lunedì 31 dicembre 2018

Tutti i messaggi di San Silvestro. Mattarella e gli altri

Mattarella rivolgerà il suo messaggio di fine anno, all'ora del tg a reti unificate. E sarà uno dei programmi più visti della tv.

Lo vedrà anche Salvini, l'unico forse che non ha messaggi da inviare alla nazione.Lo ascolterà mentre mangia tortellini al sugo e beve birra. Dopo che ce lo ha comunicato, gli abbiamo raccomandato, conoscendolo, di mettere la mano davanti alla bocca per non far sentire alla nazione, in concomitanza del messaggio del Presidente, i rutti da vice premier. Anche lui imparerà che 'non si fanno', diamogli tempo; dall'anno prossimo ha introdotto  lezioni di educazione, e lui si è già iscritto.

 Subito dopo mezzanotte - ha annunciato - la coppia di 'fratelli coltelli' Di Maio-Di Battista, invierà il  messaggio congiunto alla nazione. Hanno anticipato che non parleranno degli espulsi dal Movimento. Acqua passata, daranno istruzioni per il futuro. Si comincia già a parlare - e forse lo faranno anche loro questa sera - di modifiche del loro statuto, il vincolo dei due mandati pare andrà a farsi fottere.  E così la trasformazione a partito come tutti gli altri, è cosa fatta. Di Maio farà carezze a Di Battista, il guastafeste, perchè teme che il suo rientro in Italia possa preludere alla rottura con il ruttatore seriale, Salvini, 'il nero'.

 Anche Tria voleva inviare il suo messaggio rassicurante alla nazione. Conte l'ha tirato per la giacchetta e gli ha spento il microfono, temendo che avrebbe fatto l'effetto contrario.

 E a Virginia Raggi, candidatasi per nome del Movimento, a fare gli auguri al paese, unica donna, Grillo ha consigliato di evitare, per non prendersi, via tv,  gli avanzi delle feste che chiunque può prendere, per strada e dai cassonetti.

 Grillo ha rinunciato al suo discorso -si è concessa, solo per qualche minuto, una sortita da guitto - a favore dei suoi militanti più in vista. Dopo le  'lacrime e sangue' della manovra finanziaria, appena votata a scatola chiusa dal Parlamento, darà la parola a macchietta-Toninelli , a 'vaccini si-no'  Giulia Grillo, e al sottosegretario per l'economia Laura Castelli, dopo che ha spiegato che una misura assai contestata della manovra contro la quale si è ribellato tutto il mondo del volontariato, colpirà solo gli 'utili delle società no profit'.

 Ai tre, la parola d'ordine del capo, è stata 'fate ridere'. E loro prontamente in coro: non serve raccomandazione, capo!

 Buon anno!

domenica 30 dicembre 2018

Grillo era e resta un buffone, e Toninelli si conferma macchietta del gruppo di governo!

Chi pensava che Beppe Grillo, con l'avventura dei Cinquestelle, si fosse riciclato in santone ispiratore o grande saggio, e guidasse quell'esercito 'di franceschiello', che  i suoi e la rete hanno  reclutato, come un generale che comanda a bacchetta, con ordini perentori: 'facite 'a faccia feroce... rifacite 'a faccia fessa' - come obbidirebbe chiunque si consideri miracolato, senza meriti - deve ricredersi, dopo il post che stamane ha pubblicato sul suo blog.

Ha scritto che Pd e Forza Italia sono terroristi, che le tentano tutte per evitare che il suo esercito 'di franceschiello' rivolti il paese come un pedalino. Successivamente qualche suo attendente ha spiegato che tanta avversione alle loro riforme è inconcepibile ed incomprensibile, ed è motivata esclusivamente  dal  taglio di privilegi da casta, come il vitalizio e le pensioni d'oro. 

Noi aggiungiamo che sarebbero credibili gli attuali  sgangherati al governo se nel taglio dei privilegi cominciassero dai propri: riduzione del numero dei parlamentari, taglio dei loro compensi, che agli occhi di chiunque appaiono davvero immeritati: 15.000 Euro circa al mese quasi nessuno di loro li avrebbe guadagnati  esercitando una professione qualunque con la stessa mediocrità che dimostrano in Parlamento.

 Il gran capo di quell'esercito di 'franceschiello' non considera neppure lontanamente che  un governo parlamentare possa avere una opposizione parlamentare, mentre  avrebbe potuto immaginarlo dopo che per anni  ha mandato i suoi soldati  a far guerra apertamente ai governi in carica con azioni  eclatanti ed anche esilaranti, come  il ricorso all'aventino 'da terrazza', quando si asserragliarono sui tetti del Parlamento,  minacciando che non sarebbero scesi se... - mai che si sarebbero buttati, come fanno i disperati, mica fessi; dove trovano un altro 'paese di bengodi' come quello in cui gli fa fare servizio militare il comico?

Chi si oppone è terrorista!  L'indignazione di tutto l'arco parlamentare, esclusi ovvio grillini e leghisti, a quel post comico ma anche un pò preoccupante, ha convinto dopo qualche ora il comico a  cancellare quel post. In effetti era davvero troppo, anche  per un comico!

Per fortuna che poi, in giornata, almeno fuori del Parlamento -mentre dentro è continuata la bagarre per il voto di fiducia su una manovra che nessuno ha potuto leggere e discutere - è tornata la calma ed anche il sorriso, quando machietta-Toninelli ha postato: meglio prendere fischi per fiaschi che mazzette. Certo, vero, siamo d'accordo con Toninelli, solo che lui l'hanno messo a fare il ministro in un settore delicato di cui non capisce una mazza - gergo leghista, per una volta!

sabato 29 dicembre 2018

I giornalisti non sono 'reggimicrofono'. Questa grave malattia si diffonde velocemene in ogni settore, non solo in quello parlamentare e politico in genere - come denuncia l'Ansa, in questa agenzia

«Ancora una volta l'Associazione stampa parlamentare è costretta a intervenire per stigmatizzare una prassi inaccettabile che si sta cercando di trasformare in regola e che lede la professionalità di tanti giornalisti. Non è infatti la prima volta che i colleghi vengono convocati per esternazioni della presidenza del Consiglio dei ministri senza che venga data loro la possibilità di fare alcuna domanda. Le istituzioni hanno la facoltà di comunicare in molti modi, che siano post sui social, dirette Facebook o comunicati stampa. Ma quando i giornalisti vengono 'convocati', ed è la situazione che auspichiamo fortemente, non è possibile che non sia consentito loro di svolgere il proprio lavoro, che è soprattutto quello di fare domande, a prescindere dal fatto che questo avvenga in luoghi preposti come la sala stampa di Palazzo Chigi o, come è accaduto oggi, per strada davanti alla sede del governo. È singolare, eppure ci troviamo ancora una volta a dover ribadire che noi non siamo dei 'reggimicrofono'». È quanto si legge in una nota dell'Associazione Stampa parlamentare.

