giovedì 23 agosto 2018

Premio per il teatro intitolato a F.Enriquez.


 Il premio 2108 - per la stagione teatrale 2017-8 - intitolato al grande regista Franco Enriquez ha reso nota la rosa dei vincitori nella varie categorie in cui si articola.

Un premio alla carriera, meritatissimo, a Filippo Crivelli. Ma poi scendendo scendendo, si vede che le ragioni alte per cui viene dato al registra Crivelli il premio alla carriera, pian piano diventano basse basso, che più  basse non si può, per alcune altre categorie del premio.

Nella categoria 'miglior progetto', ecco  'Dieci storie proprio così' che si merita il premio per la regia attribuito ad Emanuela Giordano. E, udite udite - ma fateci il piacere - a Giulia Minoli, perchè è sua l'idea di questo spettacolo che ha girato in Italia.  Per merito di chi? Naturalmente i maligni pensano subito a Salvo Nastasi, consorte della  Minoli, figlia di Giovanni. Ma non è così: perchè Nastasi non conta più nulla - fosse vero! - mentre si comincia a temere che Minoli possa contare di nuovo in Rai - speriamo non si avveri!
 Viviamo brutti tempi!

Sul governo del cambiamento bufera in arrivo. Ma Spaccone-Di Maio e Bullo-Salvini non hanno paura

Non  non gliela stiamo tirando; sono i membri stessi di questo cosiddetto 'governo del cambiamento' che i guai , anche grossi, se li vanno a cercare.
 Su tutti brillano come al solito i due premier 'de facto': Spaccone-Di Maio e Bullo-Salvini. Non perdono occasione per combinare casini a più non posso.

Prendiamo il caso di Spaccone-Di Maio. Ricordate quando alla vigilia della formazione del governo aveva chiesto le dimissioni di Mattarella per alto tradimento? E ricorderete anche che bastarono quarantotto ore per cambiare totalmente idea su Mattarella.
Qualcosa di molto simile accadrà con la revoca delle concessioni - quella che ' chi si oppone deve passare sul mio cadavere', aveva detto Spaccone-Di Maio - visto che  il suo socio in affari non condivide tale decisione, e Conte il nostro premier 'da salotto' ha fatto sapere che se Autostrade alzasse la somma dei risarcimenti, beh si potrebbe anche trattare sulla concessione. Il fatto è che la revoca risulta molto onerosa ed aprirebbe uno scenario di incertezza e mancata manutenzione delle strutture, di molto peggiore a quella di cui ci si lamenta. E già la fila di ponti in capo ad Anas o ad altri cominciano a scricchiolare e ad essere chiusi, senza attender neanche un minuto  per  la necessaria manutenzione. E sarebbero loro quelli a cui affidare la manutenzione anche delle autostrade?  Come faranno se non riescono a badare neanche alle strade loro affidate?

Per il capitolo 'avvertimenti' il Governo del cambiamento sta mandando segnali in molte direzioni, non esclusa la televisione, dalle quali si ritiene che lo Stato ricavi poco. Ma qui non sono in ballo i costi delle concessioni, bensì le opposizioni specie di FI: se non venite a più miti pensieri, vi tagliamo le p... a cominciare dalla nomina della presidenza della Rai, dove Bullo-Salvini sta solo aspettado di nominare Foa direttore di qualche cosa. Salvini che nomina Foa. Il mondo s'è capovolto.

 Certo che chi dà ogni giorno ed anche più volte al giorno spettacolo, è Buillo-Salvini: ci vanno dicendo che si abbatterà sull'Italia un tempesta dei mercati? Non ci fanno paura, se vogliono   buttare giù il governo con le banche, sappiano che qui trovano un osso duro. Sulla stessa linea Spaccone-Di Maio: non siamo ricattabili. Giorgetti invece trema e con lui Tria, perchè il pericolo c'è e non è un complotto.

 Come non è un complotto l'avvertimento dell'Organizzazione mondiale della sanità che chiede all'Italia di aumentare la percentuale delle vaccinazioni infantili, perchè i casi di morbillo anche mortali sono aumentati. La ministra Grillo  che irresponsabilmente ha sposato la causa dei 'no vax', con i due grilli, sempre parlanti, tacciono. Complotto.

 E poi c'è il caso della nave della guardia costiera 'Diciotti' attraccata a Catania, dopo giorni di trattative, ma con il divieto di far scendere chicchessia. E Grullo-Toninelli che avrebbe lka giurisdizione sulla nave che fa? Lui sa che non può alzare la voce altrimenti si becca un calcio in c...
Tanto ci pensa Bullo-Salvini a sparare cazzate, anche gravi. Dopo giorni in cui si invocava un intervento del governo,  e dopo che la magistratura  ha parlato a muso duro contro la decisione di Salvini, il Bullo - cuore di padre - ha fatto scendere i minori, ma tutti gli altri  se 'lo scordino di scendere a terra, prima che l'Europa -che ha fatto già sentire la sua voce contro - decida sulla loro distribuzione nei paesi membri. Come pacchi. E siccome Bullo-Salvini non teme nessuno, ha mandato a dire alla magistratura: non sono uno sconosciuto, sono un bullo in piena attività,  le mie gesta sono ben note e anche apprezzate- purtroppo!!!! -se volete venire a prendermi ed arrestarmi, sono qui. Come non bastasse, al preisdente dlla Camra Fico che gli faceva notare che occorreva far scendere tutti i migranti, rispmedva, tu fai il preisdente della Camera 8 e sai che quella carica non ha portato molta fortuna ai tuoi predecessori, il ministro son io. E senza timore, Bullo-Salvini ha spinto lo scontro anche più in alto. Se Mattarella e Conte vogliono far scendere i migranti, sappiano che lo fanno senza il mio consenso.
 Non vi sembra il Capataz, di cinematografica memoria?

martedì 21 agosto 2018

Caducazione, ammaloramento, resilienza: parole d'ordine, incomprensibili, del Governo del 'cambiamento'

Questi animali politici - o politici animali, se si preferisce - sulle cui bocche  queste parole suonano sacrileghe come il Pater Noster in bocca a Satana,  e a loro stessi incomprensibili - vogliono costringere noi, che analfabeti come loro certo non siamo e che le scuole le abbiamo fatte tutte, a sfogliare il dizionario,  per carpirne il significato e il loro uso letterale o traslato.
 Noi siamo certi che quando alle orecchie di  Spaccone-Di Maio o di Bullo-Salvini , e mettiamoci dentro anche del 'trasportato' Toninelli, sono giunte per la prima volta quei termini, con l'ordine di ripeterli  memorizzarli e rimandarli di bocca in bocca, hanno avuto prima un mancamento,  ma poi vistisi oggetti di selfie dei tanti adoratori, hanno abbozzato un sorriso e fatto finta di aver  alzato solo qualche minuto prima gli occhi dai polverosi volumi pescati in biblioteca.

Se non fosse che il termometro della capacità logica - non propagandistica né elettorale, ambedue altissime - dei ministri del governo del cambiamento segna sotto zero, potremmo cascarci anche noi. Che però non ci caschiamo dopo che abbiamo saputo che la sottosegretaria al Ministero della Cultura, ha dichiarato, senza vergogna anzi con orgoglio, che lei l'ultimo libro  l'ha letto tre anni fa, e prima  ancora un altro, una decina di anni prima. E che perciò, se tanto mi da tanto, ci spieghiamo come mai ogni giorno scrivevano sulle felpe di Bullo-Salvini il luogo dove si trovava (s'è saputo che glielo faceva scrivere - ordinandola ad una azienda lombarda che nel frattempo con Salvini si è arricchita -  la sua segretaria, temendo che il suo padrone non sapesse leggere sui cartelli stradali il nome della città dove andava a farsi i selfie quel giorno.

 Adesso parlano di 'caducazione' che vorrebbe dire molto di più di 'revoca' o 'decandenza' di Autostrade; ma che non essendo ancora tutti d'accordo sulla posizione da assumere, preferiscono imbrogliare con quella parola.

Stesso discorso per 'ammaloramento' :Bullo-Salvini ha chiesto ai Vigli del fuoco un rapporto sul ponte della Magliana a Roma, sulla cui struttura da tempo molti hanno avanzato dubbi riguardanti la sicurezza. I Vigili gli hanno risposto che quel ponte  è 'ammaloramentato', che Salvini avrebbe  volentieri voluto tradurre. con 'sta nella merda fin quasi  al manto stradale', ma che  poi ha preferito mantenere la terminologia dei Vigili.

 Il discorso cambia radicalmente per il terzo termine  sulla bocca dei romani , questi giorni: 'resilienza', a seguito di un festival 'Roma resiliente' inventato dal colto assessore della Raggi, Luca Bergamo, del dicastero comunale della 'ricrescita culturale'. Lui le scuole le ha fatte e sa cosa vuol dire con quel festivalino: andare a vedere come fanno i Romani a non  dare un calcio in culo a lui ed a tutto il gabinetto Raggi, per la condizione in cui hanno ridotto la città e per i conseguenti disagi dei cittadini. Bergamo non crede ai suoi occhi e quasi si diverte a dire ai romani. ma come fate a non reagire, anzi ad adattarvi ad una situazione veramente disastrosa?

 Mentre tentiamo, a fatica, di mandare a mente questi tre termini - per i primi due facciamo tuttora fatica a memorizzarli - ci stiamo interrogando sulla statalizzazione delle Autostrade, una volta sfilate ai Benetton che da esse traggono, o almeno hanno finora tratto grandi benefici economici, ma che ora devono pagare i danni compiuti.

Dunque si vogliono statalizzare o ANASizzare le autostrade? Ma da Conte in giù hanno guardato le condizioni in cui versano strade comunali, provinciali regionali o statali la cui manutenzione e sicurezza dovrebbero garantire Comuni Province, Regioni e Stato e non garantiscono? Appena tornano a Roma, camminino con gli occhi a terra, come già fanno per non finire in qualche buca, inciampare e magari farsi male, e poi ci vengano a dire ella statalizzazione.

Noi a proposito della statalizzazione, sappiamo che - fermiamoci a Roma, dove viviamo - ogni volta che si parla di lavori urgenti da fare per rendere  percorribili le strade, c'è il solito balletto fra comune regione e stato, per  scaricare l'uno sull'altro la responsabilità della manutenzione, che nessuno vuole avere.

