mercoledì 25 dicembre 2013

Madia e Verini graziati da Wuolter. Renzi e Burri i loro più recenti benefattori

Contro la povera Madia, giovanissima deputata PD( non chiedeteci a quale corrente appartenga, non sapremmo rispondere, perchè se le è passate tutte!), si sono scagliati tutti, compresi quelli del suo stesso partito,  e pure le  stesse donne. Perchè? Semplicemente perchè lei non s'intende veramente di nulla e  in un caso come nell'altro vuoi la sua incompetenza, vuoi la sua giovinezza o la faccia d'angelo- ora anche di mamma - hanno giocato sempre a suo favore, in un paese meritocratico come  lo vorrebbe la sinistra
Wolter la candidò per primo, perchè? Perchè  alla morte di suo padre giornalista,  figura influente del suo staff di segretario, ministro sindaco, morto govane, pensò che che sua figlia meritasse un bell'aiuto. Ora la giovane Madia s'è sistemata quasi per tutta la vita; e Renzi che, per quanto faccia il gallo nel pollaio, sa che a tutte le galline bisogna dare una qualche attenzione ( qui la gallina non è certo Madia, forse Wolter) l'ha voluta nel suo staff per il settore 'lavoro' nel quale, dati i trascorsi, la Madia mamma è a suo agio. Renzi, ma quante ragazze ci sono in Italia con la stessa faccia d'angelo, mamme anche, che  sanno il fatto loro e quindi ben più meritevoli della Madia? Perchè proprio Lei? Mi dirà per le quote rosa? ma se devono esser rosa, devono necessariamente essere incompetenti quanto la Madia che, qualche giorno fa, ha scambiato un ministero con relativo ministro con un altro, nel suo settore?
 Verini è un altro dei graziati di Wolter; anzi lui, Wolter come il Wolter nazionale, è uno dei premiati a fine carriera. Dopo aver fatto parte del suo staff per molti anni, il Wolter di Città di Castello viene premiato con la candidatura a parlamentare, naturalmente in  circoscrizioni dove l'elezione non è che certissima.
Verini, a differenza della Madia, guidava lo staff del Wolter, dunque un lavoro per il suo capo sapeva farlo, anche perchè per mantenersi a galla con le sole parole occorre avere gente in gamba che lavora per te.
 Di Verini deputato s'erano perse le tracce, senonchè lui che è di Città di Castello, in previsione dell'anniversario di  Alberto Burri, il grande pittore castellano, s'è fatto promotore di un disegno di legge per onorare il grande artista. E, in questo modo, a buona parte degli italiani è giunta notizia che Verini c'è, tranne che a noi, che Verini lo conosciamo da tempo, da una decina d'anni, come persona affidabile ed amante dell'arte, e non lo abbiamo mai più perso di vista.
 Dieci anni fa  avemmo l'incarico di direttore artistico del Festival delle Nazioni che si svolge a Città di Castello. Fu in quell'occasione che  lo conoscemmo. Non sapevamo di lui - perchè avremmo dovuto sapere?- ma qualcuno ci disse  del suo ruolo politico nazionale e ci consigliò di incontrarlo. Lo incontrammo; dopo i saluti ci mise in guardia contro un ex senatore del suo stesso partito che a Castello spadroneggiava, come anche nel festival, e ci consigliò: per qualunque cosa non si preoccupi, venga da me. Naturalmente  conducemmo in porto il festival, con un certo successo. Ma... l'ex senatore ed un altro castellano, il farmacista, tentarono di riprendersi il festival perchè non gradivano la nostra autonomia di gestione. A loro  non importava il successo del festival, ma solo la possibilità di esercitare lo squallido potere di piccoli notabili  cittadini. Naturalmente l'ebbero vinta loro, perchè anche gli altri  amministratori castellani, dall'assessore alla cultura allo stesso sindaco, come del resto a Verini, premeva maggiormente favorire chi alle elezioni portava loro voti. Da allora, e dopo di noi, il festival ha un direttore artistico da dieci anni, che fa un festivalino di routine ed accontenta le mire dei due.
E Verini, al di là della sua scomparsa di un tempo, che c'entra? Due anni fa ci fu chiesto di pensare ad una celebrazione per i mille anni di Sansepolcro. Presentammo un progetto al sindaco che l'accettò e lo realizzammo. Nella serata di celebrazione, all'ombra della Resurrezione di Piero della Francesca, eccoti il Verini in compagnia del sottosegretario ai beni culturali.  Sembrò assai contento di come si svolse la celebrazione, durante la quale venne eseguito un quartetto per archi commissionato per l'occasione ad uno dei più grandi compositori  italiani e tutto finì lì. Qualche tempo dopo sempre il Verini scomparso, ebbe a dire in un salotto attraversato da spifferi che hanno portato fino a noi  i suoi profondi pensieri, che si era pagato troppo quel compositore. Quel compositore era stato pagato il giusto, anzi al di sotto del suo 'valore di mercato'.
 Piuttosto, redivivo Verini, perchè non hanno chiesto a noi se il suo stipendio di parlamentare sia giusto o no? Risponderemmo , che quel suo stipendio è esorbitante, e sproporzionato rispetto a ciò che fa. Lo scomparso.

domenica 22 dicembre 2013

Gli sfiatamenti di Mollicone, il paracadute di De martino e le capriole di Cappelli

Ti pareva che Mollicone coglieva l'occasione per star zitto e far bella figura?. E no. Come poteva. Fuortes nel nostro  ( di Alemanno e compagni, mi si perdoni il sostantivo!) ranch? mai e poi mai, e se qualcuno ce lo ha messo, si dichiari guerra. Mollicone - io a roma conosco solo Morricone, Mollicone non so chi sia , aveva detto Muti quando il presidente della commissione cultura s'era pronunciato contro la cittadinanza onoraria  a Muti - il prode, s'era fatto conoscere in quell'occasione. E del resto lui si occupava solo di questioni di alta cultura. Era stipendiato per questo da Alemanno - o no, forse era al soldo di Raspelli - si chiamava così? Il fatto è che in questo esercito di eroi capita sovente di storpiare i nomi, sono tanti, tutti da medaglie al valore e non li si può conoscere per nome e pure cognome.
 Poi era tornato a dar segni di vita, quando  voleva far casino a Musica per Roma -  sollecitato di Alemanno, accusandola di bilanci truccati ed in passivo. Non l'avesse mai detto il poveretto, subito la società internazionale che certifica i bilanci  gli aveva risposto che se proseguiva a dire questa imbecillità l'avrebbe denunciato. Mollicone tacque per qualche anno ancora-lo pagano per star zitto, onde non dire scempiaggini. Ora torna all'attacco: Fuortes non può percepire un secondo stipendio, dopo quello di Musica per Roma, all'Opera, sebbene gli abbiano detto che percepirà 1000 Euro netti al mese. Il guaio di Mollicone è che ogni tanto gli dicono di sparare, ma non gli dicono a cosa mirare, per cui lui si spara sempre alle.... sue. Mollicone Posso suggerirle una cosa da dire, però presto, puntando il dito e facendo la faccia ingrugnata? 'perchè Carlo deve avere contemporaneamente due incarichi nella stessa città' e punti i piedi. Mi racocmndo segua il consiglio alla lettera, vedrà che la apprezzeranno anche quelli che la ritenevano, INGIUSTAMENTE, una pezza da piedi.
 Nella soap opera che si rappresenta al Costanzi in queste giornate c'è la vicenda del sovrintendente De Martino, più noto come Catello, quello di cui si leggeva sui giornali amici dell'Opera ( Corriere, Messaggero) che tutto ciò che si faceva in teatro era FORTEMENTE voluto dal sovrintendente Catello. Ma che, poteva essere voluto DEBOLMENTE? che c...di sovrintendente era? Appunto oggi viene da chiederselo. Sacrificato da Alemanno, ma non completamente, perchè si sta approntando un paracadute per lui, facendo leva su quel secondo incarico, in realtà il primo con il quale era entrato al teatro, e cioè come capo del personale. Che poi era l'incarico che lui aveva a Santa Cecilia, da dove ne era uscito con immensa soddisfazione e gioia sia di Cagli che di Grossi, dopo avervi trovato moglie o compagna, fra il personale. Ma, a proposito, come era finito in Accademia dalla società del gas? non sarà stato per una di quelle vie traverse che successivamente portarono in Accademia anche il figlio di Balducci,  quello della cricca?  Sempre a proposito di Catello di Salerno, io mi domando perchè debbano studiare anche un paracadute per uno che è stato il servo di Alemanno, che s'è improvvisato sovrintendente per grazia ricevuta sempre da Alemanno, al momento della sua salutare uscita di scena?  Ha fatto il povero despota in questi anni, ora va a trovarsi un altro lavoro, come farebbe qualunque professionista? A proposito, chi ha detto professionista?
 E poi c'è il povero Cappelli valerio del Corriere, all'ennesima capriola: ora spara a zero sull'Opera, e arriva perfino ad esortare che, nell'era Fuortes, non facciano più quei comunicati idioti, esaltanti, che hanno contraddistinto, da quando arrivò, la presenza di  Filippo Arriva ( quando se ne va?) all'Opera, da lui  sempre osannato e sostenuto. Che è successo nel frattempo? E' successo che Cappelli è  già pronto per fare il cantore di Fuortes e per continuare, d'altro canto, a sostenere Muti - che sforzo!- e Alessio suo compagno, ma non più Arriva, perchè magari sostituito? O pure per lui è pronto un paracadute, per paura che cadendo si faccia male?