«Per una corretta gestione dei rapporti – prosegue il comunicato – sarebbe auspicabile che venisse ripristinata una leale interlocuzione tra la stampa tutta e le istituzioni. Ci auguriamo che non sia più necessario ribadire pubblicamente ciò che dovrebbe essere normale prassi. Ma continueremo a vigilare sull'attuazione di principi che sono nell'interesse non solo degli operatori dei media ma anche di chi, come garantisce la Costituzione, ha diritto di essere informato. Ci auguriamo e confidiamo  in futuro in una maggiore collaborazione». (Ansa – Roma,16 novembre 2018)

L'art 21 dell Costituzione non è fra gli interessi primari Rai

La Rai non aderisce all'iniziativa di editori e giornalisti. Usigrai: «Leggeremo l'articolo 21 nei tg»

Da oggi i quotidiani in edicola aderiscono alla mobilitazione di Fieg e Fnsi in difesa della libertà di stampa. «Per motivazioni che non condividiamo l'azienda del servizio pubblico ha deciso di non partecipare. In rappresentanza e a tutela di tutti i colleghi procederemo con un videocomunicato», annuncia il sindacato.
La Rai non aderisce all'iniziativa di Fieg e Fnsi in difesa della libertà di stampa
Da oggi in tutta Italia i quotidiani in edicola aderiscono ad una iniziativa congiunta di Federazione Italiana degli Editori e della Federazione Nazionale della Stampa Italiana in difesa della libertà di stampa. Per l'occasione i giornali pubblicano l'articolo 21 della Costituzione Italiana.

«Pur sapendo che la Rai non è associata Fieg, ma ancor di più perché concessionaria di Servizio Pubblico», spiegano il sindacato, Fnsi e Usigrai hanno chiesto all'azienda di aderire con la divulgazione dell'articolo 21. «Per motivazioni che noi non condividiamo – rilevano i rappresentanti dei giornalisti – la Rai ha deciso di non partecipare all'iniziativa. Rispettiamo la scelta dei vertici aziendali, ma in rappresentanza e a tutela di tutti i giornalisti procederemo con un videocomunicato, in onda nelle principali edizioni, alla lettura di uno dei fondamentali diritti di tutti i cittadini: di informare e di essere informati liberamente.
@fnsisocial



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Giornalisti autonomi: è ora di alzare la testa. Non fate come noi che in 40 anni di attività giornalistica non l'abbiamo mai fatto e ci siamo rivolti al giudice, ma solo alla fine del rapporto di lavoro

«È un bene che tra i tanti problemi del comparto-editoria, ieri siano state illuminate le condizioni di sfruttamento e ricattabilità dei giornalisti precari, collaboratori dei giornali. Mi auguro che questa attenzione possa spronare i colleghi ad organizzarsi nel sindacato in modo da poter aprire vertenze azienda per azienda, e uscire così da una condizione non degna di un Paese civile. È il momento di alzare la testa e organizzarsi insieme a Cdr, Assostampa e Fnsi per la dignità del lavoro giornalistico». Così Mattia Motta, presidente della Commissione nazionale lavoro autonomo Fnsi e componente di segreteria, commenta il servizio di Report a firma di Bernardo Iovene andato in onda lunedì sera su Rai3.

«Capisco i colleghi precari costretti a camuffarsi per non rischiare ritorsioni e ringrazio i colleghi che ci hanno 'messo la faccia', ma restano nodi da sciogliere per poter uscire da queste condizioni – prosegue Motta –. Finché esisterà un 'esercito di riserva' di iscritti all'Ordine e disponibili a lavorare gratis la dignità professionale sarà sotto scacco; finché i colleghi non porteranno sistematicamente davanti al giudice del lavoro gli editori inadempienti avremo le armi spuntate, e finché il Governo non interverrà con l'abolizione dei Co.Co.Co e non verranno quantomeno emanate le 'tabelle di liquidazione giudiziale dei compensi' per i giornalisti autonomi da parte del ministero della Giustizia, i problemi resteranno sul tavolo. E avranno sempre più a che fare con il diritto-dovere di informare ed essere informati. Fnsi e Commissione nazionale lavoro autonomo sono al fianco dei colleghi che decideranno di alzare la testa, mettendo a disposizione gratuitamente i propri legali, per fare in modo che nessun giornalista freelance debba più nascondersi per parlare delle sue condizioni di lavoro».

Le novità nell'informazione del Governo del CambiaNiente. Si chiude! Tutti a casa!

Il presidente della Federazione nazionale della Stampa italiana, Giuseppe Giulietti, ha incontrato oggi il Comitato di redazione di Radio Radicale che gli ha manifestato la forte preoccupazione per il drastico ridimensionamento della convenzione con il ministero dello Sviluppo Economico per la trasmissione delle sedute del Parlamento che, se fosse confermato nella legge di bilancio, porterebbe alla inevitabile chiusura di Radio Radicale con conseguente licenziamento dei giornalisti e del personale tecnico, amministrativo e archivistico ponendo fine ad un'esperienza che dura da quasi quarantatré anni.

Giulietti ha espresso la solidarietà e il sostegno della Fnsi, ringraziando Radio Radicale per il lavoro e il ruolo svolto dando sempre voce a tutte le espressioni politiche e culturali e definendo l'archivio (che custodisce ad oggi oltre 560mila documenti sonori a cominciare dalla sedute del Parlamento del 1976) un bene pubblico del nostro paese.

