lunedì 29 febbraio 2016

Morricone vuole fare un film. Ecco il soggetto

Senza musica nel paese che non c’è.
Ennio Morricone, all’indomani della sua esperienza di presidente della giuria del Festival internazionale del film di Roma, rivela un suo soggetto cinematografico raccontato tanti anni fa a Pasolini e Fellini, e successivamente anche a Montaldo.
Questo è in realtà un soggetto cinematografico vero e proprio che raccontai la prima volta molti anni fa a Pasolini, mentre lavoravo ad uno dei suoi film.
C’era una volta un paese perfetto, straordinario, dove regnava una pace sociale fantastica. Tutti si volevano bene. Un paese che tutti noi vorremmo esistesse davvero. Questo paese non aveva un governo, aveva tuttavia un capo che, giustamente, si compiaceva della situazione in cui viveva il suo popolo. Il quale popolo, per mostrare a tutti il proprio stato d’animo, sfruttava i colori dei vestiti: il bianco contraddistingueva chi era sereno, i colori scuri quelli che sereni non Senza musica nel paese che non c’è Quel popolo, inoltre, non conosceva l’orologio, perché l’orologio avrebbe procurato ansia. Un paese quasi inerte. Un giorno, al capo di quel popolo venne in mente che c’era ancora qualcosa capace di turbare gli animi del suo popolo: era la musica, in grado di modificare profondamente gli animi. E così la bandì dal suo paese. La sua proibizione trovò consenzienti alcuni cittadini, ma dissenzienti altri che si coalizzarono per eludere quel divieto.
Imponendo quel divieto al suo popolo, il capo divenne un dittatore. Ma le naturali inflessioni melodiche del parlare ed il conseguente ritmo, non potevano essere eliminati del tutto. Di conseguenza, coloro i quali dissentivano da quella imposizione sfruttavano qualunque occasione, anche quelle offerte dalla quotidianità, per dar vita ad una parvenza di melodia e di ritmo. Tutti parlavano come robot, senza inflessioni. I suoni di tutti i giorni diventarono una ‘nuova’ musica, ma organizzata. La situazione volgeva verso la tragedia e il capo/dittatore avvertiva questa contrapposizione, pur non dichiarata.
Una notte fece un sogno. Sognò che andando sulla riva del mare quando il mare diventava verde, cioè verso le prime ore del pomeriggio - in quel paese era il mutare del colore del mare a scandire le ore del giorno - avrebbe avuto una grande rivelazione. Sperando di far tornare la pace sociale, raccontò al suo popolo questo sogno, e capo e popolo si recarono il giorno convenuto ed all’ora convenuta, in riva al mare. E cosa accadde? Accadde che, uscendo disordinatamente dalle acque, s’erano dati convegno davanti a quella folla, tutti i grandi musicisti della storia, i quali cantavano e suonavano la loro musica (Nel montaggio, questo racconto ‘cinematografico’, prima commentato dalla mia musica, prevedeva che, alla fine, tutti i più grandi musicisti cantassero insieme). Il capo comprese la lezione e tolse quel suo dannoso divieto.
Cosa insegna questa storia? Insegna che la musica vinse, e che in quel paese tornò la serenità. Quando lo raccontai a Pasolini, gli diedi inizio e fine del racconto; il resto avrebbe dovuto inventarlo lui. Ero molto interessato a capire come Pasolini avrebbe immaginato la rivoluzione di quei cittadini che, non potendo fare a meno della musica, sfruttavano ogni mezzo per eludere quel divieto, senza dare nell’occhio. Pasolini, alla fine del racconto, chiamò Fellini a telefono, il quale ci raggiunse in taxi immediatamente; feci anche a lui lo stesso racconto e, dopo averlo ascoltato , disse:“vorrei fare un film su questa storia, adesso, però, non posso perché devo fare un film su San Paolo” - il film su San Paolo non l’ha mai fatto. Non fece mai neanche quel mio film, ma poco dopo fece ‘Prova d’orchestra’. Anche lì c’è la rivoluzione per scelta dei musicisti, anche se spostata: prima la rivoluzione e poi l’arrivo del direttore che distrugge con un fortissimo colpo di gong la rivoluzione dei musicisti e li comanda a bacchetta.

Non voglio apparire presuntuoso, ma l’idea di ‘Prova d’orchestra’ c’era in quel mio racconto: il dittatore /direttore fa rinascere la musica, anche se tristissima. La mia ‘favola’ insegna che la musica è indispensabile, fa parte della nostra vita, e che i cittadini di quello strano paese, quando si resero conto di non poterne fare a meno, trasformarono in musica i suoni di ogni giorno.( Music@,2012) 

Morricone Oscar 'alla carriera'. 25 febbraio 2007 (da Music@,marzo-aprile 2007)

Finalmente l’Academy ha messo fine all’inspiegabile ed ingiusto procrastinarsi dell’attribuzione dell’Oscar per la musica da film a Ennio Morricone, classe 1928 – che forma, maestro! - dopo ben cinque ‘nominations’ degli anni passati, andate a vuoto per ragione quasi esclusivamente commerciali, attribuendogli l’Oscar ‘alla carriera’, graditissimo dal musicista. 
Morricone apprendendo la notizia direttamente dal direttore dell’Academy, via telefono e in ore in cui stava “per andare a letto” – ha dichiarato, con il suo solito candore – s’è detto ovviamente felice e non è stato a discutere se l’Oscar alla carriera fosse inferiore a quello per un singolo film, o addirittura superiore. L’ha a lungo atteso, ed ora che l’ha finalmente ricevuto, si gode il grande riconoscimento, che segue di poche settimane i trionfi newyorkesi, compreso quello al Palazzo dell’Onu, davanti ai potenti del mondo. 
Morricone (insieme a Nino Rota) è il musicista italiano che al cinema ha dato la più bella musica, più bella di quella che altri italiani, ‘Oscar’ anch’essi, hanno potuto realizzare. Perché Morricone (e Rota) a differenza degli altri, è un musicista vero, di gran classe e con una formazione musicale superlativa. E, a dimostrazione che tanti film, senza la loro musica, non sarebbero gli stessi, e difficilmente avrebbero raggiunto la grande notorietà, vogliamo raccontarvi un aneddoto assai istruttivo. 
Nel sud della Spagna, dalle parti di Almeria, in un ambiente che sembra il paesaggio delle montagne rocciose ricostruito in terra spagnola, ancor oggi esiste ed è meta di un turismo crescente, ‘Western Leone’, set di tanti film del grande regista, mai smantellato. All’interno, l’ufficio dello sceriffo, di fronte il patibolo per i malfattori, la stalla, il bar, la chiesa, alcune case tutte di legno. A guardia di quel set, intatto da decenni, strani individui, mezzi ubriachi, cinturone e pistole in vita. Quegli strani individui, attendono il segnale della colonna sonora di Morricone. Allora si alzano, barcollanti, tirano fuori la pistola in atteggiamento minaccioso, e attaccano per la gioia dei numerosi turisti che ogni giorno lo visitano, a girare - registi di se stessi - l’ennesimo western, con la musica di Ennio Morricone. Musica da Oscar!  
                                                                                                                                (da Music@.2007) 

Ennio Morricone ed il plagio

Cinque o sei anni fa  intervistammo Ennio Morricone per il mensile Class ( n.306. 2011), nella sua bella casa romana. Il maestro, che conosciamo da molto tempo, ci accolse con la solita simpatia e gentilezza. Ad un certo punto, senza che le nostre domande gliene avessero dato occasione, tirò fuori l'argomento plagio, ricordando con precisione un articolo che  avevamo scritto per 'Il Giornale' alcuni anni prima, a seguito di un  suo concerto, senza che mai nel lasso di tempo intercorso fra l'uscita di quell'articolo e l'intervista, ci avesse mosso un qualche rimprovero, come invece fece  nel corso dell'intervista.
 Cosa avevamo scritto di così grave da innervosire il placido - in apparenza - Morricone? In quel concerto, del quale riferimmo su 'Il Giornale', accennavamo alle musiche scritte per 'La sconosciuta' di Tornatore - speriamo di  ricordare bene - nelle quali il brano 'principale' - il tema, per semplificare (speriamo di non ricordare così male da innervosire ancora  il  nuovamente premio Oscar, al suo ritorno in Italia) nelle prime 'quattro' note riprendeva le stesse note del tema principale - nel caso in questione  più facilmente da riconoscere ed identificare - scritto da Nicola Piovani per 'La vita è bella' di Benigni, vincitore anch'esso dell'Oscar per la musica.
 Morricone si alzò dal divano, andò al pianoforte e ci fece quelle quattro note, facendoci notare come quelle quattro note sono quattro delle sette che compongono la scala musicale e che chissà quanti altri milioni di volte ricorrono nelle musiche più disparate e perfino nello stesso ordine, in cui ci era parso di ascoltarle sia in Piovani che nella sua musica per il film di Tornatore. Insomma, ci disse Morricone, quattro note non sono nulla - anche nel caso di quelle quattro note 'magiche' ricavate dal nome BACH - e non possono essere giudicate in sé; è il contesto, il complesso di una frase o di una armonia, nel caso fossero usate in senso verticale, in un discorso, a deciderne per il valore e per la specifica identificazione e paternità, come appartenente ad uno o a all'altro fra i compositori di tutti i tempi.
 Sì, ma quelle note....pensavamo.
 Morricone non soddisfatto, ci condusse nel suo studio privato, ed aprì una specie di 'bibbia' che riporta  di tutta la musica conosciuta, gli 'incipit', facendoci notare, aprendo la bibbia a caso che un medesimo incipit si riscontri nelle opere  di musicisti diversissimi, vissuti in epoche diverse, ed in paesi distantissimi fra loro, e senza che nessuno avesse - in molti casi - avuto conoscenza della musica degli altri.
Voleva convincerci, che tutta la musica può essere  considerata frutto di plagio, se si trattano le poche note della scala musicale occidentale, con il sistema del 'conto della serva'. E che perciò, se tutti possono essere accusati di plagio,vuol dire che nessuno può esserlo. Con buona pace dei Subsonica che, però - secondo quanto hanno dichiarato - scherzavano quando hanno detto che Morricone  li aveva copiati.

domenica 28 febbraio 2016

Ennio da OSCAR. Finalmente Morricone

Da tempo  Ennio Morricone meritava l'Oscar per la musica da film, lui che di musiche da film ne ha composte a centinaia ( oltre cinquecento),  molte delle quali indimenticabili e meravigliose, sono immediatamente riconoscibili  e riconducibili a lui; ma si sa come nascano il più delle volte  le decisioni per tali premi e quanto conti la nazione di appartenenza rispetto all'industria in  questione che è pravalentemente americana.
Certo  anche in America ci sono autori di colonne sonore notissimi e molto bravi, come e quanto Morricone, colonne dell'industria cinematografica mondiale, ma ciò non può voler dire che a vincere gli Oscar debbano essere sempre , o prevalentemente, musicisti legati  strettamente all'industria cinematografica americana.
Per questo, già coscienti dell' evidente ingiustizia, nel 2007 diedero ad Ennio Morricone un 'Oscar alla carriera', che era  come una sorta di 'mea culpa' ed un atto per mettersi a posto la coscienza. Il compositore, allora, aveva   era vicino agli 80 anni, e forse i giurati pensarono di non arrivare in tempo per un Oscar 'vero' - non come quello 'alla carriera'. Invece Morricone li ha fregati tutti e alla bellezza di 87 anni, dopo nove anni dal precedente, il suo Oscar per un film preciso se l'è portato a casa. Il primo e vero Oscar , e non è detto che nei prossimi anni non se ne meriti ancora uno, magari per il prossimo film di Tarantino, per il quale è già prenotato come autore delle musiche.
 Adesso non potevano ancora sbagliare. Un film ben accolto, di un regista americano - anche se né film né regista hanno ricevuto una candidatura agli Oscar di quest'anno - con la musica del più noto compositore 'da film' italiano, conosciuto nel mondo più di chiunque altro: il 'Pavarotti' delle colonne sonore, dopo Nino Rota, che ebbe ad attendere anche lui,  proprio come Morricone, l'unico Oscar, dopo i tanti grandi film con Fellini, quando scrisse le musiche per 'Il padrino' di Coppola ( l'unico altro italiano a vincere l'Oscar è stato Nicola Piovani', al quale l'ambito riconoscimento è giunto in tempo, per 'La vita è bella' di  Roberto Benigni).
 In Italia ora siamo tutti con Morricone e gioiamo con lui. Nel caso di Morricone e della musica, per fortuna, non si ripeterà lo sconcio che ebbe a verificarsi molti anni fa quando ad un altro grande italiano, Dario Fo, venne assegnato il Nobel per la letteratura, e ci si interrogò, soprattutto in Italia, se quel riconoscimento lo meritasse o no. Dario Fo, proprio qualche settimana fa, in una lunga intervista al Corriere, si è lamentato della accoglienza tiepida riservatagli in quella occasione. Ma una ragione c'è. Le parole risultano più dirompenti, all'apparenza, di tanta musica la cui carica rivoluzionaria, difficilmente si individua in un paese di  analfabeti musicali, come indusse a pensare, tanto per fare un esempio fra i più lampanti, ai suoi tempi la musica di Sciostakovic che, alle orecchie dei sovietici, fece più sconquassi dei cannoni e dei fucili.
 Non fu abbastanza rivoluzionaria anche la musica di  sia Mozart che di Beethoven, ai quali in questi giorni molti hanno fatto riferimento osannando il compositore Morricone? Sì che lo fu, ma in ambedue i casi occorreva essere in possesso delle chiavi di lettura per venirne a capo, e molti non ne erano in possesso.
Ora, bando a chiacchiere ed a  sofisticati  'distinguo', gioiamo tutti con Ennio.

