venerdì 31 luglio 2020

Diaco, a nessuno frega della tua vita privata, sentimentale. Come del resto non frega nulla della vita privata di tanti altri che continuano comunque a sbandierarla ai quattro venti

   Su Leggo.it le ultime novità. Pierluigi Diaco spiazza tutti aIo e Te, dichiarazione d'amore in diretta: «Voglio condividere la vita con te...». Oggi, il conduttore del programma di Rai1 ha sorpreso il pubblico con una dichiarazione in piena regola durante il consueto faccia a faccia con un vip.

Ospite del giorno, Pino Strabioli, che durante il colloquio pone a Diaco una domanda: «Ti piace stare da solo?». La risposta del conduttore spiazza tutti: «Fino a cinque anni fa mi piaceva la solitudine, la frequentavo. Poi ho incontrato Alessio e adesso non mi piace più stare da solo. Perché voglio condividere la mia vita con lui. La mia vita adesso è piena d'amore».

Insomma, una dichiarazione d'amore a sorpresa del conduttore per il compagno Alessio Orsingher, giornalista di La7. Ma Diaco non è nuovo a questi gesti romantici. Anche nell'edizione dello scorso anno ha parlato spesso del suo amore per Alessio. E il pubblico apprezza ( chi l'ha detto?ndr)

Lonquich succede a Meunier alla direzione della Scuola di Musica di Fiesole

Si sono concluse domenica 26 luglio le operazioni di voto che hanno impegnato il corpo docente della Scuola nella scelta dei dirigenti – Sovrintendente e Direttore artistico – per il prossimo quadriennio.
Per la direzione artistica, tenuta nel quadriennio 2016-2020 da Alain Meunier, i docenti hanno scelto Alexander Lonquich, pianista di fama internazionale e musicista di grande cultura e preparazione, preferendolo al docente fiesolano Riccardo Cecchetti.
Per la sovrintendenza la sfida all’ultimo voto tra Lorenzo Cinatti, alla guida della Scuola dal 2012, e Luisella Molina, organizzatrice musicale e attuale direttrice della Fondazione Spinola Banna per l’Arte, ha infine premiato Cinatti che, stabilizzati contrattualmente i docenti nel primo quadriennio, ha curato il completamento dei lavori dello Stipo lo scorso anno e gestito con determinazione l’emergenza Covid-19.
Il Consiglio d’Amministrazione della Fondazione nominerà, nel corso del prossimo incontro, i due eletti Alexander Lonquich e Lorenzo Cinatti, cui la Scuola augura buon lavoro.

giovedì 30 luglio 2020

Lo 'spaccone' americano in vista delle prossime elezioni ha paura

"Con il voto via posta le elezioni 2020 sarebbero le piu' inaccurate e fraudolente della storia. Sarebbe un grande imbarazzo per gli Usa. Ritardare il giorno delle elezioni fino a quando la gente potrà votare in moro appropriato e sicuro?". Lo twitta Donald Trump. Una domanda destinata a creare non poche polemiche e alimentare i timori sull' Election Day e sulla disponibilità di Trump di accettare il risultato elettorale. (ANSA).

Sulla REVISIONE del DECRETO SICUREZZA c'è accordo nella maggioranza ( Rai News)

È arrivato il via libera 'politico' alla revisione dei decreti sicurezza voluti dall'ex ministro degli interni Matteo Salvini. Sono serviti cinque incontri agli esponenti della maggioranza per risolvere i nodi che hanno diviso Pd e M5s per più di un anno.

 Tra i punti di novità la cancellazione delle multe milionarie alle navi ong, l'allargamento della possibilità di accedere alla protezione umanitaria, la revisione del sistema di accoglienza Siproimi, la possibilità per i richiedenti asilo di iscriversi all'anagrafe comunale. Proprio su questo ultimo punto recentemente si è pronunciata la Corte costituzionale dichiarando irragionevole lo stop dell’iscrizione all’anagrafe dei richiedenti asilo. Il testo sarà anche sottoposto all'attenzione delle autonomie locali. Non è però previsto che venga approvato subito. In parte perché gli sbarchi sono tornati ad aumentare e in parte per scongiurare contraccolpi sulle elezioni regionali, in consiglio dei ministri se ne occuperà non prima di settembre. 
 Non è stato un percorso facile quello che ha portato al testo condiviso. Inizialmente le posizioni tra le diverse forze della maggioranza erano divaricate, con Pd, Leu e Iv che spingevano per un forte segnale di discontinuità con i provvedimenti firmati da Salvini che avevano introdotto, tra l'altro, multe fino ad un milione di euro per le navi umanitarie che entravano in acque italiane violando la legge; avevano praticamente cancellato la protezione umanitaria ed eliminato i richiedenti asilo dal sistema si accoglienza promosso con i comuni (l'ex Sprar, diventato Siproimi). I cinquestelle - che all'epoca dei decreti governavano con la Lega - volevano limitarsi ad accogliere i rilievi espressi dal capo dello stato Sergio Mattarella. Dopo il primo incontro, però, la posizione del movimento si è 'ammorbidita' aprendo alle modifiche più sostanziali chieste dagli alleati.

 Nel testo trovano spazio l'ampliamento dei permessi speciali a chi rischia di subire "trattamenti inumani e degradanti" nel proprio paese, a chi necessita di cure mediche, a chi proviene da paesi in cui sono avvenute "gravi calamità"; il dimezzamento dei tempi di trattenimento nei cpr (da 180 a 90 giorni); la revisione del sistema di accoglienza Siproimi, limitato da Salvini ai soli rifugiati, prevedendo due livelli (uno di prima assistenza l'altro anche con l'integrazione) e strutture con piccoli numeri gestite da comuni ed allargate ai richiedenti asilo; la convertibilità dei permessi di soggiorno in permessi per motivi di lavoro; l'intervento sulla 'tenuità del fatto' chiesto da Mattarella riguardo le ipotesi di violenze a pubblico ufficiale.

Krugman, nobel per l'economia nel 2008: perchè l'America di Trump non può essere come l'Italia? ( da Business Insider Italia, di federico Del Prete)

...Nobel per l’economia nel 2008 per i suoi studi in scienza e geografia economica,  Paul Krugman ha recentemente pubblicato sul The New York Times una corposa analisi sulle differenze tra Italia e Stati Uniti sulla gestione del Covid, dall’eloquente titolo Perché l’America di Trump non può essere come l’Italia? dal sottotitolo Il “malato d’Europa” ci fa vergognare per il coronavirus.

Sick Man of Europe è un epiteto attribuito dalla metà dell’Ottocento in avanti alle nazioni economicamente più critiche del continente, e non è difficile immaginare i motivi di un’eventuale “malattia” dell’Italia. Instabilità politica, riforme asfittiche, assenza di visione strategica, chiusura culturale, difficile posizionamento in Europa e negli equilibri politici globali, una criminalità organizzata fuori – o sotto – controllo, grave senescenza della popolazione, e si potrebbe continuare.
L’Italia è però, nonostante tutto, percepita come vittoriosa sul Covid. La sua capacità di sentirsi unita durante il lockdown, i canti dai balconi, l’eroismo dei sanitari e la prontezza e la decisione del governo non sono passati inosservati oltreoceano, dove la presidenza Trump non ha saputo gestire altrettanto bene l’emergenza, e la società civile ha espresso più che altro frustrazione.

L’articolo di Krugman è un lamento di sconfitta, che segue a distanza di pochi giorni un ancor più profondo percorso di consapevolezza sul crollo del Presidente, scritto a dieci mani da cinque influenti giornalisti e lanciato pochi giorni prima sulle colonne della stessa testata, anch’esso basato sulla gestione dell’emergenza Covid-19.
Non è solo il Times della Grande Mela: Trump è ormai da molti osservatori considerato “nudo” se non, addirittura, “distrutto”, “da compatire”. Il mix esplosivo tra pandemia ed elezioni presidenziali – per non parlare delle rivolte di Black Lives Matter – popola il terreno di scontro tra le due metà di un paese disperatamente in cerca di una nuova identità.

Tra le tante difficoltà da affrontare, Trump non poteva però immaginare di dover avere l’Italia come termine di paragone: non tanto per gli stereotipi correnti, come la bontà del cibo o la bellezza dei luoghi, ma proprio per la gestione della maggiore crisi subita dalla globalizzazione: il Covid-19.
“A questo punto, possiamo solo agognare al successo dell’Italia nel contenere il coronavirus” ha scritto Krugman. A voler fare del sarcasmo, quello di Krugman è un facile anelito: Trump sembra aver sbagliato davvero tutto, avendo insultato ogni possibile provvedimento di buon senso da applicare in tempo a tutela della popolazione, continuando per di più a sbandierare di aver avuto la migliore risposta possibile all’epidemia.

L’Italia è un paese critico, scrive Krugman. I difetti di un’economia stagnante da almeno due decenni sono sotto gli occhi di tutti, e non c’è bisogno di voltare il coltello nella piaga, aggiungiamo noi. Nonostante l’Italia sia entrata nella pandemia con gravi svantaggi rispetto agli Stati Uniti, ha continuato l’economista, tutte le criticità italiane sono state però compensate da un solo grande vantaggio: “L’Italia non era schiacciata dalla disastrosa leadership americana.”
Le riflessioni pubblicate dal The New York Times non sembrano tuttavia appuntarsi solo a favore di Giuseppe Conte, e a detrimento di Donald Trump. L’Italia sembra aver davvero voltato pagina nella sua immagine politica internazionale:

“Non intendo spacciare facili stereotipi nazionali. Nonostante tutti i suoi problemi, l’Italia è un paese serio e sofisticato, non un palcoscenico da fumetto.”
Krugman ha messo in luce la capacità di tenere duro durante il confinamento, evidenziando anche le scuse chieste ai cittadini dal Presidente del Consiglio italiano per non aver erogato in tempo il sostegno al reddito, in una “suprema combinazione di non-trumpismo”, come ha commentato il premio Nobel.