Il presidente della Fnsi ha definito i tagli all'editoria come una minaccia all'articolo 21 della Costituzione e ha rivolto un appello a tutte le radio e le televisioni, a partire da quelle del servizio pubblico Rai, affinché diano voce e sostegno alle testate che vedono messa in discussione la loro sopravvivenza.

Prima di recarsi nella redazione di Radio Radicale, Giulietti, assieme al segretario generale della Fnsi, Raffaele Lorusso, e al segretario del Consiglio nazionale dell'Ordine dei giornalisti, Guido D'Ubaldo, ha fatto visita ai giornalisti di Avvenire, testata messa a rischio dal paventato taglio del fondo per il pluralismo.

Il presidente della Fnsi ha quindi incontrato i redattori del Manifesto, che come Avvenire, rischierebbe la chiusura nel caso fosse confermata la volontà del governo di azzerare i contributi all'editoria.

Salvini attento a non ruttare davanti agli italiani

Discorso di Capodanno, Salvini: "Ascolterò Mattarella in tv tra un piatto e l'altro" (Corriere TV).

La dichiarazione del vicepremier lascia sgomenti, per la figura che potrebbe fare. Perchè, come ormai tutti sanno, lui la sera si pappa un piatto di tortellini al pomodoro e ci beve sopra un boccale di birra.

Non tanto per i tortellini, quanto per la birra, se non mette la mano davanti alla bocca potrebbe fare un rutto che lo sentirebbero anche tutti gli italiani - che come lui stanno davanti al televisore - ma che naturalemtne non se ne meraviglierebbero!

Rai 5, una scoperta dopo l'altra. Ora è la volta di Neri Marcorè

C'è la spumeggiante atmosfera creata dalle intramontabili arie e valzer di Johann Strauss jr. al centro del concerto per il nuovo anno dell'Orchestra dell'Accademia di Santa Cecilia 'Una notte a Vienna'. Protagonista è il direttore spagnolo Gustavo Gimeno, al suo debutto sul podio ceciliano, che coinvolge il pubblico in una festa musicale ricca di colpi di scena. Durante il Gala viene eseguito il secondo atto dell'operetta Il pipistrello di Strauss, ma il Coro e l'Orchestra - insieme ai solisti Markus Werba, Silvana Dussmann, Michaela Selinger, Jochen Kupfer e Sofia Fomina - offrono al pubblico una 'festa nella festa', animando il concerto con molte altre sorprese musicali. A guidare gli ascoltatori nei risvolti dell'elettrizzante serata è l'attore Neri Marcorè, i cui interventi fungono da raccordo tra i diversi brani musicali, aggiungendo brio e vivacità.

Raggi dimettiti, salva almeno la faccia, visto che non sei stata capace di salvare la città dalla monnezza

Aveva promesso che l'emergenza rifiuti sarebbe stata risolta, dal lei e dalla sodale Montanari, in 48 ore. le 48 ore sono trascorse, e c'è l'ennesimo rinvio, senza data. I cassonetti  sono strapieni e le strade pure, di sacchetti  multicolori dai quali fuoriescono ancora avanzi di cene e pranzi luculliani,una vera manna per topi  che, sempre più numerose, scorazzano in città.

 La sindaca, incapace e bugiarda,  promette anzi minaccia, oltre a lasciare la monnezza dov'è, di aumentare la Tari, l'imposta cioè che tutti cittadini pagano per la pulizia delle strade, per la raccolta e trattamento dei rifiuti.

 Adesso anche dagli alberghi giungono le voci meravigliate anzi allarmate dei tanti turisti che mai hanno visto una cosa simile, una città tanto degradata come Roma, che certamente ha già  conosciuto momenti bui, mai come questo.
 E allora che fare? La Raggi dovrebbe dimettersi entro 48 ore, tanto la monnezza resterà ancora per molto nelle strade se Lei resta al suo posto.

'Neanche l'Avaro di Molière si accorgerebbe del taglio' così il gaffeur Conte parlando di pensioni

Adesso Conte è diventato un grande statista, fino a ieri valeva quanto il 'due di coppe' nella briscola giocata dai due vicepremier; era un burattino nelle loro mani, agiva e parlava per nome e per conto dei due, mai in proprio, e quando  desiderava parlare chiedeva prima l'autorizzazione ad aprir bocca ai due; veniva dagli stessi convocato  per una riunione a tre - di fatto a due con il morto che ascolta!- e potremmo continuare ancora, perchè ogni giorno gli è stata appiccicata una etichetta niente affatto lusinghiera.

Poi all'improvviso per la stampa amica - capolista Il fatto quotidiano, il solito Fatto Quotidiano - Conte diventa uno statista: sa tener testa ai giornalisti nel corso di una lunga conferenza stampa, la sua pacatezza vince, è l'unico collante per questo governo che altrimenti deflagrerebbe,  maneggia con destrezza l'arma della diplomazia che l'ha fatto ritornare vincitore da Bruxelles, dove i due lo avevano spedito, pronti a scaricare su di lui l'eventuale insuccesso della trattativa, che lui è riuscito a far credere un successo.

 Che altro si vuole da un povero cristo sul quale nessuno avrebbe scommesso, per la discesa perfino di mezzo punto, di spread?

Ma il lupetto perde il pelo non il vizio, e durante la conferenza stampa sbraca quando afferma: a breve ci dovrebbe essere un rimpasto di governo ed anche una revisione del contratto di governo. Perchè subito dopo gli arriva la ramanzina di Spaccone-Di Maio: che c... stai dicendo? nessun rimpasto di governo nessuna revisione del contratto. E uno!

Poi  lo sproloquio sui fondi all'informazione, sui quali sta lavorando il sottosegretario Crimi, altro pensatore del 'Club Cinquestelle', e sui quali lui avanza che  dovranno i mezzi di informazione cercarsi fondi propri, così saranno più liberi! Sembra Aristotele reincarnato!E due!

