martedì 31 dicembre 2019

I Wiener Philharmoniker non hanno un direttore

Cominciamo con le prediche, alle prime luci dell'alba di questo 2020. Sì,  proprio con una predica, perché non possiamo tollerare che gran parte della stampa italiana - e non parliamo dei giornaletti parrocchiali o studenteschi che se ne fottono,  forse giustamente, dell'argomento - abbia voluto pronunciarsi sulla epocale novità del Concerto di Capodanno da Vienna. E cioè sulla sostituzione  della versione curata da Leopold Weninger della famosa Marcia di Radetzky - quella che  ogni anno conclude il concerto viennese con accompagnamento di battimani ritmici ad opera di coloro che affollano la 'Sala d'oro' del Musikverein - che odorava, secondo il direttore del concerto di quest'anno, il lettone Nelsons, di 'nazismo', con quella originale, meno marziale, e comunque già altra volta eseguita al Capodanno di Vienna, senza clamore,  nel 2001, diretta da Harnoncourt.

Quegli stessi giornali, tutti senza eccezione quelli che hanno riferito dell'accaduto, hanno commesso uno strafalcione nell'indicare il ruolo di Nelsons a Vienna.

Hanno interpretato la notizia di Nelsons , 'neo direttore' del Concerto di Vienna, come 'neo direttore' dei Wiener Philharmoniker, dimenticando o non sapendo - e perchè dovrebbero, ignoranti come sono? - che l'Orchestra viennese non ha direttori stabili o musicali, e che è gestita in autonomia dagli  stessi orchestrali che al 'primo violino' attribuiscono anche l'incarico di Presidente. 

 Dunque Nelsons non è neo direttore dei Wiener, bensì neo direttore del Concerto di Capodanno di Vienna - lo dirige cioè per la prima volta. 

 Buon anno a tutti e studiate un pò.

La marcia di Radetzky nella versione originale la si esegue per la prima volta al Capodanno da Vienna? No, già nel 2001, ma senza inutili clamori

Cosi Daniel Froschauer, primo violino e presidente dei Wiener, spiega l'adozione della nuova (?) versione della famosa Marcia  scritta da Strauss padre. La nuova edizione, commissionata all’archivio musicale dell’orchestra, tiene conto anche della tradizione orale di alcuni esecutori storici che l’avevano suonata con lo stesso Strauss. In questa forma rivisitata la Marcia entrerà definitivamente nel nostro repertorio. D’ora in poi la si ascolterà solo in questa versione".

I giornali spiegano in lungo e largo che la Marcia di Radetzky così come l'abbiamo ogni anno ascoltata nel Concerto di Capodanno da Vienna, nella versione curata da Leopold Weninger, ora scordiamocela, perchè i Wiener, per cancellare ogni traccia che legherebbe questo brano al nazismo, hanno deciso di abbandonare la versione tradizionale e tornare a quella originale.

 Che intende Froschuaer, quando dice - come riportato dal Corriere della Sera - che ha 'commissionato' all'archivio musicale ecc...

 Vorrà forse dire che ha incaricato l'Archivio storico di cercare  la versione originale prima dei vari rimaneggiamenti ad opera di  Weninger 

Senonchè quella che viene riportata dai giornali, acritici e senza memoria, come una assoluta novità nel Concerto di Capodanno di Vienna, in pratica novità non è,  perchè già nel lontano 2001 Nikolaus Harnoncourt, sul podio del Wiener per Capodanno propose la versione originale straussiana.

Della nuova - per modo di dire, perchè vecchia e già nota ed eseguita  proprio a Vienna - versione della Marcia hanno scritto in lungo e largo i giornali, quegli stessi giornali che non hanno speso neanche una riga per  dire agli organizzatori del Concerto di Capodanno della Fenice  che il Requiem di Verdi, in apertura di programma, non ha niente di originale, non risponde a nessuna logica, non può avere  giustificazione alcuna, ed è solo frutto di un colpo di sole che in laguna, evidentemente, picchia duro.

Perchè anche l'ultima giustificazione offerta dal sovrintendente del teatro veneziano e  accreditato studioso verdiano,Ortombina, e cioè che Verdi, ancora in vita, per raccogliere fondi da destinare ai milanesi colpiti da una tremenda alluvione, organizzò un concerto di beneficenza facendo eseguire il Requiem, non regge, perchè è ben altra cosa. Il pubblico, in teatro e televisivo, difficilmente capirà; ed anzi farà gli scongiuri. Non si sa mai


Leggiamo nella rubrica delle Lettere del Corriere della Sera:

Apprendiamo che il direttore della Filarmonica di Vienna, Andris Nelsons, in un giorno in cui evidentemente aveva pochi impegni, ha solennemente deciso che la versione suonata negli ultimi (almeno) 70 anni sella famosa 'Marcia di Radetzky' è "nazista", in quanto arrangiata da Weninger, morto nel 1940 e simpatizzante del Partito Nazionalsocialista Tedesco ( https://it.wikipedia.org/wiki/Andris_Nelsons ). Dunque, il buon Nelsons si è rifiutato di dirigerne l'esecuzione nel prossimo concerto di Capodanno, chiedendone una versione "democratica". Decisione osannata dai vari liberal in giro per il mondo, che di certo da decenni avevano in mente di fare questo fondamentale passo. Ho letto in giro che Puccini, tanto per dirne una, era uno a cui Mussolini e il fascismo non dispiacevano affatto, e mi spiace di non averlo scoperto prima, per informare il nutrito club di esponenti progressisti radunatisi recentemente alla Scala di Milano: avrebbero certamente stracciato gli spartiti, cancellato la Prima, e protestato affinché il nome di Puccini venisse eliminato da vie, piazze e luoghi pubblici, in quanto fascista. Curioso come il politicamente corretto, ormai assurto a livelli di grave disturbo mentale, e odiato dai più, con una ricca letteratura "contro" e scarsissima "pro", non venga apertamente osteggiato invece di lamentarsene sempre e basta. Un fitto lancio di pomodori e sonori "buu" nei confronti del solerte Nelsons sarebbe stato un utile e salutare - sia pur non violento - commento a sottolineare la davvero insopportabile stupidità di questa filosofia, di cui sono, credo, in tanti a esser nauseati e stanchi.
                                                            (Mario Battara)

Alla Rai interessa il Concerto di Capodanno dalla Fenice? Boh!

Oggi il Tg1 ha voluto sottolineare l'interesse della Rai per Venezia e per il Concerto di Capodanno dalla Fenice - che da 15 anni ha preso il posto di quello d Vienna,  in diretta domani alle 12.20 circa - annunciando che parteciperà al concerto il Presidente della Rai, Foa? Sarebbe  un modo per dimostrare interesse ed apprezzamento^ E sia!

Ma la Rai deve poi anche spiegare come mai  - Rai 1 che lo trasmette e Rai Cultura che lo produce  con il Teatro veneziano) - non abbia mandato in onda neppure uno spot di annuncio, mentre da giorni, forse settimane, bombarda il suo pubblico con infiniti spot quotidiani delle trasmissioni di Alberto Angela e della serata evento, la sera di Capodanno, con Roberto Bolle.

Spot su spot per le due trasmissioni di cui sopra, neanche uno per il Concerto di Capodanno.

Chi segue da vicino e da tempo, per ragioni professionali, tali cose, una risposta, anzi l'unica risposta possibile, se l'è già data: alla Rai del Concerto di Capodanno e della musica in genere non frega assolutamente nulla. E non si venga a ricordarci, a mò di smentita, che la Rai ha mandato in onda l'inaugurazione della Scala il 7 dicembre -  appuntamento ormai tradizionale - e che durante queste feste  inonda le nostre case di musica. 

Anche al resto dei concerti non crede: s'è mai visto uno spot, che sia uno, del Concerto da Assisi, a Natale? No, dunque... sarebbe obbligatoria una qualche spiegazione, che non si avrà mai.

