giovedì 30 giugno 2016

L'ultima polpetta avvelenata di Salvo Nastasi al mondo dello spettacolo dal vivo, prima di lasciare l'incarico ministeriale

Più che una polpetta, un polpettone indigesto assai, di oltre cento pagine, pubblicate nel 'Supplemento ordinario' alla Gazzetta Ufficiale  n.113 del 19.8.2014, rappresenta l'ultimo regalo - AVVELENATO - di Salvo Nastasi, potentissimo e criticatissimo direttore generale dello Spettacolo, traslocato a Palazzo Chigi, presso l'inavveduto Renzi, che non sa chi si è messo in casa.
 Si tratta del Decreto ministeriale del 1 luglio 2014, recante nuove norme per la spartizione del FUS ecc.. bocciato in toto dal Tribunale amministrativo del Lazio, con sentenza del 28 giugno u.s.
 Adesso il Ministero, contro il quale si erano mosse numerose associazioni musicali e teatrali denunciandone gli assurdi criteri introdotti, corre ai ripari, sguinzagliando i suoi avvocati che dovrebbero mettere una pezza alla sentenza del TAR, dimenticando che contro tale decreto tante associazioni e molti enti che non adirono al tribunale,  hanno comunque presentato infinite obiezioni, attraverso interrogazioni parlamentari e interventi di gruppi nelle due Camere. Insomma un decreto, quello di Nastasi/Franceschini, che in un sol colpo, con la scusa di cancellare soprusi e clientele (magari le avessero cancellate , almeno quelle messe in atto del ministero e della direzione generale!), cancellava dal territorio molte realtà che lo avevano presidiato con non pochi sforzi attraverso la cultura, l'unica in grado di generare  progresso civile nella popolazione.
 Nastasi, come suo solito, attraverso un marchingegno ( 'algoritmo', infame!) che attribuiva maggior peso alla quantità, a scapito della qualità,  voleva riformare i criteri per l'assegnazione del FUS; di fatto cancellò infinite realtà, con grave danno per quelle realtà e per i cittadini cui si rivolgevano.
 Di fatto  si adottava il criterio dei finanziamenti triennali, sulla base di progetti altrettanto triennali- chissà poi se il ministero abbia osservato tempi e modi che esigeva dai richiedenti.
 Comunque adesso che accadrà? Bisognerebbe che tutte le associazioni si coalizzassero per richiedere i danni a Nastasi - la qual cosa, purtroppo, non faranno. E poi? Che si ritorni a definire la ripartizione del FUS, attraverso criteri qualitativi valutati caso per caso dalla la commissione messa su dal Ministero, dopo aver cambiato i membri della Commissione scelti secondo criteri di 'asservimento', ed 'ubbidienza cieca', ignorando di fatto l'avviso pubblico, dallo stesso direttore generale, Nastasi, sempre lui.
 E intanto, forse, bisognerà passare sopra almeno le due annualità già liquidate dal Ministero totalmente o in parte, chiedendo a tutte le associazioni che un tempo avevano accesso al FUS, prima dell'ultima 'bravata' di Nastasi, di presentare i loro progetti per il 2017, in tempi ravvicinati, onde procedere, con tempi non biblici ( come sono al solito quelli pubblici, al contrario della perentorietà richiesta nelle singole occasioni ai cittadini e dei tempi strettissimi!), al loro esame ed alla attribuzione del FUS.
 Franceschini ed il suo nuovo direttore generale Cutaia, purtroppo cresciuto alla scuola di Nastasi, prenda atto della sentenza del TAR  ed agisca di conseguenza, dimenticando il tragico periodo di Nastasi - imposto dai suoi protettori, troppo potenti, come enfant prodige del diritto pubblico e che invece si è rivelato un giovane 'azzeccagarbugli' - al suo Ministero.

mercoledì 29 giugno 2016

Salvo Nastasi, l'esperto prestigiatore ministeriale, bocciato in diritto dal TAR

Adesso la sentenza del TAR Lazio, pubblicata appena ieri, 29 giugno (chi desideri leggerla ci scriva gliela invieremo in PDF) riguardante il ricorso presentato da alcuni teatri contro  il decreto ministeriale  che stabiliva nuovi criteri per l'assegnazione del FUS - stilato dal grande esperto Salvo Nastasi, allora al servizio di Franceschini ed ora di Renzi (al quale chissà quanti altri guai, analoghi, potrebbe creare),  clamorosamente lo annulla da cima a fondo.  La sentenza prescrive di dare subito corso alle conseguenze di tale annullamento.
 La sentenza molto articolata, evidenzia come Nastasi, il grande esperto di diritto, ha stabilito un regolamento che di fatto contraddice le leggi in materia, configurandosi come una vera riforma che lui non poteva fare, perché non possono farlo i direttori generali dei ministeri e neppure i ministri, bensì il Parlamento.
Stabilisce inoltre che tale decreto, che affida ad un algoritmo, in base a determinati criteri, l'assegnazione delle quote del FUS ai vari richiedenti( o aventi diritto, sulla base dell'  esistente), attua una 'grave svalutazione delle qualità artistica' dei progetti richiesti dal ministero per accedere al finanziamento, mentre, di conseguenza' privilegia IRRAGIONEVOLMENTE gli indici quantitativi'. Che altro deve dire la sentenza? Contesta anche l'articolazione dei vari punteggi assegnati ai parametri di valutazione in quanto influenzano la misura del finanziamento. Insomma bocciatura su tutta la linea del decreto al quale ha messo mano il più esperto fra i giuristi ministeriali, Nastasi ( ancora?) nell'intenzione di distruggere la musica in Italia, ed  avocare a sè, con amplissimo potere discrezionale, chi finanziare e per quanto.
 Continua la sentenza. "Il passaggio dalla logica dell'intervento 'a pioggia' a una logica maggiormente selettiva è apprezzabile (Era la tesi difensiva dell'ignaro Franceschini) Ma il passaggio attraverso il ricorso ad indici quantitativi largamente prevalenti appare IRRAGIONEVOLE"; ciò venne fatto notare al 'grande & grosso' direttore generale anche dai componenti la 'Commissione teatro' dello stesso ministero che insistevano sul dato di fatto che ' si abdicava al compito di valutazione della 'qualità' dei progetti presentati.
Analoga considerazione venne fatta anche dalla 'Commissione musica' dello stesso ministero, a seguito della quale, data la sordità del direttore generale e del ministro, un membro di detta commissione ( la compositrice Silvia Colasanti)  si dimise clamorosamente, mentre gli altri - tutti asserviti da Nastasi -  restarono a condividere l'operato ministeriale.
 Infine rileva la ILLEGITTIMITA' anche sotto il profilo sostanziale dell'intero sistema di valutazione, con conseguente ANNULLAMENTO del decreto ministeriale,'nastasiano'.
 Che farà ora Franceschini? Chiederà a Nastasi i danni per avergli fatto adottare un decreto illegittimo  con caratteri di grave sopruso legislativo? Tornerà sui suoi passi a riesaminare le assegnazioni del FUS per il triennio- altro criterio nastasiano- 2015-2017, o procederà semplicemente alla riconsiderazione delle richieste  delle varie associazioni ed istituzioni  già per il 2017, in attesa di una legge che riforma non sulla base del decreto nastasiano, l'intero settore, per il finanziamento  dello spettaoclo dal vivo.
 Grazie  a Nastasi, e Grazie  all'AGIS di Carlo Fontana che a quel decreto non si è opposto neppure timidamente.
                                 Riportiamo di seguito alcuni passaggi chiave della Sentenza

Punto 4.

“il D.M impugnato ha natura sostanziale di regolamento ed è stato emanato in violazione delle disposizioni procedimentali di cui all’art.17deolla L.n400/1988, che prevede-tra l’altro-il parere obbligtatorio del Consiglio di Stato (che non risulta essere stato acquisito).
Ciò consente di rilevaerne la radicale illegittimità anche a prescindere dagli ulteriori profili attinenti alla violazione dell’art. 117 della Costituzione, che attribuisce ola competenza concorrente delle Regioni la materi8a della promozione delle attività culturali( con la connessa ptestà regolamentare esclusiva): quest’ultima questione, infatti, pur identificando un distinto vizio di legittimità, non è stata sollevata tempestivamente con il ricorso introduttivo, bensì solamente sulle successive memorie di parte ricorrente”….
Punto 5.
“L’Amministrazione invoca i benefici di una maggiore “oggettivazione” dei parametri di riferimento, che si basa sull’adozione di indici e algoritmi.
Ma il Collegio ritiene che questo sistema finisca con il rappresentare, di fatto, un’abdicazione al difficile ma ineludibile compito di una valutazione (percentualmente ma anche sostanzialmente) adeguata del fattore qualitativo, che solo può giustificare l’intervento finanziario statale in subiecta materia. E del resto la stessa Commissione consultiva nella predetta relazione auspica un sistema il quale lasci  ”maggiore discrezionalità valutativa” in relaszione agli obiettivi espressamente legati al progetto artistico.
Queste considerazioni conducono a ritenere l’illegittimità anche sotto il profilo sostanziale dell’intero sistema di valutazione stabilito dall’art.5 del Decreto Ministeriale 1 luglio 2014, unitariamente considerato come basato su criteri e fasi tra loro praticamente inscindibili”.
Punto 7.
“Le suesposte considerazioni comportano anzitutto l’accoglimento del ricorso, previo assorbimento delle censure non esaminate per evidenti ragioni di economia processuale, e il conseguente annullamento del menzionato D.M. 1luglio 2014, unitamente a tutti gli altri atti impugnati dal ricorrente, a titolo di invalidità derivata”...

A Rieti un Festival - Reate Festival - che, se si farà, sarà quasi un REATO

A Roma Tronca rende pubblico l'elenco degli assegnatari del finanziamento comunale per l'Estate romana, alla fine di giugno, ed a  festival e rassegne già avviati - come giudicare il suo comportamento l' abbiamo scritto nel post precedente.
A Rieti si bandisce, in febbraio, un concorso di esecuzione musicale ( termine di presentazione delle domande  metà luglio), da parte della Fondazione Teatro Vespasiano, di cui è presidente Gianni Letta - vi dice qualcosa questo nome?- sovrintendente Lucia Bonifaci, protetta dell'ex sottosegretario che, è ben noto, ha braccia e mani tentacolari, e direttore artistico Cesare Scarton ( infilato lì da  Bruno Cagli, primo direttore del festival). Il Concorso che chiama in causa i 'migliori allievi' o  neo diplomati dei nostri Conservatori (ma la ragione vera è quella di procurarsi manodopera musicale a bassissimo costo) si svolgerà alla fine di settembre , dal 26 al 30, e i vincitori parteciperanno , oltre che ricevere una somma in denaro, alle manifestazioni del festival che si svolgerà fra settembre e ottobre( a settembre i vincitori non ci saranno ancora!) Non è una  burla, un imbroglio, quasi un reato?
 Le prove del concorso ( riservato a singoli e gruppi, strumentisti e cantanti: insomma tutti quelli che potrebbero servire per animare le serate della provincia romana, con finto festival classico), ne siamo quasi certi,  costituiranno parte integrale del 'Reate' Festival - un nome un destino - mentre del programma del festival medesimo non consociamo ad oggi neanche un appuntamento.
 Perchè sono lontani tempi degli inizi del festival, sempre spinto e benedetto alla nascita da Letta, con il favore di Nastasi, ministro Bondi, quando  veniva presentato addirittura in locali ben noti del Parlamento, in pompa magna (allora il direttore artistico era Bruno Cagli) disponendo di fondi ben superiori agli effettivi meriti, ed essendo il festival, al quale partecipava compatta l'Accademia di Santa Cecilia, un modo per fare arrivare altri finanziamenti nelle casse ceciliane.
Poi i soldi hanno cominciato a scemare, e l'Accademia, come volevasi dimostrare,  si è sfilata;  e a guardia del festival e della fondazione, sono rimasti i due protetti di Letta e Cagli (e cioè Bonifaci e Scarton) e il festival va a farsi benedire.
Per convincersi che non esageriamo basta scorrere il programma dell'edizione passata, 2015 (  in due mesi e passa di programmazione,  appena una quindicina di appuntamenti, dei quali  solo  tre o quattro in tutto hanno una loro dignità e peso, naturalmente con gli interpreti quasi in pianta stabile al festival  (Flavio Biondi) suggeriti dall'Accademia di Santa Cecilia , già di Cagli) per capire che si tratta di un festival inutile, di poco conto, a fronte di una spesa, ridotta rispetto al passato, ma  sempre troppo alta e spropositata.
 Che accadrà quest'anno? Il Concorso  musicale,  che serve a mascherare un vuoto di idee, ed anche di fondi, come se ne avevano a disposizione un tempo ed ora non più,  costituirà il grosso del festival assieme ad altre quattro cose per dare fumo negli occhi.