Non-trumpismo, ma pur sempre con un occhio agli States, quelli autorevoli e paternalistici di un tempo: Conte ha saputo usare modi sinceri e diretti, come quelli della presidenza Roosevelt durante Grande Depressione. I risultati si sono visti. Krugman conclude quindi esprimendo letteralmente la sua “invidia” nei confronti dell’Italia per la gestione dell’epidemia, ma non è questo il maggiore interesse nel suo articolo, per certi versi scontato.
Che sia infatti un indignato economista Dem ad esprimere con decisione ciò che la stampa internazionale ripete più o meno sommessamente da mesi suona né più né meno come un’ulteriore conferma della situazione.

È certamente meno scontato il tono dei quasi duemila commenti che i comuni cittadini – almeno in quanto comuni lettori del The New York Times – hanno lasciato in calce al pezzo, che testimoniano sì un cambio di passo nell’immagine dell’Italia, ma prima di tutto degli Usa con una sincerità che non è quella dei media.
“Non sarebbe più preciso paragonare gli USA alla EU?” Si è chiesto un lettore dalla Bay Area (California). “Lasciamo stare l’Italia,” conclude. “La domanda è perché non riusciamo a essere l’America dei principi costituzionali e dei valori democratici.”

“I politici eletti in Italia possono anche litigare tra loro,” afferma un lettore dal Connecticut. “Sanno però essere consapevoli, memori del retaggio (quello buono) del loro paese e della loro cittadinanza. Si può dire lo stesso dei Repubblicani e di Trump? Credo di no.”
“Sarà anche fuori tema,” scrive un lettore dalla UE, “ma qualcuno potrebbe spiegare a un ingenuo europeo perché tutti negli Stati Uniti si definiscono ‘americani’, e persino i media intellettuali come il NYT parlano continuamente di ‘America’ quando in realtà intendono gli Stati Uniti?”

“Conosco molto bene gli italiani,” scrive un lettore da Chicago. “Siamo lontani dalla perfezione, ma è un paese dove le persone mostrano solidarietà nei tempi difficili. È un posto dove sei apparentemente ignorato dai tuoi vicini, fino a quando non hai davvero bisogno e li vedi arrivare, in un modo o nell’altro.”
Robert, lettore di Philadelphia, ha frequentato molto l’Italia e continua a leggere i nostri quotidiani sul web. “Dopo anni passati a spiegare perché avrebbe dovuto emulare gli aspetti positivi della nostro stile di vita, adesso l’Italia è satura di esempi del fallimento americano.”

“Conte è in contrasto con l’estremo nazionalismo e autoritarismo di un Salvini contro i migranti,” ha scritto una lettrice dal Canada. “Nonostante un debutto debole, Conte ha sollecitato gli altri partiti per formare una coalizione e governare concretamente. È stata un’impresa non da poco.”
Molti commenti hanno messo in luce la “tracotanza” di Kruger nel descrivere gli Stati Uniti in modo fin troppo esclusivo come il Paese di Trump, piuttosto che una nazione più solida e sinceramente identitaria di quanto non lasci vedere la politica del suo attuale presidente. L’immagine dell’Italia ne esce comunque saldamente rafforzata, e con essa quella della UE.

Molti attribuiscono la reazione al Covid al carattere sociale del nostro sistema sanitario, al nostro senso di comunità, all’attaccamento alla famiglia, al valore del vicinato, al rispetto per gli anziani. Tutte conclusioni che per la loro genericità possono far alzare le sopracciglia a chi in Italia vive ogni giorno, ma che al tempo stesso valorizzano i soft skills della nostra comunità nazionale, le nostre competenze trasversali che abbiamo forse per troppo tempo sottovalutato, soprattutto in sede politica.
Si può però essere certi, da questo e altri contesti di opinione pubblica, che poco più di tre anni di presidenza Trump sono bastati per mostrare i piedi d’argilla di un gigante globale, che dopo decenni di “canaglie” globali da combattere, svanite come neve al sole, è finalmente sola con sé stessa e costretta a guardarsi allo specchio. L’appuntamento elettorale di novembre, Usa 2020, sembra davvero suonare come l’ultima chiamata per gli Usa come land of opportunities e maggiore democrazia mondiale.

Un pur nefasto Trump ha intanto un indubbio vantaggio su Biden: può mobilitare un elettorato già coeso su posizioni molto semplici, e lo farà essenzialmente con una campagna negativa contro Biden.
Dal canto suo, lo sfidante in pectore ha di fronte a sé un elettorato meno precisamente definito, tutto da aggregare, e dovrà scovare positività e strategie politiche ben altrove dal rappresentare una semplice alternativa a Donald Trump.

Per giocare la partita di Usa 2020, Joe Biden deve pescare il jolly – per meglio dire, la jolly – più difficile della politica statunitense: una candidata vicepresidente che sappia essere più influente e potente dello stesso Presidente degli Stati Uniti, come molti osservatori stanno già affermando.
Al fianco di una eminente personalità politica femminile, l’eventuale presidenza Dem dovrà misurarsi non solo con gli effetti del Covid, ma con la peggiore crisi civile e democratica degli Stati Uniti da cinquant’anni a questa parte. L’omicidio di George Floyd e la dura posizione repressiva mostrata da Donald Trump a Seattle e Portland – di cui in Italia si parla molto poco – la dicono lunga sui termini di questo futuro confronto.

Dopo 5 mesi dall'inizio dell'emergenza ci sono intermittenti dello spettacolo che non hanno ancora ricevuto nulla ( Petizione. Centro Studi Doc)

Dopo cinque mesi dall’inizio dell’emergenza ci sono ancora intermittenti dello spettacolo che, nonostante le indennità garantite per legge, non hanno ancora ricevuto nulla. Perché?
Dopo oltre 50mila firme alla petizione lanciata il 28 febbraio, oltre 160 organizzazioni a sostegno dell’appello, il video con i big #nessunoescluso, centinaia di articoli di giornale, il continuo confronto con parti sociali e sindacati, decine di dirette, decine di mail ai Ministri e all’INPS, centinaia di contatti con i politici, un’audizione in Senato e mobilitazioni su tutti i livelli anche con il Forum Arte e Spettacolo, abbiamo ottenuto per legge indennità Covid-19 anche per i lavoratori intermittenti dello spettacolo.
I lavoratori intermittenti hanno accesso ai tre assegni di marzo, con riferimento all’art. 44 del DL 18/2020 (come chiarito nel DI 30 aprile 2020) e di aprile e maggio con riferimento all’art. 84 comma 8 lettera b) del DL 34/2020.
Seguendo queste indicazioni l’INPS nella circolare 67 emanata il 29 maggio, richiamando l’art. 44 del DL 18/2020 e l’art. 84 comma 8 lettera b), ha previsto l’erogazione degli assegni per i tre mesi. Dal 1° giugno sempre l’INPS ha predisposto la procedura sulla propria piattaforma per fare la richiesta per i tre assegni.
In seguito a ulteriori atti di pressione, come #senzamusica a cui è seguito l’incontro con il MiBACT del 27 giugno e l’audizione del 2 luglio alla 7^ Commissione del Senato, il 10 luglio l’INPS ha iniziato ad accogliere le domande ed erogare i pagamenti.
A questo si aggiunge che il 17 luglio la conversione in legge del Decreto Rilancio prevede per aprile e maggio che ai lavoratori intermittenti dello spettacolo sia garantita l’indennità con gli stessi requisiti previsti per i lavoratori dello spettacolo. Quindi anche con sole 7 giornate di lavoro versate nel Fondo pensioni spettacolo nel 2019, e non più con il requisito di 30 giornate come intermittenti tra il 1° gennaio 2019 e il 31 gennaio 2020.
Allora perché l’INPS non ha ancora liquidato tutti?
Ad oggi, giovedì 30 luglio, dopo mesi di attesa e con tutte le delibere e la conversione del DL 34/2020 in mano, le promesse fatte dalla politica non sono state mantenute. Migliaia di lavoratori intermittenti dello spettacolo infatti, dopo 5 mesi di sospensione non hanno ancora visto liquidate le indennità dall’INPS.
Analizzando il fenomeno, abbiamo osservato che non è chiaro il criterio dei ritardi. Lavoratori intermittenti della stessa Regione hanno subito infatti trattamenti diversi: alcuni hanno ricevuto l’indennità erogata e altri no.
Chiediamo ragione di questo ingiustificabile ritardo oltreché risposte da parte dell’INPS. Anche perché l’INPS ha rilasciato l’ultima circolare attuativa il 29 maggio, nonostante successivamente ci siano state novità importanti per gli intermittenti dello spettacolo, compresa la modifica all’art. 84 c. 8 del Decreto Rilancio D.lgs. 34/2020.
Serve un’azione immediata per erogare le indennità dei lavoratori intermittenti dello spettacolo
L’INPS e il Governo devono dare risposte ai lavoratori intermittenti dello spettacolo, e non solo, che aspettano ormai da mesi un sostegno da parte dello Stato. Indennità promesse, messe nero su bianco, eppure ancora non ottenute. Chiediamo quindi:
  • L‘erogazione immediata di tutte le indennità per i lavoratori intermittenti dello spettacolo già previste per legge per i mesi di marzo, aprile e maggio.
  • Una nuova circolare dell’INPS per applicare l’effetto della conversione del DL Rilancio con l’erogazione dell’indennità per gli intermittenti dello spettacolo anche con almeno 7 giornate di lavoro versate nel Fpls nel corso dell’esercizio 2019.
  • La soluzione di tutte le incongruenze che potrebbero essere la causa di questo ritardo. Come l’incompatibilità tra art. 86 DL 34/2020 e il rilascio dell’indennità di marzo all’art. 44 DL 18/2020.
  • Nel decreto legge in discussione per prolungare le indennità Covid-19 di prevedere indennità per tutti i lavoratori dello spettacolo, compresi i lavoratori intermittenti, fino alla fine della crisi.



lunedì 27 luglio 2020

L'Orchestra del Teatro san Carlo chiede al direttore Juraj Valcuha di restare ( d Repubblica, di P Popoli)

È un vero e proprio endorsement. L’orchestra del San Carlo si compatta attorno a Juraj Valcuha e gli chiede di non lasciare il suo incarico di direttore musicale a Napoli alla scadenza del contratto, come invece lo slovacco aveva annunciato di voler fare, ad aprile scorso, pochi giorni dopo il subentro di Stéphane Lissner alla sovrintendenza - e alla direzione artistica - del teatro al posto di Rosanna Purchia, che nel 2016 aveva fortemente voluto l’allora 40enne direttore di Bratislava, proveniente da sette anni di successi alla guida dell’orchestra Rai.