sabato 27 febbraio 2016

Banda Musicale dell'Esercito Italiano. Si ricomincia in grande stile nel nuovo Auditorium alla Cecchignola-Roma

Ieri sera, nell'Auditorium, intitolato al suo primo direttore, il m. Amleto Lacerenza - una discendenza musicale, nativa come noi di Trinitapoli, che ha avuto negli ultimi esponenti Michele e Rosario, due fra i più conosciuti musicisti -  la Banda dell'Esercito diretta dal m.Antonella Bona, ha tenuto il concerto inaugurale di stagione, che quest'anno si annuncia ricca sia sul piano dei concerti che su quello discografico, quest'ultimo intensificato l'anno passato.
 L'Auditorium, di recente costruzione, sito nella caserma 'G.Mameli' della cittadella militare della Cecchignola,  a Roma, è stato inaugurato pochi  anni fa ( alla fine del 2012) alla presenza di Riccardo Muti che, si sa, ha sempre mostrato una attenzione particolare verso le bande musicali (meglio precisare che si tratta di bande 'musicali', a scanso di equivoci, in un paese in cui di bande d'ogni tipo, anche malavitose, si legge quasi ogni giorno) ed ha anche voluto, in quell'occasione, dirigerla nel concerto inaugurale. Da allora l'Auditorium, che ha una discreta capienza,  ospita le prove della banda oltre che i concerti 'in sede'.
 La Banda, alla quale si accede con regolare concorso ed in possesso di diploma di Conservatorio fornisce assai spesso  'fiati' ad orchestre, anche le più titolate, perché tale organismo musicale  esige dai suoi componenti capacità e prestanza, tali e quali quelle delle comuni orchestre  non di soli fiati; qualità di cui si è ascoltato essere provvisti tutti gli strumentisti ed in particolar modo le prime parti,  impegnati in più casi in ruoli solistici, nel non facile programma di ieri sera, costruito su due pezzi forti: una 'suite' dal 'Lago dei cigni' di Ciaikovskij, e dai 'Pini di Roma' di Respighi,  in questo caso in una trascrizione coloristicamente sgargiante ma anche ritmicamente esigente, firmata da Yoshihiro Kimura, made in Japan, un paese che riserva al repertorio per complesso di fiati attentissima cura e notevole pratica.
 Nel concerto di ieri sera alla banda si erano uniti alcuni giovani strumentisti del Conservatorio di Santa Cecilia ( pianoforte, contrabbassi ed arpa), accompagnati dal loro direttore.  Tra le fila degli strumentisti spiccava la presenza di 'una' strumentista ( clarinetto basso) che però non è l'unica nella Banda dell'Esercito ( in organico ve ne sono altre due)  che attesta come l'apertura alle donne è arrivata nell'esercito - e di conseguenza nella sua banda - già da qualche anno. Apertura massima nel caso del podio, che è oggi affidato al Capitano, m. Antonella Bona,  già vice maestro della banda, che oggi funge da maestro, dopo che il suo predecessore, m. Fulvio Creux , ha lasciato l'incarico.
 Il m. Bona vanta un curriculum di prestigio, già abbastanza lungo. Noi la notammo la prima volta in occasione di una Festa della Repubblica, il 2 giugno di qualche anno fa, quando a due passi dall'Altare della Patria dirigeva la Banda per la  parata militare.  Poi la intervistammo,  perché grande era la nostra curiosità di sapere come una banda militare, fatta di soli uomini,  accettava di mettersi agli ordini di un direttore, un capo, donna.
 Preparazione, autorevolezza e  buone maniere devono aver evidentemente aiutato il m. Antonella Bona, nel processo non facile di accettazione, se oggi - come ha dimostrato il concerto di ieri sera - la Banda la segue con attenzione ed asseconda in ogni sua richiesta che Lei porge con la sicurezza che solo un notevole e già solido affiatamento può garantire.
 A proposito di Bande, il concerto di ieri sera, ci ha fatto ripensare alla decisione del povero, non indimenticabile, ministro  Bondi - se non andiamo errati  fu proprio lui - di creare al Ministero un  apposito ufficio  incaricato di seguire le migliaia di bande italiane (4600 secondo l'ultimo censimento) alle quali le pubbliche amministrazioni hanno sempre pensato con grande distrazione, nonostante che tutti i musicisti di un certo rilievo e cultura, Muti compreso, si siano tante volte sbracciati per difendere il ruolo musicale, culturale e sociale che esse svolgono  in centri medi o piccoli del nostro paese.  Allora si parlò addirittura di una legge speciale a loro protezione.
Poi di quell'ufficio, affidato ad Antonio Corsi, e di quella legge non abbiamo avuto più notizie, come accade a tante altre  piccole grandi iniziative di valore che hanno fatto dell'Italia quello che è oggi - o era fino all'altro ieri- agli occhi del mondo, a cominciare dalla musica.

mercoledì 24 febbraio 2016

Accademie straniere a Roma. Villa Massimo, sede dell'Accademia Tedesca, la migliore

Mentre leggiamo sui giornali notizie relative alla programmazione delle Accademie straniere a Roma, da quella Americana a quella Francese, ci giunge un volume dall'Accademia Tedesca che ha la sede principale a Villa Massimo, ora chiusa fino a settembre per lavori di restauro, ed alcune altre dépèndences in città e fuori, diretta da tempo da Joachim Bluher.
 In tutte le Accademie, a maggior ragione nelle più prestigiose - e quella tedesca ovviamente non fa eccezione -  si preparano per i borsisti soggiorni produttivi e stimolanti, anche in accordo con alcune istituzioni culturali italiane della Capitale, e fra  le stesse accademie. Ma ciascuna ha un suo stile.

L'Accademia Americana, di cui abbiamo notizia almeno una volta l'anno dai giornali, organizza una festa che segna l'avvio della sua attività, e poi nel corso dell'anno ospita attività e manifestazioni frutto di collaborazioni con altre istituzioni, ad esempio con l'Associazione Nuova Consonanza ed il suo festival annuale.  Probabilmente ospita anche personalità americane, ma della loro presenza oggi  si sa poco o  nulla. Un tempo  non era così, e noi stessi negli anni Ottanta, venuti a sapere della presenza di Elliott Carter a Roma, lo invitammo a far parte della giuria del concorso di composizione 'Fogli d'album' bandito dalla nostra rivista 'Piano Time'.

L'Accademia di Francia, assieme a quella tedesca, è senza dubbio la più attiva, sebbene il nuovo corso, affidato alla direttrice fresca di insediamento - sulla cui nomina molti rumors sono circolati in Italia ed in Francia - si è avviato con un passo falso. Con una foto che ha fatto il giro della rete, nella quale i borsisti residenti erano ritratti arrampicati su una delle statue monumentali, storicamente  una delle più importanti, del giardino dell'Accademia di Villa Medici. Quella foto inaugurale del nuovo anno accademico è stata letta come una profanazione, un insulto alla storia di Villa Medici, che con direttori di diverso spessore mai e poi mai si sarebbe vista.  Ma ciò oggi è accaduto anche perchè nella scelta dei direttori, negli ultimi anni, contano molto le amicizie con l'attuale inquilino dell'Eliseo e con la sua compagna, attrice, che appare e scompare, ma che evidentemente  il presidente ascolta anche a distanza.

All'Accademia Tedesca questo non sarebbe mai accaduto e mai accadrà. La sede principale romana, a Villa Massimo, rappresenta per i borsisti un privilegio ed una occasione unica per lavorare ai propri progetti, lavoro che l'accademia asseconda e sostiene, con uno stile che definire tedesco, nel senso di sostanziale e di attenzione alle cose che contano davvero, non è fuori luogo.
 Ci spieghiamo. Noi una conoscenza più da vicino dell'Accademia ce la siamo fatta  subito dopo il terremoto aquilano, quando ospitammo sulla nostra rivista Music@ alcuni interventi del direttore dell'Accademia e l'illustrazione di un progetto pensato per gli studenti dell'Aquila davvero importante. La progettazione, cioè, di un grande  salotto mobile, una piazza accogliente di legno,  provvisto di parecchi ambienti che solo l'insipienza e l'indecisione tipica del nostro paese, ma anche l'insolenza dei governanti aquilani ha costretto ad impacchettare e rispedire in Germania. In mesi e mesi di trattative all'Accademia di Villa Massimo che si era fatta promotrice del progetto non è giunta nessuna risposta dell'amministrazione cittadina relativa al luogo dove montare questo meraviglioso regalo - gratuito!!!!  - della Germania alla città terremotata. Neppure l'intervento dell'allora sottosegretario Gianni Letta sortì alcun effetto.

 Ma l'Accademia organizza per i suoi borsisti molte attività per far conoscere loro la città ed anche per metterli in rapporto con le intelligenze  e le istituzioni creative romane. Attività che hanno il loro apice nel concerto annuale affidato all'Ensemble Modern ed alla festa di fine corso.
 Ma l'Accademia non si accontenta di questo, che sarebbe già abbastanza. Ha stampato un volume nel quale racconta in due lingue, italiano e tedesco, la sua attività e di ogni borsista presenta un profilo personale e della sua attività, oltre che le realizzazioni nate nel periodo di residenza romana. Insomma l'Accademia tedesca, a differenza delle altre, e meglio di qualunque altra, si occupa di aprire un futuro ai suoi borsisti, raccontando ciò di cui sono capaci e quel che hanno già realizzato. Ecco dove sta la differenza. Da questo  stesso volume, intitolato semplicemente  ' Villa Massimo. Accademia Tedesca a Roma. 2014', apprendiamo anche un particolare al quale non avevamo mai fatto caso, e che cioè un bel gruppo di accademie straniere vennero fatte edificare a Valle Giulia, dopo lì'Esposizione universale del 1911, dal indaco anticlericale Nathan, a corona della Galleria nazionale di Arte Moderna. per indicare che a Valle Giulia veniva impiantata la fucina che doveva produrre il nuovo mondo della arti ed ella ricerca.

L'Orchestra Mozart RISUONA. Per volontà e donazioni di molti. E il mondo della musica che fa? E Franceschini dove si nasconde?

Chissà che non si avveri  la rinascita dell'Orchestra Mozart, inventata e diretta per anni da Claudio Abbado,  e chiusa - 'momentaneamente, si disse allora - alla viglia dell'acutizzarsi della malattia che lo condusse alla morte a gennaio del 2014.
 Tutti si dissero allora che quell'Orchestra - un vero gioiello -  non poteva morire con il direttore. E promisero anche che, in qualche modo, sarebbe risorta. Ed invece sono trascorsi ormai due anni senza che nulla in tal senso sia accaduto. E l'Orchestra che, unica al mondo, faceva suonare insieme solisti strepitosi e giovani dotatissimi, si è dovuta arrendere al destino ed all'indifferenza  che ne hanno decretato la chiusura.
Fino a ieri, perchè da oggi - ci informa il 'Corriere', con una articolo di Giuseppina Manin - c'è un progetto concreto, gestito da Ginger, società di crowdfunding ( in parole povere, un progetto di azionariato diffuso, per entrare nel quale  ogni donazione di qualunque entità è la benvenuta: fino a questo momento sono stati donati 8.000 Euro circa, da poco più di un centinaio di donatori. Il traguardo è ancora lontanissimo, ma l'inizio è promettente ed entusiasta), al quale partecipa come capofila la Accademia Filarmonica di Bologna, guidata da Loris Azzaroni, che organizza ed ospita le attività di formazione ed anche qualche concerto della Orchestra.
Sulla cui culla non vigila più Alessandra Abbado, figlia del maestro esempre al suo fianco, in veste manageriale, dai tempi della direzione dei Berliner, di Ferrara Musica (con Mauro Meli), e poi alla Mozart . Come mai, si è spento, con la morte del padre, il sacro fuoco che bruciava nel suo petto e che la spingeva a lavorare nella musica? A proposito che belle facce quelle delle giovani che costituiscono lo staff che lavora alla nascita dell'orchestra che fu di Abbado.
 Adesso, dandosi delle regole precise nel settore economico - un rimborso spese uguale per tutti, per abbattere le spese, e dunque nessun cachet- si vuole ad ogni costo far rinascere l'orchestra. C'è già un mini calendario di concerti  nei quali, dopo la rinascita, alcuni musicisti di gran fama, si sono offerti di suonare, facendo  da amorevoli levatrici al  nuovo parto, che arriva dopo il doloroso distacco da Abbado.
 In questo bel progetto risalta, come nota stonata, l'assenza totale del ministero di Franceschini, quello della ricopertura della platea del Colosseo - sulla quale speriamo che almeno si esibisca lui: sarebbe  la vera novità  che giustificherebbe l'interesse eccessivo mostrato dal ministro per il progetto che costa alcuni milioni di Euro. Potremmo aggiungere a questa inutile enorme spesa da parte di un ministro che va  ogni giorno gridando in giro che la musica è ciò per cui l'Italia è conosciuta nel mondo, una seconda idiozia anche storica - ha ragione, lo è anche per le orchestra che chiudono, nella totale indifferenza anche sua!- ventilata  e caldeggiata dal sindaco di Verona, Tosi, che ha ottenuto una notevole somma, per formulare il progetto di fattibilità della copertura dell'Arena, da 'Calzedonia'.
Si vuole rifare il Colosseo - magari anche Franceschini penserà in un secondo momento alla sua copertura - coprire l'Arena di Verona per ospitarvi spettacoli di ogni genere anche d'inverno  oltre che d'estate, a dispetto della pioggia, e poi  si resta insensibili ed impermeabili alla chiusura di un'orchestra che si era segnalata per la sua grande qualità  oltre che per la atipicità ( grandi solisti e giovani promettenti ).
 Il prossimo 9 marzo un film sull'orchestra, realizzato nel 2104 dalla coppia Failoni/Merini, verrà proiettato alla Philharmonie di Berlino, segnando l'avvio ufficiale della raccolta fondi per far 'RISUONARE la MOZART'.
 Ma sarebbe il caso che tutti i musicisti che contano, che hanno conosciuto e lavorato con Abbado, di cui si sono professati amici( veri? occasionali?presunti? di comodo? amici/nemici?)  e che in tante occasioni dicono di avere a cuore il futuro dei giovani musicisti passassero dalle parole ai fatti; e cioè che solisti e direttori ( soprattutto direttori indispensabili alla rinascita, e pensiamo a  Muti, Pappano, Mehta e Barenboim ed altri) suonassero, cantassero o dirigessero un concerto della Mozart per riavviarla, più bella di prima. Fatti, non bastano più solo le parole.
(www.orchestramozart.com)