La Fenice. Ora è il teatro a spiegare le ragioni del Requiem nel Concerto di Capodanno. Un' Idiozia che non spiega e non giustifica quell'inserimento

La trasmissione Rai quest’anno inizierà con il «Sanctus» dalla Messa da Requiem di Giuseppe Verdi: proprio il Requiem, il suo capolavoro di musica sacra, Verdi volle fortemente che venisse eseguito al Teatro alla Scala di Milano nel 1879, in una rappresentazione di beneficenza per aiutare le vittime dell’alluvione che quell'anno aveva devastato vaste aree del Nord Italia. Verdi rimase più volte profondamente scosso dalle tragedie e dai disagi causati da catastrofi naturali: in questi difficili momenti, era il più fervido sostenitore di iniziative di solidarietà in favore delle popolazioni colpite e numerosi furono gli interventi che egli stesso mise in atto per offrire aiuti concreti. Per questo la Fenice ha deciso di aprire la diretta televisiva con il «Sanctus», ricordando la possibilità di sostenere il Teatro, gravemente danneggiato dall’acqua granda dello scorso 12 novembre, attraverso il ‘classico’ canale dell’Art Bonus, oppure con donazioni tramite il numero solidale 45505 attivo solamente dall’1 al 5 gennaio 2020: il valore della donazione sarà di 2 € per ciascun SMS inviato da cellulari TIM e Coop Voce; di 5 e 10 € da rete fissa TIM

Reddito di cittadinanza e Quota 100. I dubbi nella maggioranza sui maggiori quotidiani italiani ( AGI)

Reddito di cittadinanza e Quota 100, prescrizione e concessioni autostradali, Alitalia e Ilva. Sono questi i principali argomenti e terreni di scontro all'interno della maggioranza in vista della ripresa dell'attività di governo con il vertice programmata per il prossimo 7 gennaio. Il Partito democratico, intanto, chiede che Reddito e tema pensioni vadano rivisti. Ma ottiene il netto rifiuto del ministro degli Esteri Luigi Di Maio, che dice: "Mai".
Nel frattempo l'ex ministro dell'Istruzione Lorenzo Fioramonti lascia il Movimento Cinque Stelle. Anche i renziani mettono in guardia il governo: sulla giustizia rischia grosso. Sul tema della prescrizione i toni si stanno inasprendo e le posizioni irrigidendo.
CORRIERE DELLA SERA
Sfida su Reddito e Quota 100
Il Pd: "Vanno rivisti". Di Maio: "Mai". Gelo dei Cinque Stelle su Conte
LA REPUBBLICA
Anti Salvini cercasi
Nel sondaggio di fine anno emerge un Paese diviso pro e contro il leader della Lega, l'unico a tenergli testa è papa Francesco. Gelo di Di Maio sul premier che resta in politica. Stasera il discorso di Mattarella
Fioramonti via dal Movimento 5S: "Sono deluso, troppi attacchi"
LA STAMPA
Renzi: il reddito va cancellato: "Al Sud servono investimenti, non assistenzialismo. In Senato i numeri per modificare la Bonafede"
Il governo prepara la riforma di Quota 100: riduzione delle finestre per il pensionamento nel 2021
IL MESSAGGERO
"Statali, ricambio per 150 mila"
L'intervista. La ministra Dadone: "Bandi più veloci e a gennaio tavolo per il nuovo contratto"
Giustizia, Reddito e Quota 100: maggioranza a pezzi. Verifica di governo piu' difficile per Conte
IL SOLE 24 ORE
Salvataggio PopBari, l'aumento di capitale arriva a 1,4 miliardi
Dal Fondo interbancario sbloccati subito 310 milioni di euro
L'esborso complessivo potrà arrivare a 700 milioni, come il Mediocredito
Con Carige il conto totale sale a 600 milioni, che pesano sul settore
IL GIORNALE
Conte vinavil
Il premier cambia idea e s'incolla alla poltrona: "La politica è il mio futuro". Fioramonti lascia il M5S
LIBERO QUOTIDIANO
Il Sud paradiso fiscale
Il nero è l'attività più fiorente nel Mezzogiorno, tanto vale abbattere le tasse come Irlanda e Olanda in modo da trasformare il Meridione in una Mecca per le multinazionali. Cosi' si manterrà da solo
IL FATTO QUOTIDIANO
L'Agcom indaga su tele-Salvini
Troppo spazio in tg e talk, da ministro e poi da oppositore". L'istruttoria dell'authority sulle sue 111 ore in tv da luglio a novembre
IL FOGLIO
Una lezione di diritto da Gherardo Colombo per il vaffanculotto Bonafede
"Altro che prescrizione, è già lunghissima. Il legislatore dovrebbe smetterla di trasformare ogni bagatella in reato penale" Propaganda e giustizia sfasciata
LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO
Conte: non fonderò partiti
"Ma non lascio la politica". "Reddito e Quota 100 non si toccano"
L'Istat: le nascite al minimo storico, i single un terzo delle famiglie
IL MATTINO
Giustizia e Autostrade. Pd-5 Stelle ai ferri corti
Altolà dem sulla riforma Bonaf ede: intervenga Conte. I grillini: no ai ricatti
Via libera al Milleproroghe: tensione sulle concessioni. Lite anche sul Reddito
LA NAZIONE
La famiglia, azienda dimenticata
è un'impresa con 900mila dipendenti (piu' quelli in nero): colf, badanti, baby sitter. E pochi aiuti di Stato
IL SECOLO XIX
Autostrade liguri, torna la paura crollata la volta di una galleria
Evitata la tragedia sulla A26 tra Masone e Voltri. L'ad di Aspi Tomasi: "Sono dispiaciuto". Il ministero lo convoca per chiarire
IL TEMPO
L'uomo dell'anno è donna
A gennaio con Fratelli d'Italia non andava oltre il 4% I sondaggi di oggi la danno al 10
Anche la popolarità di Salvini nel 2019 è rimasta ferma al palo Soltanto lei guadagna voti
Posizioni radicali ma toni bassi Cosi' ha intercettato consensi anche al di fuori della destra. 

Casaleggio Associati: falsità su di noi. Ci spieghi allora Davide Casaleggio

E' falso che "Casaleggio Associati è una società di lobbying", è falso che "guadagna di più con il Movimento in Parlamento e al Governo", è falso che "riceve soldi dai parlamentari", è falso che "Moby è stata favorita dal Movimento 5 stelle nella sua attività parlamentare e governativa grazie a Casaleggio Associati" ed è falso che "la Casaleggio Associati è in conflitto di interessi". E' quanto scrive Davide Casaleggio in un lungo post su facebook per "chiarire alcuni punti" e "per evitare" che "si torni a diffondere notizie prive di fondamento".

lunedì 30 dicembre 2019

Concerto di Capodanno dalla Fenice di Venezia.L'ultima di Myung-Whun Chung sul Requiem d'apertura

Ogni giorno dalla Fenice di Venezia, per bocca dei suoi dirigenti e del direttore del Concerto di Capodanno - diretto per la terza volta consecutiva da Chung:  ormai una routine!- arriva una qualche giustificazione per  quella che sembra, a tutti gli effetti, una vera follia: aprire il Concerto con il Sanctus dal Requiem di Giuseppe Verdi.
 In una lunga intervista al Corriere, Chung aveva voluto smentire quanti  temevano che quel brano dal Requiem di Verdi fosse una specie di 'funerale' per Venezia. Non è la celebrazione di un rito funebre - aveva detto il direttore - ma un omaggio a Verdi che per i musicisti bisognosi aveva fatto costruire a sue spese la ben nota 'Casa di riposo per musicisti' a Milano.

 Ci voleva proprio un Requiem per rendere quest'omaggio a Verdi? Non bastava la presenza di sue musiche, dominante, nel programma del Concerto di Capodanno?

 Oggi poi, dopo la prima recita del Concerto - avvenuta ieri sera, le altre questa sera e domani e poi l'ultima a Capodanno - Chung è tornato a parlare  delle ragioni della presenza del Sanctus, dal  Requiem, in apertura di programma. "Un  ringraziamento a Dio - ha detto Chung - per aver salvato La Fenice, e, magari anche Venezia, da una alluvione che poteva rivelarsi ancor più devastante, sommergendola tutta.

  Ringraziamento a Dio che, comunque, non ha salvato La Fenice: stando alle dichiarazioni del sovrintendente, il teatro ha subìto danni per 2 o 3 milioni di Euro. E per questo, durante il Concerto, d'accordo con la Rai , si promuoverà una raccolta fondi.

Questa sequenza, già troppo lunga, di giustificazioni non richieste ,sta a dimostrare  quanto quella scelta, comunque la si giri, appaia sempre più inopportuna.  

Salvini ha molto da studiare ancora e non è detto che gli studi che farà potranno servirgli per diventare premier

Matteo Salvini:“Il premier è schizofrenico. Pensa di fare i dispetti a me, invece fa il male dell’Italia”. E in quanto a se stesso e al proprio futuro, dice: “Lo decideranno gli elettori, appena verrà data loro la parola. Io non ho rimpianti e sto studiando da premier".

Qualcuno gli ha detto, a Salvini, che il suo corso di studi 'da premier', anche se serale, dura  almeno tre o quattro anni; e che, terminato il corso, non è detto che riesca a ottenere, dalla giuria popolare, il diploma 'da premier'? 

domenica 29 dicembre 2019

L'assessore Bergamo ha cambiato idea sulla Festa per san Silvestro a Roma

Vi ricordate cosa disse tre anni fa all'inizio del suo mandato, l'assessore alla ricrescita culturale del Comune di Roma Luca Bergamo, in relazione al 'concertone' al Circo Massimo che  da anni accompagnava la fine dell'anno vecchio e l'inizio del nuovo?

 Disse che  i soldi spesi per quella kermesse popolare erano soldi sprecati; e che lui aveva  un'idea rivoluzionaria per far  vivere il passaggio da un anno all'altro ai romani.

 La festa a Roma sarebbe cominciata, dopo che erano finite quelle dei vari locali romani, insomma all'alba, e per giunta sulle rive ( ponti) del Tevere, dove verso le tre o quattro del mattino aveva costretto a esibirsi GRATIS musicisti teatranti ed altri 'animali', davanti ai romani usciti mezzi brilli ed assonnati dai veglioni tradizionali.