Poco prima della seconda recita di “Tosca” nella serata del 26 luglio, in piazza del Plebiscito, numerosi orchestrali si sono recati nel camerino di Valcuha e gli ha consegnato una lettera con le firme dei loro colleghi. “Scriviamo queste parole per manifestarle apertamente la nostra profonda stima e gratitudine per il lavoro svolto con la nostra Orchestra negli ultimi anni”, si legge nel testo. “Lei ha saputo coniugare il ruolo di direttore d’orchestra con quello di direttore “per” l’orchestra. I risultati negli anni sono evidenti: la cura, l’attenzione per i dettagli testimoniano come il suo progetto sia sempre diretto alla crescita dell’Orchestra”. Per questo, “convinti che il suo metodo potrebbe condurci a ulteriori traguardi, le chiediamo di mantenere il ruolo di direttore musicale per i prossimi anni”.

Sorpreso e contento per l’attestato di stima, Valcuha ha ringraziato i musicisti, ma non ha sciolto la riserva. In futuro, ha detto, comunicherà le sue scelte professionali. L’orchestra spera naturalmente in un ripensamento da parte dello slovacco, un nome ormai riconosciuto a livello internazionale, che dal 2016 ha conquistato di anno in anno il pubblico del San Carlo e nel 2018 ha vinto il “Premio Abbiati” come miglior direttore dell’anno. Quando ad aprile annunciò con un’intervista al quotidiano “Il Mattino” la sua decisione di terminare a settembre 2021 l’incarico a Napoli, Valcuha motivò la scelta a causa del cambio al vertice del teatro: con questo, secondo lue sue parole, avrebbe avuto inizio un diverso progetto artistico. Lo slovacco si è fatto apprezzare in questi anni per le sue letture del repertorio mitteleuropeo, delle avanguardie e del Novecento musicale con Richard Strauss, Shostakovich, Puccini, Mascagni e, ancora, con Wagner e con il proto-romanticismo di Beethoven di cui ha diretto a giugno scorso tutte le nove sinfonie in un sol giorno. A guardare i titoli della promettente stagione 2020-21, la prima firmata Lissner, gli orientamenti sono per i cosiddetti titoli di repertorio, peraltro con alcune delle migliori voci in circolazione e con ottimi direttori.

La decisione finale spetta a Lissner e allo stesso Valcuha, richiesto a viva voce dall’orchestra che, a giudicare dal contenuto della lettera, sembra chiedere in ogni caso dopo settembre 2021 una guida di qualità per incrementare i risultati ottenuti in questi anni sotto l’egida dello slovacco. In carica a Napoli fino al 2021, Valcuha potrebbe comunque tornare come ospite. Nei prossimi giorni, intanto, dirigerà la “Nona” di Beethoven a Carditello il 29, piazza del Plebiscito il 30 e Benevento il primo agosto.

Zaki ancora in carcere. La comunità internazionale si mobiliti per fermare i torturatori egiziani che non hanno ancora fornito risposte accettabili sul caso Regeni.

Le autorità egiziane hanno deciso di rinnovare per altri 45 giorni la detenzione preventiva di Patrick Zaki, lo studente e attivista egiziano dell'Università di Bologna, arrestato al suo ritorno al Cairo il 7 febbraio scorso. Lo hanno confermato ad Aki-Adnkronos International fonti dell'Egyptian iniative for personal rights (Eipr), l'ong egiziana che segue da vicino il caso dello studente.


"Purtroppo, la decisione del Tribunale penale, riguardante l'udienza di rinnovo della detenzione di Patrick Zaki, tenutasi ieri, è stata quella di rinnovare la sua detenzione per altri 45 giorni", si sottolinea sulla pagina Facebook 'Patrick Libero', che pubblica informazioni aggiornate sul giovane egiziano.
"Dopo quasi 5 mesi di mancata comparizione davanti ad un procuratore o ad un giudice, speravamo che la sua prima comparizione di persona ieri davanti al tribunale avrebbe portato ad una decisione positiva, ma purtroppo ci siamo sbagliati e la sua ingiusta detenzione sarà prolungata", si aggiunge in una nota.




"Rinnoviamo la nostra richiesta per il suo immediato rilascio, che la Procura di Sicurezza dello Stato ha il diritto di decidere in qualsiasi momento", si conclude il comunicato della pagina Facebook.

A Bocelli, non ti ci mettere anche tu. Evita soprattutto di dire scemenze

Confesso di aver disobbedito volontariamente al divieto di uscire durante il lockdown». A dirlo è il cantante Andrea Bocelli, intervenuto come ospite a un convegno in Senato molto discusso dal titolo "Covid 19 in Italia: tra informazione, scienza e diritti". L'evento ha suscitato molte polemiche nella comunità scientifica perché accusato di negare la portata del coronavirus. Anche Bocelli si è unito al coro dei negazionisti: «All'inizio ho cercato di immedesimarmi in chi doveva prendere decisioni importanti in pochissimo tempo, poi ho cercato di guardare la realtà e ho visto che le cose non erano come ci venivano raccontate. Quando ho cominciato a esprimere qualche dubbio sulla gravità di questa cosiddetta pandemia, i primi ad attaccarmi sono stati i miei figli che mi hanno detto di pensare alla Tosca, perché non sai cosa sono i virus. Conosco un sacco di gente ma nessuno di questi è finito in terapia intensiva. E dov'è allora tutta questa gravità?»

Ortombina ( La Fenice di Venezia) contestato dall'orchestra per la gestione del teatro e per la attività artistica. Ma non era il miglior sovrintendente su piazza? ( da La Nuova. di E.Tantucci)


Dura lettera delle masse artistiche, sotto accusa il sovrintendente e la ripetizione “industriale” delle opere di repertorio



Il Teatro La Fenice paragonato addirittura a una “Pomigliano della lirica”, secondo una polemica definizione del musicologo Paolo Isotta, per la produzione “industriale” di “Traviate” verdiane a uso turistico, per sostenere i suoi bilanci.

L’accusa al sovrintendente Fortunato Ortombina e alla dirigenza di essere più attenti alla propria immagine esterna e al relativo impatto mediatico piuttosto che a una diretta informazione ai lavoratori del teatro veneziano. E le rivendicazioni economiche, per la cassa integrazione imposta dall’emergenza coronavirus e per il mancato adeguamento di un contratto che risale al 1999. Sono solo alcune delle critiche contenute in una durissima lettera aperta contro l’attuale dirigenza del teatro veneziano diffusa ieri a firma “L’Orchestra del Teatro La Fenice a maggioranza”.

Una lettera da prendere con le molle rispetto alla sua effettiva rappresentatività, perché nemmeno le Rappresentanze sindacali unitarie del teatro dicono ufficialmente di saperne nulla. E perché non compaiono in essa né nomi, né numero dei firmatari e neppure risulta si sia tenuta un’assemblea generale dell’Orchestra, composta di un centinaio di elementi, senza contare i circa settanta coristi. Tuttavia, la spia evidentemente di un disagio di almeno una parte degli orchestrali che se non hanno voglia di uscire allo scoperto, vogliono comunque manifestarlo pubblicamente, in un momento difficilissimo per la Fenice che cerca faticosamente di riprendere la sua attività dopo l’emergenza coronavirus, ancora non conclusa. «L’Orchestra del Teatro La Fenice» attacca la lettera aperta «sta attraversando uno dei più tristi periodi della sua lunga storia. Lo stato di malessere in cui essa versa è solo in parte legati alle tragiche vicende del virus Covid 19 che ha provocato la sospensione di ogni attività culturale pubblica in Italia. Riteniamo invece che esso sia in gran parte riconducibile alle scelte artistiche e al modus operandi che la Direzione del Teatro, rappresentata in primis dal Soprintendente Ortombina, ha posto in essere in questi ultimi anni».

Secondo la lettera attribuita all’Orchestra, «è mancato con questa Direzione un dialogo costruttivo e la cooperazione verso un obiettivo che non sia la mera sopravvivenza di facciata», e «l’assenza di comunicazione con i vertici aziendali è peggiorata. Ora più che mai notizie importanti che ci riguardano sono apprese unicamente dai giornali e dai social».

Critiche anche alla cerchia di collaboratori di Ortombina, a cominciare dal direttore del personale, per l’eccessiva rigidità e per il mancato adeguamento del salario e della stabilizzazione dei posti previsti in pianta organica. «È forte in questo contesto» si legge ancora «la tentazione di emigrare verso altre realtà musicali più gratificanti. Molti di noi l’hanno già fatto».

La lettera rivendica anche un ruolo di consultazione dell’Orchestra sulla scelta di cantanti e direttori e sulla programmazione artistica in generale, giudicata «qualitativamente deficitaria».