'Un Organo ( a canne) per Roma': altre rivelazioni. La bibliomediateca dell'Accademia di Santa Cecilia senza personale

Il nostro articolo sul festival,  diretto da Giorgio Carnini, nato per sensibilizzare l'opinione pubblica sulla necessità che anche l'Auditorium di Roma - Sala Santa Cecilia - si doti  di uno strumento a canne - come hanno fatto e fanno regolarmente tutti i nuovi auditorium nel mondo costruiti in questi ultimi decenni - ha  rinfrescato la memoria di quanti, negli anni della presidenza ceciliana di Berio,  fecero di tutto per contrastare la decisione del noto musicista di cancellare dall'Auditorium la presenza di uno strumento a canne, perchè considerato inutile, per eseguirvi la  grande letteratura organistica del passato ma anche concerti scritti nel Novecento, per organo e orchestra. Costringendo,  nei casi dei concerti con orchestra, a ricorrere ad un organo 'elettronico' - vergogna delle vergogne! - ed impedendo di fatto alla grande letteratura organistica, molto amata e seguitissima - come dimostrano anche le prime serate del festival diretto da Carnini - di essere inserita nella programmazione dell'Accademia. Perché - insisteva Berio - la musica per organo è stata scritta per la chiesa e nelle chiese deve restare. Ogni commento è inutile perchè la posizione del musicista nasceve da patente malafede.
 Poi l'organo non si  potè costruire  anche perchè mancavano i soldi - così  almeno pensavamo. Ed invece persone molto informate ci hanno fatto sapere che la storia è molto diversa e che i soldi c'erano, erano stati già stanziati. E allora? Quei soldi, destinati alla costruzione dell'organo furono dirottati verso altri  diversi capitoli di spesa. Qualcuno dice per la pavimentazione della cavea o per altri usi. Tutto questo rende la storia ancora più ingarbugliata e aggiunge inganno e imbroglio a vergogna.
 Ora chi sa queste cose, perchè le ha seguite fin dall'inizio, come ad esempio la dott. Annalisa Bini, segretaria del 'Comitato per l'organo' creato da Bruno Cagli, deve parlare e chiarire.

E dirci anche come mai la Bibliomediateca che Lei dirige,  da qualche tempo manca di personale, rendendo sempre meno agevole lo studio e la ricerca di  musicologi giovani e non.
 Anche nella storia della Bibliomediateca c'entra Berio, il quale volle ad ogni costo, anche contro il parere di studiosi e di illustri musicisti, come Petrassi, smembrare la Biblioteca di Santa Cecilia, presso il Conservatorio, dove convivevano i due fondi bibliografici del Conservatorio e dell'Accademia, per portarsi all'Auditorium quello dell'Accademia.
La Bibliomediateca potè usufruire anche della consulenza dello Studio 'Piano' che disegnò  appositamente gli arredi della biblioteca ed ogni altra cosa, tutto di gran pregio ed, immaginiamo, anche  di gran costo (finirono forse anche in Biblioteca, parte dei soldi destinati all'organo?).
 Ora la Bibliomediateca  non ha praticamente più personale. Per le consultazioni occorre presentare la richiesta in un determinato giorno e solo dopo  che ne sono passati due o tre ritornare per consultare i volumi richiesti.
 I resposnabili dell'Accademia dovrebbero fare un salto alla biblioteca dell'Istituto Storico Germanico, dove si respira altra aria, altra efficienza, altro rispetto per lo studio e la ricerca. E dove, per eccesso di zelo tutto teutonico, ciò che non si trova a Roma ma che si sa essere presente in altre biblioteche tedesche, si riesce a procurare - digitalizzato! -  agli studiosi italiani. Un miracolo? No, l'efficienza tedesca.
Santa Cecilia che spende soldi per il superfluo e l'inutile, come tante pubblicazioni, che fanno concorrenza a editori specializzati o  di carattere ed intento autocelebrativi ( l'ultima, per la ricorrenza dei dieci anni di Pappano a Roma, come se nessuno se ne fosse accorto ed avesse bisogno che l'Accademia lo ricordi!), dimentica di destinarne, anzi decide di non destinarne a cose molto più importanti (come il funzionamento della biblioteca), perchè evidentemente mette lo 'spettacolo' in cima a pensieri e aspirazioni.

P.S. Ciò che abbiamo scritto a proposito del servizio della Bibliomediateca dell'Accademia di Santa Cecilia, diretta da Annalisa Bini, risponde a verità il fatto che c'è stata una riduzione di personale, ma è assolutamente falso che non vengano assicurati i servizi elementari di una biblioteca, come la ricerca, il prestito nella sala lettura ecc.. Noi lo avevamo scritto a seguito di  notizia fornitaci da persona affidabile e che, ritenevamo, non avese nessuna ragione per affermare il falso. Oggi ci siamo recati nella Bibliomediateca, abbiamo richiesto dei volumi che seduta stante ci sono stati forniti, e nella sala lettura abbiamo notato molti studiosi, in gran parte giovani. Ce ne scusiamo.

lunedì 22 febbraio 2016

I finanziamenti all'Orchestra Verdi di Milano; Il professore licenziato per una pipì

La  tragicommedia dell'Orchestra Verdi di Milano, messa in scena da un autore di tutto rispetto, Salvo Nastasi, con la complicità di tutti i ministri che si sono succeduti al Collegio Romano negli ultimi vent'anni, compreso Franceschini, non si è ancora conclusa. Come apprendiamo indirettamente da un articolo del Corriere dove si lamenta che l'orchestra potrebbe fare ancora e sempre meglio di quanto già non faccia - ah, se il critico musicale così solerte lo fosse altrettanto con le  orchestrine che spesso recensisce facendo inorridire i lettori per la falsità delle sue valutazioni - se finalmente la storia dei finanziamenti pubblici all'Orchestra milanese fosse definitivamente risolta.
 L'ultimo atto di questa tragicommedia, di cui autori sono ancora una volta Franceschini - che con decreto  firmato in aprile ha accolto fra le ICO l'Orchestra Verdi -  e Nastasi che, nel destinare i finanziamenti ai vari soggetti, non ha tenuto conto della nuova personalità giuridica della Verdi - quando non ha fatto arrivare alla Verdi i finanziamenti meritati in base ai parametri delle ICO.  La ragione  starebbe nel fatto che il decreto, Franceschini l'aveva firmato ad anno avviato. Si spalleggiano i due imbroglioni, e  quello di più alto grado - il ministro - non fa nulla per porre fine a questo  indecente palleggio di responsabilità. Al quale si aggiunge, altra beffa, il mancato pagamento di contributi arretrati  sempre da parte del Ministero.
Per  'grande&grosso' (Nastasi) e 'mezzodisastro' (Franceschini) non conta alcunché il fatto che la Verdi  si autofinanzi in misura superiore di qualunque altra orchestra italiana, che abbia un'attività concertistica di gran lunga superiore a quella di tutte le orchestre italiane, che abbia un suo auditorium, e che  sia in cima ai finanziamenti dei singoli cittadini in suo favore, attraverso il 5 per 1000.  No, tutto questo per la strana coppia conta poco, quasi nulla.

Altra anomalia ma di diverso genere, in un paese dove l'anomalia regna sovrana, ma che, a detta di Renzi, ha ancora fame di riforme, è  rappresentato dal caso di quel professore immesso in ruolo per l'insegnamento della filosofia, di cognome Rho, il quale non ha dichiarato al momento della immissione in ruolo di aver subito una condanna, che non risulta dal suo casellario giudiziario, ma di cui lui avrebbe dovuto ricordarsi, nella dichiarazione preventiva all'immissione in ruolo. Una condanna che lui riteneva fosse definitivamente sanata con il pagamento della multa. La condanna era venuta a seguito di una pisciata, impossibile da trattenere pena lo scoppio della vescica, e fatta di notte (alle ore 3) in un cespuglio, appena fuori di un paesino della bergamasca, undici anni fa,  sanzionata da una pattuglia di carabinieri nottambuli e inflessibili - che sono  le barzellette sui carabinieri?
 Ora Giannini e Renzi dovrebbero porre fine a questo sgorbio, per non meritarsi una pisciata simbolica, da parte dei cittadini che osservano le leggi e pagano anche le multe, anche quando sono frutto di eccessivo zelo delle forze dell'ordine o dei vari sanzionatori. Come se ne vedono tanti, specie a Roma, nei mesi in cui il Campidoglio avendo bisogno di soldi, manda i vigili non a dirigere il traffico bensì a fare multe, appostandosi per beccare al minimo sgarro gli automobilisti qualunque; e solo quelli perché degli altri - di quelli che contano - sono spesso complici, come dimostrano ogni giorno le infinite inchieste.
 Ora Rho a metà marzo dovrà presentarsi in tribunale per contestare l'illecito ed ingiustificato licenziamento. Non sarebbe il caso che  il ministro della Giustizia e quello dell'Istruzione pongano fine alla farsa, senza far perdere altro tempo nei tribunali già troppo intasati?

Georges Pretre baldanzoso novantenne torna alla Scala, questa sera.

L'appuntamento milanese della passata stagione, mancato a causa di una caduta e seguente rottura del femore, non ha fermato Pretre, che  a novantuno anni, questa sera torna, baldanzoso, sul podio della Scala per festeggiare, oltre che il compleanno, i settant'anni di carriera, ed i cinquant'anni di presenza al Piermarini.
 Il direttore gentiluomo, negli ultimi anni, lo abbiamo frequentato spesso, specie a Venezia, dove ha diretto nel Capodanno2005 e 2009 il Concerto trasmesso in diretta da RAI 1,   e che noi per incarico della RAi abbiamo seguito da vicino.
 All'età di 85 anni, splendidamente portati, l'infaticabile signore, francese, del podio, con una carriera alle spalle fra le più longeve e gloriose, nella quale le grandi orchestre se lo sono contese, specie nel repertorio a lui più caro, si lamentò - in una intervista che gentilmente ci concesse  e che noi pubblicammo su 'Il Giornale'  - di non aver mai diretto il Concerto di Capodanno di Vienna, fratello maggiore di quello veneziano che lo aveva invitato per primo, e certamente più famoso di quello veneziano - anche se fra i due quello veneziano, benchè più giovane, aveva in quegli anni molti più telespettatori di quanti ne avesse avuto negli anni quello viennese, quando non aveva rivali (in questi ultimi due anni il pubblico televisivo di quello veneziano si è assottigliato, ma un giorno racconteremo la nostra  personale analisi del fenomeno).
 Quella dichiarazione rivolta ai Wiener Philharmoniker che l'avevano visto sul podio quasi ogni anno, sortì il suo effetto e Pretre ebbe l'agognato invito a dirigere il Concerto dalla Sala d'oro di Vienna.
 Quando tornò nel 2009 a dirigere a Venezia, gli ricordammo quell'episodio. 'Maestro, le ha portato bene dirigere a Venezia; senza  il Concerto di Capodanno veneziano del 2005, lei non avrebbe forse mai diretto quello viennese'. Non ricordava quella intervista, fece finta di non ricordarla.
 Resta comunque, nonostante la memoria un pò labile, un grande gentiluomo del podio, al quale rivolgiamo anche i nostri personali auguri.