 Assessore, gli dissero, tutto il mondo festeggia a mezzanotte e solo Lei alle prime ore del nuovo anno? Sì, è una idea rivoluzionaria.

L'anno scorso proseguì sulla medesima linea, anticipando però l'ora di inizio delle danze e coordinando in maniera meno becera  le esibizioni e facendo qualche elemosina a musicisti  e teatranti 

Su, Bergamo, come può pensare di chiamare musicisti a suonare all'alba sul fiume d'inverno? 

 Adesso, al terzo anno di mandato, e avvicinandosi le elezioni comunali, Bergamo si è uniformato al resto del mondo e ha organizzato il Concertone al Circo Massimo: la Festa di Roma, che può disporre di fondi non spesi nei due anni precedenti: 1.500.000 Euro circa. 

No saranno soldi buttati tra i rifiuti della Capitale?

Caro Conti (Corriere) la cultura non salverà Roma. La Capitale ha bisogno di essere salvata dai suoi mali ed anche dalla Raggi

Paolo Conti del Corriere della Sera, notista di grande intelligenza che si occupa prevalentemente di cultura e civiltà, ha scritto ieri un editoriale nel quale si immagina il salvataggio di Roma. Ad opera della cultura, scrive Conti. Ed elenca i fatti che soli potrebbero, a suo parere, salvare la Capitale, piombata  forse nel suo degrado più invasivo che la storia recente ricordi. 

 Le mostre alle Scuderie del Quirinale ( Raffaello) e ai Musei Capitolini ( Marmi della collezione Torlonia); le regie di rottura al Teatro dell'Opera ( Ai Weiwei per Turandot) e l'Onieghin ( del quale preferiamo la grafia popolare, più chiara anche se non correttissima) che arriva dal Metropolitan di New York; e la stagione di Santa Cecilia impegnata a celebrare Beethoven ( 250 anni dalla nascita).

Un paio di mostre, pur di altissimo livello; una regia trasgressiva, concerti di qualità potrebbero cambiare il tragico destino in cui versa ora Roma?

 Potrebbero, solo a patto che vengano risolti altri annosi problemi  che sono il segno evidente e maleodorante del degrado capitolino.

 Conti, invece,  termina scrivendo che " il calendario è ricchissimo e può farci dimenticare per un momento i rifiuti che ci sommergono, il disastro dell'ATAC, il caos sulle strade".

Ma davvero si può credere  che  queste ciliegine  basteranno a rendere più gustosa una torta che puzza di marcio?
 No, caro Conti, anche la cultura non può salvare l'anima - e quale sarebbe l'anima salva? - di Roma, se il suo corpo, visibile resta lacerato e putrefatto.

Tanto più che, negli ultimi giorni,  qualche giornale annuncia che i Cinquestelle stanno pensando di ricandidare  Virginia Raggi al Campidoglio per un secondo mandato. Altro che mostre, opere e concerti.

Messaggio per NIKKI, la SENSITIVA DELLE STAR: A soreta!

La nota sensitiva americana, NIKKI, tenuta in grande considerazione dalle star, ha previsto - per non smentire il suo soprannome di Cassandra - per  l'Italia un 2020 disastroso, forse il più disastroso di sempre: terremoti, eruzioni, alluvioni  e molto altro ancora.
 NIKKI, a soreta!  Tradotto in italiano: e a tua sorella (che accadrà - sottinteso)?

I mali dell'Università e della Ricerca in Italia. Diagnosi e cura del neo ministro Manfredi ( da Agi)

Agli Atenei italiani "serve un grande investimento sui giovani perché noi dobbiamo fare in modo che le migliori energie italiane, ma anche estere, trovino casa nella nostra Università e negli istituti di ricerca. Solamente partendo dai giovani noi possiamo costruire un grande futuro". Così Gaetano Manfredi, designato nella giornata di ieri dal presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, come nuovo ministro dell'Università e della Ricerca.

"Poi - ha sottolineato - dobbiamo tenere insieme il sistema. Non possiamo avere troppe differenze nel nostro paese. L'Università è una grande infrastruttura nazionale che deve unificare il paese e dare le stesse opportunità a tutti, in qualsiasi posto d'Italia. Io sono convinto che questo si riuscirà a fare con l'impegno e con la collaborazione di tutti".

"L'Università oggi a livello internazionale - ha aggiunto Manfredi - è il driver piu importante per attrarre imprese e per creare occasioni di lavoro qualificate per i giovani. Questo è un ruolo che va ancora più rafforzato soprattutto nelle aree deboli del paese perché puo' essere una grande opportunità di crescita, di lavoro, di benessere. E questo lo dobbiamo ai nostri territori e ai nostri giovani".

Sul gap esistente tra Nord e Sud anche sul fronte delle Università, Manfredi ha ammesso: "Sì ci sono delle differenze nel paese e noi dobbiamo, utilizzando la leva dell'investimento, fare in modo che queste differenze possano essere colmate creando opportunità per tutti, rafforzando i territori dove c'è più dinamismo ma anche sostenendo quelli dove ci sono più difficoltà. Anche perché - ha concluso - spesso l'Università nei territori del Sud rappresentano l'unico baluardo di crescita culturale e civile della popolazione". 

La questione "economica"

"Servono sicuramente più fondi. La situazione della finanza pubblica è difficile ma noi non possiamo considerare l'Università e la ricerca come la Cenerentola del paese. Ci vuole un impegno da parte di tutto il governo e sono convinto che il presidente Conte sosterrà queste richieste per fare in modo che poi si possano realizzare delle cose concrete". 

Chi è Gaetano Manfredi

Il neo-ministro è ben conosciuto dal mondo accademico: 55 anni, ingegnere, è dal 2014 rettore dell’Università degli Studi di Napoli Federico II. In precedenza aveva insegnato per molti anni nella stessa università il corso di Tecnica delle Costruzioni ed era stato a capo della CRUI, la Conferenza dei Rettori delle Università italiane.

Nel 1988 Manfredi sogna di fare il giornalista, ma si laurea con il massimo dei voti in ingegneria proprio alla Federico II. Nello stesso ateneo consegue il dottorato di ricerca in Ingegneria delle Strutture (V ciclo) portando a casa, nel 1994, anche una borsa di studio Post-dottorato per la quale si classifica primo con punti 95-100.

Dal 1995 inizia la sua ascesa accademica diventando dapprima ricercatore, poi professore associato, ordinario, direttore del dipartimento di Analisi e progettazione, direttore del dipartimento di ingegneria strutturale, prorettore e, infine, rettore. Ora entrerà in un altro mondo, quello della politica, dove milita già come parlamentare Pd suo fratello Massimiliano. Manfredi è anche autore o curatore di 9 libri ed oltre 400 lavori scientifici pubblicati su rivista o presentati a congressi nazionali ed internazionali.

Quattro conti a margine dei resoconti artistici ed economici sempre trionfali, anche quando non lo sono, di Carlo Fuortes

I lettori di questo blog, stando alle visualizzazioni, seguono con molto interesse le vicende che riguardano l'Opera di Roma e l'intervento taumaturgico del suo sovrintendente Carlo Fuortes.
 Noi, come i nostri lettori sanno, non siamo mai stati d'accordo con i consuntivi e i preventivi di Fuortes. Con i preventivi perchè ogni volta s'è trattato dell'azione di un generale che per rincuorare le sue truppe attenua le difficoltà, anzi prospetta un fuituro radioso, con i consuntivi perchè li aggiusta, pur nella correttezza dei dati, a suo favore. Come ha fatto ad esempio quando ha dovuto ricordato il successo dell'opera inaugurale di questa stagione che è stato in massima parte successo di critica, molto meno, anzi affatto di pubblico (ma lui su questo ultimo particolare, nel resoconto appena licenziato dall'ufficio stampa, ha glissato, anzi taciuto colpevolmente, per non ammettere la sua responsabilità nella scelta sbagliata). 

 Un pò di giorni fa  l'amico e collega Giusppe Pennisi ci ha inviato via mail, il bollettino della vittoria - stando alle sue valutazioni- della gestione Fuortes, scritto per la rivista MUSICA.

In esso bollettino si prendono in esame i successi ripetuti della gestione Fuortes dal 2013,  anno del suo insediamento, al 2018.
 L'unico dato positivo  certo è quello ottenuto  con banche e fornitori, i cui debiti del teatro sono passati in in sei anni di sua gestione da 26.800.000 di Euro a 11.960.000.

 Pennisi da economista riporta tutti i dati ripresi dai bilanci consuntivi e certificati del teatro 2013-2018.
Finanziamenti e contributi pubblici ( Stati, Regioni, Comune) sono rimasti più o meno gli stessi  Si tenga presente che  l'Opera di Roma ha dal Comune un finanziamento che è il più alto di tutte le altre fondazioni liriche - un tempo faceva a gara con Palermo; ora forse non più? - mentre i contributi di sponsor e privati, invece, sono passati da 2.500.000 Euro circa del 29013, a 1.690.000 circa del 2018 Ora che la sindaca ha costretto Acea partecipata del Comune, ad entrare all'Opera e la Camera di Commercio ad aumentare il suo contributo, forse i consuntivi  prossimi cambieranno in positivo.