E poi l'affondo sulle pensioni. Macché taglio, appena una limatura, così impercettibile che neanche l'Avaro di Molière la considererebbe tale, non se ne accorgerebbe neppure. Conte non ha calcolato che  per una pensione che al netto è ben al disotto dei 1000 Euro - come è la grande quantità delle pensioni dei comuni mortali,  un aumento mensile di 50 Euro circa è come una manna scesa dal governo. E tre. In un solo giorno bastano!

Le pensioni,  come i conti correnti, sono considerati da sempre un bancomat dai governi che vogliono far cassa subito, rastrellando moltissimo, perchè si toglie poco a ciascuno, ma il ricavato del furto - detto prelievo - risulta enorme. Anche le pensioni, da questo Governo, che dice di voler aiutare i pensionati più poveri, sono state toccate;  certo l'hanno fatto anche altri ( Monti e successori) con il mancato adeguamento all'inflazione; e lo steso discorso può farsi per i prelievi dai conti correnti: il governo Amato in una notte porto nelle casse dello Stato, rubandoli ai cittadini risparmiosi, svariati miliardi. Forse che per questo i 'furti di stato' hanno qualche giustificazione?

Nessun governo fa  mai cassa bussando alla porta degli grandi proprietari  fra i quali ovviamente si annidano i grandi evasori ; nessuno chiede a liberi professionisti che denunciano redditi bassi come facciano a mantenere certi tenori di vita ; nè una qualche giustificazione  a lavoratori autonomi che per il fisco non esistono, ma che tutti conoscono essere professionisti ( idraulici, elettricisti,muratori ecc...) e non hanno mai lasciato in vita loro neanche una fattura. Perché non chiede a questi signori - dal nord al sud sono presenti in ogni landa - come facciano a vivere, senza 'guadambiare' - come si dice a Roma - un solo Euro?

 Perchè non ricorrere ad una 'patrimoniale'? Quanto e perchè fa paura questa parola?
Anche nel vocabolario di Conte e dei due vice premier questa parola non esiste, come nel contratto di governo neanche si accenna ad una seria lotta all'evasione?

 Per fortuna che abbiamo scoperto uno statista, Giuseppe Conte, in arte premier f.f.


Concerto di Capodanno dalla Fenice. Come si farà la beneficenza per l'UNICEF?

Abbiamo letto con molto interesse l'intervista di Valerio Cappelli al direttore coreano Chung, alla vigilia del suo secondo consecutivo Concerto di Capodanno dalla Fenice, trasmesso in diretta su Rai 1 il 1° gennaio.
Come chiunque dei nostri lettori potrà constatare, leggendo l'intervista che abbiamo ripreso nel nostro post precedente, uscita ieri sul Corriere della Sera,  in ogni riga c'è una rivelazione.

Non tanto  del Concerto di Capodanno, che ormai è tradizione consolidata anche se ancora osteggiata (in anni passati anche con il supporto di certa stampa: leggi Valerio Cappelli), quanto piuttosto del futuro che attende Chung nel mondo, della sua allergia alla tv, per i concerti(non guarda quello viennese di Capodanno, ma dirige quello veneziano, dove non si guarda, essendo impegnato sul podio), della sua predilezione per le regie di un tempo, diciamo tradizionali (ci spieghiamo perchè non potrà mai dirigere all'Opera di Roma, dove regna Fuortes, il 'modernista'), del ritorno a Santa Cecilia, da direttore ospite (da dove se ne uscì da direttore stabile, sbattendo la porta, dopo la lite furibonda con Berio, in occasione del concerto inaugurale del Nuovo Auditorium) e, in apertura, dell'iniziativa della Fenice, su richiesta di Chung, di aiutare l'Unicef, di cui il direttore è 'ambasciatore' nel mondo.

 Come aiutare l'Unicef non viene detto. Il direttore inviterà il pubblico a effettuare una donazione per l'Unicef, quando rivolgerà il solito messaggio di auguri, magari con il supporto del teatro? Sì, ma come? Non si capisce, bisognerebbe essere a Venezia per rendersi conto.

Ma chi ha letto sul sito del teatro, biglietteria, il costo dei biglietti dei Concerti di Capodanno - verrà replicato quattro volte a partire da stasera, anche se il culmine sarà il 1° gennaio - si renderà conto di quanto siano cari e perciò non alla portata di molti ( il 1° gennaio  superano i 300 Euro,  e tuttavia non così alti come sembrano, se paragonati a quelli del Concerto viennese che, a detta di Valerio Cappelli negli anni scorsi, stavano a testimoniare quanto più importante fosse il concerto di Vienna, più costoso, rispetto a Venezia, appena 370 Euro). Quei 'molti'  che acquisteranno un biglietto per la Fenice, hanno certamente la disponibilità per effettuare una donazione a favore dell'Unicef.

 E allora  ci viene da suggerire (per quella nostra dannata abitudine a fare il 'maestrino', colpa della nostra professione di insegnante) che, guadagnando molto, il Teatro La Fenice  da questo concerto - ricordiamolo che il Concerto non l'hanno inventato i dirigenti della Fenice, non avrebbero mai avuto la fantasia e l'inventiva necessaria, bensì Anna Elena Averardi, che lo propose alla Rai, all'indomani della riapertura del teatro veneziano e lo 'regalò' al teatro con il quale ha collaborato per decenni -  potrebbe devolvere una quota, anche bassa, del ricavato dai biglietti a favore dell'Unicef ( come del resto sta facendo da qualche mese una nota azienda alimentare) e Chung, che ha avanzato l'iniziativa, devolvere parte del suo cachet.

 Forse annunciando queste due iniziative - non tanto costose sia per il teatro che per il noto direttore, il pubblico potrebbe essere invogliato a fare una donazione. Sbagliamo? 