Il Commissario TRONCA al Comune di Roma va COMMISSARIATO. Per il disastro dell'Estate Romana

Non si tratta di un gioco di parole, ma di triste realtà. Il Commissario del Comune di Roma che ha mostrato i muscoli in tante occasioni, non è quasi mai riuscito  a condurre fino in fondo un incontro sul ring con vittoria per ko. Come ha fatto nel settore cultura.
Tronca, nel settore cultura - benchè vada a farsi vedere in giro nelle occasioni canoniche di spettacolo - è stato un vero disastro. Ha reso pubblico il bando per la cosiddetta 'Estate Romana' - che di quella storica manifestazione inventata da Renato Nicolini conserva ormai solo il nome,  e fondi quasi ridotti a zero - con un imperdonabile ritardo, ha chiuso il termine di presentazione delle domande a maggio (per una serie di manifestazioni che prende il via già in giugno) e alla fine di giugno - precisamente ieri, 28 - ha reso noto l'elenco delle manifestazioni che il Comune intende finanziare.  Anzi un doppio elenco: il primo in cui segnala le manifestazioni che hanno i requisiti e quindi meritevoli di essere finanziate, e poi con una cernita in base a non si sa quali criteri, ne ha estratto dal cilindro un numero limitatissimo, quello dei finanziati,  per i quali il massimo finanziamento non raggiunge i 40.000 Euro.
 Ora un  Comune può decidere di non finanziare nulla o pochissimo, per mancanza di soldi: liberissimo di farlo ( anche se poi dovrebbe spiegare  come mai ogni giorno i giornali raccontano di nuovi arresti di amministratori pubblici, anche dello stesso Comune di Roma, che continuavano ancora fino all'altro ieri a rubare. Certo che poi di soldi non ve ne sono più. E comunque neanche questa potrebbe essere una giustificazione per un comune che ha bilanci altissimi, ed anche deficit, trattandosi di una somma in definitiva irrilevante - quest'anno in totale l'Estate Romana sarebbe stata finanziata con 500.000 Euro circa, se  ricordiamo bene), ma deve farlo in tempi ragionevoli. Non può dire agli organizzatori alla vigilia delle varie manifestazioni: quest'anno vi arrangiate. Gli organizzatori devono poter esporre i loro programmi entro la fine dell'anno precedente l'estate in questione, ed entro i primi mesi dell'anno di riferimento le assegnazioni devono essere decise.
 Come Tronca, non si comporta un ufficiale pubblico chiamato, in situazione di emergenza, a governare una città. Non può anch'egli creare nuove emergenze, nuovi problemi, altrimenti ci lasciavano Marino, un genio dell'incapacità di governare.
 Perchè gli organizzatori che hano avuto un reale danno nopn denunciano il Commissario per INADEMPIENZA?

Algoritmo di Nastasi per il FUS annullato dal TAR del Lazio ( Dal blog di Luigi Boschi)

                
Con sentenza n 07479/2016 del 28/06/2016 il TAR DEL Lazio annulla (quindi manda in soffitta) il Decreto Ministeriale 1 luglio 2014 con cui attraverso un inqualificabile algoritmo si distribuivano le risorse del FUS.
Pare che Renzi non ne azzecchi una con il suo “riformismo accattone”. Giovanni Sartori: "Tutto il sistema oggi è fondato su errori e incompetenza”. Tutto da rifare quindi nonostante i soloni alla Carlo Fontana ne applaudissero il metodo avallato dall’acutezza d’ingegno di Salvo Nastasi. Tutta la ripartizioni del FUS dei teatri e dello spettacolo dal vivo alla luce di questa sentenza dovrà essere rivista basandosi su metodi qualitativi e non su anonimi algoritmi. Franceschini e Nastasi non sono Google. (Parma, 29/06/2016)
                                                                                            ( Dal blog di Luigi Boschi)

Al quotidiano 'Il Messaggero' spieghiamo chi è la 'Compositrice di danza'.

Ci deve essere un  numero diretto riservato fra il Consiglio di Stato ed alcuni suoi ricorrenti, come nel caso travagliatissimo della direzione dell'Accademia Nazionale di Danza di Roma, al cui vertice, dopo l'uscita di Margherita Parrilla - sulla cui gestione, lunghissima, qualche ombra è stata gettata - viene inviato dal Ministero, come commissario straordinario Bruno Carioti, direttore per 15 anni del Conservatorio dell'Aquila, nonchè presidente della Conferenza dei direttori dei Conservatori italiani.
 Alla fine del Commissariamento vengono indette le elezioni per la nomina del nuovo direttore.
 E qui si pose il primo problema : quali requisiti deve avere il direttore o direttrice dell'Accademia?
 La legge istitutiva dell'Accademia del 1948  dice espressamente che il direttore ( la legge dice: la direttrice): deve essere un 'compositore ('compositrice', scrive la legge) di danza' di riconosciuto valore. Un successivo regolamento ministeriale del 1999, che  annovera l'Accademia fra gli Istituti di livello universitario,  stabilisce che nella nomina del direttore, l'Accademia può dotarsi di propri criteri. Carioti commissario, in ossequio a tale regolamento ministeriale, stabilisce un regolamento per l'elezione del nuovo direttore, regolamento che ovviamente viene anche vistato dal Ministero competente.
Dal voto viene fuori che Carioti ha riscosso la maggioranza assoluta dei votanti. Il candidato escluso, Joseph Fontano, fa appello alla Legge del 1948 per sostenere che Carioti non ha i requisiti richiesti. Fa sospendere la nomina di Carioti, il ministero nomina un  commissario, e al termine del commissariamento, è costretto a nominare Carioti, vista anche la sentenza del TAR in suo favore. Fontano attende anche il pronunciamento del Consiglio di Stato che sarebbe arrivato solo in queste ultime ore e comunicato al diretto interessato (Fontano) ancora per via ufficiosa, attraverso quella linea telefonica diretta e segretissima. A Carioti non è giunta fino a questo momento nessuna comunicazione ufficiale del  Ministero al riguardo, come scrive Il messaggero. E noi ci auguriamo che la sentenza per la quale Carioti fu poi insediato dal Ministero  detti legge, altrimenti ci troveremmo  di fronte ad un nuovo giro di danze, che recherebbe problemi all'Accademia.
 Ciò che però ci interessa spiegare oggi ai lettori del nostro blog è che quanto scritto dal Messaggero, a proposito dei requisiti richiesti a chi aspira alla carica di direttore dell'Accademia, in base alla Legge del 1948 ( ma non è superata di fatto dal regolamento ministeriale del 1999?), è frutto di assoluta ignoranza.
Scrive l'articolista che il candidato a direttore deve essere 'compositore' o  'scenografo'  Non è la prima volta che leggiamo della confusione, per intollerabile 'ignoranza', fra 'coreografo' e 'scenografo'. Ma qui l'articolista non capisce neppure che 'compositore di danza' vuol dire semplicemente 'autore di coreografia', più brevemente 'coreografo'  e non compositore 'di musica' e 'scenografo'.

domenica 26 giugno 2016

SCOMMETTIAMO CHE... in Campidoglio e a Caracalla

Il colle sul quale il potere comunale issa la sua bandiera e le terme dove i romani giocavano a palla ed ora vanno a vedere gli spettacoli d'opera ed anche gli 'extra' o i mosaici policromi appena restaurati , con un contributo della ditta Bvlgari, non hanno niente in comune se non la vicinanza o la distanza relativa, se si preferisce. Ma ambedue sono nel presente e prossimo futuro laboratori di idee e di cambiamenti.
 In Campidoglio - cominciamo dal Colle, per il peso delle sue decisioni - si è appena insediata Virginia Raggi e tutta la sua maggioranza, per il governo 'monocolore' della città disastrata, svillaneggiata e profanata oltre che derubata da quelli di Mafia Capitale e dai loro compari, fra politici ed amministratori ( le cronache sono quotidianamente piene delle loro mirabolanti imprese). Raggi ed i suoi 29 consiglieri ha la maggioranza assoluta, essendosi l'intera opposizione  fermata a soli 19 consiglieri. Gli uni e gli altri siederanno su quegli orrendi scranni della Sala consigliare,  progettata da chissà quale bifolco ignorante in combutta con i ladri di cui sopra  (speriamo che quanto prima si faccia luce anche su questo scempio!).
 Il consiglio comunale pentastellato con a capo Virginia Raggi sarà il laboratorio di un futuro possibile governo a guida Renzi, ammesso che gli vada bene il referendum e l'annessa legge elettorale, e riesca a riguadagnare i consensi che nel frattempo ha perso per strada. Ma anche di un futuro governo a guida 'cinquestelle', sempre che la Raggi non  dimostri di saperci fare poco, di non saper governare neanche  con una maggioranza schiacciante e non riesca a risolvere i problemi più assillanti della città, pulizia e trasporto innanzitutto - perchè la città fa anche ed ancora schifo.
 Nulla può addurre come scusa,  perchè se non sa governare con la maggioranza assoluta cosa potrà mai fare senza di quella? Perciò questi cinque anni di governo della città, ammesso che duri - sono fondamentali, decisivi anche per il futuro del movimento che l'ha fatta salire prima donna in Campidoglio. Scommettiamo sulla riuscita.
 Si parva 'Caracalla' licet componere magnis 'Capitolio', ci sarà consentita una scommessa che facciamo con Fuortes in persona. Noi non crediamo a buona parte dei suoi continui proclami di vittoria, che riteniamo un pò gonfiati.
A Caracalla, ci saranno 25 serate di spettacoli ( opera, balletto, concerti e soprattutto 'extra') nei cinquanta giorni quanto dura il calendario estivo dal 22 giugno al 10 agosto, con apertura a sere alterne. Disponibilità di posti: complessivamente 100.000, essendocene disponibili 4.000 a sera.
 Quanti ne riempirà Fuortes che ogni anno, da quando si è insediato, va cantando 'esauriti' ad ogni i mpresa, nonostante che i numeri della disponibilità di posti, anche a Caracalla, sia superiore a quelli occupati, cifre alla mano? Se quest'anno quelli occupati saranno di molto inferiori a 100.000, la vittoria di Fuortes , che pure canterà certissimamente, sarà come quella di Pirro. Ma noi scomemttimao che quei 100.000 posti saranno tutti occupati.

sabato 25 giugno 2016

BREXIT? SONO INGLESI

Il loro nazionale pragmatismo di cui si sono sempre fatti vanto e che il mondo intero ha loro riconosciuto, questa volta li ha fottuti. Perché tale loro pragmatismo, evidentemente miope, ha impedito loro di capire cosa domandava quel referendum, del quale a poche ore dalla conclusione in favore della uscita dalla UE,  si sono pienamente resi conto e pentiti. Non potevano pensarci prima? E quel campione di Cameron non poteva fare a meno di concedere il referendum a scopo di consenso, lui che non poteva ignorare le conseguenze della Brexit, e non poteva fidarsi ciecamente del voto a favore della permanenza dei cittadini britannici?
 Ora è troppo tardi, la frittata è fatta, e agli inglesi scoccia dover ammettere, agli occhi del mondo, che hanno fatto la figura dei cretini, che non capiscono cosa vanno a votare e  che del casino armato si rendono conto dopo averlo creato.
 Adesso tutti a dire che materie complesse come quella dell'uscita da una unione di Stati non possono essere sottoposte a referendum che, per loro stessa natura, semplificano per chiarezza i quesiti. Nel referendum si può chiedere ai cittadini cosa vogliono riguardo a materie, anche delicate, ma più semplici e dirette, come divorzio, aborto ecc...
Ma cosa potevano mai capire gli inglesi , specie quelli  che abitano nelle campagne e tutti quelli avanti negli anni, quali e quanti problemi da risolvere comportava l'uscita dalla UE, se adesso che occorre pensarci concretamente neppure i politici di Bruxelles hanno del tutto chiari in testa quante e quali cose occorra modificare?
 All'indomani del referendum una sottoscrizione popolare, firmata in poche ore da tre milioni di cittadini britannici chiede al governo dimissionario di rifare il referendum.  e, se ciò non bastasse, Scozia e Irlanda del Nord, vogliono un referendum per staccarsi dalla Gran Bretagna e tornare nella UE. Insomma un cataclisma per un  popolo di pragmatici. Eh no, adesso ve lo tenete!
 E in Gran Bretagna si invita a riflettere sulla decisione che è stata assunta con una maggioranza di due soli punti sui contrari all'uscita, e , in futuro, si vorrebbe che nessuna decisione di tal fatta sottoposta a referendum posa essere accolta se a votare ci va meno del 75% della popolazione.
Il referendum deve avere prevalente natura consultiva, ma poi sono i parlamenti - che le questioni dovrebbero conoscere meglio ed approfonditamente - a decidere, sulla base delle consultazioni popolari.
 Adesso a Bruxelles - sembra una vendetta - vogliono accelerare sull'avvio delle complesse procedure dell'uscita della Gran Bretagna, procedure che richiederanno nella migliore delle ipotesi due anni circa. La Merkel frena anche per interessi del suo Paese in Gran Bretagna.
 Ma si spera anche che tale decisionismo, mai prima mostrato, serva anche  quando devono ripensarsi le politiche di austerità dell'UE che, per molti versi, sono alla base del referendum britannico, causa della stagnazione dell'economia dei paesi della Unione e spinta per altri paesi ad uscire dalla UE, con miopia pari se non maggiore di quella dei pragmatici inglesi.
 L'Europa sfasciata fa male a se stessa, ma l'Europa della burocrazia e dei vincoli è ancora più dannosa.
Tutti auspicano un passo indietro dei vertici dell'Unione, a cominciare da Juncker  del quale si invocano le dimissioni, ed una riflessione attenta sulle politiche di rigore che, se proseguite, daranno il destro ad altre spinte populiste, come se ne vedono già  far capolino anche in Italia.  Dove,  referendum di tal genere non se ne possono tenere, vivaddio!, perchè a cambiare i trattati internazionali provvedono i parlamenti, anche dopo aver sentito i cittadini.

