venerdì 26 dicembre 2014

RAI 5 lavora anche contro la stessa RAI. Grazie a D'Alessandro e dall'Ongaro

Oggi, giorno di santo Stefano -RAI 5 Ore 13 - alla fine del concerto con l'Orchestra sinfonica nazionale della RAI di Torino, diretto da Kurt Sanderling, violoncellista un altro Sanderling, nello spazio pubblicitario, viene trasmesso uno spot a favore del Concerto di Capodanno da Vienna che RAI 5, dopo  la trasmissione in quasi diretta su RAI 2 a partire dalle 13.30, ritrasmette la sera alle 21.20.
 E' Vienna che si fa pubblicità? E' Rolex, che lo sponsorizza, a pagare anche la pubblicità? E' la stessa RAI che, avendolo acquistato per trasmetterlo, come fa da moltissimi anni, fa pubblicità al suo concerto?
Non sappiamo; ma temiamo che si tratti della terza ipotesi, che ha alle spalle i cosiddetti nostalgici di Vienna, ai quali  di diritto appartengono sia D'Alessandro, a capo di RAI 5, che dall'Ongaro, suggeritore musicale di RAI 5, il quale ultimo, siccome non gli va giù il Concerto di Capodanno da Venezia, coprodotto dalla Fenice e RAI 1, e trasmesso in diretta su RAI 1,  gli fa concorrenza interna, ed anche sleale,  trasmettendo su Radio 3 ( della cui programmazione musicale, fra le tante cose, è anche responsabile) il Concerto da Vienna, mentre va in onda su RAI 1, quello da Venezia; ma poi non ripete l'operazione al contrario quando in tv ( RAI 2) va in onda quello da Vienna, e dovrebbe trasmettere su Radio 3 il Concerto veneziano appena concluso su RAI 1.
 Cosa la RAI dovrebbe fare per neutralizzare questi nemici occulti della medesima RAI, che  gli dà da mangiare, non è difficile capirlo, anche se la RAI non lo fa o quantomeno non lo ha ancora fatto.
 Eppure contro questi gufi, come meriterebbero di essere chiamati secondo la lezione di Renzi, ci sono i dati di ascolto. L'anno scorso - ma la cosa vale anche per gli anni precedenti - il Concerto da Venezia ha fatto 4.407.000 telespettatori, con uno share del 27%; mentre il Concerto da Vienna è arrivato a 2.748.000, con uno share del 16.61%.
 E l'edizione 2014 del Concerto dalla Fenice non è un caso isolato: da quando esiste ha fatto sempre all'incirca 1.500.000 telespettatori in più di quello da Vienna, con quasi 10 punti di share in più rispetto al gemello viennese. E la tendenza negli anni è che Venezia cresce ogni anno di più, e Vienna perde ogni anno  spettatori: negli ultimi due anni quasi 100.000.
 Non solo. Il Concerto dalla Fenice, in tutte le 11 passate edizioni, ha riunito davanti ai teleschermi molti più spettatori di quanti ne riuniva negli anni quello viennese, il che dovrebbe far concludere che il Concerto da Venezia è più gradito di quello viennese dai telespettatori italiani ( non dimentichiamoci che il concerto veneziano viene trasmesso anche in diversi paesi europei, che l'acquistano dalla RAI).
 Nonostante tutto ciò RAI 5 che ti fa? Fa la pubblicità al Concerto viennese e solo a quello; quello italiano semplicemente lo ignora.
O forse intende promuovere il Concerto da Vienna, che gli costa un bel pò, mentre quello veneziano non ne ha bisogno, perchè è il concerto classico più visto della televisione italiana, e, in assoluto, il programma televisivo più seguito del Capodanno in Italia?
Non sarà che forse - novità delle novità - quest'anno RAI 5 ha deciso di ritrasmettere nella serata di Capodanno solo il Concerto viennese, e non quello veneziano?

mercoledì 24 dicembre 2014

POMPEI resterà chiusa a Natale e Capodanno.Mancano i soldi per i custodi. Turisti infuriati

Non è la prima dimostrazione della disfatta di Franceschini ministro, già un' altra volta, non molto tempo fa, una lunga fila di turisti fu rimandata a casa perché i custodi avevano indetto una assemblea durante l'orario di lavoro, sapendo che avrebbero danneggiato i turisti. Per intenderci quelli che portano soldi all'Italia.
 Ora si verifica che nei giorni di grande affluenza turistica, il sito più importante ed unico italiano resta chiuso, perché mancano i soldi per pagare gli straordinari ai custodi.
 Franceschini dorme, non riesce a trovare i soldi per tenerlo aperto. Si tratterà sicuramente i pochi soldi. Perché non chiede al suo attendente Nastasi, di far licenziare sua moglie dal San Carlo di Napoli e con quel che risparmia paga i custodi a Pompei?
 Oppure, perché lei Franceschini non prende un suo stipendio,  ne basterebbe crediamo uno solo o la tredicesima, per pagare i custodi, facendosi così perdonare le continue distrazioni, i passi falsi, e tante altre cose che le abbiamo via via rimproverato?
 Renzi ha ragione a definirla 'mezzo disastro'; solo che, se  continua così, Renzi sarà costretto a definirla 'disastro', e basta. E, forse, finalmente penserà che mandarla a casa sarebbe l'unica soluzione da adottare. tanto in famiglia lavora già la moglie , nella politica; e  non avrà comunque problemi per arrivare alla fine del mese. E noi, per fortuna, ce la toglieremmo finalmente dai piedi.
 L'ha capito che Lei i soldi per i custodi deve trovarli ad ogni costo?

martedì 23 dicembre 2014

Ancora un'altra dimenticanza del Franceschini, 'mezzo disastro', innamorato

 Non si è ricordato di inserire fra i beneficianti del decreto 'Art Bonus' i teatri di prosa, ed Escobar glielo ha fatto notare, chissà se 'mezzo disastro' ci ripenserà. In verità non ci aveva pensato neanche a metterci dentro le fondazioni lirico-sinfoniche che poi si sono tirate  dietro anche i cosiddetti 'teatri di tradizione'; ma poi in uno dei suoi rari mommenti di sveglia ha fatto in tempo a farlo inserire nella cosiddetta 'legge di stabilità'. Meno male.
 Ora però un altro settore di pregio s'è risentito ed ha scritto una lettera pubblica a  'mezzo disastro' Franceschini, in questi termini: aho, ma che noi  dei festival siamo fessi? Che aspetti a svegliarti ed a metterceli dentro.
 I firmatari sono tutti illustrissimi salvo qualcuno, intendiamo i sovrintendenti del Rossini Opera Festi al - giusta lamentela - la sovrintendente del Ravenna Festival - lamentela giusta, appena - Giorgio Ferrara per il Festival di Spoleto - presenza ingiustificata, visto la fine che ha fatto fare alla musica ed all'Opera con la sua gestione teatrale -  ed il Festival Puccini che, secondo un notissimo critico, se lo chiudono non farebbero un soldo di danni.
 La lamentela è però in sé giusta.
 Ma vai a far capire a Franceschini che va alla Scala solo per esibire la sua bella e giovane signora, non per vero interesse, né suo né della sua bella signora - che invidia che ci fa, per la sua bella
signora - che per beni culturali di grande interesse devono necessariamente intendersi anche tutte le istituzioni che hanno come fine statutario l'arte musicale, Opera o concerto che sia. No, per lui la musica non appartiene ai beni culturali da sostenere e preservare. La pensa come quell'altro ignorante dell'ex direttore del Corriere - di cui ora non ci viene neanche il nome, anzi no, c'è venuto in mente: Ronchey - il quale pensava che i beni culturali fossero solo i monumenti; del resto anche lui la musica non sapeva neppure dov'era di casa. Non è stato lui che ha destinato una caserma a fianco del Museo degli strumenti musicali ( Piazza santa croce in Gerusalemme) ad archivio, piuttosto che a sede per ampliare l'importante museo, che aveva ed ha magazzini stracolmi di begli esemplari di strumenti musicali?
 Renzi, che ha fatto di male l'Italia per meritarsi i peggiori ministri della storia repubblicana? Di mali ne ha fatti tanti, ma non che giustifichino tale punizione per il paese.

Tutto il brutto che c'è in 'Tutto il bello che c'è' del TG2. Dalla Cenerentola di Rossini, non di Verdone, al Sistema delle orchestre giovanili in Italia

Fossi io il direttore del TG2 RAI - ma non lo sono, peccato! - prenderei a calci in c... chi ha scritto il 'lancio' della 'Cenerentola' di Rossini, che , con la regia di Verdone è diventato un film-opera ed in questi giorni viene proiettato, come  un film qualunque nelle sale cinematografiche italiane. L'abbiamo sentito con le nostre orecchie oggi  alle 18.30 nella rinomatissima rubrica del TG2, ' Tutto il bello che c'è'.
 Ecco il testo preciso: "in questi giorni nelle sale cinematografiche italiane la CENERENTOLA di VERDONE su LIBRETTO di ROSSINI". Idiota di un giornalista.
 Si tratta della Cenerentola di Rossini che abbiamo visto in tv negli anni scorsi, uno degli spettacolari programmi ideati da Andrea Andermann,  ambientato nelle straordinarie reggie sabaude torinesi. Un'opera in diretta televisiva come fosse la ripresa di un film in diretta, senza palcoscenico. Sì'era già viste  Tosca 'nei luoghi e nelle ore di Tosca', 'Traviata a Parigi', Rigoletto a Mantova ed ora 'Cenerentola a Torino'- Di questa celebre opera di Rossini Verdone ha curato la regia. Dopo qualche anno Verdone, d'accordo con Andermann - ma sarebbe stato d'accordo anche Rossini, se glielo avessero chiesto - hanno rimontato quell'opera 'in diretta' da luoghi di favola e ne hanno tratto un film, come fu fatto da Rosi per Carmen e da Losey per Don Giovanni, per citare due fra gli esempi più illustri.
 Niente di più lontano da quanto annunciato dal TG2 questo pomeriggio. Perchè, innanzitutto Rossini non ha scritto il libretto che è di altri, e Verdone non ha fatto un film dall'opera, semplicemente a quel grandioso spettacolo (peraltro l'opera fu ridotta, per stare in certi tempi televisivi) operistico ha dato una seconda vita che non è diversa dalla prima. Non una sola immagine è stata cambiata, semmai sono stati fatti tagli e cuci per farlo diventare un film.
 M forse l'autore di quel lancio infame, per fare il verso a Verdone, avrà voluto scherzare, dichiarando che la 'Cenerentola' era di 'Verdone', sebbene il libretto - la musica asino! - di Rossini.
 Nella stessa  rubrica, culturale, del TG2  un'altra 'sòla', riguardante il 'Sistema delle orchestre e dei cori giovanili' fondato 35 anni fa da José Abreu in Venezuela, da poco impiantato in Italia, anche per merito e volontà di Claudio Abbado. Era questa la notizia,  perchè quella della nascita del Sistema è ormai vecchia di 35 anni.
 Allora il bravo giornalista che fa  racconta di come questo sistema è stato impiantato in Italia, la sua presenza e l'attività avviata. Il giornalista del TG2 prende un vecchio film documentario realizzato in Venezuela o forse un altro fatto da un italiano, e trasmette le immagini dell'orchestra 'Simon Bolivar' venezuelana ed un'intervista ad Abreu, realizzata a Roma, nell'Auditorium, anni fa - c'eravamo anche noi, fra i giornalisti che l'intervistavano.
 Alla fine fa dire due parole a Roberto Grossi, presidente di Federculture, attuale responsabile dell'attuazione e dei progetti del Sistema' in Italia. Ora, con tutta quella caterva di giornalisti che ha in dotazione un TG, è mai possibile che non ve ne è nemmeno uno in grado di raccontare che cosa il Sistema italiano sta facendo? Ecco un altro caso, anzi due, dove la riforma Gubitosi si rende necessaria, se non altro fa risparmiare, anche se non potrà trasformare certi giornalisti da asini in professionisti.