Petrocelli e Marchini. L'agente e l'attrice

Nel nuovo CDA dell'Opera di Roma arrivano un 'agente' -non di polizia finora - che di nome fa Paolo Petrocelli, ed un'attrice svampita ma simpatica, collezionista d'arte, amante dell'opera, Simona Marchini.
Il primo l'ha nominato Zingaretti, la seconda Marino. Delle due nomine ci preoccupano alcuni fattori. Simona Marchini, che è bravissima a raccontare il melodramma a modo suo - anche noi ai tempi di Piano Time glielo facemmo fare qualche volta - le mani in pasta veramente nel mondo dell'organizzazione musicale non ce le ha mai messe, anche se ha fatto da direttrice artistica del  Festival di Todi, qualche anno. Ma dell'organizzazione e del mondo della musica in genere mai s'è occupata professionalmente, come può essere anche un critico musicale che ha il polso  dei gusti del pubblico oltre che capisce di tanti fattori dei tale mondo. E si capisce perchè è stata nominata. Di  manifesta fede PD - che male c'è, pure noi lo siamo, anche se non tesserati e neanche professi - deve aver aperto il suo salotto anche a Marino, e deve avergli fatto sentire come racconta le opere, e Marino ne è rimasto affascinato e, all'occasione, l'ha fatta entrare nel CDA dell'Opera. Affari loro
Paolo Petrocelli, diplomato in violino, laureato in  musicologia, presidente della fondazione Cusani che ha messo su un bel programma di musica per i bambini, membro di qua, membro di là, a soli trent'anni ci mette pensiero oltre che per i tanti membri che rappresenta, per il fatto -che in  noi desta sospetto, mentre non lo desta in Zinagertti - che è 'consulente della IMG Artists internazionale', cioè  di una delle più importanti agenzie di rappresentanza artistica , quella, per intenderci che ha anche Pappano fra i suoi rappresentati, che fa capo a Barrett Wissmann, il'apostolo di Cortona che invece voleva vendere i suoi prodotti umani. Ora la sua presenza nel CDA dell'Opera ci fa venire il sospetto che nel teatro oltre che essersi infiltrati, da tempo e in qualunque teatro, le agenzie, si infiltri ora, per via di Paolo Petrocelli, un agente vero e proprio. Attendiamo smentite. Nei fatti. Le parole non ci convincono più.

L'Elias di Mendelssohn interrotto dalla Rai. E poi mandato per intero

In un corsivo apparso sul Corriere di ieri, Giuseppina Manin, assai acutamente, pone la questione dei concerti di musica cosiddetta classica in tv, osservando che la decisione che il cosiddetto 'Concerto di Natale' dalla Scala, che Rai 1 trasmetterà la vigilia di Natale, alle 11 si  interromperà alle 12 esatte per far posto alle tagliatelle della Clerici, è un vera porcata. Lo è nel senso che quell'ora di orologio programmata non è sufficiente a trasmettere l'oratorio  mendelssohniano  che vuole più tempo e che quindi verrà amputato senza pietà. Si provi la Tv pubblica, che difende la cultura  solo a parole,  a tagliare la finale di un Gran Premio, di una  partita di calcio e vedrà che razza di sollevazione popolare ne nasce.  Capace anche di mandare a casa il responsabile della rete. Per la musica no. Ed ha perfettamente ragione. Ma sant'iddio,  se la televisione  si comporta  con la musica come la peggiore delle matrigne, perchè la musica non sventa simili agguati? Come? Semplice.
 La Scala sa da tempo, perchè ce l'ha scritto nel contratto annuale con la Rai, che verranno registrati e trasmessi tot opere, tot concerti; allora pensando ai programmi, perchè non li adegua preventivamente ai tempi televisivi? L'anno scorso l'ha fatto anche con Berlioz ( l'infanzia di gesù ), l'ha mandato in onda, per sua fortura, da un lato, Rai 5, per intero, ma l'hanno visto venti peraone!!!!: un concerto che superi la durata di un'ora, di mattina, ma forse anche di sera, è per la televisione, ma diciamo pure per i telespettaori, una specie di calvario.
E non è la prima volta che la Rai interviene da matrigna con chi evidentemente il suo mestiere di programmatore non sa farlo bene. Qualche anno fa nel concerto di Natale registrato al senato ed affidato all'Accademia di santa Cecilia, si programmava la 'Petite messe' di Rossini, sublime capolavoro. Possibile che i dotti accademici ceciliani non sapessero che la durata della Messa superava di gran lunga la durata del concerto? perchè programmarla, allora? c'è tanta, tantissima bella musica  da fare un'oretta di concerto, perchè non pensarci prima? anche uesto avrebbe dovuto scrivere l'acuta Manin. La quale, fra qualche settimana, scriverà del Concerto di capodanno della Fenice, che entra perfettamente nell'ora prevista. In quel caso scriverà che non gli piaceva la musica. A lei che difende Mendelssohn, non piacerà magari verdi, Rossini, Donizetti, Bellini, Mascagni, Leoncavallo... Ma allora, le risponderemo: chissenefrega: il Concerto piace a qualche milione di telespettatori.
P.s. Oggi, domenica, abbiamo letto i giornali solo nel pomeriggio, impegnati questa mattina in cose più interessanti. Dalla lettura apprendiamo che la Rai trasmetterà l'intero oratorio in questione, anticipando di un'ora l'inizio del concerto.

Fuortes Sovrintendente, amministratore delegato e commissario: un gioco da ragazzi

Il nuovo Consiglio di amministrazione dell'Opera di Roma, al completo con le recenti nomine di Regione e Comune ha eletto sovrintendente Carlo Fuortes, amministratore delegato di Musica per Roma, che non lascia!!!! - e Commissario al Petruzzelli, che lascia (!!!!).
 Il nome di Fuortes circolava da settimane, da quando il Comune aveva fatto sapere che avrebbe voluto azzerare il consiglio di amministrazione del Teatro dell'Opera, subissato da debiti colossali,  i cui membri erano stati tutti messi lì da Alemanno e compagni.  Anche se non si capisce se il sovrintendente deve nominarlo il ministro ( che nel caso di Fuortes ha espresso il suo gradimento(!!!), il consiglio di amministrazione o, ancora il sindaco, non soddisfatto di tutti i macelli che anche i suoi predecessori, tutti lui compreso,  del tutto estranei al mondo musicale, hanno fatto con nomine bislacche. Forse ancora oggi, nonostante le nuove leggi, il sovrintendente lo nomina chi dà più soldi e siccome nel caso di Roma il maggior finanziatore è il Comune, lo nomina lui il sovrintendente. Certo, a Roma, il sovrintendente deve avere il gradimento di Muti che dell'Opera è il vero demiurgo; e Fuortes sembra gli stia bene. Una volta assicurato che non si tagliano i fondi, perchè Muti  a lavorare sottopagato non ci sta.
Muti naturalmente manterrà Alessio Vlad, per un fatto d'onore, l'ha voluto al suo servizio ed ora non lo mollerà, perchè ricominciare da capo con un altro servitore costa fatica.
 Fuortes vorrà far sbarcare i geni che lo accompagnano sempre - l'hanno accompagnato a Bari - anche a Roma, all'Opera così come  li tiene all'Auditorium: il genio della lampada e il genio del tappeto. Certo, senza di loro lui non saprebbe cosa fare, nonostante che abbia imparato il mestiere dell'amministratore. La sua , si sa,  è una compagnia di giro: stessi assistenti, stessi programmi stessi artisti da anni.
 Fuortes sa già che Roma non è Bari e il Teatro dell'Opera non ha nulla da spartire con il Petruzzelli; sono due mondi diversi e lontanissimi; a Bari ha potuto  fare quello che voleva, partendo dalla ricostruzione del teatro; a Roma ha una macchina  difficile da mandare avanti, e dove non è facile incidere sui problemi con l'accetta, il teatro è molto sindacalizzato ( e certamente non è un bene! ) ecc...
Ciò che non possiamo, in ogni caso, non condividere di Fuortes è la sua volontà di mantenere contemporaneamente Musica per Roma e il Teatro dell'Opera, come se fossero giochetti. Perchè lo fa  senza che nessuno gli dica che una delle due responsabilità deve mollarla? O forse lui, visto che questo è il suo momento e tutti lo acclamano salvatore, ha detto 'vengo a salvare la nave da sicuro affondamento', ma siccome rischio di affondare anch'io, voglio' mantenere la scialuppa di salvataggio' che è l'Auditorium. Che rischio è allora andare all'Opera di Roma?
Un'ultima domanda, questa per Fuortes e solo per lui: che fa i giorni dispari all'Opera e quelli pari all'Auditorium, e se va a fuoco in un giorno dispari l'Auditorium  dice che se la sbrighino da soli, e se ne parla all'indomani, giorno pari? E a Bari quando ci va, visto che in regime di prorogatio resta ancora a fare il commissario del Petruzzelli, per il quale ha chiesto di aderire al fondo salva teatri della legge 'Valore cultura'? ma il teatro barese non navigava a gonfie vele, dopo il suo arrivo?
P.S. Ci sarebbe anche da dire dei nuovi ingressi nel CDA dell'Opera., ma lo faremo in un altro momento.