Un giornalista alle prime armi viene subito smascherato. Che succede al 'Corriere della sera' con Pappano?

Non parliamo dei giornalisti che firmano quotidianamente interviste a questo o a quello sui giornali nazionali. Lì non è facile capire e distinguere, salvo rari casi, chi è alle prime armi e chi sta per andare in congedo. Gli uni per inesperienza, gli altri perchè credono che certi tipi di interviste sono graditi ai lettori della grande stampa, non fanno mai capire a quale categoria appartengano.
 E' più facile, invece,  capirlo nel corso di interviste pubbliche - come tantissime volte ci è capitato di constatare anche incontrando musicisti di gran nome 'pubblicamente', assieme cioè ad altri giornalisti. Il collega alle prime armi, non è interessato alla circostanza dell'incontro, e forse neanche alla persona (ai suoi trascorsi, alla sua professione al suo carattere ed a molto altro) dell'intervistato, e dopo pochi minuti, appena si fa un pò di silenzio fra domande e risposte, infila la sua domanda: "Ferruccio Busoni diceva che la tecnica risiede nel cervello. però poi c'è il cuore. Come si combinano testa e cuore nella musica?".
Ora l'avessimo letta fra le domande di un pischello nella professione giornalistica, mentre da un direttore molto noto ed amato a Roma, Tony Pappano, si faceva raccontare la prossima uscita fuori sede, allo Stadio del tennis (seimila scomodissimi posti e con una acustica bestiale!) con la celebre Nona di Beethoven, l'avremmo quasi giustificato con l'inesperienza e con il desiderio di farsi apprezzare come lettore di classe.
Invece, no. Una tale domanda la faceva a Pappano, Valerio Cappelli, che molte volte invidiamo per le sue rivelazioni ( scoop, si chiamano nel gergo giornalistico) e qualche intervista di ben altro tenore e spessore giornalistico. Non nascondendoci che spesso, anche lui, ha propinato ai lettori del 'Corriere' interviste che tali non sono, ma spacciandole come tali, collezionando quattro virgolettati che si leggono in comunicati ed altri tipi di dichiarazioni volanti, più un cappello ed una chiusura di circostanza.
 Quella domanda stava nell'intervista come gli indigesti cavoli a merenda del detto popolare. Mentre invece avrebbe potuto domandargli:" non  vi siete chiesti in Accademia se buona parte del pubblico che conosce soltanto l'Inno europeo  sul quale anche voi avete puntato per la scelta ( vagli a spiegare che si chiama in altro modo e che  compare nell'ultimo movimento di una Sinfonia ecc...) sbufferà per tutto il tempo della lunga sinfonia che non conosce, non sentendo ami arrivare quel solo brano che conosce, per ben altre ragioni?; o magari anche: qualche domanda sull'acustica e scomodità del luogo ve la siete posta prima della scelta definitiva ( noi lì vi abbiamo ascoltato un disastroso concerto di Charles Aznavour, nel quale abbiamo resistito fino alla fine solo per rispetto alla sua veneranda età!); oppure: perchè, quando si programmano simili uscite 'fuori sede, o anche 'fuori porta' non si presta più attenzione alla formulazione del programma, che è elemento importantissimo,anzi decisivo, per la loro buona riuscita?(questo vale anche per la successiva uscita all'aria aperta, nella Piazza del Duomo di Spoleto, dove una parte del programma sembra davvero inadatta!).
 E, infine, perchè non ha chiesto a Pappano,  parlando di Daniele Gatti e del suo prossimo arrivo a Roma, del quale Pappano si dichiara soddisfatto:  maestro, perchè  non vi accordate per dirigere Lei  all'Opera, almeno una volta all'anno, e Gatti a Santa Cecilia - cosa che Gatti  farà anche nella prossima stagione?
Queste domande, probabilmente, avrebbero sollecitato risposte meno ovvie e  di circostanza da Pappano. E, poi infine,  perchè quella banale domanda sulla squadra per cui tifa? Che palle, è  proprio il caso di dire!

venerdì 24 giugno 2016

Contro Il Menestrello mascalzonate e ritorsioni

Ci eravamo detti, ricordando i tre anni di esistenza del nostro blog, di passare sopra le ritorsioni contro di noi, per via di quel che scriviamo nel nostro blog. Poi ci abbiamo ripensato ed abbiamo deciso di accennare anche a queste, senza pudore, per svergognarne i responsabili. Perchè ritorsioni ve ne sono state da parte dei vertici di alcune importanti istituzioni musicali di Roma - città che conosciamo meglio e sulla quale maggiormente e con più cognizione di causa scriviamo.
 Cominciò alcuni anni fa il Teatro dell'Opera di Roma, sotto la gestione di quel galantuomo di De Martino  e del suo portavoce Filippo Arriva, i quali non gradivano quel che scrivevamo negli anni in cui quasi tutti li sostenevano e noi no, avendo previsto in anticipo lo scoppio del bubbone.
Filippo Arriva, per punirci, cominciò a negarci il biglietto/ stampa per l'opera, con la scusa che il critico 'milanese' del 'Giornale' (con il quale collaboravamo da Roma, e lo avevamo fatto per una decina d'anni) aveva chiesto l'accredito per questo o quello spettacolo. All'inizio lasciammo correre.  Filippo Arriva, il collega galantuomo, non si fermò; qualche tempo dopo ci cancellò dalla lista dei destinatari dei comunicati stampa, fino ad ignorarci del tutto ed a negarci il biglietto che ci sarebbe spettato, per il nostro lavoro di critico musicale - allora, oltre che collaborare al 'Giornale', eravamo ancora direttore di 'Music@' e collaboratore di 'Suono'.
Poi Catello De Martino fu giustamente cacciato dal teatro ed arrivò il commissario Fuortes,  una nostra vecchia conoscenza dai tempi della nostra direzione di 'Piano Time', quando collaborava con noi come fotografo, e dal quale, anche per questo, ci attendevamo un cambio di  comportamento che invece non ci fu, specie dopo che cominciammo a criticare quella sua pazza idea di 'esternalizzare' orchestra e coro - che non fummo soli a criticare, perché ci fu un coro in tutta Europa.  La ritorsione continuò, né si è interrotta con  l'uscita di scena di Arriva e l'insediamento del pensionato Renato Bossa all'ufficio stampa.
 Insomma anche l'economista della cultura Fuortes, se viene criticato, reagisce malamente, mettendo in atto azioni di ritorsione indegne e inimmaginabili in una istituzione pubblica che, a questo punto, viene gestita come fosse istituzione privata, di proprietà dello stesso Fuortes.
 Non migliore destino ci è toccato dall'Accademia di Santa Cecilia, specie dopo l'insediamento di Michele Dall'Ongaro alla sovrintendenza,  ma per una diversa ragione.
Michele Dall'Ongaro, anni fa ci denunciò per un nostro articolo uscito su Music@ - ne abbiamo scritto altre volte su questo blog. Il giudice del Tribunale dell'Aquila, al quale egli si era rivolto, gli ha dato torto, sottolineando che noi avevamo  esercitato il diritto di critica. nè più e nè meno.
Anche dall'Accademia, in conseguenza di una vendetta vera e propria, non riceviamo da tempo notizie  e neppure biglietti per i concerti ai quali abbiamo chiesto di assistere. Ad ogni nostra richiesta - che negli ultimi tempi abbiamo anche smesso di avanzare - ci viene risposto immancabilmente dall'  ubbidientissima (al sovrintendente) responsabile addetta stampa, che i posti riservati alla stampa sono terminati. Sempre terminati, anche se poi ci capita di notare che non un  solo giornale, dei tanti che hanno ricevuto biglietti stampa, ha scritto di questo o quel concerto.
 Dall'Accademia dunque la stessa mascalzonata dell'Opera di Roma.
 E noi? Sull'una come sull'altra continueremo a scrivere con chiarezza e decisione sulle rispettive attività artistiche; se poi non ci faranno mettere più piede nelle rispettive sedi, ce ne faremo una ragione,  in attesa che  qualcosa accada ai rispettivi vertici, sperando che successivamente ne arrivino di  meno vendicativi o quantomeno un pò più corretti degli attuali, nella gestione di istituzioni pubbliche.

giovedì 23 giugno 2016

'L'Accendino' Chiara comincia a dar fuoco alla Torino delle clientele politiche

Non un minuto in più ha atteso la neo sindaca di Torino, Appendino - nota anche come  'Accendino! - per  dar fuoco alle clientele della Torino politica legata da una storia di molti decenni al Pd ed ai suoi progenitori.  A cominciare dalla 'Fondazione  per la Cultura', presieduta da La Rotella,  visto che non ha potuto immediatamente partire dalla Compagnia di San Paolo.
Scorrendo in rete le immagini relative ad Angela La Rotella, il cui nome è venuto fuori nei giorni scorsi, consorte di Walter Vergnano, sovrintendente del Regio, ed assai vicina a Fassino, messa da questi a capo della 'Fondazione per la cultura'  che raccoglieva soldi da destinare alle attività culturali della città (scegliendo le  sovvenzionabili, magari, fra quelle affidate a loro volta ad  amici e ad amici di amici), si vedono facce note, anzi notissime dal salotto torinese chic, con impronta di sinistra, il cui ingresso la neo sindaca ha immediatamente sbarrato.
 L'Accendino ha subito chiuso la 'Fondazione', facendola rientrare in seno al Comune, che ne era azionista al 100%. D'ora in avanti saranno gli uffici del Comune o l'assessorato deputato a cercare fondi per finanziare le attività culturali da esso promosse. E La Rotella - della quale in rete si racconta anche della colorita sua prova d'esame per la nomina a dirigente,  fatta a prima mattina, onde raggiungere suo marito nel mentre che era con i complessi del Regio in Cina - che farà?
Questa volta magari sarà Lei a chiedere aiuto a quelli che, negli anni, con i fondi da lei raccolti, ha finanziato.