 Sono aumentati altri ricavi, come quelli provenienti da noleggio, passati da 1.250.000 circa a 4.125.000 Euro. Ed è aumentata  notevolmente in assoluto, ma in percentuale non altrettanto vistosamente, l'entrata da botteghino passata da 6.950.000 a 12.675.000: raddoppiata in sei anni.
 Verissimo ma a quale prezzo? Sono aumnetati in  egual misura gli spettatori anno dopo anno? Nel 2013 erano stati 171.000 , mentre nel 2015, tre anni prima dell'ultimo consuntivo riportato da Pennisi, 238.000, e perciò negli ultimi tre anni appena di 8000 unità circa.
Come pure è aumentato di anno in anno- e Fuortes gogola - la percetuale di riempimento del teatro. Un solo esempio da un anno all'altro: nel 2017 era del 79%, nel 2018 dell'83% ( percentuale che è confermata anche nel consuntivo del 2019.

Dunque sembra che tale soglia ( 83% ) difficilmente si riesca a superare.

Ma allora come ha fatto Fuortes a portare gli spettatori dai 171.300 del 2013 ai 246.000 del 2018?
Semplice: aumentando il numero degli spettacoli.
 Nel 21013 erano stati 143; nel 2018: 262. Cioè il numero degli spettacoli è quasi raddoppiato, mentre il numero defgli spettatori non è cresciuto in altrettanta percentuale: appena 71.000 in più quando avrebbero dovuto essere più o meno 170.000.  Nel suo bollettino di vittoria si tace dei circa 100.000 spettatori non acquisiti. e non si sottolinea che  per  avere quell'aumento di spettatori si è dovuto aumentare notevolmente il numero degli spettacoli- cosa di per sè positiva, perchè significa che prima della sua gestione la 'produttività' del teatro, in termini di spettacoli per anno, era molto bassa.

Ciò che comunque manca nell'analisi di Pennisi ed anche nei bollettini di vittoria di Fuortes sono i costi. Mancano i costi del personale (si sa a proposito che nel personale artistico soprattutto c'è maretta in tal senso, perchè dai tagli subiti al suo arrivo non si sono più ripresi, ed ora reclama  un adeguamento che  si potrà tardare a concederglielo ma un giorno o l'latro si dovrà concedere, per forza, altrimenti ricominceranno gli scioperi!) e dei collaboratori, mancano i costi degli spettacoli ed il costo medio di un allestimento. Questi dati servirebbero a far capire quanto Fuortes è stato apace di modificare in meglio la macchina teatrale, perchè  , ad esempio, nel caso della Traviata ( Coppola Valentino) l'allestimento è costato una cifra spropositata che solo dopo molte stagioni ed alcuni noleggi il teatro è rientrato nella cifra spesa ( 1.000.000 di Euro circa!!!).

Infine - ma questa è questione personale - noi attendiamo che l'attuale responsabile dell'ufficio stampa, Prof. Renato Bossa, assunto quando era già pensionato  'pubblico', ora settantenne, venga mandato in pensione dall'Opera, perchè anche in questo caso  l'irreprensibile Fuortes, ha forse sbagliato, e magari contravvenuto alla legge. 

Su BEETHOVEN. Ambasciatore Sergio Romano, ahi,ahi,ahi!

Su La Lettura di oggi - settimanale del Corriere dedicato alle artui ed alle lettere, diciamo così - l'ambasciatore Sergio Romano, nelle pagine dedicate all'anniversario, prossimo venturo, di Beethoven- 250 anni dalla nascita: 1770-2020 - traccia un panorama storico-politico dell'Europa, ai tempi di Beethoven.

 Nel quadro storico entra anche la famosa Battaglia ( 21 giugno 1813), presso Vitoria (Spagna), vinta dal Duca di Wellington, in occasione della quale Beethoven scrisse una sua opera che l'ambasciatore, smemorato o disinformato,  cita come 'sonata, op.91'. Il termine - SONATA - è  non solo inesatto,  ma comunque lo si giri, è errato.
 L'opera di Beethoven, scritta nello stesso 1813, che Romano cita con il numero di catalogo esatto ( op. 91), è in realtà una 'fantasia' per orchestra in 2 parti, il cui titolo esatto, tradotto in italiano, è ' La vittoria di Wellington ovvero la battaglia presso Vitoria'. Potremmo continuare nella descrizione particolareggiata dell'opera ma non serve; rimandiamo i più curiosi ed attenti ai vari testi illustrativi di repertori ed eicncopledie
 Pero l'ambasciatore Sergio Romano, ambasciatore,  la prossima volta sia più cauto, prima si informi.

sabato 28 dicembre 2019

Fioramonti. Chi dal governo scappa via non è figlio di Maria

Tutti a dare addosso al ministro Fioramonti , ministro fino all'altro ieri, del dicastero di Istruzione, Univeristà e Ricerca, e che si dimesso - come aveva promesso - dopo che i fondi richiesti ad inizio di mandato il Governo Conte 2 non li ha trovati per la Scuola, l'Università e la Ricerca - comparti che in Italia languono da quando quel dicastero Berlusconi mise nella mani della  mariastellissima Gelmini che risparmiò su tutto, come del resto fecero i suoi successori,fino a Bussetti ( ora indagato per viaggi personali fatti pagare all' erario, dal che si deduce che anche i ministri sono ladri di galline !) che miglior sorte non ebbero - eppure erano professori universitari, addirittura rettori, come la Giannini.

 Si meravigliano delle dimissioni di Fioramonti e gli danno addosso: sarebbe stato più logico e conveniente che fosse rimasto al governo per lottare ancora da dentro il Governo, ed ottenere ciò che chiedeva. Non, lui lo aveva promesso, e ha mantenuto la parola data. 

Il Governo, sapendo che Fioramonti si sarebbe dimesso, poteva trovare i fondi richiesti, esattamente come ha trovato i fondi per altri settori che ha ritenuto - è lecito supporre - più strategici per il Paese. Ma evidentemente non ha creduto che un ministro si sarebbe dimesso per difendere il copmparto assegnatogli. Quando mai, prima?

 Siamo alle solite: i giovani sono il futuro del paese, la scuola è fondamentale per la loro crescita professionale umana e sociale... e poi i genitori devono portare da casa anche il gesso e la carta igienica, perchè  alle scuole mancano perfino i soldi per acquistarli.
 Allora: o la scuola è importante anzi basilare e quindi si trovano i fondi per farla ben funzionare, o è tutta una finta e Fioramonti ha fatto bene ad andarsene, perchè con i pagliacci non si possono prendere decisioni che hanno a che fare con il futuro di un paese. 

E dopo? Il dopo Fioramonti è ancora più problematico, perchè i due maggiori partiti al Governo ( Cinquestelle e PD) reclamano quel dicastero per sè. Conte 2 ha una trovata: spacchetta in due il Ministero: da una parte la scuola, dall'altra università e ricerca - come se scuola ed università e ricerca fossero cose davvero dissimili.

 I Cinquestelle reclamano quel ministero, ma hanno in forze solo delle 'Toninelle', ed allora chiedono almeno la scuola per sè - quando pensiamo che in scelte così importanti, come anche quelle Rai, si debba stare alle decisioni di uno come Di Maio viene lo sconforto - e vengono accontentati con Azzolina, insegnante alle superiori. 
E il PD? Il PD, ha la Ascani, ex renziana, altra 'Toninella' - senza offesa per l'ex ministro -   ma del fronte opposto e alleata in trincea - ed allora  punta su Manfredi che è Rettore a Napoli e presidente della Conferenza dei rettori. E che forse dell'Università e Ricerca capisce  qualche cosa in più della Ascani che per questo sgarbo potrebbe dimettersi. Finalmente.

Lo spacchettamento - ha ragione l'opposizione - Conte 2 l'ha fatto per evitare che il ministero finisse alla Azzolina, che ha la stessa età del capataz politico dei Cinquestelle, capisce di Università e Ricerca quanto noi di aramaico, ma ha pretese maggiori di Rubbia. 
 All'epoca del Conte 1 i ministeri si accorpavano per paura di doverli cedere  al partito avversario. Emblematico il caso di Centinaio che ebbe in dote da Salvini, l'Agricoltura, senza capirci un c... di agricoltura e poi anche il Tursimo ( che con l'Agricoltura  faceva a pugni) solo perchè aveva lavorato in una agenzia di viaggi - tanto per capire a che cosa ci siamo ridotti.L'unico ministero  adatto per lui sarebbe stato quello delle motociclette, essendo un appassionato dei viaggi 'on the road'. E forse, se fosse rimasto ancora al Governo Salvini , il Nero', un ministero nuovo per Centinaio lo avrebbe creato.

 Ora c'è da domandarsi cosa potrà fare Manfredi che della situazione dell'Università e della Ricerca in Italia sa abbastanza, ma non ha soldi per risollevarne le sorti. E che cosa potrà fare la Azzolina che  sarà grata per sempre al suo capo, al cui volere si piegherà sempre senza nulla mia opporre, in difesa degli interessi della scuola. Scuola che, gli dirà in ogni occasione Giggino?