mercoledì 18 dicembre 2013

Battistelli all'Opera : nomina di alto profilo e bassa dedizione

Il ministro Bray è orgoglioso di aver nominato nel consiglio di amministrazione del Teatro dell'Opera di Roma il compositore Giorgio Battistelli e un rampollo di Fabiano Fabiani, che viene da Banca Intesa - come ti sbagli, parlando del rampollo? - perchè si tratta, secondo Bray, di nomina di 'alto profilo'.
A noi interessa ovviamente Battistelli, compositore d'opera 'da film' o da' romanzi celebri' o 'cause verdi' ( vedi la prossima CO2 attesa alla Scala per l'Expo 2015, da un testo di Al Gore - se ricordiamo bene).
Giorgio Battistelli, è  accademico di Santa Cecilia, è stato antagonista sconfitto da Cagli nelle ultime elezioni a presidente; di lui - come  si legge in alcune lettere indirizzate all'Accademia di Santa Cecilia, Cagli avrebbe detto  incapace 'di organizzare neanche un concerto'. Giudizio durissimo, perchè forse neanche Cagli, di formazione letteraria, sarebbe in grado di fare ciò che rimprovera a Battistelli,  come di valutarne la riuscita. Comunque noi riferiamo il giudizio di  Cagli che, quand'anche disistimassimo del tutto Battistelli, non condividiamo; perchè, almeno, Battistelli la musica sa dove è di casa. In verità anche Battistelli aveva espresso analogo giudizio su un direttore artistico dell'Opera di qualche anno fa, all'oscuro del grande repertorio - e in ciò aveva ragione.
Ora,  ci spiace dirlo, tutto l'entusiasmo di Bray noi non lo condividiamo per la nomina  di Battistelli, l'ennesima. Sì, è vero: Battistelli è musicista, la sua produzione riguarda prevalentemente il teatro musicale, sebbene  abbia cannibalizzato il più delle volte  invenzioni altrui, in prevalenza film di successo ( Germi, De Sica, Fellini, Pasolini), e, perciò, ha titolo e diritto a sedere nel CDA dell'Opera, con molto più onore di Cisnetto  o di Maite Bulgari, per esemplificare, e di quella pletora di burocrati capitolini (staremo a vedere chi ci metterà la Regione ed il Comune, Zingaretti e Marino per intenderci) infilati da Alemanno. Non condividiamo però  il fatto che queste nomine  vengano desunte da un carnet di papabili - uno per ogni partito - al quale attingere, scegliere, quando arriva il turno di questo o quello.   Da un certo punto di vista, sia chiaro che, date le enormi competenze di Nastasi , consigliere di Bray,  è meglio Battistelli a Roma che la Crivellenti  sovrintendente a Cagliari, incinta e quasi subito in maternità (almeno ha limitato i danni, per godersi la maternità!) suggerita al sindaco da Nastasi, al quale l'aveva suggerita Letta zio.
 Però si vede che Bray è completamente estraneo al mondo musicale o del teatro, per il quale deve ricorrere al consiglio, non disinteressato, della volpe Nastasi che immancabilmente toppa, ogni volta che propone qualcuno o qualcosa. Perchè Bray non impone determinate regole, come, ad esempio, quella che chi dirige un teatro non può presentarsi anche in cartellone, e, cosa ancora più importante,  non può collezionare incarichi su incarichi, perchè non ne fa bene nessuno, e, nel migliore dei casi, lui fa il capobastone che dispensa regali e favori ai servi, che fa lavorare.
Ora Battistelli non è nè il sovrintendente, nè, soprattutto, il direttore artistico dell'Opera, nè lo sarà finchè c'è Muti. Il quale vuole al suo fianco l'Alessio Vlad, figlio di Roman, mentre non si oppone all'affogamento di Catello De Martino,  come racconta  la cronaca di queste ultime settimane.
Battistelli é un semplice consigliere d'amministrazione. Se fosse sovrintendente o direttore artistico avremmo da temere, in quanto Battistelli ha già dato una brutta prova della sua direzione artistica, quando all'Arena di Verona, voleva trasformare il palcoscenico più popolare del mondo  nella 'Biennale teatro'. Non ci riuscì  soltanto perchè abbandonò prima il campo, ma fece in tempo a dare il regalino a tanti suoi amici compositori - ed anche a qualche nemico da tenere buono - con delle variazioni sui temi dell'opera italiana del grande repertorio verdiano.
 La cosa, perciò, che più rimproveriamo a Bray è il non aver considerato che Battistelli, che vuol tenere comunque un piede a Roma, nonostante l'amara sconfitta a Santa Cecilia,  prima ancora di essere nominato consigliere, era già... prendere nota:
- Direttore artistico Orchestra Toscana
-Presidente Società di Concerti 'Barattelli' - L'Aquila, che ha dato in dote, per la direzione artistica, al fido Guido Barbieri, direttore artistico e critico musicale
- Compositore abbastanza attivo in campo operistico  o pseudo operistico.
 -Compositore residente al San Carlo di Napoli (almeno fino a quando non lo abbiamo perso di vista)
 -membro di  ancor altri comitati artistici od altro (ci sembra anche della Scuola di Musica di Fiesole).
- ed ora Consigliere di amministrazione dell'Opera di Roma. La massoneria in questo non c'entra.
Ci vuole spiegare il ministro, quando Battistelli troverà il tempo per fare anche l'amore?