Si faccia pagare ai Benetton tutto quello che devono, e magari anche qualcosa in più, ma guai a far passare anche le autostrade sotto la responsabilità di ANAS  che già non ce la fa a tenere in ordine le strade di cui ha competenza. Figuriamoci come ridurrebbe  anche le autostrade.

domenica 19 agosto 2018

Il promo incriminato della Mostra del Cinema di Venezia 2018 è della Rai e non della Biennale.

L'altro ieri ce la siamo presi con la Biennale, che ha confezionato il promo incriminato della imminente Mostra del Cinema di Venezia, andato in onda sui canali generalisti Rai. Ed abbiamo indicato come massimo imputato il povero Paolo Baratta, presidente in aeternum della Biennale veneziana.
Ce la siamo presi - chiunque lo abbia confezionato - perché quel promo che dura all'incirca 1 minuto aveva a commento sonoro un valzer. Ma come,  ci siamo detti, con tutta la musica italiana - e potremmo aggiungere anche:veneziana - andiamo a prendere in prestito musica viennese?

 Solo che, a differenza della Biennale che ha un capo e lo conserva gelosamente da un ventennio circa , non sappiamo con chi prendercela, in Rai.
La direzione creativa che l'ha confezionato e pensato prima  avrà sicura,ente un responsabile ma noi non lo consociamo. Nè possiamo riferirci, come abbiamo indicato per il vertice della Biennale, al vertice Rai che non c'è, essendo vacante la poltrona del presidente, da quando Bullo-Salvini s'è intestardito sul nome di Marcello Foa e non ha intenzione di recedere, nonostante gli appelli di Spaccone-Di Maio.

 Negli ultimi giorni si è letto che il Caso Foza sarà risolto a settembre, ma già si sta studiando una exit strategy dall'impasse. Cioe?

Cioè che Marcello Foa, indicato da Salvini come se stesse assumendo una badante per la sua signora, avendo lasciato il suo precedente lavoro a capo del Corriere del Ticino, per ordine - supponiamo - di Salvini che non immaginava neppure che qualcuno potesse mettere bocca in una sua scelta. Così non è stato e Foa è stato bocciato. E lui non ha nessuna intenzione di dimettersi per tornare al suo precedente lavoro, nè Bullo-Salvini lancia un altro nome, prima che gli assicurino un incarico 'di vertice' per Foa in Rai.
 Insomma la storia è questa. Prima che il vertice Rai sia ricomposto e dia corso alle nomine dei vertici di reti e tg, Salvini ha già predisposto, per sua volontà, che a Foa tocchi - per la  sua dedizione totale alla causa della Lega - una direzione - di rete o di tg. Ma i vertici di reti e tg non doveva nominarli il nuovo CdA al completo di direttore generale e presidente?

No, con  il Governo del 'cambiamento',  cambiano anche le regole. Foa sarà direttore o di rete o di tg, per ordine e volontà di Salvini. Come ha reso noto l'ufficio stampa di Bullo-Salvini- dove ha trovato lavoro il bravissimo figlio di Foa. La lega non abbandona mai i suoi adepti e le loro famiglie.

sabato 18 agosto 2018

Spaccone-Di Maio, per una volta, mette in ombra Bullo-Salvini

Salvini, sempre occupato a fare il duro con i migranti raccattati in mare, questa volta da una moto vedetta della nostra marina,  se ne è occupato anche nel corso dei funerali delle vittime del crollo del ponte a Genova, quando ha fatto sapere che non verrà data nessuna autorizzazione ( ad una motovedetta della nostra Marina!!!) ad attraccare in un porto italiano, non si è accorto immediatamente dello sgambetto che il suo compagno Spaccone-Di Maio gli stava facendo nelle stesse ore, sui rapporti con la Società Autostrade alla quale il Governo imputa, prima che la magistratura accerti le responsabilità, il crollo del ponte a Genova, che ha fatto 43 vittime.

 Spaccone-Di Maio, applaudito al suo ingresso alla Fiera di Genova dove erano già disposte le bare per la messa funebre, ha salutato come si può fare in qualunque altra occasione fuori che in questa.

Nei giorni scorsi quando ancora i vice premier ed il premier stesso, ma mettiamoci anche il succube Toninelli, non sembravano d'accordo sulle decisioni da prendere  a seguito del crollo, Di Maio, più ancora del ministro competente, si è super esibito in atteggiamento muscoloso nei confronti della società Autostrade, concessionaria di una buona parte del nostro sistema viario a pagamento. Ed ha detto da subito, decretando di fatto che la società era stata inadempiente nella manutenzione e nella eventuale sottovalutazione dell'insicurezza di quel ponte. Ed aveva detto, con toni decisamente personali, con condivisi dagli altri del quadrumvirato, che andava revocata la concessione alla Società dei Benetton. Conte, scavalcato dal suo socio sostenitore, aveva subito specificato che non intendeva attendere i tempi della magistratura , e che avrebbe preso immediatamente provvedimenti, avviando la procedura della revoca della concessione, con le contestazioni delle inadempienze di manutenzione. Di Maio, meno cauto s'è spinto oltre profittando anche della distrazione di Salvini: chi non è d'accordo con la revoca deve passare sul mio cadavere - ha detto  (e subito in lontananza si sente cantare ... in infernum conducat te satana).
 Oggi, ai funerali, ha annunciato lui al posto diToninelli che Toninelli ha inviato lettera formale a Società Autostrade per le contestazioni del caso alle quali chiede risposta in quindici giorni.
  Spaccone-Di Maio non perde tempo e rincara la dose: Autostrade non avrà più concessione autostrade nè per il tratto genovese nè per nessun altro tratto. insomma revoca delle concessione in toto.

 Subito dopo il funerale, in Prefettura,  c' è stato un Consiglio dei Ministri, al quale hanno partecipato i vertici delle Istituzioni genovese e ligure. Il Governo ha aumentato lo stanziamento annunciato l'altro ieri di 5.000.000 di Euro per le prime necessità con un secondo di 28.5000.000 di Euro.

  Quasi nelle stesse ore in cui si svolgeva il Consiglio dei Ministri, si è tenuta una conferenza stampa dei vertici dell Società Autostrade, Cerchiai presidente e Castellucci amministratore delegato.
 I due si sono scusati  con Genova per il danno arrecato dalla caduta del ponte, dell'apparente lontananza dell società nelle prime ore del disastro, mentre era impegnata a concretizzare i primi interventi dopo il disastro, sul quale Autostrade attende il verdetto della magistratura. Ovvio che non avrebbero ammesso una loro colpa per mancata manutenzione. Però intanto sono stati dal punto di vista delle necessità delle vittime, degli sfollalti e della viabilità più  efficaci e veloci del Governo e dello Spaccone-Di Maio.
E forse la serie di misure rivelata  sicuramente si rivelerà molto più utile nelle prossime settimane per i  famigliari delle vittime, gli sfollati e la città. La Società ha stanziato un fondo per per i parenti delle vittime, un secondo per  indennizzare gli abitanti delle palazzine che dovranno essere abbattute e ha assicurato che, avute le relative autorizzazioni, entro otto mesi possono dotare la città di un nuovo ponte in acciaio, abbattendo anche quello che resta del ponte-Morandi.  Insomma , visto che non possono resuscitare i morti e restituirli ai loro cari, almeno tirano fuori i soldi per rendere meno doloroso il trauma subito.

Poi, quando la magistratura avrà capito le cause e le responsabilità del crollo, beh, allora si faccia pagare alla Società una multa salatissima, si mandino in galera i vetrici e, magari, si tolga loro la concessione. Per ora non si poteva pretendere altro sa Autostrade.
 Ma Spaccone-Di Maio, attentissimo a non perdere consenso, ha subito detto: il Governo non accetta elemosine da Autostrade ed ha ribadito che la revoca sarà per tutti i tratti autostradali; e Bullo-Salvini, accortosi in tempo che il socio gli stava fregando la ribalta, ha aggiunto: Autostrade ha fatto il 'minimo sindacale'.

 Ora riflettiamo, il Governo che si è mosso con tempestività - d'altro canto se non approfitta, vergognosamente e sacrilegalmente, anche delle tragedie, si può sapere quali meriti può ancora vantare nell'amministrazione del paese?  -  e che ha messo a disposizione  una trentina di milioni , poco più - bruscolini! - domani torna a Roma e forse il Caso Genova sarà chiuso, con le solite parole d'occasione: non vi lasceremo soli. Ma nella merda sì, perché dopo aver pianto i morti che resta deve  far fronte a tante necessità alle quali il Governo, per ora, non ha prestato effettiva attenzione.
 Come invece, magari anche per la coscienza sporca, ha tentato di fare immediatamente Autostrade.
 Che ha stanziato in tutto sui 500.000.000 di Euro, cifra certo più consistente, dichiarando fin d'ora che il costo per sanare il grave vulnus non è il nostro primo pensiero; vogliamo alleviare i disagi, per come è possibile, e ricongiungere le due parti della città con un nuovo ponte in acciaio, messo in piedi in otto mesi circa. Lo hanno assicurato.

 Ora a mente fredda, chi è più utile alla città ed alla situazione, dopo la tragedia, il finto Governo Conte , cioè il governo di Spaccone Di Maio e Bullo-Salvini, o la società che  mette mano al portafogli ed allevia i disagi dei cittadini, dei quali Conte & C. si saranno dimenticati domani?  Mentre dalla passarella sul luogo del dolore, trarranno altri vantaggi, come hanno sottolineatogli applausi con cui è stato salutato l'ingresso ai funerali della coppia Spaccone-Di Maio e Bullo-Salvini.

 Bullo-Salvini, le vite degli immigrati stipati sulla motovedetta della nostra marina non ti interessano?  A Genova  era necessario mostrare attenzione alla vita umana, mentre nel Mediterraneo, serve il contrario?