mercoledì 22 giugno 2016

ROSSINI è anche un'attrattiva turistica. Parola di Franceschini

Non sappiamo se congratularci con il ministro Franceschini per averci ricordato che Rossini è anche un'attrattiva turistica, oppure ricordargli che Rossini è una gloria  musicale del nostro paese e del mondo intero e , solo per questo, anche motivo di attrazione turistica.  Franceschini lo ha detto, nel giorno della 'Festa della Musica', a Pesaro, visitando la casa natale del musicista.
A proposito della 'Festa' ha sfoderato - come fa di solito - i numeri vittoriosi, come se fosse un suo merito: oltre ottomila musicisti vi hanno preso parte; mentre a noi romani è stato reso noto che  la festa in città era con Carmen Consoli e le 'Brigitte' francesi, che si sono esibite in Piazza Farnese.
 Quest'anno, se una novità c'è stata, è stata la maggiore partecipazione  proprio di quel mondo musicale che Franceschini non conosce e che , d'accordo con quel barbaro di Nastasi, ha tentato e continua a tentare in tutti i modi di distruggere.
 A Roma, ad esempio, abbiamo letto della partecipazione, alla chetichella, di molti ensemble dell'Accademia di Santa Cecilia, anche se di ensemble 'di complemento', formati cioè prevalentemente da giovani e ragazzi che partecipano alle attività di formazione dell'Accademia; e non dei titolari, cioè della squadra ufficiale (orchestra e coro),;e lo stesso discorso vale per il Teatro dell'Opera, troppo indaffarato a preparare Caracalla ed a mostrare le ultime repliche della celeberrima 'Traviata' per partecipare alla Festa.
Non ha ritenuto l'Accademia di far partecipare i suoi musicisti di serie 'A', come invece ha fatto e  con grande entusiasmo partecipando a quell'iniziativa negli aeroporti, dove nei diversi terminal sono stati collocati dei pianoforti a disposizione dei viaggiatori in transito. Lì l'Accademia ha spedito anche il suo direttore musicale Pappano ( forse perché il direttore è di casa negli aeroporti?), ed alcuni suoi musicisti fra i migliori. Perché?  Perché, forse, i gestori degli aeroporti (come stanno facendo ora anche quelli delle grandi stazioni ferroviarie che dopo i pianoforti stanno dislocando anche biliardini?) pagavano,  mentre per la Festa della Musica si doveva farlo a proprie spese, dimenticando però che si trattava di un investimento molto più produttivo e redditizio (perché, sia chiaro tutta l'attività cosiddetta 'educational' di Santa Cecilia porta nelle casse dell'Accademia, e nelle tasche dei musicisti coinvolti, bei soldini!).
 Certo  la Festa della Musica c'è stata, ma in tono minore, come negli altri anni in Italia. E a noi è venuta in mente una iniziativa d'altri tempi, ancora in occasione della festa della Musica nel solstizio d'estate.
 Quella festa organizzata, nel 1986 ( trent'anni fa, ma sembra un secolo) nei giardini dell'Accademia di Francia a Roma, Villa Medici, con diversi palcoscenici  eretti nel parco, a favore di telecamere. Quella festa,  in cui si ascoltò e parlò di musica,durò oltre tre ore ininterrotte, dalle 21 alle 24 circa,  fu trasmessa in diretta da RAI 3, e noi assieme ad Enrico Mentana ( ciao, Enrico!)  vestimmo le vesti di cerimonieri, intrattenitori e divulgatori. Oggi la tv di Stato non metterebbe mai più in onda robe simili che reputa autentiche inutili  nefandezze.

IL MENESTRELLO COMPIE TRE ANNI

Tre ani fa, giusti giusti, iniziava la sua attività 'canterina' questo 'menestrello' dei tempi moderni: blog dedicato prevalentemente alla musica ed al suo mondo, ma interessato anche a riflettere su molti aspetti della società civile, e  a misurare la salute della stampa e dell'informazione in generale.
Senza considerare i periodi in cui anche il Menestrello si concede il meritato riposo,va in vacanza o chiude , volontariamente occhi ed orecchie, per isolarsi a pensare, in tre anni,  ha avuto oltre 113.000 visite, che  distribuite per anno fanno 37.000 visite ogni anno, e per mese, 3.100 circa. Un buon risultato, anzi ottimo, data la sua specializzazione; a tali 'visite'  vanno aggiunte le presenze di questo e quel post in rete, quasi sempre ai primi posti,  subito sotto i siti ufficiali di istituzioni e persone citate.
 Ma una gioia agiuntiva ce l'hanno data in questi anni le molte attestazioni di stima e condivisione da parte di persone  che al mondo della musica appartengono.
E  vanno anche considerate, semplicemente perché hanno anch'esse un peso, anche se espresse in negativo, le richieste di cancellazione o le minacce di querela. Non tantissime per fortuna, perché anche chi comanda  comincia a capire che nella società c'è chi comanda e chi ubbidisce, e, terza categoria,  chi tiene sotto controllo gli uni e gli altri, che poi è il compito della buona stampa, che noi continuiamo a rivendicare a fronte di troppi servi sciocchi del potere.
Finora, esclusivamente 'pro bono pacis' abbiamo dato corso alle cancellazioni, segnalando però le richieste dei vari 'disturbati' da ogni sorta di critica, ma pensiamo che d'ora in avanti tale nostra accondiscendenza, sempre 'pro bono pacis', debba divenire più rara, coscienti che non è nostro scopo quello di diffamare chicchessia, ma di  continuare a segnalare le anomalie più evidenti e le situazioni  distorte.
Noi vogliamo scrivere prevalentemente di ciò che  il coro degli adulatori dimentica volontariamente di denunciare, finché cose da denunciare ve ne saranno e noi riusciremo a riconoscerle. E parlare, allo stesso tempo, di iniziative e persone che meritano la nostra considerazione, come accade  già ora.
E, per il resto, buona lettura a tutti.

martedì 21 giugno 2016

Se a Torino La Rotella comincia a girare per un altro verso con l'Appendino. Chiara?

'La paura dei signori della cultura. Non possono cancellare tutto' titolava ieri La Repubblica, a proposito delle  bellicose intenzioni del neo sindaco di Torino, Chiara Appendino, che ha già mandato un segnale di belligeranza al Presidente della Compagnia di San Paolo, prof. Profumo, già ministro - senza infamia e senza lode - dell'Istruzione e della Ricerca scientifica e fedelissimo di Fassino.
 A Torino esiste un 'Sistema Torino' che non è l'unico nella capitale sabauda, esistendo anche, almeno fino a poco fa, anche il 'Sistema Musica'. Di questo 'Sistema Torino' coloro i quali ne fanno o ne hanno fatto parte dicono di essere orgogliosi, non potendo proprio ora sputare nel piatto in cui hanno mangiato e fatto mangiare con due forchette contemporaneamente, loro ed i loro amici.
 Noi non conosciamo da vicino la situazione torinese, ma di essa non ci sono ignoti alcuni particolari. Primo fra tutti la permanenza di alcuni 'signori' del 'sistema' nei loro posti, da tempo immemorabile. Limitandoci al campo musicale che conosciamo forse un pò, ci viene subito il nome di Walter Vergnano che è sovrintendente del Teatro Regio da un tempo tanto lontano che neanche lui si ricorda più da quando . Sicuramente da poco dopo che le amministrazioni torinesi sono finite nelle mani della sinistra, lui che comunque la gavetta ed il grande salto l'ha fatto dopo che si è formato in quella scuola democristiana di potere che era il CIDIM del Barone Franceco Agnello,  da dove anche qualche altro allievo diligente torinese, ma solo 'diligente' è uscito, e sta ancora al suo posto.
 La notizia che apprendiamo ora dal quotidiano nazionale, ed insieme torinese e romano, riguarda una signora, Angela La Rotella, messa a capo della  'Fondazione per la cultura',  voluta da Fassino per raccogliere fondi da destinare alle attività culturali della città, fra tutte il 'Festival Mito' ( che solo da poco ha cambiato timoniere, dopo anni in mano a Enzo Restagno ed al barone rosso milanese Micheli, il finanziere, ora  nel CdA scaligero,  in rappresentanza di Franceschini). Bene la signora è la moglie di Vergnano, non quello del caffè - forse di famiglia - ma quello che da oltre quindici anni sta in capo al Teatro Regio. Come ti sbagli? Certe fortune si costruiscono e rendono solide con una rete di appoggi;  un uomo solo, per quanto dotato, non ce la fa. C'è un giglio magico PD a Torino, simile a quello di Renzi a Firenze. La rete riserve molte sorprese in proposito, si racconta di come si costruiscono le carriere, all'ombra dei partiti.
 Ora la Appendino che deve fare'? Non certo fare il deserto nel mondo culturale torinese; però fare chiarezza sulle gestioni, immettere linfa nuova e favorire il ricambio.
 La tecnica per cui certi amministratori sono rimasti per molti, troppi anni nei loro incarichi è sempre la stessa. La permanenza si protrae fino a quando l'amministrazione comunale da cui dipende e 'amica'; appena cambia colore, gli amministratori vengono invitati a lasciare, e si scoprono le magagne.
 Il Regio di Torino, per tornare a bomba, è stato sempre ben amministrato, e il Comune non ha mai dovuto fare interventi straordinari per tappare buchi? O  c'è stato un momento in cui  anche Fassino ha girato al Regio un bene immobile per  sanare il buco nel patrimonio? E i suoi predecessori dello stesso PD e dei suoi progenitori politici non hanno magari fatto analoghe operazioni per far figurare sempre bello e splendente il  'loro'Teatro Regio?
 La Appendino deve pretendere di vedere i conti, mettere bocca dappertutto, ma senza distruggere quel che di buono esiste e funziona, e far sapere a tutti che 'pantalone' è morto. Lo deve comunicare anche al Museo Egizio (in mano agli eredi Fiat), ma anche alla gran dama franco-torinese Christiillin, e da tutti pretendere, oltre i risultati- e ve ne sono senza dubbio in alcuni settori della cultura torinesi - che  siano ottenuti con sana amministrazione.
E poi, mandi a casa gli elefanti del suo circo.  Che sarà mai se cambia alcuni vertici? Attenta però a non mettercene di peggiori. Perchè allora  ci farà rimpiangere perfino Vergnano, che sarà costretta a richiamare dal suo esilio in una nazione dove  è andato a vivere decentemente con la pensioncina che in decenni di servizio è riuscito a costruirsi.

lunedì 20 giugno 2016

A Roma l'incognita Virginia

Che farà Virginia Raggi, sindaca di Roma, con le istituzioni culturali della Capitale, che non sono tanto poche e per le quali, come si ebbe a capire da una visita all'Opera, raccontata dal Corriere, alcuni mesi fa, la Raggi tiene soprattutto a vedere i conti, infischiandosene di ciò che quelle istituzioni fanno? Del resto la parola 'cultura', e  i suoi sinonimi,  non sono del tutto assenti dal vocabolario politico e elettorale  del movimento di Grillo, ora giunto finalmente al potere, in due città capitali del nostro paese: Roma e Torino?
 Fa bene a vedere i conti, sperando che d'ora in avanti chi sperpera ci rimetta di tasca propria, e fissando a non più di due mandati la permanenza negli incarichi dirigenziali delle 'partecipate' ed assimilabili' comunali.
 La sindaca vorrà vederci chiaro nel Teatro dell'Opera, nell'Accademia di Santa Cecilia - sebbene goda di una certa autonomia, ma forse qualche stipendio degli incarichi apicali  potrebbe essere limato al ribasso, perchè no? - in Musica per Roma, nella 'Festa del cinema', Palazzo delle Esposizioni, Teatro di Roma ecc..
 C'è solo da augurarsi che non proceda, dopo aver verificato che i conti sono a posto, alla nomina di persone gradite al movimento ma digiune di amministrazione di istituzioni culturali, che non ripeta gli errori che Pizzarotti ha fatto a Parma, con le nomine al Teatro Regio, pescando i dirigenti in mondi  ed  organizzazioni di provincia che fanno temere per futuri 'disastri all'opera'. Già il doppio caso degli assessori alla cultura proposti dalla Raggi fanno sorgere qualche giustificato timore!
 Poi c'è un altro caso, da poco portato all'attenzione, quello dell'Accademia Filarmonica che per i suoi uffici nella splendida sede di  via Flaminia, paga pochi centesimi l'anno, e con contratto scaduto.
 E poi se riuscisse, dopo molti anni, a cancellare l'impronta famigliare nella gestione  della Istituzione Universitaria dei Concerti, in mano alla famiglia Fortuna, e ad un gruppetto agguerrito, da mezzo secolo e passa, non sarebbe male.
 E c'è anche Romaeuropa, dove i dirigenti sono praticamente dirigenti 'a vita', ma con soldi pubblici e non di famiglia; le sorti del Teatro Valle la cui convenzione, con passaggio di proprietà, fra ministero e Campidoglio è stata firmato solo qualche giorno fa ecc...
 Nella soluzione a tutti questi problemi, la Raggi avrà al suo fianco Bergamo, assessore alla cultura in pectore, almeno fino alla viglia delle elezioni.
 A tutti questi problemi sarebbe importante che la Raggi dedicasse un pò d'attenzione,  ma la stessa attenzione deve dedicare alle finalità di queste istituzioni, il cui raggiungimento deve misurarsi sotto il profilo economico e non.
 E non vogliamo sentir dire: prima pensiamo alle buche, ai mezzi di trasporto pubblico e poi alla cultura. Se avessero ragionato in questo modo all'indomani della fine della seconda guerra mondiale, oggi   avremmo ancora un deserto culturale in Italia. Si devono  risolvere i problemi pratici dei cittadini, ma nello stesso tempo si deve anche pensare a farli crescere in un nuovo spirito e far loro respirare nuova aria, e questo lo fa la cultura.

