Scrive bene oggi De Vico sul Corriere, quando ammonisce i sindacati - impegnati attualmente in diverse situazioni critiche ( Alitalia, Opera di Roma, Parlamento) a non autoestromettersi dalla storia. Pochi rivoltosi - diciamo anche facinorosi - si battono in difesa di impresentabili ed indifendibili privilegi e rendite di posizione. All'Alitalia i piloti - una sottocategoria superprivilegiata, all'Opera di Roma, scende sulle barricate addirittura la spalla dell'orchestra ; in Parlamento la cagnara di sigle sindacali per difendere i propri iscritti ed insieme i privilegi di impiegati di vario grado e responsabilità che hanno compensi da cortigiani.
Se si considera che oggi in cronica carenza è il lavoro non il suo compenso, se quei pochi irriducibili tenessero duro, andrebbe in fumo il riassetto dell'Alitalia e dell'Opera di Roma con moltissimi dipendenti a casa, e persisterebbe la vergogna dei dipendenti del Parlamento i quali mentre il paese brucia, continuano a fare bisboccia.
Naturalmente il discorso vale anche per i politici, 'fuoridelmondo' come e peggio dei sindacalisti, che non riescono a capire che l'attività politica è un onore ed anche un dovere civile, e non l'occasione per far soldi, acquisire potere e distribuire elemosine. Ci ha sorpresi quel che ha detto la compagna parlamentare di Bondi, parlamentare anch'egli già ministro e cantore del capo, alla richiesta di spiegare l'assunzione di suo figlio, studente in architettura, al CSC (centro sperimentale di cinematografia), dipendente dal Ministero del suo compagno: "perchè i figli dei parlamentari non possono avere contratti di lavoro?" Ha ragione signora, anche i figli dei parlamentari devono poter lavorare, solo che i contratti di lavoro non ci devono essere solo per i figli dei parlamentari, i quali, a differenza di buona parte dei cittadini, possono anche mantenere agli studi i loro rampolli; mentre invece vogliono metterli sul groppone dei cittadini. Se uno pensa alle scarse qualità personali e professionali di tanti parlamentati messi lì dai capipartito, vien voglia di scendere in piazza. Per quanti, troppi, di loro, vale il detto: dentro il vestito niente.
La constatazione si unisce anche a delusione quando si legge di uno come Blair, ad esempio, ambasciatore per il Medio Oriente dell'Europa, il quale mentre in Israele ad a Gaza ballano sui missili, lui organizza e partecipa alla grandiosa festa di compleanno della sua mogliettina Cherie.
Torniamo ai sindacati. In una intervista di Simona Antonucci a Bonanni, sul Messaggero di oggi, il segretario generale CISL, richiesto di un parere sugli scioperi di questi giorni e sulle rivolte sindacali che mettono in forse importanti accordi industriali, così si esprime: Esiste un codice sindacale sottoscritto da tutti, nel quale si dice chiaramente che una decisione assunta a maggioranza deve essere accettata dalla minoranza". Non c'è scampo. E' così.
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