 Così  andava l'Italia del Conte 2 alla fine del 2019.

Beethoven? Chi era costui? Chiedere a Benedetta Saglietti, che sa tutto di lui - consiglia 'il Venerdi' di 'Repubblica'

Il Venerdì di Repubblica ha  dedicato la copertina del suo ultimo numero del 2019 all'anniversario beethoveniano che cade l'anno prossimo - duecentocinquanta anni dalla nascita del più grande musicista della storia - e che si  annuncia con  grandi festeggiamenti soprattutto nelle due capitali - Bonn e Vienna - che lo videro nascere e compositore attivo.

Quello di Repubblica non è che il primo di una lunga serie di articoli celebrativi che vedranno sicuramente la luce il prossimo anno, non solo sulle riviste specializzate. Infatti anche il Corriere, con un giorno di ritardo sul suo diretto concorrente, è corso ai ripari rivolgendosi a  Baricco  che al grande musicista dedicò una sua opera, da autore/regista. Leggeremo anche questo.

Il settimanale di Repubblica affida l'articolo di fondo a Marco Cicala che del giornale è capo redattore, il quale per la sua altissima competeneza in materia, interpella la studiosa più accreditata, e dunque sua pari grado, per parlare del grande musicista: Benedetta Saglietti. Saglietti chi? 

  Saglietti è per Cicala la più importante studiosa beethoveniana - altrimenti perchè si sarebbe rivolto a lei? - per aver discusso una  tesi in Storia della Musica, all'inizio di questo decennio,  a Torino con Pestelli, finita poi in una pubblicazione EDT finanziata dalla De Sono, con il titolo  'Beethoven, ritratti e immagini'. Dunque a Lei Cicala chiede la 'qualunque' su Beethoven, e Lei non manca una risposta alle sue domande tutte difficili e tutte fondamentali per conoscere il grande musicista. 
Poi, a corredo del suo Beethoven, com'era e dov'era, consiglia anche alcuni testi da leggere, fra cui il 'nuovissimo' saggio di Rolland, ed altre riflessioni basilari, dimenticando  per la foga, l'unico importante studio su Beethoven degli ultimi anni, che  meritava di essere citato prima di ogni altro,  Beethoven di  Piero Buscaroli (  edito da Rizzoli, 1360 pagg.  uscito nel 2004). Caso analogamente curioso:  incorse nella medesima dimenticanza anche la storica Accademia di Santa Cecilia in un corposo programma di sala dedicato a Beethoven. Perchè Buscaroli no? Perchè no, lui no! 

Opera di Roma. Fuortes dice di aver ottenuto grandi successi, anche quando grandi non appaiono (comunicato del teatro)

Il 2019 anno di grandi successi per il Teatro dell’Opera di Roma

                                       COMUNICATO
Sono molto rilevanti i risultati economici e artistici con cui si chiude l’anno 2019 del Teatro dell’Opera di Roma. L’incasso è stato di 15.110.000 euro. Una cifra davvero positiva se raffrontata ai 13.943.000 dell’anno precedente (con un incremento rispetto al 2018 pari all’8,4%). Ed è ancora più interessante il risultato complessivo del periodo medio-lungo che vede gli incassi del 2013 (7.482.664 euro) crescere più del doppio nel consuntivo del 2019.
Aumenta anche il numero di spettatori che passa dai 246.675 dello scorso anno ai 266.500 del 2019, con un incremento di circa 19.000 persone (pari all’8,0%).
«Sono molto soddisfatta per gli ottimi risultati raggiunti nel 2019 dal Teatro dell’Opera di Roma – ha dichiarato la sindaca Virginia Raggi, Presidente della Fondazione Teatro dell’Opera di Roma. – Uno straordinario lavoro di squadra, quest’anno arricchito dalla presenza di Acea e Camera di Commercio di Roma divenuti soci della nostra Fondazione, ha condotto a risultati importanti. Le proposte in cartellone del Costanzi e di Caracalla continuano ad attrarre un numero di appassionati estimatori sempre maggiore, richiamando spettatori sia nella stagione invernale che in quella estiva. Un grazie anche alle numerose iniziative realizzate da ‘OperaCamion’ nelle periferie della nostra città. Siamo riusciti ad avvicinare alla cultura teatrale anche quella parte di pubblico che non frequenta abitualmente il teatro, realizzando un’operazione culturale divenuta impulso per la conoscenza dei differenti linguaggi dell’arte oltre che prezioso strumento di aggregazione. Un risultato significativo per il quale ringrazio sentitamente le numerose e differenti professionalità che con il loro impegno quotidiano non solo rendono possibili questi successi, ma collaborano affinché la cultura riparta anche dal teatro».
«Anche nel 2019 il nostro Teatro registra dei risultati molto positivi, superiori alle più rosee aspettative – ha dichiarato Carlo Fuortes, Sovrintendente della Fondazione Teatro dell’Opera di Roma. – La grande crescita degli spettatori e incassi è per noi motivo di orgoglio. Desidero ringraziare tutti gli spettatori del Teatro che hanno seguito con molta partecipazione e passione i nostri spettacoli. È innanzitutto grazie al loro sostegno che questo Teatro è riuscito in pochi anni a elevare la qualità delle produzioni e diventare un protagonista della scena operistica internazionale».
Anche nel bilancio artistico, e non solo in quello finanziario del Teatro, il livello raggiunto è molto alto, come si può riscontrare dai resoconti della critica e dal successo delle produzioni. Nel mese di aprile il Premio Abbiati della critica musicale italiana è andato alla regista Deborah Warner per il Billy Budd di Britten che era stato presentato al Costanzi nel maggio 2018.
Pochi giorni fa si sono concluse le repliche de Les vêpres siciliennes di Verdi, uno spettacolo che ha ottenuto un grandissimo successo (il neretto è nostro; ma non tantissimi spettatori! lo dica Fuortes) dovuto sia alla presenza sul podio di Daniele Gatti, alla sua prima prova dopo aver assunto la carica di Direttore Musicale dell’Opera di Roma, sia alla regia di Valentina Carrasco. Un titolo, questo verdiano, di rara esecuzione che ha impegnato in una prova difficile tutte le forze del Teatro (l’Orchestra, il Coro, il Corpo di Ballo, gli allevi della Scuola di Danza, e tutti i tecnici) oltre a un eccellente cast. Tra gli spettacoli programmati nel 2019, molti titoli sono stati accolti con grande favore, perché proposti in “prima assoluta” o perché da tempo assenti dalle scene del Costanzi. Robert Carsen, uno dei maggiori registi lirici di oggi, è stato a Roma in marzo con una commovente rilettura dell’Orfeo ed Euridice di Gluck diretto da Gianluca Capuano, uno specialista di musica sei-settecentesca a sua volta al debutto romano. Il regista canadese è poi tornato in autunno con una versione altrettanto intensa di un altro mito, l’Idomeneo di Mozart, con la direzione di Michele Mariotti anche lui per la prima volta sul podio del Teatro dell’Opera.
Entrambi questi lavori sono stati nuovi allestimenti del Teatro, così come La vedova allegra di Lehár ad aprile, diretta da Constantin Trinks con la trascinante regia di Damiano Michieletto, e la rappresentazione a Roma de L’angelo di fuoco di Prokof’ev diretto da Alejo Pérez e riletta, nelle sue atmosfere allucinate, da Emma Dante.
L’autunno si è aperto con un dittico intitolato a due grandi artisti contemporanei: un progetto che ha voluto continuare il percorso di incontri tra opera lirica e arti figurative che ha caratterizzato sin dai primi del Novecento la programmazione del Teatro dell’Opera. In settembre alla riproposta di Work in Progress di Alexander Calder allestito al Costanzi nel 1968, è stato accostato Waiting for the Sibyl un lavoro in prima assoluta che William Kentridge ha realizzato su commissione del Teatro.
Non va poi dimenticato che, tra i vari balletti rappresentati con successo, la Serata Philip Glass affidata a tre diversi coreografi e Biancaneve, coreografato da Angelin Preljocaj hanno rappresentato un’ottima prova del corpo di ballo, diretto da Eleonora Abbagnato, a confronto con differenti declinazioni del linguaggio coreografico di oggi.
Roma, 27 dicembre 2019

Il Requiem (Sanctus) di Verdi in apertura del Concerto di Capodanno dalla Fenice l'ha voluto Myung-Whun Chung

Se l'idea di aprire il Concerto di Capodanno, all'ora di pranzo,  in diretta su Rai 1 dalla Fenice, con il Requiem ( Sanctus)  - sì, il Requiem di Verdi, avete capito bene - è venuta a Chung e non , in primis , ad Ortombina, come lascia intendere l'intervista al direttore apparsa oggi sul Corriere, non è che diventi meno balzana, qual è, in ogni caso. I telespettatori, ma anche il pubblico presente in teatro, troveranno la scelta davvero fuori luogo. Sia perchè, per fortuna, non c'è stato nessun morto per l'acqua altissima a Venezia, sia perchè un Requiem in un giorno di festa  c'entra come i cavoli a merenda - ci si perdoni il paragone dissacrante;  e sia anche perchè un 'lamento funebre' a scoppio ritardato manca l'obiettivo. 
Chug ha diretto l'opera inaugurale della Fenice, Don Carlo, all'indomani dell'acqua alta: perchè, d'accordo con Ortombina, non l'ha rimandata o cancellata per la circostanza? 

