venerdì 29 giugno 2018

La faccia tosta della seconda carica dello Stato italiano, la presidente del Senato Casellati

Alla presidente del Senato, anche i più benevoli, non possono non riconoscere una bella faccia tosta ed una dose di ipocrisia e doppiopesismo. Tutte qualità che in un Paese civile e dalla storia millenaria, la seconda carica dello Stato, farebbe meglio ad evitare.

La Casellati era famosa, prima di assurgere a tale carica istituzionale, negli anni in cui il protettore Berlusconi l'ha incardinata in Parlamento, per la strenua difesa del suo protettore, nella faccenda relativa alla 'nipote' del presidente egiziano che frequentava le cene galanti, ed anche i dopocena, di Arcore.

Una foto la ritrae assieme ad altre/i graziate/i da Berlusconi che protestano davanti al Palazzo di giustizia di Milano contro la cosiddetta 'giustizia ad orologeria' messa in atto dalla magistratura milanese contro il protettore comune.

Al protettore 'comune' Lei è grata anche perché all'inizio del suo mandato parlamentare, lui assunse in Publitalia la figlia. La quale però, non appena la sua mamma divenne sottosegretario alla sanità, in uno dei governi del suo sempre protettore, fu richiamata a lavorare nella sua segreteria, cassandola dal libro paga del suo protettore che già per lei aveva fatto molto, ed iscrivendola in quello dello Stato, 'per dare una mano alla sua mamma'. Povera cocca!

 Ma al clou della sua attività politica,  resteranno le dichiarazioni seguite alla nomina di quattro celebrità italiane a senatori a vita, per decisione di Napolitano - fra cui Renzo Piano e Rubbia - Lei che non era nessuno o quasi, e non lo è ancora, oltre ad essere la seconda carica dello Stato per un patto scellerato fra partiti e in un gioco di veti incrociati. Allora ebbe l'ardire di dichiarare che non vedeva quali meriti scientifici e sociali potessero vantare per meritarsi tale nomina. Non vogliamo immaginare la faccia della vergogna che la Casellati,  presidente, ha fatto quando li ha incrociati nelle sedute del Senato.

 I giornali questi giorni scrivono che la sua segreteria e lo staff si stano gonfiando come palloni aerostatici,  perché la Casellati sta mettendo dentro, dopo aver licenziato dei contrattisti, amici e...

 E proprio Lei, con tutto questo passato ed anche presente, ha appena dichiarato che sui vitalizi non è d'accordo con Fico, il suo omologo della Camera dei Deputati,  che sta tentando di abolirli o limarli secondo criteri di equità. Lei non è d'accordo, capito? Ma non perchè non ne condivida la logica, per carità una insigne politica e giurista come Lei, non farebbe mai un passo falso di questa portata. No, Lei pone soltanto un problema 'di diritto', per la cui soluzione chiede a Fico di sedersi insieme attorno ad un tavolo e ragionare. Rimandando tutto alle calende greche, al contrario di come ha fatto nei casi precedenti, quando ha preso decisioni rapide, come sempre tutte disinteressate e per l'esclusivo bene del Paese.

Renzi sulle orme di Veltroni. Perchè , invece, non seguono l'esempio di Rajoy?

Vi ricordate Veltroni? Al momento di lasciare la politica, con vitalizio accluso,   disse a tutti che avrebbe cambiato non professione, ma addirittura vita. Sarebbe andato a vivere in Africa e si sarebbe occupato di altro.
 In effetti la sua vita è cambiata radicalmente, senza spostarsi nella scomoda Africa. E' rimasto a Roma, nel ventre della città generosa con i suoi figli potenti, non fa più vita di partito- troppo noiosa - e si è messo a scrivere - cosa che in verità già faceva, anche quando aveva  alle spalle un noto scrittore -  e fare il cineasta, e l'autore televisivo, col debole del sociale ed altre storie  tanto care alle sinistre. Con la conseguenza che al cinema proiettano i suoi film - immaginiamo finanziati dallo Stato, per meriti politici, assai meno premiati dal pubblico - la tv propone programmi che come share stanno a zero, ma vengono trasmessi comunque perchè sono di Veltroni, al quale, anche in Rai,  come figlio del primo direttore  di un tg, serbano ancora riconoscenza - e così facendo toglie lavoro  a tanti giovani che in tv e altrove non stanno neanche a sentire. Bravo Vuolter!

Se Vuolter sì, perchè non io - s'è detto Matteo Renzi che, anche lui, all'indomani della sconfitta al referendum del dicembre 2016, aveva promesso e minacciato che avrebbe lasciato Palazzo Chigi ed anche la politica. Poi di fatto ha continuato a stare in politica, muovendo i fili del suo partito ma da dietro le quinte. Magari, per sviare le indagini, si è fatto fotografare mentre spingeva il carrello della spesa al centro commerciale di Rignano. Nel frattempo faceva le liste dei candidati del PD alle politiche, riempendo nuovamente molte caselle di tanti ex del 'giglio magico' che, come poi si è visto, gigli di campo o di città davvero non sono. E poi la svolta, faccia la tv. Sta scrivendo e minaccia di condurre, avendo alle spalle la 'corazzata' Presta, una trasmissione che narrerà le gesta della Firenze pre Renzi. Anche lui approda in tv, da senatore, un seggio che forse prima o poi lascerà. Le tv fanno a gara per avere  Renzi, perchè si sa, quando uno conta ha schiere di ruffiani e servitori.
 E i giovani dei cui destini tutti a parole dicono di occuparsi, mentre gli tolgono lavoro e distruggono ogni prospettiva futura?

 Consiglieremmo, se potessimo, ad ambedue di seguire le orme dell'ex premier spagnolo, Rajoy, il quale dopo alcuni decenni in politica, ha deciso, dopo una confitta, di salutare tutti e tornare al suo lavoro precedente al catasto. Veltroni e Renzi avrebbero difficoltà a seguirlo alla lettera, perchè loro un lavoro prima di entrare in politica non l'hanno mai avuto. Ha rinunciato ad ogni privilegio (anche economico) che gli sarebbe derivato dall'essere stato per molto tempo premier del proprio paese, ed  è tornato a lavorare per guadagnarsi da vivere. Da funzionario del catasto, con anni di anzianità, ma senza vitalizi; non come Veltroni e Renzi, che godono di vitalizi e privilegi derivatigli dalla politica,  ed hanno tempo e mezzi a disposizione per coltivare i loro hobby - i cui frutti immancabilmente tutti osannano! - che  svolgono a detrimento di tanti  giovani e bravi  che cercano lavoro e  se li trovano sulla strada che sbarrano il loro cammino.

Dopo sei anni di inspiegabile attesa l'Opera di Roma tiene fede all'impegno di far debuttare l'opera di Montalti-Compagno (fonte:Opera di Roma)

La stagione 2018-19 sarà conclusa da una prima assoluta, un tipo di proposta che da molti anni mancava dal nostro teatro e che rappresenta ancora una volta l’attenzione dell’Opera di Roma verso il contemporaneo. Tre recite, al Teatro Costanzi, di Un romano a Marte musica di Vittorio Montalti libretto di Giuliano Compagno, spettacolo vincitore del Concorso 2013/2014 per giovani compositori, bandito dal Teatro dell’Opera di Roma al fine di valorizzare e portare in scena nuovi autori contemporanei con titoli mai rappresentati ed ispirati alla città di Roma. La nuova opera sarà diretta da John Axelrod e avrà la regia di Fabio Cherstich, che dopo le proposte di OperaCamion si misurerà con il palcoscenico del Costanzi.

CDP impegnata in tre progetti culturali rivolti ai giovani nel campo dello spettacolo dal vivo e nel sociale: Scala,Opera di Roma, Accademia di S.Cecilia

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Oggi si inaugura Spoleto con 'Il Minotauro', opera nuova di Silvia Colasanti che Giorgio Ferrara considera il ' mozart italiano' . Come andò con l'Orlando di Ronconi? Rivelazioni senza possibili contestazioni di Ferrara

Questa sera  si inaugura il 61° Festival dei Due Mondi, oggi noto come 'Festival di Ferrara' - che non è la città, ma il nome dell'attuale direttore artistico, che il festival inventato da Menotti, lo ha 'rivoltato come un pedalino', secondo la felice e calzante espressione romana.

 Si inaugura con una nuova opera di Silvia Colasanti, che Ferrara - con quale comptenza? - considera il 'Mozart italiano', su libretto di De Ceccatty e dello stesso Giorgio Ferrara, alias 'Da Ponte romano', colpito al cuore dalla compositrice, alla quale già l'anno scorso aveva commissionato un 'requiem' per le vittime del terremoto del centro Italia. Va aggiunto  che dell'opera della Colasanti, Ferrara, il direttore del festival  e librettista dell'opera, è anche  regista e qualunque altra cosa. L'Orchestra Giovanile Italiana sarà diretta da Jonathan Webb.

Ma Giorgio Ferrara, direttore artistico, librettista, regista, anche quest'anno, in una breve ma acidissima intervista al Corriere della Sera, ha tentato - invano, perché senza contraddittorio - di  scalfire la memoria in generale, ed in particolare 'il fiuto' di Menotti nello scovare giovani e promettentissimi artisti da portare a Spoleto,  che  fondò nel 1958 e ha diretto magnificamente per molti anni, facendolo ammirare da tutto il mondo, fino a quando non gli subentrò quello sciagurato del figlio adottivo, Francis, che ha fatto solo guai.

Cosa ha detto Ferrara? E' andato con la memoria flebile di oggi, ma la volontà ferrea di demolire l'immagine del fondatore di Spoleto, all'edizione del 1969 - egli aveva da poco compiuto vent'anni - quando venne presentato l'Orlando furioso (adattato da Sanguineti, musiche del giovanissimo Sciarrino) con la regia di Ronconi che avrebbe riscritto la storia del teatro italiano.

Ferrara ricorda le vicende che precedettero quel debutto spoletino, lui che allora  era ai primi passi nel mondo del teatro, già alle costole di Ronconi.

Menotti e De Banfield, che era direttore artistico del festival - ricorda nei minimi dettagli Ferrara - non compresero la novità dello spettacolo  di Ronconi  e immediatamente non mostrarono interesse alcuno al suo debutto speoltino. Ci volle una successiva abilissima diplomazia per convincere i due a far rappresentare a Spoleto la versione ronconiana dell'Orlando. E chissà se se ne convinsero. Fatto sta che all'esordio il successo dello spettacolo fu travolgente.

 Perchè Ferrara ha raccontato quell'episodio,  solo ora che sia Menotti che De Banfield come anche Ronconi  sono morti e quindi non possono dare la loro versione dei fatti? E perchè lo ha fatto quando non c'era ragione alcuna e nessun appiglio per parlarne?