La danza balla in tutta Roma in queste settimane. E nel resto dell'anno?

Si è spesso scritto del successo che la danza ha in Italia, nonostante sia  considerata e diventata la cenerentola delle fondazioni liriche e di tante istituzioni che ci fanno sapere che non ci sono soldi per la danza (vedi chiusura  di Maggiodanza, ma anche di tante compagnie ed iniziative, ridotte all'immobilità anche dalla politica miope del ministro Franceschini e del suo fedelissimo scudiero Nastasi).
 Si scopre, ad esempio, che la danza, sì proprio la danza, sotto le feste di Natale ha fatto registrare al botteghino dell'Opera di Roma, il maggior incasso di tutti i tempi e di tutti gli spettacoli  sia di danza che d'opera: intorno al milione di Euro.
 In una politica che sa programmare, le istituzioni di una grande città come Roma, a seguito di tale successo della danza, potrebbero organizzare un calendario  che mese dopo mese assicuri, in Roma, a cultori ed appassionati di danza spettacoli ogni mese. Ed invece, no.
 Accade che fra gennaio e marzo si lancino tutti in iniziative, programmi, rassegne di danza, sovrapponendosi fra loro, e contendendosi spettatori, quando invece potrebbero averne tutti se ognuno organizzasse spettacoli di danza senza sovrapporsi ad altri.
 E così mentre all'Auditorium Conciliazione si svolge la rassegna  'Tersicore', finanziata, da quel che sappiamo, dalla  stessa Fondazione bancaria che un tempo finanziava l'Orchestra sinfonica di Roma - che peccato averci rinunciato, si poteva continuare magari correggendo qualcosa, come l'affidamento, semiesclusivo, ad un direttore che fuori della sua orchestra non  ne dirigeva nessuna altra); l'Auditorium di Renzo Piano, per conto di 'Musica per Roma' ospita l'annuale rassegna di danza 'Nuovi equilibri'  (anche se poi si mischiano i nuovi equilibri della intitolazione ai vecchi, come i popolarissimi flamenco o tango sempre verdi), il Teatro Olimpico, in collaborazione con l'Accademia Filarmonica Romana, presenta alcuni spettacoli di danza contemporanea, come quelli dei Momix  che, per il crollo del palazzo sul Lungotevere, ha dovuto spostare in altra sede ( ma poi la danza riprenderà fra aprile e maggio, con altre due o tre spettacoli) ed infine l'Opera,  incassato il successo del Barbiere  ( sempre tutto esaurito e con quasi 800.000 Euro di incasso; Fuortes dove va  segna vittorie  e punti a suo favore, non c'è scampo e non ci si può sbagliare, lui è il signor 'sold in', fa cioè entrare soldi in ...cassa) presenta alcuni spettacoli di danza contemporanea, nei quali alcune coreografie saranno danzate dalla stella Abbagnato, ingaggiata come direttrice del Corpo di ballo del teatro.
 Se si accordassero fra loro le istituzioni romane che coltivano anche la danza potrebbero assicurare alla città una programmazione spalmata lungo tutta la stagione, mentre oggi sono costretti per la loro insipienza, ad affollare lo stesso periodo, ed a contendersi spettatori.

venerdì 19 febbraio 2016

Giorgio Carnini lotta ancora per 'Un organo per Roma'

Giorgio Carnini, organista, è abbastanza noto per aver bisogno di ulteriore presentazione, mentre ne serve per illustrare la sua caparbia attività, già  di alcuni anni, per mettere fine ad una ferita inflitta alla musica a Roma da un noto musicista oggi defunto, Luciano Berio. Il quale Berio, subentrato a Cagli,  alla guida di Santa cecilia (Accademia), dopo esserne stato prima commissario, non ravvisò la necessità, nonostante le forti proteste di diversi settori della musica e non,  che l'Auditorium avesse, nella sala più grande, un organo a canne.
E ciò nonostante che il suo amico Renzo Piano avesse già rielaborato il progetto della Sala Santa Cecilia, per la sua collocazione. Berio non ne volle sentir parlare; una commissione presieduta da Luigi Ferdinando Tagliavini fu praticamente esautorata ed anche, per certi versi, trattata a pesci in faccia, come si usa dire in simili casi.
Per il noto musicista ligure,che discendeva da una famiglia che vantava anche organisti di chiesa, l'organo era strumento 'da chiesa' ed una sala da concerto non ne aveva certo bisogno. Almeno a Roma, mentre tutte le grandi sale da concerto costruite in  questi ultimi anni mostrano uno strumento a canne all'altezza delle loro prestigiose architetture, fra gli ultimi quello del nuovo auditorium di Lucerna. Roma no.
Al punto che, oggi, per fare un concerto d'organo, nella città che ha vantato  nella seconda metà del Novecento due organisti di vaglia come Fernando Germani - che tante volte e non solo a Roma ha eseguito gli omnia organistici di Johann Sebastian Bach, attirando folle di ascoltatori - e Ferruccio Vignanelli, deve rivolgersi agli strumenti delle chiese romane.
 Insomma la musica organistica, tutta la musica organistica, era musica 'per la chiesa', liturgica o no poco importa, secondo il vangelo di Berio.  Una  incomprensibile semplificazione e volgare valutazione che non ci si poteva attendere da un musicista portato in palmo di mano nel mondo.
 E per quella sua decisione, ancora oggi - a quindici anni dalla sua apertura- l'Auditorium di Roma non ha un organo, per concerti e cicli di concerti che a Roma - come in tante altre capitali del mondo - hanno sempre un grande seguito e vantano lunga tradizione.
 L'accesa discussione che si ebbe fra esperti, all'epoca della INFAME decisione di Berio, sulla natura e conformazione tecnica e stilistica dello strumento da progettare e costruire per l'Auditorium, non fu alla base di quella decisione.
 Per vedere di mettere riparo a quella INFAME decisione e per sensibilizzare l'opinione pubblica e la folla di appassionati ed amatori, Giorgio Carnini, con la sua 'Camerata Italica', da qualche anno organizza un festival organistico, in pieno svolgimento, ospitato nella Sala Accademica del Conservatorio di Via dei Greci, l'unica sala dotata di un organo a canne di pregio. Per tutti gli altri strumenti, occorre rivolgersi alle chiese. Anche per questo, grazie Berio

N.B. Su Music@, alcuni anni fa,  affrontammo l'argomento  riproducendo anche documenti originali che  qualcuno ci fornì, ma non l'Accademia di Santa Cecilia  che non voleva che pubblicassimo alcunché sull'argomento.  

giovedì 18 febbraio 2016

Bertolaso e Gabrielli. Il terremoto a L'Aquila ha testato i due possibili 'salvatori' di Roma

Bertolaso e Gabrielli li conosciamo bene, dai tempi del terremoto aquilano, quando insegnavamo al Conservatorio della città  e dirigevamo la rivista, da noi inventata, Music@, edita dal Conservatorio. Nelle loro mani, ESPERTE, si pensa di mettere le sorti della disastrata Roma, in perenne emergenza. Non si può ripetere il disastro di Marino che, con la faccia tosta che si ritrova, vuole riprovarci, per affossare del tutto Roma.
 Subito dopo il terremoto del 2009, nel corso della diaspora delle classi di studio e mentre fervevano i lavori per la costruzione del nuovo conservatorio 'A.Casella', gli incontri  in Conservatorio, con Bertolaso,  capo della Protezione civile, e Gabrielli, prefetto a L'Aquila, furono frequenti. E noi stessi difendemmo il capo della Protezione civile su Music@, e per questo ci ringraziò personalmente, quando tutti gli davano addosso, dimenticando che il problema principale dell'emergenza abitativa lui lo risolse senza far passare troppi mesi. Poi il cosiddetto progetto CASE si è rivelato un furto ma  Bertolaso il suo dovere l'aveva fatto. Indagare ora su quell'eventuale furto spetta alla magistratura.
Noi non potevamo dimenticare che il Conservatorio, unico fra le istituzioni scolastiche, ebbe una sede 'provvisoria' nuova (fondamentale l'azione intelligente e tempestiva dell'allora direttore del Conservatorio, Bruno Carioti, ora alla guida dell'Accademia nazionale di danza a Roma), che rischia di diventare definitiva, anche quando non sarà più all'altezza del compito, e questo per lo scaricabarile dei responsabili, anche comunali, e forse - perché non dirlo - per l'incapacità della nuova direzione del Conservatorio - nonostante faccia di tutto per apparire che si sbracci sulla questione del nuovo Conservatorio - di perseguire l'obiettivo della nuova sede che , di anno in anno, diventa sempre più impellente.
 Perciò Berlusconi ha fatto bene a pensare a Bertolaso che di emergenze ne ha affrontate; mentre - lo  si dica  chiaramente -  la proposta di  Rita Dalla Chiesa, avanzata dalla povera Meloni,  fa capire in quale dispregio ella tenga il governo della città. E lo stesso dicasi per i leghisti che conosciamo per le sole imprese folcloristiche cui danno vita in Parlamento e per gli scandali che ogni giorno li stanno investendo, mai per una corretta gestione della cosa pubblica, nel quale giudizio  accomuniamo anche il movimento dell'ex Grillo, che alla vigilia di possibili responsabilità - che dio voglia scamparci da una simile sciagura -  ha pensato bene di tirarsi fuori e tornare a fare il comico, presagendo che, arrivando dopo gli scandali, nessuno più gli presterà attenzione neanche come comico. Ora fanno le 'comunarie', alle quali si presenta gente di ogni risma e velleità,  ma preparazione ed esperienza nulle.
 Questi buffoni che abbiamo mandato in Parlamento, pensano che governare una città sia come fare spettacoli in pubblico. Non è la stessa cosa. E loro fingono che lo sia, tirando in ballo il popolo della rete.
 Bertolaso, che sa cosa vuol dire risolvere una emergenza, quando gli è stato chiesto per chi avrebbe votato, lui ha detto Giachetti, perchè lo conosce bene dai tempi di Rutelli e perchè  ha già esperienza amministrativa e conosce la città.
 La semplice ipotesi della candidatura di Rita Dalla Chiesa è un insulto che andrebbe sancito con l'accusa di 'vilipendio alla Repubblica'. Ed invece la piccola Meloni continua a sbraitare, come fosse una vera statista.

mercoledì 17 febbraio 2016

Piero Buscaroli. Lo ignorano anche da morto.

Ieri è morto Piero Buscaroli, giornalista di razza, storico e studioso della musica finissimo ed acuto. E per questo secondo suo impegno lo hanno sempre snobbato, messo da parte, ignorato.
Lo conoscevamo da una trentina d'anni, dai tempi di 'Piano Time', quando gli chiedemmo di scrivere per la nostra rivista un saggio, e fu davvero ammirevole, su Furtwaengler che noi pubblicammo orgogliosi e che suscitò - c'era da attenderselo - non poche polemiche.  Conserviamo ancora due sue lettere di fuoco, che un giorno pubblicheremo, nelle quali, in una, se la prendeva con un illustre musicologo italiano del quale non condivideva nulla di ciò che aveva scritto su Mozart (erano gli anni in cui si approntava quella mangiatoia del bicentenario della morte di Mozart; e, nell'altra, molto più colorita e durissima nel linguaggio, svillaneggiava un lettore che aveva ravvisato in quel suo saggio su Furwaengler, apologia del nazifascismo, di cui del resto lui non aveva mai fatto mistero. Da qui a decretarne l'ostracismo da ogni consesso di studio ce ne corre. Noi lo difendemmo.
 Quando uscì la sua monumentale biografia di Beethoven, ne scrivemmo lodando la profondità di pensiero e la agguerrita difesa delle sue tesi, rivoluzionarie alcune, a fronte della corrente musicologia, fonti documentarie alla mano. Ne scrivemmo pure quando non vedemmo presentato in tutti i luoghi deputati quella sua ricerca musicologica. E, ancora una volta,  per biasimare l'Accademia di Santa Cecilia che, nei suoi programmi di sala, citando e consigliando la bibliografia sia beethoveniana che bachiana (è sua anche una monumentale ricerca su Bach) si guardava bene dal citare i due volumi di Buscaroli, a vantaggio di musicologi in miniatura ma appartenenti alle cricche di ogni genere.
Un nostro amico, compositore, ci faceva giustamente notare, di recente, quanto il 'settarismo' domini anche settori che dovrebbero esserne del tutto impermeabili, come quello della ricerca. Se con uno studioso, anche di vaglia, non ho buoni rapporti, dimentico volutamente dal citarlo. Si usa così, ed è vergognoso.
 A tal proposito, agli inizi della nostra carriera,  restammo di stucco un giorno quando, nelle sacre stanze dell'Enciclopedia Treccani, con la quale allora collaboravamo, alla nostra proposta di dedicare una voce al musicologo Claudio Casini, autore di parecchi volumi di storia musicale  e biografici, ci sentimmo rispondere: 'ci ha fatto uno sgarbo, non avrà mai una voce (lemma) nelle nostre opere'. Se questo era il metro, in uso in casa Treccani, non è difficile immaginare cosa può accadere ed accade in altri ambienti dalla storia e dalla attendibilità non altrettanto lunghe e gloriose.
 Ciò che con Buscaroli, però, ci trovava in disaccordo, anche in riferimento al suo Beethoven, era la sua convinzione di poter ed anzi dover riscrivere, per intero, la storia della musica; non convinceva neanche  noi che siamo stati sempre convinti che molte cose andrebbero riviste ed anche riscritte, e qualche modestissimo esempio l'abbiamo fornito, quando ci siamo occupati approfonditamente di Alberto Savinio, in relazione ai suoi scritti musicali, raccolti in 'Scatola sonora'.
 Una delle ultime volte che, indirettamente, abbiamo avuto  un qualche rapporto con lui,  è stata una sua lettera  di pochi anni fa, inviata alla redazione di Music@- bimestrale che abbiamo inventato e diretto per un settennato - nella quale, seccamente e senza mezzi termini, ingiungeva imperiosamente, con modi sgarbati, di non inviargli più la rivista.
Ma a quella lettera non abbiamo dato tanto peso; Music@, comunque, non gliel'abbiamo più inviata.

martedì 16 febbraio 2016

Al Messaggero, il Barbiere dell'Opera di Roma un giorno piace e l'altro no.