Spaccone-Di Maio perchè non revoca il mandato di sindaca alla  Raggi che, mutatis mutandis, a Roma sta facendo danni non indifferenti a tutti i cittadini? 

venerdì 17 agosto 2018

Mostra del Cinema di Venezia 2018. Promo con valzer viennese

 Tra breve comincerà l'attesa Mostra del Cinema di Venezia, organizzata come sempre dalla Biennale, presieduta da  un secolo e più da Paolo Baratta, manager appassionato di musica.
 L'altro ieri è passato in tv il promo della Mostra 2018, ben articolato, lento come è lento lo scorrere del tempo in laguna, ricco di  suggestive immagini  di sapore lunare.  Ma da subito -  non credevo alle mie orecchie - si ascoltava una colonna sonora del promo veneziano, che era quella della Vienna dei valzer straussiani ( Laguna chiama Danubio?). Ed ho subito pensato che tale promo non fosse passato  dal controllo vigile della presidenza Baratta, perché lui, a dispetto dei pubblicitari, non avrebbe mai consentito una simile bestialità. Perché a nessuno può venire in mente di accompagnare immagini della Mostra  cinematografica veneziana prossima ventura con un valzer viennese. Non mi sono arreso ed  ho chiesto all'Ufficio Stampa  la ragione di tale insulsa colonna sonora. La risposta, piccata, dell'Ufficio Stampa è stata la seguente: "Venezia come Vienna, ambedue iniziano con la lettera 'V'. Ecco spiegata la ragione di quella colonna sonora". Ho ringraziato dell'acuta osservazione e salutato, non avendo argomenti per controbattere.

 La vicenda mi ha fatto venire in mente un'analoga passata iniziativa, sotto un governo Berlusconi      ( sottosegretario con delega per il turismo, Michela Brambilla, l'amica degli animali che solitamente sono insensibili alla musica, dal maggio 2008 al maggio 2009)  riguardante il famoso costosissimo 'portale' del turismo italiano, tradotto in nessuna lingua oltre quella italiana - no, forse c'era quella inglese, la cui traduzione era stata però affidata ad allievi  del liceo classico, non linguistico - e che, come l'attuale promo della Mostra cinematografica veneziana, si apriva ai visitatori facendo loro ascoltare  il Preludio della Carmen di Bizet. A Venezia musica viennese, in Italia musica spagnola. L'allora ministro conosceva forse solo quella musica, un ricordo di vacanze in Spagna.

Il caso gemello veneziano, non sarebbe accaduto se Baratta avesse visionato quel promo; ne siamo certissimi  e lo ribadiamo. Baratta è un assiduo frequentatore di concerti, e presiede oltre che la Biennale, la Accademia Filarmonica Romana, e prima ancora ha presieduto l'Associazione degli Amici di Santa Cecilia.  Dunque la musica la conosce e chissà quanta ne ha ascoltata. D'ora in avanti però stia più attento a quello che fanno i suoi più stretti collaboratori - che lui ha sempre nominato o confermato anche prima della  normale scadenza, per paura che lo facessero altri - e non si fidi di nessuno. Perchè, come  ora deve aver capito, gli hanno fatto fare la figura del fesso, senza né colpe né meriti.. 

giovedì 16 agosto 2018

Il ponte crollato: come dopo tanti altri disastri annunciati?

In questi giorni c'è un via vai di ministri e sottosegretari in quel di Genova, ed anche del premier Conte che domani, in compagnia di Mattarella, parteciperà al funerale delle vittime del crollo del cosiddetto 'ponte Morandi'- niente a che vedere con Gianni, il ponte prende il nome dal l'ingegnere che lo costruì negli anni Sessanta.

E tutti, ministri e sottosegretari, ma anche il premier, la prima cosa che hanno fatto è trovare il colpevole , ancora a caldo, in maniera che su di lui si sfogasse l'ira e indignazione popolare. Ha fatto, in parte eccezione, il bullo ministro del'Interno, che non spendo ancora quale posizione avrebbe preso il suo compagno di governo ed il premier, ha approfittato anche della tragedia genovese, per cantare le vittorie dei primi due mesi di governo. migranti, delitti diminuiti. tutto grazie a sansalvini, il bullo.

 Il colpevole principale è certamente Autostrade per l'Italia, per lo meno quello che ha la maggiore resposnabilità ed ha sulla coscienza  quelle decine di morti accertati e quelli che, si teme, ancora si troveranno una volta rimosse le mastodontiche macerie.

 Oltre le vittime che hanno pagato con la vita il semplice passaggio su un ponte trafficatissimo, per dirigersi verso luoghi di vacanze- meritate- o per andare a trovare parenti ed amici in occasione delle feste,  ci sono anche le numerose famiglie degli sloggiati che abitavano nelle 11 palazzine fatte abbandonare per pericolo di altri crolli. Quelle palazzine che altri irresponsabili, colpevoli e forse anche profittatori, hanno avuto l'ardire di costruire sotto quel ponte - ma alcune erano preesistenti e i costruttori del ponte se ne sono fregati di quelli che le abitavano -  con le macchine che da sessant'anni a questa parte gli passavano giorno e notte sopra le teste.
 Per questi sono state già trovate le prime case dove andranno ad abitare, ma molte altre ancora ne serviranno, perchè quelle palazzine dovranno essere abbattute e mai più ricostruite lì sotto, ammesso che Autostrade si incarichi, anzi venga costretta a ricostruire quel ponte, dopo aver abbattuto il vecchio, per ridare a Genova un viabilità sostenibile, venuta meno con il crollo.

 In questi giorni di tragedia e dolore, si sono sentite frasi  di condanna , promesse e proclami già altre volte pronunciati. Toti, il governatore ligure, bravissimo certo ma a parlare, non sappiamo se anche a fare, ha assicurato le famiglie di sfollati che entro novembre avranno tutti una nuova casa a Genova. Ci appuntiamo questa data per rinfacciargliela qualora non mantenga la promessa.

Ma tutti i ministri, e il premier, ha ripetuto la litania di ogni disastro: non ci dimenticheremo di voi, non vi lasceremo soli. Frasi al vento che abbiamo ascoltato dopo il terremoto dell'Aquila, più recentemente anche dopo quello di Amatrice, e tante altre volte quando ancora tutti siamo sconvolti dal dolore e non abbiamo la forza di imbracciare i forconi  e manifestare sotto i palazzi del potere, appena quelle promesse appaiono solo promesse, senza  essere seguite da fatti.

 Campioni di tale 'promessificio' di circostanza, il vice premier Di Maio ed il suo compagno Toninelli, ministro , ai quali Di Pietro che oltre magistrato e politico è stato anche responsabile dello stesso dicastero di Toninelli, ha rimproverato di non sapere - colpevolmente - come stanno le cose riguardanti le concessioni autostradali che hanno dichiarato di voler togliere ad Autostrade per l'Italia, senza sapere che una parte di colpe di questa disgrazia ce l'hanno anche il governo ed il ministro competente ( Toninelli ed i suoi predecessori) che avrebbero dovuto e non hanno vigilato sulla corretta gestione della concessione. In verità il governo ha dichiarato di voler  rivedere  anche le altre concessioni, perché  c'è il timore  che si possano verificare in Italia altri casi simili a quello genovese, altrove (alcuni sono stati segnalati questi giorni, altri sono noti da tempo!) e il Governo del Cambiamento, mette le mani avanti, per scrollarsi di dosso ogni responsabilità futura. Perchè, è ovvio, che non sarà anche nei prossimi mesi od anni - ammesso che duri, ma noi facciamo il tifo per non vedere più questi trucidi al governo - sempre colpa dei governanti che li hanno preceduti, se si verificheranno altre catastrofi annunciate.

 Il paese ha da essere messo in sicurezza - non solo le autostrade; bene Conte e i suoi dimostrino che  cominciano a farlo.

Per celebrare il grande compositore Michele dall'Ongaro. Una festa lunga quasi un anno e da poco terminata ( da Amadeus)

Una grande festa di compleanno, lunga quasi un anno, per un grande compositore. Della celebrazione abbiamo appreso solo oggi leggendo Amadeus che l'anno scorso riferiva il      calendario dettagliato e completo della festa che coinvolge l'Italia tutta. L'unica cosa che ci dispiace è scoprire che è nato quasi lo stesso giorno in cui, immeritatamente, siamo nati noi. Lui, il grande compositore il 16 novembre, noi, modesto critico musicale il 17. Ce ne scusiamo con il grande compositore. A saperlo, avremmo posticipato almeno di qualche settimana la nostra venuta al mondo.( P.A.)
                         Festa di compleanno di Michele dall'Ongaro ( da Amadeus)
Nasce il 16 novembre del 1957 Michele dall’Ongaro e così le Edizioni Suvini Zerboni, che pubblicano le sue opere, annunciano una lunga serie di concerti e iniziative che celebrano la figura di un compositore il cui contributo alla musica contemporanea, declinato su molteplici e variegati fronti, è d’indiscutibile valore e data sin dagli anni ’70.
I festeggiamenti per l’attuale Presidente-Sovrintendente dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, giovedì 16, cominciano con Rai Radio Classica (lungo e fondamentale anche il suo rapporto con la Rai) che nel palinsesto della giornata trasmetterà alcune sue composizioni: Berceuse in frantumi per due violini con l’Ex Novo Ensemble; Quartetto n. 5 per archi, con l’Arditti String Quartet; Festschrift per quattordici strumenti, Ex Novo Ensemble; La Primavera per pianoforte e orchestra d’archi con Aldo Orvieto al pianoforte insieme all’Orchestra di Padova e del Veneto diretti da Marco Angius; Freddo per violino, violoncello, pianoforte e orchestra con Carlo Lazari (violino), Carlo Teodoro (violoncello), Aldo Orvieto (pianoforte) con l’Orchestra di Padova e del Veneto ancora con Angius che sarà poi sul podio anche di Checkpoint per orchestra.
La giornata di “festa” prosegue con il concerto dal titolo Né tempo né luogo presso la Sale Apollinee del Gran Teatro La Fenice di Venezia. In programma alle ore 21 una prima assoluta, Spin Off, opera su commissione Ex Novo Musica, per flauto, clarinetto, violino, viola, violoncello e pianoforte eseguita da Ex Novo Ensemble che si confronterà anche con altre due opere di dall’Ongaro: Danni collaterali per violoncello e piccolo ensemble e Due canzoni sicilianeA la vitalòra (Trapani) e Carnescialata dei pulcinelli (Palermo) per violoncello e pianoforte.
Venerdì  17, invece, preceduto da una matinée nell’ambito del “Progetto scuole”, è la volta di Trittico del Novecento Italiano con l’intermezzo in un atto Bach Haus, eseguito al Teatro Flavio Vespasiano di Rieti, nel Reate Festival. Il titolo, su libretto di Vincenzo De Vivo, va in scena in un nuovo allestimento in collaborazione con il Conservatorio di Musica “Santa Cecilia” di Roma, che vede Cesare Scarton alla regia e Michele Della Cioppa a curare le scene con Federico Amendola sul podio del Reate Festival Orchestra.
Imperdibile poi sabato 9 dicembre la Festa per Michele dall’Ongaro, al Macro di Roma all’interno del festival Nuova Consonanza, di cui il compositore romano è stato anche presidente. Ex Novo Ensemble suonerà Mise en Abyme per flauto, clarinetto percussioni, pianoforte, violino e violoncello insieme alle già citate Danni collaterali; Due canzoni sicilianeSpin Off e Berceuse per Rebecca per violoncello e pianoforte. Il 17 dicembre ci si sposta invece a Bologna, con I Concerti di Musica Insiemepresso l’Auditorium Manzoni dove a eseguire Due Canzoni Siciliane saranno due nomi d’eccezione come Luigi Piovano al violoncello e Antonio Pappano al pianoforte.
Non ci resta, dunque, che fare in nostri migliori auguri a Michele dall’Ongaro e seguire – da Jesi a Firenze, da Milano a Bari – gli appuntamenti di questa lunga festa in suo onore che durerà fino a maggio 2018.