Lamentando la carenza di musicisti di chiara fama. Giudicata inoltre penalizzante la scelta della cassa integrazione che riprenderà dal 23 luglio a fine mese: «una politica ingiustificata soprattutto in seguito all’ordinanza del presidente della Regione Veneto che favorisce una più agile ripresa delle attività di spettacolo».

E critiche anche al pareggio di bilancio raggiunto dalla Fenice «con la ripetitività “chirurgica” degli stessi titoli in cartellone», lamentando anche la carenza di sponsorizzazioni private. «Non ci sono fondi per stabilizzare l’organico» si legge «eppure si spendono centinaia di migliaia di euro per tamponare gli effetti di continue cause di lavoro che, perse dalla Direzione, producono l’aggravio di pesanti somme di denaro dovute ai lavoratori licenziati e vincenti in giudizio». —

domenica 26 luglio 2020

Pensierini in libertà su... Berlusconi, Luisella Costamagna e Casalino, Antonella Clerici, Elisabetta Casellati, Nunzia De Girolamo

...BERLUSCONI e il taglio dei Parlamentari
Fra poco meno di due mesi si voterà il referendum per il taglio dei Parlamentari, e già  si frappongono ostacoli al suo svolgimento. L'ultimo viene dal presidente ella Basilicata, regione che si vedrebbe tagliare il numero dei senatori previsto dalla vigente legge, da 7 a 3. Il Presidente della Basilicata si è rivolto alla Consulta perché sostiene che tale taglio andrebbe ad indebolire la 'rappresentanza' della sua regione nel Parlamento nazionale. La Conluta deciderà se respingere o no  tale ricorso .
 Ma indipendentemente dalle decisione della Consulta e dall'esito del referendum, noi vorremmo porre un altro elemento all'attenzione del Parlamento,  e che ha a che fare con l'attività politica di Berlusconi. E cioè che, al numero dei parlamentari  che verrà deciso dal referendum occorrerà aggiungerne un altro (altra), visto che  Berlusconi la sua badante segretaria tuttofare l'attinge sempre dal suo gruppo parlamentare, sottraendola  troppo spesso ai doveri di rappresentanza.  Tanto vale  aggiungere una unità al numero dei parlamentari deciso dal referendum, così Berlusconi potrà continuare ad usufruirne, fino a quando gli si permetterà tale lusso-sopruso, e il Parlamento non avrà una unità in meno fra i suoi attivisssimi e necessari  componenti.

...LUISELLA COSTAMAGNA E ROCCO CASALINO
Corre voce che la chiamata alla conduzione di Agorà, di Rai Tre in versione invernale, sia stata suggerita al neo direttore Di MARE  direttamente da Rocco Casalino, al quale intanto manifestiamo la nostra solidarietà per via dei pasticci nei quali l'ha cacciato il suo compagno cubano, forse affetto da ludopatia, seppure in fase iniziale.
 Ciò premesso, intendiamo affermare con  la sicurezza di non incorrere in errore nè di peccare di superbia, che se un nostro incarico qualunque venisse sponsorizzato da Casalino, noi ci dimetteremmo immediatamente, ritenendo l'intervento di Casalino, benchè   in  nostro favore, vergognoso,  un insulto ed offesa, una macchia nel nostro curriculum professionale che non tollereremmo.

...ANTONELLA CLERICI  
Ritorna su Rai Uno, nella stessa fascia oraria che occupava un tempo con la sua 'cucina' - passata malvolentieri alla Isoardi - per  rifare un programma simile, ma  da Milano e non da Roma. Si dice ,e Lei conferma, per restare più vicina alla sua 'casa di legno' nel bosco, che ci mostrerà fra un piatto e l'altro, per farcene innamorare e scegliere anche noi di cambiare vita e ritirarci in una casa nel bosco, magari simile alla sua.
Potremo anche starci. L'unica cosa, però, che chiediamo ad Antonellina, e di non rifilarci altro che la sua nuova cucina milanese. Non vorremmo cioè che facesse una operazione simile a quella compiuta tanti anni fa, al tempo della sua convivenza con il padre di sua figlia, quando lo fece assumere in Rai - con quale competenza se non quella di essere suo compagno nella vita - e che per non farlo arrivare mai in ritardo negli studi Rai, gli comprò una porsche con la quale gli abitanti  della zona Talenti,  dove ha sede la Dear, lo vedevano spesso sfrecciare, per poter  arrivare un  minuto prima che iniziasse la trasmissione,  ed essere al  suo fianco. 

...ELISABETTA CASELLATI 
La presidente del Senato è fermamente convinta che dalla cultura e attraverso la cultura il nostro paese deve ripartire e certamente ripartirà. A questo impegno nessuno può sottrarsi nemmeno Lei che  ha ospitato, ad intervalli regolari, manifestazioni culturali nell'Aula del Senato. E per  seguire l'invito di sua madre e dare l'esempio, Alvise, di professione direttore d'orchestra, nelle ultime settimane è riapparso sul podio in Italia. 

...NUNZIA DE  GIROLAMO COME IRENE PIVETTI 
Sembra voler imitare Irene Pivetti, ex presidente della camera, l'ex parlamentare Nunzia De girolamo sposata al ministro Boccia, la quale s'è fatta il giro di molti dei partiti dell'arco costituzionale, per approdare, come la Pivetti, alla sala da ballo tv ( Ballando con le stelle) e alle varie trasmissioni tv come opinionista.
Con una sola differenza. la Pivetti c'è finita in tribunale ora, la De Girolamo vanta sulla collega il primato di essei finita all'inizio della sua carriera politica.
 Di ambedue  comunque, non conosciamo l'esito giudiziario. Della Pivetti perchè è solo all'inizio  del percorso, della De GIrolamo perchè non ricordiamo come si concluse. 

FLORES D'ARCAIS E PIOVANI RISPONDONO AD AUGIAS sulle regie dell'opera.Ma il giornalista tuttologo non demorde

Corrado Augias che crede di poter parlare dell'opera lirica  con annessi e connessi, solo perchè un suo amico emigrato oltralpe,  dilettante quanto lui, lo chiama a parlare di Traviata di Giuseppe Verdi nel teatro che dirige, e  dopo che con un musicista di professione ha fatto lunghe, lunghissime, chiacchiere su musicisti famosi, finite poi, disgraziatamente per l'acquirente sprovveduto, in cassetta, si sente autorizzato ad intervenire sulla regia d'opera e non è la prima volta.

Lo ha fatto di nuovo nei giorni scorsi a proposito della sgangherata regia di Damiano Michieletto del capolavoro verdiano, Rigoletto, allestito al Circo Massimo per conto dell'Opera di Roma, dove  amministra quel genio di Carlo Fuortes che di musica e di melodramma si intende quanto Augias e ne parla esattamente come lui (magari con qualche ragione in più di Augias,  se qualcuno lo ha messo a capo di una fondazione lirica).

Qual era l'argomento del contendere? Esattamente questo: si può lasciar fare ad un  regista ciò che vuole di un melodramma dove non solo si racconta una vicenda, ma tale vicenda è espressa in musica e i protagonisti si esprimono e dialogano cantando? 

La tesi di Augias e del gemello  genio Fuortes è che se il melodramma non si 'attualizza' muore. Cioè a dire -  portando il discorso anche in altri  settori prossimi al melodramma, benché senza l'apparato scenico e soprattutto musicale e vocale - occorre prestare attenzione a tutti i capolavori del genio umano, perché col tempo tutti indistintamente, devono aggiornarsi, pena l'uscita di scena. 

E ciò non riguarda solo quei testi narrativi, come il melodramma, dove la vicenda ed il suo svolgimento sembrano molte volte incongruenti. Se  pur incongruenti sono  sopravvissuti ai secoli senza perdere smalto ed interesse, non saranno certo quella coppia di geni  musicali e qualche regista, pur coerente, ma lasciato  fare oltre il consentito, a distruggerli.

 Il teatro è il regno dell'impossibile, la sua scena intendiamo. Ciò che però non potrà mai essere contestato è il valore- per il teatro musicale, della musica e del canto. Ciò che ha reso e tuttora rende immortali i grandi capolavori del melodramma e la musica e la vocalità.  Elementi che nessun musicista  si azzarda a toccare, pur lasciando tutta la libertà possibile nel riscoprire e riproporre la tradizione.

E allora perchè i registi sì?  Perchè quei geni del dilettantismo continuano a sostenere, e più grave ancora se lo sostiene chi è  preposto alla gestione di un teatro lirico, che senza la modernizzazione registica il melodramma MUORE. 

Insomma quei geni non si rendono conto che chi è andato perfino al Circo Massimo dove si rappresentava Rigoletto di Giuseppe Verdi, non ci è andato per vedere cosa aveva combinato Michieletto su un palcoscenico sterminato, bensì per ascoltare ciò che aveva creato Giuseppe Verdi quasi due secoli fa.

E infatti  Flores D'Arcais e Piovani incalzano Augias, difensore d'ufficio ma privo di patentino professionale, dell'operato di Fuortes e Michieletto, con argomento tutt'altro che peregrini. Ma anche di fronte a questi Augias non demorde e racconta di aver visto un gruppetto di ragazzi uscire dal Circo Massimo contenti del Rigoletto  di Verdi secondo Michieletto,  e ribadisce che senza la modernizzazione registica l'opera muore. Che è poi la tesi del filosofo della musica e musicologo Carlo Fuortes.  