Noi abbiamo un sospetto, al quale abbiamo già accennato, e cioè che Ferrara - che con il 'suo' festival non ha fatto nessuna scoperta in nessun campo, ad eccezione del 'Mozart italiano' che, comunque, appellativo fuori luogo a parte, non è certo una scoperta di Ferrara, il quale ha voluto sempre giocare sul sicuro sbarcando a Spoleto un vagone di glorie consolidate,  in gran parte teatranti, musicisti pochi, quasi sempre le stesse, una specie di 'sua' famiglia artistica - voglia demolire del tutto il mito di Menotti, inventore di Spoleto e scopritore di talenti. Qualità quest'ultima che tutti hanno sempre riconosciuto a Menotti, come ad esempio D'Amico il quale, sin dalla prima edizione sottolineava che a Spoleto non ci si va per sentire o vedere cose che si vedono e sentono anche altrove, ma per constatare la grande fantasia, l'inventiva di Menotti e soprattutto  la sua capacità di scoprire talenti che poi si affermeranno in molti campi. La storia del festival, ante Ferrara, sta a dimostrarlo.

Dell'epoca Ferrara, oltre Ferrara, ricorderemo i collaudati Ronconi, Bob Wilson, Adriana Asti e qualche altro ancora, del tipo Paolo Mieli e Corrado Augias, suo assiduo dai tempi di Parigi, all'Istituto culturale italiano.  Ed anche le sparate sulla crescita esponenziale del pubblico che lui ha fatto aumentare del 16.000%, comprendendovi ovviamente anche il pubblico che riempiva, senza pagare biglietto, il campo di calcio durante le esibizioni bandistiche a Spoleto, durante la sua reggenza.

Di  nuovo, a basso costo e dietro segnalazione dei diretti interessati, e non perchè frutto di una sua scoperta, gli allievi dei Conservatori vicini, e quelli dell'Accademia nazionale drammatica di Roma.




martedì 26 giugno 2018

1986. Festa europea della musica. I migliori anni Rai

L'idea di una Festa Europea della Musica, da celebrarsi nel solstizio d'estate, il 21 giugno di ogni anno, venne a Jack Lang, ministro francese della cultura, negli anni del suo ministero;   e il suo inizio coincise con il 1985,  proclamato Anno Europeo della Musica, per la coincidenza della  nascita  nello stesso 1685, 300 anni prima, di tre fra i più grandi musicisti di tutti i tempi: Bach, Haendel, Domenico Scarlatti.

 In Italia quella Festa Europea della Musica sbarcò alcuni anni dopo, come ogni altra cosa buona, mal contrario delle cattive abitudini attecchiscono in men che non si immagini.

 Ma mentre l'adesione dell'Italia alla Festa Europea della Musica doveva ancora attendere, la Rai - che allora era molto diversa da ora - per iniziativa di Rai 3 provvedeva  già a celebrarla. L'iniziativa partì da Lucia De Laurentis,  incaricata della musica per la rete televisiva pubblica, la quale immaginò una grande festa della musica allestita nei giardini di Villa Medici, sede dell'Accademia di Francia, trasmessa in diretta, dalle 21 fino a mezzanotte circa, con la regia di Claudia Caldera, presentata dal sottoscritto in coppia con Enrico Mentana, a poca distanza dalla sua partenza dalla Rai per approdare a Mediaset e fondare il TG5.

 Nei giardini venne allestito un palco principale che ospitò diversi concerti e diverse postazioni secondarie dalle quali far conoscere i diversi generi della musica e di musica parlare anche.
 Iniziativa come quella è difficile che venga ripresa ora, quegli anni, i migliori Rai, non torneranno mai più.



P.S.
Per tornare ai nostri giorni, si pensi che il clou della Festa della Musica a Roma 2018, era il concerto di Edoardo Vianello, per i suoi ottant'anni, in Piazza del Campidoglio.

Quanta stupida inutile finzione nell'intervista a Giorgio Battistelli che torna alla Fenice con l'opera 'Riccardo III'

Enrico Parola, si chiama così, il giornalista che sul Corriere di oggi presenta l'opera Riccardo III, da Shakespeare che debutta alla Fenice, intervistando l'autore, Giorgio Battistelli, il quale colpisce per la sua ipocrisia, quando dice che  si è sentito chiamare al telefono dal sovrintendente della Fenice Fortunato Ortombina che, avendo appena letto al pianoforte la sua opera, gli annunciava che voleva rappresentarla a Venezia. Come  è possibile che un sovrintendente conosca la musica - si è detto il compositore, al quale per qualche attimo è sembrato di trovarsi in un altro paese, dove forse  è ancora possibile che un musicista guidi un teatro?

 Cominciamo col dire che Battistelli e Ortombina si conoscono, dunque Battstselli non finga di cadere dalle nuvole. E lo conosce da tempo, perchè per molti anni Ortombina, diplomato in trombone e laureato con una  tesi sul teatro verdiano, è stato direttore artistico del teatro veneziano. E non solo lo conosce, ma lo conosce bene, perchè già nella passata stagione quello stesso Ortombina che ora da direttore artistico è passato  ad essere anche sovrintendente, ha già ospitato una sua precedente opera, Il medico dei pazzi, al Teatro Malibran.

 Ma aggiungiamo che Battistelli conosce Ortombina anche da prima. Lo sappiamo con certezza. Almeno dal 2014 perchè per il Capodanno del 2015(l'anno dell'Expo milanese), in occasione dell'omonimo concerto trasmesso in diretta da Rai 1,  per il quale concerto noi  avevamo, fin dalla prima edizione, una consulenza artistica per conto della Rai. Ortombina e l'allora sovrintendente Chiarot, ci proposero di aprire il programma con un brano appositamente commissionato a Battistelli, dal titolo EXPO. Noi ci opponemmo al suo inserimento nel programma, perchè lo giudicammo inopportuno in apertua di concerto - avrebbe disorientato gli ascoltatori in teatro e i telespettatori, ai quali principlamente il concerto si rivolgeva -  e il brano, che non abbiamo mai saputo se Battistelli lo avesse già scritto o lo avrebbe scritto, non fu inserito nel programma. E quella fu la ragione principale per cui la nostra consulenza per quel concerto, dopo un decennio di grandi successi, cessò.

Forse le due opere di questi anni recenti potrebbero essere state una sorta di risarcimento per quell'intoppo, o forse frutto di altri  intrecci che non conosciamo nè ci interessa conoscere.
Dunque almeno da allora, se non da prima, visto che Ortombina prima della Fenice lavorava nella segreteria artistica della Scala, i due si conoscono e Battistelli sa bene che Ortombina è un musicista diplomato e che solo dopo l'andata di Chiarot, a Firenze ( un feudo di Battistelli), ha assunto anche l'incarico di sovrintendente.

 Riccardo III di Battistelli commissionato 13 anni fa dall'Opera olandese, approda in laguna nello stesso allestimento del debutto, con la regia di Carsen. La ragione di tanta attesa italiana, mentre l'opera pare sia stata ripresa altrove, è  forse da ricercare nell'organico vocale assi vasto ed anche nella sua durata, due ore e mezzo circa di musica.

 Qualunque teatro ci penserebbe due volte prima di mettere in scena un'opera così impegnativa senza poterne preventivare l'esito, commisurato allo sforzo produttivo. D'alto canto, per l'opera contemporanea in Italia, non si può neanche dire che  un eventuale suo taglio 'cameristico' ne possa favorire l'esito positivo ed il suo regolare approdo nei teatri. In generale, se non fosse per certi parametri  premiali ministeriali, ben pochi teatri scommetterebbero un solo Euro su di un'opera nuova.

Concludendo,  Battistelli conosce l'Ortombina direttore artistico ed ora anche sovrintendente, da molti anni, e dunque non faccia il finto tonto, dicendosi meravigliato che un sovrintendente gli parli di musica e non di budget.

Papa Francesco si deve decidere: non può ricevere il 'cinico' Macron e poi farlo canonico di S. Giovanni in Laterano

Questa mattina Papa Francesco ha ricevuto in Vaticano il presidente francese Emmanuel Macron, al quale ha anche permesso che gli lisciasse il pelo con quella sacrilega carezza sul viso. L'ha ricevuto in visita ufficiale - accompagnato anche dalla prof - l'ha trattenuto a colloquio per oltre un'ora durante la quale il problema migranti è stato senz'altro al centro del colloquio; prima all'Ambasciata francese  ha avuto un incontro con i rappresentanti della Comunità di S. Egidio; ed anche in questo incontro il problema dei migranti  è stato al centro del colloquio. Nessun comunicato ufficiale.

 Ed ora, mentre vi scriviamo, Macron sta facendo il suo ingresso solenne nella Cattedrale di Roma, S. Giovanni in Laterano, per essere accolto fra i 'canonici' di quel capitolo ecclesiastico, come 'protocanonico onorario'. E' una  tradizione antichissima, di parecchi secoli, secondo la quale i re e poi i presidenti francesi sono accolti ufficialmente fra i canonici della Cattedrale di Roma, come ricompensa di un lascito che la corona francese fece alla Chiesa, che è ancora oggi per questo alla nazione francese riconoscente, compensandola con l'assurdo privilegio del  'canonicato'.

 Un tempo bastava che anche un delinquente comune, ma ricco e potente, facesse dono alla Chiesa delle cosiddette 'elemosine' o  di immobili storici, per ricevere in cambio la nomina a cardinale,  principe della Chiesa, e contemporaneamente principe 'di nefandezze'.

Perpetuare ancora oggi un simile privilegio è veramente anacronistico. E strano, molto strano è che Papa Francesco non si accorga di questo e lo interrompa, chiedendo piuttosto ai presidenti  della 'cattolica' Francia di servire la Chiesa rispettando le leggi ed i comandamenti cristiani , fra i quali primeggia quello dell'accoglienza dei bisognosi. Mentre quel canonicato concesso a Macron, definito da Salvini - che è tutto dire - 'cinico', sembra una vera ingiuria per la Chiesa 'povera' di Francesco.

Macron è stato accolto processionalmente in S.Giovanni in Laterano, dal capitolo dei canonici riunito al gran completo, in compagnia della 'prémière prof.' che comunque gli stava sempre un passo indietro, al suono del magnifico organo secentesco, suonato dal grande organista Giandomenico  Piermarini, che suonando anche oggi come ogni domenica ed in ogni festa comandata in quella basilica, ha raggiunto quota concerti 1604, che, guarda caso, corrispondono all'anno in cui il privilegio del canonicato venne attribuito ai re di Francia. Che  storica memorabile coincidenza!

