggi ha incontrato l'ambasciatore e dove domani, ha spiegato, vedrà Ilaria. Salis ha parlato delle «torture» che la trentanovenne ha subito, lasciata in carcere ad esempio senza assorbenti con le mestruazioni e ha spiegato che è stata tenuta giorni senza vedere il legale, «le hanno detto che la portavano dall'avvocato e si è trovata con dei poliziotti che hanno cercato di interrogarla in inglese per cercare di farla confessare. Ma lei ha tenuto duro». E se non ha confessato «dopo tutto quello che ha passato è lecito pensare che non c'è nulla da confessare».

   

«Ilaria ci ha detto di non parlare coi media»

«Da marzo a fine anno non poteva accadere nulla perché non ci sono stati contatti» e comunque «nostra figlia ci aveva detto di evitare i contatti con i media», ha spiegato Roberto Salis. Nessun contatto con la famiglia e poi il 12 ottobre è arrivata una lettera di Ilaria «e abbiamo scoperto il disastro del carcere» e il 26 novembre «quando ha dato il suo consenso, abbiamo iniziato le comunicazioni». «Abbiamo stabilito una linea per arrivare all'obiettivo dei domiciliari e credo che questo canale necessiti di una valutazione del ministero degli Esteri e del ministero di Giustizia» ha aggiunto, con l'auspicio che il passaggio «di carte» tra gli uffici avvenga «con urgenza» perché «ogni giorno che si perde in questa attività è un giorno in più di carcere per mia figlia.

Poi, a quel punto - ha continuato - gli avvocati potranno presentare richiesta dei domiciliari e avremmo delle chance di vederla assolta». «Il procuratore, e adesso anche il giudice, sostiene che se Ilaria viene in Italia ai domiciliari c'è un pericolo di fuga maggiore che in Ungheria. Trovo assurdo - ha concluso - che lo Stato italiano non riesca a porsi davanti a uno stato dell'Unione europea e dire 'siamo in grado di garantire controlli sui domiciliari uguali o migliori'» di quelli dell'Ungheria.