Gianni Letta al prefetto Pecoraro: non lo faccio più. Il ministro Franceschini rivolta il ministero, ma lascia 'grande e grosso' la suo posto, e boccia la Buzzi

Quel civico di Largo del Nazareno, n.8,  è una sorta di crocevia, di 'rotonda' obbligatoria da cui tutto passa, ogni intervento, decisione... e via tacendo. A quel civico  hanno sede alcuni uffici di Mediaset a Roma, e soprattutto ha l'ufficio Gianni Letta, l'onnipotente, l'onnipresente, il deus ex machina della politica anche quando apparentemente sembra in panchina, fuori dal campo, come ora. Poteva egli non aver incrociato nel corso degli anni il Buzzi - se non altro per via del suo nome: Salvatore - re della cooperazione a Roma, stipendiato con appena 25.000 Euro netti al mese, a spese della 'solidarietà'?
 Anche lui va da Letta, al quale gli chiede un favore, anzi di intercedere per ottenere un  favore,  l'ennesimo appalto illecito sul quale far soldi sulla pelle dei poveracci. E Letta, con un sistema consolidato  negli anni dalla pratica, chiama a telefono chiunque per  raccomandare chiunque - è il caso di dirlo - chiede al Prefetto Pecoraro - quello che voleva da subito commissariare il Comune di Roma, per via del malaffare  incentrato soprattutto sul clan Carminati, di cui Buzzi era pedina di riferimento - di ricevere Buzzi (Pecoraro lo riceverà all'indomani di quella richiesta). Ma poi si dimentica il suo nome, se lo dimentica perfino nei giorni dello scandalo emerso in tutta la sua complessità. Non ha nulla da rimproverarsi, e Buzzi non lo conosce. Ma, allora, signor prefetto, quell'incontro con Buzzi? Ah, scusatemi, me l'ero dimenticato - ha detto in sostanza. Ma come, se l'è dimenticato? Poi rivela un curioso tenero segreto. L'ha ricevuto, Buzzi, solo perchè glielo ha chiesto Letta - come poteva dire di no al sottosegretario? Ma l'indomani telefona a Letta e gli dice: ma chi mi hai mandato? e Letta, prontamente: non lo faccio più.
 Capite in che mani siamo?  e come ambedue facciano il gioco di chi la spara più grossa? Eppure uno , il cardinale, è sottosegretario alla presidenza del consiglio, e l'altro, il Pecoraro, è prefetto della capitale. Sembrano tornati bambini, sulla nostra pelle.
 Ma forse i due non sono tornati bambini, solo soltanto cinici. Quelle telefonate si fanno tanto per farle, rientrano nel gioco politico di far finta di interessarsi ai problemi della società. Una vergogna. Perchè poi certe alte  telefonate si fanno e i risultati si ottengono. Potremmo farne un lungo elenco e del resto il nome del telefonatore quante volte è venuto fuori in tutti questi anni? Non c'è  caso di un certa importanza in cui non compaia. alla prossima
 Ora, invece, il Ministro Franceschini - che Renzi chiama 'mezzo disastro' - ha deciso di rivoltare come un pedalino il suo ministero, cambiando le direzioni generali. Tutte salvo l'unica che forse avrebbe dovuto cambiare, come da tempo e da più parti gli si va dicendo, e cioè quella di 'direttore generale dello spettacolo dal vivo, affidata a 'grande e grosso' Nastasi. Padrino Letta, anche senza telefonata - o no ?- dai tempi del ministro URBANI- sembra la preistoria.
 Anche in questo caso c'entra una telefonata. E' bastata una telefonata con richiesta di raccomandazione - fatta dalla sorella di Buzzi, direttore generale del ministero di 'mezzo disastro' a suo fratello, il mostro ( per davvero!) per raccomandare sua figlia che 'mezzo disastro' per dimostrare al mondo che lui è un ministro integerrimo nemico delle raccomandazioni, per  punirla  e lasciarla senza promozione in quest tornata di nomine. Come se, caro Franceschini, lei non abbia mai fatto o fatto fare, una telefonata, vera o minacciata, per raccomandare, che so io, al sindaco Marino, la sua neo mogliettina. Ma su, lei solo non fa raccomandazioni?  E perciò non tollerando che le facciano gli altri, punisce una sua dirigente perché ha chiesto una  raccomandazione per sua figlia al fratello che oggi viene guardato - i sintomi suono quelli della grave malattia- come un appestato ? Piuttosto avrebbe dovuto domandarsi come era arrivata a quell'incarico dirigenziale; se ne aveva i titoli e le competenze. Questo avrebbe dovuto farlo - ma è ancora in tempo per farlo - per tutti i suoi dirigenti, specie per quelli su cui tutti hanno da ridire, primo della lista ... è inutile che  le faccia il suo nome per l'ennesima volta.

A proposito del saluto di Napolitano al CSM. 'Sì, però...' e simili altre circostanze. Il 'Sistema Veltroni'

I magistrati facciano indagini e siano meno protagonisti. Più ricerca della verità e meno interviste. Questo in sostanza una delle cose dette da Napolitano nel suo messaggio di fine anno al CSM, che è anche il suo messaggio di addio, visto che, a gennaio, ha deciso, come è ormai noto, di lasciare il Quirinale. Ma ha anche detto tante altre cose, di cui sappiamo meno.
 Oggi i giornali tornano a parlarne ma usando la solita tecnica. Sì, però... avrebbe dovuto difendere i magistrati dagli attacchi ingiustificati; avrebbe dovuto anche dire con fermezza che in Italia di marcio c'è la corruzione e non la magistratura.
 Sì,però...  è il cosiddetto ' Sistema Veltroni'. Il quale ogni volta che parlava, prevenendo le possibili obiezioni, dopo aver  fatto una affermazione, ne faceva anche una opposta e contraria, facendola precedere dal suo indimenticabile 'ma anche', che di fatto annullava la precedente. Naturalmente non era il caso di Napolitano .
 Perchè, invece, non si può dire una cosa ed anche l'altra, senza che la prima escluda la seconda?
 Il sistema di far pesare diversamente due affermazioni  fatte nel corso del medesimo discorso e magari anche di identico peso, al punto che l'una cosa escluda l'altra, ci fa venire in mente un discorso tante volte ascoltato,  specie quando si tira in ballo la cultura. Se si parla di teatri, di musica, di libri ecc... c'è sempre qualche ... che se ne esce così: 'sì però vengono prima gli ospedali, le strade, le scuole'. Come dargli torto?
In occasione poco diversa, il famosissimo ministro Tremonti, pronunciò la celebre frase: 'con la cultura non si mangia' prendendo una solenne cantonata, perchè da ministro dell'Economia avrebbe dovuto sapere che se in Italia si togliesse - per semplice nostra incuria, come tentiamo di fare ad ogni costo, e cecità di chi ci governa - il 'sistema cultura', chissà quanti punti del PIL  perderemmo, essendo tale settore fra i più produttivi di  PIL per il nostro paese. Aggiungiamo a Tremonti, Brunetta', altro campione in Economia, il quale disse che avrebbe voluto chiudere  i teatri e mandare tutti a lavorare - come fa lui ogni giorno entrando ed uscendo con fatica dalle auto blu superaccessoriate - tanto quelli erano soldi sprecati. Poi, causa casetta  di vacanze a Ravello, ottiene dai suoi amici di partito, la presidenza della Fondazione Ravello, A quel punto la cultura ravellianna ( con due elle, per evitare che qualcuno bestemmi Ravel) acquista valore; e lui si fa dare dall'amico Caldoro qualche milione di Euro; proprio il professore in economia, ad un passo dal Nobel più d'una volta.
 Ci viene in mente ascoltando o leggendo simili panzane, un colloquio che ricordiamo parola per parola, con l'avv. Nino Carloni, il padre della musci in Abruzzo. Ci disse quelal vota: " quando coinciai subito dopo la guera, nell'Italia biosognava ricostruire e costruire tutto, comprese le strade e gli ospedali e le scuole. Ed io costruivo e ricostruivo la musica. Che in molti casi è servita alla ricostruzione italiana esattamente come sono servite strade ospedali scuole. Bandando  all'una com alle altre CONTEMPORANEAMENTE.

domenica 21 dicembre 2014

L'Accademia Nazionale di Danza attende una soluzione dal ministro. Subito

Volete sapere in che situazione è tuttora l'Accademia Nazionale di Danza di Roma? Gli studenti sono in rivolta e i professori pure, ad eccezione di Fontano. Il quale  è tranquillo,  e che non è riuscito a capire che la presenza di Carioti in questo anno di commissariamento ha giovato all'Accademia, riportando una certa regolarità di svolgimento dell'attività didattica; e, badando solo a sé stesso - nonostante che dall'urna il suo nome sia uscito decisamente sconfitto, giacché Carioti ha avuto 66 voti su 88 votanti e lui  una manciata solo di voti, oltre il suo ovviamente - ha presentato ricorso al TAR. Nessuno o quasi dei professori l'ha votato e lui per vendetta danneggia indirettamente l'Accademia stessa, quando dovrebbe rendersi conto della situazione, incassare la sconfitta e fare al meglio il suo lavoro di coreografo o ballerino, insomma quello che è.
 Invece no, se ne  fotte dell'Accademia - ma gli studenti non sono fessi e hanno capito il suo gioco.
 Ora l'Accademia è nella situazione che ha un commissario scaduto, Carioti, e non  prorogato; un direttore eletto regolarmente con un voto plebiscitario, Carioti,  ma la cui nomina  non è stata ratificata dal ministero, e dunque senza capo.
E il Ministero? Dovrebbe, secondo logica, provvedere alla ratifica della nomina, o a prorogare il commissariamento, con Carioti commissario, voluto in Accademia, da tutti. Gli unici che non lo vogliono sono Fontano e, a questo punto vien da pensare che non lo vogliano neanche Giannini e Mancini. Perché? Semplicemente perché prestano ascolto a quei politici - miserabili, senz'ombra di dubbio, per fortuna che sono pochi, anzi pochissimi - che oggi fingono di interessarsi alle sorti dell'Accademia di Danza semplicemente perché  all'Accademia è affiancata una Fondazione, anch'essa commissariata, meglio da commissariare. Perché tanti appetiti? Perché la Fondazione è la cassaforte dell'Accademia. Ecco svelato il mistero. Ed il Ministero vuole nominare un nuovo commissario unico per l'Accademia e la Fondazione.
 Da qualche giorno  lo sta cercando un commissario, ma non lo trova, perché lo cerca  fra coloro che nell'istruzione artistica, l'AFAM, non hanno mai messo nè il piede nè il naso e perciò più che risol verli potranno solo creare altri problemi  nella scuola sull'Aventino.
 Ma Giannini e Mancini, che dovrebbero avere a cuore principalmente la sorte degli studenti ed il funzionamento della scuola,  pensano ad altro.