Fra tante altre ingiurie, questa volta all'umanità, ve ne è  una freschissima di giornata. La visita del principe ereditario inglese in Medio Oriente. Il principe è arrivato in pompa magna con l'aereo di Stato e con un numeroso seguito; e  ai rappresentanti dei Paesi visitati sono state impartite direttive reali severissime: mai parlare al principe se non si è prima autorizzati o invitati a farlo; e, al suo cospetto, tenere sempre lo sguardo verso il basso.
Facciamola finita con simili stronzate in piena Europa. La  monarchia inglese ci sta anche simpatica, specie la regina Elisabetta,  sempre coloratissima come un albero di natale,  e porta soldi alle casse del Regno unito. Soprattutto per questo è oggetto quasi di culto.  Però non esageriamo.  Da Elisabetta in giù sono tutti fuori del tempo, ce ne rendiamo conto? E l'etichetta di corte è semplicemente ridicola. Che aspettano ad aggiornarla?

Scajola, Ricci...storie di un paese diverso

Matteo Ricci, sindaco di Pesaro, porta sacrilegamente lo stesso nome di un suo conterraneo, nativo di Macerata, della Società di Gesù, che  nei primi anni del Seicento fu maestro di dottrina e religione nell'Estremo Oriente. Lo porta sacrilegamente perchè neanche di fronte all'evidenza  è capace di smettere ideologia e posizioni preconcette.

Ci spieghiamo. A seguito della seconda tornata elettorale per i ballottaggi, quando ancora una volta il suo partito, cioè il PD, ha beccato una sonora batosta, lui ha la faccia tosta di dichiarare in tv, che il PD non è sparito, e neppure ha perso,  e chi lo dice  sbaglia, perchè  il PD ha conservato alcuni Comuni. E tutti quelli che ha perso, una metà circa della cinquantina che aveva prima di queste elezioni comunali? Quelli il sacrilego Matteo non li vede, e per non vederli chiude gli occhi.
La batosta più sonora il Pd l'ha registrata nella rossa Toscana, dove si è fatto sfilare dai Cinquestelle anche Siena, sua roccaforte con tutto il forziere che custodisce segreti anche inconfessabili.

 Se si sale un pò lunga la penisola, sulla stessa direttrice tirrenica, si giunge nella Liguria, dove ad Imperia i cittadini hanno rivotato Scajola sindaco.
 Non ci si venga a dire che quando il popolo sceglie occorre prendere atto della scelta, senza criticarla, adducendo la stupida ragione che tutti i voti sono uguali e che un voto vale uno, sia che lo esprima un analfabeta, sia una persona consapevole di quello che fa. Chi può negare che l'Umanità è fatta di un numero maggiore di cretini che sorpassano di molto l'esiguo drappello di intelligenti? E allora perchè il voto degli uni e degli altri dovrebbe avere lo stesso peso? E' per  la democrazia, bellezza?

Nel caso di Scajola, rieletto sindaco di Imperia, viene da dire che agli abitanti della bella cittadina ligure ben gli sta uno come Scajola. E che se  un giorno venissero a sapere che ha  una nuova casa in Riviera e che lui se l'è trovata intestata, senza saperne nulla nè del costo nè del donatore, allora che vadano a farsi f...  e tacciano, non possono fare commenti. Si meritano Scajola e qualunque sua scajolata.

Come si fa a votare uno come Lui, dopo lo scandalo della casa a Roma, 'vista Colosseo',  ' a sua insaputa' e dopo che, infatuato di una bella donna, potrebbe  in qualche modo  aver aiutato suo marito, Matacena, a fuggire all'estero?
Come può uno come Scajola, nonostante tutto, godere ancora di credibilità  politica presso quei fessi - detto senza offesa, ma stando  ai soli  fatti - dei suoi concittadini che l'hanno votato?

Riccardo Muti: dalla 'parmigiana' della nonna alla missione con l'Orchestra di Chicago, e al suo 'no' alla Scala

Se lo intervistano anche in un inserto di cucina perché la leggi l'intervista a Riccardo Muti? Confessiamo che avremmo potuto benissimo farne a meno, anzi evitarla accuratamente. Ma non lo abbiamo fatto per una ragione semplicissima. Perché lui ha vissuto la gioventù in Puglia, a Molfetta, dove suo padre era medico, e dove anche noi per qualche anno abbiamo studiato; e perchè, scorrendo  l'intervista, abbiamo sperato fino alla fine di trovarvi qualche ricetta alla quale ancora oggi ci rimandano ricordi di sapori e profumi di una volta. Come quelli dei mandarini che 'facevano' Natale ai suoi tempi, mentre oggi le 'clementine', bastardo incrocio di agrumi, non profumano più di nulla.

Ha ragione Muti, perché quegli stessi odori noi li abbiamo sentiti, anche di recente, a L'Aquila, prima che il terremoto la distruggesse, girando per il mercatino in Piazza Duomo, dove sbarcavano con i loro fagotti tanti contadini veri che scendevano dalle montagne con il carico di verdura, frutta, pane e prodotti caseari, che profumavano come nessuna frutta o verdura o pane o formaggi profumano più in città. Certo capiamo Muti che ricorda ancora il profumo e la bontà delle parmigiana di melanzane che gli preparava la nonna di Napoli. Però poteva almeno rivelarci i segreti di quella parmigiana... avremmo avuto una ragione per giustificare un direttore d'orchestra noto in tutto il mondo che si presta a parlare di cucina.

 Per fortuna,  qualche giorno dopo l'intervista di Repubblica, arriva il bis con il Corriere e l'immancabile Cappelli, che è volato a Chicago per intervistarlo, alla fine dell'ultimo concerto di stagione della Chicago Symphony Orchestra, mentre i giornalisti di Repubblica, più risparmiosi, erano andati e tornati da Torino ( dove però ha diretto la 'sua' Orchestra Cherubini, con la quale è sempre disposto a fare qualche eccezione anche in Italia) in giornata.

 Cappelli ci rivela molte cose di Muti - i due si conoscono bene, e il direttore al giornalista confessa cose che a nessun altro  direbbe mai. Come ad esempio che sta facendo pace con l'Italia, che sta per dirigere all'Opera di Firenze, dove iniziò, molti decenni fa, la sua carriera, e che inaugurerà la stagione del Teatro San Carlo a Napoli - sua seconda patria dopo Molfetta - dove dirigerà Mozart, affiancato per la regia da sua figlia Chiara. Lui non dirige da nessuna parte, anzi non vuol dirigere da nessuna parte, ma se c'è  anche sua figlia lo fa.

Dunque pace fatta con l'Italia? Sì e no. Con l'Italia di Firenze e Napoli sì, per le ragioni  suddette, ma con Roma e Milano ancora no, la ferita sembra ancora fresca  e non si è rimarginata, nonostante egli, figlio di medico, dovrebbe sapere che esistono farmaci che aiutano ed accelerano la cicatrizzazione di una ferita.

Che aspetta ad applicarle alla sua, tornando, ad esempio, all'Opera di Roma - dove continua a figurare come 'direttore onorario a vita', che è quasi una barzelletta! - ed anche alla Scala, dove  il sovrintendente Pereira aveva fatto capire che Muti avrebbe diretto il Concerto di Natale, ed invece il direttore lo ha smentito, per bocca di Cappelli, senza  possibili futuri pentimenti.

lunedì 25 giugno 2018

Le interviste inutili: Beatrice Venezi

Non è la prima volta che qualche giornale - ma si è intromessa nella faccenda anche la tv - intervista la direttrice d'orchestra Beatrice Venezi.

Le ragioni di tanto clamore ed interesse  sono tutte facili da individuare, anche perchè comuni a tutte le interviste, ma difficili da condividere, perchè tutte basate su presupposti inutili che non vanno alla sostanza delle cose  per la giovane direttrice.

L'hanno intervistata -  e l'altro ieri l'ha fatto anche Valerio Cappelli sul 'Corriere' - perchè Lei è donna, e le donne direttrici, si rammenta nell'intervista, non sono tante ( come, ad esempio, non lo sono neanche le donne compositrici  -  anche questa  sconvolgente rivelazione faceva qualche giorno fa sempre Cappelli, intervistando Silvia Colasanti, di casa al Festival di Giorgio Ferrara, ex Due Mondi, lasciandosi sfuggire che da sempre le donne, specie le mogli, si sono sacrificate per i loro mariti, come ad esempio, scrive Cappelli, la moglie di.... Mendelssohn,  mentre voleva riferirsi non alla moglie del musicista ma alla sorella, e cioè  a Fanny).

L'hanno intervistata perchè Lei è giovane, anzi la più giovane su piazza, avendo solo 28 anni; perchè è bella (ed oggi la bellezza nelle arti dello spettacolo dal vivo conta così tanto che ad una brava cantante è stata imposta una dura cura dimagrante, altrimenti pur con la sua bella voce, non avrebbe fatto carriera - ed anche questo lo hanno rivelato giorni fa alcuni giornali che hanno  intervistato una ormai nota, anche per questo, cantante americana); e perchè ha ormai diretto importanti orchestre: dalla 'Nuova Scarlatti' all'Orchestra di Lucca o a quella del Festival Puccini di Torre del Lago, a quella della Suntory Hall di Tokio che dirigerà fra un paio di mesi. Roba da far  sbiadire  i Wiener Philharmorniker ( 'di Vienna' ha specificato un giornalone, che novità!) o i Berliner.

 E poi  Cappelli, in special modo, l'ha forse intervistata, perché Lei è impegnata nel sociale,  e  perché Forbes 'delle inutilità', l'ha inserita fra le 30 persone italiane più influenti (dove?);  ed anche perché fa la pubblicità ad una nota casa automobilistica?

Le rivelazioni non finiscono qui. Cappelli, bisogna riconoscerlo,  è capace di tirarle fuori  anche ai più recalcitranti. Beatrice, giovane e bella, dirige da 'donna' cioè con abiti lunghi e tacco 8. Lei non vuole rinunciare alla sua femminilità solo perché sale sul podio. Le donne devono restare tali anche sul podio - afferma sicura. E la pianista cinese che veste minigonne  inguinali o abiti lunghi con spacchi chilometrici? Non mi piace, controbatte la Venezi a Cappelli, lei così facendo soddisfa solo la curiosità maschilista ma perde in femminilità.

  Ma il suo essere donna - incalza severo Cappelli - l'ha aiutata o penalizzata? All'inizio mi dicevano: "siccome sei bella, pretendi di essere anche brava"?  Non si è capito se la riflessione degli acuti severi orchestrali  era la constatazione che Lei era sì bella ma brava davvero no.  Servirebbe chiarimento.

 Cappelli si spinge oltre: è stata mai importunata per il suo essere giovane e bella?  Come no? - risponde la direttrice. Ci ha provato anche un  noto corpulento direttore, di cui ero assistente, che una sera mi ha invitato a cena dopo le prove in teatro. Io gli ho detto sì, ma invitiamo tutta la compagnia; e lui ci ha ripensato, perché non era sicuro di avere soldi sufficienti  nella sua carta di credito.