Arena di Verona. La ricetta Fuortes per salvarla da morte certa

Adesso la stagione estiva dell'Arena di Verona può finalmente  iniziare. La sua navigazione avviene in acque meno agitate di qualche settimana fa. Quando per rimettere in piedi la nave - che faceva acqua da tutte le parti - era stato chiamato Carlo Fuortes,  il commissario di fiducia del ministro Franceschini, dopo lo spostamento (promoveatur ut amoveatur) di Nastasi a palazzo Chigi a sconsigliare Renzi che di consiglieri come lui - Attila, per chi lo conosce bene - non ha altro bisogno.
 La ricetta di Fuortes per il 'malato grave' Arena di Verona, onde accedere alle cure specialistiche del protocollo di cura necessario ('Legge cosiddetta Bray) è drastica: licenziati i pochi componenti stabili del Corpo di ballo (otto in tutto; per le grandi coreografie estive si ricorreva ad una cinquantina di ballerini aggiunti) e due mesi di chiusura forzata della Fondazione, nei mesi autunnali, onde ottenere un risparmio per stagione di quasi 2,5 milioni di Euro. E poi ci saranno anche altri sacrifici, inclusi nel contratto.
 Per il corpo di ballo è stata ventilata l'ipotesi della creazione di un corpo di ballo 'interregionale' in forza alle fondazioni di Venezia, Verona e Trieste - ma con questi chiari di luna è assai difficile che possa crearsi. Si mandano a casa otto ballerini, per assumerne, poco dopo, una trentina? Punto e a capo, e di nuovo nei guai nel giro di una o due stagioni?
Ma la cosa che più preoccupa è la chiusura per due mesi. Così procedendo il dott. Fuortes, comincia a sperimentare l'intermittenza delle Fondazioni : Verona fa il festival estivo, Trieste si dedica, ma solo d'estate, all'Operetta, Venezia - ma solo perché ha un pubblico internazionale - potrebbe anche restare aperta tutto l'anno, salvo i periodi di acqua alta; e Firenze, ad esempio, che da poco ha costruito quel monumento del nuovo teatro, ma se la passa malissimo, potrebbe ogni anno fare il suo 'Maggio' e basta.
 Gira voce di un progetto firmato da Nastasi, evidentemente sposato pienamente da Franceschini, che vorrebbe le Fondazioni liriche italiane ridotte, anzi ridottissime, in numero, a sole tre o quattro.
Insomma si comincia  a sperimentare la riduzione nelle unità esistenti, in un settore tra i pochi che ci dà lustro nel mondo e che ci procura in patria entrate e turisti;  che ha un certo costo, il cui aumento  è dovuto in molti casi a cattivi ed incapaci amministratori messi lì proprio dal Ministero che ora intende punire non gli amministratori colpevoli, ma i lavoratori, privando contemporaneamente  il Paese di una fonte di ricchezza in tutti i sensi - se ben amministrata.
 Quando a Verona Tosi ha portato i libri contabili al Ministero, lavandosi le mani lui che ci aveva messo e poi messo ancora Girondini, e chiedendo l'intervento del Commissario, il ministro avrebbe dovuto dirgli: senta Tosi, si trattenga un  pò qua, ora ci spieghi perché ha voluto mettere ancora Girondini, quando tutti non lo volevano riconfermato? E lei sapeva già l0entità del buco di bilancio e che andava dicendo: lui  che l'ha fatto, sa come colmartlo? Si rende conto della sua colpevole ed irresponsabile follia?  Ora lei o Girondini  o tutti e due dovete pagare; non possono pagare solo i dipendenti, i quali, se hanno usufruito di favori non meritati,  la responsabilità è sua e di  Girondini.
 Logica quindi la richiesta dei dipendenti dell'Arena, dopo aver sottoscritto il duro protocollo di razionalizzazione e ristrutturazione proposto da Fuortes, che vogliono amministratori responsabili e capaci, che non facciano più trovare la loro fondazione - da tutti invidiata per i suoi monumentali grandi spazi - sull'orlo del precipizio. Chissà se Franceschini li ascolterà e capirà. Il discorso vale anche per Tosi, fino a quando reggerà il Comune veneto.

Festival dei Due Mondi. Il 'fuoco' al botteghino è spento

Qualche giorno fa, Il Messaggero ( Umbria), ripreso nella pagine nazionali del quotidiano, regalava al pubblico dei suoi lettori una notizia farlocca. Ad accorgersene la stesa giornalista che la riferiva; l'unico a far finta di nulla il titolista del quotidiano.
 Si diceva che al botteghino della piazza principale di Spoleto c'erano file chilometriche. Ma si spiegava. 'specie da quando hanno aperto le prenotazione per i caroselli delle bande militari, ad  ingresso libero, ma dietro prenotazione'. Dunque le file chilometriche erano tali solo per prenotare un posto gratuito ai caroselli.
Per attutire il colpo si diceva che per Le nozze di Figaro inaugurali c'era rimasto solo qualche strapuntino, e per il Concerto in piazza, finale, con l'Orchestra dell'Accademia di Santa Cecilia diretta da Pappano e Bollani , per Geshwin,  (con un programma in parte poco accattivante e pochissimo adatto allo spazio all'aperto) i biglietti erano quasi tutti venduti . E poi si aggiungeva, per riequilibrare notizie, evidentemente interessate, fornite dal festival, che le prenotazioni on line,  attraverso il sito dedicato erano sospese, perchè il sito  era fuori uso da giorni.
 Che notizia!

domenica 19 giugno 2016

Virginia, nun fa la stupida stasera e sempre

 "Dal nuovo sindaco mi aspetto attenzione verso le nostre attività": ha detto il sovrintendente del Teatro dell'Opera di Roma Carlo Fuortes, in merito alle elezioni amministrative nella Capitale. Il sovrintendente, che ha preferito non esprimere la sua preferenza tra i due candidati Giachetti e Raggi al ballottaggio il 19 giugno, ha poi aggiunto di essere sicuro che "chiunque vincerà considererà il Teatro dell'Opera come uno dei grandi valori della città".

venerdì 17 giugno 2016

All'Opera di Roma grandi registi e direttori debuttanti. Per la stagione 2016-17 titoli di repertorio e opere rare. E i cantanti? non un solo cast completo è stato annunciato

"La nuova stagione del Teatro dell'Opera di Roma sarà in continuità con il passato. Un teatro moderno, contemporaneo che guarda all'Europa, alle grandi coproduzioni internazionali, a direttori italiani particolarmente apprezzati all'estero, che verranno a dirigere al Costanzi''. E' quanto ha dichiarato il sovrintendente del Teatro dell'Opera di Roma, Carlo Fuortes, presentando la nuova stagione che aprirà il 27 novembre con Tristan und Isolde di Richard Wagner, per la regia di Pierre Audi e la direzione di Daniele Gatti, per la prima volta sul podio del Costanzi. Ed ha aggiunto: ''Si tratta di un'offerta culturale per la città che negli anni non è mai scemata, soprattutto in un momento non particolarmente felice. Sono molto, molto orgoglioso del lavoro svolto al teatro dell'Opera e di tutto quello che stanno facendo, non soltanto gli artisti e i direttori artistici, ma anche le maestranze tutte''.
 ''Il teatro d'opera è l'espressione di un linguaggio contemporaneo, di un incontro tra le arti, di una interdisciplinarietà che appartiene ai nostri giorni, ancora oggi di straordinaria attualità''. 
Il sovrintendente ha poi annunciato che ''lo sbigliettamento è cresciuto del 7,5% rispetto alla scorsa stagione che era già aumentata del 36%. Un risultato insperato, di cui siamo molto orgogliosi''. "Siamo un teatro in grandissima forma. Stiamo lavorando benissimo grazie anche al contributo di tutti i lavoratori perché il teatro è fatto di persone e all'Opera ci sono uomini e donne di grandissimo valore".

Fin qui l'autopanegirico - o, se volete, il 'bollettino della vittoria' - che non fa mai mancare il sovrintendente, ogni volta che, per qualsiasi ragione, parla in pubblico. Perchè non ha detto anche dei risultati del festival ( FFF)di ' teatro contemporaneo' del quale abbiamo letto quasi nulla sui giornali che solitamente leggiamo,  ma anche qualche critica feroce, e del quale ci sarebbe piaciuto avere anche dati sull'affluenza, non dei giornali - che si sono defilati - ma del pubblico pagante? Perchè di questo Fuortes non  ha parlato, mentre avrebbe dovuto, essendosi il festival concluso, nel quasi silenzio generale, solo da qualche giorno?

Purtroppo siamo alle solite. La programmazione dell'Opera di Roma, Fuortes vuole che si caratterizzi con i 'grandi registi all'Opera'; al resto egli bada meno. I registi, sempre gli stessi, anche quando aumentano i titoli in cartellone (quest'anno 11) Fuortes  se li porta dietro, in base alle sue conoscenze, dai tempi dell'Auditorium, con qualche aggiunta più recente. Si fa bello dei loro nomi, magari potrebbe dire anche quanto essi siano costosi: della Traviata si è saputo che è costata 1.800.000 Euro, complessivamente, e che per rientrare solo dei costi, nonostante i milioni di biglietti venduti, occorre attendere che un qualche teatro affitti lo spettacolo - ma c'è già  la fila dei sovrintendenti che bussano alla porta dell'ufficio di Fuortes.

Quando poi annuncia che sul podio del Costanzi arrivano 'giovani, si accorge di barare , con lo slogan 'largo ai giovani' , e annota a fianco di ciascuno di questi giovani direttori  l'aggettivo 'debuttante' . Si tratta di Michele Gamba, Rory Macdonald, Speranza Scappucci, e mettiamcoi anche Jader Bignamini ( anche se ha debuttato già con Traviata, da tutti i giornali biasimata per la sua parte), e poi Alejo Pérez, quasi tutti responsabili di titoli del grande repertorio, in una miscela esplosiva e distruttiva dei debuttanti ( Trovatore, Rigoletto, Così fan tutte, mettiamoci anche Lulu ) ad eccezione del Macdonadl che dirigerà una rarità, Fra diavolo, per la regia di Giorgio Barberio Corsetti (altro fedelissimo di Fuortes, stagione dopo stagione, fin dai tempi dall'Auditorium, benchè regista geniale, coltissimo e  di grande talento, e dunque meritevole).
 Naturalmente non sono gli unici direttori, perchè c'è anche Gatti - che Fuortes facendo la manfrina, si sta vendendo ancor prima di averlo ingaggiato come stabile all'Opera, per il cui annuncio attende il Tristano inaugurale - c'è Roberto Abbado ( Chenier) e poi un gruppetto di direttori 'sicuri' senza offesa, ma non molto di più, come Ranzani, Callegari, Arrivabeni, Montanari ( rispettivamente  per  Traviata- via Bignamini che non ha funzionato- Tosca, Maria Stuarda e Viaggio a Reims, regia di Michieletto). Si conferma, dunque,  che per l'Opera , secondo Fuortes, contano i registi, i direttori vengono dopo, molto dopo, e i cantanti neanche se li fila, se si permette di annunciare una  stagione senza un solo cast completo per  i titoli in cartellone ( Vlad poi qualche nome lo fa);  il pubblico dovrebbe correre ad acquistare o abbonarsi , sulla fiducia,  contando solo sul fatto che quasi sicuramente in ogni spettacolo ne 'VEDRA'' delle belle, e la musica e il canto vengono dopo.
 'Prima la regia, poi la musica e il canto': il nuovo credo operistico da imprimere col fuoco sul frontale dell'Opera di Fuortes, a Roma.

giovedì 16 giugno 2016

Roberto Giachetti vuole suicidarsi (politicamente) gettandosi dal Ponte della Musica, mentre Gianni Letta, credendo di vivere in eterno, assume nuovi incarichi