domenica 15 dicembre 2013

Lascio la direzione di Music@ con il numero di gennaio/febbraio 2014. un saluto


Con il numero 36 (gennaio-febbraio 2014) lascio la direzione di Music@, bimestrale edito dal Conservatorio ‘Casella’ dell’Aquila, dopo 37 numeri per complessive 1850 pagine dense, ricche, stimolanti. La mia uscita dal giornale, che ho inventato e diretto per otto anni, coincide con l’avvicendamento alla direzione del Conservatorio, perché non sono un direttore per tutti i direttori.
Al termine di questa esperienza, a tratti faticosa per la tragedia del terremoto aquilano, ma sempre e comunque esaltante, ringrazio tutti i collaboratori, illustri, che hanno aderito alle mie richieste con slancio e senza porre mai condizioni, facendo diventare Music@ una delle più belle riviste musicali; e, se non la più bella in assoluto, la più libera, originale e critica. Ringrazio, naturalmente, anche tutti i nostri fedeli lettori che non ci hanno fatto mancare, in molte occasioni, il loro sincero apprezzamento.
Ringrazio, poi, il direttore uscente m. Bruno Carioti che ha sostenuto la rivista dal primo numero (maggio 2006, n.zero) che pensavamo dovesse restare unico, e che, invece, è stato il primo della lunga serie. Ringrazio, infine, più di tutti, gli studenti del nostro Conservatorio - intitolato ad un geniale innovatore, come
fu a suo modo ‘Alfredo Casella’- ai quali era principalmente rivolto il laboratorio di studio e pratica della comunicazione musicale rappresentato da Music@, e che hanno lavorato con entusiasmo ed impegno. Gli studenti, voglio ringraziarli anche per gli straordinari anni di vita professionale che con loro ho vissuto. Music@ forse mi mancherà un pò, ma gli studenti mi mancheranno certamente molto. Non credo di dover ringraziare nessun altro, a causa di Music@; a pensarci bene, forse dovrei ringraziare, un po’, anche me stesso.
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                                              Hanno scritto per Music@:
Hans Landesmann, Salvatore Sciarrino, Enrico Pieranunzi, Pierfranco Moliterni, Rinaldo Alessan-
drini, Pierluigi Petrobelli, Enrico Fubini, Elio Battaglia, Erik Battaglia, Quirino Principe, Giorgio Bat-
tistelli, Emma Dante, Fausto Razzi,Franco Marcoaldi, Michelangelo Lupone, Nicola Sani, Maurizio
Pratola, Andrea Bacchetti, Alessandro Mastropietro, Giorgio Barberio Corsetti, Franco Ferrarotti,
Paolo Cavallone, Azio Corghi, Filippo Del Corno, Lorenzo Ferrero, Valerio Festi, Riccardo Panfili,
Marco Stroppa, Letizia Michielon, Marco Vallora, Stefania Gianni, Sabina Colonna Preti, Franco
Chieco, Marco Della Sciucca, Attilio Lolini, Luca Aversano, Nicola Piovani, Francesco Filidei, Giorgio Manusardi, Roberto Prosseda, Marcello Bufalini, Ferdinando Pinto, Andrea Coen, Umberto Padroni,
Valerij Voskobojnikov, Vincenzo Raffaele Segreto, Luigi Corbani, Riccardo Risaliti, Alessandro Sbordoni, Alessandro Politi, Linda Selmin, Roberta Vacca, Alessandra Carlotta Pellegrini, Alessandro Valenti, Elisabetta Castiglioni, Antonio Latanza, Dario Della Porta, Silvia Lanzalone, Vittorio Emiliani, Marco Tutino,
Lucia Bonifaci, Nando Dalla Chiesa, Giorgio Bruno Civello, Piero Rattalino, Daniela Petracchi, San-
dro Bergamo, Federico Agostinelli, Raffaele Pozzi, Carlo Crivelli, Sveva Antonini, Paolo Furlani,
Luigi Berlinguer, Alessandro Di Profio, Carlo Fontana, Roberto Grossi, Stéphane Lissner, Walter
Vergnano, Franco Punzi, Paolo Maluberti, Luca Francesconi, Enrico Dindo, Sante Fornasier, Al-
berto Triola, Sergio Perticaroli, Francesco Giambrone, Francesco Ernani, Cristina Ferrari, Luigi Piz-
zaleo, Renzo Giuliani, Giorgio Nottoli, Bruno Tosi, Roberto Pagano, Andrea Lucchesini, Nicola
Scardicchio, Nicola Bernardini, Alfonso Borrone, Andrea Corazziari, Antonio Doro, Francesco
Zimei, Ciro Longobardi, Italo Vescovo, Alvise Vidolin, Nicola Verzina, Walter Tortoreto, David
Aprea, Emanuele Marconi, Francolina del Gelso, Francesco Papa, Pierangiolo Pierantonio, Marga-
ret Fisher, Lorenzo Arruga, Mariella Devia, Mario Messinis, Stefano Baia Curioni, Dario Martinelli,
Alvaro Lopes Ferreira, Gianni Borgna, Giulia Veneziano, Alan David Baumann, Barbara Zanchi, An-
gelo Bozzolino, Ilaria Borletti Buitoni, Georges Bloch, Silvia Umile, Angelo Fabbrini, Sergio Ren-
dine, Mario Torta, Sylvano Bussotti, Sergio Prodigo, Rita Marcotulli, Franco Carlo Ricci, Nicoletta
Polla-Mattiot, Dario Cusani, Ennio Morricone, Franco Piersanti, Marco Murara, Roberto Antonelli,
Roberto Rea, Raffaele Pellegrino, Claudio di Massimantonio, Giustino Parisse, Luciano Bologna,
Gisella Belgeri, Jan Liesegang, Frauke Gerstenberg, Joachim Bluher, Antonio Pappano, Marcello
Panni, Giuseppe Pennisi, Andrea Quarta, Maria Giovanna Sanjust, Ulrike Brand, Philip Gossett,
Dario Lo Cicero, Claudio Santori, Francesco Micheli, Andrea de Carlo, Roberto Calabretto, Hans
Kung, Claudio Strinati, Marco Veneziani, Salvatore Dell’Atti, Carlo Pedini, Adriana De Serio, Maria
Laura Martorana, Piero Mioli, Claudia Caneva, Alessio Gabriele, Franco Rossi, Roberto Jovino,
Carlo Ventura, Antonio Florio, Francesco Lotoro, Dinko Fabris, Fabio Babiloni, Sandro Marrocu,
Alessandro Macchia, Annibale Cogliano, Giovanni Iudica, Luca Bragalini, Anna Maria Bonsante,
Falvio Menardi Noguera, Giovanni Valentini, Cristiano Chiarot. E Leporello.

                   Per il Laboratorio di “Tecniche della Comunicazione”:
Enrica Di Bastiano, Maria Laura Martorana, Annalisa Tiberti, Valentina Baldassarre, Chiara Bian-
chetti, Daniela Scacchi, Katia Di Michele, Luca Di Bernardo, Luigi Poggiogalle, Patrizia Fasano,
Rosa Fanale, Francesca Boccacci, Giancarlo Giannangeli, Fabrizio Mancinelli, Grazia Distefano,
Carlo Laurenzi, Roberta Bellucci, Giovanni Di Giacomo, Giulia Mariti, Valeria Blasetti, Silvia Canna-
rozzo, Diana Pettinelli, Fabiana Simonetti, Tamara Manganaro, Elisabetta Guarnieri, Paola Pinto,
Luigina Battisti, Andrea De Santis, Paola Canfora, Concetta Cucchiarelli.

                                 Music@ ha ritrovato e ripubblicato:
Gian Francesco Malipiero, Alfredo Casella, Alberto Savinio, Guido M. Gatti, Luigi Dallapiccola,
Alessandro Longo, Arturo Benedetti Michelangeli, Alberto Moravia, Paolo Bordoni, Harvey Sachs,
Vincenzo Vitale, Giorgio Pressburger, Ugo Buzzolan, Beniamino Dal Fabbro, Mario Bortolotto, Kar-
lheinz Stockhausen, Roman Vlad, Giorgio Vidusso, Dacia Maraini, Giorgio Montefoschi, Franco
Donatoni, Tito Aprea, Carl Dahlhaus, Pierre Boulez, Adriano Guarnieri, Marco Tutino, Carlo Pedini,
Gianmario Borio, Stefano Ragni, Francesco Balilla Pratella, Giorgio Gualerzi, Loredana Lipperini,
Alberto Salvagnini, Domenico De’ Paoli, Vieri Tosatti, Maria Grazia Teodori, Franco Mannino, Char-
les Rosen, Edoardo Sanguineti, Vittorio Taviani, Bruno Cagli, Ernesto Esposito, Benedetto XVI,
Charlie Chaplin, Karlheinz Stockhausen, Richard e Cosima Wagner, Giovanni Sgambati, Sofia Gu-
baidulina, Vittoria Ottolenghi, Sergio Trombetta, Benjamin Britten, Elio Vittorini, Giuseppe Verdi,
Gabriele d’Annunzio, Vladimir Ashkenazy, Boris Pasternak, Pino Zac.

                                                               Interviste:
Luciano Pavarotti, Fausto Melotti, Valery Gergiev, Mstislav Rostropovic, Gustavo Dudamel, Diego
Matheuz, Carlo Grante, Fausto Razzi, Pierre Boulez, Antonio Pappano, Riccardo Muti, Luciano
Berio, Peppino Di Giugno, Josè Antonio Abreu, Nuria Schoenberg Nono, Karheinz Stockhausen,
Fabrizio De Andrè, Carmelo Bene, Federico Fellini.

                                                                E inoltre:
-Gli Allievi del Corso di grafica dell’Accademia di Belle Arti - L’Aquila,
per il progetto grafico;
-Barbara Pre, per l’impaginazione;
-Alessio Gabriele, per la versione online.

                                               Musica di Music@ ha pubblicato:
Fausto Razzi. Tre pezzi didattici per il Conservatorio Casella (1970).

sabato 7 dicembre 2013

Compagnia della buona radio (Music@, marzo-aprile 2008). Sentenza del tribunale: diritto di critica esercitato in modo corretto