 Alla fine dell'intervista abbiamo saputo molte cose della direttrice italiana giovane e bella. Ma nulla di come dirige. A noi, che abbiamo visto in rete qualche video che la riguarda,  è parso - per quanto possa contare il nostro parere -  che nella direzione,  e nella musica in generale, Lei debba ancora imparare molto, e correggere molto altro.

Le anomalie del governo italiano

Dove i due vice premier sono di fatto il premier a due teste, e quello che tutti consideriamo, a rigor di legge, il premier è di fatto il vice premier, o, se vogliamo il premier 'di rappresentanza' che l'Italia, anzi i due vicepremier-premier inviano nei raduni internazionali  perchè sa fare bene il baciamano alle signore, conosce le lingue (mentre i due vice su questo punto, ed anche sulla lingua italiana, sono indietro con i compiti) e si sa comportare. Dopo averlo naturalmente ben istruito sul da farsi, sugli atteggiamenti da assumere, ed anche  su quando e come occorra battere i pugni sul tavolo, facendo però attenzione a non farsi male alle mani, altrimenti poi nelle foto, con quelle mani fasciate, viene male.

 Insomma un paese dove il premier non è premier ed i due vice non sono vice ma i veri titolari del nuovo gabinetto gialloverde, non è un paese normale. Non lo è mai stato, in ogni caso. Ed è tanto vero che qualche volta  uno dei due vice chiama a rapporto il premier cosiddetto; come quando il bulletto Salvini (che non ha ancora capito come si ottengono le cose nei consessi internazionali e come ci si comporta nel proprio paese, a livello istituzionale) dichiara: oggi vedo il premier , mentre sarebbe più opportuno che il premier cosiddetto chiami (quantomeno faccia finta di chiamare) al Quirinale il vice 'bullo' o che questo  dichiari di aver chiesto al premier, cosiddetto, di poterlo incontrare.  No il vice dice al premier che lo deve vedere e il premier ubbidisce.

 Salvini poi, lo stesso Salvini che intende imporre ordine e disciplina anche in mare, prima di pensare a come affondare i migranti, perchè non si occupa dell'ordine pubblico sulla terraferma, materia principe del suo dicastero? Forse perchè in questo caso i proclami stanno a zero, come molte delle cose che va dichiarando il vice bullo, e perchè è molto più complicato instaurare la sicurezza sul territorio, senza che i cittadini sia armino come vorrebbe (altra soluzione facile, ma inutile e pericolosa!) che mandare ad attraccare in un porto straniero qualche nave carica di esseri umani in cerca di futuro?


 Un altro aspetto messo in evidenza da qualche osservatore è che questo governo più che governo 'del cambiamento' è il governo 'dello scambiamento', dove tutti - proprio tutti - i ministri parlano di provvedimenti che non fanno capo ai loro rispettivi ministeri. Il bullo parla di vaccini, asserendo che sono troppi e che non devono esser obbligatori, mentre dovrebbe, anche se bullo, capire che sui vaccini  deve star zitto, e che a parlare deve essere la scienza e dopo anche il ministro competente; e comunque non lui. Sulle questioni relative al ministero dell'Economia, poi, quasi tutti sparlano, costringendo il povero Tria, il ministro, a ricordare a tutti che prima di qualunque riforma occorre tenere a bada anzi ridurre il debito, restare nell'Euro - perchè fuori non c'è vita! - ecc...

 E, infine, ogni giorno una riforma sbandierata, per fare casino, e subito dopo rimessa nel cassetto. Da almeno tre mesi ci attendiamo la soluzione sui vitalizi, ma ora anche questa soluzione che, a detta dei grillini, era a a portata di mano, sembra essersi allontanata. Allora si prova con le pensioni d'oro, per le quali il galletto 'schrestato' Di Maio non ha ancora deciso, ma intanto parla, se il tetto è sui 4.000 o 5.000 Euro. E, insomma, la confusione è grande sotto questo cielo

lunedì 18 giugno 2018

Un ministero tutto nuovo per il grillino Fraccaro

Chi non conosce la geografia politica del nuovo continente, sappia che, in Messico, il partito al governo da decenni, ha un curioso nome: Partito rivoluzionario istituzionale. In Messico è possibile.

Ed ora,  dopo questa notizia, è bene che ne conosca una seconda. In Italia, i nomi ufficiali dei dicasteri 'senza portafoglio' possono essere modificati dal governo in carica. Come ha fatto anche il Governo Conte per il Ministero assegnato a Fraccaro, il quale, per la durata del suo gabinetto si chiamerà: Ministero per i rapporti col Parlamento e per la Democrazia diretta.

Ieri il costituzionalista Ainis, dalle pagine di Repubblica, con argomentazioni giuridiche che noi non sapremmo riferire, ha fatto notare come il Ministro Fraccaro sarà combattuto, per tutta la durata del suo incarico di governo, fra la difesa del Parlamento con il quale egli è tenuto a coltivare rapporti, e  l'introduzione della cosiddetta 'democrazia diretta', che vorrebbe dire saltare il Parlamento eletto dai cittadini, e rivolgersi per ogni questione ai cittadini medesimi, tramite referendum, ignorando che questi hanno delegato agli eletti ogni decisione per il Paese.

Fraccaro, per tener fede  ad un imperativo della Casaleggio srl divenuto parola d'ordine dei Cinquestelle e della rete che li sostiene - più o meno  cinquantamila possibili  votanti in tutto il paese - ogni volta che il Parlamento sta per assumere una decisione si sentirà obbligato dalla Casaleggio a interrogare, tramite referendum, i cittadini della rete grillina, e, sentitone il parere, decidere in base ad esso, se appoggiare o meno una legge parlamentare o di governo.

In una democrazia o si è per una repubblica parlamentare o per la democrazia diretta, saltando o annullando il Parlamento, Ainis ha fatto  notare ai grillini; come da tempo gli studiosi della politica fanno notare  relativamente a quella contraddittoria dicitura del partito messicano al governo: o è rivoluzionario o istituzionale. Tertium non datur.

Dedicato a Ennio Morricone per i suoi sessant'anni di attività

L'estate presente ed l'autunno prossimo  rischiano di essere per Ennio Morricone, sulla soglia dei novanta,  due stagioni fra le più faticose della sua vita e  dell'intera sua carriera di compositore, avendo egli deciso di festeggiare sul podio tale anniversario, con concerti in Italia e all'estero.

Ha cominciato qualche giorno  fa alle Terme di Caracalla, a Roma, dove ha tenuto già un paio di concerti ed altre due sta per dirigerne. Non  ne bastavano uno  e neppure due, al punto che il sovrintendente Fuortes ne ha chiesto ed ottenuto ben quattro. Che, in base alla capienza delle terme romane, farebbe quasi 16.000 posti che, forse, potrebbero essere troppi anche per Morricone.

Ieri il Tg3 ha dedicato ai concerti del noto musicista un ricco servizio, sottolineando come il Maestro non ripeta lo stesso concerto per quattro sere, ma per ognuno dei quattro abbia stabilito un programma differente, con  discrete varianti, pescando fra le centinaia di colonne sonore che ha scritto per i più grandi registi.

 Il TG3, con le immagini, mentre illustrava la gloriosa carriera di Morricone, si è fermato sempre e solo sull'orchestra, mai, neppure per sbaglio, en passant, sul pubblico.  Ci sarà stata qualche ragione? Forse il pubblico non ha risposto come il sovrintendente Fuortes si augurava per i concerti del grande compositore? La platea di Caracalla, se pur ridimensionata rispetto al passato, lo ribadiamo: ha pur sempre 4000 posti, e per la stagione passata, ma anche per quelle immediatamente precedenti, si è riempita mediamente per 3/4 ogni sera, lasciandone vistosamente vuoti un migliaio circa a sera. Non sarà che stessa sorte è toccata a Morricone e che il TG3 ha voluto gentilmente non mostrare? 


Pecoraro Scanio, patrimonio materiale dei Vitalizi, in difesa della pizza napoletana prima ed ora anche del melodramma

Pecoraro Scanio, ex parlamentare verde, ed anche ex ministro, dopo che ha smesso il mandato parlamentare - per volontà dei cittadini, perchè lui avrebbe forse continuato nel 'dolce far niente retribuito) -  non sa cosa fare. Non gli basta la fatica di recarsi in banca ogni mese, dal 2008, da quando cioè aveva 49 anni, a prendere la sospirata pensione, anzi vitalizio, di appena 8.850 Euro circa lordi.  No, è alla continua ricerca di qualche occupazione, nella quale vuole tuttavia dimostrare di valere ancora e quindi di meritarsi l'immeritato vitalizio.

Negli anni scorsi si è impegnato per far riconoscere all'Unesco la pizza napoletana come 'patrimonio immateriale, anzi materialissimo' dell'umanità, e , dopo anni di lotte, un pò perchè la pizza comune piace dappertutto nel mondo e dunque va protetta, un pò anche perchè l'ex parlamentare si è dato da fare , è riuscito nel suo intento.

 Vinta la battaglia della 'pizza' Pecoraro Scanio si è messo alla ricerca di un'altra causa nella quale imepgnarsi. E cerca cerca gli è venuto in mente, anche per assonanza con la 'pizza' che  è come considerano in tanti il melodramma, che avrebbe potuto proporre all'Unesco la proclamazione del melodramma italiano, compreso quello napoletano (da qui  il parallelo fra la pizza napoletana, pomodoro e mozzarella, e la pizza italiana, il melodramma)  come 'patrimonio immateriale dell'umanità. Come se l'arte del canto e del teatro musicale ne avessero bisogno.

 L'Unesco ha accettato di considerare la candidatura nuova proposta da Pecoraro Scanio, per toglierselo dalle scatole, lui non il melodramma conosciuto ed amatissimo in tutto il mondo, e per evitare che l'ozio nel quale stava precipitando, lo spinga per  qualche brutta strada.

 P.S. A proposito di vitalizi, nel cercare quello di Pecoraro Scanio, involontariamente, ci siamo imbattuti anche nel vitalizio dell'ex presidente leghista della Camera, Irene Pivetti, in Parlamento per 9 anni, ora passata a diversa professione. Opinionista ed anche soubrette televisiva.  La Pivetti percepisce il suo vitalizio dal 2013, e cioè da quando aveva 50 anni,; che ammonta a  6.200 Euro lordi. E che, se isuoi amici salviniani  non riusciranno a mettere fine allo sconcio percepirà vita natural durante. E  che vivrà a lungo c'è da giurarci. Non va mica in miniera.