Il candidato sindaco del Pd a Roma, in attesa del tragico ballottaggio di domenica prossima - quando viene data per vincitrice la Raggi, con tutta la sua inesperienza, nell'intento di  dare una lezione al Pd ed ai suoi esponenti che si sono mangiati Roma in anni e anni di malgoverno,  sedendo a tavola, insieme con Alemanno e tutti i suoi boys, i corrotti e i ladri - ha deciso dove tenere l'ultimo comizio,  ed ha scelto, per naturale masochismo e volontà di autodistruzione, un luogo  che potrebbe portargli davvero jella, trattandosi di un monumento allo spreco ed all'inutilità, il cosiddetto 'Ponte della Musica'. Voluto  da quell'incosciente di Veltroni che voleva collegare ' americanamente' sport e cultura, inaugurato dal suo successore Alemanno almeno quattro o cinque volte, senza mai riuscire ad attirare l'attenzione della città, e, alla fine della storia, intitolato ad un musicista che, per quanto brillante e geniale, è poco noto e certamente non appartenente al ristretto numero di quelli di' prima fascia' - in una città in cui  grandissimi musicisti hanno una strada dedicata in periferia - quale è Armando Trovajoli. Alla cui intitolazione non sono estranei Gianni Letta e quel salotto buono di Via Condotti che si riunisce da Battistoni e di cui l'ex sottosegretario è frequentatore assiduo, e dal quale uscì - per dirvi se conta - l'indicazione di un ex presidente della Rai, passato inosservato ai più,  e noto quasi esclusivamente come 'inviato' a Mosca de 'La repubblica'.
I frequentatori assidui di quel salotto nel quale hanno intessuto rapporti  solidi,  sono nate amicizie e elargiti anche favori reciproci,  avevano una dépendance all'Olgiata, nella villa del compositore. Per riconoscenza, alla sua morte, suggerirono all'analfabeta Alemanno, di intitolargli quel ponte , assolutamente inutilizzato dalla cittadinanza, e bisognoso  di periodici restauri, per cancellarne i segni dello stato di abbandono, conseguenza della sua inutilità, di intitolarlo ' Ponte della Musica Armando Trovajoli'.
Sarebbe ingiusto incolpare Trovajoli  di aver portato male a quel ponte inservibile, che  male se lo sa fare da solo. Certo è che anche dopo quella intitolazione, spiegabile solo con l'ignoranza di chi la propose e  di chi l'accettò, il Ponte, a differenza degli altri trafficatissimi, resta lì solitario e attraversato complessivamente da qualche decina di passanti al giorno., mentre più intensa ma anche più losca è la vita che vi si svolge sotto le sue arcate, sulle sponde del Tevere.
 Un momento di notorietà,  l'unico, con il risvolto della sua utilizzazione,  a mò di belvedere , l'ha avuto dopo il crollo degli ultimi piani del palazzo,  nel quale ha sede il teatro Olimpico. Chiuso il Lungotevere, transennate le vie di acceso, i curiosi che volevano ammirare quel disastro,  dovevano necessariamente scegliere di attraversare il ponte e  fermarsi, sulla sua estremità, a guardare.
 Letta, Gianni in questo caso (meglio precisarlo, perchè di Letta che contano è piena l'Italia) non si espande però a causa di quel ponte, sarebbe poca cosa. Si espande ancora, a Roma,  assumendo la presidenza della Fondazione del Teatro Eliseo, retto da Barbareschi, incurante dei grattacapi che gli potranno venire in questi mesi dalla 'reggenza' del partito di Berlusconi, convalescente. Ma con gli anni che ha - ottantuno! - gli impegni (ed anche i traffici) politici, gli mancava ancora di mettere lo zampino in un'altra istituzione culturale della Capitale? Dopo Musica per Roma, Accademia di Santa Cecilia, premi Carli, Agnes, Comitato Andreotti,  Associazione Civita (per un elenco, ancora incompleto, si legga  il precedente post: Antico gioco del letta).
Se ne stia a casa, non necessariamente a ricamare, può sempre leggere, guardare la tv, ma anche frequentare salotti, andare ai concerti, come già fa, all'Opera,  presiedere le giurie di numerosi premi e qualunque altra cosa egli voglia, ma  per un attimo dica a se stesso che quando è troppo è troppo. Perchè, già prima di quest'ultimo incarico, il suo nome viene fuori per qualunque cosa.

Antico gioco del LETTA. Aggiornamenti

ANTICO GIOCO DEL LETTA
 Letta, gentiluomo di Sua Santità
 Letta, braccio destro di Silvio Berlusconi
 Letta, presidente del Consiglio dei ministri
 Letta, sponsor di Nastasi e suo testimone di nozze (con Giulia Minoli, di Giovanni e Matilde Bernabei)
 Letta, amministratore delegato Medusa Cinema
 Letta, consigliere di amministrazione ‘Musica per Roma’
 Letta, consigliere di amministrazione Accademia di Santa Cecilia
 Letta, presidente della Fondazione 'Teatro Vespasiano' di Rieti
 Letta sponsor del vertice (sovrintendente) della  Fondazione 'Teatro Vespasiano' di Rieti
 Letta, presidente onorario ‘Civita’, Associazione per la cultura
 Letta, presidente Premio ‘Maschere  del Teatro italiano’
 Letta, presidente Premio ‘Guido Carli’
 Letta, consigliere Premio Minerva, Roma
 Letta, presidente Premio giornalistico ‘Biagio Agnes’
 Letta,  vice presidente nazionale Croce Rossa Italiana
 Letta, presidente Museo delle Lettere d’amore
 Letta , membro di Bilderberg
 Letta, vice presidente 'Unione industriali' di Roma
 Letta, amministratore ‘Relais Le Jardin spa’, Roma
 Letta, gestore bar (sei) dell’Auditorium, 'Musica per Roma'
 Letta, membro Alta Roma
 Letta, socio Pallacanestro Cantù
 Letta, membro comitato d'onore Oratorio del Gonfalone, Roma
 Letta, consigliere di amministrazione 'Fondazione RomaEuropa'
 Letta sponsor della  ex sovrintendente Teatro di Cagliari Crivellenti
 Letta, mancato presidente della repubblica
 Letta, sponsor di Mastrapasqua, INPS, ed altri 25 incarichi - quasi più di Letta
 Letta, candidato segretario generale del Quirinale
 Letta, vice segretario generale della Camera dei Deputati
 Letta, candidato segretario generale della Camera dei Deputati
 Letta, prefatore e presentatore di libri di ogni genere
 Letta, professore di politica internazionale a Parigi
 Letta, vice presidente Accademia nazionale di Santa Cecilia
 Letta, sponsor di Giancarlo Leone per la direzione generale Rai
 Letta, con Lotti, partorisce il secondo 'Nazareno' che  partorisce il vertice Rai
 Letta, con Lotti, benedice la presidenza Maggioni e assicura la vice direzione generale a Leone
 Letta, presidente Comitato 'G.Andreotti'
 Letta, membro Comitato nazionale celebrazioni '150 Rossini'
 Letta, commissario di Forza Italia ( in assenza di Berlusconi, convalescente)
 Letta, presidente della Fondazione Teatro Eliseo
 Letta, presidente onorario Premio Roma

Il giocatore scelga  un Letta qualunque e, in coppia con lui, muova guerra di 'riconoscimento' a tutti gli altri; lo faccia con mezzi leciti e non. Vincerà quando li smaschererà uno per uno, dando un nome  e volto a ciascuno, e scoverà i nascondigli degli altri (Letta), rimasti ancora nell'ombra ma attivissimi. Il vincitore avrà diritto a passare una serata con il Letta prescelto, sempre che lo consideri un premio.





mercoledì 15 giugno 2016

Josè Carreras. Senza più voce non può mentire

A gennaio di questo anno,  subito dopo aver ascoltato Carreras a Radio 3, scrivemmo ciò che segue. E allora perchè canta ancora, sebbene per l'ultimo tour?


Si è ascoltato, l'altro ieri, nel corso di una puntata dell'acuta,  all'apparenza  perfino cattivissima Barcaccia di Radio 3, condotta dall'esilarante, ridanciano duo Stinchelli-Suozzo,  una performance di Josè Carreras - che chiamare 'vocale'  è davvero un insulto all'arte del canto - il quale ormai settantenne e con l'arnese vocale completamente disastrato, si arrischia ancora a cantare, non conta se in un teatrino della provincia toscana, in occasione dell'ennesimo premio attribuitogli.
Agli ascoltatori di Radio 3 sono stati proposti due brevissimi brani - INASCOLTABILI - al termine dei quali i due con la faccia tosta che tutti conoscono, hanno lodato l'interpretazione, il fraseggio, aggiungendo semplicemente, sapendo di mentire - altrimenti non sanno neppure cosa sia il canto -  "certo la voce non è più quella di un tempo". Ma come, la voce non è più quella di un tempo? Carreras di voce non ne ha più,  e quella poca che ha è sfibrata, esile, sforzata anche per piccoli passaggi nell'acuto, insomma un disastro.
Ma per  gli esilaranti conduttori  non era così. Loro  gli perdonavano tutto, per la sua storia passata ed anche per la grave malattia, per sua fortuna, superata.
 Il canto è una cosa seria, e quando uno non può più praticarlo, si ritiri.

martedì 14 giugno 2016

Conservatorio Alfredo Casella - L'Aquila. Per il prossimo triennio, riconfermato il direttore uscente, con consenso plebiscitario e alla prima votazione

Qualche volta occorre avere il coraggio di dire pubblicamente : ci siamo sbagliati. Specie  nel caso in cui  si sono espresse, non importa se solo  privatamente  e al diretto interessato,  perplessità sulle capacità  di chicchessia - come nel caso dell'attuale direttore, confermato con una maggioranza  che definire  'bulgara' non basta  - a guidare un Conservatorio di musica, come quello aquilano, nel quale abbiamo insegnato per una trentina d'anni. Bene, ci siamo sbagliati. Ci duole doverlo ammettere, ma la realtà dei fatti ci impone di farlo.
 In quel conservatorio a noi tanto caro, dall'avvento del nuovo direttore,  alla fine del 2013 in coincidenza della nostra pensione, è cambiata l'atmosfera, trasformandolo nel migliore dei conservatori possibili.  Peccato per noi che non abbiamo potuto constatarlo.
 Ieri si sono svolte le votazioni, prima tornata, quando è richiesta la maggioranza assoluta degli aventi diritto per l'elezione del direttore.  Il risultato, davvero sorprendente, che  riflette con evidenza il clima di generale pacificazione e soddisfazione dei professori  tutti, senza eccezione, dell'operato del direttore in carica, è stato il seguente. Su 112 aventi diritto hanno votato in 96, sedici in meno perciò; a favore del direttore in carica sono andati ben 82 voti( ben 22 in più della precedente elezione del 2013), 8 le schede  nulle, 6 quelle bianche. Dunque riconfermato, al primo turno con votazione secca e senza neanche una voto contrario. Non sappiamo cosa fosse scritto nelle schede nulle: magari invece del suo nome, quello di Tarzan o Zorro o Superman. Chissà. Scherzi simili non sono neppure pensabili.
C'è anche da dire che i candidati per l'elezione a direttore nel prossimo triennio ( 2016-2019) erano in numero di uno, che era poi il direttore in carica, non essendoci stato nessun insegnante che abbia osato sfidare il più grande direttore che la storia dei direttori di conservatorio ricordi.
 Noi, che ci eravamo ripromessi di non mettere piede nel nostro ex Conservatorio fino a quando  non fosse andato via l'attuale direttore - per semplice ragione di indegnità nostra, si intende  -  dovremo attendere ancora un triennio per tornare a l'Aquila, sperando di trovarla ricostruita, e il Conservatorio senza il direttore, sul quale  ci eravamo sbagliati su tutti i fronti.  Nel frattempo invidiamo sinceramente tutti quelli che possono godere della sua  direzione.

Josè Carreras canta ancora

Fra qualche ora il tenore spagnolo Carreras apre la lunga serie di concerti e manifestazioni varie ospitati nella Cavea dell'Auditorium di Roma, per la rassegna 'Luglio suona bene'  ma che in realtà inizia  proprio oggi, a quasi trent'anni  dalla grave malattia che colpì il tenore nel 1987 e dalla quale dopo un anno di calvario, ne uscì, quasi per miracolo, tornando a cantare, sebbene con alcune regole che egli stesso, oltre che i medici, si diede (evitare l'affaticamento prima regola).
Il tenore, che nello stesso anno pubblicò la sua autobiografia intitolata 'Cantare con l'anima', tornò a calcare le scene del Liceu di Barcellona, nel 1989, con l'opera 'Cristoforo Colombo' scritta appositamente per lui. L'anno appresso, 1990, il ritorno a Roma, Caracalla,  salutato da una folla mondiale che vide il celebre 'Concerto dei tre tenori' ( Pavarotti, Domingo,Carreras) anche in tv, in occasione dei mondali di calcio : un concerto la cui invenzione ancora non si riesce ad attribuire con certezza, vantando a tutt'oggi molti padri e madri.
 Dopo quel primo concerto tenorile molti altri i tre hanno fatto in tante capitali,  forse troppi, ed oggi hanno anche un trio di eredi, 'Il volo', che miete allori simili ai quelli dei loro padri, a significare che, molto spesso, ci vuol poco per avere successo.
 Carreras riprese a cantare non con lo stesso ritmo di prima, e limitando i titoli operistici a favore invece dei più leggeri e meno faticosi recital, nei quali  non  ha fatto mai mancare canzoni del repertorio  popolare, anche italiano, come 'Core ingrato'.
 Adesso, quando uno, a 70 anni, dovrebbe - come si dice - tirare i remi in barca, specie nelle sue condizioni, annuncia che proprio a Roma inizia il suo tour d'addio che però, a Dio piacendo, potrà durare anche qualche anno, avendo in mente il tenore di tornare in tutte le principali città del mondo che l'hanno visto nei primi gloriosi anni di carriera, prima delle grave malattia.
 Noi non sappiamo come sia oggi l'organo vocale di Carreras,  che certamente non è nelle migliori condizioni, perciò siamo sorpresi dal fatto che voglia imbarcarsi in questa nuova impresa esecutiva che chiunque gli  dovrebbe sconsigliare, anche perchè,  come egli stesso consigliava, all'indomani della sua guarigione, prima di riprendere la nuova vita  e cioè che  è "sempre meglio scendere dal palcoscenico un minuto prima che sia troppo tardi", non ha proprio intenzione di consigliare a se stesso.
Ma forse in questa sua decisione deve aver avuto un peso l'insistenza del nuovo amministratore di Musica per Roma, suo connazionale.