Chung, direttore del Capodanno veneziano, intervistato da Valerio Cappelli ( Corriere della Sera). OGNI RIGA UNA NOTIZIA

Il direttore d'orchestra e il Capodanno alla Fenice: sarà musica per beneficenza

Myung-whun Chung: «Non amo i concerti in tv. Le opere? Troppi eccessi»
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Il «veneziano» Myung-whun Chung: alla Fenice apertura di stagione col Macbeth, in marzo Otello e ora il Concerto di Capodanno del primo gennaio in diretta su Rai1. È legato a una nobile causa: aiutare i bambini più bisognosi.
Come, maestro?
«Con un invito a una donazione all’Unicef, di cui sono ambasciatore da dieci anni. Ho visto tanti bambini che non hanno nulla: Cina, Filippine, Africa. Sono andato in Nigeria, nella città di Benin, con tre musicisti della mia Orchestra di Radio Francia. La vita lì è una tragedia». 
Se la sua bacchetta fosse magica…
«Purtroppo non ce l’ho. Io, nell’ordine, sono: un essere umano, come tutti; un musicista; un coreano. Sono prima di tutto questa musica, noi serviamo i compositori, siamo servitori e messaggeri».
Quattro anni fa ci disse che la speranza di pacificazione tra le due Coree era minima.
«Si sono consumate tragedie immense, mia madre non poté più rivedere metà dei suoi parenti, è difficile restare in contatto. Nel Paese, tutti, Sud e Nord, ci sentiamo fratelli. Ma siamo divisi per motivi politici. Si deve cambiare mentalità».
La musica cosa può fare?
«Molto. Al presidente della Corea del Sud un mese fa ho detto che sarebbe bello un concerto che riunisse le due parti. Ci sono buone possibilità che questo accada l’anno prossimo, a Parigi». 
Il Capodanno con i valzer dal Musikverein di Vienna lo segue da spettatore?
«So che c’è una lunga tradizione, ma francamente non vedo quel tipo di programmi in tv. Ho accettato di nuovo Venezia chiedendo di aggiungere qualcosa di positivo per l’umanità. È il momento di pensare a cosa possiamo fare di meglio».
In programma anche il valzer dal «Gattopardo» di Visconti.
«In Italia conoscete tutti quel brano, l’unico a non averlo mai sentito ero io!».
I pezzi d’obbligo verdiani, il «Va’ pensiero» cioè il coro di prigionieri ebrei, e il brindisi della «Traviata», si addicono al Capodanno?
«“Va’ pensiero” è un momento simbolico che fa volare lo spirito, lo valuto nel contesto di un messaggio di speranza,La Traviata è legata alla storia di Venezia».
L’11 gennaio riprende alla Scala «La Traviata» della Cavani. È diverso dal dirigere una nuova produzione?
«Io preferisco dirigere quelle vecchie, piuttosto che una nuova che finisce male. È più sicuro. Quando ero all’Opéra di Parigi ho fatto più di venti nuove produzioni: due erano eccezionali, 6 o 7 non male, il resto è stata una perdita di tempo».
Alla Fenice ha appena lavorato con un grande talento, Damiano Michieletto, ma la prima…
«Ognuno ha il suo gusto. Io non ero così contento di tutta quella plastica, faceva anche un po’ di rumore, invece a mia moglie è piaciuta subito. Ed è lei che comanda in casa».
A breve dirigerà a Santa Cecilia, che è stata la sua Orchestra.
«Ritroverò tanti buoni musicisti. Il direttore stabile ha il compito di far crescere la sua Orchestra, possono esserci lati non piacevoli. Il direttore ospite è un amico che va lì per il piacere di fare musica insieme. E, mi creda, è molto meglio».

venerdì 28 dicembre 2018

... e la Federazione Nazionale della Stampa Italiana, così rassicurata, ringrazia

«Gli equilibrismi verbali del presidente del Consiglio non cambiano la sostanza delle cose», ammonisce il sindacato, che incalza: «Se avesse letto gli appelli e i moniti del presidente Mattarella su stampa e pluralismo, si sarebbe reso conto che nella conferenza stampa di oggi avrebbe fatto meglio a tacere».
Il premier Giuseppe Conte durante la conferenza stampa di fine anno


«Gli equilibrismi verbali del presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, non cambiano la sostanza delle cose: i tagli al fondo per l'editoria produrranno la chiusura di numerose testate e la perdita di posti di lavoro». Lo affermano, in una nota, Raffaele Lorusso e Giuseppe Giulietti, segretario generale e presidente della Federazione nazionale della Stampa italiana dopo le dichiarazioni del premier durante la conferenza stampa di fine anno.

«Al di là dei tentativi del premier di cambiare le carte in tavola – proseguono i vertici della Fnsi –, resta infatti la drammatica realtà di un provvedimento ispirato da ragioni ideologiche e che ha preso corpo con chiari intenti ritorsivi nei confronti di chi fa informazione liberamente. Restano gli appelli e i moniti del presidente della Repubblica sul ruolo della stampa e sulla necessità di salvaguardare il pluralismo: se il presidente Conte li avesse letti, si sarebbe reso conto che nella conferenza stampa di oggi avrebbe fatto meglio a tacere».

Il Governo del Cambiamento a difesa della libertà di informazione e di stampa. Rocco Casalino fra i garanti. Dovevamo sentire anche questa

Dopo il rinvio della scorsa settimana, mattinata di incontro per il presidente del Consiglio con i giornalisti per la tradizionale conferenza stampa di fine anno. Accanto al premier, affiancato dal suo portavoce Rocco Casalino, il presidente Odg, Carlo Verna, e il presidente di Stampa Parlamentare Marco Di Fonzo, al quale lo stesso Conte ha consegnato una targa per il centenario della fondazione dell’associazione.
Oltre alle questioni relative a tematiche più strettamente politiche ed economiche, tra i temi più caldi toccati e discussi anche la questione dei tagli all’editoria, cavallo di battaglia M5S, inseriti nel testo della manovra in discussione alla Camera.