lunedì 13 agosto 2018

Si tagliano le pensioni dei comuni cittadini, mentre si risparmiano alcuni 'mandarini' di Stato. E la casta resta intoccabile e se la gode

Ogni giorno escono notizie diverse sul taglio delle pensioni, sul tetto d ritoccare, sull'ammontare del ritocco, e sul calcolo di detto ritocco. Se si andrà avanti ancora un pò a ragionare, si arriverà a toccare anche le pensioni di 2000 Euro netti e perchè no anche quelle al disopra della soglia del minimo?
 Ciò che qualche tempo fa i giornali paventavano e cioè che, di giorno in giorno, la soglia delle pensioni da ritoccare si andava  abbassando, senza comunque chiarire l'ammontare del taglio ed altre cosette non di poco conto, si sta tragicamente verificando.

Ora però viene da pensare che  mentre tutti o quasi ( pare che ne saranno esclusi magistrati e barioni universitari e forse anche militari) saranno interessati a questo impoverimento generale, la casta resiste nel mantenere i suoi privilegi: Che ne è del taglio dei vitalizi? La Casellati, dopo il parere richiesto, nicchia ancora? Come mai? avremo i vitalizi del i due rami del Parlamento regolati da diversa disciplina? E perché questo gran Governo gialloverde del cambiamento non pensa di ridurre i compensi dei parlamentari in attività, come molte volte promesso in campagna elettorale? e perché non pensa di usare lo stesso criterio anche per i compensi, o come diavolo si chiamano, di consiglieri regionali?  perché, come  sembra,  questo governo, del cambiamento, vuole reintrodurre le province, ben note mangiatoie, indistintamente, per tutti  i partiti (e movimenti) al potere ? Il veloce giro di nomine recente nei posti di grande  potere stanno a dimostrarlo.

 E perchè non mettono mano anche alle doppie pensioni, specie quando una delle due è stata finanziata con  prevalenti soldi pubblici, durante l'esercizio di un mandato elettivo?
 Queste e tante altre domande ci assalgono mentre ogni giorno leggiamo di questo 'esercito di franceschiello' gialloverde, che è bravissimo a farsi male da solo, e forse- lo speriamo in tanti ormai- ad autoaffossarsi.

 In questi giorni, dopo la comparsata  social del presidente 'damigella' Conte, che dichiara ad ogni piè sospinto che l'Italia nei consessi internazionali non va più con 'il cappello in mano' in cerca di elemosine, ma si fa rispettare, ha sorpreso tutti la dichiarazione di Giorgetti che teme  che una tempesta si abbatta sui mercati entro fine agosto,  preoccupazioni sulle quali getta acqua Luigi Di Maio; assicurando che non ci sarà nessuna tempesta,  perché l'Italia non è un paese ricattabile. Ma allora, che cosa ci va a fare Tria, imbarazzato da questo valzer di dichiarazioni contrastanti ma tutte irresponsabili, in Cina?  Dove va in cerca di investitori, perché è allarmato - lui sì lo è davvero, come Giorgetti, ma non ne parla preferisce agire - per la fuga di investitori istituzionali e grandi investitori dal nostro debito pubblico.

 Noi lo abbiamo sempre pensato ed anche scritto - per quel poco che contiamo- che questo governo ci manderà a sbattere, e temiamo che così sarà. Ma non perchè la finnzia internazionale complotterà contro l'Italia, bensì per l'incapacità  del governo Conte, a cambiare in meglio  qualsiasi cosa.

Il Governo gialloverde sul taglio delle pensioni ogni giorno pensa un diversa ipotesi di incidenza. Ecco l'ultima ( dal blog di Franco Abruzzo)

Roma, 8 agosto 2018. Una triplice correzione attuariale sulle pensioni superiori ai 4mila euro al mese per destinare i risparmi di spesa alle pensioni minime e sociali, che dovranno essere portate alla soglia dei 780 euro. Eccolo l' annunciato progetto di legge che incide sulle cosiddette pensioni d' oro. Il testo, sei articoli in tutto, è stato depositato ieri ed è firmato dai due capigruppo di Lega e M5S alla Camera, Riccardo Molinari e Francesco D' Uva. Il taglio sugli assegni cambia a seconda dei pensionati presi in considerazione ma è basato su una metodologia unica: si moltiplica la quiescenza maturata con il metodo retributivo per il rapporto fra il coefficiente di trasformazione corrispondente all'età dell' assicurato al momento del ritiro con il coefficiente di trasformazione che corrisponde all' età prevista di pensionamento di vecchiaia. Questo vale per le nuove pensioni che partiranno dal 2019. Per quelle vigenti, invece, l' incisione cambia a seconda che il trattamento sia antecedente al gennaio 1996 (data di entrata in vigore della riforma Dini) o successivo. Nel primo caso la correzione attuariale avviene utilizzando i vecchi coefficienti di trasformazione, previsti dalla legge 335 e in vigore fino al 2009. Nel secondo caso ci si baserà invece su una tavola ricostruita delle età di pensionamento di vecchiaia scomputate degli adeguamenti alla speranza di vita, risalendo dal 2019 fino alla prima metà degli anni '70. Si tratta di una metodologia molto vicina a quella ri-evocata da Tito Boeri, in occasione della Relazione annuale Inps dei primi di luglio, quando aveva spiegato che, in risposta a una richiesta del presidente Roberto Fico, l' Istituto in collaborazione con Istat aveva stimato i coefficienti di trasformazione anche per gli anni '70 e '80 e per età alla decorrenza inferiori ai 57 anni. Nella relazione illustrativa del progetto di legge non si fanno riferimenti a platee di soggetti che potrebbero essere interessati dall' incisione di una parte della pensione né ai possibili risparmi. Ma secondo i proponenti si potrebbero raggiungere minori spese previdenziali per circa 500 milioni annui. C' è invece un' articolata argomentazione a favore del metodo di ricalcolo scelto che, secondo gli estensori, dovrebbe superare il vaglio costituzionale poiché conforme «ai principi di solidarietà, eguaglianza, proporzionalità e ragionevolezza».L' intervento di ricalcolo prenderà in considerazione il reddito pensionistico complessivo lordo sopra gli 80mila euro annui in caso di soggetti titolari di più pensioni ma sono escluse le pensioni di invalidità, le reversibilità e i trattamenti riconosciuti alle vittime del dovere o di azioni terroristiche. Sono previste due salvaguardie: 1) il ricalcolo non potrà ridurre pensioni o vitalizi al di sotto della soglia degli 80mila euro lordi annui, perequazioni comprese; 2) in caso di pensionamenti con meno di 57 anni non si utilizzeranno coefficienti di trasformazioni inferiori a quell' età. Secondo stime di Tabula, la società di consulenza previdenziale di Stefano Patriarca (Sole24Ore del 27 luglio) il ricalcolo potrebbe toccare tra i 75mila assegni e i 100mila soggetti, e produrre tra i 300 e i 600 milioni di risparmi. Non mancano perplessità sulla misura all' interno della maggioranza. Nelle scorse settimane Alberto Brambilla, esperto della Lega, aveva proposto di adottare un contributo di solidarietà triennale sugli assegni da 2mila euro lordi a salire, con un prelievo tra i 5 e i 7 euro al mese che avrebbe garantito 1,5 miliardi di minore spesa. Evidentemente i due partiti hanno trovato una nuova intesa.

LE STIME SULLA PLATEA Tornando alla proposta di legge, che vale per tutto il primo pilastro (casse privatizzate comprese) è previsto che entro sei mesi dall' entrata in vigore si adeguino al ricalcolo anche gli organi costituzionali o di rilevanza costituzionale che erogano pensioni proprie. Mentre per dirottare i risparmi ottenuti sulle minime viene costituito un Fondo ad hoc presso il ministero del Lavoro. Annunciando la presentazione del progetto di legge, ieri il ministro e vicepremier, Luigi Di Maio, ha spiegato che «si mira a eliminare tutte le pensioni d' oro al di sopra dei 4mila euro netti per tutti coloro che non hanno versato i contributi. I soldi che si tagliano li useremo per le pensioni minime dei pensionati italiani». Mentre Riccardo Molinari, capogruppo della Lega a Montecitorio, ha parlato di un progetto di legge «improntato sulla solidarietà e sulla equità sociale, che punta a correggere le palesi diseguaglianze createsi negli ultimi decenni. Finalmente - ha aggiunto - si toglie qualcosa a chi ha tanto per alzare le pensioni minime di tutti gli italiani». Sulla stessa linea Francesco D' Uva, capogruppo Cinquestelle, che ha annunciato la calendarizzazione della proposta a settembre: «Si metterà fine ad un sistema di disuguaglianze diventato insopportabile, in cui da una parte ci sono i pensionati minimi che fanno la fame e dall' altra i pensionati d' oro che percepiscono molto più di quanto hanno versato. Vogliamo chiudere definitivamente la stagione degli sprechi e dei privilegi». xxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxx

PENSIONI: CIDA, PRONTI A CONTRASTARE PROGETTO DI LEGGE GOVERNO - COMUNICATO STAMPA CIDA

Roma, 8 agosto 2018. "La soglia, infamante, del privilegio pensionistico è stata finalmente certificata: 80mila euro lordi l’anno, ed è stata inserita in un progetto di legge governativo. L’atto è stato depositato e senza troppo clamore, complice il mese di agosto, tradizionalmente scelto per i blitz". Così Giorgio Ambrogioni, presidente di Cida*, la confederazione dei dirigenti e delle alte professionalità, commenta la notizia dell’intervento governativo in tema previdenziale. "Il Governo ha depositato il progetto di legge per colpire le cosiddette ‘pensioni d’oro’ e reperire le risorse per elevare a quota 780 euro quelle minime e sociali. La notizia è stata riportata dal Sole 24Ore che, in un altro articolo, ha intervistato il ministro dell’Economia secondo il quale il dossier pensioni si trova ancora in fase di studio. Ci stiamo abituando ad una certa schizofrenia dell’attuale Esecutivo - prosegue il presidente Cida - ma continuiamo a rimanere sconcertati di fronte alla sua totale indifferenza nei confronti delle istanze e degli appelli della società civile e dei suoi corpi intermedi. "Cida ha ripetutamente chiesto incontri ai rappresentanti di Governo in tema di pensioni, ha inviato documenti, testi e proposte in materia previdenziale nelle sedi istituzionali competenti, certa di avere un riscontro, un segnale di disponibilità al dialogo, al confronto delle idee e delle posizioni. Nulla di tutto questo."Abbiamo visto far cadere nel vuoto, con una certa rozzezza, tutte le nostre iniziative, né abbiamo avuto risposte alle nostre argomentazioni tecniche su cosa sono le pensioni dei dirigenti, come sono state costruite e come sia sbagliato ed ingiusto considerarle dei privilegi. Abbiamo anche dimostrato una certa disponibilità a discutere sulla possibilità che eventuali sacrifici – purché giustificati ed inseriti in un disegno più vasto – potessero essere accettati dalle categorie professionali che rappresentiamo. Ma, ripeto, l’unico risultato è stato un silenzio che è stato rotto solo con l’annuncio di un progetto di legge, in cui si ribadisce che è stato già tutto deciso e stabilito unilateralmente nelle stanze di Palazzo Chigi. Così è per i parametri con cui si calcolerà, a ritroso, quel che si ritiene sia percepito ingiustamente. Lo è l’individuazione dell’asticella che fissa l’ammontare annuo dell’odioso privilegio, lo è soprattutto, il folle principio di dividere i cittadini in buoni e cattivi.E’ evidente che ci opporremo a questo provvedimento, in tutte le sedi e con tutti gli strumenti disponibili. Stiamo già lavorando alle iniziative più opportune per contrastarlo. Il Governo dovrebbe saperlo: i manager non vanno in ferie ad agosto" ha concluso Ambrogioni.


E' a tutti evidente che Salvini, per restare a galla, si attacca a tutto. Ora ci prova con la reintroduzione il servizio militare obbligatorio

Adesso che l'emergenza 'migranti' sembra ai suoi occhi e per suo merito ( ?) ridimensionata - lui non prenderà mai in considerazione quanto accaduto nei giorni scorsi, perché vorrebbe dire che l'emergenza  è stata sì ridimensionata ma non risolta, stante la denuncia della nave Aquarius che ha fatto sapere che ha a bordo 140 migranti soccorsi nel corso di un paio di salvataggi e non ha ricevuto nessuna autorizzazione ad attraccare in un porto per lo sbarco; ed anche che secondo le ong, nei giorni scorsi le navi in perlustrazione nel Mediterraneo, pur avendo incrociato barconi di disperati nel tentativo di fuggire non li hanno soccorsi - lui deve passare ad un altro proclama, altrimenti il suo appeal elettorale scema.
In verità lo ha già fatto nei giorni scorsi, altrimenti come fa ad essere ogni giorno e per più volte al giorno al centro dell'attenzione mediatica, quando ha appoggiato l'insane proposta del suo collega e vice segretario della lega Fontana, di abolire la legge 'Mancino'; poi ha proseguito con quell'altra proposta fuori del tempo che vuole abolita la possibilità per bambini nati fuori dell 'normale' famiglia di essere riconosciuta da una coppia anche dello stesso sesso; l'ha sparata grossa ancora una volta nel caso della capotreno  Trenord che ha fatto  all'altoparlante di un convoglio una dichiarazione di chiarissima matrice razzista, e non contento di tutte queste boutade,  ci riprova ancora  dopo un giorno di apparente calma, riempita con un selfie dalle isole Tremiti, che ritrae lui e la Isoardi- subito battezzato: 'la bella e la bestia', senza la favola!-  con la sparata sul ritorno del servizio militare obbligatorio. Alla quale, come del resto era già accaduto per altre sue sparate, risponde con un secco no, il ministro della difesa, Trenta: non se ne parla!
 Che altro si inventerà, nelle prossime settimane, a ridosso della  stesura della legge di bilancio che non si annuncia liscia come l'olio? Allora il Governo Conte, apparentemente tranquillo, potrebbe subire scossoni e capovolgimenti difficili da normalizzare e superare

domenica 12 agosto 2018

La capotreno rischia una sanzione dall'azienda e si guadagna una medaglia da Salvini

La lingua dantesca e l'espressione letteraria usata dalla capotreno di Trenord nei confronti di molestatori in genere e degli zingari in particolare, ha la medesima radice  di quelle, lingua e espressioni, da tempo usate - pare con successo elettorale; tragico! - dal 'premier' Salvini, momentaneamente distaccato al Ministero degli Interni. La capotreno usa lo stesso idioma razzista del ministro, il quale anche per questo che la vorrebbe premiare: parla chiaro come lui. Mentre la direzione ferroviaria, ritenendo che quel linguaggio non può comunque essere usato nella patria di Dante anche se da persone formatesi nelle università dei bar sport e delle sezioni leghiste , ritiene che sia censurabile e forse passibile di provvedimenti disciplinari.

Alla capotreno, di chiare tendenze razziste, Salvini vuol dare come premio una medaglia al valore

"I passeggeri sono pregati di non dare monete ai molestatori. Scendete perché avete rotto. E nemmeno agli zingari: scendete alla prossima fermata, perché avete rotto i coglioni".

sabato 11 agosto 2018

Ancora su Daniele Gatti. Ultimissime

Abbiamo letto e riletto con attenzione le accuse delle due cantanti americane a Daniele Gatti, come riportate dal Washington Post.
 La prima parla di tentativo di abbordaggio da parte di Gatti con una di esse, e della reazione di respingimento della interessata. Dunque Gatti avrebbe osato e la cantante non avrebbe gradito.  Non sappiamo se magari Gatti, l'indomani, tornando alle prove in orchestra, abbia avvicinato la cantante per dirle che si scusava con lei.  Insomma Gatti avrebbe la gravissima colpa di averci provato con la cantante. Un misfatto?

 La seconda, invece, lo accusa di essere stata palpeggiata  sul culo, e di averle messo la sua lingua in gola: di averla baciata sulla bocca. Forzatamente, c'è da supporre. Sorprende  in questo secondo caso, dove la avances di Gatti potrebbero configurarsi come  l'inizio di una molestia, la lettera che la cantante- secondo le sue stesse dichiarazioni- avrebbe scritto al maestro, addossandosi la colpa di essersi comportata in modo da essere fraintesa dal direttore che ci ha provato più pesantemente. Perchè quella lettera' perchè l'ha citata? Ha paura che Gatti possa aver conservato quelle lettera e che la mostri?
Lei avrebbe scritto quella lettera per poter continuare a lavorare con il direttore, pensando che ciò che era accaduto nel suo camerino il giorno prima poteva creare difficoltà al lavoro di concertazione.

 Mentre la prima accusa si scioglie come 'neve al sole'- si potrebbe dire-  il caso della lettera smonta forse anche la seconda.

 Ma allora era proprio il caso che il Concertgebouw procedesse come un fulmine contro Gatti?

 Siamo tornati per l'ennesima volta sull'argomento non per difendere  comportamenti non appropriati di Gatti, o addirittura per negarli. No, sappiamo che tali comportamenti purtroppo  si registrano in tutti gli ambienti e  in ogni parte del mondo, dove ci sono maschi che hanno il potere e che credono di far valere il loro potere anche in campo sessuale. Vogliamo solo dire che laddove questi comportamenti, se gravi ed acclarati, si sono verificati, i responsabili vanno denunciati  e puniti. 
Senza dimenticare però che  a volte anche le donne,  più frequentemente nel ruolo di vittime, possono esercitare una qualche  pressione,  facendo leva sulla bellezza e femminilità che hanno sempre affascinato gli uomini.

 Insomma intendiamo dire che in simili situazione occorre sempre andare con i piedi di piombo! E che, nel caso di Gatti, si è trattato di due isolati piccoli incidenti - anzi di uno solo - che di per sé non potevano giustificare la cacciata da Amsterdam. Lui ha dato mandato ai suoi avvocati di difenderlo. E se, un domani, neppure tanto lontano, le due cantanti dovessero negare o ridimensionare l'accaduto, chi ripaga Gatti  del danno pubblico ricevuto per quelle scivolate giovanili o peccati di gioventù, se si preferisce?

venerdì 10 agosto 2018

Il Comunicato scarno ma incredibile DEL 2 AGOSTO con cui il Concertgebouw annuncia la cacciata di Daniele GATTI

The Royal Concertgebouw Orchestra has terminated the cooperation with chief conductor Daniele Gatti with immediate effect.
On 26 July, the Washington Post published an article in which Gatti was accused of inappropriate behavior. These accusations and Gatti’s reactions with this respect have caused a lot of commotion among both musicians and staff, as well as stakeholders both at home and abroad. Besides this, since the publication of the article in the Washington Post, a number of female colleagues of the Royal Concertgebouw Orchestra reported experiences with Gatti, which are inappropriate considering his position as chief conductor. This has irreparably damaged the relationship of trust  between the orchestra and the chief conductor. 
All concerts planned with Daniele Gatti will proceed with other conductors.