lunedì 13 giugno 2016

La musica, come era ai tempi di Menotti, latita al Festival di Spoleto. E quella poca che è rimasta, viene affidata a schiere di studenti dei nostri Conservatori

Un tempo si andava a Spoleto per scoprire ciò che nei vari campi Menotti aveva scoperto per il suo pubblico fra coreografi, ballerini, direttori d'orchestra, cantanti, strumentisti, attori, registi, pittori scultori. Oggi si vanno a vedere o ad ascoltare le glorie dello star system internazionale, invecchiate a Spoleto, sempre le stesse.
Giorgio Ferrara non ha nè voglia e neanche - forse -  capacità per  girare il mondo e scovare talenti. E perciò si affida - una volta messo  a punto con vecchie glorie e amici suoi, il programma di teatro - per la musica, divenuta ormai la 'cenerentola', a Conservatori del circondario, appaltando direttamente a loro la programmazione. E i Conservatori, ben contenti di mettere in vetrina quelli che ritengono i loro più promettenti talenti -  troppi in un conservatorio solo e non ancora del tutto formati, - onorati per l'incarico di Ferrara, organizzano tutta l'attività concertistica del festival.
Mentre Ferrara ed il suo consulente musicale ( che non sa più a chi dare i resti e la sua  preziosa consulenza, occupato anche all'Opera di Roma, nel circuito lirico marchigiano ed a Ravello) si riserva, apertura e chiusura del festival: Nozze di Figaro per cominciare, e Concerto in piazza con l'Orchestra di santa Cecilia diretta da Pappano, solista Bollani. Il Concerto diretto da Alessandrini, del quale abbiamo appena scritto, è solo una felice  ma casuale eccezione.
 Di tutto il resto della musica, di quel poco che vi è rimasto, dai 'Concerti di mezzogiorno', un tempo celebri e ricchi di sorprese, agli altri concerti, in varie ore del giorno, come pure di  quelli organistici notturni ( che sono poi ridotti ad uno solo, perché allora sparare cannonate!) Ferrara  riceve direttamente programma e nomi degli interpreti dalle Scuole di Musica, alle quali ha demandato direzione ed organizzazione, lavandosene completamente le mani e forse non spendendo neanche un Euro, salvo le misere spese di logistica, sulle quali sicuramente farà economia, come ci hanno insegnato tanti altri esperimenti di musica affidati a giovani.
 Alla Scuola di Musica di Fiesole, benemerita non c'è che dire, il compito di  programmare i Concerti di mezzogiorno; al Conservatorio 'Morlacchiì di Perugia quello gli altri concreti, al chiuso o all'aperto e in vari luoghi.
 Spoleto non è più quella di una volta, quando era il festival 'di Menotti', mentre ora è il festival 'di Ferrara'. Vuoi mettere? Meglio quello 'di Ferrara'?  Certo che no!

A Spoleto, per il Festival dei Due mondi, concerto monteverdiano "nell'episcopio dell'episcopio". La Fenice di Venezia festeggerà Monteverdi la prossima stagione

Tutti celebrano Monteverdi? Non illudiamoci, sebbene qualche  accenno di festeggiamenti, in Italia, per un così importante anniversario ( 450 anni dalla nascita, 1567-2017)) si conosce già.
Tralasciando  il programma del 'Festival Monteverdi' di Cremona - se non lo celebrano lì dove altro?- a Spoleto si annuncia , a cura di  Rinaldo Alessandrini  e del suo 'Concerto Italiano', l'esecuzione del celebre Vespro della Beata vergine (1610), entrato da tempo nel repertorio, a causa delle sue frequenti esecuzioni.
 L'annuncio del festival spoletino genera però qualche perplessità, che nulla ha a che fare con i problemi  esegetici che ancora oggi  il capolavoro monteverdiano lascia aperti. Sopratutto quelli relativi alla sua struttura, ed alla successione dei vari brani, che l'edizione di Amadino non risolve anzi accresce.
 Nulla di tutto questo, e Alessandrini, come ha fatto negli anni passati eseguendolo più volte ed anche incidendolo, proporrà da cima a fondo la seconda parte dell'edizione veneziana ( nella prima si pubblica una 'Messa' a più voci nel canonico stile polifonico su 'cantus firmus' di autore fiammingo, Gombert), lasciando aperti tutti i problemi che una volta per tutte servirebbe risolvere.
 Nell'annunciare il concerto il festival spoletino usa una dizione che dovrebbe costringere i 'revisori della lingua' del festival, a rimandare sui banchi di scuola gli organizzatori che masticano l'inglese meglio dell'italiano ( detto  per inciso, non c'è quasi un solo titolo del programma che si annuncia in italiano, ma forse in onore al 'secondo' dei 'due mondi', quello americano!)
 Si legge che il Vespro monteverdiano verrà eseguito 'NELL'ESPISCOPIO DEL PALAZZO ARCIVESCOVILE', che è come scrivere: 'NELL'EPISCOPIO DELL'EPISCOPIO'  oppure 'NEL PALAZZO ARCIVESCOVILE DEL PALAZZO ARCIVESCOVILE'. L'analfabetismo della lingua dilaga.
'Episcopio', etimologicamente vuol dire 'casa del vescovo' e palazzo arcivescovile' , 'palazzo dove abita o risiede il vescovo'. E allora? Il concerto diretto da Alessandrini si terrà nel Palazzo Arcivescovile di Spoleto, ma nella 'sala dei vescovi' cosiddetta perché alle pareti ci sono i ritratti di tutti presuli che si sono succeduti al comando della diocesi spoletina.
 E pensare che gli organizzatori spoletini si erano detti che avrebbero fatto colpo con quella 'locazione'; mentre invece era solo il frutto della loro ignoranza della lingua.
 Una celebrazione monteverdiano in grande stile si annuncia già  alla Fenice di Venezia per la prossima stagione, quando Gardiner con i complessi intitolati al grande compositore italiano  metterà in scena la trilogia operistica del grande compositore: Orfeo, Ritorno di Ulisse in patria e Incoronazione di Poppea . E tutto nel giro di una settimana , anche meno, mentre - probabilmente - i complessi del teatro saranno in tournée all'estero.
 Intanto Gardiner, cultore monteverdiano della prima ora, si è fatto fotografare mentre depone una rosa rossa, nella Basilica dei Frari a Venezia, sulla lapide che ricorda come il grande musicista sia stato lì sepolto.

La grande musica italiana - che, secondo Renzo Arbore, è la canzone - va studiata nelle scuole. Parola di Arbore. E Franceschini è d'accordo

Lo showman ne ha parlato con Franceschini che approva l'idea: "La canzone italiana deve essere adottata e divulgata nelle scuole": è la proposta lanciata da Renzo Arbore al governo. Lo showman ne parla con i giornalisti a margine del concerto della sua Orchestra Italiana a Campobasso. "Credo sia importante - spiega - rivendicare che la cultura cosiddetta media, come la canzone popolare napoletana e la canzone d'autore, sono invece cultura alta. Le nostre istituzioni non hanno ancora capito che i versi di Salvatore Di Giacomo, di Libero Bovio e di tanti altri, sono una cultura che rimarrà, come pure la canzone italiana".
Quindi illustra il suo progetto: "Sto facendo una piccola battaglia, e spero che il ministro Franceschini mi dia retta visto che ha già approvato questa cosa a parole, perché la canzone italiana venga finalmente adottata anche dalle scuole, venga tradotta in inglese e venga divulgata. La canzone italiana del Novecento - prosegue - da 'Signorinella' fino a Simone Cristicchi, Daniele Silvestri, e Vinicio Capossela, passando per Dalla, Endrigo, Battisti, ha scritto pagine di cultura straordinarie. Sono pagine più forti di quelle che hanno scritto i francesi, perché loro hanno cento canzoni meravigliose, ma poi si sono fermati. Quindi la nostra canzone andrebbe divulgata dalle istituzioni, dovrebbe essere interesse dell'Italia promuovere l'immagine del Paese attraverso la canzone. Speriamo che questa cosa venga raccolta".

Inchieste in tv. Giovani giornalisti crescono. I casi di Mastrolia e di Anna Maria Stoico

Ieri sera, in mancanza di Gabanelli e Iacona, in vacanza, abbiamo avuto con una nuova trasmissione, REC,  la prova provata che di giornalisti capaci di fare inchieste  in Italia ve ne sono,  anche fra i giovani, cresciuti all'ombra di padri e madri nobili,quali appunto i due alfieri dei giornalismo d'inchiesta in  Rai. Una seconda, e forse ultima puntata, verrà trasmessa da Rai3 domenica prossima. Autori lo stesso gruppo di giovani, seguiti dai loro tutor, e cresciuti nella scuola di giornalismo di Perugia(?).
 Due i temi affrontati: l'incredibile ascesa di un signor nessuno, del salernitano, che di cognome fa MASTROLIA che nel giro di pochi anni si è imposto nel settore alimentare (paste soprattutto) ed in quello dei prodotti dell'infanzia, molto redditizi: latte in polvere e latte per neonati, sbaragliando la concorrenza, nell'acquisizione di buona parte dei marchi presenti sul mercato e, nel settore della pasta,  di alcuni stabilimenti italiani, per pochi soldi,  che poi ha chiuso o ridotto di personale, nel giro di poco tempo.
E tutto questo restando sconosciuto al fisco italiano, mentre in Italia è inquisito (entro breve una sentenza della cassazione , per uno dei processi in cui è coinvolto). perché la proprietà di tutti questi marchi fa capo ad una società capofila, con residenza a Lugano. Come ti sbagli?
 Non finisce però così la storia, che si tinge di altro giallo perché in ospedali non proprio periferici, alle mamme dimesse dopo il parto viene dato un foglio con l'indicazione - disinteressata!- di uno dei latti artificiali che fanno capo a Mastrolia, dissuadendole con le buone maniere dall'allattamento al seno -indicazione gravissima, sapendo tutti delle qualità del latte materno per il neonato.
Viene interpellato anche il Ministro al quale non risultano legami fra società di pediatria e ditte produttrici di latti per neonati - è l'unico a non sapere di simili intrecci malavitosi. Sponsorizzazioni di congressi, viaggi premio, regali ecc... chi non sa di tutto questo? In Inghilterra, dove alla realtà si guarda in faccia, questo traffico è stato stroncato.
 La società che fa capo a Mastrolia e che fattura per quasi 500 milioni di Euro ogni anno, al fisco italiano nulla deve, come del resto lo stesso Mastrolia che paga le tasse altrove.
 L'inchiesta poi andava anche a toccare un altro tasto, ancora più dolente: chi ha dato a Mastrolia i soldi per una simile scalata finanziaria ed industriale? Il sospetto è  che sia stata la camorra o malavita in generale e lo strozzinaggio. Bravi!

Il secondo servizio è per certi versi ancora più inquietante  e riguarda un numero considerevole di maestre 'di sostegno' a scuola, nelle classi con bambini che hanno qualche problema.
 Si è venuto a sapere, per merito dei bravissimi  giovani  e tosti giornalisti di REC, che un centinaio circa di queste maestre, tutte laureate dalla sera alla mattina, vengono da Lesina, sul Gargano. e la rettora universitaria che le ha laureate sarebbe una vigilessa, il cui nome è ANNA MARIA STOICO, che avrebbe fabbricato per loro, che erano prima di diventare laureate  in scienza della formazione, in tutt'altri lavori impegnate, i relativi diplomi, FALSI.
 Se il sospetto diventasse accusa provata, la STOICO sarebbe davvero un genio imprenditoriale e bisognerebbe dare a lei la Laurea honoris causa in 'truffa aggravata ai danni dello Stato'.
 Interpellata una dirigente di prima fascia del Ministero dell'Istruzione, la malcapitata ha detto che di irregolarità ve ne sono  numerose, che lei qualche volta ha provato a denunciare, ma ogni volta le è stato detto che se voleva fare carriera era meglio che stesse zitta e si facesse i c... suoi, secondo l'infallibile metodo Razzi.
E i presidi delle scuole in cui queste laureate dalla vigilessa sono andate ad insegnare? Loro stanno a quel che i candidati all'insegnamento dichiarano, non controllano evidentemente i diplomi, che anche alla vista risulterebbero falsi.  A seguito di denuncia, ma dopo che hanno preso servizio,  se emergono irregolarità i dirigenti scolastici intervengono. E i ragazzi bisognosi di sostegno che magari sono stati danneggiati?
 E i ragazzi affidati alle loro cure? Dio e gli angeli custodi li proteggano.
 E la vigilessa? meglio custodita dietro le sbarre.