All'indomani della prima del 'Barbiere' di Rossini all'Opera di Roma, prima rappresentazione della serie celebrativa per i duecento anni dal debutto romano del  grande capolavoro,  sul 'Messaggero' di Roma è tutto un peana all'indirizzo del nuovo corso del Sovrintendente Fuortes e del regista valenciano, Livermore, che non ha fatto uno, ma mille 'Barbieri', anzi tutti i 'Barbieri' della storia di palcoscenico del capolavoro rossiniano. E in teatro c'era questo e quello, e nel foyer apparivano e sparivano celebrità e teste coronate - non importa con quante 'palle' - e in palcoscenico si vedeva il più ricco 'Barbiere' mai immaginato. E poi c'erano i cantanti - tutti bene,  visto che non si leggeva una sola riga di critica, e sul podio Renzetti, veterano del mestiere.
 Una sola noticina, sottovoce, di critica: alla fine dello spettacolo - ma sarebbe stato molto meglio scrivere 'alla fine dell'opera' - qualche dissenso all'indirizzo del regista , autore dello spettacolo.
 Passano tre giorni e oggi sul medesimo quotidiano si corregge il tiro, anzi si  gioca al 'tiro al Barbiere': lo spettacolo aveva troppe incongruenze, oltre alcune cose esagerate,  e la parte musicale così e così, forse nessuno dei cantanti - di cui ripete l'elenco - si salva, meritando  il massimo dei voti.
 Cosa è accaduto? E' cambiato il critico autore della recensione ed assieme a lui la considerazione dell'opera, come altre volte ed anche su quotidiani altrettanto o forse più autorevoli del Messaggero è accaduto (ricordiamo un caso clamoroso a Spoleto, dell'epoca di Menotti, quando  prima Francesco Maria Colombo e poi Paolo Isotta si  corressero a vicenda sul medesimo spettacolo, a qualche giorno di distanza l'uno dall'altro) oppure il critico che ha firmato la prima recensione s'è pentito, e l'ha voluto fare pubblicamente,  scusandosi con i lettori per la eccessiva benevolenza nei confronti dell'Opera di Roma e del suo sovrintendente, nella recensione  scritta ' a caldo' la sera della 'prima', con il cappello in mano?

lunedì 15 febbraio 2016

Giorgia Meloni for president. Rita Dalla Chiesa premier

Al Quirinale fervono i preparativi per l'ascesa prossima ventura di Giorgia Meloni, data ormai per certa, alle votazioni per la successione a Mattarella,  prima presidente donna della Repubblica Italiana.
La  Presidente Meloni - che avrà il voto di Berlusconi o dei suoi eredi, di Salvini, Storace e Gasparri, ma anche di Verdini e Angelino Alfano, del gruppo di Razzi, di prossima  fondazione, e dei dissidenti del PD - un vero plebiscito per la prima donna al Quirinale - ha già fatto sapere che abiterà al Quirinale, anche se non nel medesimo appartamento occupato da Mattarella e prima da Napolitano, bensì nella torretta - che è il punto più alto del palazzo sul colle romano più alto, dal quale si ha un vista chiara sulle necessità del paese - dove gli architetti stanno già allestendo un ambiente  per la sua prole che per l'epoca sarà superiore ad una unità, ora in cantiere.
 E nell'attesa, Lei la Presidente studia il programma dei suoi primi cento giorni.
 Appena eletta, la compagine parlamentare che l'ha fatta salire al Quirinale, praticamente tutto l'arco costituzionale, darà il benservito al Governo Renzi chiedendole di affidare un nuovo incarico per la formazione di un nuovo governo: Presidente nuova, Premier nuova.
L'asso nella manica che la presidente Meloni tiene in serbo e che ha rivelato solo in confessionale, ad un prete chiacchierone, è l'incarico a Rita Dalla Chiesa per la formazione del nuovo governo. Un nome, non a caso, pescato nella società civile, che attuerà, con la prima presidente italiana donna, la vera rivoluzione del nostro paese.
 Rita Dalla chiesa, a sua volta, ha già chiaro in testa l'elenco dei ministri per i vari dicasteri, ed anche qualche sottosegretario.
Pari Opportunità. Barbara Palombelli (per dimostrare che non serba rancore a chi le ha fottuto il posto a Mediaset, Forum). Sottosegretari: Pierluigi Diaco ( delega alla chiacchiera inutile), Marisella Federici (delega allo snobismo e all'indigenza).
Difesa e Attacco, Marina. Brunetta (che gioca sempre d'attacco, anche a battaglia navale terminata, e sommergibili affondati). Vice ministro: Riccardo Bossi ( delega Marina militare e  nautica da diporto).
Istruzione, Università e Ricerca. Antonio Razzi ( che ha promesso di far riscrivere i manuali di molte discipline, improntandoli al ben noto principio: 'fatti li c... tuoi). Sottosegretario.  Renzo Bossi, detto il 'Trota' (delega titoli di studio, lauree comprese, conseguite all'estero).
Salute. Scilipoti (che si è già impegnato a non usare formule scientifiche in lingue straniere, ed a svuotare gli ospedali con metodi infallibili) Sottosegretari: Gasparri (delega alle mascherine anticontagio); e Giovanardi (delega ai preservativi e alla repressione di 'atti' contro la pubblica decenza, come il bacio fra uomini,  che sarà vietato anche in Parlamento)
Amore e Coppie (Ministero senza portafogli). Fabrizio Frizzi ( che se l'è guadagnato dopo la seguitissima rubrica 'cuori solitari' condotta con la premier su RAI 1).
Emigrazione, Immigrazione e Trasmigrazione. Denis Verdini( che ha dato infinite prove di attenzione e capacità per simili fenomeni migratori, sempre più frequenti sulle langhe parlamentari. Sottosegretario:Vladimir Luxuria (delega per la trans-migrazione)
Giustizia. Berlusconi. Sottosegretario: Ghedini
Sport e Tempo libero. Tutti i capigruppo, a rotazione. Angelucci, primo degli aventi diritto.
Lavori Pubblici. Balducci & Anemone. Anemone costruirà tutto quel che c'è da costruire, Balducci avrà la delega alla 'riscossione caparre'. Sottosegretario: Bertolaso il quale, in assenza di disastri ne procurerà, affidando poi la gestione alla coppia di ministri; e facendo costruire, per prevenzione, altre palazzine, poggiate su stantuffi, in tutte le zone sismiche del paese.
Economia e Finanze. Boschi, papà della ex ministra Maria Elena, la quale avrà un sottosegretariato ( delega alle banche, ed ai rapporti fra parlamentari). Sottosegretario Riccardo Bossi (delega acquisto metalli preziosi)
Esteri. Salvini, che si è impegnato a salvaguardare i nostri confini, erigendo muri anche sulla sabbia, per fronteggiare le invasioni dal mare. Sottosegretari: Calderoli (il diplomatico più fine del Parlamento italiano);   e Borghezio ( a guardia delle frontiere,  disarmato, ma con intenti intimidatori).
Cultura. Bondi, il caro vecchio poeta del Cavaliere, richiamato in politica, dal suo esilio volontario sul Parnaso, la cui passata azione di governo è stata lodata pubblicamente dal rinnovato presidente della Biennale, Paolo Baratta,in odore e quota PD . Sottosegretario:  Manuela Repetti, la sua Beatrice (delega all'ispirazione, in assenza di Berlusconi).Rampelli  & Mollicone (delega cittadinanza romana onoraria a italiani, non romani, illustri).
Interni, Ordine pubblico.  Fini (che promette ordine e disciplina) Sottosegretario: Maroni ( un gradito ritorno, sotto l'occhio vigile di Fini)
Vice presidente: Matteo Renzi (delega alla Toscana e all'amicizia)
Comunicazione e RAI. Anzaldi, ex PD, un duro, difensore infaticabile dell'obbiettività e della salute mentale degli italiani.
Rapporti con  il Vaticano, e Rapporti con il Parlamento: Gianni Letta. Sottosegretario: Salvo Nastasi (delega a 'racomandazioni e creazione nuovi posti di lavoro per famigliari)

domenica 14 febbraio 2016

Vittorio Emiliani interviene su Affittopoli a Roma, ma non ci convince.

Come non ci aveva convinto Paolo Fallai, sul Corriere, il quale dopo aver ingranato le marce alte per andare a sbattere  contro 'affittopoli' a Roma, aveva messo il freno - 'non sarà che ora se la prendono con la povera gente?' - non ci convince ugualmente Vittorio Emiliani.
 Si era letto nei giorni precedenti l'intervento di Fallai che gli intellettuali ed artisti in centro, a poche lire, erano arrivati dopo la guerra, per incentivare il meticciato abitativo, inteso a non ridurre tutto il centro storico a ghetto per poveracci. E intellettuali ed artisti, controvoglia ma incentivati da affitti irrisori, si trasferirono nei centri storici onde evitarne il degrado umano e sociale. Accadeva negli anni Cinquanta o ai primi Sessanta, e sono trascorsi già cinquant'anni da quella deportazione pilotata.
 Poi è arrivata la moda dei centri storici, in alcuni casi risanati - ma non a Roma,  per lo meno  non  tutta Roma, con un centro storico vastissimo - e si è chiesto al mercato di gestire queste zone, divenute di pregio.
 Come fare, se in moltissimi di quegli alloggi, proprio a causa di quella come di altre deportazioni  pilotate,  abitano tanti poveri che le varie amministrazioni comunali  hanno sistemato non avendo mai incentivato nuove costruzioni di edilizia popolare?
 Vittorio Emiliani, dopo aver constatato che dai centri storici, Roma inclusa, sono sparite tanta gente comune, botteghe artigiane, giovani non autosufficienti,  si chiede se non si vuole farne delle isole per soli ricchi, gli unici che possono permettersi affitti o acquisti di abitazioni storiche -  questo si domanda Emiliani che fa capire di non volere centri storici per soli ricchi. ( Ci sia consentito anche aggiungere, per  Emiliani, che sotto  Rutelli e Veltroni,  per iniziativa di Causi, molte abitazioni in cui abitavano ricchi e privilegiati furono vendute a quegli stessi inquilini, a prezzi di favore;  e che anche a questo furto legalizzato, Tronca dovrebbe rimediare, nonostante siano passati alcuni anni).
 Neanche noi li vogliamo i centri storici per soli ricchi, specie quando ricchi, potenti e privilegiati, che vi abitano da tempo, pagano affitti da poveri.
Sta qui il punto dove il ragionamento di Emiliani non ci convince. I poveri che abitano in centro non possono essere sfrattati alla stessa maniera con cui  vanno subito sfrattati i ricchi, se non hanno titolo a restare in quegli immobili - che qualcuno chiama 'alloggi', per non dare nell'occhio;  tutte le situazioni  vanno esaminate una per una -  e ,se si è fatto tutto lo schifo possibile per anni e decenni, si potrà venire incontro a gente davvero bisognosa, magari  chiedendo un adeguamento - dove possibile, senza favoritismi - del canone d'affitto.
 Ma ciò che Tronca deve  assolutamente fare è mandare via, se non pagano il dovuto, tutti i ricchi, i privilegiati e gli imbroglioni - ve ne sono anche fra politici ed ex politici - che pagano, con l'inganno, affitti da poveracci, anche per immobili adibiti ad uso commerciale. Tronca deve essere chiaro su questo punto: la pacchia è finita,  Roma per loro non è il paese di 'bengodi' . Se vogliono restare paghino il giusto, chi non vuole va via. Sono questi i casi che non devono più verificarsi e che vanno sanzionati in quarantott'ore, lasciando in pace i poveri cristi che non hanno altra possibilità di ripararsi sotto un tetto.
 Perciò, caro Emiliani, le cose stanno diversamente da come lei teme: i ricchi devono sloggiare dal centro storico. E sono tanti. Sono i casi che tutta Roma chiede a Tronca di risolvere. Non il contrario.