L'unica condizione che egli pone al regista è la coerenza. Cioè? 

giovedì 23 luglio 2020

Santa Chiara ( Ferragni) facci un altro miracolo. Questa volta a beneficio di tutta l'Italia

Come tutti sappiamo, la settimana scorsa Chiara Ferragni ha visitato gli Uffizi, provocando moltissime reazioni negative. Alessio Viola ha intervistato Eike Schmidt, direttore del bellissimo museo fiorentino acclamato in tutto il mondo per i pezzi d'arte dal valore insestimabile. L'intervista parte con Viola che spiega l'approccio più "moderno" preso dalla galleria d'arte, che di recente ha iniziato ad utilizzare social come TikTok per attirare un pubblico più giovanile.
Schmidt spiega che oltre al ruolo più attivo sui social, la galleria ha iniziato ad ospitare e a farsi pubblicità attraverso influencer come Chiara Ferragni per far conoscere e per invitare sempre più visitatori nel capoluogo toscano. "Stiamo facendo moltissime altre cose: c'è un programma che si chiama 'Ambasciatori dell'arte' per gli allievi delle scuole fiorentine che possono partecipare a dei corsi di un anno, e poi vengono agli Uffizi a spiegare agli adulti l'arte", spiega Eike Schmidt. L'intervista continua parlando di TikTok: "È un grande successo, stamani guardando le classifiche vediamo che la Ferragni ha dato una bella spinta anche a questo canale, però funziona di più Instagram. Da questo si capisce che con i nuovi canali di comunicazione si riesce a comunicare anche dei contenuti che da altri vengono considerati noiosi" prosegue Schmidt.
Sanremo 2021: Chiara Ferragni come possibile co-conduttrice? | 

Successivamente parla Christian Raimo, il quale aveva espresso degli aspri commenti riguardo alla visita della Ferragni: tramite un post di Facebook, Raimo ha scritto che non gli sembrava giusto il fatto che una bellezza come gli Uffizi fosse messa in secondo piano rispetto a Chiara Ferragni. Lo scrittore decide di porre una domanda la Direttore Schmidt, chiedendo: "Quanto avete pagato la Ferragni per averla alla galleria?", risponde Schmit, che dice: "Noi non la abbiamo pagata! Abbiamo anzi guadagnato per la pubblicità che ci ha fatto gratuitamente. Addirittura, abbiamo anche ricevuto dei soldi da parte della Ferragni". A questo punto Raimo chiede quanto avesse versato la Ferragni per poter fare il fotoshooting al museo, e Schmidt non vuole rispondere la cifra precisa a causa degli accordi presi.

Viene posta una domanda a Raimo: "Ma tra pagare e non pagare, che differenza fa?" lo scrittore commenta: "Immagini che io ho un bene pubblico, arriva Vogue che chiede di fare delle foto perchè io nel mio bene pubblico ho delle rovine e mi chiedono lo spazio. Io chiedo a quella rivista di darmi un bel po' di soldi dato che è un bene pubblico. A questo punto non è la Ferragni che fa un favore agli Uffizi, ma sono gli Uffizi che fanno un favore alla Ferragni per fare un fotoshooting." Schmidt racconta che due anni fa Gucci ha voluto utilizzare gli Uffizi per una sfilata, e ha donato ben 2 milioni di euro alle casse del museo. Schmidt ha concluso dicendo che quello che ha fatto la Ferragni lo può fare chiunque prenotando sul sito internet degli Uffizi.

P.S.
 Se la Ferragni, anche dando le spalle a Botticelli, sembra essere riuscita a portare al Museo fiorentino un bel numero di nuovo pubblico fra i giovani, e se ,  sempre stando alle cronache, la sua foto postata mentre  compila il 730 ha fatto aumentare il numero di coloro che denunciano per la prima volta i loro guadagni, si può chiedere alla Ferragni ormai santificata, miracolosa, di compiere un altro miracolo, il terzo , a favore di tutta l'Italia?
 Santa Chiara libera l'Italia  da quella parte che 'letterariamente' definiamo 'di merda' del nostro paese.  Se guardi bene, vedrai che c'è e che pur esigua reca danno a tutta l'Italia. ( P.A.) 

La SCALA riapre a settembre con TRVIATA,AIDA,BOHEME ( da IL GIORNO, di Nicola Palma)

L’autunno della Scala sarà dedicato ad alcuni grandi classici del melodramma italiano: Traviata, Aida, Bohème, pur se attualizzati al tempo del coronavirus. Secondo le indiscrezioni circolate nelle ultime ore, il sovrintendente Dominique Meyer ha quindi deciso di puntare sui tre titoli di grande richiamo per il pubblico, tornati di moda dopo che le limitazioni dovute alla pandemia sembravano consigliare spettacoli meno “mastodontici“. E invece ecco la conferma, stando a quanto fatto sapere dai vertici del teatro ai sindacati nel corso di un incontro avvenuto tre giorni fa: Traviata (a settembre) e Aida (a ottobre) saranno in forma semiscenica, mentre la speranza è di poter mettere in scena la Bohème a novembre in forma completa. Durante la riunione, è arrivato anche il via libera alla proroga dell’ammortizzatore sociale Fis almeno fino al 15 settembre (gli “intermittenti“ i più interessati al prolungamento più volte auspicato dalla Cgil), con possibilità di estenderne ulteriormente la durata. Va detto però che, smaltito il periodo di ferie appena iniziato, da fine agosto le masse artistiche torneranno al lavoro. C’è infatti da preparare il Requiem di Verdi in omaggio alle vittime del Covid, che andrà in scena in Duomo sotto la direzione del maestro Riccardo Chailly: a meno di sorprese, l’evento si svolgerà il 4 settembre e non il 3 come comunicato in un primo momento (in questo periodo le date sono giocoforza soggette a continui cambiamenti). La serata dovrebbe essere replicata nei giorni successivi a Bergamo e Brescia, due delle province più colpite dalla pandemia: proprio ieri Meyer si è recato nella Leonessa d’Italia per affrontare l’argomento. 
Poi in teatro la riapertura avverrà con la Nona di Beethoven, sempre diretta da Chailly, come segno di speranza e ripresa: la prima rappresentazione, il 12 probabilmente, sarà riservata a medici e infermieri in prima linea nella lotta al virus. La Traviata di Verdi, l’opera lirica più rappresentata al mondo, che doveva essere protagonista della tournée estiva poi cancellata in Giappone, sarà la prima a essere in programma al Piermarini, anche se in forma semiscenica: sul podio, dicono i rumors, Zubin Mehta. Poi toccherà ad Aida diretta da Riccardo Chailly, con il tenore Francesco Meli. Un’Aida che regalerà delle sorprese recuperate dal direttore musicale a Villa Sant’Agata, la residenza di Verdi nel Piacentino. Ci sarà spazio anche per i concerti, per un galà del ballo con protagonisti Roberto Bolle e Svetlana Zakarova e per il ritorno (a novembre) della Cenerentola per bambini. Insomma, un programma ricco e che fa ben sperare in vista del 7 dicembre. Ultima nota per i conti del 2019: il bilancio è stato chiuso con un utile di 2,4 milioni di euro, che il sovrintendente ha deciso di impiegare come risorsa Covid per cercare di superare la congiuntura economica particolarmente complessa.

P.S.
Perchè Chailly ha la mania di cercare e voler ad ogni costo presentare, qualunque cosa diriga alla Scala, qualche sconosciuta variante ripescata da lui o dagli studiosi che alle opere di Verdi si dedicano e lavorano per Casa Ricordi, come ha già fatto per Verdi e Puccini( P.A.)

La QUINTA di Beethoven diretta da Pappano sotto il nuovo ponte 'Genova san Giorgio', lunedì 27. Assenti i parenti delle vittime del Ponte Morandi

 Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella la ascolterà già questa sera nel koilon dell'Auditorium Parco Della Musica di Roma eseguita anche in questo caso dall'Orchestra di Santa Cecilia diretta da Antonio Pappano. 

Ma quella che sarà eseguita qui a Genova il 27 luglio, sotto il nuovo Ponte di Genova, sarà una 'Quinta' di Beethoven diversa. Ugualmente straordinaria, ma diversa. Quella sera ci saranno il Presidente Mattarella e il premier Conte, alcuni ministri, il sindaco e commissario straordinario Marco Bucci, il governatore Giovanni Toti.

 Non ci saranno i parenti delle vittime. Ma ci saranno i mille uomini e donne che quel ponte l'hanno costruito, giorno dopo giorno, in un tempo incredibilmente breve, con lo spettro del Covid-19 sempre presente. I loro nomi saranno incisi su una lastra di metallo affissa a una delle pile del ponte. Come i nomi delle 43 vittime. Per questo quel concerto non sarà una festa né una commemorazione, ma un tributo di cui rimarrà per tanto e tanto tempo ancora una straordinaria eco. (ANSA).

Il MET fa pagare gli spettacoli in streaming, per tastare l'affezione del pubblico, prima della riapertura

Dopo aver deliziato per mesi i fan offrendo grandi performance gratis in streaming, la Metropolitan Opera comincerà a farsi pagare per una serie di recital con i migliori artisti del suo cartellone.

L'esperimento per vedere se i fan della lirica sono pronti ad aprire il portafoglio comincerà sabato con un concerto del tenore Jonas Kaufmann. I biglietti costeranno 20 dollari a recital, più o meno il prezzo delle opere trasmesse dal Met in alta definizione nelle sale cinematografiche.
La decisione è stata presa a fronte della cancellazione di tutte le rappresentazioni fino ad almeno alla fine del 2020 e con la possibilità di una recrudescenza della pandemia da Covid-19 nei mesi dell'autunno e dell'inverno. Il Met ha proiettato perdite da 100 milioni di dollari per i lunghi mesi del lockdown e il nuovo test porterà a una benvenuta iniezione di fondi, ma l'obiettivo è soprattutto quello di stimolare le donazioni: "Il fundraising fluttua a seconda delle attività e degli eventi", ha spiegato di recente al 'New York Times' il general manager Peter Gelb.

Dopo Kaufmann, filmato mentre, accompagnato dal pianista Helmut Deutsch, interpreta undici arie nella biblioteca della abbazia di Polling vicino a Monaco di Baviera, saliranno alla ribalta, tra gli altri, Renée Fleming, Anna Netrebko, Joyce DiDonato, Bryn Terfel, Angel Blue, Lise Davidsen. (ANSA).