sabato 20 dicembre 2014

Come l'EXPO può rovinare la vita a Farinetti

Quei mascalzoni de 'Il fatto quotidiano' al semplice scopo di far casino e farsi sentire, ieri hanno tirato in ballo anche il mitico e mistico Farinetti, quello di Eataly, del miracolo dei pani e dei pesci, una volta venduto 'Unieuro',  una caterva di freddi aggeggi elettronici che non  gli dava più soddisfazione. Celebrato in tutto il mondo, ha ridato vita a Roma a quel tragico monumento allo spreco che era la stazione Ostiense facendolo diventare una sorta di cattedrale degli affari, sacrificandovi il cibo. E' amico e sostenitore del Premier Renzi, che a sua volta lo sostiene, e per questo il premier se lo porta ovunque, sia materialmente ( anche di recente negli Stati Uniti, dove assieme ad altri colossi dell'alimentare ha sostenuto la tournée del Regio di Torino capitanata da Noseda) sia ad esempio per futuri imprenditori che si fanno dal nulla - non diciamo cazzate, lui imprenditore lo era già, certo ha avuto una idea brillantissima che funziona, e perciò chapeau!
 Ma come tutti gli imprenditori deve fare affari altrimenti l'impresa va fallita e lui, anche per questo, c'ha il pallino, e poi  può contare un pò sull' aiuto di amici,  un pò sulla difesa di ammiratori,anche dagli attacchi degli invidiosi giornalisti.
Come ora anche noi stiamo tentando di fare da quei mascalzoni de 'Il fatto quotidiano' che, non avendo altro da fare che mettere il naso negli affari degli altri, l'hanno tirato in ballo per il grande appalto all'EXPO, una sorta di città dell'alimentare con ristoranti di tutti i tipi e per tutte le tasche, affidato a lui, a Farinetti, che naturalmente sarà in grado di tirar fuori 'farinoni' da quell'impresa. Sempre che non lo facciano stancare, costringendolo a ritirarsi per far contento i farabutti de 'Il fatto'. Come ha già minacciato.
Ma cosa è accaduto? E' accaduto semplicemente che l'appalto gli sia stato dato per le sue capacità imprenditoriali ma anche senza gara pubblica, in pratica senza concorrenti, che sarebbe stato difficile trovare, ma che potevano esser sbaragliati dal confronto con il grande apostolo della ristorazione e del cibo sano in Italia. E quegli spioni del 'Il fatto' l'hanno detto a Cantone; il quale prima se ne è lavato le mani, dicendo che.... e poi ha detto che comunque avrebbe guardato il fascicolo. Ma perché fargli perdere tempo? Solo per non mettersi contro quelli de 'Il fatto'?
 A noi sono venuti in mente - naturalmente per  un paragone, improponibile, fra soggetti, ma per contiguità di argomento: la ristorazione a tutti i livelli - gli appalti di tutti i bar della RAI, nelle varie sedi che, s'è scoperto, appartenevano ad una società che  alla fine portava a Carminati (vinti con appalto o senza?) ma anche - sia chiaro ancora una volta  niente  a che vedere con la criminalità - come anche i vari appalti del governo, all'epoca di Berlusconi e non solo, e quelli dei bar dell'Auditorium di Roma, tutti dati a 'Relais le jardin', della coppia Ottaviani-Letta, figlia di Gianni. Se niente di criminale, qualcosa non  del tutto regolare però forse.
 Quanto a 'Relais le jardin' si sa che offre uno dei migliori servizi di catering, ma a noi  sarebbe piaciuto di più  se quegli appalti li avesse ottenuto anche attraverso regolare gara (o forse la gara c'è stata, colpa nostra se non ne siamo informati). Avrebbero avuto più sapore, il sapore della regolarità. Perché quando leggiamo -  come ci è capitato parecchio tempo fa - che la società 'Relais le jardin' navigava in cattive acque prima di ricevere tutti quegli appalti e che, dopo,  navigava a  e naviga tuttora a vele spiegate, beh, il sapore del loro catering ci sembra un pò inacidito.
E lo è ancora di più, acido, quando scopriamo che nel consiglio di amministrazione dell'Auditorium siede anche il patriarca dei Letta, Gianni, l'onnipresente; e che  siede anche nel consiglio di amministrazione dell'Accademia di Santa Cecilia che, nel corso del 2014, ha affidato a 'Realis le Jardin' un servizio da 80.000 Euro, la somma più alta fra tutti gli incarichi dell'Accademia, dopo i servizi di pulizia ( 150.000 Euro) e di personale incaricato dell'accoglienza( 400.000 Euro). E glielo ha affidato - come si legge sul sito dell'Accademia medesima - con 'procedura negoziata senza previa pubblicazione di un bando di gara'. Vuol dire che non c'è stata una  gara pubblica di appalto? Sicuramente se non c'è stata è solo perché la legge lo prevede? Quel catering non sarebbe stato più saporito se  fosse stato affidato ad un altro soggetto, che non aveva nel consiglio di amministrazione un protettore di quella portata, non alimentare, ovviamente?
Ecco perchè , già nel 2010,  Emiliano Fittipaldi, raccontando nel successo crescente del noto catering, pubblicava sull'Espresso un articolo dal titolo 'Jardin de Letta'.

Siamo tutti uguali, ma qualcuno lo è meno (o forse più). Ad esempio Zampetti, segretario generale del Parlamento

Leggevamo ieri della cessazione dal servizio del segretario generale della Camera, speriamo di non sbagliare, dal significativo cognome Zampetti ( noi ci permettiamo di scherzare avendo un cognome sul quale tanti e per molto tempo hanno ironizzato). Due Zampetti qui , due Zampetti  là, egli è arrivato a percepire il modestissimo compenso annuo di 460.000 Euro, quasi il doppio di ciò che prende il povero vecchio Napolitano, che comunque ancora non va in pensione.
 E qui viene già il primo sospetto che la fuga velocissima di Zampetti - che in tutti questi anni aveva fatto passetti piccoli uno dopo l'altro, causa le Zampetti; ah se avesse avuto le Zamponi - sia dovuta  al cambio di regime stipendiale e pensionistico che dovrebbe toccare anche i dipendenti del Parlamento dall'ultimo usciere al primo Zampetti.
 Ciò che ci ha colpiti leggendo della sua uscita fra lacrime e pianti e tentativi di trattenerlo ancora in servizio da parte dell'ammaliatrice Boldrini, è che nei prossimi anni il compenso annuo del segretario generale del Parlamento dovrebbe GRADUALMENTE ridursi fino ad arrivare a poco più di 300.000 Euro. Ecco quel GRADUALMENTE ci ha colpiti segno della sensibilità dei nostri governanti verso i lavoratori e pensionati ai quali non si vuole rovinare il sonno, imponendo loro - come lo Stato fa con qualunque cittadino- regimi  stipendiali e pensionistici indesiderati ma imposti a colpi di leggi e decreti dall'oggi al domani. Almeno i pochi dipendenti del Parlamento godono a nome di tutti i cittadini. Ai quali se devono fare una qualche trattenuta la fanno in ventiquattr'ore, al punto da mangiargli quasi interamente uno stipendio , una mensilità di pensione o la tredicesima.
 A quei pochissimi che sono meno uguali di tutti gli altri di fronte allo Stato, a quei pochissimi, le cose si fanno con più garbo, specie quando gli si chiede di restituire ciò che si è avuto in più o, meglio ancora, di rinunciare ad un trattamento che se di favore è stato, come molti stolti  e disinformati ritengono, è solo perché, dall'ultimo usciere al primo dirigente, come lo Zampetti,  perchéa il loro lavoro è altamente qualificato e della più alta responsabilità. Tutti i lavori? Sì tutti quelli che si volgono nelle antiche sale dei palazzi del potere.
Sta lì la differenza. auguri a Zampetti, Si goda ala sua misera pensione ed anche la liquidazione che, per pubblico pudore e decenza, non ci hanno detto a quanto ammonti. ma lo immaginiano.
 P.S. Fra i possibili successori a Zampetti c'è anche un Letta, Guido, vice segretario generale della Camera dei Deputati. Ma non bastavano tutti i Letta che c'abbiamo già?
 Apprendiamo  dalla rete che lo stipendio di Zampetti è non di 460.000 Euro, come abbiamo scritto in questo post, ma di 600.000 Euro circa, quasi tre volte quello del povero Napolitano.

venerdì 19 dicembre 2014

Ode alla giovinezza, che non è un valore in sé in molti casi

Siamo sorpresi quando sentiamo dire che  un tale od una tale si meritano di occupare un posto di responsabilità perché giovani. In Italia, ad onor del vero, merita ancora di più chi è anche donna oltre che giovane, e, se proprio vogliamo dirla tutta, meglio ancora se è anche bella oltre che donna e giovane.
 Questo criterio, quello cioè di considerare la giovinezza un valore in sé,  sta regolando molti campi sociali.
 Ad esempio, per limitarci al campo musicale, il campo che a noi interessa particolarmente, mentre nessuno si dà pena dei tanti giovani, pur bravi, pur donne ed anche belle, che restano senza lavoro perché oggettivamente le possibilità si vanno sempre più restringendo,  per incarichi di vertice il valore giovinezza conta ancora e tanto.
 Si discute già del futuro direttore dei Berliner che prenderà il posto di  Simon Rattle, quando il direttore inglese lascerà nel 2017. E il nome che viene più frequentemente citato è quello di Gustavo Dudamel, che all'epoca dovrebbe aver concluso il suo incarico a Los Angeles.
 Ora, guardando al panorama internazionale, è mai possibile che non si riesca a trovare un direttore in grado di imprimere una svolta ai Berliner, come quella che, nel recente passato, hanno impresso sia Abbado che Rattle, per cui si ricorre ad una rivoluzione basata principalmente sull'età del prescelto,
anche quando le azioni di tanti giovani, venuti alla ribalta negli ultimi anni, si sono notevolmente  deprezzate?
 Noi capiamo che quando si deve scegliere il capo di una azienda elettronica il fattore 'giovinezza' possa essere un fattore importante; ma per mille altri incarichi la giovinezza potrebbe risultare addirittura un handicap. Non ci credete. Volete un esempio, uno solo per convincervi? Perchè all'Economia, il ministero più importante di questi tempi ( non quello della cultura, come va dicendo 'mezzo disastro' Franceschini) il premier Renzi, su consiglio del saggio Napolitano, non ci ha messo né la Boschi né la Madia, ma Padoan che, in coppia con lui, regge le sorti del nostro paese anche nel confronto con l'Europa, sulla base della sua età ed esperienza ? E Padoan non è giovane, non è donna e non é neanche bello. Per nostra fortuna, però, sa quel che fa, come non sembra sappiano spesse volte le nostre pur giovani donne e belle ministre.

A rischio chiusura l'Orchestra della Provincia di Lecce. Marcello Panni scrive a Corrado Augias