L'Opera di Firenze nel profondo rosso. Dei conti

Da quello che dice il Commissario del Mibact alle Fondazioni liriche, e scrivono anche i giornali, l'Opera di Firenze è nella condizione finanziaria peggiore di tutte le altre fondazioni liriche italiane, perfino dell'Opera di Roma e del Comunale di Bologna, con i suoi  62 milioni  di Euro di debiti pregressi, accumulati negli ultimi decenni, per i quali  Cristiano Chiarot, chiamato da Venezia al capezzale del malato fiorentino gravissimo, che è riuscito a raggiungere il pareggio di bilancio, nulla ha potuto. Anzi, contemporaneamente, ha lanciato l'SOS: servono subito una decina di milioni di Euro, non abbiamo liquidità; e Renzi che, per l'Unità d'Italia, aveva messo nel programma anche un pacco di milioni per il nuovo teatro della sua città, adesso non può fare più nulla, perchè i cordoni della borsa sono passati in altre mani, e quella del Comune,  nelle mani da Nardella, non suona, pechè di fiorini non ne ha più da dare all'Opera.

Colpisce in questa storia il fatto che almeno negli ultimi  due decenni circa siano passati nelle stanze della sovrintendenza fiorentina i big delle istituzioni culturali, che big evidentemente non erano e non sono, pur continuando ad essere considerati tali e ad essere contesi, non appena lasciano, correndo e di notte per non essere raggiunti dagli inseguitori con i forconi, una poltrona.

A Firenze c'è stato Francesco Giambrone, all'inizio degli anni Duemila,  per il successo (di deficit) conseguito a Palermo anni prima, c'è stato anche il 'grande&grosso' direttore generale Nastasi come commissario, c'è stata l'ing. Colombo, Francesca (in arte Micheli), c'è stato uno dei due fratelli che erano gli avvocati di fiducia di Renzi, e cioè Francesco  Bianchi, ed ora Chiarot che certamente ha le mani legate e che forse si è reso conto di aver fatto il passo più grande della gamba, venendo via dalla tranquilla Fenice, ed ora forse medita, prima che sia troppo tardi, di darsela anche lui a gambe levate.

 Bene, tutti questi campioni dell'amministrazione culturale - materia che tutti vanno insegnando nelle università dei loro paesi. Capito a che cosa si sono ridotte le università? - compreso il Commissario Nastasi, nulla hanno fatto per sanare negli anni il debito, nè per ridurlo quantomeno. E tutti sono accomunati dalla stessa tecnica utilizzata per uscire di scena.

Sono sempre andati via prima che scoppiasse il bubbone. Loro  si sono dimessi, dicendo che lasciavano perchè interessati 'ad altri progetti', e l'indomani, puntualmente i giornali scrivevano della difficile, anzi tragica situazione finanziaria del Teatro del Maggio fiorentino. 

Di una in particolare siamo stati testimoni oculari, durante la sovrintendenza Colombo. Recatici a Firenze per intervistare Zubin Mehta,  nella bacheca del teatro, leggemmo del consistente ritardo, forse uno o due mesi, del pagamento degli stipendi per mancanza di liquidità. Anche la sovrintendente Colombo era stata chiamata, dopo il gigante Giambrone, per mettere ordine nei conti. Anche Lei  non riuscì nell'intento, al suo posto Renzi mise Bianchi, e dopo Bianchi, anche lui uscito prima della denuncia del buco profondo del bilancio, è arrivato Chiarot, l'impotente, perchè forse nulla o pochissimo può.

Siamo finiti nella mani di un esercito di pezzenti che vanno a mendicare biglietti per lo stadio dal grande corruttore, felice di regalarli in previsione di favori futuri

I nostri politici non finiscono di meravigliarci per la loro pochezza umana.  Alcuni di loro sarebbero pronti a offrire perfino mogli e figlie in cambio di un piatto di lenticchie. Per concedere favori non meritati  si accontentano di  qualche migliaio di Euro, come landruncoli, topi d'appartamento e  scippatori.

 Si viene a sapere che nessuno di coloro che avevano da tempo rapporti con l'innominato, il costruttore Parnasi, lo conoscevano bene;  con lui solo rarissimi incontri, perlopiù casuali, senza che mai sia il corruttore che gli aspiranti corrotti abbiano mai toccato l'argomento per cui si conoscevano e frequentavano: intrecci perversi tra affari e politica.

 E si è saputo anche, a dimostrazione che i loro incontri erano casuali, che gli hanno chiesto in diverse occasione soltanto qualche biglietto per le partite della Roma, dei quali lui non disponeva in prima persona ma che chiedeva alla società, precisando che si davano non a tutti i questuanti, ma solo a coloro che potevano essere utili al momento giusto. Logica sulla quale anche la società sportiva si trovava d'accordo, visto il mega progetto dello stadio, che forse mai si farà.

 Noi abbiamo esercitato il mestiere di critico musicale per la carta stampata - che comunque in altra maniera continuiamo a fare - per alcuni decenni. Ebbene, mai abbiamo chiesto un biglietto in più di quello che ci veniva offerto per esercitare il nostro lavoro critico. O forse lo abbiamo fatto quattro o cinque volte, in quasi quarant'anni di attività. Un record,  perchè non riconoscerlo?, mentre tante volte ci siamo trovati accanto colleghi accompagnati da mogli, fidanzate, amanti amiche o figli. Le istituzioni glieli concedevano senza fiatare, sapendo che poi se li sarebbero fatti amici... esattamente con la stessa tecnica 'ricattatoria' di Parnasi, in campi diversi.

 Beh, a Parnasi per ottenere biglietti per le partite della Roma, si sono nel tempo rivolti Salvini, sì proprio lui - magari avrà incaricato qualcuno del suo staff; ma perchè non comprarli? gli mancavano forse i soldi? certamente no. Ma per un parvenu come lui dimostrare che i biglietti per lo stadio lui può ottenerli sempre e gratuitamente è motivo di orgoglio  e di dimostrazione del potere raggiunto - ma anche, fra gli altri, Francesco Boccia, a capo della Commissione bilancio del Parlamento. E qui c'è una riflessione in più da fare. Francesco Boccia, PD, è sposato a Nunzia Di Girolamo (battezzata ieri sera, nel corso del lugubre dibattito su Fabrizio Corona,  da Giampiero Mughini, la 'suora', per i suoi atteggiamenti moralistici, che fa la opinionista in tv e si è pure candidata per il Cda Rai) e la coppia parlamentare, sebbene su opposti schieramenti,  da molti anni si fa accreditare sul proprio conto bancario, qualcosa come 30.000 Euro circa  ogni mese. Ora, non è una vergognosa vergogna che  lui chieda biglietti a Parnasi, sapendo bene chi è, ed anche che un giorno o l'altro dovrà restituirgli il favore?

Di questi parlamentari, esempi preclari di pochezza umana, pezzenti in ogni senso,  da veri signori  noi ci vergogniamo.

Presentata la stagione 2108-19 del dopo Noseda-Vergnano al Regio di Torino. 'Opera vincit Omnia' - che vorrà dire con questo slogan il sovrintendente Graziosi?

Mentre occorre tempo e lavoro per alzare la qualità complessiva di un teatro, basta un nulla per mandare tutto in vacca. Come forse potrebbe anche accadere al Regio di Torino, dopo le dimissioni forzate di Vergnano, l'uscita sbattendo la porta di Noseda, e l'arrivo in tutta carriera, sul treno freccia gialla dei Cinquestelle, di  William Graziosi, proveniente da Jesi, e di  Alessandro Galoppini, che ha solo cambiato casacca, lavorando già nella segreteria artistica del Regio, e dunque promosso al gradino più alto, quello di direttore artistico.

Due personcine,  che si direbbero anche garbate, ambedue con un curriculum  gonfiato ad arte, al cui confronto quello del premier Giuseppe Conte sembra redatto con puntigliosa precisione dalla sua maestra delle elementari, che forse riusciranno a mettere un pò di ordine nei conti - come Vergnano evidentemente non ha saputo fare se gli hanno mostrato un buco di cui lui non si era accorto mentre veniva scavato - ma che certamente  non aumenteranno e forse neppure saranno in grado di mantenere la qualità dell'orchestra che Noseda era riuscito a raggiungere. A questo punto è perfino inutile spiegare alla nuova coppia di vertice che la presenza di un direttore musicale di valore fa bene all'orchestra, molto più di quanto potrebbe fare la girandola di direttori  di ogni risma e paese, anche se bravi, alcuni

Ma forse  visto il ricco cartellone, almeno sulla carta, non è detta l'ultima parola, perchè i titoli sono in buon numero, il grande repertorio vi è ben presente e dunque riempire il teatro non sarà impossibile ( dei cast scritturati non riusciamo a giudicare a freddo, anche perchè ci sono molte voci nuove )  e c' anche la danza che, in Italia, sembra seguitissima . E c'è una novità, che novità non è, quel Pinocchio già andato in scena al Regio come in altri teatri europei ed italiani, come si legge  nella biografia dell'autore, Pierangelo Valtinoni, che sarebbe, per l' informatissima Paola Giunti a capo della 'comunicazione' del Regio dai tempi di Noè, il "compositore italiano più eseguito al mondo, dopo Sciarrino".  Seeeee...

 Fra i titoli del grande repertorio in cartellone, la famosissima Traviata ' degli specchi' cosiddetta,  della coppia Brokhaus-Svoboda, che fece ormai molti anni fa il suo debutto allo Sferisterio di Macerata,  assai familiare a Graziosi, dove anche noi la vedemmo all'esordio, e da dove proviene anche una seconda opera i cartellone, Madama Butterfly.
 C'è anche una ripresa moderna, che forse come  altre  risulterà abbastanza inutile e lavoro sprecato, si tratta dell'Agnese di Paer; mentre, vista la provenienza dal festival Pergolesi-Spontini,  della quale si pavoneggia anche più del consentito,  Graziosi avrebbe potuto pensare ad un' altra Agnese, quella di Spontini che  grande attenzione  si merita.

Comunque sospendiamo il giudizio, sperando che contro ogni previsione, la stagione abbia successo e mantenga la qualità finora raggiunta. E non solo il pareggio di bilancio -necessario anch'esso - che sta  più a cuore alla Appendino che alle sorti artistiche del suo Teatro sembra, dalle prime scelte operate, non essere, invece, particolarmente interessata.

domenica 17 giugno 2018

Per Giletti è arrivato il giorno del grande scoop: Fabrizio Corona

Giletti ha fatto  ascolti da record nelle ultime puntate, mettendosi a fianco di quattro donne siciliane ( tre sorelle e mamma), le quali, dopo la morte del loro genitore sono state vittime di soprusi mafiosi nel paesino dove vivono e dove hanno alcune proprietà. Giletti che ha un cuore grande come una casa, ha sposato la loro causa, ottenendo da Regione e Comune ed anche privati sostegno e mezzi perchè riprendano la loro attività nei campi .

E, sempre per il suo cuore grande come una casa, ha dato sostegno televisivo  ad una giovane donna che ha aperto un agriturismo fra mille ostacoli e sabotaggi. Giletti non si ferma difronte alle ingiustizie  e combatte; lui ha una forza umanitaria come nessun altro.