Al Festival fondato da Beatrice Rana un presidente onorario ( PAPPANO) E UN PREMIO DI ECCELLENZA. Da domani a domenica, in Puglia

Apre il 24 luglio la quarta edizione del Festival Internazionale di Musica da Camera fondato e diretto dalla giovane pianista salentina Beatrice Rana, quest'anno organizzato nell'Abbazia di Santa Maria di Cerrate (Lecce), splendido esempio di architettura romanica pugliese, primo bene Fai in Puglia. Si tratta di una tre giorni, fino al 26 luglio, che propone un viaggio nella produzione cameristica lungo quasi tre secoli, da Mozart fino a compositori contemporanei, come il violoncellista Giovanni Sollima, al quale è stata affidata la composizione commissionata dal festiva 2020, che sarà in prima esecuzione assoluta sabato 25 luglio. Tra i protagonisti di questa edizione, insieme alla stessa direttrice artistica, anche Silvia Careddu, Andrea Obiso, Giuseppe Russo Rossi, Ludovica Rana e l'ensemble di sette violoncellisti concertati da Andrea Cavuoto. Da quest'anno, inoltre, sir Antonio Pappano è presidente onorario del festival salentino, che ha anche ottenuto il prestigioso 'EFFE Label' dell'European Festivals Association. (ANSA).

mercoledì 22 luglio 2020

Tornano gli spettacoli dal vivo, ma sono cari! A Napoli carissimi

Ad uno vien da pensare che all'indomani - o quasi - della crisi sanitaria, che si è abbattuta durissima  anche in Italia portando con se anche una crisi economica, le istituzioni musicali che in Italia sono in massima parte parte finanziate con soldi pubblici, dovrebbero impegnarsi massimamente a riprendere l'attività, rispettando le regole sanitarie, rimandando a tempi migliori l'intento di riempire nuovamente le  loro casse di denaro fresco.

Qualche istituzione è ripartita dicendo che nel bilancio preventivo dell'attività estiva - parliamo ovviamente in prevalenza di festival - non era prevista alcuna entrata 'da botteghino', e che l'intera programmazione si reggeva sui fondi messi a disposizione dell'istituzione dallo Stato e dagli enti dei territorio, ed anche da qualche sponsor ancora in circolazione.

La gran parte ha atteso ad un calmiere dei prezzi dei biglietti, temendo che alla paura di dover nuovamente partecipare  ad eventi pubblici il pubblico unisse la mancanza di disponibilità per lo spettacolo. E' stata, in fondo, la politica più adottata. Anche se, occorre dirlo, nonostante tutto ciò, anche a noi taluni biglietti ci sembrano ancora troppo cari. Non ci riferiamo a quelli, ad esempio dell'Opera di Roma al Circo Massimo ( da 20 a 80 Euro), bensì a quelli dell' Arena di verona che vanno da 30 Euro a 200 crica, con il top per gli  eventuali donatori che pagherebbero il biglietto per una sola serata 500 Euro. 

Ci ha sorpresi invece la politica dei prezzi del Teatro San Carlo di Napoli che sta per riprendere l'opera ( Tosca) in Piazza del Plebiscito e che ha stabilito biglietti che costano fino a 300 Euro.
Ne è nata una polemica contro il neo sovrintendente Lissner, al quale forse non hanno ancora detto della pandemia e della crisi economica abbattutasi, forse più dura che altrove, in una città come Napoli.

Quando glielo hanno fatto notare Lissner ha detto che sta correndo ai ripari, cioè ad abbassare il costo dei biglietti, e che già dalla Tosca, alcuni sponsor hanno comprato pacchetti di biglietti da offrire a prezzi calmierati, fermo restando che anche a Napoli, Lissner ha previsto prezzi ridotti per alcune categorie, come altrove.

Nella generale querelle sul costo dei biglietti degli spettacoli dal vivo, non ci sembra sia emersa una discussione pubblica sui cachet degli artisti. Non pretenderanno mica di chiedere compensi esosi, come se il Coronavirus per loro non fosse mai esistito? il fatto è che fino a quando questo dibattito non diventerà pubblico, ogni  dirigente  delle istituzioni  si riterrà autorizzato a ricorrere al solito metodo suicida . per avere questo o quell'artista, pago qualunque cifra. Questo non deve più accadere.  

Questo è un campo nel quale il Ministero che finanzia lo spettacolo deve vigilare ed imporre regole. Se poi alcune star non verranno più in Italia - e forse non andranno in molte altre nazioni del mondo nel 'dopo Coronavirus' , vorrà dire che cominceranno a rivalutare gli artisti italiani. Ve ne sono e sono anche molto bravi, almeno quanto i loro colleghi stranieri che negli anni sono sempre stati preferiti  a loro, perchè fa chic, ed anche perchè costano di più.

martedì 21 luglio 2020

Erdogan invita, provocatoriamente, il Papa a Istanbul per la riapertura di Santa Sofia

Anche Papa Francesco è tra gli invitati alla riapertura del complesso di Santa Sofia a Istanbul come moschea. Lo ha dichiarato Ibrahim Kalin, portavoce del presidente turco Recep Tayyip Erdogan, all’emittente televisiva “Cnn Turk”.
Il 12 luglio, il pontefice si era detto “addolorato” per la decisione del governo turco di riconvertire Santa Sofia da museo a moschea (leggi qui).
Erdogan ha detto che Santa Sofia sarà riaperta ufficialmente come moschea dal 24 luglio con le preghiere del venerdì. In un discorso alla nazione, Erdogan ha anche detto che la tassa di ingresso sarà revocata e Santa Sofia resterà aperta a turisti stranieri e locali.
Il discorso arriva dopo che il Consiglio di stato turco ha annullato il suo status di museo. “È stato deciso che Santa Sofia sarà posta sotto l’amministrazione della Diyanet”, l’autorità statale per gli affari religiosi, che gestisce le moschee della Turchia, “e sarà riaperta alla preghiera” islamica, si legge nel decreto, firmato da Erdogan e diffuso sul suo profilo Twitter.
La decisione è già stata pubblicata sulla Gazzetta ufficiale. Erdogan ha concluso il suo discorso affermando che “la rinascita di Santa Sofia come moschea inaugura la fase di liberazione della moschea di Al-Aqsa a Gerusalemme. Questa decisione segue le orme della lotta per portare i musulmani fuori dall’interregno”.
Nel frattempo, il presidente greco Katerina Sakellaropoulou ha contattato Papa Francesco proprio per discutere la questione della riconversione di Santa Sofia in moschea In una nota dell’ufficio stampa del governo greco si legge che Sakellaropoulou ha sottolineato come la decisione danneggi “profondamente coloro che considerano questo simbolo superiore del cristianesimo come appartenente all’umanità e al patrimonio culturale mondiale e distoglie la Turchia dai valori dello stato secolare e dai principi di tolleranza e pluralismo”.
“Non è una questione interna della Turchia, ma una questione più ampia che deve essere esplicitamente e inequivocabilmente condannata dalla comunità internazionale”, si legge ancora. Il presidente ha poi ringraziato il
Papa “per le sue dichiarazioni di sostegno e gli ha chiesto, a sua volta, di usare tutta la sua influenza per sensibilizzare il pubblico internazionale, in modo che la leadership turca revochi la sua decisione e ripristini la Basilica di Santa Sofia, nello stato di un monumento protetto”.
Il Papa, secondo quanto riporta la nota, “ha concordato con le osservazioni” del presidente Sakellaropoulou, “ha riconosciuto i motivi politici della decisione” di Erdogan e “ha promesso di continuare i suoi sforzi, come parte del suo ruolo, per rivedere la decisione”. Il Pontefice “ha anche elogiato gli sforzi” della Grecia “nell’accoglienza di rifugiati e immigrati, come ha avuto l’opportunità di vedere durante la sua visita a Lesbo nel 2016”. Il presidente della Grecia ha ribadito l’invito a Francesco a visitare il Paese nel 2021, in occasione del 200esimo anniversario della rivoluzione greca. “Il Papa ha accettato l’invito, sperando che le condizioni consentissero il viaggio”, conclude la nota.

(Il Faro online)

Santa Sofia torna moschea. Coperte le icone cristiane

Le icone cristiane di Santa Sofia a Istanbul saranno coperte da tende durante le preghiere che vi si svolgeranno con la riapertura al culto islamico, venerdì prossimo. Lo ha annunciato in un'intervista tv Ibrahim Kalin, portavoce del presidente turco Recep Tayyip Erdogan, escludendo l'impiego di luci laser oscuranti, ipotizzato nei giorni scorsi dai media locali, e assicurando che «non ci saranno danni ai mosaici, alle icone, al patrimonio storico e all'architettura dell'edificio». Il portavoce ha poi confermato che Erdogan sarà presente alla prima storica preghiera, dopo che il capo dello stato aveva ispezionato ieri i lavori di preparazione all'interno del monumento, riconvertito dopo 86 anni da museo in moschea, dopo essere stato per quasi un millennio basilica cristiana. Kalin ha sottolineato che anche in quell'occasione dovrà essere rispettato il distanziamento sociale per il Covid-19 e l'accesso sarà quindi «limitato». Migliaia di fedeli sono comunque attesi all'esterno dell'edificio, nella piazza antistante di Sultanahmet.

Beethoven al Vittoriale degli Italiani, nel rinnovato 'Parlaggio'

Mercoledì 29 luglio, alle ore 21.00, il Parlaggio ospiterà il primo concerto nella sua nuova veste in marmo rosso di Verona. Sul suo panoramico palcoscenico si riunirà l'Orchestra I Pomeriggi Musicali di Milano: Anniversario Ludwig van Beethoven è il titolo del programma che sarà eseguito sotto la direzione del Maestro Gábor Takács-Nagy, un omaggio al compositore tedesco di cui si celebrano quest'anno i 250 anni dalla nascita.