Scrive, oggi, Marcello Panni a Corrado Augias, che pubblica la sua lettera con risposta nella  apposita rubrica di Repubblica, lamentandosi del rischio chiusura dell'Orchestra di cui per anni è stato direttore artistico e cioè quella della 'Provincia di Lecce', perchè la Provincia, principale sostenitrice, si è chiamata fuori.  Ecco come, una dopo l'altra, si fa una croce su organismi che  non sono sentiti come parte della propria identità culturale. Sono state chiuse nel giro di pochi anni, oltre le Orchestre RAI - ma quelle le chiusero vent'anni fa - l'Orchestra del Lazio, l'Orchestra sinfonica di Roma, l'Orchestra Mozart, fondata da Abbado, ed ora anche quella di Lecce rischia la chiusura. Scrive Panni, e Augias la pensa come lui, che intorno alla chiusura di un teatro, seppure soltanto minacciata, l'opinione pubblica in Italia si mobilita e protesta; per un'orchestra invece no, neppure da parte di musicisti.
Caro Panni, come  accadde  esattamente dieci anni fa, quando quel gran compositore che era Luciano Berio chiuse l'Orchestra giovanile di Santa Cecilia, perché l'allora sindaco (o ministro) Rutelli non erogò più il suo finanziamento; insomma per mancanza di soldi, gli stessi soldi che poi sempre Berio trovò, non si sa dove, per aumentarsi il compenso da Presidente/ Sovrintendente di Santa Cecilia, e che ha lasciato in eredità a Cagli ( ben felice di tale eredità. Il quale, secondo l'esempio del suo predecessore, si è spesso lamentato dei finanziamenti sempre ridotti, ma mai che abbia detto: mi autoriduco il compenso che fino a quale mese fa era di oltre 300.000 Euro! e lo riduco anche al cosiddetto 'cerchio magico di santa cecilia' che sempre Cagli  fa ben compensare).
Serva di esempio a quanti vanno lodando il grande Berio, sì proprio lui che, fra le tante cose  dimostrò un'ottusa chiusura mentale  nei confronti dell'erezione dell'organo - strumento musicale, per intenderci - nella sala grande dell'Auditorium.
 Nella sua lettera Panni cita anche un'altra orchestra, sedicente tale, e cioè l'Orchestra del Regio di Parma. No, caro Marcello, quella era un'orchestra 'apri e chiudi',  della quale qualche incongruenza abbiamo anche noi messo in rilievo, avendo avuto dei nostri ex allievi che vi avevano lavorato in condizioni indegne di un organismo musicale. Quando è stata chiusa in Italia c'era uno scandalo in meno.
 E del resto, che ai musicisti  per primi non fotte nulla della vita musicale italiana, se il proprio lavoro è assicurato e retribuito più o meno bene, è cosa risaputa. Nessuna protesta di nessun musicista s'è mai avuto per orchestre che stavano per chiudere.
 Ora, ad esempio, c'è l'Orchestra Verdi di Milano che, sebbene abbia festeggiato  vent'anni di gloriosissima esistenza, vive ancora nell'incertezza, perché 'grande e grosso' Nastasi, direttore generale, al cui servizio milita anche il ministro Franceschini, non riesce ancora ad inserirla nelle orchestra cosiddette ICO, e perciò le nega il relativo finanziamento. Finanziamento che invece sa trovare nelle pieghe del Ministero per un festival , anche se alla prima edizione, se di quel festival - 'Reate Festival' ( alla latina,  non sbagliatevi cambiando le vocali in 'Reato Festival)', il padrino politico è proprio il suo protettore Gianni Letta, e direttore artistico nelle prime edizioni Bruno Cagli, altro protetto  di Letta che Cagli ha fatto entrare anche nel consiglio di amministrazione di Santa Cecilia. Per quel festival i soldi si trovarono fin dalla prima edizione, se non andiamo errati, la cui presentazione fu fatta nei palazzi del potere -  si trovarono forse perchè era un modo per far affluire nelle casse di Santa Cecilia, quella di Cagli, altri finanziamenti indiretti, visto che poi il festival aveva Cagli come direttore artistico e l'orchestra dell'Accademia, nelle varie formazioni, come protagonista musicale, più o meno.
 Questa è l'Italia musicale che Renzi dovrebbe spazzar via, premiando o finanziando solo i meritevoli e non i raccomandati, specie se legati alla politica.

giovedì 18 dicembre 2014

Accademia di danza a Roma. Giannini, il ministro, e Mancini, il capo dipartimento AFAM, si chiamano fuori, mentre studenti e professori protestano duramente.

Il caso dell'Accademia di Danza di Roma ha dell'inverosimile, e né il ministro né il capo dipartimento AFAM intendono dare una risposta alle proteste ed agli appelli sacrosanti di studenti e professori che reclamano un capo d'istituto, specie dopo  regolari elezioni che hanno visto eletto il m. Carioti.
 E' accaduto - lo abbiamo scritto alcuni giorni fa - che dopo l'uscita della Parrilla, per gravi irregolarità all'esame della magistratura,  il ministero ha nominato commissario il m. Bruno Carioti, già direttore del Conservatorio dell'Aquila e Presidente della Conferenza dei direttori dei Conservatori italiani. Terminato l'anno di commissariamento, durante il quale la pace sembrava essere tornata in Accademia, il Ministero sollecita il commissario ad indire le elezioni per la nomina del nuovo direttore. Il Commissario stila un regolamento, sulla scorta di quanto si fa nelle altre accademie (ma anche perchè non ve ne era uno, essendo la Parrilla nominata  'a vita' dal ministro Berlinguer suo accanito sostenitore un tempo), ed indice le elezioni, dalle quali egli risulta eletto direttore, per libera scelta della gran parte dei professori dell'Istituto, con un plebiscito di voti. Ma c'è un professore, uscito sconfitto dalle elezioni, avendo ottenuto un pugno di voti, che  fa ricorso al TAR per invalidare l'elezione di Carioti. Motivo: Carioti non è nè un coreografo, nè un ballerino, come secondo lui dovrebbe essere il direttore dell'Accademia di danza.
Il Ministro Giannini - e con Lei il capo dipartimento  dell'Istruzione artistica, prof. Mancini - decide di non decidere e di non intervenire, in attesa che il TAR o qualche altro  tribunale amministrativo, di quelli le cui sentenze spesse volte fanno rizzare i capelli, si pronunci, il che - si sa già - non ci sarà prima di aprile. E da qui fino ad aprile? Il Ministro tace e fa spallucce,  mentre gli studenti ed i professori senza più un capo della scuola, protestano e manifestano.
 Ora, un ministro che si rispetti,  in una simile situazione per non danneggiare l'istituto e gli allievi, assume una decisione prendendosi  la responsabilità - è il ministro, mica il primo arrivato.
Cosa fare? Il Ministro potrebbe con decreto convalidare la nomina di Carioti e rimandare alla prossima tornata di elezioni, fra tre anni, la redazione di uno statuto e regolamento, nel quale comunque  l'eccezione presentata dal prof. Fontano - ci pare che si chiami così - non può essere recepita, altrimenti dovremmo tornare a femmine con femmine, maschi con maschi, ballerini con ballerini,  e via dicendo.
Il Ministro non può lasciare un istituto così prestigioso - ma il discorso vale anche per l'ultima scuola del paese - senza capo. Oppure, se non se la sente, prolunghi il commissariamento di Carioti, fino alla sentenza, per la quale verosimilmente  ci sarà anche un appello ecc... e si finirà fra un anno almeno, a dio piacendo. Nel frattempo decida, è suo compito e dovere.  Ha capito Giannini?
 E Mancini quando ha chiesto formalmente a Carioti di indire le elezioni, e Carioti gli ha fatto presente che non esisteva in Istituto un Consiglio accademico in grado di redigere un nuovo regolamento,  e perciò ne ha redatto uno provvisorio sulla base di altri da lui redatti nelle precedenti responsabilità direttive, perchè non ha avuto nulla da dire,  ed ha avallato il regolamento  redatto da Carioti? Non può ora, ad elezioni avvenute regolarmente, chiamarsi fuori. La storia si ripete, soprattutto quando chi comanda  ha natura di coniglio.

mercoledì 17 dicembre 2014

LA MUSICA IN ITALIA, QUANDO NON TACE, FA ACQUA DA TUTTE LE PARTI

Due notizie, oggi, hanno attirato la nostra attenzione, al punto che si paventa una notte insonne se non riusciamo, prima di andare a letto, a mettere a punto una soluzione.
 Innanzitutto.  In  sala operatoria, si opera con o senza musica? La questione non è di poco conto, specie quando veniamo a sapere che la gran parte dei chirurghi vuole la musica  e preferisce  quella 'leggera'. Peccato, perchè noi stavano già pensando ad una lista di 'classica' a che  'contemporanea', escluso il povero Allevi, da suggerire, come ad esempio 'L'imbalsamatore' di Giorgio Battistelli, senza il recitante ( Lombardi), oltre tutto in linea con quanto si fa in quelle segrete stanze, sperando che non  imbalsamino anche vivi. E perchè non il silenzio? Il prof. Giulio Maira, neurochirurgo che apre la mente per operarla, e che evidentemente sa che cosa di  terribile talvolta vi scopre, consiglia il silenzio, perché ad un certo punto potrebbe confondersi  il basso 'insultante' che proviene dalle viscere del cervello e le note diffuse dagli altoparlanti, con grande pericolo per  per chi ha sotto i ferri. Dunque, quale soluzione proporre, dal basso della nostra competenza? Fate come credete, purché vi ricordiate del vostro mestiere, con o senza musica. Noi sappiamo fare il nostro, e  per questo vi diciamo: riservate la musica a situazioni migliori e più attente.
 Rizzo o Stella, il dilemma non è di facile soluzione, quando ci domandiamo chi, dei gemelli del Corriere, ha lanciato l'ennesima freccia contro  il malcostume italiano. Forse questa volta è stato Stella - o Rizzo? - che ha  colpito  i Conservatori, dove per effetto delle leggi e disposizioni più recenti - e pensare che noi ci sentivamo in mani sicure con l'arrivo della Giannini, rettore a Perugia, oltre che con Profumo e Carrozza, tutti eminenti cattedratici, dopo l'avvocaticchio , a seguito di furto di abilitazione, Gelmini. (A proposito di ignoranti, oggi hanno rimandato indietro un decreto del ministro della salute, Lorenzin, perchè scritto in un italiano zoppicante , a tratti incomprensibile). Insomma nei Conservatori il 'merito' per scalare le graduatorie non viene più  preso in considerazione. Stella - o Rizzo?- avete guardato l'elenco dei direttori dei Conservatori? Ce ne fosse uno, almeno uno, che si possa dire musicista  di un certo nome  in attività! Ne conosciamo uno in particolare, con il quale abbiamo avuto a che fare solo dopo la nostra uscita dal Conservatorio, il quale nel suo curriculum scrive di aver effettuato 'alcune centinaia di concerti'. Noi abbiamo  ribattuto, in chiesa tutte le domeniche. E l'abbiamo sfidato a dirci almeno dieci concerti che contano fra le  diverse centinaia che sostiene di aver tenuto. Attendiamo ancora la risposta. Ora come può pensare Stella - o Rizzo - che un musicista di tale statura valuti il merito, che lui non ha, in altri che l'hanno? a lui basta attenersi alle direttive, inique, del ministero, per esser in regola. Con l'ignoranza. Ciò non toglie che nei Conservatori vi siano anche buoni insegnanti, altrimenti non si spiegherebbe come mai, nonostante tutto e nonostante la gran parte degli inutili direttori, vi escano ancora bravi, giovani musicisti.