 Perfino la Chiesa - non la Fenice - non celebra funerali nei giorni di festa, li rimanda. Invece il teatro veneziano ritiene di aprire un concerto che cade in un giorno di festa con un Requiem.

 (Non è che faremmo bene a  munirci di oggetti antisfiga  per l'occasione, principiando  un anno bisestile?)

A Venezia nessun morto e perciò se quella scelta è stata di Chung, stava ad Ortombina convincerlo della sua insensatezza; anche perchè un programma 'funereo' per buona parte c'è già, ci mancava solo il Requiem di apertura, per completarlo.

Chung, anche se non incalzato dal suo ossequiente intervistatore del Corriere,  Enrico Parola, si accorge di non poter giustificare quella scelta,: " non è  un lamento funebre per quanto è successo a Venezia con l'acqua alta" - ed allora cambia registro sperando di salvarsi, ed invece rende la faccenda ancora più ingarbugliata.

 Quella scelta - con tutto il Verdi  in programma, oltre la metà dei brani -  sarebbe per Chung un omaggio al musicista che per gli altri musicisti in difficoltà ha fatto ciò che nessun altro suo compagno d'arte ha fatto mai: la Casa di riposo per musicisti a Milano.

Una toppa peggiore del buco - come sempre accade.

L'arrendevolezza di Ortombina ci fa venire in mente le tante volte in cui una nostra ipotesi di programma per il suddetto concerto, rischiava di essere stavolta dalle richieste di questo e quel cantante, e lui che accondiscendeva anche alle bizze di star vere o presunte.

 Comunque vedremo alla prova dei fatti. Sentiremo cosa dirà il pubblico, sempre che qualche giornale si prenda la briga di sentirlo, e poi il verdetto dell'auditel che si continua a sottovalutare considerando che, comunque, il Concerto di Capodanno fa buoni ascolti nonostante il considerevole calo degli ultimi cinque anni; dimenticando che  quando c'eravamo 'noi' - verrebbe da dire - gli ascolti erano di molto superiori e spesso il Concerto risultava il programma televisivo in assoluto più visto del giorno di Capodanno (un anno battè anche La vita è bella di Benigni), mentre invece lo scorso anno, tanto per citare l'ultimo risultato, fu il quarto programma più visto della giornata. Anche questo vorrà dire qualcosa!

venerdì 27 dicembre 2019

Montalbetti nuovo direttore artistico del Cantiere d'Arte di Montepulciano


Sarà il compositore Mauro Montalbetti il nuovo direttore artistico del Cantiere Internazionale d’Arte dal 2021 al 2023.
Come previsto e già annunciato, la direzione di Roland Böer completa il suo ciclo nel 2020, con l’edizione che si svolgerà dal 17 luglio al 2 agosto, grazie al coordinamento artistico di Giovanni Oliva. Il maestro Böer lascia quindi la sua eredità culturale dopo sei anni da direttore artistico e altri sei anni da direttore musicale.
Il nuovo direttore artistico avrà un incarico triennale, come stabilito dal consiglio d’indirizzo della Fondazione Cantiere Internazionale d’Arte che affida quindi a Mauro Montalbetti una guida rinnovata della manifestazione ideata nel 1976 da Hans Werner Henze. Montalbetti, 50 anni, bresciano, collabora frequentemente con il Cantiere Internazionale d’Arte dove ha presentato nel 2012 la sua opera Brimborium! che aveva conquistato il prestigioso premio Abbiati per la scuola. Una sua nuova cantata, L’infinito andar del tempo, sarà inoltre eseguita in prima assoluta nella prossima edizione dell’evento poliziano dagli organici legati all’Istituto di Musica H. W. Henze.
Prima di assumere la direzione artistica del Cantiere Internazionale d’Arte, Montalbetti ha maturato un percorso significativo sulla scena musicale italiana e nell’orizzonte europeo. Riconosciuto tra i compositori italiani più eseguiti e premiati della sua generazione, è autore, tra l’altro, dell’opera Il sogno di una cosa, sulla strage di Piazza della Loggia. Si è diplomato con lode in composizione presso il Conservatorio Verdi di Milano sotto la guida di Paolo Rimoldi e Irlando Danieli. La sua musica è stata commissionata e programmata da importanti istituzioni tra cui Orchestra Filarmonica della Scala, Biennale Musica di Venezia, Roma Europa Festival, Teatro Massimo di Palermo, Teatro San Carlo di Napoli, Teatro Regio di Torino, Accademia Santa Cecilia di Roma, Teatro Grande di Brescia, Fondazione I Teatri Reggio Emilia, Milano Musica, Società del Quartetto Milano, Neuköllner Oper di Berlino, Steierischer Herbst di Graz, Gaudeamus Music Week Amsterdam, Stadttheater Klagenfurth e Theater in der Josefstadt di Vienna. Le opere sono pubblicate da Rai Com e incise per Deutsche Grammophon, Stradivarius, A simple lunch.

Mozart in Italia. Primo viaggio. Tappa a Rovereto il 24 dicembre 1769.


Appena giunti a Rovereto venne a trovarci un certo Cristiani … A nome di suo fratello ci invitò a pranzo per il giorno di Natale. Non ti puoi immaginare che piacere provassimo a ritrovarci assieme dopo diciannove venti e più anni e che allegria allietasse il nostro banchetto. Mentre eravamo a tavola venne il cameriere del signor de Cosmi ad invitarci a pranzo per il giorno di santo Stefano. E anche questo fu un festoso ritrovo... Il giorno di Natale la nobiltà organizzò un concerto in casa del barone Todeschi. Inutile dirti quanto Wolfango si sia fatto onore!; il pomeriggio del giorno di santo Stefano siamo andati all’organo della Chiesa maggiore ( Chiesa di san Marco, ndr.) e benché solo sei-otto persone sapessero della cosa, abbiamo trovato raccolta nella chiesa tutta Rovereto, tanto che fu necessario farci precedere da alcuni robusti giovani che ci aprissero un passaggio per salire alla cantoria. Ed anche qui si ebbe da fare circa una decina di minuti per giungere fino all’organo, perchè tutti volevano essere vicinissimi a Wolfango. A Rovereto ci fermammo quattro giorni. E’ questa una piccola cittadina: in antico era un posto di pochissime risorse, ma l’operosità degli abitanti è venuta creando, a memoria d’uomo, condizioni sempre migliori. Ora la maggior parte vive della viticoltura e del commercio della seta. Attualmente ci sono molte famiglie ricche, e tutti sono molto cortesi con i forestieri” .
                                                             (Lettera di Leopold Mozart alla famiglia)

giovedì 26 dicembre 2019

Si tagliano i contributi statali per chiudere la bocca ad alcuni organi di informazione. IL FOGLIO ad esempio (da Primaonline)

Sono stati pubblicati sul sito del Dipartimento per l’Informazione e l’Editoria, gli elenchi di quotidiani e periodici che nel corso del 2018 avevano ricevuto contributi pubblici. Quest’anno sono stati erogati poco meno di 60 milioni di euro, in calo rispetto ai 67 milioni del 2017. Nell’elenco non sono presenti testate come il Foglio e Italia Oggi, mentre Avvenire ha perso la sua posizione di quotidiano più finanziato dallo Stato a vantaggio del Dolomiten.
Con un lungo articolo pubblicato, il quotidiano fondato da Giuliano Ferrara nel 1996 e diretto da Claudio Cerasa, ha spiegato come all’origine dell’esclusione ci sia un’indagine in corso della Guardia di Finanza legata ad accertamenti sui contributi per gli anni 2009-2010. Inchiesta, rimarca il giornale “giacente da sette anni nei cassetti”, rispolverata “nell’era Salvini-Di Maio”. Il verbale della Finanza – si legge sul Foglio – stabiliva che il quotidiano “non aveva diritto in quel biennio ai contributi di legge perché non aveva raggiunto la percentuale del 25 per cento delle vendite calcolate sull’intera tiratura, il che è falso e è stato dimostrato falso nelle nostre controdeduzioni, cosa che qualunque tribunale civile è in grado di decidere in qualunque momento”.
Secondo la Finanza “il Foglio era organo di un movimento inesistente: la Convenzione per la giustizia, il che era gravemente falso, visto che il movimento esisteva, aveva tenuto un suo congresso di fondazione a Firenze, perfino alla presenza di Marco Travaglio”. Infine la cooperativa per la Finanza non era una vera cooperativa in quanto le forze che avevano dato origine al Foglio come Srl vi erano rappresentate e la sostenevano in relazione alla valorizzazione della testata, che il Foglio aveva da loro in affitto. “È l’ultima falsificazione di una serie”, scrive il quotidiano.
“In base a questi falsi materiali, su cui i tribunali dovranno decidere, la pretesa dell’autorità politica e burocratica delegata a confermare o cancellare l’erogazione dei contributi all’editoria è di indurre il Foglio a una grave crisi editoriale, eventualmente alla chiusura, conclude il giornale, intimandogli la restituzione di sei milioni circa di euro per il biennio già menzionato e nel frattempo sospendendo l’erogazione di contributi a titolo di garanzia, procedendo senza nemmeno ancora avere acquisito la controrelazione del giornale rispetto al verbale dei finanzieri, il che è addirittura enorme, madornale”. “L’aria che tira è quella di un attacco proditorio a un giornale che è tra le più trasparenti macchine amministrative nel panorama dell’editoria italiana”.
Immediata la reazione in difesa del quotidiano, con l’hashtag #foglianti che ha preso piede sui social. Oltre ai lettori, anche diversi esponenti politici hanno detto la loro.
“Chi vuole chiudere Il Foglio sappia che noi difenderemo questa voce libera dell’informazione come abbiamo difeso Radio Radicale. Pancia a terra, tutti insieme, @ilfoglio_it deve vivere”, ha twittato Matteo Renzi.