“Un tempo, nella benedetta era democristiana, profitti e ricavi radiofonici ( per diritto d’autore, a seguito di trasmissione ) venivano spartiti fra editori secondo percentuali che, seppur discutibili, assicuravano ad autori ed editori il pane e ad alcuni anche il companatico.
Tale criterio di distribuzione/divisione fra autori, a seconda del peso delle rispettive case editrici, riguardava soprattutto la musica contemporanea: dalle trasmissioni radio, più che da ogni altra fonte,  i compositori traevano mezzi di sussistenza, per via dei diritti d’autore. Per una esemplificazione approssimativa (ma non tanto), se a Casa Ricordi apparteneva il 50% delle musiche trasmesse, alla Sonzogno il 20%, a tutti gli altri il restante 30% ( per essere chiari: a Curci, Edipan, BMG ecc..). Poi le case editrici, a loro volta, distribuivano i proventi fra i propri compositori, assicurando a taluni solo il pane, ad altri anche caviale e champagne, anche se caviale e champagne se lo potevano permettere pochissimi. 
 Certo non si andava tanto per il sottile, nessuno stava lì a discutere quale   opera trasmettere, ma le percentuali grosso modo venivano rispettate;  gli editori le  contrattavano direttamente con la Rai, e le eccezioni dovevano essere compensate in breve tempo. Non era il migliore dei mondi possibili, ma almeno i musicisti non venivano solitamente gettati sul lastrico.
 Ora Radio Tre resta ancora l’unico canale radiofonico pagatore, per il settore classico, ma di regole sembra non ve ne siano più. Qualche editore è scomparso dalla scena ( Edipan), qualcun altro invece sì è fatto avanti ( come Rai Trade, omonima casa editrice della consociata Rai); ma chi decide quale autore trasmettere,  lo fa seguendo  criteri a dir poco ‘personali’, comunque di pubblica inutilità. Ed un compositore, che  per puro caso, è  il responsabile della programmazione musicale, primeggia su tutti quanto a presenze. Leggete di un collegamento da un teatro di periferia ( geografica, soltanto)? vi domandate il perché , la risposta potrebbe essere che a breve,  toccherà sorbirvi anche un pezzo da concerto da quel teatro periferico del compositore/programmatore; c’è un piccolo festival a Radio Tre? quel festival programma anche un suo pezzo da camera; un grande festival di musica contemporanea è gratificato da collegamenti continui? c’è anche  una ‘commissione’ per lui ; collegamenti frequenti da un altro festival intitolato ad un grande nume del passato che ha per guida un letterato?  Ci tocca la sorpresa di  una  quelle cose che chiamano ‘melologo’ od opera ‘à la manière de…’  del nostro autore, su libretto del letterato suddetto; un altro melologo ci tocca anche e per la medesima ragione, dall’arena più grande del mondo; e il Prix Italia,  ca va sans dire, poteva sottrarsi al battesimo di  un’opera, ‘radiofonica’ naturalmente. del nostro grande compositore? Anche in un Festival che celebra Sinopoli, dove è accasata la ciurma di Radio Tre, radiotrasmesso manco a dirlo, c’è lui, il grande compositore: presenta un’azione scenica in coppia con un suo assiduo compagno di giochi. Speriamo di essere stati completi, per lo meno per quel che riguarda gli ultimi tempi; se non lo siamo stati non ce ne voglia il grande compositore, rimedieremo in un’altra occasione. In tutti i casi, è ovvio, si tratta di semplici coincidenze.
 Ci sono, naturalmente,  alcune eccezioni.  Per esempio, la musichetta di inizio e fine di quasi tutte le rubriche di Radio Tre non è del nostro grande compositore, bensì del defunto  Luciano Berio ( più esattamente di Schubert). Ma a Schubert non andrà una lira, mentre a Berio ed ai suoi eredi un vitalizio, vita natural durante (degli eredi). A proposito perché non toglie quella redditizia musichetta e ne mette una sua, il grande compositore?
 Titoli di coda. Abbiamo scritto del Teatro di Cagliari, delle Settimane del Teatro Olimpico di Vicenza, del Festival di Musica della Biennale, del Festival Pergolesi di Jesi, dell’Arena di Verona, del Festival Sinopoli di Taormina; Michele Dall’Ongaro è il nome del celebre compositore. ( P.A.)”

Questo scrivemmo su Music@ (marzo-aprile 2008). Nel settembre dello stesso anno Michele Dall’Ongaro, ci fece causa (civile) perché si ritenne diffamato, chiedendoci danni per 100.000 Euro ed altri 30.000 Euro per danno esistenziale. Nell’atto di citazione, Dall’Ongaro chiamò in causa anche il Conservatorio 'Casella', in quanto editore della rivista. Dalla sentenza, appena resa pubblica, riproduciamo alcuni passaggi cruciali.
 Il 27 novembre u.s. il giudice  del Tribunale dell’Aquila, dott. Antonella Camilli, ha emesso la seguente sentenza. Per il Conservatorio: ha dichiarato il difetto di legittimazione passiva per gli effetti dell’art.12 della legge 47/48 e comunque respinge integralmente le domande di parte attrice ( Dall’Ongaro) in quanto infondate  in fatto e in diritto”. Per quel che ci riguarda, in quanto direttore di Music@ ed autore del breve ‘foglio d’album’ ( pag.31 di Music@, marzo-aprile 2008) intitolato ‘Compagnia della buona radio’,  respinge altresì la citazione in giudizio, perché  infondata in fatto ed in diritto e comunque non provata”.

Quanto alla chiamata in causa del Conservatorio, il giudice dichiara che è "illegittima, perché la legge ( art.57 della legge sulla stampa) configura la responsabilità diretta del direttore e dell’autore, giammai dell’editore che deve, pertanto, essere dichiarato non legittimato passivamente nel presente giudizio".

Per il direttore ed autore del pezzo, il giudice afferma: per quanto concerne il merito della controversia, si rileva che "da una attenta lettura dell’articolo di cui a pag.31 della rivista detta, emerge chiaramente che il diritto di critica è stato esercitato in modo corretto, in quanto il convenuto Acquafredda, in qualità di autore nonché di direttore della richiamata rivista, con l’articolo pubblicato, ha utilizzato espressioni non denigratorie, lesive dell’onore e della reputazione dell’attore" (Dall’Ongaro)

Perciò conclude:
1.      Dichiara il difetto di legittimazione passiva del Conservatorio di Musica;
2.      Respinge la domanda;
3.      Condanna l’attore ( Dall’Ongaro) a rimborsare ai convenuti le spese del presente giudizio, rispettivamente nella misura complessiva di Euro 2.000,00, oltre accessori per legge previsti, ai sensi del decreto n.140 del 2012.
                                                            L’Aquila  27 novembre 2013. Dott. Antonella Camilli








Un posto del cuore di Natalia

Natalia ha un cuore grande e piccolo insieme. Grande perchè conosce le ragioni del cuore che la mente non conosce e ne parla con competenza; piccolo perchè nel suo cuore di donna trova sempre un posto, un posticino per tutti; che poi - dato il cuore piccolo- sono pochi.
Un tempo il suo cuore batteva per i Mariotti di Pesaro. Ogni anno al cadere del Festival Rossini, i Mariotti  padre e figlio e l'altro figlio tornavano sulle pagine della sua Repubblica, per la sua penna intinta nel rosa e con odore di incenso. Poi ai Mariotti, nel cuore  di Natalia s'è aggiunto Lissner, lei  gli ha trovato un ventricolo nel quale proteggerlo, scende in sua difesa ogni volta che qualcuno lo nomina appena, non importa se per difendere  Lissner si  scaglia contro alcuni bravi manager che hanno il grande difetto di essere italiani; buon ultimo, nell' altro ventricolo, ha alloggiato  Paolo Baratta; la sua passione per il biennalista,  più recente,  la fa lanciare in panegirici che  superano anche quelli per i Mariotti che, essendo tre, dovrebbero essere tripli e perciò ineguagliabili. Questi sono i posti del cuore di Natalia.

Si può, anzi si deve fare La Traviata

Chi  può rischiare di cantare Violetta alla Scala o in qualunque altro teatro che si rispetti, dopo la Callas? Per anni questo inutile veto ha in qualche modo castrato tutti, direttori, protagonisti - i registi meno - nell'atto di accingersi a proporre una Traviata, nei teatri di gran nome, e solo in quelli, per nostra fortuna, perchè altrimenti della Traviata avremmo perduto ogni pur lieve traccia.
 E'accaduto, poi, che  alcuni teatri, sfidando lo spettro della  Callas, e noncuranti di quel divieto  più morale che vocale, abbiano portato in scena Traviata, come ha fatto e continua a farlo da dieci anni La Fenice, ad esempio, con la sua Traviata che inaugurò il teatro ricostruito proprio con il capolavoro di Verdi ( Carsen/ Maazel - la protagonista nelle varie riproposte è cambiata, assieme al direttore, mentre è restato identico quello spettacolo, tuttora ammirato) e finalmente lo fa anche La Scala che per lavare l'onta di aver inaugurato l'anno verdiano ( e wagneriano) con il Lohengrin, rimedia in questo 7 dicembre 2013 con Verdi  e la Traviata. E con una Violetta Valery, Diane Damrau di grande personalità vocale.
Perciò pensiamo che una Traviata degna del teatro più importante del mondo si poteva fare anche prima, molto prima; e che si sia atteso troppo, dopo quella di Muti, per  poter vedere in cartellone il popolare titolo verdiano. Personalmente non crediamo alla ricerca quasi miracolosa della protagonista come ci vogliono far credere ogni volta  sovrintendenti e direttori artistici. Cercano Violetta come qualunque altra protagonista verdiana e non solo verdiana; non c'è bisogno che ci raccontino di storie avventurose:"... cinque anni fa la Damrau fece sapere che si stava preparando a Violetta e che avrebbe voluto farla alla Scala..... "poi, poi il sogno si è avverato ed ecco che  fra quest'anno ed il prossimo, una sola Violetta  fa cinque produzioni - non saranno troppe, verrebbe da domandarsi, tutte ravvicinate, dopo tanto digiuno? Se non fosse già stata Damrau, chi l'avrebbe corteggiata per tanto tempo? Più interessante domandarsi se c'è qualcuno fra i nostri direttori artistici capace di  trovare  fra le tante brave cantanti una giovane cui affidare quel ruolo. Nutriamo seri dubbi, e non solo per Violetta.
 Ora , dopo aver ascoltato, e visto anche lo spettacolo del giovane regista russo - non giovanissimo, nonostante l'aria da ragazzo- ci vien da dire che  anche dopo Callas si può fare una bella Traviata; meglio: dopo Callas, facendo tesoro della sua lezione, non solo si può fare Traviata ma si deve fare, e soprattutto i grandi teatro devono farla, Scala per prima.
 Se possiamo  aver da ridire su qualche soluzione registica non proprio convincente ( la festa in casa di Flora  e le danze sostituite dall'accerchiamento di Alfredo non ci sono piaciute, come non ci sono piaciute in più occasioni, fra le più appassionate, la distanza posta fra i protagonisti, quando invece  natura vuole che i corpi si attorciglin);  per il resto chi ha manifestato dissenso nei  suoi confronti è uno spettatore prevenuto. Anche i dissensi nei confronti di Alfredo erano eccessivi, meritatissimi invece gli applausi a Violetta; pure inutili   gli attacchi al direttore da parte di orfani di non si sa chi. Per una Traviata simile metteremmo la firma ogni giorno!
E veniamo, invece, agli intervalli, perchè in televisione contano anche quelli. C'era la bella Maria Concetta Mattei e... Michele. Troppa improvvisazione; sia la bella che... Michele hanno detto più volte 'padre germont', come si direbbe 'padre alfonso' e 'padre bernardino'; mentre invece avrebbero dovuto dire 'papà germont' oppure 'Germont padre', per distinguerlo da germont figlio, alias Alfredo. E poi la solita storia. Si invitano personalità del mondo accademico che poi si trattano a pesci in faccia, togliendo loro la parola o continuando  a fare domande scritte sul copione, senza seguire il ragionameno che questo o quella fanno, come quella nostra brava studiosa di opera russa, che sinceramente... che c'azzeccava,  direbbe l'ex magistrato.  Chi ha mai sentito citare un professore universitario così: 'è insegnante ecc... 'alzi la mano; chi come noi, invece, l'ha sentito per la prima volta, spenga il televisore alla prossima.
RAI 5 deve imparare a fare corretta diffusione e  alfabetizzazione musicali. Le dotte espressioni, le questioni musicologiche, possibile che non capiscono che non hanno senso in TV, fra un atto e l'altro,  e avendo accanto uno studioso insigne ma  dall' aria francamente inquietante?
Una domanda scherzosa, infine, al regista e alla costumista, ambedue: nel vestire e truccare la povera Annina aiutante nella casa 'di tolleranza' di Violetta , non sarà che avete tratto ispirazione dalla  Giusi Ferrè?