E, ancora, nell'ultima puntata - la settimana scorsa, ha preso in carico la storiaccia dell'Aquarius, carica di profughi sballottata dalle onde dopo la decisione del nostro Ministro degli Interni, il nobile Salvini, di vietarle qualunque approdo in Italia.
 Nella tragica vicenda dell'Aquarius, Giletti ha fatto un secondo scoop, linguistico questa volta,  è stato l'unico a chiamare la nave Aquerius.

Ma neanche il doppio scoop dell'Aquerius ha acquietato le sue mire  di giornalista d'assalto. E così, già nelle scorse puntate ha fatto filtrare alcune foto che lo ritraevano per strada con un campione dell'umanità, per annunciare che nell'ultima trasmissione di quest'anno - quella di oggi -  avrebbe fatto fare a Non é l'Arena, il botto con grande sorpresa perfino del suo datore di lavoro, Cairo. Un'intervista esclusiva a Fabrizio Corona, sì  a quel relitto umano che la galera e  e il ricovero in una comunità di recupero - come è quella di don Mazzi che lo tenuto in custodia per alcuni mesi -  non sono riuscite a riformare, ma ci riuscirà Giletti.

Solo che Giletti non sa o finge di non sapere che a nessuno  fotte di ascoltare quel che Fabrizio Corona avrà da blaterare.  Perchè nulla di sensato e ragionevolmente accettabil c'è da attendersi; la sua vita dopo il carcere lo dimostra. Vogliamo scommettere?


P.S Sembra che la stessa facoltà di lingue dell'Università 'Mazzini' dove ha studiato il Giletti dell'Aquerius, negli stessi anni sia stata frequentata da Lucia Annunziata dell'Equerius

sabato 16 giugno 2018

Mondadori periodici in difficoltà. Per ora mette una toppa ( ANSA). Che fine farà Panorama? Ancora silenzio

Il gruppo Mondadori ritira la  vendita Tustyle e Confidenze dopo aver raggiunto un accordo con  i sindacati per una riduzione, a partire dal prossimo primo  luglio, degli stipendi del personale giornalistico dei due  magazine "compatibile con le dinamiche di un mercato in calo   strutturale". Il gruppo di Segrate ha inoltre siglato un accordo  per applicare il contratto di solidarieta' ai giornalisti delle  altre testate dell'area Periodici Italia, fino alla fine del  2018. Lo si legge in una nota (in http://www.mondadori.it/media/news-comunicati-stampa-e-social/anno-2018/gruppo-mondadori-accordo-con-le-rappresentanze-sindacali-dei-giornalisti ). Il cda di Mondadori, spiega la nota, "ha deliberato di non procedere all'accettazione delle offerte vincolanti ricevute dal gruppo European Network per  l'acquisizione dei magazine Tustyle e Confidenze esaminate lo  scorso 15 maggio". "Grazie alla consapevolezza raggiunta dagli stessi giornalisti del Gruppo e alla loro disponibilita' a collaborare a un obiettivo comune, la Societa' ha potuto individuare una nuova struttura organizzativa e di gestione dei costi finalizzata al  raggiungimento di target migliorativi per i due magazine", si  legge nel comunicato. "Un confronto costante e aperto" con i sindacati ha prodotto un'intesa "che prevede per il personale giornalistico dipendente di Tustyle e Confidenze una riduzione del pacchetto retributivo dal 1 luglio 2018 compatibile con le dinamiche di un mercato in calo strutturale e il ricorso a un contratto di solidarietà per i giornalisti delle altre testate dell'area Periodici Italia, in vigore fino al 31 dicembre 2018".  Inoltre "coerentemente con le strategie delineate e gli obiettivi di business dichiarati, ovvero la focalizzazione sui  brand con potenziale di sviluppo multicanale, la Società e le  rappresentanze sindacali hanno sottoscritto il proprio impegno  a rendere compatibile, entro la fine dell'anno,la struttura dei  costi e l'organizzazione del lavoro dei Periodici Italia con i  trend di mercato, per salvaguardarne la sostenibilita'".(ANSA). 

Virginia Raggi: ce l'hanno con me perchè sono donna. Sbaglia, Lei è solo una incapace ed anche un pò...

Un nuovo scandalo investe i Cinquestelle ed il 'gabinetto Raggi' a Roma. Il cosiddetto 'Sistema Raggi - che ha preso il posto di 'Mafia Capitale' - in riferimento alle mazzette ed agli intrallazzi intercorsi fra il cavaliere senza paura inviato dai vertici a Roma, per mettere ordine,  l'avv. Lanzalone, ed il sottobosco romano fatto di palazzinari e bassa politica che si fanno condizionare per quattro soldi, come tutti i pezzenti del mondo.

La sindaca, sentita in Procura ieri, come persona informata dei fatti, ha gettato la croce sulle spalle dei vertici del Movimento che le hanno affiancato il cavaliere mascherato che ha gettato un ombra di 'omertà' sul Campidoglio che della 'onestà' aveva fatto la sua bandiera.

Vorremmo tranquillizzare la Raggi. Noi non siamo i soli a pensarla come stiamo per dirle, se ci presta un pò di attenzione e ci sta a sentire.

Ieri sul 'Corriere' anche il saggio venerando Cassese, ha espresso le nostre stesse perplessità sul governo della Capitale. E cioè che Lei inciampa quasi ogni giorno in qualche disastro perché è una incapace, Lei, come anche buona parte dei componenti il suo gabinetto. Ce l'ha con Lei chiunque abbia gli occhi aperti sul disastro della Capitale, e non volesse chiuderli senza colpa.

Noi poi, vorremmo aggiungere, usando un termine che speriamo non riterrà offensivo, che Lei è furba ma anche un pò scema, altrimenti non sarebbe nella situazione in cui si trova e nella quale ci si è messa.

 Se uno accede al governo, attraverso elezioni, e  intende governare, perchè cosciente di saperlo fare, non si fa comandare da altri, non si fa mettere ai fianchi angeli custodi protettori - che molte volte si rivelano farabutti e idioti - e fa vedere concretamente come si governa, risolvendo cioè i problemi che una grande città naturalmente presenta, e Roma forse più di altre.

Non ci venga a dire, anzi a ripetere che è colpa di chi l'ha preceduta. Sono trascorsi già due anni dalla sua elezione, e siamo andati di male in  peggio. Ci dica un solo problema che ha risolto, o quelli che, non fra due o tre anni, ma nelle prossime settimane intende risolvere - la monnezza, ad esempio che ha trasformato molta parte di Roma un una discarica a cielo aperto.
 Solo allora penseremo che Lei non è una incapace e neppure un po' scema. L'essere donna non c'entra. Anzi, proprio perchè donna, le perdoniamo molto.

venerdì 15 giugno 2018

Di Battista s'inc...

Di Battista, da Chicago, l'altro ieri ci ha fatto sapere che lui la buonuscita da parlamentare, a fine legislatura - ma perché i Parlamentari l'hanno a fine legislatura se non sono rieletti? - l'ha devoluta al fondo istituito dai suoi compagni 'stellati'  per venire incontro alle piccole e medie imprese che soffrono a causa della crisi. E si tratta di una bella cifretta. Quasi cinquantamila Euro.
 Chi non ha apprezzato il beau geste del Dibba?
 Poi qualche social media  si è azzardato a chiedergli: caro Dibba, ora che non sei più parlamentare e non hai uno stipendio, come vivi?
 E lui, perdendo la calma e la seraficità che il suo gesto  precedente della donazione gli avevano riconosciuto, ha risposto, piccato: sono c...miei.

 Dibba non si risponde così, a chi si preoccupa che Lei possa avere problemi di sopravvivenza. Dica semplicemente che l'aiuta suo papà; che si è trovato un lavoretto, procuratogli dagli amici suoi e di Trump; o che il lavoretto magari l'ha trovato sua moglie; o che, ipotesi estrema però verosimile, ha messo da parte dei soldi nei cinque anni da parlamentare - beato Lei che ha potuto farlo, si vede che di soldi ne ha guadagnati abbastanza da poterne accantonare un pò, anche dopo averne versato una quota nelle casse del vorace Movimento.

 Ma comunque non può rispondere, come ha risposto, se qualche ora prima ci ha voluto partecipare, non richiesto, di altri c...suoi, che non era il caso ci rivelasse.

C'è chi si ostina, non più con le mani data l'età avanzata, a mungere ancora la Rai

Nei giorni scorsi un quotidiano di opposizione - a chi? - ha reso noto il compenso di  un vecchio del giornalismo italiano che, da tempo, AVENDO BELLAMENTE SUPERATO GLI OTTANTA, 83 ad essere precisi, e avendo promesso che sarebbe andato in vacanza, in vacanza non si decide ad andare, alla stessa maniera di Veltroni che ci aveva annunciato che sarebbe emigrato in Africa, in Africa non è emigrato.

 Il vecchio giornalista del quale 'Libero' quotidiano ha rivelato il compenso per la sua trasmissione giornaliera dedicata ai libri, ' Quante storie! - è Corrado Augias, il cui compenso è il massimo consentito ad un giornalista in Rai, e cioè 240.000 Euro - che poi è lo stesso  compenso del direttore generale che, per il tetto stabilito per legge, si è dovuto dimezzare il suo.

Due o tre stagioni fa  il vecchio giornalista aveva rassicurato tutti che quella sarebbe stata la sua ultima stagione in Rai. Poi invece ci ha preso gusto sia al teleschermo come anche ai soldi - che saranno anche lo 'sterco' del demonio, ma non puzzano e dunque si possono accumulare - ed ha continuato; e chissà per quante altre stagioni si sentirà  obbligato a  farlo, costringendo Crozza ad imitarlo magnificamente,  ben sapendo il comico e noi con lui che il modello è molto meglio del suo duplicato. E cioè che Augias imita magnificamente  Crozza che tenta di imitare Augias.

Quella sua trasmissione che lo vede matusalemme fra giovani studenti incarna un rituale stantio, come i risultati di ascolto irrisori lo confermano. Ma lui e la trasmissione restano lì.

Noi crediamo che almeno un'altra o forse due persone - non certo noi, pensionati come Augias, ma molto più giovani di lui - potrebbero fare quella stessa trasmissione, magari con risultati migliori. Perchè non provarci allora? Perchè non far riposare finalmente un giornalista che ha tanto lavorato,  tanto guadagnato, liberando quel posto per qualche giovane ? Il quale potrebbe anche far meglio e costare meno. E poi non va ogni giorno sposando in tv la causa dei giovani che faticano a trovare lavoro? Cominci lui a liberare il suo.