La conferenza stampa di fine anno con l’Ordine dei Giornalisti. Nella foto, da sinistra Rocco Casalino, Giuseppe Conte, Carlo Verna e Marco Di Fonzo (Foto ANSA/RICCARDO ANTIMIANI)
Nel suo intervento di apertura, Verna, per difendere la causa, ha interrotto per alcuni secondi il suo discorso per poi affermare rivolto a Conte: “Ha visto che effetto fa all’improvviso una voce che non c’è più? Sono stato in silenzio solo 7 secondi…”, aggiungendo poi riferimenti a Radio Radicale, al Manifesto, ad Avvenire e alle altre testate che potrebbero vedere ridotti i contributi statali.
Sui fondi per l’editoria “chiediamo un impegno legislativo. Qualcosa si è mosso in Senato per opera di esponenti della maggioranza”, ha detto Verna, ricordando anche come sul tema della libertà di stampa siano intervenuti il presidente della Repubblica Mattarella e il Papa.
Il presidente Cnog ha  sottolineato come i cronisti continueranno a essere “i cani da guardia della democrazia” ma ha evidenziato anche il problema dello sfruttamento del lavoro nel settore giornalistico “con colleghi che prendono anche solo 2 euro a pezzo, un contesto sempre più precario”, citando anche la dura vertenza dell’agenzia di stampa Askanews. Un riferimento anche alle “iniziative giudiziarie temerarie” che possano imbavagliare sempre più gli organi di stampa. Un ricordo poi per Giovanni Battiloro, il cronista di Torre del Greco morto nel crollo del ponte di Genova, e al trentino Antonio Megalizzi, ucciso nel recente attentato terroristico di Strasburgo, sono dedicati due tesserini onorari dell’Ordine dei giornalisti, “che non hanno fatto in tempo a prendere”.
“Non credo che un’idea come quella che sta ispirando M5S – e condivisa anche da un’altra forza politica e dal sottoscritto – di rivedere il sistema di finanziamento all’editoria, sia un attentato alla libertà di informazione”, ha detto il Presidente del Consiglio Conte, particolarmente sollecitato sul tema dai cronisti di Radio Radicale e del Manifesto.
Con i tagli all’editoria, che il premier ha definito “contenimento delle spese”, “attuiamo un contenimento che ha riguardato anche voi”, ha detto Conte, replicando al giornalista di Radio Radicale. “E’ un sacrificio che è imposto a tutti quanti. In questa esperienza di governo c’è una sensibilità e orientamento che muove da lontano, portato avanti da M5s senza intento punitivo, per sollecitare le imprese editoriali a stare sul mercato”.
“Dal Governo c’è massimo rispetto per la libertà di informazione, che è sacrosanta, e se c’è stato qualche scambio dialettico non è un attentato a questa libertà”, ha ribadito Conte, ricordando come vengano salvaguardati i quotidiani e periodici di minoranze linguistiche, per ipovedenti, le pubblicazioni delle associazioni di consumatori e quelle diffuse all’estero, e come le norme siano comunque progressive.
“La carta stampata sta perdendo terreno nelle vendite. Se un soggetto non si muove sul mercato sulle proprie gambe, si sarà sempre dipendenti da finanziamenti.  Bisogna ingegnarsi per trovare risorse suppletive sul mercato”, ha aggiunto Conte. “Siete stimolati a trovare risorse alternative, c’è tempo per farlo. Spero che per voi non arrechi grande disagio da questo contenimento”. “Apprezzo il vostro servizio, ha aggiunto riferendosi sempre all’emittente radiofonica. “Con la vostra tradizione e competenza se vi ingegnate troverete una soluzione”.
Sollecitato da Verna, Conte ha annunciato che parteciperà in prima persona al tavolo sull’editoria che sarà aperto a Palazzo Chigi. “Questo tavolo ci sarà senz’altro, c’è un delegato, che è il sottosegretario Crimi, e vi parteciperò anche io, ma dovremmo discutere anche di altre cose, oltre ai finanziamenti all’editoria”. Tra i temi indicati da Conte vi sono la tutela delle fonti “per tutelare la libertà d’informazione sin dalle sue premesse”, l’equo compenso e le querele pretestuose, pensando a qualche meccanismo che “le dissuada”. “Affrontiamo tutti questi temi con franchezza, senza pensare che si voglia attentare alla libertà di informazione che ha un altro polo, che è la libertà dei cittadini di essere informati”, ha chiosato.
“Il premier non rivendica con orgoglio se un domani dovessero chiudere delle testate. C’e’ una convinzione che non nasce oggi che il M5S è al governo, ma nasce da lontano. Non e’ questione di maggioranza o opposizione”, ha sottolineato ancora Conte. “Facciamo insieme un tavolo di riflessione che potrà essere molto utile, lasciateci adottare qualche misura a sostegno del pluralismo e poi valuteremo insieme”, ha concluso.

Ma quali regalie alle bande musicali nella finanziaria 2019?

"Applicare la disciplina fiscale prevista per le associazioni e società sportive dilettantistiche iscritte al registro Coni, “alle bande musicali legalmente costituite e regolarmente iscritte e riconosciute dal Ministero dei beni e delle attività culturali tramite gli albi regionali istituiti presso ogni Regione o Provincia autonoma”. Lo prevede un emendamento della componente delle minoranze linguistiche del gruppo Misto, prima firmataria Emanuela Rossini, segnalato alla legge di Bilancio in V commissione alla Camera.
Lo scorso 25 ottobre, durante un’audizione davanti alle commissioni Cultura di Senato e Camera, Giorgio Zanolini, coordinatore del Tavolo permanente delle Federazioni bandistiche italiane, aveva avanzato la proposta di equiparare le bande musicali ai gruppi sportivi dilettantistici. “Al mondo politico non chiediamo la luna, ma solo di poter sopravvivere -le parole di Zanolini in quell’occasione -. Con la riforma del terzo settore le nostre spese aumenteranno del 30-40 per cento. Visto che dalla riforma sono esentate le associazioni sportive dilettantistiche, sarebbe opportuno equiparare le bande musicali al loro status. In questo modo gli sponsor a noi interessati potrebbero fare delle detrazioni fiscali come se investissero nello sport”. (per approfondimenti: Fus, Zanolini: Equiparare le bande musicali alle associazioni sportive dilettantistiche)"

Conviene ricordare ai giornalisti del Sole 24 Ore  che hanno titolato : 'regalie...? che le bande musicali, aderenti per la gran parte all'An. Bi. Ma  - e lo steso discorso potrebbe farsi per i Cori: in Italia ve ne sono alcune migliaia di cori amatoriali, aderenti alla Feniarco)) - che sia le bande musciali che i cori, VIVONO di CONTRIBUTI dei SOCI, e che, per le bande, nella migliore delle ipotesi, ricevono contributi dai Comuni di titolarità.
Un tempo ricevevano un contributo statale,  il cui ammontare era assai diseguale fra alcune di esse; poi per equità (e volontà di distruzione di un simile tessuto musicale ed anche sociale di grande valore civile) si uniformò il contributo a bande musciali grandi e piccole, imporatnti e dozzinali ecc...