venerdì 6 dicembre 2013

Un mestiere alla volta

Alla vigilia delle primarie del PD, per eleggere il segretario del partito, uno dei tre aspiranti alla segreteria e cioè Cuperlo, riferendosi a Renzi, che ogni tanto lancia frecciatine agli altri due candidati, ha detto chiaro e tondo: e poi Renzi deve dirci  quanto prima cosa intende fare, perchè non può fare contemporaneamente, se vincerà le primarie, il segretario del partito ed il sindaco di Firenze, in quanto ciò vorrebbe dire non rispettare nessuno dei due incarichi e fare ambedue con la mano sinistra, come si dice. Cuperlo ha ragione: i conflitti di interesse in ogni ambito sono infiniti in Italia, molto più che in ogni altro paese, e sembra che nessuno se ne prende carico. In uno dei nostri post, in questo blog, di qualche settimana fa ne abbiamo offerto un campionario eloquente. Ma  a nulla sembra essere servito, per quanto  diversi doppi o tripli incarichi , al di là del merito e della moralità del comportamento, sono in contrasto con la legge che regola l'attività dei dipendenti pubblici. Ma anche perchè alcuni di questi doppi e tripli incarichi vengono attribuiti ad occhi chiusi, semplicemente per compensare qualcuno per i servigi resi, oppure perchè si vuole mettere le mani su un posto di potere, attraverso prestanomi. Il merito, le capacità. le competenze  non sono prese in considerazione in questi casi.
 Vogliamo vedere uno di questi casi, estraneo all'elenco che abbiamo già prodotto nel nostro precedente post, al quale facevamo riferimento, quello di Cesare Mazzonis, direttore artistico dell'Orchestra nazionale della Rai di Torino e della Accademia Filarmonica Romana,? Appena giunto a Roma - in realtà per lui si tratta di un ritorno- chiama per la serata inaugurale ad accompagnare Angela Hewitt, l'Orchestra nazionale della Rai di Torino, a ranghi ridotti. Chiama cioè la 'sua orchestra, mentre lì avrebbe potuto essere invitata un'altra compagine strumentale  italiana.. Così facendo si restringono  sempre più le possibilità di esercizio della professione per tanti solisti ed ensembles che non appartengono al giro di potere in auge. Mazzonis che farà a Roma?  Molte cose, si presume, fra le quali cercare altre opportunità di lavoro per la sua orchestra. E le altre orchestre italiane? Andranno a farsi fottere, perchè Mazzonis ad esse preferirà sempre quella sua torinese, e in tale scelta non sarà solo perchè  avrà al suo fianco il sovrintendente dell'Orchestra Rai di Torino che, pura coincidenza, è anche  nel comitato artistico della Accademia Filarmonica Romana.

giovedì 5 dicembre 2013

Della Valle non sarà simpatico, però fa fatti e buone proposte

Dopo due anni sono finalmente iniziati i lavori per il restauro del Colosseo che dovrebbero durare tre anni, o quel che sarà;  ma lui controllerà - sicuramente molto meglio del ministero - che i tempi siano rispettati.
 Nel frattempo, da quando Della Valle ha messo a disposizione i 25 milioni di Euro necessari, è aumentata di due punti l'IVA, e lo Stato che non si cura di conservare  al meglio i suoi tesori del passato, si fotte sulle sponsorizzazioni, compresa quella di Della valle,  l'IVA che , essendo aumentata di due punti, gli arriva  ancor più consistente. Dite voi se questo non è uno stato di MERDA! Se non ci fosse stato Della Valle, quell'antipaticone che tutti conosciamo, ma che comunque ha messo mano al portafoglio, avremmo visto ogni giorno sfaldarsi il vecchio monumento; ora che lui ci ha messo i soldi, lo Stato - Ladrone! - ci vuole guadagnare. Nel senso che senza scucire un Euro avrà un monumento restaurato, ma  pretende soldi  anche da coloro che suppliscono alle sue funzioni, quando invece dovrebbe erigere loro un monumento e dargli tutte le onorificenze possibili. Ma ciò che non fa l'Italia, almeno in fatto di onorificenze, ci pensa la Francia.
L'ambasciatore a Roma ha dato il cavalierato nelle arti e nelle lettere, ancora una volta - negli ultimi tempi si è distinto nell'attribuire onorifcenze- a tre italiani  famosi nel mondo: Einaudi, non il presidente della repubblica, suo nipote, compositore esimio; Pizzo - non mi dite chi è, niente a che fare con Piazzolla- e Lotoro, noto nel mondo per la musica 'concentrazionaria'.
 E poi Della Valle ha avuto anche un'idea, altro che quella  panzana che voleva ogni anno una città italiana capitale 'italian'a della cultura. Ha detto Della Valle: facciamo un elenco dei monumenti bisognosi di restauri urgenti - tenendo fuori Pompei, perchè lì la storia è un'altra- e cerchiamo di sensibilizzare anche i privati ad intervenire. Bravo Diego.

I quattro, senza arte nè parte, che la bontà di Napolitano ha elevato a senatori

Un gruppo di premi nobel in vari campi, come Gasparri ( nobel dell'Umorismo) Casellati ( Nobel per materie giuridiche), Malan ( nobel per l'invensione del sistema per agitare le  acque), e Bondi ( nobel per la poesia, tolto a Dario Fo e attrribuito a Bondi, perchè alla fine s'è scoperto che Fo non se lo meritava)  s'è esposto in prima persona all'apprezzamento ed alla considerazione generale, per aver sollevato il problema dei quattro senatori a vita nominati da Napolitano nell'ultima infornata di qualche settimana fa.  I Premi nobel hanno sostenuto che   nessuno dei quattro sarebbe stato mai nominato senatore a vita  se al Quirinale  ci fosse stato una persona diversa da Napolitano, che per età ed acciacchi, non è più tanto capace di discernere chi merita e chi no.  E dunque la nomina di quattro sconosciuti  che fanno nome Rubbia, Abbado, Piano e Cattaneo, è da ascrivere prevalentemente alla bontà di Napolitano che, alla fine del suo mandato, s'è messo in testa di  aiutare persone che nella vita non hanno combinato poi tanto, al fine di essere lui medesimo ricordato dai posteri, almeno per il suo buon cuore.
 I nobel gli hanno rivolto un appello pressante per la revoca della nomina dei quattro, perchè i poveretti - come era prevedibile - sono andati ad ingrossare le fila dei parlamentari della medesima taglia  intellettuale - cioè prossima allo zero- che hanno votato per la decadenza del grande evasore Berlusconi. Secondo i nobel il grande evasore doveva restare in parlamento per essere d'esempio: guardate come finisce uno che ha frodato il fisco: condannato a restare, egli  furbissimo, fra i 'minus habentes' - intellettualmente, s'intende,  non economicamente, perchè li paghiamo bene acciocchè non facciano danni fuori -  che occupano buona parte parte dei banchi del parlamento. Tra parentesi, abbiamo usato il latino perchè non capiscano.
Nel drappello di nobel  perchè questa volta mancava Brunetta, premiato per le sue indimenticabili ricerche in materia economica? No, anche lui, sì è fatto sentire negli stessi giorni,  anche se fuori dal gruppo, per una causa giusta; che, dal tono usato, sembra diventata ossessiva: quanto guadagna Floris. Brunetta, nobel per l'economia, intendendo difendere la RAI si domanda: perchè ad un certo punto Floris, interno alla RAI, s'è fatto fare un contratto, naturalmente molto molto più remunerativo, da esterno, ma con la clausola che qualora dovesse finire,  la Rai se lo riprende dentro ? Come dar torto a Brunetta? Lui non ne sbaglia una, altrimenti come mai gli avrebbero da tempo dato il Nobel?
Brunetta ha sempre  ragione. E il nobel se l'è meritato, più di quanto non si siano meritati l'elezione a senatori a vita i quattro poveracci.