Tutti, ma proprio tutti cantano 'A' Sanremo

Se aggiungiamo una semplice vocale, la prima delle cinque, una 'A', allo slogan che ci ha ossessionati ancora due mesi prima che il festival cominciasse, realizziamo, sfruttando quello stesso slogan con una leggera modifica, la sintesi più completa ed azzeccata del festival di Sanremo  di quest'anno, ma anche di ogni Sanremo: festival della canzone, dove la musica è un semplice ingrediente e non dei più sapidi del gran minestrone sanremese che ogni anno ci fa vedere la bionda e la bruna, e ce le fa vedere senza nasconderci nulla quasi senza veli; ci  fa pentire delle nostre cattive azioni chiamando chi lotta ogni giorno per dare un senso alla vita, chi non si arrende mai anche a cent'anni tondi tondi ecc... e la musica? la musica c'è anche, ma non è necessaria ed indispensabile.
Basta guardare chi dirige l'orchestra - dove   si salvano Beppe Vessicchio e magari anche Renato Serio - per mettersi le mani nei capelli.  Un esercito di dilettanti che non sa  muovere le mani a tempo,  e che forse non sa neanche leggere la musica, sebbene abbia sotto gli occhi la partiture delle varie canzoni che qualcuno ha preparato.
 Lo spettacolo è desolante, le canzoni tutte uguali, manco a a dire che sono tagliate sui canoni della canzone popolare; i testi  inutili o talmente prosaici da risultare inascoltabili. E i cantanti - a Sanremo li chiamano ancora così - che hanno bisogno di mascherarsi per farsi notare o di arrivare in palcoscenico con mise improbabili che ci stanno a dire?
 Che vincono gli anziani, più normali, che sanno costruire una canzone, e che sanno raccontare, a differenza di quelli che partono con una buona idea - come quella canzone che apre la borsa di una donna, che poteva essere fra le più inconsuete se condotta sul filo dell'umorismo, ma dalla quale si estrae l'ennesima paccottiglia sentimentale... che noia.
E poi dopo il successo delle 'cinque giornate' di Sanremo - ascolti record  che indurranno Campo Dall'Orto all'indulgenza nei riguardi di Giancarlo Leone che a giorni sloggerà da RAI 1 - si fa, oggi domenica, nel salotto di casa Presta  e di nonno Costanzo, il contro Sanremo, dove  si rigiudicano le canzoni, andando contro la giuria composita che le ha giudicate,e che ha mandato a casa solo quattro gatti, fra cui anche gli 'Zero Assoluto' per timore che all'indomani, nella serata finale,  avessero ad incontrasi troppi Zero,  con lo show di Renato - il primo e più autentico degli 'Zero' - sul palcoscenico dell'Ariston.
 A Sanremo quest'anno, come sempre cantano proprio tutti. Come tutti i cantanti improvvisati dello slogan pubblicitario del festival dove si ascoltavano tutti, ma proprio tutti, perfino qualcuno intonato.

sabato 13 febbraio 2016

LA MUSICA, Cenerentola di RAI Cultura su RAI 5. Siamo alla frutta

RAI Cultura e e la sua vetrina d'ordinanza,  RAI 5, sono pieni d'entusiasmo.Hanno inventato anche  la rubrica che segnala i programmi della settimana ed anche un 'Memo' che si spinge oltre la settimana e che abbraccia qualunque cosa.
 Dalla rubrica che segnala i programmi apprendiamo che giovedì 18 c.m alle 21,15, andrà in onda, dal Teatro dell'Opera di Roma,  su RAI 5  la Cenerentola  diretta da Emma Dante, sulle musiche di Gioacchino Rossini.
 Lo capite che siamo alla frutta?  E che per la Musica in tv è davvero finita?

giovedì 11 febbraio 2016

La Cultura di RAI Cultura va in onda su RAI 5. Il Barbiere di Siviglia dll'Opera di Roma

Si apre bene, benissimo la diretta del capolavoro rossiniano a duecento anni dalla sua prima romana ( Teatro Argentina), in programma al Teatro dell'Opera  di Roma, con la direzione di Donato Renzetti e la regia di Davide Livermore che da quando è diventato sovrintendente a Valencia è ricercatissimo, nonostante segua la pessima e gravissima moda di riempire il 'vuoto' della Ouverture - compresa quella rossiniana, celeberrima, con un filmetto animato, e l'ouverture degradata a colonna sonora; e s'inventa cose mai viste, come quel sorcio che va su e giù per la scena - perchè il sorcio getta scompiglio - mentre dietro sfilano le immagini di tanti dittatori ghigliottinati veramente o dal giudizio della storia,  inondando il mondo di un fiume di sangue.
 La solita coppia ( una giornalista di Rai News 24 e  un giovane - l'anagrafe ha un suo peso -direttore e pianista, celeberrimo in tutto il  mondo ma non da noi, dove non lo si conosce, come lui non conosce bene l'italiano), guida la diretta che si apre nel foyer del teatro; la giornalista, dopo il siparietto con il direttorino celeberrimo, intervista il sovrintendente - un caso che passi di lì:  Fuertes ( un lapsus vocalico!)  Lei sta portando all'Opera di Roma grandi registi? Sì, risponde Fuortes, perchè l'opera deve essere contemporanea e la contemporaneità è data dalla regia che deve parlare la lingua di oggi, la musica è vecchia - ma questo non l'ha detto, ma l'ha fatto supporre ( ecco perchè a Noi Fuortes non va a genio! Per questa ed altre idiozie) Sovrintendente, ieri sera tanti giovani alla generale... Sì,  noi siamo molto attenti ai giovani.  Ancora: come pensa di  far amare questo teatro e l'opera alla città di Roma? C'è un progetto ' Opera Camion', per  portare nelle piazza proprio quest'opera. E dagli con questo progetto, è da un anno che lo annuncia Fuortes, ma comincerà il suo giro in città solo in luglio, con la bella stagione, questo camion rossiniano proveniente da Palermo.
 Abbiamo con noi, come ospite - gli fa largo Fuortes- Placido Domingo. Maestro, chiede la giornalista, chissà quante volte lei ha cantato il Barbiere, l'opera più rappresentata al mondo. Io quest'opera non l'ho mai cantata - precisa Domingo; una sola volta, ma in studio, con Abbado ho inciso la parte di Figaro. Il tenore del barbiere è un tenore 'leggero' come io non sono. E poi il Barbiere è una delle opere più rappresentate, ma non la più rappresentata. Maestro, l'opera vivrà sempre? Sì perchè la musica non muore mai; io non sono di quelli che pensano che l'opera abbia bisogno di essere attualizzata (come la pensa l'acuto sovrintendente ndr.) non ne ha bisogno, la musica è eterna.
 Per fortuna, ringrazia e saluta Domingo,  la sciagurata giornalista altrimenti chissà quante altre bestialità potrebbe dire.
  La diretta ha la supervisione artistica di Felice Cappa - come del resto tutto quello che RAI 5 trasmette - il quale, evidentemente, fra i suoi compiti, non ha anche quello di evitare alla bionda giornalista una gaffe dietro l'altra.

mercoledì 10 febbraio 2016

Teatro dell'Opera di Roma. Fabbrica: programma per giovani artisti. Al Teatro San Carlo si impara l'orchestra

Chi segue questo blog con una certa regolarità sa che con Fuortes, sovrintendente dell'Opera di Roma, non siamo teneri. Ma non per partito preso. Infatti  lo eravamo quando era a 'Musica per Roma', pur criticando la sua  tendenza a crearsi una compagnia di giro da portarsi  appresso in ogni peregrinazione, Bari compresa, e compresa anche l'Opera di Roma.
Dove però ha iniziato con il piede sbagliato, quando  - per far vedere chi era - ha fatto la voce grossa sparando quella idiozia della esternalizzazione di orchestra e coro, mostrando immediatamente di avere nonostante la statura mediatica, i piedi d'argilla, ed attirandosi, per quella sua uscita, le critiche di mezzo mondo che ha pensato: se il il giorno si vede dal mattino, Fuortes comincia davvero male. E lì sono cominciate le nostre critiche sulle sue reali capacità di reggere un teatro, istituzione molto differente dall'Auditorium, dove in fondo non faceva che l'affittacamere, anche se 'cinquestelle'.
 Poi ha finto una vittoria - di Pirro -  e subito dopo ha fatto marcia indietro, creando all'Opera di Roma le condizioni per una vita non splendente, basterebbe normale, per intanto.
La stampa,  anche dopo quello scivolone,  non ha cambiato idea su di lui, lo ha sempre appoggiato, salvo nelle poche settimane di quella sortita sciagurata, e continua tuttora ACRITICAMENTE ad appoggiarlo. Lo appoggia anche quando dice che all'Opera di Roma sta riportando grandi direttori, ed a tutti è evidente che così non è, semmai vi sta portando noti registi. E sull'orchestra   si guarda bene dal fare il benchè minimo accenno, mentre  la stampa dovrebbe essere più critica, ma senza pregiudizi.
Un'orchestra non diventa da 'normale' 'ottima' per decisione del sovrintendente. Il quale s'è tenuto chi governava il teatro anche prima ecc... ecc... lo abbiamo scritto infinite volte ed anche altro.
Ma ora arriva questa notizia che non possiamo non condividere. Una ventina di giovani, pare selezionatissimi, prenderà parte ad un programma riservato ai giovani artisti, in tutte le arti dell'opera: si chiama 'Fabbrica'; ha preso già il via; durerà due semestri; e riserverà ai fortunatissimi prescelti la possibilità di lavorare a fianco delle maestranze e degli artisti ospiti, per apprendere 'a bottega' il mestiere dell'opera.
Il progetto è reso possibile, s'è vantato Franceschini,  dall'Art Bonus che ha facilitato le sponsorizzazioni di alcune importanti società del nostro paese, in base alle quali i ragazzi godranno di una borsa di studio di 14.000 Euro, 7.000 a semestre, che consentirà loro di risiedere nella Capitale.
 Ci auguriamo solo che non serva soltanto a realizzare uno spettacolo per il festival 'Contemporanea' 2017, voluto e diretto da Giorgio Battistelli, il direttore artistico dell'opera 'ai mezzi' con Alessio Vlad.
 Al Teatro San Carlo è partita, quasi contemporaneamente, un'Accademia che  insegna ai giovani musicisti a stare in orchestra, d'intesa con il Conservatorio di Avellino (perchè non quello di Napoli, più logico e naturale?). Quello che per decenni ha fatto la Scuola di Fiesole, e, più di recente, anche la Scala.
Ciò che di queste iniziative non ci convince o potrebbe non convincerci è che, finito il corso, la Fabbrica, l'Accademia, questi giovani vengano rimandati a casa, anche  quelli veramente bravi. Con tanti  saluti  e senza troppi grazie.

martedì 9 febbraio 2016

La lunga mano di Mediaset si ritira dal Teatro alla Scala

Bruno Ermolli, uomo Mediaset, dopo infiniti anni abbandona la Scala, dove da sempre  era stato designato Vice presidente del Consiglio di amministrazione, ed alla cui gestione e decisione si devono le indicazioni prima di Lissner e poi di Pereira - almeno così scrivono i giornali, o si vanta il medesimo Ermolli. Certo è che alla Scala l'intera Milano tiene, come al suo teatro, come non accade a Roma con il Teatro dell'Opera. almeno non accade ancora, ma  che ora con Fuortes avverrà presto - è passato più di un anno - si dirà - ma nulla è cambiato, vero; ma cosa è un anno di fronte all'eternità di un manager?
 Adesso già si penna alla successione, che è quasi scritta, anche se forse si potrebbero attendere per renderla effettiva le prossime votazioni comunali e la designazione del nuovo sindaco.
 Intanto, visto che Ermolli era stato designato dalla camera di Commercio, il suo posto nel consiglio lo prende  Alberto Meomartini, già indicato dal presidente dalla Camera di Commercio, Sangalli. Per la nomina, invece, a Vice presidente, sono pronti i candidati. Forse il più probabile è Francesco Micheli, ora che si è liberato di MiTo,  già in consiglio in rappresentanza del Ministero di Franceschini,  anch'egli ' rosso e barone' con la passione per la musica; ma si fa anche il nome di Aldo Poli, presidente di Banca del Monte di Lombardia, con la quale Pereira ha un contratto di collaborazione, naturalmente autorizzato dalla Scala, per la ragione che il neo sovrintendente è succeduto a Lissner in tutto, ma non nel suo enorme emolumento,  e allora lui rimedia con qualche contrattino di collaborazione che gli permette di pagare la casa a Milano e di fare una vita migliore, non bastandogli, come è facile pensare, ciò che prende dalla Scala, dove Lissner - l'ascetico - prendeva quattro volte tanto.