 Ora le bande chiedono, a seguito dell'emendamento presentato da Emanuela Rossini, soltanto che vengano sottoposte agli stesi sgravi fiscali di cui godono le società sportive dilettantistiche che, evidentemente, di questi sgravi già godono e forse le bande come i cori no, o di essere equiparate alle associazioni del 'terzo settore', per le quali la Legge di Bilancio ha voluto fare come Attila, anche se poi Di Maio - per farsi bello agli occhi all'associazionismo specie cattolico - si è impegnato, dopo che la manovra sarà votata, a presentare un emendamento il prossimo anno. Non ci poteva pensare prima?

 Capito Sole 24 Ore, altro che REGALIE?

Di Salvini e Di Maio in divisa che castigano gli avversari politici; di Virginia Raggi e lo schifo di Roma, e dei taxisti che minacciano di bloccare il paese

Oggi parliamo  di sostanza ma legata all'apparenza, a cominciare dai due  bomber - uno muscoloso l'altro rachitico - che hanno firmato il patto per governare, e che sempre più spesso si vedono in tv- dove ci tocca vederli ogni giorno ed anche più volte nella stessa giornata - con giacche e divise di Polizia, Vigili del fuoco, Marina, Finanza e, perché no, anche Carabinieri.

Nessuno gli ha ancora detto che innanzitutto con quelle divise non è che ci fanno paura, anzi ci fanno ridere, tanto le stanno male addosso all'uno e all'altro. E i due si sono chiesti se li avrebbero presi in uno di quei corpi di polizia dello Stato, previo concorso?

 Sarebbe opportuno che ciascuno indossasse i propri abiti, e solo quelli, che  a chi li guarda, dicono subito che mestiere fa. Non vi sono abiti da politici, lo sappiamo - e se ci fossero potrebbero essere quelli da fannulloni e qualche volta anche da imbroglioni gaudenti - ma se  invece che indossare ogni giorno una divisa diversa a seconda del proprio tornaconto  di immagine,  badassero solo a fare  bene i loro rispettivi lavori sarebbe meglio e tanto di guadagnato per tutti

 Da tempo - e non c'è speranza che si fermino per i prossimi cinque mesi ancora, in previsione della campagna elettorale delle Europee - vanno minacciando  chiunque non la pensi come loro. Cosa  che nessun componente di quei corpi dello Stato in divisa potrebbe mai fare impunemente . I due bomber  travestiti, non si fermano alle parole:  hanno dato una mazzata ai pensionati che da una parte dichiarano di voler aiutare ad arrivare alla fine del mese, e dall'altra bloccano l'adeguamento delle  loro pensioni; hanno inteso punire le associazioni di volontariato che, come sacrosanto, godevano di agevolazioni  fiscali da parte dello Stato che affiancano in molte situazioni in cui lo Stato  o non  è all'altezza o non ha gli strumenti per intervenire (poi il bomber  rachitico ha fatto marcia indietro. promettendo che cambierà il provvedimento!); minacciano di tagliare i fondi all'editoria - in particolare bomber muscoloso lo ha fatto con il quotidiano Avvenire che lo aveva criticato: i sei milioni che diamo a voi farebbero molto più comodo a tanti poveri italiani; e qualcuno gli ha fatto notare che anche i 49 milioni che il suo partito s'è fottuto nascondendoli farebbero comodo  a tanti più poveri italiani, perché non li tira fuori?). E tralasciamo, perchè fin troppo note, le minacce nei confronti dell'Europa alla quale, dimenticando di farne parte, volevano addirittura 'spezzare le reni'.
Pensino a governare i due, se ne sono capaci, problemi da risolvere ve ne sono e per risolverli quelle divise che vanno esibendo indegnamente non li aiutano.
                                           
                                                                  ***

C'è qualcuno a Roma, oltre Marco Travaglio, disposto ancora a spendersi  e battersi per rivotare  e far rivotare Virginia Raggi e le stelle cadenti del firmamento dei suoi compagni, dopo lo schifo in cui ha ridotto la città di Roma?
 Trascorsi due anni e mezzo  di emergenze continue  irrisolte, la consiliatura Raggi sarebbe ora che terminasse subito. Roma, come ha sottolineato nei giorni scorsi anche un autorevole quotidiano internazionale - non parliamo naturalmente de Il fatto quotidiano ma del il NYT - fa letteralmente schifo, e ciò che è più drammatico è che  i cittadini sembrano essersi assuefatti a vedere, senza reagire, una città ridotta in uno stato che  non era riuscito neppure  ad Alemanno di ridurre nelle stesse condizioni:  invasa dalla monnezza innanzitutto, con strade colaborodo, parchi e giardini abbandonati con erbacce dappertutto, mezzi pubblici quasi pericolosi per i cittadini; stazioni della metropolitana chiuse  in  centro...
Travaglio ogni volta che apre bocca sull'argomento sottolinea che non è tutta colpa della Raggi, che lei ha ereditato una città già molto provata e che si sta impegnando a cambiare le cose.
Vero, ma in due anni e mezzo le ha solo peggiorate. Chi la vota se la merita!