Bruno Cagli, ammiraglio di lungo corso, che non ha più memoria di elefante

Ancora non si sa se lascerà definitivamente il timone dell'Accademia di Santa Cecilia in altre mani, o se tenterà l'ennesimo colpo, affondando i due contendenti-pretendenti e restando ancora al timone. Se dobbiamo dar credito ai risultati della seconda tornata di votazioni, lui dovrebbe essere fuori gioco; ma non c'è da fidarsi totalmente. Anche quando andò via da Santa Cecilia, a mandato non concluso, nel 1999, dopo nove anni ininterrotti di gestione ceciliana, per via dello nuovo statuto sgradito ai più, ci fu chi disse, conoscendolo bene, vedrete che tornerà. E infatti dopo la trasferta  a Parma, dove arrivò con il treno dei suoi fedelissimi, tutti ancora in auge ed in pieno servizio, per il 'Festival Verdi' nel centenario della morte del grande musicista, è tornato a Roma, ha scalato nuovamente l'Accademia - secondo le accuse rivoltegli dal card Bartolucci, facendo promesse agli elettori, quasi sempre non mantenute; oppure più tardi punendo gli avversari con l'esclusione, dopo anni ed anni, dal cartellone dell'Accademia, come scrisse altrove il m. Michele Campanella - che regge da dieci anni ancora. In totale 19 anni, e forse se dipendesse da lui, non avrebbe nulla in contrario a protrarre la presidenza.
 Alla fine di un  mandato si usa fare bilanci, quelli economici innanzitutto. E, a proposito della sua permanenza a Santa Cecilia, negli ultimi dieci anni, Cagli avrebbe percepito complessivamente quasi 3.000.000 di Euro, senza contare i benefit che si è dato, con l'avallo del CDA, nel quale siedono persone a lui vicine quando non fedeli, estratte  sorte nei salotti che contano. E negli anni dal 1990 al 1999, quando non c'era ancora l'Euro, se non proprio una cifra equivalente  in Lire, non molto meno. Sappiamo che Berio aveva ritenuto il suo stipendio da presidente/sovrintendente, non adeguato alla sua fama ( ed anche fame) di grande compositore e perciò se l'era (fatto) aumentare (aumentato). Arrivato Cagli, non ritenne  decoroso ribassarselo e  riportarlo a quello del passato e perciò se lo tenne, quello di Berio, intorno ai 300.000 Euro, fino a pochi mesi fa , quando esplose lo scandalo di molti compensi in Istituzioni finanziate dallo Stato superiori a quello del Presidente della repubblica ( 240.000 Euro). Cagli l'ha portato, 'sua sponte' ? , a quella cifra. Nel frattempo ha premiato anche i suoi più stretti collaboratori, presenti nella direzione artistica, che a Santa cecilia è superaffollata: Lui,  anche direttore artistico, per la quale carica percepiva 100.000 Euro ( che andavano ad aggiungersi ai 200.000 come Sovrintendente; ma forse la somma era più alta di 300.000); Tony Pappano, direttore musicale 150.000 ( ma il suo nome di recente è scomparso dalla pagina ceciliana 'amministrazione trasparente', oppure noi non riusciamo più a trovarla), c'è poi il Vice presidente, candidato 'cagliano' alla sovrintendenza, Michele dall'Ongaro che percepiva 30-40.000 Euro per la sua 'consulenza' alla direzione artistica (anche il suo nome di recente non compare più nella pagina del sito relativa agli incarichi di vertice e relativi compensi): Mauro Bucarelli, segretario artistico  con 134.000 Euro; m. Cupolillo, direttore programmazione esecutiva e direzione operativa con 166.000 Euro, fissi, poi ci potrebbe essere anche il 'mobile' come la donna ( a proposito, c'è anche sua moglie, incaricata del settore 'didattica' dell'Accademia, ben stipendiata); Nicoletti Altimari, consulente direzione artistica 69,000 Euro.
Un invito a maggiore decoro nei compensi, evidentemente  un pò indecorosi, veniva rivolto all'Accademia già l'ottobre 2013 da 'Il fatto Quotidiano, proprio quando ci si lamentava dei finanziamenti sempre insufficienti: abbassatevi i compensi, consigliava  il giornale.
 E queste cifre rappresentano la quota fissa, perchè nelle tabelle c'è anche la colonna destinata, eventualmente, se non bastano, ad una quota aggiuntiva sulla base dei risultati. Tutti questi dati erano anche questi presenti nella denuncia de 'Il fatto Quotidiano' dello scorso ( 2013) ottobre.
 Insomma se sommiamo tutte le cifre risulta che la direzione artistica di santa Cecilia viene a costare intorno ai 650.000 Euro.
Perchè ci siamo messi a fare i conti in tasca ai vertici artistici dell'Accademia, oltre che per invidia 'economica'?
 Perchè ancora oggi, dalla pagine del Messaggero, il sovrintendente in scadenza lancia l'appello ennesimo di aiuto per la Juni Orchestra,  sua benemerita iniziativa, a far data dal 2006, composta più o meno da  alcune centinaia di giovani che pagano annualmente una retta di 8-900 Euro che evidentemente non basta a reggere la baracca.
Sommessamente. Vogliamo ricordare che il 'sistema' delle orchestre e cori giovanili, modello Abreu, da poco impiantato in Italia si regge solo con le proprie forze, ed il Ministero, ciò constatato, gli ha negato qualunque finanziamento: perché dobbiamo finanziarvi se finora siete andati avanti con le vostre sole forze? ha testualmente risposto 'grande e grosso'( Nastasi) a Roberto Grossi,presidente Federculture, che dell'esperienza italiana è l'anima e l'organizzatore.
 A gran voce, invece. Non era il caso di tenere i compensi, della corte fedelissima,  un pò più bassi, anche per sostenere le attività culturali dell'Accademia, alle quali c'è anche un'altra fedelissima che  sovrintende, eletta anche accademica ( fra qualche polemica)  e che viene compensata con  105.000 Euro annui, di fisso?
Nelle dichiarazioni relative ai suoi meriti e demeriti, Cagli  sbaglia alcune date, quando parla della 'Orchestra giovanile di Santa Cecilia'- neanche noi ricordiamo se fatta nascere anche quella da lui, o forse addirittura da Siciliani, o forse no.
 Comunque il suo scioglimento avvenne negli anni in cui Cagli era fuori dell'Accademia, ad opera del grande Berio, perché il ministro (o sindaco?) Rutelli - come si vede uno dopo l'altro vanno citati  più per le infinite malefatte - non aveva più i 400.000.000 di lire necessarie per il suo mantenimento. Dunque almeno la chiusura della Orchestra giovanile non va addebitata a Cagli, al quale semmai va addebitata la tiepida volontà di riaprirla, quando fu sollecitato, dietro nostra spinta, da Ludovica Rossini Purini,  alla quale avevamo consigliato di indirizzare le risorse che  riusciva a trovare in quella direzione. Dopo la tournée dei Berliner con Abbado, la Purini ha preferito fare 'l'americana'( con il concerto dell'11 settembre ed altre cosucce) e Cagli s'è scrollato di dosso un impegno che gli avrebbe fatto onore.
 In tutto questo bailamme, è possibile che Cagli trovi anche il tempo per ordinare alla sua addetta stampa di non concederci nessun biglietto omaggio per i concerti, a noi che facciamo il critico musicale, anche quando scriviamo queste cosucce che a gli non piacciono. e che perciò ne avremmo diritto, in una Istituzione pubblica che non è proprietà del sovrintendente?

Le prodezze di 'vice disastro' Franceschini, ministro ombra al servizio di 'grande e grosso' Nastasi

La definizione non è nostra, ma di Renzi, riferendosi al vice segretario di un tempo del PD, l'attuale ministro Franceschini. Il quale, per non smentirsi, ogni giorno ne inventa una.
Ad esempio canta vittoria perché fra le istituzioni che possono usufruire delle  donazioni dell'Art Bonus', cosiddetto - il decreto che consente in via sperimentale per i prossimi tre anni - e cioè la detrazione del 65% della somma devoluta dal proprio reddito, lui, sì proprio lui, non ci cedereste, è riuscito ad inserirvi anche le fondazioni lirico-sinfoniche ed i teatri di tradizione, evidentemente escluse dalla legge di stabilità, analfabeta  d'un ministro italiano.
Si poteva usufruire di tale detrazione, per la prima volta introdotta in Italia il paese della cultura, solo per le somme destinate alla conservazione di beni culturali (che per il ministero sono solo i monumenti); mentre i teatri e ciò che in essi si fa non erano considerati 'beni culturali'. Avrebbe dovuto scusarsi, invece che cantare vittoria, per l'imperdonabile  dimenticanza  che ne ha causato fino ad ora l'esclusione. Ma che fa tutto il giorno  'vice disastro' ora  ministro Francechini, e 'grande e grosso', direttore generale dalla preistoria, Nastasi?
  Chissà se saranno svegli, 'vice  disastro' e 'grande e grosso' per rispondere  all'appello firmato da illustri personalità come Quirino Principe, Paolo Isotta e Pierangelo Buttafucoo e pare anche  da altri, con il quale gli chiedono di nominare come sovrintendente dell'Arena di Verona una persona che abbia qualità umane e professionali all'altezza - qualità di  cui evidentemente non ritengono sia in possesso Girondini, sovrintendente in scadenza,  che gli appellanti  non vorrebbero riconfermato nell' incarico.  Curioso e multicolore  il vario mondo rappresentato dai firmatari. Tosi che  fece nominare il ragioniere o geometra Girondini - dovrebbe  essere professionista in uno di queste due campi; comunque molte se ne sono lette e dette sul suo conto anche nei rapporti con Tosi - dovrebbe sprofondare. Oppure se ne frega perché lui ha un candidato e sa che Franceschini e Nastasi, fra un  sonno e l'altro,  nomineranno il suo candidato. E forse,proprio tale timore ha spinto gli appellanti a mettersi insieme e protestare.
 Ma  'vice disastro' e  'grande e grosso' direttore generale ne hanno già fatta un'altra ancora più grossa, che ha a che fare con la Biblioteca dei Girolamini, con l'intervento illuminante di un altro genio del ministero, la dott. ssa Rummo, la quale vuole mandare a casa  due o tre bibliotecari, non importa il loro nome, senza la cui avvedutezza e denuncia, il loro amico De Caro ( amico o buon conoscente di Galan, Ornaghi - e da essi stimato tanto da volerlo come consigliere - Dell'Utri), ora dietro le sbarre, sarebbe riuscito a svuotare la storica biblioteca napoletana con quei camion che, di notte, disattivato l'allarme, faceva caricare per portare i tesori trafugati sul mercato dei bibliofili o dei ricettatori in Italia e fuori. Quei bibliotecari sono precari e la illuminata dott. Rummo pensa che siano di troppo, e che perciò, nella migliore delle ipotesi, dovrebbero avere un contratto precario rinnovato ma dimezzato nell'orario, quindi ancor più precario.
 A lei, come a 'vice disastro' e a 'grande e grosso', non interessa che i valorosi bibliotecari siano stati fatti 'cavalieri' da Giorgio Napolitano proprio per quello che hanno fatto in difesa della Biblioteca dei Girolamini, contro quel farabutto di De Caro, messo lì da ministri compiacenti, lo ribadiamo, come Ornaghi e Galan. Che certo non erano complici nei furti, almeno direttamente, ma che certamente, come del resto fa 'vice disastro' e 'grande e grosso', non hanno vigilato abbastanza.
Certo Renzi non può pensare a tutto, ma quando ha definito Franceschini 'vice-disastro' doveva  rifilarlo a noi ?
P.S. Appena si muovono i giornali gli integerrimi ed efficientissimi dirigenti ministeriali corrono ai ripari. La faccenda dei tre bibliotecari dei Girolamini è risolta; così la Rummo ha scritto a Repubblica. Meno male, meglio tardi che mai. ma non poteva la Rummo pensarci prima che la grave negligenza venisse denunciata?

PP.SS. Sulla storia dell'Art Bonus ci tocca nuovamente intervenire, perchè - come denuncia oggi Escobar - i teatri di prosa a differenza dell fondazioni liriche e dei teatri di tradizione vi sono esclusi, compreso il 'Piccolo, Teatro d'Europa'. Ma Franceschini che fa dalla mattina alla sera, per dimenticarsi ogni giorno qualcosa?  Dorme? Altro che 'mezzo disastro', è 'disastro totale'. 
 Il sindaco di Verona Tosi ha trovato due fondazioni bancarie ( Unicredit e CariVerona) che daranno i 14 milioni necessari per il restauro profondo, conservativo, necessario dell'Arena. Chissà se ora il ministro gli farà nominare un sovrintendente di suo gradimento, non dando ascolto agli appellanti che sono, naturalmente, contro la passata gestione (Girondini) dell'Arena, benedetta da Tosi

lunedì 15 dicembre 2014

Accademia di Santa Cecilia. Alle lettere che li accusano di gestione clientelare, i padroni dell'Accademia reagiscono con ostracismi e cacciate

Queste lettere aperte inviate all'Accademia di Santa Cecilia, nell'estate/autunno 2013, da illustrissimi accademici ( Card. Bartolucci, Campanella ed altri anonimi) che accusavano Cagli di una gestione  clientelare e poco specchiata dell'Accademia, le anticipò 'Il Fatto Quotidiano', in un articolo di Elisabetta Ambrosi, e noi le pubblicammo su questo sito molti mesi fa.
 Le ripubblichiamo ora alla vigilia della decisiva tornata di votazioni, fissata al 12 gennaio, per l'elezione del nuovo presidente  dell'Accademia che sostituirà Cagli. Perchè in esse si fa esplicito riferimento , in termini non elogiativi, per il modo con cui ha scalato la vicepresidenza, ad uno dei due contendenti della Presidenza, e cioè a Michele dall'Ongaro, sostenuto da Cagli per ragioni che nelle lettere vengono elencate per filo e per segno.Sempre le stesse
 Ma le ripubblichiamo anche per far sapere che  in questa strategia di gestione clientelare rientra anche la negazione del biglietto stampa a chi osa esprimere critiche. Come accaduto al sottoscritto, per la terza volta consecutiva, in poco tempo, cui è stato negato con scuse ignobili, l'ingresso al concerto.
 I signori del vapore di turno credono di poter amministrare Istituzioni pubbliche finanziate con denaro di tutti, come un qualunque privato fa con cose di sua proprietà. E l'Accademia di Santa Cecilia non è di Cagli ora,  né sarà  domani di dall'Ongaro o Battistelli. E noi, che non abbiamo mai partecipato a banchetti e spartizioni, né intendiamo cominciare, vogliamo continuare. oggi e domani, a scrivere liberamente ciò che pensiamo, senza essere per questo messi alla porta. (P.A.) 