mercoledì 25 dicembre 2019

Natale 2019. Messaggio di Papa Francesco

Papa Francesco, prima di impartire la Benedizione "Urbi et Orbi", ha rivolto il tradizionale messaggio di Natale ai fedeli presenti in Piazza San Pietro. "Ci sono tenebre nelle relazioni personali, familiari, sociali - ha detto -. Ci sono tenebre nei conflitti economici, geopolitici ed ecologici, ma più grande è la luce di Cristo". Il Pontefice ha poi invocato la pace per tutte quelle zone del mondo in cui ancora c'è la guerra.

La speranza di Papa Francesco è che i conflitti e le ingiustizie in atto in Sud Sudan, Siria e tutto il Medio Oriente, Iraq, Yemen, America Latina e in Africa possano al più presto terminare e si appella ai leader di queste Nazioni affinché percorrano la via della pace. 


Il Pontefice poi si è schierato a difesa e sostegno dei  migranti: "Il Figlio di Dio, disceso dal Cielo sulla terra, sia difesa e sostegno per quanti, a causa di queste ed altre ingiustizie, devono emigrare nella speranza di una vita sicura. È l'ingiustizia che li obbliga ad attraversare deserti e mari, trasformati in cimiteri. È l'ingiustizia che li costringe a subire abusi indicibili, schiavitù di ogni tipo e torture in campi di detenzione disumani. È l'ingiustizia che li respinge da luoghi dove potrebbero avere la speranza di una vita degna e fa loro trovare muri di indifferenza". 

Un altro messaggio è stato poi rivolto ai bambini abusati, ai poveri, ai malati e agli emarginati. "L'Emmanuele sia luce per tutta l'umanità ferita - ha detto -. Sciolga il nostro cuore spesso indurito ed egoista e ci renda strumenti del suo amore. Attraverso i nostri poveri volti, doni il suo sorriso ai bambini di tutto il mondo: a quelli abbandonati e a quelli che hanno subito violenze. Attraverso le nostre deboli braccia, vesta i poveri che non hanno di che coprirsi, dia pane agli affamati, curi gli infermi. Per la nostra fragile compagnia, sia vicino alle persone anziane e a quelle sole, ai migranti e agli emarginati." 

Il ministro Fioramonti si dimette. Lo aveva annunciato se non si fossero trovati i fondi per scuola università e ricerca

Le aveva minacciate lui stesso prima del varo della manovra economica, per chiedere più fondi per il suo dicastero, poi erano state ventilate due giorni fa nel Transatlantico, e ieri in serata sono infine arrivate le dimissioni del ministro dell'Istruzione Fioramonti, che le ha formalizzate con una lettera al premier Giuseppe Conte. Si apre ora una doppia partita, nel governo e nel M5S.

Secondo fonti della maggioranza, infatti Fioramonti potrebbe lasciare il M5S, per fondare un gruppo parlamentare autonomo, "filogovernativo", in appoggio dunque all'esecutivo, primo passo verso la formazione di un nuovo soggetto politico. Una decina di deputati pentastellati sarebbero già pronti a seguirlo, confluendo nel gruppo misto. Un riposizionamento quello di Fioramonti che apre intanto lo scenario di un mini-rimpasto di governo. In pole per la sua sostituzione ci sarebbe il senatore Nicola Morra, presidente della commissione Antimafia. 

Si attende ora la risposta di Giuseppe Conte.

Salvini, dopo Bossi, si rifà il trucco sui meridionali. A fini elettorali. Giù la maschera!

Matteo Salvini e Umberto Bossi hanno idee diverse sul Meridione e sui meridionali. “Aiutiamoli a casa loro altrimenti straripano al Nord come gli africani”, dice il leader storico della Lega.  “Io gli porto eterna riconoscenza perché lui ci ha svegliati. Se poi lui ritiene che la Lega debba occuparsi solo di un pezzo di Paese, beh, questa non è la mia idea”, replica Salvini. Il fondatore e il leader attuale, dunque sui meridionali la pensano in maniera esattamente opposta. E questa divergenza segnala la distanza profonda fra il partito secessionista e nordista del passato e quello nazionale dell’ex ministro dell’Interno. E che, quindi, per vincere ha bisogno dei voti del Sud.

Per Umberto Bossi e Matteo Salvini
Detto da uno come lui, che ha rubato, e con lui anche i suoi figli, oltre che imbrogliato... i meridionali  con lui, la sua famiglia, e quelli come lui non vogliono avere nulla a che fare. 

Ma il discorso vale anche per Salvini. Il suo falso interesse per il Meridione è inaccettabile, perchè viene dal capo di un partito che ha rubato al Paese - perciò anche ai Meridionali - ben 49: QUARANTANOVE MILIONI  DI CONTRIBUTI  PUBBLICI,  di cui non si sa più che fine hanno fatto e che  lui ed il suo partito hanno ottenuto dalla CLEMENZA DEI GIUDICI - quegli stessi che in altra occasione, pure recentissima, ha tentato di delegittimare, una RESTITUZIONE-FARSA in settanta anni.

RAI. Per fortuna che c'è il CANONE ( da La Repubblica, di Aldo Fontanarosa)

I programmi Rai autosufficienti si contano sulle dita di una mano. I programmi Rai in grado di coprire la totalità delle loro spese grazie alla pubblicità, nel 2017, erano soltanto quattro. Un documento della tv di Stato li indica con chiarezza. Erano Chi l'ha visto? sulla Terza Rete; Linea Blu, Wind Music Awards e il Festival di Sanremo sulla Prima. 
Tutti gli altri programmi andavano in onda solo grazie a iniezioni di canone, più o meno robuste.

E la situazione non può essere cambiata di molto, oggi, nel 2019. Intanto la raccolta pubblicitaria complessiva è in calo per la televisione pubblica. Oggi poi come nel 2017, la Rai può trasmettere messaggi pubblicitari in quantità minori rispetto alle emittenti private. In generale, la pubblicità sulla Rai
- non può eccedere il 4 per cento dell'orario settimanale di programmazione
- e il 12 per cento di ogni ora. 

La Rai fotografa l'autosufficienza delle sue trasmissioni nel 2017 per due ragioni. Intanto vuole individuare, nel suo palinsesto, i programmi di natura artistica. Sono programmi che aggiungono un "valore editoriale" grazie al "racconto scientifico, divulgativo, del sapere e dello spettacolo".

Tra tutti i suoi programmi di natura artistica, poi, la televisione di Stato punta a individuare quelli con un "valore aggiunto". Convenzionalmente, la Rai considera "a valore aggiunto" le trasmissioni capaci di coprire quantomeno il 40 per cento dei loro costi complessivi con i ricavi pubblicitari.

In queste specifiche trasmissioni, i compensi delle "prestazioni artistiche" - ad esempio i compensi dei conduttori - sono sempre coperti dai ricavi pubblicitari.

"La Rai deve competere sul mercato, legittimo lo stipendio di Fazio, nessun danno alle casse pubbliche"La Rai avvia questa valutazione interna - individua cioè i programmi artistici e in particolare quelli "a valore aggiunto" - perché ha un problema, politico e giuridico.

La legge 198 del 2016 impone ad amministratori, dipendenti, consulenti e collaboratori della televisione pubblica un tetto ai compensi di 240 mila euro lordi annui.

La stessa legge permette alla Rai di derogare a questo tetto - cioè di pagare di più - quelle prestazioni "artistiche o professionali" che le consentano di "competere sul mercato in condizioni di effettiva concorrenza".


A marzo del 2017, l'Avvocatura dello Stato invia al governo un suo parere, che dà un'interpretazione della legge 198 del 2016. Nel suo parere, l'Avvocatura dello Stato scrive che "spetterà agli organi gestionali della Rai" valutare se e quando la prestazione professionale di cui si avvale "abbia effettivamente natura artistica"; e se ci siano i "presupposti" per la "eventuale deroga al tetto retributivo". 