Automobii in palcoscenico

 Si stenta a credere che le automobili, viste in questi giorni sui palcoscenici all'aperto di Roma e Macerata, siano apparse per la prima volta molti anni fa,  addirittura alla Scala.

Era il 1954, e  si dava un atto unico di Peragallo. Tratto da una novella di Moravia intitolata: Andare verso il popolo che, tradotta in opera lirica, aveva mutato il titolo in: La gita in campagna,  raccontava di due giovani che giravano per la campagna romana in 'topolino', quando ad un tratto quella loro automobile si fermò per un guasto ecc...ecc...

Sul palcoscenico, per la prima volta si vide una 'topolino' che fu motivo principale dello scandalo che privò l'opera di Peragallo- Moravia, del successo sperato. La 'topolino' in scena perciò non fu una invenzione dello scenografo, Renato Guttuso, giacché all'inizio della storia una topolino c'era davvero.

Negli anni non ricordiamo altre automobili in scena, ma certamente ve ne saranno state, anche se sfuggite alla nostra attenzione. Ma c'è stato anche altro in palcoscenico. All'Opera di Roma addirittura una locomotiva vera con qualche vagone, voluta dal regista Hugo De Ana, per l'opera Marie Victorie di Respighi, diretta da Gelmetti. Uno spreco d'altri tempi.

Oggi, durante questa stagione estiva, negli spazi all'aperto in cui s'è ricominciato a rappresentare il melodramma, sono comparse, curiosamente,  molte automobili. Nel caso di Macerata, per invenzione del regista Davide Livermore che fa allontanare Don Giovanni, nell'omonima opera mozartiana, dalla casa di Donna Anna in taxi giallo;  affrontato, appena in moto, da un suv scuro sul quale viaggia il padre di Donna Anna, il Commendatore. Le automobili compaiono anche altre volte in scena;  ed anche una carrozza trainata da cavalli. Il lungo sterminato palcoscenico dello Sferisterio, trasformato in autostrada,  consente a Don Giovanni ed al suo autista, Leporello,  di andare 'a caccia' di avventure, su e giù;  mentre sul fondale in muratura, nudo, Livermore ha proiettato immagini varie.

Diversa ragione sta alla base delle scelte di Michieletto per il Rigoletto al Circo Massimo, dato su un palcoscenico di 1500 mq, sul quale ha disseminato una decina di automobili, quasi tutte di grossa cilindrata, di proprietà di malavitosi, ed anche una giostra.

Quelle automobili  servono soprattutto a garantire fra gli interpreti il distanziamento, senza renderli ridicoli; perchè anche in momenti di grande trasporto passionale o di concitazione, i protagonisti possono parlarsi o affrontarsi a muso duro, da un lato all'altro di una automobile, senza avvicinarsi troppo, ma in una situazione abbastanza credibile.  

E, infine, a Roma come a Macerata da ferme o in movimento quelle automobili in palcoscenico servono a non far pesare agli occhi del pubblico, l'assenza totale di scenografia. 

Resta però il dato che mentre a Milano la 'topolino' in scena, fu causa di scandalo ed insuccesso, a Roma e Macerata la presenza di automobili, non necessaria, ha sollazzato - a leggere i giornali - il pubblico divenuto ormai di bocca buona.  

Musica da camera. Mantova per tre giorni, a settembre, la capitale italiana

 Trame Sonore, la ''scatola magica di bellezza'' che trasforma Mantova nel palcoscenico di musica da camera più suggestivo d' Europa, non tradisce gli appassionati, nonostante l'emergenza coronavirus abbia fatto saltare tutti i programmi, e quest' anno dà appuntamento dal 4 al 6 settembre per una versione per forza di cose ristretta ma invariata per qualità e quantità dell'offerta. 

L'ottava edizione del Chamber Music Festival proporrà una vera e propria full immersion con 16 ore giornaliere di musica con un centinaio di spettacoli simultanei a pagamento e gratuiti nei principali luoghi dei Gonzaga e oltre cento artisti coinvolti, da Alexander Lonquich al tenore inglese Mark Padmore, il Settimino dei Berliner Philharmoniker, i quartetti Hermes e Prometeo, al soprano Gemma Bertagnolli, le violiniste Carolin Widmann e Nurit Stark, le violiste Danusha Waskiewicz e Vicki Powell, i violoncellisti Vashti Hunter e Alexey Stadler, i pianisti Gloria Campaner, Gabriele Carcano e Nicholas Rimmer, il poeta e scrittore Roberto Piumini.

Musica, sperimentazione, confronto tra artisti, addetti ai lavori e pubblico si intrecceranno per tre giorni in una proposta unica nel panorama internazionale. ''Il Festival si doveva fare comunque - ha detto il direttore artistico Carlo Fabiano - per i musicisti, il settore colpito più pesantemente, per la città, per l'economia locale. E' l'emblema di un messaggio di rilancio, nei momenti difficili doppiamo appellarci all'arte, il bello ci rende migliori''. (ANSA).

Ravello Festival al via. Direzione artistica di Alessio Vlad. Tutti lo cercano tutti lo vogliono... ci sarà una ragione: troppo bravo!

"La prima notizia - dicono all'unisono il governatore De Luca e il direttore artistico del Festival Alessio Vlad - è che Ravello si fa, nonostante tutto, e non era scontato".

La seconda è che il palco allestito a strapiombo sul mare anche quest'anno ospiterà grandi nomi della musica sinfonica. A partire dal 25 luglio, quando a Villa Rufolo sarà un omaggio al maestro Ennio Morricone, il primo in pubblico dalla sua recente scomparsa, a dare il via alla kermesse con un concerto della Roma Sinfonietta, 37 elementi diretti dal figlio del maestro, Andrea. Sul palco anche l'attore Mariano Rigillo che leggerà un brano di Morricone ispirato al capolavoro di Primo Levi "Se questo è un uomo". A seguire una selezione delle musiche dell'autore di tante tra le più belle colonne sonore del cinema internazionale, sulla falsariga dell'ultimo concerto diretto da Morricone al Senato prima del lockdown.
Le norme Covid imporranno una restrizione dei posti a sedere che non saranno più di 200. Ma l'organizzazione ha previsto l'installazione di un maxi schermo in piazza per consentire ai tanti che rimarranno senza biglietto di poter assistere a quasi tutti gli spettacoli in programma. In cartellone anche la prima volta di Riccardo Muti a Ravello (il primo settembre all'auditorium Oscar Niemeyer) alla direzione dell'orchestra giovanile Luigi Cherubini; e ancora altri grandi nomi della musica come Daniele Gatti, che debutterà come direttore dell'Orchestra Mozart, e Cecilia Bartoli in un concerto che verrà riproposto anche nei festival di Lucerna e Salisburgo. Negli oltre venti appuntamenti in programma fino al 13 settembre spazio anche alla musica jazz in piazza Duomo, alla pianista Beatrice Rana e all'orchestra del Teatro San Carlo. (ANSA).

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Per la prima volta sarà presente a Ravello il maestro Riccardo Muti (1 settembre); una prima sarà anche quella di Daniele Gatti che debutterà come direttore dell’Orchestra Mozart (produzione Ravello Festival, 5 settembre); battesimo a Villa Rufolo anche per una delle più grandi stelle del firmamento musicale, Cecilia Bartoli in un concerto diretto da Gianluca Capuano con Les Musiciens du Prince (18 agosto), prodotto in collaborazione con i festival di Lucerna e di Salisburgo; ritorna, affermata e in ascesa, la pianista Beatrice Rana (venne a Ravello, giovanissima nel 2013); grandi ritorni internazionali sono quelli di Valery Gergiev con la sua Orchestra del Mariinsky (29 luglio), e di Iván Fischer e la sua Budapest Festival Orchestra (21 agosto) accompagnati dalla voce di Anna Prohaska, di Martha Argerich (23 agosto), e di quello che forse è da considerarsi il più importante pianista jazz di oggi, Brad Mehldau (13 settembre). La Campania è presente ai massimi livelli, a cominciare dal consueto appuntamento con l’orchestra del Teatro di San Carlo che si esibirà in due concerti (il primo con il suo direttore musicale Juraj Valcuha e Beatrice Rana l’8 agosto, il secondo con Marco Armiliato l’11 settembre); poi La Cappella Neapolitana che, diretta da Antonio Florio con Véronique Gens, Maria Grazia Schiavo, Mauro Borgioni e Raffaele Pe nei ruoli principali, proporrà una delle più amate opere del repertorio di tutti i tempi come il Dido and Aeneas di Purcell (1 agosto); l’Orchestra Filarmonica Salernitana Giuseppe Verdi che si esibirà nell’ormai tradizionale Concerto all’Alba, quest’anno dedicato alla musica spagnola e diretto da Jordi Bernàcer con il pianista Javier Perianes.

Evitiamo all'Italia la 'pandemia' derivata alla scuola dall'incapacità di chi dovrebbe governarla ( TG COM 24)

Quando manca poco più di un mese al ritorno a scuola, i genitori sono allarmati. Ciò che preoccupa è l'orario delle lezioni, che - a causa del coronavirus - subirà uno stravolgimento. L'obiettivo è garantire le 40 ore settimanali, ma il normale orario 8:30-16:30 diventerà una rarità. Per evitare gli assembramenti, infatti, ingressi e uscite saranno scaglionati. Inoltre potrebbe essere necessario far lezione anche il sabato. Ogni scuola deciderà in base alle necessità e agli spazi a disposizione.