                             Lettera aperta ai colleghi Accademici di Santa Cecilia

Il canto gregoriano, base della grande civiltà musicale dell'Occidente, la polifonia sacra e profana, le prime espressioni dell'opera in musica, l'oratorio sacro che da Carissimi approda a Refice e a Perosi fanno parte di quella grande tradizione musicale romana alla quale io ho potuto dare il mio modesto contributo. Le maggiori istituzioni che nei secoli hanno valorizzato e trasmesso questa tradizione sono la cappella Musicale Pontificia (Sistina) e la Congregazione dei musici, poi Accademia di S. Cecilia. Purtroppo, da oltre due decenni la tradizione musicale romana è totalmente trascurata dalle Istituzioni locali, in primis dall'Accademia la quale dovrebbe riservare una parte dei suoi programmi allo studio e all'esecuzione delle composizioni di questa tradizione della quale peraltro si vanta nei messaggi promozionali relativi alle proprie attività concertistiche dove spesso appare il volto di Palestrina, principe della musica. Basterà ricordare tra le tante omissioni, l'indifferenza riservata all'anniversario della nascita di Carissimi. Notevole spazio alla polifonia veniva dato dall'Accademia negli anni '60 quando la Cappella Sistina da me diretta era presente annualmente nella stagione dei Concerti. Successivamente, per non doversi avvalere di una istituzione esterna si pensò a ragione di far eseguire il repertorio polifonico al Coro dell'Accademia e io stesso per molto tempo ne ho curato settimanalmente la preparazione in vista di importanti esecuzioni in ltalia e all'estero. Accanto a questo impegno ho potuto prestare il mio contributo - spesso gratuitamente - in diverse occasioni nelle quali l'Accademia ha voluto presentare miei lavori sinfonico corali. Il tutto ad indicare quanto grande sia stata la mia affezione per il prestigio di una Istituzione che viveva in un clima di condivisione, collaborazione e confronto tra gli Accademici. Per quanto mi riguarda figuro tra di essi come compositore ma l'Accademia non ha più ravvisato l'opportunità di programmare niente di mio, né volle salutare con un semplice e formale biglietto di congratulazioni la mia nomina a cardinale che non per me ma per l’Istituzione avrebbe dovuto essere di vanto ed orgoglio! Confesso che mi avrebbe fatto piacere poter condividere con voi tale evento del tutto inatteso. Questa assenza di attenzione, ai limiti del dispregio, contrasta con le reiterate e spontanee promesse di inserire mie musiche nella programmazione, espresse più volte nell'ultimo decennio con forte impegno a me o ai miei collaboratori, specialmente in occasione delle elezioni per il rinnovo della carica di Presidente... A 96 anni e come Accademico più anziano di nomina - nel 2015 saranno 50 anni - mi sento in dovere di esternare a voi queste considerazioni personali con le quali non desidero tanto lamentare il trattamento a me riservato del quale poco mi importa, quanto invitarvi a una seria riflessione sul futuro dell'Istituzione di cui tutti e ciascuno di noi siamo parte essenziale. Con rammarico noto che diversi colleghi non prendono parte, forse per disaffezione, alle votazioni, che lo spirito di condivisione del quale accennavo poco sopra è da tempo sparito, che fra le proposte di nuovi accademici appaiono a volte nomi del tutto inappropriati, e che non è più possibile discutere della programmazione la quale ci viene comunicata senza poter esprimere alcun parere. Profondo disagio mi è stato manifestato da vari colleghi anche per le recenti votazioni del Consiglio di Amministrazione tenutesi per alzata di mano e non a scrutinio segreto. Non è questo lo spirito di una Istituzione che dovrebbe tenere in massima considerazione il corpo degli Accademici, ma solo con l'impegno di tutti sarà forse possibile sanare una situazione che molti non ritengono più compatibile con la storia e le peculiarità dell'Accademia di Santa Cecilia. Con i migliori auguri.
                                                                                               Domenico Bartolucci
                                                                                              (Roma, 26 giugno 2013)


                                           Agli Accademici di Santa Cecilia
Cari colleghi,
mi è giunta come credo a tutti voi la lettera del M° Bartolucci che francamente non mi sarei mai aspettato, dando per scontato che lui potesse essere più o meno in linea con l'attuale gestione dell'Accademia. In realtà questo viene palesemente smentito e il fatto che una tale personalità abbia espresso una critica aperta cosi puntuale mi rallegra e mi rafforza nelle mie opinioni critiche che purtroppo non posso esprimere con la stessa franchezza. Il trattamento personale che è stato riservato al Maestro non è comunque un’eccezione e non mi meraviglia, poiché specie dopo le ultime elezioni dovremmo sapere tutti quante promesse e quante telefonate siano state fatte a molti di noi al fine di guadagnarsi - in un modo che lascio a voi definire - un voto che forse senza tali manovre non si sarebbe espresso. Prendendo spunto dall'accaduto e dalle elezioni dei nuovi accademici che ricorreranno da qui a pochi giorni mi sento di invitare TUTTl a votare, poiché TUTTI facciamo parte di questo corpo e dobbiamo sentire la responsabilità di come l'Accademia viene gestita ed amministrata senza disinteressarcene. Personalmente ritengo che un segnale forte sia quello di votare scheda bianca anche per non permettere che ancora una volta, a causa dell'assenza di molti di noi, siano elette senza il necessario ampio consenso alcune persone verso le quali si può avere la massima stima e considerazione per l'operato svolto, ma che non hanno i giusti requisiti per far parte del corpo degli Accademici. Questo potrebbe costituire l'inizio di un percorso critico costruttivo per il futuro. Mi dispiace dover rimanere nell'ombra e di questo mi scuso con tutti ma la situazione presente non lascia spazio ad un confronto libero e sereno tra di noi.
                                                                                                    Lettera non firmata



                                        Agli Accademici di Santa Cecilia
Cari e stimati colleghi,
le tre lettere che ho ricevuto in queste ultime settimane mi hanno fatto molto riflettere sulla situazione attuale della nostra Accademia. Sono accademico da molti anni, un riconoscimento di cui sono orgoglioso, ma con molta e fraterna sincerità devo dirvi che il contenuto delle lettere ha risvegliato dentro di me, e spero in molti di noi, quella parte di coscienza etica e morale che per molto tempo si è assopita. Alle ultime elezioni ho votato il nostro attuale Presidente, come ho sempre fatto, confesso che la tentazione di votare Battistelli è stata molto forte, ma alla fine mi sono lasciato convincere dalle parole del nostro Presidente che mi ha fatto previsioni catastrofiche qualora ci fosse stato un cambiamento di Presidenza.
Durante la campagna elettorale sono state fatte promesse a molti di noi, di suonare, di essere eseguito, di pubblicare, di dirigere…Promesse quasi mai rispettate tranne con quelle persone che possono tornare utili al nostro Presidente, per esempio creare crediti con i nuovi Accademici oppure assecondare i capricci artistici ed economici di Abbado… Pollini…
Per molti di noi Accademici è umiliante essere considerati come coloro che chiedono sempre, ma ricordiamoci che il nostro Presidente non ci risparmia mai le sue continue false lamentele per un ruolo che vuole e che conserva da vent’anni e che non vuole assolutamente lasciare.
Sono contrariato dalla promozione/pressione che il Presidente ha fatto per far eleggere la Dottoressa Bini. Come pure trovo inelegante e inopportuno come il Presidente sta preparando la sua successione nel segno della continuazione con un imbarazzante appoggio all’onnipresente Dall’Ongaro che con la sua spropositata ambizione ci è stato presentato come “persona affidabile e utile, nipote di Claudio Abbado e dirigente Rai… e quindi porta un po’ di denaro nelle casse dell’Accademia” ( queste sono parole tue, Presidente).
Ai miei tempi si diventava Accademici per meriti artistici e non perché si è nipoti di… o dirigenti Rai. No, caro Bruno, questa volta non ti seguo. Hai aperto le porte dell’Accademia a politici e imprenditori per restare ben radicato sulla tua poltrona e rimango basito quando vedo alcuni Accademici che ti applaudono per quello che hai fatto. E’ paradossale!
Il nostro presidente in alcune occasioni critiche o di tensione ha fatto chiedere ad altri Accademici un segno di conferma e fiducia per la sua persona e per il suo operato e questo è stato chiesto per alzata di mano. Come pure ha fatto eleggere gli Accademici dell’attuale CDA proponendo ai pochi presenti all’Assemblea di farlo per alzata di mano. Queste sono situazioni dove il voto deve essere sempre a scrutinio segreto, senza l’ipocrisia e la farsa di chiedere agli Accademici cosa preferiscono fare, offrendo loro una falsa libertà di scelta. E’ una questione di trasparenza e di correttezza.
Purtroppo anch’io, come il ‘collega anonimo’ non ho la forza di firmare questa lettera e credetemi mi dispiace molto. Questo è il clima che ci troviamo a vivere all’interno della nostra Accademia, temere di esprimere le proprie opinioni e poi di pagarne le conseguenze. Mi auguro che in futuro possa esserci un vero cambiamento per il bene della nostra Accademia.
PS. Come sapete il nostro amico Sergio Perticaroli è molto malato e vi assicuro che non è in grado di poter compilare nessuna scheda.
                                                                                                    Lettera non firmata 
                                                                                                        (10 luglio 2013)



                                          Agli Accademici di Santa Cecilia
Cari Colleghi,
il risultato più triste della presidenza Cagli è la disaffezione che si è diffusa tra noi. Ormai la vita dell'Accademia è cosa che riguarda un'esigua minoranze di colleghi, mentre la gran parte di noi si tiene lontana dalle occasioni in cui viene deciso il futuro dell'istituzione: perché partecipare quando si conosce già il risultato? Alla vigilia delle scorse elezioni vi avevo inviato una lettera che qualcuno di voi forse ricorderà, nella quale auspicavo una svolta che recuperasse all'Accademia una vitalità, un dinamismo indispensabili alla sua sopravvivenza. Così esponendomi, mi sono condannato alle proscrizione: infatti sono stato escluso dal cartellone dei concerti sine die. A quanto mi risulta, non sono il solo a ricevere tale trattamento. Scrivo questo per dirvi che l'altra faccia delle promesse elettorali (sistematicamente elargite, assai spesso non mantenute) è l'isolamento. Chi non vota per il Presidente o per i candidati che lui suggerisce, merita una punizione....... Spero anch'io come il Cardinale Bartolucci e il nostro anonimo collega che sia arrivato il momento di prendere coscienza della necessità di una forte reazione alla decadenza etica nella quale l'Accademia sta affondando. La causa principale di essa è l’affezione al potere, che si autoalimenta in assenza di un'energica dialettica interna e che non teme di ledere la dignità degli Accademici attraverso atteggiamenti degni della peggiore politica. Che brutta aria che si respira in Accademia! Non rassegniamoci al suo declino! Vostro
                                                                                                      Michele Campanella