I Parlamentari sostengono economicamente i partiti di appartenenza. Ma a malincuore

Ogni deputato, inclusi indennità varie e fondi con cui pagare un portaborse, ogni mese riceve tra i 10 mila e i 12 mila euro netti. La cifra, nel caso dei senatori, può salire ulteriormente. 

Ma da questa ogni parlamentare deve detrarre, oltre alle spese per l’esercizio del mandato, anche una quota mensile da versare al partito per cui è stato eletto. Ogni formazione politica ha un proprio “tariffario”. Si va dalla tariffa massima per i salviniani, a quella “a saldo” di Italia viva: 500 euro. 

Il record di rimborso più alto spetta ai parlamentari della Lega, che all’inizio di ogni mese devono versare ben 3 mila euro a testa. Il motivo? Lo ha rivelato proprio in questi giorni, involontariamente, il senatore Ugo Grassi, da poco passato dal M5S al Carroccio: «Passando alla Lega dovrò restituire al partito ancora più soldi di prima», si è fatto sfuggire : «3 mila euro per contribuire alla progressiva restituzione dei 49 milioni di euro», cioè il famigerato tesoretto di denaro pubblico che negli anni passati il partito oggi guidato di Salvini avrebbe incassato senza averne titolo. 
La dichiarazione di Grassi ha mandato su tutte le furie i vertici leghisti, che gli hanno subito messo un freno sul fronte comunicazione. 

Gli eletti del Pd devono invece versare al Nazareno 1.500 euro al mese. A questo va aggiunto un ulteriore contributo mensile di 500 euro, da destinare alla segreteria regionale del territorio in cui è avvenuta l’elezione. 
Tra i democratici ci casi di morosità, specie nell’ultima fase con Matteo Renzi leader, erano schizzati alle stelle. Molti, poco prima delle elezioni politiche del 4 marzo 2018, corsero a mettersi in pari per sperare in una ricandidatura. 

 I parlamentari di Forza Italia devono invece versare in una sola tranche 30 mila euro ad elezione avvenuta. E in più devono versare 900 euro al mese per tutta la durata della legislatura. Da segnalare, almeno per quanto riguarda i berlusconiani, che il partito azzurro si fa carico dei costi per la campagna elettorale a livello nazionale. 

Gli eletti di Fratelli d’Italia, il partito in forte ascesa guidato da Giorgia, devono invece versare un minimo di 1.500 euro, di cui 500 vengono destinati ad ogni struttura regionale. 
I circa 50 parlamentari di Italia viva, truppa costituita in grandissima parte da scissionisti del Pd, devono invece versare solo 500 euro al mese al partito fondato lo scorso ottobre alla Leopolda. 
«Ma nel prossimo futuro la cifra salirà», fanno sapere gli uomini della casa renziana. I casi di morosità sono sempre più frequenti in tutti i partiti. Ma il record negativo, in quest’ultimo caso, va al Movimento Cinque stelle, dove il numero dei “furbetti” ha raggiunto numeri incredibili. Solo 15 parlamentari su 317 sono infatti in regola con i versamenti da 2.200 euro mensili.

Beppe Grillo. Lettera di Natale ad un bambino non ancora nato. Grillo la SCRISSE NEL 2013, ORA è RIAPPARSA IN RETE

 La 'Lettera di Natale a un bambino non ancora nato'  Beppe Grillo  la scrisse il 24 dicembre del 2013. Il sito dell'Elevato la  ripubblica in apertura oggi. Una missiva che non ha perso attualità. E di questo il fondatore ne era già allora furbescamente consapevole.

"Questa lettera in Rete - si legge - è eterna. So per certo che mi leggerai e che forse, per pura curiosità, cercherai di capire chi era Grillo, cos'è stato il MoVimento 5 Stelle, i suoi ragazzi, i parlamentari eletti per la prima volta dai cittadini, Casaleggio, la democrazia diretta, i nuovi populisti".

"Con che occhi ci vedrai? Come ci giudicherai tra venti o trent'anni, tu che sarai figlio di un altro tempo, non so se migliore o peggiore di questo? - Grillo cominciava con queste domande -. Non sei ancora nato, ma tutti noi, buoni e cattivi (ma esistono veramente queste due categorie?), stiamo costruendo il tuo futuro. Non sarai tenero nei tuoi giudizi, lo so. Le figure sbiadite dei cosiddetti leader di oggi ti sembreranno macchiette, incidenti della Storia, persone senza alcuna visione che purtroppo hanno disegnato, come potrebbe solo un artista pazzo, il tuo presente. Ma forse sono pessimista".

"L'umanità - aggiungeva - cambierà di soprassalto, inventeremo nuovi paradigmi come è successo altre volte e tutto cambierà. Ritroveremo il senso di comunità, di umanità universale, cancelleremo le guerre, chiuderemo per legge le fabbriche di armi, faremo una lotta spietata alla povertà, alle malattie endemiche come la malaria e la tubercolosi, la fame del mondo sparirà e il pianeta Terra non verrà più distrutto, sfruttato per ricchezze così enormi e così inutili nelle mani di pochi".

E ancora: "Perché no? Perché non potrebbe succedere? Il tempo varrà più dell'oro e l'ambiente sarà sacro, i torrenti limpidi e l'aria piena di odori che abbiamo dimenticato. Potremo rivedere le lucciole e l'Orsa Maggiore nel cielo delle città.
 In questi anni, forse per te è difficile da capire, il denaro è al centro del mondo, qualcosa che non esiste domina le nostre esistenze. Cos'è il denaro, cosa sarà il denaro per te? Ci considererai dei folli?".
"Noi, parlo anche a nome della comunità che si è raccolta intorno al M5S, mi permetto questa licenza che spero mi verrà perdonata, ti vogliamo bene, anche se non sappiamo chi sei, piccolo italiano di domani. Facciamo il possibile per regalarti un mondo un po' migliore di quello in cui viviamo, che spesso ci fa orrore. Tu sarai il nostro giudice. Sii clemente. Un Buon Natale dal passato con l'augurio di anni meravigliosi per te, per l'Italia e per il mondo"

I migranti sbarcati in Italia sono calati drasticamente nel 2019. Se si va avanti così, Salvini deve cambiare strategia elettorale, oppure insistere a raccontare bugie

I migranti sbarcati in Italia nel 2019 sono stati 11.439, il 50,72% in meno dell'anno scorso, quando furono 23.210. Lo rilevano i dati del Viminale aggiornati al 24 dicembre. Dato che aumenta ancora di più se si guarda al 2017, quando i migranti arrivati via mare furono 118.914, il 90,38% in più rispetto a quest'anno. 

 Secondo i dati del ministero dell'Interno, aggiornati al 24 dicembre, il maggior numero di migranti sbarcati in Italia sono di nazionalità tunisina (2.654). Seguono i pachistani (1.180) e gli ivoriani (1.135). I minori stranieri non accompagnati sono stati 1.618, circa mille in meno rispetto al 2018 e 14mila rispetto al 2017.

Anche la Regina Elisabetta al fianco dei giovani che lottano in difesa dell'ambiente. Mentre in Italia, Vittorio Feltri prenderebbe a schiaffoni la combattiva Greta

Un omaggio ai giovani impegnati nella lotta al cambiamento climatico. E' uno dei passaggi del videomessaggio annuale per il giorno di Natale della regina Elisabetta. Nel discorso, la sovrana 93enne ha elogiato l'impegno delle giovani generazioni di fronte alla crisi climatica. "Sono stata colpita dal modo in cui dimostrano il senso del dovere e la determinazione davanti a questioni come la protezione del nostro ambiente e del nostro clima", ha affermato.

L'Ex Capitano ha paura e ripete: chi processa me processa il popolo italiano - esagerato! ; quei giudici si tolgano la toga,si candidino, e solo dopo potranno cambiare le leggi

Questi giudici non attaccano me, ma un popolo e alla sua sovranità. Rispetto la maggioranza dei giudici ma qualcuno vuole imporre leggi al parlamento. Allora si candidino, si tolgano la toga se pensano che i porti sono aperti a tutti e si candidino". L'ex ministro dell'Interno, dal congresso della Lega Nord di Milano, rilancia così il suo attacco agli inquirenti che lo stanno indagando sul caso della nave Gregoretti per sequestro di persona. "Se dovessi andare in tribunale credo che ci sarebbe tanta gente assieme a me ma - ha continuato - non avrei mai invocato a parti invertite un processo contro Conte o Di Maio. A processo vado da solo". "Qualcuno - ha concluso nuovamente contro i giudici - si sente al di sopra della legge e si sente di processare qualcuno che ha difeso i nostri confini".

P.S.
Fa un certo effetto sentire uno spaccone, come l'ex ministro 'de paura',  che ha ha paura, perchè  la paura che ha contribuito a seminare e diffondere ora  gli si è attaccata addosso; ed anche lui ha paura. Fa la voce grossa, come ai vecchi tempi, contando di essere preso ancor sul serio, ma   ora è un ex spaccone, patetico per giunta! (P.A.)