                                                                 ***

I taxisti  e assimilati sono scesi sul piede di guerra. Assai curioso che  marcino contro il governo gialloverde e, più precisamente, contro la sua componente di destra, quella verde, alla quale, in anni passati, sembravano aderire in massa (così si diceva, con convinzione, ai tempi di Alemanno).
Curioso che adesso vadano contro la destra al governo, manifestando per vedersi riconosciuti dei diritti :perchè, dicono, uno come noi può lavorare anche all'estero e nel suo paese no? Non conosciamo bene i termini della protesta, ma siamo impressionati dal linguaggio che usano, simile in tutto e per tutto a quello che Salvini usa con che non gli sta a genio. I taxisti, alla maniera di Salvini, infatti minacciano:blocchiamo il paese!

giovedì 27 dicembre 2018

Mussolini 'maestro elementare' ad Oneglia, cliente della macelleria 'Natta', raccontato da Luciano Berio. Scurati conosceva l'episodio?


Oggi abbiamo ascoltato in tv la presentazione della voluminosa biografia romanzata di Benito Mussolini scritta da Scurati. E dalla bocca dello scrittore come da quella del presentatore - al quale da tempo andiamo consigliando, inascoltati, di andare in pensione e lasciare quel posto ai giovani che lui invita nello studio, ma non basta; parliamo ovviamente di Corrado Augias - abbiamo ascoltato di episodi curiosi della vita del dittatore.
 A quel punto nella nostra memoria è affiorato il racconto che molti anni fa ci fece Luciano Berio ( nel corso di una travagliata intervista che uscì sul Venerdì di Repubblica, dopo molte contestazioni da parte del musicista), della permanenza di Benito Mussolini ad Oneglia, paese natale del musicista e dei suoi genitori ( suo padre aveva per il 'maestro elementare' Benito Mussolini una certa simpatia). A Berio l'episodio, curioso,  lo aveva  raccontato Alessandro Natta, segretario PCI, i cui genitori avevano ad Oneglia una macelleria; e fra i clienti ' poveri'  c'era proprio il maestro elementare Mussolini: 
"Non conosco bene la sua (di Mussolini) biografia ed a questo punto non mi attrae neanche molto. Dopo il suo espatrio in Svizzera, tornato in Italia, venne ad Oneglia a fare l'insegnante elementare. Era molto povero. Ad Oneglia c'era una macelleria, la 'Macelleria Natta', dei genitori di Alessandro Natta, dove Mussolini andava a chiedere avanzi di carne che i Natta gli davano, per aiutarlo. Le voglio raccontare ciò che mi ha confidato una volta Alessandro Natta, a proposito del maestro elementare
Benito Mussolini. 
Un giorno si era recato presso la macelleria di suo padre per domandare il solito obolo, in natura. In macelleria c'era quel giorno una bella signora con un bambino al seno: Mussolini la guarda con occhi spiritati e dice: “Ma che bel putto!”.
La sera, a cena, la mamma di Alessandro Natta racconta al figlio: oggi è venuto Benito, e ad una signora che aveva un bambino in braccio ha detto: che bel putto!
Ma che vuol dire putto? La signora  Natta si era insospettita".
                                                                                         (Luciano Berio a Pietro Acquafredda)

mercoledì 26 dicembre 2018

Dopo i giornali anche le agenzie di stampa sono in grande difficoltà. E' il segno del 'Governo del Cambiamento', bellezza!

Un giorno di sciopero ad Ansa, due ad askanews, il quinto ammortizzatore sociale consecutivo unilaterale al Velino senza l’accordo con il sindacato.
TUTTI SEGNALI DI GRANDE SOFFERENZA DEL MONDO DELLE AGENZIE
Ansa, la più importante e grande agenzia italiana, nel giro di dieci anni ha perso il cinquanta per cento dell’organico. Le uscite si sono moltiplicate con gli stati di crisi mentre languono gli investimenti e le assunzioni. I colleghi protestano perché, a fronte di più di cinquanta uscite previste dall’ultimo stato di crisi, non sono arrivate le 20 assunzioni promesse. Solo otto colleghi sono entrati.
È il segno costante di questi nostri tempi in cui le aziende e gli editori non si assumono la responsabilità di rilanciare il prodotto e investono tagliando il costo del lavoro, non rispettando nella sostanza i patti sottoscritti.
Le mancate assunzioni sono anche il segnale grave di una impasse generazionale con l’ascensore sociale della nostra categoria ormai bloccato quasi ovunque al pian terreno.
I colleghi di askanews da almeno sei anni non intascano uno stipendio pieno. Anche lì si sono susseguiti gli ammortizzatori sociali senza continuità, anche lì l’editore non si è assunto la responsabilità di investire. In questo caso compare un altro attore: il dipartimento della Presidenza del Consigio dei ministri e la nota vicenda dei bandi europei. L’applicazione del nuovo regime ha fatto saltare il pagamento dovuto al servizio erogato e, di fronte al credito vantato ma non ancora riconosciuto, l’azienda corre verso una procedura prefallimentare e mette in campo la riduzione di un terzo dei giornalisti. Il fatto che in dipartimento non ci si assuma la responsabilità di chiudere un accordo con askanews indica una assenza di volontà politica e di responsabilità amministrativa che garantisca servizio e occupazione.
Il Velino descrive la storia di chi ha pensato di usare il pubblico come principale finanziatore delle proprie casse aziendali. Espulso da quel perimetro, l’editore Simoni ha continuato a usare i colleghi non solo come bancomat (dal 2012 i colleghi del Velino non vedono uno stipendio intero) ma anche come replicatori seriali di comunicati solo per fare massa critica informativa e testimoniare l’esistenza dell’agenzia.
Dal 6 luglio la redazione è in sciopero, il più lungo sciopero dell’editoria italiana da decenni. I colleghi anche nel recentissimo confronto sindacale sull’ennesimo stato di crisi hanno chiesto all’azienda di recuperare un po’ di dignità lavorativa con una diversa organizzazione almeno di presenze e turni. La risposta è sempre stata decisamente negativa.
Queste storie a nostro avviso giungono a una identica conclusione: il vecchio sistema delle agenzie, modificato dai bandi, non tiene più. L’interesse pubblico di questo settore merita un deciso cambio di passo da parte del sindacato, della Fieg, della politica per il rispetto che abbiamo per i colleghi che ogni giorno rappresentano la base della piramide dell’informazione nazionale.
Segreteria Associazione Stampa Romana