                          Al Presidente e agli Accademici di Santa Cecilia
             e p.c. ai Professori del Coro e dell'Orchestra, al Collegio dei Revisori
Cari colleghi,
dopo la pausa estiva desidero nuovamente rivolgermi a Voi per alcuni necessari chiarimenti riguardo alla lettera da me inviata prima dell'estate. Anzitutto voglio ringraziare i colleghi che mi hanno telefonato e scritto, manifestando comprensione e condivisione dei contenuti da me sollevati. Non credevo che un così grande numero di accademici condividesse le mie stesse perplessità sulla situazione. Come sapete, alla mia sono seguite due lettere anonime e la minuta di Campanella. Le lettere anonime mi hanno amareggiato. Vi rendete conto di cosa significa scrivere una lettera e non volerla firmare? Significa trovarsi in una situazione di disagio, dove il dialogo ed il confronto sereno si avverte come non possibile; significa essere consapevoli che uscire allo scoperto può determinare conseguenze che non si vogliono affrontare quali l'emarginazione e l'esclusione. Verso questi colleghi che sono sicuramente più giovani di me e impegnati nella loro professione non mi sento di esprimere in alcun modo biasimo o critica per non averci fatto conoscere i loro nomi, ma piuttosto comprensione. Ben più esplicito è stato Campanella che come me ha voluto rendere noto quanto a lui personalmente accaduto e le tristi conseguenze alle quali è andato incontro. Di esse mi dispiace. Sono certo che tutti voi abbiate compreso l'ampiezza della mia critica sull'attuale situazione dell'Accademia una critica che è molto difficile restringere alla caricatura di un compositore che si lamenta poiché non viene eseguito... Caro Presidente, i miei lavori sono stati eseguiti in Accademia fin dal 1963 e sono soddisfatto di quanto ho potuto fare per questa Istituzione, senza dover mai andare a pietire alcunché per l'esecuzione delle mie musiche e per tutte le volte che sono stato invitato a dirigere concerti di polifonia. Ed è proprio qui che voglio chiarire a tutti in modo definitivo quanto mi è capitato personalmente. Caro Presidente, dopo la scomparsa di Luciano Berio, tua sponte, sei venuto da me con delle bottiglie di champagne prima delle elezioni che ti videro nuovamente a capo dell'Accademia presentandomi il tuo desiderio di affidarmi delle esecuzioni di Palestrina (parlavi della Missa Esacordalis, ricordi?). Tutto questo è caduto nel vuoto come anche la Commissione su Palestina nella quale hai voluto inserirmi. Sono mai venuto a ricordartelo? No. Da quell'incontro sono ripresi i nostri contatti anche riguardo alla mia musica e credo che per un accademico compositore sia umana e legittima l'aspirazione ad essere eseguito. Tu però ogni anno promettevi, salvo poi dire che quello successivo fosse già occupato dalla programmazione fatta da Berio... Questo ritornello ti ha giovato per un po' di tempo, ma ti rammento che anche prima delle ultime elezioni sei sempre tu che hai telefonato per prendere contatto con me, e il Dott. Biciocchi, Segretario Generale della Fondazione che porta il mio nome e con il quale spesso vi siete incontrati, è venuto nel tuo ufficio e ha scritto “CAGLI" sulla scheda elettorale sotto i tuoi occhi. Tu stesso gli confidavi che nella prima votazione non eri stato eletto poiché "due scemi" - parole tue - si erano auto votati (mi pare di ricordare che Perticaroli e Petracchi presero un voto ciascuno dunque forse ti riferivi a loro) e che Battistelli non era capace “nemmeno di organizzare un concerto” per cui con lui l'Accademia sarebbe precipitata in chissà quale catastrofica situazione. Nello stesso incontro ti impegnavi con una stretta di mano ad eseguire il mio Stabat Mater dando il tutto come cosa fatta e dicendo: "è un impegno che prendo con lei, che mi importa io intanto programmo, poi chi viene dopo di me se lo trova". A quanto so, telefonasti seduta stante ad un tuo collaboratore dicendo che c'era lì pronta la partitura di Bartolucci da mandare in produzione. Dunque come vedi il tutto è partito da te e dal tuo modo di fare che apprendo essere abbastanza comune. Lo scorso l0 luglio quando hai rincontrato il Dott. Biciocchi che recapitava le mie schede in Via Vittoria per la votazione, ti sei lamentato della mia lettera definendola "menzognera" e gli hai chiesto se c'era qualche impegno formale disatteso da parte tua. Beh!, caro Presidente, questo lo giudico della più estrema gravità. E’ vero, sì, sulla carta non hai preso alcun impegno formale, ma nella mia etica di vita e professionale quanto hai fatto e detto è formale allo stesso modo. Anche l'avergli ribattuto: "Si, avevo promesso!" come a dire che dopo la mia lettera tale impegno non contava più nulla mi fa rabbrividire. Chi ti dà questo potere su di noi? Chi ti concede questa autorità di mortificarci nelle nostre aspirazioni umane ed artistiche, di disattendere ad impegni che tu stesso prendi? Chi ti consente di considerarci soggetti utili in campagna elettorale e poi non più? Cosa conta per te la parola data? Riguardo a questa situazione ti chiedo la cortesia se puoi, di non lavarti le mani con due parole, descrivendomi come un povero compositore mortificato perché non lo sono affatto. Il non essere eseguito in Accademia può dispiacermi, ma l'essere preso in giro in questo modo è inaccettabile. Peraltro rendo noto che nel mese di luglio u.s. ho presentato la richiesta di ricevere a mezzo mail, fax o posta copia dei verbali delle ultime tre Assemblee degli Accademici e, appena approvato, di quella del l0 luglio. La documentazione mi è stata negata dall'Accademia a motivo di “ovvie ragioni di riservatezza” che impedirebbero l'invio di verbali, disponibili per la consultazione presso la sede dell'Auditorium. Pur ritenendo molto strana tale ragione di riservatezza che impedirebbe di spedire dei verbali ad un accademico, lo scorso 3 settembre ho rinnovato la domanda, delegando il mio Segretario a recarsi presso detta Sede. Ad oggi non so ancora quando potrò essere accontentato e messo in condizione di poter esercitare i miei diritti e i miei doveri. Per coscienza riformulo espressamente la richiesta ai sensi e per gli effetti della legge che consente l’ "accesso agli atti", con la motivazione di voler comprendere i dubbi da molti verbalmente sollevati circa un possibile conflitto di interesse e/o incompatibilità esistenti, quale ad esempio quella eventuale del collega Michele dall' Ongaro che, a prescindere dalla stima che merita, è stato eletto Consigliere d'Amministrazione e Vice Presidente pur conservando i numerosi ruoli - a dire di molti confliggenti - che ricopre in ambito musicale (tra gli altri Sovrintendente dell'Orchestra Sinfonica Nazionale della RAI e Responsabile della Programmazione Musicale di RAI Radio-Tre). Poiché alcuni colleghi si sono lamentati con me riguardo a ventilate altre deleghe recentemente attribuite allo stesso Maestro e, pare, ulteriormente confliggenti, desidero documentarmi su quanto accaduto nelle ultime assemblee. Il nostro Statuto - sull'osservanza del quale vigila il Collegio dei Revisori - prevede infatti l'astensione per il consigliere di amministrazione che ha rapporti di dipendenza con persone ed enti che possano avere interessi in conflitto con quelli della Fondazione (art. 7). Caro Presidente, io ormai sono vecchio e purtroppo la mia salute precaria non mi permette di venire a far sentire la mia voce di persona come sai che farei, ma questo scritto vuole costituire l'ultimo mio intervento su una situazione penosa che ha determinato prostrazione, disaffezione e malessere all'interno di una delle più prestigiose realtà musicali del nostro Paese, ove figurano i più illustri musicisti italiani. Mi hai profondamente deluso poiché con il tuo operato hai costretto molti accademici ad una umiliazione che nessuno di noi merita ed hai contribuito al decadimento dell'Accademia intitolata a Santa Cecilia patrona della musica sacra.
Con richiesta di protocollo.
                                                                                                       Domenico Bartolucci
                                                                                                               ( Roma,26 giugno 2013)



Alla Scala si può entrare fino alle 20,05. Dopo si resta fuori

Pereira, che evidentemente non ha granchè da fare, ha preso carta e penna e l'ha messo nero su bianco. D'ora in poi per evitare  ai danarosi spettatori di restare per tutto il primo atto di un'opera fuori della sala, perchè giunti in teatro dopo le 20,  e per evitare alle maschere, povere, gli insulti dei danarosi spettatori, ci sarà una tolleranza di cinque minuti. Insomma, le opere invece che alle 20 inizieranno alle 20,05.
 Perchè, ha ragionato Pereira, chi non ce l'ha fatta ad arrivare per le 20, ora di inizio di un'opera,  sicuramente ce la farà entro le 20,05. Così entrerà in teatro, non dovrà lagnarsi con le maschere e non  dovrà disturbare  gli spettatori giunti in orario che  si sono già messi comodi al loro posto, per  raggiungere il proprio.
 Nella 'grida' di Pereira manca un consiglio, che è quello di tenersi nelle ultime file al primo posto libero e facilmente raggiungibile, piuttosto che cercare il posto assegnato, qualora si ritardi. I ritardatari, per nostra esperienza, sono sempre nelle prime file e per giunta nelle poltrone al centro della fila medesima.
 Ciò che nella sua 'grida' Pereira s'è scordato di dirci è se tutti i ritardatari della Scala, come farebbe sospettare il leggero posticipo, non tardano mai più di qualche secondo, perchè altrimenti, alla prossima volta dovrà posticipare l'inizio dell'opera alle 20,10, e poi alle 20,15.
 Se si fissa un orario, questo orario va rispettato. Noi che frequentiamo teatri e sale da concerto da trent'anni e passa, per ragioni di lavoro ma anche per piacere, non siamo mai riusciti ad arrivare in ritardo. Anzi no, una sola volta c'è capitato e , per giunta, alla Scala, di passaggio da Milano. Siamo arrivati mezz'ora dopo l'inizio, semplicemente perchè abbiamo scambiato Milano con Roma, dove gli spettacoli all'Opera, iniziano  sempre più tardi della Scala.

P.S. Pereira ha già ritirato quella sua concesione ai poveri ritardatari ed alle massacrate maschere del teatro. Ritirato il documento che sanciva la possibilità di ritardare di cinque minuti l'inizio delle rappresentazioni o dei concerti. Come volevasi dimostrare. E se anche lui, prima di ogni altro, avesse ritardato cinque minuti, per riflettere, prima di qull'inutile concessione? Allora sì quei cinque minuti di ritardo sarebbe stati SALUTARI. Per lui.

Accademia di santa Cecilia. Vite parallele di due fratelli: Michele Dall'Ongaro e Giorgio Battistelli in lotta per conquistarla