lunedì 2 dicembre 2013

Indovina indovinello...a proposito di professionalità

Vogliamo lanciarvi una, o due, meglio tre, anzi quattro sfide, sperando che molti di voi scioglieranno gli enigmi  che stiamo per proporvi. L'unica raccomandazione che sentiamo di rivolgervi è di non prenderli sottogamba, perchè,  nonostante l'apparenza, sono molto più difficili di quelli proposti da Turandot nell'omonima opera di Puccini. Da tenere presente che i componenti i consigli di amministrazione preposti a questa o quella istituzione, ente o associazione,  vantano tutti specifiche competenze professionali  nei campi che  amministrano.
Si desidera sapere a quali istituzioni, enti o associazioni  appartengono i consigli di amministrazione o comitati direttivi, così composti:

1. Luigi Abete, Paolo Astaldi, Flavia Barca, Fulvio Conti, Giuseppe Cornetto Bourlot, Vittorio Di Paola, Gianni Letta e Maurizio Tarquini.

2.Fabrizio Saccomanni, Ernesto Lupo, Paolo Baratta,Sabino Cassese, Maria Laudomia Del Drago Balestra, Giovanni Emiliani, Montserrat Manzella e Anne Maria Salleo.

3. Bruno Vespa, Salvatore Bellomia, Enzo Ciarravano, Iole Sacchi Cisnetto e Giancarlo Cremonesi.

4. Bruno Ermolli, Giovanni Bazoli, Guido Podestà,Aldo Poli, Paolo Scaroni, Fiorenzo Tagliabue, Alessandro Tuzzi e Margherita Zambon.

5. Maurizio Maddaloni, Stefano Caldoro, Lugi Cesaro, Andrea Patroni Griffi e Riccardo Villari.

Infine, extra gara, indicare le istituzioni, enti o associazioni, che hanno nei loro consigli di amministrazione o comitati direttivi, in comune, queste  personalità:
Giovanni Carli Ballola, Matteo D'Amico, Michele Dall'Ongaro e Paolo Baratta.

Chi indovinerà tutti  i nomi di istituzioni, enti o associazioni dei rispettivi consigli di amministrazione, avrà un posto - resosi appena libero- in uno dei Consigli di amministrazione. Non allegare curriculum. Basta la parola

venerdì 29 novembre 2013

Torna Borgna. Fuortes raddoppia. Lissner attacca

Le ultime notizie sono le seguenti. Borgna torna in campo, assumendo la presidenza del Teatro di Roma, dopo essere restato fuori dell'agone amministrativo dal momento in cui uscì  da Musica per Roma, con l'avvento di Alemanno  sindaco.  Si torna all'antico, come si predicava un tempo, forzatamente, perché è da generazioni che non si allevano  nuovi possibili manager delle istituzioni pubbliche.
 Cambio della guardia anche all'Opera di Roma, dove ai primi di dicembre, contemporaneamente con il Teatro di Roma, scade il consiglio di amministrazione, ricomposto con nuovi nomi, e sostituito il sovrintendente: al posto di Catello De Martino arriva Carlo Fuortes, il salvatore. strano che non venga mai incluso, nel cambio della guardia, anche Alessio Vlad, il grande direttore artistico apprezzato internazionalmente. Direttamente da Bari. E lui ha già messo le mani avanti: non lascia l'Auditorium. Poniamo che, invece dell'Auditorium, Fuortes fosse a capo dell'Accademia ceciliana, avremmo il primo caso in cui un solo sovrintendente, contro la legge, regge due fondazioni. Ora fra l'Accademia e Musica per Roma, fra l'altro coinquilini, c'è poca differenza: la seconda non prende soldi dallo Stato; è l'unica grande differenza. Perchè, allora, accettare questo doppio ruolo? Forse che né Musica per Roma né l'Opera comportano un impegno costante? O non è che Fuortes si sente più sicuro a guidare una macchina che già conosce e dalla quale difficilmente gli verrà intimato di scendere, almeno per tutti gli anni di Marino e soprattutto ora che è tornato in campo di nuovo Bettini, suo compagno d'armi agli albori di Musica per Roma, mentre all'Opera  soffiano venti di tempesta, ci sono milioni di debiti e Fuortes, per quanto bravo non avrà vita facile e soprattutto non può fare miracoli? Quando un manager molto impegnato si impegna in un nuovo secondo parallelo incarico, a noi ci fa venire qualche sospetto, per lo meno quello che i diversi lavori ormai si fanno con la mano sinistra, dal che viene la disastrosa situazione diffusa dell'Italia.
Staremo a vedere. Lissner oggi, sull'Espresso dà una bella strigliata al mondo musicale italiano, e fa bene, benissimo. Comincia per ricordare al nuovo ministro Bray che forse era il caso che avesse fatto una visitina o si fosse fatto sentire dal teatro più importante del mondo. Ed ha ragione. Prosegue ironizzando sul  manager messo dal governo ad amministrare il nuovo fondo per i teatri in difficoltà. E' un ingegnere idraulico, se non ci sbagliamo. Lissner chiosa: se restassi in Italia potrebbero anche nominarmi ministro dell'Economia.
 Bolla le incongruenze del decreto governativo 'valore cultura' subito bisognoso di  grandi correzioni: siamo un paese di pagliacci incompetenti. Ed infine se la prende con un critico che avrebbe ironizzato sull'alta qualità dell'Orchestra di Santa Cecilia. Se un critico ha detto questo, Lissner ha ragione a bollarlo.
 Purtroppo anche a noi da un noto direttore d'orchestra, assai inavvedutamente, venne fatto lo stesso apprezzamento sull'orchestra di Pappano. Ci disse, nel corso di un'intervista, ma a registratore spento:  quella è un'orchestra? E' chiaro che voleva scherzare, anche perchè il suo metro di paragone, in funzione dell'eccellenza, era un'altra orchestra che, per decenza, non nominiamo ma che non è difficile immaginare.

mercoledì 27 novembre 2013

Domande

PENSIONE E LIQUIDAZIONE PER GLI STATALI. Diciamo, innanzitutto, che le pensioni basse noi statali ce le meritiamo, come diretta conseguenza dei salari bassi, a loro volta diretta conseguenza del basso impegno. E questo vale anche nella scuola dove noi abbiamo lavorato fino a qualche mese fa,  per quaranta e più anni, ininterrottamente. La ragione dei bassi stipendi e dunque, a fine corsa, delle basse pensioni, per la scuola, ha però una motivazione aggiuntiva. Il piccolo pegno da pagare per il privilegio di aver lavorato a contato con i giovani, elisir di giovinezza mentale,  se non proprio per tutti, almeno per noi.
 Dunque tutto regolare? Sì, assolutamente. Ora però la nostra domanda è un'altra ed è in qualche modo legata all'entrata in vigore delle leggi, ed alla loro retroattività. Un interesse che ci lega - l'unico- al povero Cavaliere. La nuova legge di stabilità prevede che coloro i quali andranno in pensione, fra gli statali - i pochi che non moriranno prima, per fame - avranno la liquidazione non entro i sei mesi successivi all'uscita dal lavoro - come già aveva penalizzato gli statali in pensione il governo Monti - bensì  nei dodici mesi successivi, sempre che non superi i 100.000 Euro - pericolo che non corre la quasi totalità degli statali; nel qual caso la liquidazione dovrebbe arrivare in due tranches e in due annui. Ora la legge di stabilità con questo nuovo regalo agli statali,  dovrebbe riguardare i pensionandi  dal  2014. DOMANDA: noi che siamo andati in pensione alla fine di ottobre 2013  avremo anche questo regalo, oltre  la mancanza di contratto che ci è stata regalata dal 2010, e della quale non finiremo mai di ringraziare quei fottuti nostri governanti? Si attende risposta da chi sa fornirla

CONDUTTORI. Sempre più spesso , a proposito dei direttori d'orchestra, leggiamo usato il termine 'conduttore' che tradurrebbe alla lettera l'inglese 'conductor', giacchè in inglese 'director' è il termine che qualifica l'autore di uno spettacolo, il nostro 'regista'. Ma allora perchè creare ancora altra confusione sotto il cielo della nostra lingua , dove di termini fuori luogo se ne usano già troppi , come ad esempio nel caso del termine 'politico' con il quale solitamente si indicano degli analfabeti,  degli affaristi, dei servi,  delle ex escort, dei ladroni,  e qualche volta dei drogati, ma sempre e comunque dei privilegiati, mai persone dediti alla cosa pubblica, o al bene comune?  DOMANDA:  i direttori d'orchestra  non sarebbe meglio chiamarli con il loro nome italiano?