Il Governo gialloverde nel pallone. Mentre per 'Il fatto quotidiano' viaggia a gonfie vele

 Non ci vengano a dire che i due alleati per contratto, fanno il gioco delle parti: apparentemente l'un contro l'altro, per dimostrare che poi alla fine trovano sempre un accordo su tutto. Quando  fino il gioco del 'do ut des' - non quello delle parti- non si pareggerà più andranno gambe  all'aria. Finirà  così l'esperienza del Governo Conte - Salvini -  Di Maio - Giorgetti - Tria (e potremmo aggiungere anche Bonisoli, Grillo, Bussetti Toninelli, Fontana ).

Parla Salvini, Di Maio lo stoppa, e viceversa. La Tav e il Tap si devono far, e non si può bloccare il paese - dice Salvini.  No, gli fa eco Di Maio; e Toninell,  a fronte alta - che detto di lui sembra un insulto alla natura! - aggiunge, rivolgendosi a Tajani sulla Tav: la mangiatoia è finita! Nel dibattito sul Tap è intervenuta anche la ministra Lezzi, quella che secondo il preveggente  Scanzi sarebbe dovuta diventare ministro dell'economia , per la sua grande esperienza di 'contabile' in uan ditta di qualche cosa.

E la Flat tax? E il Reddito di cittadinanza? Si devono fare - dicono i rispettivi sostenitori. Tria dice loro che per avviare queste riforme ( e tenendo per ora da parte la Legge Fornero) occorrerebbe magari togliere il bonus 'renziano' degli 80 Euro ( mai citata da Di Maio la paternità del bonus). Prontissimi Di Maio e Salvini,  che fino a poco prima avevano bollato il provvedimento di Renzi come una regalia a fini elettorali, dunque da cancellare immediatamente, rispondono all'unisono che non si toccano, temendo una rivolta popolare.

Abolire la Legge Mancino, sbraita Fontana che di suo aveva sbraitato già altre volte e su altri argomenti. Giusta riflessione - commenta Salvini - sulla materia, ma  essa non è nel contratto di governo, le priorità sono altre.  La famiglia è quella fatta da un padre, una madre e dei figli- rilancia Fontana;  e Salvini: via dai moduli per richiedere la Carta di identità dei figli la dicitura: genitore 1 e genitore 2; si torni a padre e madre.  E i Cinquestelle? Zitti! Perchè Sanno che queste sono manovre per distogliere l'attenzione del paese dal vero problema che è la crescita del Pil, e  la creazione di nuovi posti di lavoro, che ancora non si vedono neppure all'orizzonte

 E poi c'è l'equivoco della ministra della salute Grillo che ha detto: vacccinerò mio figlio. Ma per gli altri? Obbligo flessibile! Che vuol dire? Neanche Lei lo sa. Rivolta dei presidi che pretendono giustamente, attenendosi alla Legge Lorenzin in vigore, che i bambini  in età scolare debbano presentare regolare certificazione delle avvenute vaccinazioni. Anche per salvaguardare i bambini cosiddetti 'immunodepressi'. Risponde la Grillo: li metteremo nelle classi di bambini tutti vaccinati? Idiozia! Impossibile, rispondono i presidi, e con loro le Regioni , le quali, secondo la ministra, si potranno regolare a seconda dell'insorgenza di epidemie o meno - come è accaduto lo scorso anno  e per il cui contrasto è intervenuto la Lorenzin con l'obbligatorietà dei vaccini. Con i presidi è d'accordo anche il ministro Bussetti, Istruzione.
Basterà l'autocertificazione ancora per quest'anno.  Ma se un genitore autocertifica che ha vaccinato suo figlio, perchè non presenta direttamente il certificato della Asl? Perchè fidarci dell'autocertificazione, che sappiamo essere non del tutto affidabile, anche se vi sono pesanti sanzioni? Dobbiamo aspettare che accada qualcosa di grave ed irreparabile per tornare all'obbligatorietà dei vaccini? Ma a quel punto il ministro ed i sostenitori 'no vax', irresponsabili, andrebbero messi in galera.

  Che dire di Bonisoli? Che viene da un'Accademia privata milanese di arte e design che vanta allievi provenienti da tutto il mondo e che perciò mira anche al profitto, che alla prima uscita pubblica di un qualche rilevo propone di abolire le domeniche gratis al museo? Vero è che a Franceschini - secondo l'accusa di Vittorio Emiliani - quelle domeniche affollatissime gli servivano per dire che aveva fatto crescere enormemente il numero dei frequentatori dei musei italiani; ma ragionare in semplici termini di 'profitto' come  Bonisoli faceva nella sua accademia privata, è assolutamente fuori luogo. L'arte è di tutti, e il contatto con la bellezza e la cultura fa crescere la coscienza di un paese e dei singoli cittadini. Questo il guadagno, enormemente maggiore, che ci si attende da simili iniziative. E' intervenuto nel dibattito contro Bonisoli anche Vittorio Sgarbi, il quale acutamente ha argomentato: si paga per entrare in biblioteca? ( all'Accademia di Santa Cecilia, sì, si paga; è l'ultima trovata del sovrintendente dall'Ongaro per racimolare spiccioli, che potrebbe invece trovare tagliandosi il lauto - immeritato per noi - stipendio di 240.000 Euro!!!); si deve pagare per leggere Machiavelli? No, e allora perchè si deve pagare per ammirare la 'Venere' di Botticelli?

 Vogliamo considerare anche la storia tutta romana ( Cinquestelle) dei concerti e delle proiezioni cinematografiche al Verano, il cimitero monumentale di Roma in totale abbandono, come tutta la città, sul quale c'è anche l'ombra della malavita, per raccogliere soldi da destinare alla sua manutenzione? Ma insomma non c'è  altro posto a Roma per programmare concerti e film? Questi sono matti!


E La Rai di Salvini, per il quale Foa resta l'unico candidato, come fosse 'casa' ed anche 'cosa' sua? E i cambi ai vertici di molte istituzioni pubbliche a cominciare dalla Agenzia delle entrate, dove ci hanno messo un generale della Finanza? L'Agenzia deve riscuotere le tasse, alla Finanza il compito di scovare glie evasori. Che ci fa allora un generale della Finanza all'Agenzia? Saremo tutti considerati come evasori veri o presunti, che era ciò che Salvini e Di Maio pensavano fosse l'Agenzia e contro la quale ( concezione) dicevano di combattere?

 Tralasciamo volutamente di affrontare anche il drammatico caso dell'Ilva, per il quale Di Maio che ha rimesso tutto in discussione, dice di avere un 'Piano B' che tutti  noi attendiamo di conoscere, e più di tutti, gli abitanti di Taranto.

 Del Governo gialloverde che è sempre più nel pallone, solo Marco Travaglio e il suo 'Fatto quotidiano', salvo qualche bordata a Salvini, il bullo, pensa che stia facendo bene, anzi che va a gonfie vele e che va lasciato lavorare.

P.S.  Chiara Sareceno, su Repubblica di oggi, in relazione alla decisione di Salvini sulla dizione genitore 1 e genitore 2 che lui ha cambiato in padre e madre perchè riconosce solo la famiglia  cosiddetta naturale, riflette sul fatto che nelle famiglie, naturali o di qualunque altro tipo occorre innanzitutto salvaguardare i diritti dei figli. Salvini lo capirà?
 E poi, in attesa delle prossime mosse, il tandem Fontana -Salvini, non è che si scaglierà, dopo l'aborto, anche contro il divorzio? Naturalmente degli altri


Ancora sul caso 'Daniele Gatti'. Parla Angelo Foletto, presidente dell'Associazione critici musicali. A titolo personale od anche a nome dell'Associazione?

Sul caso 'Gatti', che non poco imbarazzo ha creato nel mondo musicale per i particolari  delle presunte accuse, 'antiche', e la tempestività, 'sospetta', dell'intervento della dirigenza dell'orchestra di Amsterdam ( Concertgebouw), è sceso in campo per dire la sua, finalmente, anche il presidente della Associazione critici musicali, al quale dobbiamo riconoscere la estraneità ai fatti della vita musicale italiana e la sua equidistanza da ogni cosa, sua e dell'Associazione.

 Nel caso di Gatti, il presidente 'a vita' dell'associazione, forte del fatto che con Gatti ha sicuramente dimestichezza e frequentazione, e dunque lo conosce bene anche come persona, si è lanciato in una strenua difesa, quasi mettendo in dubbio che egli abbia mai tenuto comportamento 'inappropriati' nei confronti delle donne, nel corso della sua gloriosa carriera, nel corso della quale è  restato un antidivo.
 Se poi tali comportamenti inappropriati ed antichi, comunque non gravi stando a quel che si è letto, da considerarsi comunque un episodio, certo riprovevole, sono tali da giustificare - senza altri elementi accusatori - il suo licenziamento in tronco da Amsterdam ed una forte ipoteca sulla sua carriera futura,  ormai avviatissima, è su questo che si discute.

 Nel comunicato con il quale l'orchestra lo licenzia in tronco si legge di altri comportamenti 'inappropriati' di Gatti nei confronti di musiciste dell'orchestra. Ma né di quali comportamenti e né dei nomi delle sue eventuali accusatrici (ma ci sono veramente? non si è trattato piuttosto di una precauzione preventiva alla vigilia della tournée del Concertgebouw in America, da dove le accuse, antiche, sono partite?) v'è traccia nel comunicato che lo manda via con il classico 'calcio  in culo', e senza attendere un minuto in più da Amsterdam, dopo che solo due mesi fa il suo contratto gli era stato rinnovato e, diciamolo con chiarezza, senza una ragione plausibile, incontrovertibilmente dimostrabile? Due mesi fa, nonostante lo sdegno suscitato in America dal Caso Weinstein molti mesi fa ( per fatti gravi e reiterati!), le musiciste olandesi avrebbero avuto paura di denunciare  i comportamenti inappropriati di Gatti? Ma si può sapere almeno quali sarebbero questi comportamenti inappropriati? Ancora 'mani sui culi e lingue in bocca'? Suvvia siamo seri.

Ma ciò che ci ha colpito nel leggere la lunga arringa di difesa del presidente dell'associazione è stato il doppio accenno finale che  ha gettato qualche ombra sull'arringa condivisibile in buona parte.
 Ma come, parlano musiciste di un paese che conosciamo come tollerante,  anzi di larghe vedute, nei confronti del sesso e dove scorrono fiumi di droga? Che sarebbe come dire degli italiani: ma come, parlate voi che siete il paese della mafia e della pizza?