All'Opera di Roma per Traviata arrivano Sofia Coppola e Valentino

La notizia è di questi giorni, mentre il titolo verdiano era in cartellone dall'inizio di stagione, senza che tutte le caselle della rappresentazione fossero al completo ( forse era prevista la regia di Curran, sperimentata alla Fenice, ed andata in scena già un centinaio di volte nel teatro veneziano). Ieri Carlo Fuortes - sorprendendo tutti  e mettendo a segno un altro colpo grosso - ha annunciato che la regia della prossima 'Traviata', fra maggio e giugno, sarà affidata a Sofia Coppola, la  notissima e brava regista figlia di Francis che la prima volta abbiamo visto protagonista del 'Padrino n.3' di suo padre, mentre viene colpita e muore,  sulla scalinata del Massimo di Palermo alla fine di una rappresentazione di Cavalleria Rusticana- speriamo di ricordare bene. - e che ora debutta all'opera. Non solo, altro colpo grosso: Valentino Garavani firmerà i costumi. E siamo sicuri che non farà mancare il suo 'rosso'- come se noi senza quel colore ci stracceremmo le vesti.
 Naturalmente, è inutile ripeterlo e sottolinearlo per l'ennesima volta, tutti i giornali plaudono  a Fuortes che sta rivoluzionando il Teatro dell'Opera della Capitale, riportandolo agli antichi splendori. Che per Fuortes ed anche per i giornali - che forse dimenticano per un momento che stanno scrivendo di un teatro d'opera, dove ciò che più dovrebbe contare è la musica  e, solo dopo, lo spettacolo - ciò che rende appetibile l'opera non è la musica ma la regia  e lo spettacolo in generale costruito su quel titolo. E infatti lui, Fuortes, insiste ricordando che ha portato all'Opera di Roma, la crema della crema dei regsoti della regia internazionale da Martone a Barberio Corsetti da Dante a Gilliam ed ora a Sofia Coppola.
 E siccome lui aggiunge che ha portato all'Opera di Roma anche grandi titoli e grandi direttori, fra i quali non ricordiamo nessun nome oltre quelli di Roberto Abbado e Lopez Cobos ma anche Renzetti, perchè no anche lui - già avvezzi al podio capitolino- prevedendo l'obiezione che i grandi nomi del podio sono assenti,  ha frettolosamente annunciato che l'anno prossimo l'inaugurazione sarà affidata a Daniele Gatti.
Resta comunque  la convinzione che per Fuortes il riscatto dell'Opera di Roma  è affidato ai noti registi. E sia.

P.S. La perla degli annunci l'abbiano letta in una 'breve' sul Corriere, dove si diceva testualmente ' le musiche sono affidate a Jader Bergamini...'. Capite? 'le musiche' - non la direzione della Traviata; come se per questa rappresentazione siano state messe insieme musiche di diversi autori.

Michele Anzaldi, PD, sbaglia. E sbaglia di grosso.

Il segretario PD della Commissione di vigilanza RAI, sbaglia e di grosso quando afferma- come ha fatto per l'ennesima volta oggi in una intervista al Corriere - che Dall'Orto, Maggioni, e poi anche Massimo Giannini ( per un'altra ragione) li ha messi lui, intendendo il partito al governo, cioè Renzi che, nei vari recenti interventi sulla tv - ricorda Anzaldi - non ha mai smentito le sue dichiarazioni, dunque le ha condivise.
 Questo è davvero grave, perchè  fa supporre  che Dall'Orto, Maggioni e Giannini ma anche altri, dovrebbero rispondere a lui (al partito che li ha messi in quei posti di responsabilità)  delle azioni in RAI. Ma allora i  succitati non sono stati scelti esclusivamente per la loro competenza, ma innanzitutto per la appartenenza politica (leggi: Renzi).
Tralasciamo volutamente gli accenni  volgari agli stipendi (per Giannini), quando dice testualmente e volgarmente: chi te li da tutti quei soldi che prendi? Ancora noi ( leggi Renzi, o il PD di Renzi), nonostante gli ascolti  scandalosi in una rete scandalosamente in passivo come quella guidata da Vianello? E tralasciano anche  quel che dice del telegiornale della Berlinguer ( TG3) che  Anzaldi ritiene l'unico dei tre non allineato.
Insomma una assurda dichiarazione di potere in una società che queste intromissioni non tollera più.
 E, tanto per non farcelo passare dalla memoria, vale la pena ricordare che ai tempi in cui Marino cercava un assessore alla cultura  per Roma, che poi trovò prima nella Barca e poi nella Marinelli, propose perfino Michele dall'Ongaro, che evidentemente con il PD di Anzaldi aveva stabilito un feeling forte, altrimenti non lo avrebbe candidato.
Poi, però - certo bisogna superare tutte queste volgari insinuazioni di Anzaldi prima di arrivare a qualcosa di condivisibile - accenna ad una tecnica di governo dei vertici RAI, i quali di fronte a qualunque piccolo o grande problema, piccolo o grande scandalo, rispondono col silenzio. E che sia una tecnica lo dimostra anche il fatto che sul Caso 'Giancarlo Leone- Capodanno in tv', nell'unica dichiarazione di Campo Dall'Orto, si lodò il silenzio di Leone.  Non avrebbe dovuto egli rispondere, giustificarsi, e prendere sulle sue spalle le manchevolezze che si rimproverarono ed addossarono solo ad un capo struttura, poi licenziato?
Leone sta ancora lì, troppo protetto, e si aspetta la fine di Sanremo per vedere se, una sola volta, Campo Dall'Orto, è capace di prendere posizione contro i poteri forti ed i padrini eccellenti che proteggono alcuni alti dirigenti RAI.

lunedì 8 febbraio 2016

Ancora su 'Affittopoli' a Roma. I casi dell'Aventino e dei Parioli

Chi adesso viene a dirci che coloro i quali occupano la maggior parte degli immobili del Comune di Roma sono 'povera gente', invitandoci a non infierire su di loro ed a cercare gli abusi i privilegi e gli imbrogli altrove  e combatterli,  deve spiegarci come mai ogni giorno si scopre  qualcosa di nuovo su parecchi di quelli che - per non aver fatto pulizia negli anni passati -  gli stessi definiscono 'povera gente'.
 Era povera gente quella coppia che risiedeva in un villino sull'Aventino, zona San Saba, pagando al Comune l'affitto di un centinaio di Euro, mentre la signora aveva un reddito che superava i 70.000 Euro, una casa in comproprietà con la sorella e  suo marito era proprietario di ben cinque appartamenti, non tutti a Roma - bisogna dirlo - e quindi  scomodi alcuni per abitarvici e lavorare a Roma, ma di cui era proprietario e che quindi avrebbe dovuto abitare? Se non abbiamo capito male li hanno già sfrattati  quei due, senza vergogna che hanno ottenuto un appartamento senza avere il benché minimo requisito. Naturalmente con la compiacenza di funzionari e dirigenti comunali.
 E i proprietari di quella  macelleria in Via Antonelli, ai Parioli dove ora s'è spostata parte della task force messa su da Tronca, dove solo per entrarci occorre pagare una tassa, anche quelli sono 'povera gente' al punto da pagare un canone mensile irrisorio, vergognoso?
 E ci fermiamo a questi due soli esempi, che naturalmente non sono gli unici e neppure  solo alcuni dei pochissimi. Perchè l'indagine di Tronca ogni giorno rivela e continuerà a rivelare che di abusi di privilegi e di veri e propri imbrogli, complice l'Amministrazione capitolina,  l'uso del patrimonio immobiliare del Comune di Roma è pieno.

sabato 6 febbraio 2016

Sul caso 'affittopoli' a Roma c'è chi frena fra quelli che fino a ieri acceleravano

Fino a ieri, capofila il Corriere, tutti a dire che è uno schifo quello che succede a Roma nel caso delle case del Comune, affittate agli amici degli amici a prezzi di favore ( in questo discorso andrebbe non dimenticata anche la prima dismissione di case sotto Causi e Veltroni, quando a prezzi di favore agli amici degli amici furono venduti immobili di pregio in zone di pregio!). Da oggi, anche sul Corriere si  invoca prudenza, scrivendo che la gran parte delle case sono affittate a poveri disgraziati, ed ora metterli in mezzo ad una strada per dimostrare che si vuol far pulizia , è come sparare sulla croce rossa. Vengono poi fuori molti casi particolari, come ad esempio quello di tanti intellettuali ed artisti che all'indomani della fine della guerra furono quasi spinti nelle case del centro storico per evitare che fossero abitate esclusivamente da gente povera. E sia gli intellettuali che gli artisti, a malincuore - oggi si direbbe: a loro insaputa-  si trasferirono in quelle case che di pregio allora erano, per la zona in cui si trovarono, ma che nel tempo di pregio lo sono anche diventate per i lavori che quegli inquilini e o loro eredi - sì quelle case sono passate di mano per generazioni o subaffittate - hanno fatto, nella maggior parte dei casi a loro spese.
 Si scopre poi che  tutto 'lo storico' di quegli appartamenti, ancora cartaceo, era stato inscatolato e gettato in un deposito, sperando forse che i topi e l'umidità li distruggesse definitivamente.
 Allora Tronca vuol solo farsi pubblicità? Ammesso che voglia farsi solo pubblicità, non perdiamo l'occasione di un censimento vero e dell'accertamento caso per caso delle situazioni abitative, per venire a capo di illeciti, abusi, e di non aventi diritto. Ma allora, tutti quelli che Tronca troverà in simili situazioni - TUTTI  proprio TUTTI - devono essere regolarizzati, anche con lo sfratto, laddove enecessario, senza infierire sui deboli, che non hanno forza per reagire, solo per dare una lezione.

Hélène Grimaud. Una scoperta

La pianista americana,  Hélène Grimaud, di origine francese, dagli occhi chiari ma di ghiaccio, guadagna la ribalta. Cosa ha fatto per meritarsela? Un nuovo disco e l'interesse della sua casa discografica a reclamizzarlo, pensando che possa avere sul mercato un'accoglienza migliore, se lo propone affiancandolo alla sua storia di  donna irrequieta, con foto in primo piano sulla copertina, ed a quella passione 'naturalista' per i lupi'. Ma questa è nuova? Per lo meno tale la si propone, all'uscita del suo nuovo disco 'Wasser' ,che non è un omaggio parziale al nostro cognome, bensì una collezione di brani che hanno come tema, anzi come semplice titolo, l'acqua, a partire dal pezzo di Berio, 'Wasserklavier'  - all'epoca della nostra direzione di Piano Time, pubblicammo per primi un altro brano pianistico di Berio, della medesima serie: 'Luftklavier'.
 Insomma  non c'era nessuna ragione per andare ad intervistarla, se non l'uscita del suo nuovo disco - vi sembra una ragione plausibile ?- ma la casa discografica insiste ed organizza  un paio di incontri,  telefonici, fatti negli stessi giorni, per fortuna non con le stesse domande, in risposta alle quali non ci sembra di aver letto nulla che già non conoscevamo e con noi tutti quelli interessati a leggere quelle sue interviste. La sua passione per i lupi è cosa vecchia e stravecchia,  ed è stata anche oggetto di un suo libro, un bel pò di anni fa.
 L'unica cosa nuova - oltre quella foto che la ritrae ragazzina pubblicata dal  'Venerdì' di Repubblica - è la rivelazione di quella lite con Claudio Abbado, perchè la pianista non sarebbe stata d'accordo con il maestro, o viceversa, su una cadenza di un concerto di Mozart. Non non crediamo ad una sola parola, anche se si è voluto riproporre la celebre scena che contrappose molti anni fa Bernstein a Gould.  La ragione addotta dalla Grimaud è che spesso 'i genitori non s'accorgono che i figli crescono' e che quindi possono rivoltarglisi contro, come fece Lei ancora molto giovane con Abbado,  il quale  nonostante avesse con lei una amicizia nata quand'era ancora adolescente, non si era accorot che nel frattempo la adolescente di un tempo era diventata una  matura signorina. Sarà!

venerdì 5 febbraio 2016

Il nuovo vento della danza, dopo Roma e Milano, spira anche a Parigi

La recente nomina di Bigonzetti, che dall'Aterballetto passa a dirigere il Corpo di ballo del Teatro alla Scala, ha  fatto ritornare alla mente l'analogo precedente caso di Eleonora Abbagnato nominata per lo steso incarico all'Opera di Roma.  Si è obiettato, in ambedue i casi, che i nuovi direttori dei rispettivi corpi di ballo dei due più importanti teatri italiani, non avessero nessuna esperienza nel campo, benchè fossero da considerare due assolute eccellenze nelle rispettive discipline: danza e  coreografia. perchè, si diceva nell'uno come nell'altro caso, la direzione di un Corpo di ballo di un grande teatro, esige  innanzitutto conoscenza, pratica e salvaguardia del grande repertorio ballettistico, senza chiudersi alle tecniche ed agli stili più moderni di tale disciplina.

A Roma, la decisione era stata presa perchè la Abbagnato voleva stare nella città nella quale il suo bel marito giocava al pallone - giocava, perchè ora, crediamo non giochi più - e dove voleva vivere insieme ai loro figli;  mentre,  a Milano, per l' immediata sostituzione del precedente direttore volato a lavorare a Mosca.
 Dunque nessuno dei due nuovi direttori aveva esperienza  in tale direzione, e per Bigonzetti, c'era il timore - che c'è tuttora - che egli spinga sull'acceleratore della 'nuova' danza', facendo perdere le tracce della tradizione ballettistica classica.

