Abbiamo capito la tecnica. Se dici che presenti un'inchiesta e se anticipi i risultati sui grandi mezzi di comunicazione e regali anche CD, una rivista qualche copia in più la vende. Perchè sia chiaro a tutti: una rivista di musica seria - pesante, classica o 'musica e basta', l'ultima trovata di qualche associazione con deficit mentale - in Italia vende qualche migliaio di copie, in parte dovute all'allegato CD. CD + rivista al prezzo di poco più di 10 Euro, per chi non ha CD, è un affare. E la rivista? Serve solo per non far alzare l'IVA del CD, comprato dai fondi di magazzino delle multinazionali e venduto senza l'IVA regolamentare, perchè venduto 'come allegato redazionale alla rivista'. La stessa strada tentata anni fa da un'altra rivista che oggi è in affanno - e ce ne dispiace.
Però non si può dire che le inchieste ed i sondaggi, al ritmo di uno al mese, non influiscano sulle vendite, se ogni mese, proprio a causa di quelle inchieste/sondaggi, i lettori hanno qualche sorpresa. Come quella, ad esempio, relativa al più grande cantante del secolo scorso che ha dato un risultato davvero sorprendente che neanche le più acute previsioni avrebbero potuto azzeccare: Maria Callas. Chi lo avrebbe potuto immaginare? E chi è questa signora - si saranno chiesti i lettori della rivista?
Sorprese maggiori dall'inchiesta sulle migliori orchestre, dove la sorpresa è stata che la migliore è quella del'Accademia di Santa Cecilia di Roma. Ora, anche a noi che all'orchestra romana vogliamo un bene enorme pari alla stima, ci è sembrato un risultato davvero imprevedibile, ma meritato se lo dice la ben nota rivista, forte del parere dei 50 critici interpellati ogni volta, al punto che neanche i Wiener o i Berliner retrocessi, hanno potuto nulla obiettare.
Sul numero di questo mese l'inchiesta ancora più accattivante riguarda il pubblico delle fondazioni liriche e del melodramma in generale, in Italia. 'Dal 2008 al 2013 l'opera ha perso in Italia 100.000 spettatori' . Con questa agghiacciante rivelazione si apre l'inchiesta in questione. Poi per mitigare ed attutire il colpo, al termine spettatori si sostituisce 'ingressi'. Cioè a dire quando si parla dei centomila non si intende necessariamente spettatori 'paganti', perchè le cifre aggiornatissime della SIAE, date in esclusiva alla nota rivista, riguarderebbero paganti e 'portoghesi', i quali ultimi, nel teatro che abbiamo più frequentato negli ultimi anni, popolavano platea e palco 'reale' - una vergogna tutte quelle quelle facce note in ben altri ambienti prendere posto nel palco di rappresentanza a Roma.
Ma anche perchè non si capirebbe il grandissimo divario fra le entrate di botteghino di due teatri che hanno un pubblico non differente quanto sarebbe, proporzionalmente, logico attendersi.
Insomma fra tutti i teatri si sarebbero persi, nel giro di cinque stagioni, 100.000 posti fra ingressi e pubblico pagante; ma nel 2013 la tendenza a perdere pubblico si sarebbe invertita, essendoci stati quasi 50.000 spettatori in più - che, naturalmente, si spera paganti. Una piccola svista della rivista che non ci dice se , a causa di tale aumento, nei cinque anni presi in esame, la diminuzione del pubblico sarebbe di 50.000 circa.
In cima alla classifica dei teatri virtuosi per produzione e pubblico la Fenice di Venezia, altra rivelazione.
Naturalmente ci sono delle eccezioni. Bari, ad esempio, fa sapere la acutissima inchiesta, nel 2008 aveva un teatrino dove era ospitata la stagione lirica, pochi posti e pochissimi spettacoli; nel 2013 si è svolta invece al Petruzzelli, teatro grandissimo e qualche titolo in più che portano l'aumento al 250% in più. Questo miracolo davvero era inimmaginabile.
La Scala avrebbe avuto, secondo l'inchiesta, il maggior calo di presenze nel quinquennio?. E' così oppure i calcoli sono stati fatti sulla presunzione di presenze?
Alla crisi economica che alla fine non poteva non toccare anche i teatri, nell'inchiesta si fa un rapido accenno.
E, poi, rivela l'inchiesta: i teatri chiedono finanziamenti triennali, riduzione dell'IVA su biglietti, accesso al 'fondo salvateatri' anche da parte di teatri che intendono investire senza che abbiamo buchi di bilancio; cancellazione dell'IRAP... argomenti questi di cui per la prima volta sentiamo parlare.
Insomma senza l'inchiesta mensile, che ci porta 'chiara e forte' la voce della classica, non possiamo più vivere.
Stiamo pensando, per emulare il successo delle inchieste della nota rivista, di proporvene una anche noi, ma dovete concederci del tempo, per riflettere, per non fare un buco nell'acqua. Perchè emulare la nota rivista non è impresa semplice.
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