La tragedia infinita del teatro Valle a Roma non è ancor giunta alla fine



Tre mesi fa abbiamo scritto  per l'ennesima volta del Teatro Valle ( come si potrà leggere nel post che riproduciamo qui sotto), chiuso ed abbandonato da due anni, senza che nulla accadesse dopo, nonostante le assicurazioni di assessori ( Barca prima e Marinelli poi) proni al sindaco 'faccia di Marino', e di operatori culturali guidati da Marino Sinibaldi( direttore di Radio3, direttore Teatro di Roma, direttore di mille altre cose, candidato ad assessore alla cultura in caso di vittoria di Giachetti. Che altro deve fare? ) che doveva fungere da garante per l'esercito di occupanti 'ILLEGALI' dello storico teatro. 
Passano due anni e nulla accade, tre mesi fa viene firmata la convenzione fra Stato e Comune per il passaggio di proprietà, e lo stanziamento, che loro definiscono 'spedito', di 3 milioni necessari al restauro del teatro, precedente la sua riapertura, che veniva data per sicura, a marzo, in tempo per la prossima  stagone teatrale.
Passano ancora tre mesi e ieri si  viene a sapere che  il finanziamento spedito  non è stato ancora spedito, e che ci vorrà ancora del tempo e che, infine , in lavori non potranno essere appaltati se non verso la fine dell'anno. E quindi addio anche alla prossima stagione, se ne riparlerà, se tutto andrà a buon fine- come nessuno spera più- per la stagione 2017-18.
 E Franceschini e la sua bella Di Biase (  che aveva nella passata legislatura comunale il ruolo di presidente della Commissione cultura del Campidoglio, e che nelle recenti elezioni è risultata la più votata a Roma, oltre che la più bella consigliera, alla quale il marito ha regalato una importante  operazione di 'recupero' nella sua circoscrizione elettorale, facendo apertamente campagna elettorale per Lei ma con i soldi nostri) che fanno? Latitano. Il commissario Tronca ormai è con un piede fuori, e i prossimi candidati al Campidoglio neppure sanno che esiste il problema  Teatro Valle 'bene comune'.
 Ieri Pierluigi Battista, sul Corriere, giustamente faceva notare che egli  non sostenne l'occupazione ritenendola illegale. Ma ora, il povero giornalista che non può che inveire e denunciare, è costretto a denunciare che nulla si può fare con il governo del paese e della città ugualmente illegali, perchè inadempienti rispetto agli impegni assunti per il Teatro Valle.  Ma contro di loro non si può mandare la polizia per stanarli e portarli nella pubblica piazza dove li attendono gli insulti e non solo gli insulti dei cittadini. Al contrario, proprio l'altro ieri, la 'seconda' occupazione degli ex occupanti del Valle che si sono sentiti presi in giro, in poco tempo è stata  sventata dalla polizia. 


Solo oggi abbiamo appreso che la proprietà dello storico teatro Valle, a Roma, è passata dallo Stato al Comune di Roma, e che ambedue i soggetti metteranno insieme circa 3 milioni di Euro per procedere - loro dicono 'speditamente' - al restauro completo dell'edificio ed al suo ammodernamento e successivamente  alla riapertura ed all'affidamento, probabilmente al Teatro di Roma - asso pigliatutto - gestito dai compagnucci del partitino al governo della città e che ha già la gestione, oltre che del Teatro Argentina, di altri spazi teatrali. Insomma un vero e proprio circuito teatrale destinato a soddisfare, passando ogni volta di mano ad ogni cambio di governo della città, gli appetiti di cosiddetti operatori culturali nati e formati all'ombra di qualche sezione di partito.
 E noi che pensavamo - visto che il teatro è chiuso dall'estate del 2014 - che i solertissimi Franceschini e la sua compagna ed ora moglie De Biase, e Marino e la Marinelli  avevano  già avviato i lavori di restauro e ripristino della storica sala, oltre che della sua illustre facciata del Valadier. No, tutto come due anni fa circa, nel frattempo il teatro è rimasto chiuso e forse il suo deperimento strutturale è andato ancora avanti.
 Nella discussione sul futuro del teatro Valle si è inserita ora la Fondazione Romaeuropa, apparentemente alla chetichella, ma per vantare una specie di diritto di prelazione sulla gestione del teatro, per bocca di  Fabrizio Grifasi direttore generale ed artistico della Fondazione e dell'omonimo festival, e membro del CdA  'A VITA'.
 Dice Grifasi: prima di destinare lo spazio  nel centro di Roma a qualcuno, si discuta della sua finalità, di quale progetto impiantarvi, perché anche il Teatro Valle non può finire ad essere una scatola che vive di 'ospitate'. Grifasi naturalmente, senza dirlo apertamente, fa capire di poter   vantare qualche diritto, se quello spazio viene destinato a 'coltivare' la nuova creazione teatrale', nel quale campo la fondazione da lui diretta 'A VITA' si è specializzata. A proposito di Grifasi ed anche della Veaute, anch'ella Presidente 'A VITA' della medesima fondazione, specializzatasi anche in 'VITALIZI', perché non schiodano lasciando, dopo molti anni ormai, il posto ad altri?
Non lo diciamo perché abbiamo qualche mira, noi non siamo più in età da essere considerati all'altezza. Dunque lo diciamo per  i 'Nuovi teatranti' ai quali la Fondazione terrebbe immensamente,  a suo  dire, mentre è governata da vecchi ( meglio 'adulti' che però diventeranno anche vecchi restando sempre lì, ' A VITA'), attaccati alle poltrone, come nessun altro.
 Ora, si sa anche della mancanza cronica di spazi teatrali nei quali ospitare le manifestazioni del festival che dopo essere stato condensato per anni nella stagione estiva, e su palcoscenici allestiti ad hoc ( negli ultimi anni a Santa Croce in Gerusalemme) ora ha una programmazione autunnale, spalmata lungo due o tre mesi, ospitata dove può.
E' evidente che Grifasi e la sua Fondazione,  di cui è membro 'A VITA', guardano al Valle anche come ad un possibile spazio nel quale trasferire buona parte della programmazione festivaliera. Insomma come si dice a Roma, con 'una fava due piccioni', sbattendo in faccia soltanto la nobilissima idea che chi avrà la gestione del Valle , l'otterrà con un progetto ed una finalità  degne del teatro e di  una autonoma consistenza culturale. Come soltanto la Fondazione Romaeuropa potrebbe garantire - che è ciò che vuol dire Grifasi, ma che non ci trova d'accordo.
Perchè se Romaeuropa continua a fare ciò che ha sempre fatto -  magari ogni tanto con nuovi filoni di interesse e nuovi artisti, mentre invece per la gran parte sono sempre gli stessi;  questo  basta e avanza - al Valle possono provvedere altri. O bisogna pensare che senza Grifasi la cultura a Roma rischia di dissolversi?

giovedì 9 giugno 2016

Era soltanto la 'Repubblica delle idee' non la 'Repubblica delle interviste'. Perciò, non prendetevela con l'intervistatrice se è impacciata e inadatta

Fosse stata la 'Repubblica delle interviste' uno avrebbe potuto dire agli organizzatori, senza mezzi termini: non avevate una intervistatrice migliore, più capace? perchè, sinceramente, senza che ce ne voglia, Leonetta Bentivoglio è l'assoluta negazione della intervistatrice, come avevamo avuto modo di giudicarla già in passato ascoltando una sua intervista in tv , a Pappano, se ricordiamo bene. Parla parla, come se fosse sconosciuto a lei e l'argomento della chiacchiera e la storia dell'intervistato, mentre di Muti Lei è una specie di microfono personale, in coppia con una sua collega del Corriere. Comunque a che serve far raccontare a Muti sempre la solita storia dei suoi inizi, visto che l'ha raccontata centinaia di volta e soprattutto  ora che ha quasi settantacinque anni? Vuol dire non saper fare la giornalista oltre che l'intervistatrice. Altra cosa è scrivere, e questo lei lo sa fare molto meglio. Non è necessario del resto saper fare tutto, basta che ciò che  si fa lo si sappia fare. Chiuso l'argomento intervistatrice che ci ha portato fuori tema; mentre il tema era e resta quello della 'Repubblica delle idee' e non 'delle interviste' ( a proposito Monda, sempre della stessa 'Repubblica' l'anno scorso intervistò Muti sul cinema: come intervistatore fece una bella figura e con lui anche Muti , che per la prima volta poté parlare, con cognizione di causa, della sua passione per il cinema).
 Mentre questa sera avrebbe dovuto parlare della sua passione per la musica' e invece... noi siamo qui a meritarci un 'cretino' da parte del direttore il quale ha detto, in apertura, che domani ( noi stiamo scrivendo oggi), qualche 'cretino' scriverà che dico sempre le stesse cose - certo se gli domandano sempre le stesse cose, che colpa abbiamo noi che scriviamo se lui le ha raccontate per l'ennesima volta?
 Stasera  abbiamo sentito qualcosa di nuovo che, nelle puntate precedenti sulla sua vita, non  gli avevamo sentito ancora  dire. Ha parlato del suo debutto come 'violinista' in erba davanti ad una platea 'clericale' ( professori e studenti del Pontifico seminario regionale di Molfetta - città nella quale ha vissuto i primi anni, prima di trasferirsi con la famiglia a Napoli - nel quale, qualche anno dopo, noi avremmo fatto gli studi liceali, dopo il ginnasio a Bisceglie. Perchè  proprio nel Seminario di Molfetta debuttò il giovanissimo violinista Riccardo Muti? Perchè - ci  raccontò un'altra volta il maestro - suo padre , medico, era il medico 'ufficiale' del seminario. E poco mancò, dunque, che noi  assistessimo al suo debutto; o che lo incrociassimo al Conservatorio di Bari, visto che assai spesso, pochi anni dopo, ci recavamo  in quel Conservatorio, per i saggi di fine anno soprattutto, per incontrare Nino Rota.
 Ci è piaciuta anche l'annotazione sulla direzione d'orchestra che  Muti ha definito professione musicale 'di comodo', intendendo dire che  mentre il cantante o lo strumentista, difficilmente possono darla a bere a chicchessia, il direttore no - in fondo che fa: batte il tempo - tanto che da giovanissimi, quando non si è ancora preparati per nulla, si fanno debuttare giovani direttori in repertori che maestri d'altri tempi non hanno voluto dirigere neppure in tarda età.
 Muti ha colto l'occasione per una tiratina d'orecchi ai nostri governanti, che non credono nella funzione educativa della musica e nella necessistà delle sua conoscenza, trattandosi di una delle radici secolari della nostra civiltà. Ma avendo davanti agli occhi l'omone di Nastasi, non ha potuto  non aggiungere che occorre riconoscere all'attuale ministro ( di cui Nastasi è stato fino all'altro ieri il fedele scudiero e suggeritore)  che qualcosa sta facendo; ed ha aggiunto anche che lo Stato ha finanziato  anche la sua Orchestra Cherubini. C'era di  ribattere a Muti e soprattutto a Nastasi, presente in prima fila: perché non ha fatto altrettanto per l'Orchestra Mozart di Abbado? E se non l'ha fatto in passato, perché non rimedia ora che cittadini volenterosi ed amanti della musica stanno tentando in ogni modo di rimetterla in piedi? E' ancora in tempo per rimediare agli errori passati. Il fatto è che Franceschini, suggerito da Nastasi, ha dato il colpo di grazia alla musica in Italia, e l'aver finanziato  da sempre l'Orchestra di Muti non gli lava  la colpa e non  cancella la pena che ambedue meritano!
 Tornando a casa ascoltavamo l'intervista ad una celebre cantante ( Rachel Harnisch) la quale diceva che si sente spesso dire, lei che è in carriera da anni, ma che di carriera ne ha ancora da fare, si sente spesso dire: lei  è troppo vecchia per questo o quel repertorio; ma non ha mai sentito dire ad un giovane cantante: Lei è troppo giovane per questo o quel repertorio. Appena si presenta alla ribalta un giovane cantante di talento,  lo si brucia facendogli fare tutto, e nel giro di una decina d'anni la sua carriera è tragicamente conclusa.