Noi ci attendiamo una bella notizia in proposito, il prossimo 27, quando verranno resi noti i palinsesti della stagione Rai ventura, ed anche una seconda ed una terza, perchè la presenza di giornalisti di Repubblica a Rai Tre è  notoriamente eccessiva, e persiste anche  nel caso di una redazione tutta che ha sfiduciato il suo direttore, come  ha fatto la Redazione sportiva della Rai.

Chi replicherebbe che La 7 fa la stessa cosa con i giornalisti del Corriere, come anche  che Mediaset utilizza quelli della sue testate giornalistiche anche per  la tv, dimentica la sostanziale differenza fra quelle che sono aziende private, nelle quali il padrone cerca di ottimizzare lavoro e costi, e la Rai.
 Unica eccezione Paolo Mieli che passa da una trasmissione all'altra da una rete all'altra da  una azienda all'altra. Si vede che nessuno può farne a meno.

Anche le pupe preferiscono i boss. Ma che i boss preferissero le pupe si sapeva. Non farebbero eccezione boss e pupe anche in Rai

Forse ne abbiamo già scritto in altra occasione. Cioè, che le pupe di oggi  oltre i calciatori  - e per la proprietà transitiva anche i calciatori preferiscono le pupe - preferirebbero i boss, coloro i quali hanno potere in qualunque campo, tv inclusa.

 Dicevamo che forse l'argomento lo abbiamo toccato in altra occasione. E forse in quell'occasione abbiamo citato il caso di un noto, potente direttore generale della Rai  il quale, esattamente il giorno prima del suo insediamento, fece assumere come funzionaria, in Rai naturalmente, la sua pupa. Nessuno avrebbe potuto dirgli che l'aveva fatta assumere lui. E, difatti, nessuno mai venne a saperlo. Non ci chiedete i nomi nè di questo protagonista nè degli altri di cui parleremo, perché non ci sovvengono.

Dobbiamo confessare che un  bel pò di invidia nei confronti di uno degli ultimi direttori generali della Rai, la proviamo da tempo, da quando una delle più belle pupe, ed anche brave, l'ha scelto come compagno. E lui, ovviamente, lei. L'unica nostra consolazione è che non la tiene rinchiusa in casa, ma ce la fa vedere praticamente ogni giorno sul teleschermo per la gioia dei nostri occhi, irradiati dal suo splendore, e della nostra intelligenza, che gode ogni volta che Lei apre bocca.

Fortuna vuole che il direttore generale in carica non abbia  una pupa, perchè altrimenti avremmo avuto un'altra bellissima e bravissima - bellezza e bravura sono fuori discussione, mica si scelgono delle cozze idiote - ogni giorno piazzata sul teleschermo e magari con contratto a vita.

Adesso, però, con il governo cosiddetto 'del cambiamento',  potrebbero entrare in gioco anche i boss della politica, i quali per le loro pupe predisporrebbero impegni tv di un certo peso,  anche  costo di scalzare  chi li  aveva da tempo. E per dare il senso del peso dei nuovi boss, la presentatrice di una trasmissione collaudata, potrebbe essere promossa al ruolo di autrice della trasmissione medesima che, magari vanta  una tradizione lunga una ventina d'anni. E lei, la pupa, investita di tale nuovo ruolo, e forte dell'appoggio del boss, pretendere di cambiare il team di autori e di volere un nuovo capo progetto.  E forse riuscirebbe nell'intento.

P.S. Personaggi e circostanze sono  frutto di fantasia, perchè nella realtà i boss preferiscono più comandare che ... e le pupe sono troppe belle  e brave per  cadere nel trabocchetto della cattiva tradizione.

giovedì 14 giugno 2018

E' morta Francesca Fortuna. Avrebbe compiuto fra poco 55 anni

Abbiamo appreso la tragica notizia della morte di Francesca Fortuna direttore generale della IUC, dal Tg 3 di questa sera. Ne siamo sinceramente addolorati, anche per la  giovane età della donana che lascia la famiglia nel dolore.

 Chi legge queste nostre condoglianze sincere e spontanee ricorderà senz'altro i nostri post nei quali rimproveravamo alla IUC di essere una sorta di impresa 'di famiglia' passata dalle mani di alcuni membri della famiglia ad altre: dal fondatore Oreste, alla consorte Lina alla figlia Francesca. Ed anche la reticenza, senza ragione, sul compenso di Francesca - impossibile trovare l'ammontare nella pagina 'amministrazione trasparente' del sito ufficiale della IUC.
Quando siamo riusciti a conoscere l'ammontare del  suo compenso, siccome non siamo prevenuti, abbiamo anche detto che era tutto sommato, un normalissimo compenso. Che ragione c'era per  tenerlo occultato nelle pieghe del sito della IUC?
 Perciò le nostre condoglianza di oggi sono davvero sincere, nella speranza che la IUC non finisca nelle mani di un'altra Fortuna o, peggio ancora, in quelle di un certo notissimo asso pigliatutto, già presente nei vertici della IUC, il quale, dopo l'uscita burrascosa di qualche mese fa da una fondazione lirica, vi potrebbe forse aspirare, anzi vorrebbe addirittura annettersela.

AMA da schifo ! Raggi, Montanari: DIMISSIONI ! A Dagospia tutto si può aggiustare, parola di Parnasi

In queste ore , dopo la rivelazione dello scandalo,  che ha coinvolto e portato dietro le sbarre costruttori  e politici, che è stato denominato 'Sistema Raggi', molto invocano le dimissiomni della sindaca, la quale per il ben noto gioco dello scaricabarile si difende: noi siamo parte lesa, l'avvocato Lanzalone ce lo ha proposto ed inviato a Roma il vertice di Cinquestelle: Grillo, Casaleggio, Bonafede, Di Maio. Ma allora potrebbe cadere il governo dopo questo scandalo che investe, nel ramo mazzette, il Movimento dalla testa ai piedi? No, Di Maio ha fatto dimettere da Acea, il presidente Lanzalone, e così sembrerebbe, almeno per il vicepremier, il caso chiuso. Ma forse non è chiuso, anzi si sta lentamente aprendo del tutto.

 La storia, stando alle intercettazioni, rivela altri interessanti particolari. In una telefonata Lanzalone chiede a Parnasi, il quale ha stretti legami anche con Bisignani - tutti gigli immacolati - la possibilità di emendare un articolo su Dagospia che lo riguardava, nel quale ci parlava di un rapporto dell'avvocato con la sua segretaria. Parnasi lo rassicura: possiamo anche farlo sparire da Dagospia, dove invece poche ore dopo appare mendato del riferimento per il quale Lanzalone aveva chiesto aiuto a Parnasi, e questi forse a Bisignani.  Serva di lezione per il giornalismo 'd'inchiesta', e 'senza paura' di Dagospia!

 Ora quanto alle dimissioni della Raggi e dell'assessora Montanari, la ragione del passo indietro, prima ancora che il 'sistema Raggi', dovrebbe essere la monnezza che dalle strade di Roma, dopo due anni di governo, non è ancora sparita, ed anzi, in queste ultime settimane è aumentata. Naturalmente tralasciamo le buche e le erbacce  che hanno trasformato parchi e vie cittadine in  foreste  con bassa vegetazione.

 In via Diego Fabbri, al Nomentano, nella strada dove c'è il palazzo dell'INAIL, c'è uno slargo con une decina di bidoni per la raccolta dei rifiuti, I bidoni sono da giorni strapieni e circondati ormai fino alla loro altezza, da monnezza  accatastata su altra  monnezza di ogni tipo. Ci sono topi? Certamente ci saranno, hanno pane per i loro denti. Noi vediamo di giorno Piccioni e gabbiani.

Ci è venuta l'idea di andare il prima possibile nel più vicino posto di polizia per denunciare il Comune e l'assessora competente per  la sporcizia che può esser causa di malattie, con l'avvento della stagione calda.

P.S. In un articolo, Vittorio Emiliani, su Repubblica, dopo che per mesi e mesi ha accusato di inefficienza il governo Raggi su infiniti argomenti- del resto se non lo avesse fatto sarebbe stato come un cieco da tutti e due gli occhi, in una società di vedenti - oggi sull'argomento 'verde pubblico' la scusa. La povera Raggi, dice in sostanza, ha ereditato un 'servizio giardini' già depotenziato di personale, e poi, se non gli danno i soldi, come fa a provvedere alla cura del verde? Se Emiliani portasse in altri campi questo suo ragionamento oggi avremmo a Roma scuole chiuse, ospedali impraticabili,  oltre tutti gli altri problemi. Ma chi governa: Raggi o noi?

P.P.S.
Finalmente dopo giorni e giorni di schifo, e di proteste, il largo di raccolta  rifiuti di via Diego Fabbri,  dove  c'è la sede dell'INAIL, all'alba di ieri è stato ripulito. Ma se l'AMA non provvederà regolarmente  a svuotare i bidoni di raccolta, lo schifo tornerà prima di quanto non si immagina.

mercoledì 13 giugno 2018

Sergio Segalini, Patricia Adkins Chiti. In memoriam

In poco più di una settimana se ne sono andati due nostri buoni conoscenti, attivi nel mondo della musica.

All'inizio di questo mese Sergio Segalini, a Parigi, per la recrudescenza di un brutto male che l'aveva colpito molti anni fa, dal quale sembrò, per un periodo, essere guarito.  Lo conoscemmo una quindicina di anni fa alla Fenice, in occasione degli annuali travagliati 'Concerti di Capodanno, per i quali la Rai ci aveva affidato una consulenza artistica, relativa alla formulazione del programma.  C'era sempre da lottare per ottenere che il programma conservasse il carattere 'popolare' che noi gli abbiamo impresso fin dalla prima edizione.  Con Ortombina le lotte per lo stesso problema sono state molto più dure, sempre.
 Segalini, prima di conoscerlo personalmente, lo avevamo conosciuto attraverso Opera International, la rivista  che lui dirigeva negli stessi anni in cui noi dirigevamo Piano Time.

 Venuto in Italia, prima di approdare alla Fenice,  aveva lavorato al Festival di Martina Franca,  portando sulle scene opere dimenticate del melodramma italiano e francese, con grandi riscontri internazionali.

La fine del suo lavoro in Italia coincise con la sua uscita burrascosa dal Teatro San Carlo di Napoli .  Ora non ricordiamo più i particolari della storia, ma ricordiamo bene che fu una vigliaccata giocatagli da qualcuno il cui nome ben consociamo e la cui spregiudicatezza era nota a tutti.
 Poi il suo ritorno a Parigi, dove ha convissuto con la sua malattia, da dove lo abbiamo sentito un paio di volte. E niente più.