 Passano appena pochi giorni dalla contestata nomina di Bigonzetti, ed ecco che un analogo caso, a Parigi, viene risolto alla stessa maniera di Roma e Milano. Il direttore Millepied , sposato alla bellissima Portman, decide di abbandonare l'Opéra di Lissner, perchè - dice - non è riuscito a far spirare il nuovo vento della danza in quel corpo di ballo. E perciò se ne va. Al suo posto viene messa una ballerina, Aurélie Dupont, una stella con grande esperienza,  ma al suo primo incarico come direttrice del ballo.
 E a Parigi, come già a Roma, emerge che un motivo 'secondo' per il quale Millepied - ma potrebbe anche essere il motivo 'primo', anche se tacito - abbandona l'Opera è perché la sua dolce bellissima metà non ama il clima di Parigi ( clima sociale, specie dopo gli attentati dello scorso anno) e desidera far ritorno negli USA, sua patria.
 Dunque Roma, Milano e ora anche Parigi sono battuti dallo stesso vento sulle strade della danza.

giovedì 4 febbraio 2016

A' Tronca, stai scoprendo l'acqua calda. Parola di Marco Causi, ex assessore al Bilancio

Tronca, come suppongono alcuni, starebbe alzando un gran polverone sul caso 'affittopoli' a Roma, perché vuole guadagnarsi sul campo - dove resterà ancora per pochi mesi  e dunque deve fare in fretta - il lasciapassare  per arrivare al comando della polizia, dove aspira anche Gabrielli che in questi ultimi mesi lavora 'nel silenzio'.
 Anche se Marco Causi, ex assessore al bilancio nelle giunte Rutelli e Veltroni e vice sindaco per poco  con Marino, non lo sostiene  direttamente, comunque, manda a dire a Tronca che sta per scoprire l'acqua calda. Se ne accorgerà quando verrà a sapere tutto su 'affittopoli', caso sul quale sta alzando un inutile polverone. Perché la storia di 'affittopoli' è nota da tempo; lui quando era assessore avviò la vendita di parte del patrimonio immobiliare di Roma, vendita fermata poi da Alemanno. Nel corso di quel censimento, ai fini della vendita del patrimonio immobiliare di Roma - che per metà circa degli immobili fu attuata -  si venne a sapere che per buona parte - dice Causi " si tratta di unità abitative che non sono alloggi popolari ma che, nel corso del tempo, sono stati assegnati a soggetti che erano titolati ad avere una casa popolare".
Sostiene Causi che molti aventi diritto ad una casa popolare, furono loro malgrado assegnatari di appartamenti a Palazzo Barberini, a Palazzo Borghese, a Piazza Navona e a Via del Corso. Loro  non volevano, ma furono costretti ad accettare, questo in sintesi dice Causi, che aggiunge: c'era proprio bisogno di fare un censimento ulteriore, se  tutto il patrimonio immobiliare del Comune di Roma è censito ed è consultabile on-line?
 Perchè non li avete venduti tutti - chiede a Causi il giornalista di Repubblica? E lui risponde: " Perchè c'erano problematiche di tipo sociale. Dagli accertamenti risultò che gli inquilini erano anziani a basso reddito, famiglie in difficoltà, con disabili o disoccupati. E questi sono esattamente quelli SCOPERTI da Tronca".
Tronca sta facendo un gran casino per niente, tutto quello che vuole scoprire può saperlo già, perché di censimenti  ne sono stati fatti due: sotto Veltroni e Rutelli.
 Dunque non c'è nulla da scoprire, semmai - punta il dito Causi - "l'inefficienza gestionale e l'opportunismo dei locatari, uniti talvolta alla corruzione hanno fatto sì che chi un tempo aveva i titoli per occupare un alloggio ( bel termine: alloggio, pare di star al campo!) del Comune, se lo sia poi tenuto, passandolo magari ai digli o in subaffitto. E ciò perché i censimenti, I CUI RISULTATI SONO ON-LINE vanno mantenuti e aggiornati. Alemanno non lo fece, Marino sì". E poi?
 E  poi termina: "quando nel 2014 si varò la delibera di riordino con gli sfratti di morosi ed abusivi, ne nacque un enorme contenzioso ( spiegaci bene , Causi!). Questo associato all'inerzia amministrativa e a episodi di vera e propria illegalità, conferma una volta di più il malfunzionamento dell'istituzione capitolina", della quale anche lui ha avuto responsabilità in ben due gabinetti, anzi tre.
 Allora la conclusione cui Causi giunge, senza dirlo apertamente, è che Tronca farà un buco nell'acqua, e che l'ennesimo censimento porterà a concludere che gli illeciti sono pochissimi e che gran parte di quegli alloggi sono occupati da persone indigenti.
 Non abbiamo ragioni per non credere a Causi, perchè lui la macchina amministrativa 'illegale'  e 'mal funzionante' del Comune  la conosce bene. Però abbiamo il sospetto che Causi voglia chiudere subito il discorso per non aprirlo, ad esempio, sul caso delle sedi di partito, o dei politici e potenti beneficiari a prezzi stracciati di 'alloggi'  MAGARI A DUE PASSI DAL COLOSSEO O DAL PANTHEON.  E non ci riferiamo naturalmente ai casi di poveracci che vivono in 30 metri quadri ed hanno una pensione sociale di  300/400 Euro.
AUGURIAMO A CAUSI DI NON ESSERE SMENTITO DA TRONCA, ALTRIMENTI DOVREMMO PENSARE CHE LA SUA DIFESA  VOGLIA NASCONDERE I NUMEROSI CASI DI APPARTAMENTI AFFITTATI AGLI AMICI DEGLI AMICI. A lui  forse no, altrimenti non si sarebbe esposto.


Quando la stella della idiozia brilla nel cielo della magistratura, oscura tutte le altre

 L'ultimo sprazzo di luce violenta, accecante l'ha notato e descritto per noi tutti Gian Antonio Stella sul Corriere di oggi.
 E riguarda il caso di un professore di filosofia che dopo anni ed anni è riuscito finalmente, nello scorso novembre, a passare di ruolo. Il professore ha moglie e tre figli e finalmente può pensare ad un futuro più sicuro, o più tranquillo. No, non gli è concesso, per l'intervento della magistratura che, quando si tratta di perseguire reati non guarda in faccia a nessuno.
 Il professore, bergamasco, è stato licenziato in tronco per un gravissimo delitto che lui stesso ha commesso una quindicina di anni fa del quale  si era completamente dimenticato, complice il casellario giudiziario che , nel suo caso, risulta vergine ed immacolato.
 Ma se qualcosa può sfuggire al casellario,  nulla sfugge all'occhio acuto  della magistratura, che l'ha  licenziato.
 Quindici anni fa è stato sorpreso da una pattuglia dei carabinieri, appena fuori un paesino della bargamasca, verso le tre di notte, fare  la PIPI' in un cespuglio, al termine di una festa paesana. Il pericoloso malfattore si era giustificato  adducendo che non c'erano bagni nè bar aperti nei dintorni, che era notte fonda e che si era quasi in campagna, ai bordi del paesino, e che non poteva più trattenerla.
 I carabinieri furono irremovibili; e, infatti, anni dopo gli giungerà una multa da pagare, per atti 'contrari alla pubblica decenza'. Lui la paga e la cosa sembra definitivamente chiusa.
 Al momento in cui viene immesso in ruolo al dirigente scolastico  non risulta nessuna pendenza penale, e il professore in questione concorda.
 Passano due mesi e come una mannaia arriva l'ingiunzione del licenziamento in blocco, non abbiamo capito bene se per l'emersione di quel suo lontano delitto, o perchè egli lo aveva taciuto al momento della immissione in ruolo, dichiarando perciò anche il falso. Doppiamente perseguibile e perciò decaduto all'istante.
 A questo punto c'è solo da augurarsi che la Giannini ed il suo capo, Renzi, chiameranno imemdiatamente quel magistrato e gli affideranno il caso 'Banca Etruria-Boschi', ringraziandolo della salomonica sentenza emessa nel caso del povero professore che non potendo più resistere aveva fatto la pipì di notte, all'aperto ed al buio.

Nei giorni scorsi avevamo segnalato un altro incredibile caso. Quello di un medico in pensione che chiede  alla mamma benestante un piccolo regalo in denaro, la mamma glielo da, nella misura di 100 Euro, ma poi il beneficiato viene accusato dalla sorella, per aver egli costretto la mamma a fargli quell'onerosissimo regalo. L'accusa alla udienza chiede di chiudere il caso, il giudice invece rinvia a giudizio e fissa una nuova udienza. Si sa già che  il CSM ha indicato il giudice integerrimo per la Cassazione.

L'ultimo caso è su tutti i giornali di oggi. Riguarda una coppia. Il marito va dai carabinieri a denunciare la moglie perchè non gli prepara da mangiare e non gli fa trovare la casa in ordine, come lui vorrebbe ed esige. La magistratura decide di intervenire, rinviando la donna a giudizio per 'VIOLENZA DOMESTICA, e Renzi candida il giudice alla Corte costituzionale, dove nei prossimi mesi si discuteranno parecchie cause di diritto matrimoniale, perchè tenga una lezione sulla materia ai giudici della suprema corte.

mercoledì 3 febbraio 2016

Scandalo case del Comune a Roma. Dellapasqua e Menicucci del Corriere più severi del procuratore Pignatone.

Non finisce qui, ancora servizi su servizi sui giornali, e nei telegiornali e chiacchiere su chiachiere al bar e per strada. Dove si apprendono altri particolari. Ad esempio che Alemanno non ne sapeva nulla e che  la colpa di tutto questo era del Dipartimento Patrimonio  con il quale anche lui ha dovuto insistere per avere alcune  notizie; ma lui  non si era mai reso conto delle dimensioni dello scandalo... certo lui badava ad altri più redditizi affari e a non andare a muovere le acque in un campo che avrebbe potuto procurargli, da parte degli amici degli amici, qualche guaio. Ora che, prima Marino e poi Tronca sono venuti a conoscenza dei fatti, bene hanno fatto a muoversi, ha dichiarato l'ex sindaco. Che lezione di moralità.
 Ma sui giornali e nelle interviste televisive, mai che venisse fuori un nome eccellente, come invece ha fatto, in un suo pezzo, Merlo su Repubblica', quando ha rinfrescato la memoria sul famoso attico dato a De Mita, in zona Fontana di Trevi, alle spalle del Quirinale. Tutti vanno ad intervistare i molti casi di gente con seri problemi, dunque non professionisti o politici con ben altri, alti  redditi che si sono infilati in molte delle case di pregio a prezzi stracciati.
 Nessun giornale,  dopo aver criticato gli amministratori per aver chiuso tutti e due gli occhi, fa poi qualche nome eccellente che già altre volte sono venuti fuori, perché, lo abbiamo già scritto, è da oltre vent'anni che si parla di questa storia di abusi e privilegi illegittimi ( e gli elenchi sono venuti fuori regolarmente) come tanti altri di cui in Italia si parla a cadenza regolare ma che mai si risolve.
  Fra parentesi. L'altro ieri la senatrice del PD Sereni, rispondendo ad una inchiesta del Corriere sugli stipendi dei dipendenti del Parlamento faceva notare che intanto il tetto del 240.000 Euro annui - non dei 240 Euro mensili, come per molti disgraziati che  abitano alcune di quelle case sfitte - è attivo fino al 2018. Intanto, ha scritto la senatrice, è una cosa, meglio che niente. Insomma i privilegi dei dipendenti del Parlamento di cui tanto si è detto e scritto, non sono privilegi ma diritti acquisiti, come si ama definirli in Italia dai diretti interessati, e perciò c'è da attendersi che dopo due anni di moratoria, tornino ad essere quelli di un tempo. Perchè ai dipendenti del Palazzo  le 'fregature' - o quelle che loro considerano tali - della cancellazione di privilegi ingiustificati deve essere inflitta gradualmente, non si sa mai gli venisse un colpo per il taglio di tali privilegi e decidessero i parenti di far causa allo Stato.
 E, infine, la chicca uscita dalla penna dei due giornalisti del Corriere, Erica Dellapasqua e Ernesto Menicucci che hanno firmato oggi l'inchiesta sulle case del Comune,  dove si legge: " Il Commissario è per il pugno duro: chi non ha i requisiti verrà sfrattato. Con buona pace anche di chi ha una pensione sociale".
 Che, tradotto per farlo capire anche a Dellapasqua e Menicucci, è come dire,  a causa degli studi di settore,  che il fisco,  senza sentire ragione,  vuole dai due le stesse tasse che paga Paolo Mieli, che come loro è giornalista, dunque... Solo allora anche Dellapasqua e Menicucci andranno a dire  al Fisco che sì anche loro sono giornalisti ma con lo stipendio del giornalista Mieli si potrebbero pagare quelli di una decina di colleghi.