Le lezioni di pomeriggio si ridurrebbero. Un problema non certo di poco conto per tutte quelle famiglie con i genitori che lavorano che scelgono il tempo pieno per necessità. Ad esempio, come riporta Il Messaggero, se si decidesse di aprire gli istituti il sabato mattina, le 8 ore di presenza per 5 giorni a settimana diventerebbero 6 ore e mezzo al giorno per 6 giorni. I bambini uscirebbero quindi alle 15. Se l'ingresso venisse anticipato alle 7:30, invece, gli scolari uscirebbero alle 14. 

Ma esiste anche il problema opposto. Potrebbe capitare di dover uscire da scuola dopo le 17. Se si entrasse alle 9, infatti, l'orario di fine lezione slitterebbe di parecchio e in quel caso si ridurrebbe il tempo a casa per i compiti e per le attività extra-scolastiche. 
C'è poi la questione dei più piccoli. Se alle superiori, infatti, l'ingresso scaglionato non dovrebbe causare grossi problemi, non è così per le elementari, dove i bimbi vanno accompagnati a scuola. 

Nel caso di figli con età diversa, poi, potrebbero esserci orari di ingresso e uscita diversi per ognuno. Tanti nodi da sciogliere, insomma. Spetterà ad ogni istituto, in base allo spazio delle aule e alle varie necessità, stabilire i nuovi orari scolastici. Le lezioni potrebbero durare 40-45 minuti, al posto dei 55-60 tradizionali.

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Che fine ha fatto il comitato di esperti che la ministra Azzolina  volle al suo Ministero per disegnare gli elementi della ripartenza della scuola 'in presenza' e del quale non si sente più parlare?
Gli ridia voce - sono esperti, no ? - e Lei, continui a lavorare nel silenzio; e stia zitta per un pò ( P.A.)
                                                                          

lunedì 20 luglio 2020

Passa il Recovery fund, anche se non proprio come lo voleva Conte per l'Italia ( Rai News)

Dopo 92 ore di negoziati a tratti drammatici, scontri frontali e trattative a oltranza, i leader europei trovano l'intesa sulla risposta comune alla più grande recessione economica della storia dell'Unione. I capi di Stato e di governo hanno approvato un pacchetto da 750 miliardi di euro che dovrà servire alla ricostruzione post-pandemia, e che sarà suddiviso in 390 miliardi di sovvenzioni e 360 miliardi di prestiti per i paesi colpiti dalla crisi. Una somma significativamente inferiore rispetto alle ambizioni del pacchetto da 500 miliardi di euro ispirato dalla proposta di Francia e Germania a maggio e poi avallato dalla Commissione europea. Ma che porterà in dote all'Italia circa 209 miliardi, 82 di sussidi e 127 di prestiti.

E soprattutto "sdogana" per la prima volta il principio secondo cui una istituzione europea, la Commissione, viene autorizzata a fare debito comune, un tabù che sarebbe stato impensabile solo qualche mese fa. Ma arrivare al risultato non è stato facile e il vertice di Bruxelles, che per poco non ha battuto il record di durata di quello di Nizza nel 2000 che durò quattro giorni e quattro notti, passerà alla storia per la feroce battaglia condotta dai frugali, Paesi Bassi, Austria, Svezia e Danimarca, col sostegno della Finlandia contro il resto d'Europa. I nordici, ribattezzati "taccagni" dal giornale Liberation, hanno frenato fino all'ultimo ogni ipotesi di compromesso al rialzo sui sussidi da concedere ai paesi più colpiti dalla pandemia e sono riusciti a ottenere forti aumenti dei "rebates", gli sconti sul bilancio voluti da Margareth Tatcher e poi tramandati nei decenni a vantaggio di alcuni paesi, Germania compresa. Per piegare la resistenza dei 4 Angela Merkel e Emmanuel Macron hanno fatto fronte comune, con l'appoggio forte di Italia e Spagna e poi nel corso delle ore di tutti gli altri leader europei. I frugali hanno affermato un loro ruolo politico all'interno dell'Ue e messo in difficoltà l'asse franco-tedesco che per tutto il vertice ha sostenuto le ragioni del fronte sud. E Merkel è riuscita anche a tirare le fila del negoziato con i paesi di Visegrad sulle condizionalità legate al rispetto dello Stato di diritto e alla fine l'accordo che soddisfa tutti è arrivato. Il commento dei leader è unanime.

Di "momento storico per l'Italia e l'Europa" parla Giuseppe Conte, secondo cui l'accordo che esce dal vertice è adeguato a far fronte alla crisi: "abbiamo tutelato la dignità dell'Italia", aggiunge il premier. "Accordo storico" anche per Emmanuel Macron che ammette la distanza con i frugali, parla di trattativa "difficile", e di distanze ma aggiunge che il Recovery Plan "è' un piano in grado di affrontare le sfide sanitarie, economiche e sociali di ogni Paese". Soddisfatta e "sollevata" anche Angela Merkel, grande tessitrice dell'intesa, che ammette che l'impresa non è stata "facile ma alla fine ci siamo trovati". "È la risposta di un'Europa unita in una situazione che ha richiesto azioni straordinarie", ha aggiunto. Festeggiano anche i frugali, che incassano un aumento molto sostanzioso dei "rebates", a cominciare da Sebastian Kurz, forse il vero vincitore del Vertice, che raddoppia gli sconti che Vienna otterrà sul bilancio. Esulta infine anche Christine Lagarde che temeva una reazione pesante sui mercati in caso di 'no-deal': "l'accordo raggiunto dal Consiglio europeo - dice la presidente della Bce. dimostra che "quando è più necessario, l'Unione europea va avanti ed è unita per aiutare il popolo dell'Europa".

Conte soddisfatto: 


Il Recovery fund che abbiamo approvato "è davvero molto consistente: 750 miliardi, dei quali una buona parte andrà all'Italia, il 28%. Parliamo di 209 miliardi all'Italia. Abbiamo anche migliorato l'intervento a nostro favore, se consideriamo la proposta originaria della commissione Ue e della presidente von der Leyen". 

"Abbiamo conservato 81 miliardi a titolo di sussidi e abbiamo incrementato notevolmente l'importo dei miliardi concessi in prestito, passati da 91 a 127, con un aumento di 36 miliardi".

"Quanto al fatto che questo passaggio possa o meno rafforzare il governo italiano, dico: il governo italiano è forte". La verita' è che l'approvazione di questo piano rafforza l'azione del governo italiano perché ci permette di poterci fidare di consistenti risorse finanziarie per raggiungere quegli obiettivi che abbiamo già individuato e che ora andremo a declinare in modo concreto".

Carlo Fuortes. Andiamoci piano con la sua esaltazione

Abbiamo letto ieri sul Corriere ( nella 'romana') un panegirico di Carlo Fuortes, ad opera dell'ottimo Paolo Conti, all'indomani dell'ennesimo successo del Rigoletto al Circo Massimo - Fuortes per i giornali non conosce sconfitte o ritirate, benché nella sua storia professionale ne abbia avute e più d'una!- che a noi è sembrato eccessivo, perfino imbarazzante, per il suo cantore. Spieghiamo.

Conti esalta l'Opera di Roma a guida Fuortes, per stigmatizzare, di contro, l'immobilismo del Campidoglio  nelle decisioni, che si attendono da tempo, relative all'altro polo culturale della Capitale, e cioè all'Auditorium Parco della Musica, ora 'Ennio Morricone' - intitolazione  assunta in ventiquattrore, senza indugio alcuno e senza voti contrari dall'assemblea capitolina, perchè , in fondo, si tratta di una intitolazione che  a Roma non si  è mai negata a nessuno, come la cronaca recente ci ha insegnato. 

Insomma l'amministratore delegato dell'Auditorium, lo spagnolo Dosal, è scaduto da tempo e il Campidoglio non  nomina ancora il successore. Qualcosa il Campidoglio l'ha fatto indicando alla presidenza una giornalista Rai che aveva seguito i Cinquestelle negli anni. Criterio assolutamente legittimo - come si  può immaginare. 

Paolo Conti  loda anche l'operato di Dosal, nominato all'indomani dell'uscita di Fuortes, che si credeva insostituibile, e che invece Dosal ha sostituito egregiamente aumentando  attività e pubblico negli anni del suo mandato.  Perchè allora sostituirlo, mentre non lo si è fatto con Fuortes che, furbamente, ha raccontato di aver rinunciato alla Scala, per amore dell'Opera di Roma e la Raggi gli ha creduto riconfermandolo? 

La domanda,  apparentemente giusta, non  ha senso. Le persone si sostituiscono, principalmente perchè si vuole occupare qualche altra casella, prima occupata da altri, non quando non hanno operato secondo le regole e  non raggiunto risultati nel loro lavoro.

Nel caso di Fuortes, corretto ed onesto amministratore, non ne facciamo un fuoriclasse,  Raggi s'è fatta convincere dall'interessato e l'ha tenuto, (anche perché non aveva un altro nome pronto, che fosse della sua cerchi 'politica' , almeno onesto quanto Fuortes); nel caso di Dosal ha pensato che era meglio rimandarlo in Spagna e metterci al suo posto  qualche fedelissimo, e se anche competente staremo a vedere.

La ragione di questo agire, che a molti risulta schizofrenico, sta nel fatto che il mondo della cultura  non è stato mai in cima agli interessi dei Cinquestelle che quindi non lo conoscono e che nella ricerca di manager capaci cui affidare le istituzioni che a loro fanno capo, non sanno davvero  a quale santo votarsi. E si sa che al peggio non c'è mai fine. 

Si tengono Fuortes perchè non saprebbero  davvero come  e con chi sostituirlo; non si tengono Dosal - che, lo ripetiamo, ha fatto bene, anche meglio di Fuortes all'Auditorium - perchè hanno pronto un sostituto che avrebbe le giuste credenziali e che, soprattutto, come una mosca bianca vola nel cielo dei pentastellati.