Possibile che nell'orchestra, alle musiciste in entrata venga richiesto quale  posizione abbiano in materia sessuale e che le uniche che non sono di manica larga, in Olanda, si trovino proprio nell'orchestra, gloriosa per ben altre ragioni e non per le vedute sessuali delle musiciste?
 Questo sembra voler dire il presidente dell'associazione  che, finora, non avevamo mai visto spingersi a tanto, perfino in materia di sesso e droga.

Giovanni Minoli: uno che non intende farsi da parte, mentre sarebbe ora ( da Il Fatto Quotidiano) ( il titolo non è nell'originale)

Non sappiamo se il “governo del cambiamento”, per dimostrarsi tale, alla fine cederà e nominerà Giovanni Minoli presidente della Rai. 5Stelle e Lega smentiscono, e persino B. Ma non si sa mai. E comunque è bello sapere che l’illustre pensionato (da 8 anni) è ancora così arzillo da provarci, e soprattutto da crederci. Pare che in questi giorni sia attivissimo, a chiamare, messaggiare e far telefonare a questo e quello per agguantare l’ambita poltrona. L’ultimo stalking autoraccomandatorio ricorda il penultimo, o il terzultimo (abbiamo perso il conto), raccontato nel 2013 da uno sfinito dg Luigi Gubitosi: “Minoli mi fa martellare da chiunque”. Il nostro eroe era reduce dalle sobrie celebrazioni dei 150 anni dell’Unità d’Italia (2011), una cosina da 18 milioni che, in un empito di patriottismo, si era protratta anche per i 151 e i 152. E sarebbe proseguita ancora, se quel rompi di Gubitosi non gli avesse rescisso il contratto proponendogli “un ruolo di autore, senza Rai150 che ha esaurito la sua funzione. Ma lui voleva conservare il ruolo e la struttura”: una robina di 70 persone, da spendere in altri anniversari a caso: le guerre puniche, il compleanno di una prozia, cose così. L’arido Gubitosi rispose picche. E smise di vivere: “Ogni politico che incontro mi dice che Minoli è andato a farsi raccomandare”. Una vita d’inferno. Poi toccò a Campo Dall’Orto: parcheggiato a Radio 24, Minoli si era scoperto renziano e voleva rientrare in Rai. Anche perché in radio ne avevano abbastanza di lui. Lo raccattò Cairo a La7, per motivi (e ascolti) ignoti ai più.
Un mese fa si candida al Cda in quota Pd, che però gli preferisce tal Rita Borioni, già portaborse di Orfini. Allora ha puntato dritto alla presidenza e, siccome tocca a Salvini d’intesa con B., s’è messo a bussare agli usci forzaleghisti. Ma ha trovato chiuso. Ci ha provato pure coi 5 Stelle: invano. A nulla è valsa l’intervista-soffietto sul Foglio a Salvatore Merlo (ergo un soffietto al quadrato: dell’intervistato e dell’intervistatore), in cui diceva un gran bene del nuovo dg: “Sono contento della nomina di Salini. Persona competente e per bene. Adesso ha un compito difficilissimo perché la Rai è una balena spiaggiata, può salvarsi solo se trova un potentissimo rimorchiatore che la riporta in mare”. Tipo lui, per esempio. Passano le ère geologiche e lui è sempre lì. A ogni tornata di nomine Rai, si candida a qualcosa. Come Amato a ogni elezione presidenziale. È il Picasso dell’auto-spintarella, infatti ha pure diretto il Museo d’arte contemporanea di Rivoli. Ma il vecchio Pablo, coi suoi due periodi blu e rosa, gli fa una pippa.
Lui ha conosciuto i periodi craxiano, martelliano, berlusconiano, veltroniano, prodiano, montiano, renziano e ora sovranista (“se sovranismo significa tornare a produrre programmi in azienda, non mi dispiace”). “Sono un perdente di successo – dice, spiritoso – la politica non mi ha mai dato niente”. Ci mancherebbe. Infatti già nel 1987, precoce, “intervistava” Craxi per uno spot elettorale col garofano rosso all’occhiello, seduto su una sedia un po’ più bassa di quella del Capo. E nel 1989 gli scriveva: “Caro Bettino… in questi 10 anni ho prodotto molti dei programmi di Rai2 che hanno avuto più successo… Per questo ritengo che avrei potuto essere considerato un interlocutore nel momento dell’ennesima difficilissima scelta circa il destino della Rete 2… Non sono mai stato capace di spendere tempo nelle manovre di corridoio (sic, ndr) e nelle chiacchiere… Capirai lo sfogo ma anche l’amarezza di chi si sente a posto con la coscienza professionale e la lealtà politica, ma sempre scavalcato dai pregiudizi, dalle informazioni incomplete, tendenziose e forse cattive… Io credo di essere fatto così. Se servo, ci sono…”. La serva serve, diceva Totò. Nel ‘96, alla vigilia della scontata vittoria dell’Ulivo, presentò sobriamente Prodi a Mixer: “Il buon professore, il manager, il politico, l’uomo delle speranze on the road e dell’Antitrust, del liberalismo temperato e del federalismo fiscale. L’antidivo per eccellenza, il sorriso bonario e sereno, gli occhi roteanti e morbidi parlano con le pupille, dialogano con le sopracciglia, comunicano con il cristallino. Le mani, più che gesticolare, dicono”.
Nel 2011 Mauro Masi, intercettato nell’inchiesta P4 col faccendiere piduista Bisignani, spiegò ai pm di Roma: “Minoli mi veniva segnalato anche da Letta e quotidianamente da Amato”. Lui intanto aveva chiuso anzitempo Agrodolce, la fiction coprodotta da Rai Educational, da Luca Josi e dalla Regione Sicilia dopo una storiaccia di sprechi, raccomandazioni di amici, amiche e amici degli amici. Nel senso di personaggi in odor di mafia perché – dichiarò il suo braccio destro – “quando le produzioni vanno in Sicilia, devi sottostare alle regole legate alle tradizioni dell’isola: non puoi sceglierti liberamente le comparse che vuoi, c’è qualcuno che te le porta”. Purtroppo – aggiunse – “Josi mi fatto una scenata incredibile, dicendo che lui rapporti con mafiosi non li voleva avere mai e poi mai”. Insensibile alle tradizioni siciliane, tanto care alla Rai minoliana. E anche ai conflitti d’interessi, che sono la specialità della casa. Minoli è maritato con Matilde Bernabei, presidente di Lux Vide, asso pigliatutto delle fiction della Rai che lui potrebbe appaltare direttamente da presidente. Otto mesi fa i pochi adepti del suo Faccia a faccia su La7 lo videro lanciare un memorabile servizio con queste parole: “Continuiamo il viaggio tra le donne top manager d’Italia. Siamo andati a incontrare la presidente della Lux, la società di produzione che da circa 25 anni sforna in continuazione successi d’ascolti per la tv. Lei è Matilde Bernabei!”. Cioè la sua signora. Ma questo si scordò di precisarlo. Se no poi la gente chissà cosa va a pensare.
“Vietato ai Minoli”, di Marco Travaglio – Il Fatto Quotidiano – 8 agosto 2018

mercoledì 8 agosto 2018

E se un giorno, come per Daniele Gatti, qualche signora o signorina, non necessariamente musicista, volesse rovinare altri famosi direttori? Muti,Chailly,Pappano, ad esempio?

Ieri Massimo Fini, sul Fatto quotidiano, si è occupato del caso  del direttore d'orchestra  Daniele Gatti e, più genericamente, dei rapporti di attrazione fra uomo e donna, che si manifestano in diversi  modi e gradi che vanno dal corteggiamento normale a quello insistito, esagerato fino alla molestia e al rapporto sessuale costretto.  Non lui, ma altri in questi giorni hanno sottolineato che l'anomalia dei casi venuti fuori dopo Weinstein è resa ancora più grave dal fatto che un uomo di potere fa valere tale  suo potere nell'abbordare in maniera consentita o no  una persona dell'altro sesso - normalmente. Almeno così è andata finora. Il caso Gatti  contiene delle anomalie che non abbiamo mancato di segnalare nel nostro precedente post.

Ora però vogliamo considerare un altro caso, il più lontano ed impossibile, e cioè quello che vede una giovane donna  che, con le sue dichiarazioni su presunte avances insistenti ed anche pesanti o addirittura molestie subite, interrompe bruscamente la carriera di un uomo di potere. Limitiamoci alla musica, e consideriamo i casi di direttori famosi, come ve ne sono anche in Italia.

Prendiamo, ad esempio, giacchè siamo in Italia, i casi del nostri direttori più noti, Muti, Chailly, Pappano. Sicuramente nel corso delle loro rispettive carriere hanno incontrato migliaia di musiciste, fra cantanti strumentiste ecc... alle quali, probabilmente, potrebbero aver fatto dei complimenti,  o delle avances, senza calpestare il buon gusto e mancare di rispetto e magari siano state prese male ... non consideriamo  il fatto che fossero brave o meno. E mettiamo, per ora, da parte anche il fatto che possa essere accaduto a questi direttori che qualche donna desiderosa di far carriera abbia loro  offerto le proprie grazie ed i propri favori  sessuali e magari sia stata rifiutata e perciò, anche a distanza di molti anni, mediti vendetta.  Se accadesse a questi direttori un fatto simile, verrebbero licenziati in tronco, come è accaduto a Gatti, o si procederebbe con i piedi di piombo, come si suol dire - e come forse avrebbero dovuto fate anche i dirigenti del Concertgebouw con Gatti?

Consideriamo invece il caso in cui qualcuna di esse sia stata redarguita, coram populo (chissà quante volte è accaduto) anche fino all'offesa. E che intenda vendicarsi, nel caso in cui fosse stata  corteggiata con insistenza dal direttore, senza acconsentire, e ritenga che quell'offesa pubblica sia  conseguenza del suo rifiuto. E che possa imbastire, per vendicarsi, una storia contro il direttore, magari soltanto  rendendo più forti  le tinte. E che, per questo si rivolga ad un giornale, e non ad un tribunale e non a poca distanza dall'accaduto - come sarebbe stato logico - ma dopo molti anni. Esattamente come è accaduto per Gatti.