 Patricia, invece, l'abbiamo, in tempi lontani, frequentata da vicino, all'inizio delle sue battaglie per la nascita della Fondazione 'Donne in musica', alla quale si devono infinite ricerche sulla presenza femminile nella storia della musica di ieri e di oggi, in tutto il mondo, ed un'azione continua per sostenere la presenza delle donne musiciste nella società.
 L'ultimo contatto, a settembre scorso,  fu telefonico e elettronico; ci espresse dispiacere, dopo averci raccontato delle ultime sue ricerche storico-musicologiche, per un comune conoscente che aveva da poco pubblicato un libro sull' argomento, per il quale Patricia si è spesa da sempre, facendo finta che le sue precedenti numerose ricerche non fossero mai esistite. Ma poi chiuse la telefonata dicendo che se era tanto copiata, voleva dire che il suo lavoro aveva avuto un gran successo. Aveva ragione.

martedì 12 giugno 2018

Di Battista dagli USA invia obolo casse statali italiane

Eravamo a  conoscenza della difficoltà, anzi impossibilità, per molti politici, alla fine del mandato parlamentare, di trovare lavoro, specie quelli che di lavoro non ne hanno fatto mai alcuno. E perciò non ci siamo mai meravigliati del fatto che, sempre alla fine del mandato, venisse loro data una specie di buonuscita per il loro 'reinserimento' (per la maggior parte, diciamo anche :inserimento) nel mondo del lavoro.

 Non ha fatto eccezione -  avrebbe dovuto  per la giovane età, o  per  l'appartenenza ad un movimento che è (era) contro il sistema? -  Di Battista che ha saltato un giro nella candidatura da parlamentare, ed è volato in America, con la giovane moglie e prole, giustificandosi che non può essere la politica considerata nè  un mestiere, nè 'a vita', e che fa bene ogni tanto cambiare aria, anche per ritemprarsi.

 Da Chicago, dove attualmente sembra risiedere per il suo sabbatico da parlamentare, ha fatto sapere che ha ricevuto la buonuscita per fine mandato, in prospettiva di un suo reinserimento nel mondo del lavoro (che era quello della cooperazione internazionale), che ammonta a 48.000 Euro circa.

Ma ha fatto sapere anche, per la gioia nostra e delle casse  dello Stato (o del fondo dei Cinquestelle per le piccole aziende) che quella somma, che gli avrebbe fatto comodo ora che ha famiglia e non ha più il ricco stipendio da parlamentare, l'ha devoluta a quel fondo, istituito dal suo Movimento, per aiutare le piccole e medie aziende bisognose. Bravo Di Battista!

Ma visto che il Movimento, giustamente, dice di voler  far guerra ai vitalizi, privilegio per privilegio, perchè non cancella anche quest'altro privilegio?
 A nessuno, quando cambia lavoro, perchè lo perde, ed è in cerca di un altro, danno una buonuscita di reinserimento che per Di Battista,  ammonterebbe a quasi due annualità di un lavoratore  normale che perde il lavoro.

Se uno alla volta, ma non lentissimamente, si cancellassero i tanti privilegi che la politica si è attribuita alla faccia dei cittadini, anche l'Italia potrebbe diventare un paese migliore.

P.S. Ad esempio, perché non mettono mano anche alle retribuzioni delle figure apicali di enti pubblici e assimilati, che  godono di finanziamenti parziali o totali  da parte dello Stato?
 Lo spreco di denaro pubblico, dunque anche del nostro, di chiunque di noi vive in questo paese e paga le tasse, è evidente nel caso del direttore generale della Rai - la più grande istituzione culturale del paese, con 13.000 dipendenti circa -  che percepisce, a seguito del tetto stabilito per legge, lo stesso stipendio del sovrintendente dell'Accademia di Santa Cecilia - la più piccola, per dimensione di personale ( 300 unità circa, con dirigenti strapagati, ed una direzione artistica superaffollata) fra le Fondazioni liriche italiane - e cioè 240.000 Euro circa. Il sovrintendente dell'Accademia non può attribuirsi lo stesso stipendio del direttore generale della Rai.  Questo lo capiscono tutti. E, allora, cosa si aspetta a mettere fine a tale evidente spreco e dilapidazione di danaro pubblico? Dei nostri soldi neanche un Euro vorremmo che andasse nelle tasche di chi non lo merita in tale misura, come nel caso del Sovrintendente dell'Accademia ceciliana.

Aquarius, la nave dei migranti sballottata dalle onde, che dirigerà verso il porto di Valencia, nasconde un segreto solo per Massimo Giletti di 'Non è l'Arena': quello linguistico

La vicenda della nave AQUARIUS, di una ong  che ha a bordo 630 migranti circa, fra adulti, donne ed anche bambini, alcuni non accompagnati,  che sta ora nelle acque fra Malta e l'Italia, dovrebbe concludere la sua avventura fra qualche giorno - il tragitto è lungo ed il mare è in tempesta- nel porto di Valencia, dopo che Malta se ne è lavata le mani e Salvini e Toninelli, padri di figli, se ne sono bellamente  anch'essi lavate le mani per l'Italia, dove hanno chiuso tutti i porti. Vedete che  a volte - ha dichiarato quella bestia di Salvini (sarà possibile dirlo di uno che ha fatto ciò che ha fatto: mettere seriamente a rischio la vita di un gran numero di persone, sì di persone!) - alzare la voce EDUCATAMENTE' - a suo dire - serve? 

La Spagna questa volta si è offerta di accogliere i migranti. Ma le prossime volte  a chi toccherà occuparsi degli sbarchi ? Non certo alla Francia che, comunque,  dopo aver cacciato qualche centinaio di migranti da Ventimiglia, oggi si è permessa di accusare di disumanità l'Italia?

Salvini avrebbe dovuto intanto accogliere l'Aquarius, e poi subito, senza attendere la fine del mese quando il dossier 'emigrazione' sarà sottoposto all'attenzione dei capi di Stato a Bruxelles, bussare alle porte dell'Europa ed anche delle nazioni del nord Africa da dove partono i migranti, per una soluzione equa e definitiva che non si può raggiungere unilateralmente, mentre una nave in mezzo al mare in balia delle onde, carica di esseri umani, è in attesa del suo destino. Perchè  è evidente che gli sbarchi non cesseranno solo perchè un ministro della repubblica italiana chiude i porti. Come se la chiusura dei porti non possa essere sabotata. Se sabotassero i porti che farebbe Salvini, il padre di famiglia, bombarderebbe le navi?

 Ma tutto questo discorso,  troppo impegnativo per un blog che solitamente si occupa d'altro, solo per dirvi  qualcosa di meno drammatico, e cioè che quell'analfabeta di Massimo Giletti, che ha affrontato la questione dell'Aquarius, non ha capito che il nome della nave dell'ong è  LATINO e che quindi va pronunciato come è scritto, e non come lui, volendo mostrare di maneggiare disinvoltamente le lingue, ha, invece, dimostrato quanto sia ignorante, continuava a chiamarla Aquerius, Aquerius.

Gli italiani si informano poco, e leggono sempre meno i giornali ( INPGI Notizie)

Secondo ultimo rapporto della Commissione Ue sullo sviluppo digitale Desi gli italiani non solo leggono pochi giornali cartacei, le cui vendite sono sempre piu’ in calo, ma si informano poco anche su internet.
La relazione rileva i progressi compiuti dagli Stati membri in termini di digitalizzazione ed e’ strutturata in 5 capitoli: connettivita’, capitale umano, uso dei servizi internet, integrazione delle tecnologie digitali e servizi pubblici digitali.
In tutti e 5 i parametri valutati, l’Italia si posiziona al 25° posto fra i 28 Stati membri della Ue. Nel corso dell’ultimo anno ha fatto registrare nel complesso un miglioramento, pur se la sua posizione nella classifica e’ rimasta invariata. 

Conservatori italiani. Tre orchestre nazionali: sinfonica, barocca, jazz. Chi le ha viste e sentite?

Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca

Dipartimento per la Formazione Superiore e  per la Ricerca
IL CAPO DEL DIPARTIMENTO
Vista la legge 21 dicembre 1999, n. 508, ed in particolare l'art. 2, comma 4;
Visto il DPR  n. 212/05, ed in particolare l'art. 4, comma 1;
Visto il DPCM del 11 febbraio 2014, n. 98;
Visto il DM del 28 gennaio 2013, n. 13, di costituzione della Conferenza dei Direttori dei Conservatori.
DECRETA
Art. 1
Le Orchestre Nazionali
  • 1. Il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca - Dipartimento per la formazione superiore e per la ricerca - DGSINFS -  al fine di favorire per i migliori studenti dei Conservatori italiani occasioni formative altamente professionalizzanti nell'ambito delle attività di promozione del sistema dell'alta formazione musicale, istituisce le seguenti Orchestre nazionali:
    • a. l'Orchestra Sinfonica Nazionale dei Conservatori Italiani
    • b. l'Orchestra Barocca dei Conservatori Italiani
    • c. l'Orchestra Jazz  dei Conservatori Italiani
  • 2. Il progetto è promosso e coordinato dal Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca,  Dipartimento per la formazione superiore e per la ricerca, nell'ambito delle attività di produzione artistica e ricerca  di competenza della Direzione Generale per lo studente, lo sviluppo e l'internazionalizzazione della formazione superiore, in collaborazione con i Conservatori di Musica e gli ex IMP.
Art. 2
Comitato tecnico
  • 1. Con Decreto del Direttore Generale della DGSINFS è costituito il Comitato tecnico di gestione delle Orchestre, così composto:
    • a. Direttore generale della Direzione Generale per lo Studente, lo Sviluppo e l'Internazionalizzazione della Formazione Superiore, in qualità di Presidente
    • b. due esperti designati dal Direttore Generale
    • c. tre docenti esperti designati dalla Conferenza dei Direttori, uno per ogni tipologia di orchestra.
  • 2. Il Comitato tecnico:
    • a. stabilisce la programmazione delle attività delle Orchestre
    • b. cura ogni aspetto riguardante l'organizzazione delle manifestazioni programmate
    • c. delibera il regolamento per le selezioni e organizza le audizioni degli studenti per la formazione delle Orchestre
    • d. cura i rapporti istituzionali con altri enti pubblici e privati coinvolti nei progetti
    • e. individua annualmente il Conservatorio di Musica  che collabora con il Comitato per gli aspetti organizzativi e gestionali.
  • 3. Il supporto amministrativo e logistico ai lavori del Comitato è assicurato nell'ambito del personale afferente alla Direzione Generale per lo Studente, lo Sviluppo e l'Internazionalizzazione della Formazione Superiore.
Art.  3
Durata delle cariche e rimborsi spese.
  • 1. I componenti del Comitato tecnico durano in carica tre anni, e possono essere riconfermati una sola volta.
  • 2. Le spese di viaggio, vitto e alloggio per le riunioni sono a carico dell'istituzione di appartenenza dei vari componenti.
Roma, 27 settembre 2016
Firmato: IL CAPO DIPARTIMENTO
(Prof. Marco Mancini)