Se Michele nella tornata di votazioni dell'altro ieri è salito di due posizioni rispetto alla precedente tornata (12 ottobre), passando da 18 a 20, Giorgio il salto l'ha fatto grande perchè ha raggiunto 18 voti rispetto ai 10 della prima tornata. Cagli sembrerebbe ormai fuori gioco per se stesso,  ma non come ago della bilancia, a seconda del candidato sul quale deciderà di far confluire i voti dei suoi fedelissimi, i quali però devono stare molto attenti a quel che fanno, ben sapendo che se vince il candidato di Cagli, Michele,  le cose possono andare avanti come ora, ma se vince il nemico di Cagli, e cioè Giorgio, le cose potrebbero cambiare. I fedelissimi di Cagli sono stati omaggiati, per tenerli stretti, da incarichi dirigenziali in Accademia ben retribuiti, o addirittura dall'ammissione fra gli accademici ceciliani. Tutte queste cose dicevano le lettere alle quali abbiamo fatto spesso riferimento nei giorni scorsi, lettere di aperta censura della gestione Cagli.  Ed anche di critica evidente sulla estraneità degli accademici nella gestione della loro Congregazione, al punto che finanche le elezioni si tengono con l'invio del voto per posta, cioè a dire con la totale assenza, anche fisica, degli Accademici nei momenti cruciali della attività ed esistenza di Santa Cecilia.
 Per tornare ai due fratelli, ci vien da pensare, qualora vincesse Giorgio, come risponderebbe Michele ad una richiesta di ripresa radio o televisiva di suoi concerti. E ciò ci induce a concludere che, alla fine,  se sarà Giorgio il vincitore, i due fratelli cominceranno a comportarsi da fratelli fratelli.
Perchè tanto la loro vita è segnata da un destino parallelo.
Apprendiamo, ad esempio, che il giorno di sant'Ambrogio, mentre il Michele conduceva le danze, pessimamente secondo noi, su RAI 5, dal foyer della Scala, Rai Storia mandava in onda un'intervista a Giorgio il quale illustrava il suo prossimo film - pardon:opera -  che verrà prossimamente proiettato alla Scala, in occasione dell'EXPO, dal titolo significativo ma asfissiante CO2, dal film di Al Gore.
 Altrettanto. Mesi fa quando un deputato PD romano candidava, rischiando il linciaggio, Michele ad assessore alla cultura a Roma ( Marino nominò poi Giovanna, la marinella), ad Albano, suo comune di nascita, Giorgio presentava la sua lista e la sua candidatura come capolista per le comunali, che si svolgeranno in primavera.
 Ma che succederà ora? Quando Giorgio si candidava, le dimissioni di Cagli da Santa Cecilia non erano neppure immaginabili, conoscendo il suo profondo senso di attaccamento e dedizione al do- (po)tere. Adesso Giorgio, se vincerà, dovrà rinunciare ad Albano; ma come la prenderanno i suoi concittadini, ed anche alcuni supporter che, stando alle foto, hanno le sembianze di fedelissimi in RAI di Michele, inviati come spie nel campo avversario? Non pensiamo che rinunci a Santa Cecilia, pur vincitore, per seguire le orme di altri artisti prestati alla politica, come il poeta e drammaturgo, Valclav Havel

domenica 14 dicembre 2014

EXPO 2015. OGGETTI che si possono portare e non portare all'interno del sito espositivo

Si stanno fumando Milano in tutti i modi, e perciò fanno sapere ai futuri visitatori che non vale la pena introdurre lanciarazzi, hanno già provveduto a dar fuoco a tutto.

   

All’interno del Sito Espositivo non è consentito introdurre:

• Pistole, armi da fuoco e altri strumenti che sparano proiettili, strumenti in grado, o che sembrano in grado, di poter essere utilizzati per provocare gravi ferite attraverso lo sparo di un proiettile, fra i quali:
- armi da fuoco di ogni tipo, come pistole, rivoltelle, carabine, fucili,
- ordigni esplosivi assemblati, materiale esplosivo, artifizi pirotecnici, fumogeni, torce illuminanti,
- armi giocattolo, riproduzioni e imitazioni di armi da fuoco che possono essere scambiate per armi vere,
- componenti di armi da fuoco, esclusi i cannocchiali con mirino di puntamento,
- armi ad aria compressa o anidride carbonica, come pistole, armi a pallini, carabine e pistole a  sfera,
- pistole lanciarazzi e pistole per starter,
- archi, balestre e frecce,
- lanciarpioni e fucili subacquei,
- fionde e catapulte;
• Dispositivi per stordire progettati appositamente per stordire o immobilizzare:
- dispositivi neutralizzanti, come fucili stordenti, pistole paralizzanti (tasers) e manganelli a   scarica elettrica,  
- strumenti per stordire e sopprimere gli animali,
- sostanze chimiche, gas e spray capaci di produrre effetti disabilitanti o immobilizzanti, come spray irritanti, gas lacrimogeni, acidi e repellenti per animali;
• Oggetti dotati di una punta acuminata o di un’estremità affilata che possono
essere utilizzati per provocare ferite gravi, tra cui:
- articoli da taglio, quali asce, accette e mannaie,
- piccozze per ghiaccio e rompighiaccio,
- lame da rasoio,
- taglierine,
- coltelli con lame lunghe oltre 6 cm
- forbici con lame lunghe oltre 6 cm misurate dal fulcro,
- attrezzature per arti marziali dotate di una punta acuminata o di un’estremità affilata,
- spade e sciabole;
- altri oggetti da punta o taglio, strumenti atti ad offendere o idonei ad essere lanciati, strumenti sonori (tamburi, trombe, strumenti musicali di qualsiasi genere), megafoni ed altri sistemi di emissione od amplificazione del suoni ed altri oggetti che possano costituire pericolo per l’incolumità dei soggetti presenti all’interno del sito e arrecare disturbo, ovvero compromettere lo svolgimento regolare dell’esposizione;
• Sostanze stupefacenti, veleni, sostanze nocive, materiale infiammabile, vernici od altro materiale imbrattante;
• Bevande contenute in lattine od in bottiglie di vetro;
• Animali di qualsiasi genere, ad eccezione dei cani guida per ipovedenti;
• Striscioni, cartelli, stendardi orizzontali, banderuole, documenti, disegni, materiale stampato o scritto, contenenti propaganda a dottrine politiche ideologiche o religiose, o asserzioni o concetti, diversi da quelli esplicitamente autorizzati dalle Autorità di Pubblica Sicurezza;
• In generale, qualsiasi genere di materiale che Expo possa ritenere pericoloso o che possa arrecare danni.

           All’interno del Sito Espositivo è consentito introdurre:
• Liquidi quali bevande e soft drink (latte – succhi di frutta) per consumo personale;
• Altri tipi di liquidi (contenenti alcool) ma in quantità non superiore a 100 ml per singolo contenitore.
Per ulteriori informazioni ti invitiamo a prendere visione dei Termini & Condizioni del visitatore.



Berlusconi al Qurinale, a patto che Fabrizio Corona resti in carcere e Giancarlo Galan alla Commissione cultura della Camera

Saremmo tutti felici se, alla fine, cancellata anche la condanna della Cassazione - la pena è stata da subito resa innocua, come se non ci fosse - Berlusconi succedesse a Napolitano. Finalmente avremmo le gloriose ma austere sale del Palazzo del Quirinale invase dalla allegre brigate di signorine fatte venire apposta dalla villa berlusconiana, nella quale erano relegate per mancanza di altri più ampi spazi, negli anni del bunga bunga. E nessuno potrebbe obiettare qualcosa, perchè al padre e salvatore della patria Berlusconi gli verrebbe restituito l'onore ed il rispetto che si è meritato in vent'anni circa di governo, con alterne vicende, del nostro paese. Oggi è riabilitato di fatto, agli occhi della nazione. Ha una macchina blindata con guardie del corpo -  e non si tratta né del furgone penitenziario né delle guardie carcerarie, come qualche infame potrebbe suggerire - viene omaggiato dai corpi militari dello Stato ogni volta che da quella sua macchina cassaforte ne discende, parla alla Camera dei deputati, riunisce i suoi a palazzo Grazioli, tiene comizi. Cos'altro manca alla piena riabilitazione di un uomo che per il suo paese ha fatto moltissimo, più di chiunque altro? La presidenza della repubblica: Berlusconi for President (e speriamo di non aver toppato con l'inglese, che, a dir la verità, ci fa difetto).
Sì Berlusconi Presidente della repubblica a patto che Fabrizio Corona resti in carcere, per dimostrare al mondo che quando uno ha commesso un reato, per piccolo che sia, in Italia viene sempre punito. Se lui sta in carcere è perché il reato, anzi i reati da lui commessi, sono tanto più gravi di quelli addebitati a berlusconi, per i quali lui si professa innocente e ricorre alla Corte dei diritti umani di Strasburgo, che ascolterà il suo grido di dolore e la sua richiesta di giustizia. E' la ragione per cui Berlusconi non ha mai voluto chiedere la grazia, e Corona ora s'è deciso a domandarla a Napolitano.
Sostenendo la candidatura di Berlusconi, saltano le candidature che non hanno fondamento come quella di Tremonti ad opera di Bossi.  Perchè Bossi, in effetti, per il parallelo con il caso di Fabrizio Corona, non potrebbe candidare nessuno, essendosi fottuto non pochi soldi pubblici per sè ( non solo per curarsi), sua moglie (per la scuola, ora al verde come la sua cravatta), per il povero 'trota' (che ha fatto laureare in Albania) e per soddisfare le mire dell'altro suo figlio pilota che voleva aprire la 'Formula Uno' alle biciclette ed ai motoscafi che lui pilotava, sulle piste, da dio.
 Ma per vedere Berlusconi al Quirinale, occorre che anche illeciti non  ne vengano più  commessi sul suolo italico, che con la salita al Quirinale di Berlusconi, deve essere dichiarato, 'territorio deingiustizializzato'. Perciò, il deputato Galan, affondato con le pesanti mazzette del Mose legate in vita, non è giusto che si dimetta dalla presidenza della Commissione cultura del Parlamento. Sarebbe un'ingiustizia come ha spiegato la maestrina Boldrini dalle pagine del Corriere.  Già soffre tanto agli arresti domiciliari, dopo qualche mese durissimo di carcere. Perchè dovrebbe? Cosa c'entra la cultura con le mazzette, mazzettone? E chi a suo carico mette anche la nomina di qual ladro di libri, De caro, segnalatogli dall'amico bibliofilo Dell'Utri, alla direzione della Biblioteca napoletana dei Girolamini, sappia che quella - per dichiarazione dello stesso Galan- è stata una svista. non ha letto e verificato bene il curriculum del promuovendo direttore.

BUZZICONE BUZZI

Il Buzzi/Buzzicone  dilaga dappertutto, ma nessuno lo conosce, fin quando il Pignatone non gli sbatte in faccia la foto segnaletica ai suoi compari ai quali faceva favori e ne riceveva. Neanche sua sorella  lo conosce, dichiarando tale grado di parentela con l'infame  corruttore  e ladrone. La sorella Anna Maria che, secondo voci giornalistiche, negli ultimissimi anni,  precisamene nel 2012,  avrebbe scalato il Ministero dei Beni culturali dove oggi ha il posto di direttore generale per la valorizzazione del patrimonio - lei laureata in pedagogia entrata al ministero come 'restauratrice di libri' - che fu già di Resca, dipendente berlusconiano. La sorella di Buzzi oggi rivendica la sua permanenza trentennale, con onore, all'interno della Pubblica amministrazione dove ha fatto carriera fino a raggiungere, per meriti, gli alti gradi del ministero oggi amministrato da Franceschini. E nessuno potrebbe contestarle la correttezza di tale ascesa fino a quando non si dimostra che l'ha ottenuta con mezzi illeciti o quantomeno fraterni. Perchè non si ha colpa alcuna se si è sorella di un assassino (già condannato) e  delinquente, come le indagini  accusano. E ironia della sorte, la sorella del Buzzicone, con il quale lei naturalmente non c'entra - vale ribadirlo! - qualche giorno fa era relatrice ad un convegno alla presenza del ministro, sul tema della 'trasparenza', dove naturalmente non ha mai fatto il nome del Buzzicone. E prechè avrebbe dovuto? Per la bufera nella quale era sprofondata la sua famiglia, causa  Buzzicone? neanche per sogno.
 Ma da ciò che emerge ogni giorno dalle indagini, a carico del Buzzicone c'è anche l'intervento a favore di una sua nipote, figlia di Anna Maria, sorella dell'indagato presso un amministratore, tale Scozzafava,  che avrebbe dovuto esaminarla per farla entrare al Comune. L'intervento, ad insaputa di Anna Maria,  sorella del Buzzicone, venne fatta dal fratello e la nipote del Buzzicone, figlia di Anna Maria, passò quell'esame che, ci pare, le fece ottenere un posto. Tutto regolare. Chi non fa una telefonata per un suo parente ad un esaminatore che si conosce? Tutti lo abbiamo fatto e lo faremmo, e, come avrebbe poi fatto alla sorella, il Buzzicone,  gli consiglieremmo  di mandare  all'esaminatore addomesticato un orologio di Bulgari - i soldi sono volgari, puzzano di mazzetta, un orologio no - magari una patacca comprata a qualche mercatino domenicale e spacciata per autentica.
 Buzzicone, naturalmente, avrebbe solo consigliato la sorella,  ma con il regalo non c'entra nulla, perchè lui con cose illecite non si è mai voluto sporcare le mani, il Buzzicone.