L'Orchestra di Chicago, la Scala o Santa Cecilia agirebbero contro i rispettivi direttori alla stessa maniera in cui ha reagito l'Orchestra di Amsterdam con Gatti, licenziandolo in tronco? E rovinandogli carriera e vita, per fatti, forse  neppure di grande rilevanza,  ed assolutamente isolati, accaduti una ventina di anni  prima fra il nostro direttore, ancora giovane e senza neanche tanto potere, e due cantanti?

D'altro canto  un direttore accusato sui giornali - senza che si sia dimostrata la sua colpevolezza relativa - con quale faccia si presenta sul podio della sua orchestra, e continua come se nulla fosse accaduto? Forse la decisione dell'Orchestra di Amstredam ha preso in considerazione tale fatto, oltre al generico 'comportamenti inappropriati'  nei confronti di alcune musiciste di quell'orchestra, come era scritto nell'atto di licenziamento in tronco, non ulteriormente specificato.

Forse pretendere dalle signore accusatrici un pò più di responsabilità e cautela non è fuori luogo, specie se nei casi in cui la differenza fra il corteggiamento o le avances  e le cosiddette molestie  è labile. Come anche  pretendere da qualche maschio predatore di comportarsi come dio comanda.

Appello di Cacciari e di altri in difesa dei valori della nostra civiltà e cultura


La situazione dell’Italia si sta avvitando in una spirale distruttiva. L’alleanza di governo diffonde linguaggi e valori lontani dalla cultura — europea e occidentale — dell’Italia. Le politiche progettate sono lontane da qualsivoglia realismo e gravemente demagogiche. Nella mancanza di una seria opposizione, i linguaggi e le pratiche dei partiti di governo stanno configurando una sorta di pensiero unico, intriso di rancore e risentimento. Il popolo è contrapposto alla casta, con una apologia della Rete e della democrazia diretta che si risolve, come è sempre accaduto, nel potere incontrollato dei pochi, dei capi. L’ossessione per il problema dei migranti, ingigantito oltre ogni limite, gestito con inaccettabile disumanità, acuisce in modi drammatici una crisi dell’Unione europea che potrebbe essere senza ritorno.

L’Europa è sull’orlo di una drammatica disgregazione, alla quale l’Italia sta dando un pesante contributo, contrario ai suoi stessi interessi. Visegrad nel cuore del Mediterraneo: ogni uomo è un’isola, ed è ormai una drammatica prospettiva la fine della libera circolazione delle persone e la crisi del mercato comune. È diventata perciò urgentissima e indispensabile un’iniziativa che contribuisca a una discussione su questi nodi strategici. In Italia esiste ancora un ampio spettro di opinione pubblica, di interessi sociali, di aree culturali disponibile a discutere questi problemi e a prendere iniziative ormai necessarie. Perché ciò accada è indispensabile individuare, tempestivamente, nuovi strumenti in grado di ridare la parola ai cittadini che la crisi dei partiti e la virulenza del nuovo discorso pubblico ha confinato nella zona grigia del disincanto e della sfiducia, ammutolendoli. Per avviare questo lavoro — né semplice né breve — è indispensabile chiudere con il passato ed aprire nuove strade all’altezza della nuova situazione, con una netta ed evidente discontinuità: rovesciando l’ideologia della società liquida, ponendo al centro la necessità di una nuova strategia per l’Europa, denunciando il pericolo mortale per tutti i paesi di una deriva sovranista, che, in parte, è anche il risultato delle politiche europee fin qui condotte.

C’è una prossima scadenza, estremamente importante, che spinge a mettersi subito in cammino: sono ormai alle porte le elezioni europee. C’è il rischio che si formi il più vasto schieramento di destra dalla fine della Seconda guerra mondiale. La responsabilità di chi ha un’altra idea di Europa è assai grande. Non c’è un momento da perdere. Tutti coloro che intendono contribuire all’apertura di una discussione pubblica su questi temi, attraverso iniziative e confronti in tutte le sedi possibili, sono invitati ad aderire.

Gli altri firmatari: Enrico Berti Michele Ciliberto Biagio de Giovanni Vittorio Gregotti Paolo Macrì Giacomo Manzoni Giacomo Marramao Mimmo Paladino

Nell’elenco dei firmatari dell’appello di Massimo Cacciari ieri non sono stati pubblicati i nomi di Maurizio Pollini e Salvatore Sciarrino. Ci scusiamo con gli interessati e con i lettori.

L'ordine dei giornalisti risponde a Vito Crimi ( da Primaonline)




“Tutto vero quel che dice il senatore Crimi: ha avuto la cortesia di convocarci e ci siamo parlati della nostra idea di profonda riforma dell’accesso all’Ordine dei giornalisti e della sua posizione abolizionista. Noi non intenderemmo alimentare polemiche, ma semplicemente andare avanti nel nostro cantiere, senza pressioni e condizionamenti di alcun tipo”. Lo ha affermato il presidente dell’Ordine Nazionale dei Giornalisti, Carlo Verna, replicando a quando detto del sottosegretario all’editoria,  Vito Crimi, questa mattina, nel corso di un’audizione in Commissione Cultura.

Carlo Verna
“Dobbiamo far osservare però che l’elezione dell’attuale gruppo dirigente dell’Ordine su un programma riformista e senza bisogno di “contratti” per governare la gestione dell’ente, precede di qualche mese le elezioni politiche; che chi invece un “contratto” ha dovuto stipularlo non vi ha previsto l’abolizione del soggetto chiamato a vigilare sulla correttezza deontologica e sul rispetto della verità a tutela dei cittadini; che è poco gradevole pensare che una proposta sulla quale la categoria sta lavorando e discutendo veda un governo fare a giorni alterni aleggiare la matita rossa e blu.”
“Soprattutto se è lo stesso governo attenzionato in queste ore dagli organismi internazionali che si occupano di libertà di stampa sulla questione fondamentale dell’autonomia del servizio pubblico,in cui una pessima legge rischia di essere finanche superata nell’applicazione in perversa attribuzione all’esecutivo di qualunque scelta, persino in presenza di una previsione di una maggioranza qualificata di garanzia”.
“Nessuno pensi che minacce abolizioniste dell’Ordine possano tacitare i giornalisti”, ha concluso Verna.
Anche i vertici della Fnsi, Beppe Giulietti e Raffaele Lorusso si sono espressi sulle parole del sottosegretario Vito Crimi, schierandosi al fianco di Carlo Verna. “Condividiamo e facciamo nostra la giusta presa di posizione di Carlo Verna, presidente dell’Ordine nazionale dei giornalisti, in risposta alle non velate minacce di scioglimento dell’ente arrivate dal sottosegretario Vito Crimi”, hanno scritto in una nota.
“Da chi ha la delega in materia di editoria ci saremmo attesi l’annuncio di una prossima riforma dell’editoria, un sostegno a chi contrasta il lavoro precario, un rinnovato impegno a sostenere chi, come Carlo Verna e le colleghe e i colleghi dell’ordine nazionale e degli ordini regionali, sono impegnati in un fatico processo di autoriforma, di tutela dell’articolo 21 della Costituzione e della libertà di informazione, di contrasto al linguaggio dell’odio e alle centrali della disinformazione organizzata e finalizzata alla distruzione della funzione di mediazione tipica del giornalista”.
“A meno che non sia proprio questa attività e questo impegno a disturbare chi non ama , in Italia e non solo, l’esistenza di una stampa non subalterna ai “Signori della rete”.

Giuseppe Giulietti e Raffaele Lorusso (Foto ANSA/GIUSEPPE LAMI)
“Dal sottosegretario Crimi ci attendevamo e ci attendiamo un invito al suo collega Bonafede ad avviare un pubblico confronto per portare a compimento una riforma dell’ordine condivisa e una immediata abrogazione di quelle norme che ancora prevedono il carcere per i cronisti e consentono di usare le querele temerarie o è proprio strumento di intimidazione nei confronti dei cronisti che indagano su malaffare e corruzione”.
“La Fnsi – si legge in conclusione – appoggerà tutte le iniziative che l’Ordine dei giornalisti promuoverà a sostegno della autonomia della professione e della libertà di informazione”.

Anche Vito Crimi partecipa al gioco del grido: al lupo al lupo!. Ha senso che esista ancora l'Ordine dei giornalisti? ( dal blog di Franco Abruzzo)

(StudioCataldi.it -  8.8.2018 - di Redazione – Abolire l'ordine dei giornalisti? Se ne riparlerà ad ottobre, dopo il processo di autoriforma in corso. Solo allora si potrà decidere se abolire o meno l'Odg. Ad annunciarlo, nel corso della sua audizione in Commissione Cultura della Camera, è il sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega all'informazione e all'editoria, Vito Crimi. "Ha senso ancora che l'Ordine dei giornalisti esista? Ha svolto la funzione che dovrebbe avere?" sottolinea, ma ribadisce "anziché fare subito un decreto di abolizione dell'Odg ho avuto l'accortezza di incontrare i nuovi vertici dell'Ordine dei giornalisti". La prima preoccupazione, spiega Crimi, "è stata quella di attendere questo processo di autoriforma generale che stanno cercando di mettere in atto. Una proposta ad ampio raggio che non riguarda solo la governance ma anche l'accesso alla professione" Ad ottobre, questi interventi dovrebbero essere proposti e solo in seguito, afferma il sottosegretario "faremo le nostre valutazioni se ancora ci sono i presupposti per abolire l'Ordine del giornalisti sarò qui a proporvelo". Se si deciderà in tal senso, spiega ancora Crimi, "ovviamente andrà rivisto tutto il sistema perché è chiaro che oggi l'iscrizione all'Ordine comporta automatismi che oggi sono legati all'iscrizione e domani no". Bisogna parlare oggi "delle nuove professioni, di un nuovo modo di fare informazione. C'è l'insieme dei comunicatori, dei social media manager, tutto un nuovo tema: non è solo l'informazione condivisa, ma un'informazione nuova e diversa con strumenti diversi" precisa davanti alla commissione. "Va poi affrontata la professionalità di queste persone, il riconoscimento, come gestirle, come inquadrarle – inoltre conclude - c'è il tema, ancora irrisolto, dei    giornalisti nell'ambito delle amministrazioni pubbliche, dei loro contratti".-IN https://www.studiocataldi.it/articoli/31471-giornalisti-al-vaglio-l-abolizione-dell-ordine.asp