LINGUA. Non l'organo tante volte tirato in ballo in queste settimane, perchè usatissimo da chi di  lavoro fa l'adulatore; bensì  l'insieme di termini che servono per esprimerci e comunicare. A tal proposito, proprio oggi, sul 'Messaggero', a firma R. S., leggiamo dell'apertura della stagione all'Opera di Roma, con l'Ernani di Verdi diretto da Muti, questa sera. Leggiamo testualmente: 'Oggi alla 19, Riccardo Muti salirà sul podio del titolo verdiano  scelto per inaugurare ecc...'. Quando leggiamo  quel che abbiamo letto, ci viene subito l'impulso a salire in cattedra, per rimettere a posto le regole della logica linguistica. Come fa Muti, per quanto agile  atleta come non è più, a salire sul 'podio del titolo'? Stesso errore nell'occhiello dell'articolo. Non solo come fa a salire sul 'podio del titolo', ma dove lo va a cercare il 'podio del titolo' per salirvi sopra? Non sarebbe stato più prosaico - per questo forse abbandonato? -   ma più chiaro, scrivere salirà sul podio 'per il titolo'? In questo secondo caso, anche il non più giovanissimo Muti ce la fa a salire sul podio, dove, sul leggio, per evitargli la scalata al 'podio del titolo', gli  faranno trovare pronta la 'partitura del titolo', scrivere: la 'partitura' - mi raccomando ' non la 'potatura del titolo'. Coraggio, sarà per un altra volta!
 L'unica cosa che  oggi  non abbiamo letto sul 'Messaggero',  nelle paginate dedicate all'Opera,  è la consueta  frase 'fortemenete voluto dal sovrintendente De Martino' : Ma perchè questa stagione non l'ha voluta, come le altre, 'fortemente' il sovrintendente De Martino? Non sarà che sta facendo già le valigie per traslocare e allora è meglio prepararsi a saltare sul carro del vincitore prossimo, prendendo le distanze da quello passato, ora in disgrazia, causa bilanci? DOMANDA: E' così?
Le risposte sono gradite.

Mina e Allevi cannibalizzano il Natale

Ci mancavano solo loro  nella  già lunga lista di cantanti  o cantautori e sedicenti pianisti che, in un momento di vuoto totale di idee, si buttano sul Natale.
 E' accaduto a Mina che ha di recente inciso un CD con melodie legate alla festa più familiare e commovente della religione cristiana, senza che ce ne fosse un vero bisogno, semplicemente per fare cassetta. Ci sbagliamo? Questo CD non l'abbiamo ascoltato, nè pensiamo che ci capiterà volontariamente di ascoltarlo, semplicemente perché non ci interessa. Ma potrebbe accaderci, girando qua e là, di ascoltarlo come tante altre musiche di sottofondo  che stridono con  la nostra sensibilità e procurano danno anche all'orecchio.
Anche  l'Allevi, che ora ha ritrovato l' ispirazione- come ha dichiarato di recente - ha compiuto una analoga operazione. Anche lui ha inciso un CD di canti natalizi, suonandole al pianoforte, perché ancora  non canta, per fortuna di tutti. Ma, anche questa volta, lacrimevolmente ha raccontato di aver ascoltato per tanto tempo alcune di queste melodie da un giocattolino del figlio, e di essersi reso conto che quel suono metallico del giocattolino rovinava quelle bellissime, a volte tenere , melodie. ed allora ha deciso di rovinarle con le sue mani. Ne ha scelte quante ne servivano per riempire un CD e gliele ha suonate, alle melodie.
 Ci accusano di essere particolarmente cattivi con Allevi, come  abbiamo letto in una animata discussione in rete, a seguito di una  nostra motivata stroncatura di Allevi (ed anche della Bartoli). Approfittiamo dell'occasione per una nostra difesa.
Non crediamo di essere cattivi con Allevi né di avercela particolarmente con lui. Ci infastidisce quel suo tono 'profetico', apparentemente svagato e naif, che  vuole ad ogni costo ammantare di  tenero sentimentalismo ogni cosa, anche la più banale e commerciale. Questo non ci va  giù. Sorvoliamo ovviamente sulle stupidaggini che lui, dottore in filosofia, non dovrebbe dire e neanche pensare, come quelle sul ritmo che contrapponevano Beethoven, senza ritmo, e Jovanotti, pieno di ritmo!
In quella discussione alla quale accennavamo, qualcun altro ci rimproverava di non avere mai usato il medesimo tono, duro, nei nostri numerosissimi articoli susciti su 'Il Giornale' ( la recensione dalla quale era scaturita quella discussione in rete era apparsa su 'Suono', il mensile al quale collaboriamo da quasi tre decenni circa).
Cogliamo l'occasione per rispondere anche a questo. Vero, le volte in cui abbiamo proposto al nostro capo di scrivere qualche articolo un pò pepato, ci è stato risposto che le pagine culturali del Giornale  sulle quali abbiamo scritto per oltre dieci anni - dovevano avere un tono molto diverso dal resto del Giornale che, invece, toni duri li usava quasi in ogni pagina. E questa è una ragione. Ma ve ne è anche un'altra, legata al caso Allevi. Non abbiamo mai potuto scrivere nulla su di lui, perchè Allevi era appannaggio di altre competenze - possiamo dire per nostra fortuna - le quali mai e poi mai ne avrebbero scritto male, quand'era, come lo è tuttora sebbene in tono minore, un fenomeno che 'tira'. In questo Il Giornale non era isolato e diverso dal resto della stampa: fateci il nome di qualche giornale che  ne scrive male  o  non bene, salvo quella intervista a Ughi di  alcuni anni fa sulla 'Stampa', fatta apposta per far casino.
 Recentemente abbiamo trovato nella rete una foto, delle tante 'stupide' che gli uffici stampa consigliano di fare, ad uso e consumo dei giornali sempre ghiotti di imbecillità. Ritrae Allevi che è disteso dentro un pianoforte, con il coperchio semi alzato. Immediatamente ci è venuta la voglia di scriverci una didascalia ironica, del tipo: chiudete il coperchio e lasciatelo riposare per un pò. Per la nostra gioia.

martedì 26 novembre 2013

Berlusca: senza di me il paese va a rotoli. Solo io posso difenderlo

Ha fatto bene il Cavaliere e la 'sua' Forza Italia a togliere la fiducia al governo, preannunciando che voteranno contro la legge di stabilità in parlamento, domani.  e, invece, l'hanno già fatto questa notte. E così la legge di stabilità e la nuova maggioranza  sono passate al Senato. Perchè Berlusca e la 'sua' Forza Italia hanno a cuore le sorti del nostro paese, che sembrano invece lontane dagli interessi di questo governo, che vuole tenere i conti in ordine,  e che per  tenersi buoni i cani rabbiosi dell'ex PDL ha dovuto già  togliere l'IMU ecc... come è a tutti noto. Berlusca e la 'sua'  Forza Italia non vogliono far fare altri sacrifici al paese e per bocca dei suoi capibastone Romani e Brunetta, che  sanno - a differenza del governo - cosa vuol dire non arrivare alla fine del giorno, perchè i soldi non bastano neanche a loro per la semplice sopravvivenza, ed ancor meno bastano al Brunetta - che li ha spesi tutti l'anno scorso a pagare l'IMU delle numerose case che ha comprato qua e là, dopo aver rivenduto le precedenti proprietà acquistate dall'INPS a prezzi stracciati e di assoluto favore. Caro il Brunetta che  dice di avere a cuore le sorti del paese, e intanto  fa il furfantello.
Stessa cosa ripete il Berlusca. Lui va all'opposizione perchè non può votare una finanziaria che mette ancor più in ginocchio, più di quanto non abbia fatto lui negli ultimi suoi anni di governo, l'intero paese.
 Perdoni, Cavaliere, ma questo suo cambio di casacca, ovviamente, non ha nulla a che fare con la votazione della sua decadenza da senatore che andrà in aula oggi ? E  a chi pensa, al contrario, che le due cose siano da mettere in relazione, glielo dica apertamente, chiamandolo per nome: farabutto e diffamatore. Bravo Cavaliere! E se qualcuno, nonostante ciò, continuasse a pensarlo, lo metta in guardia: "chi non mi rispetta, stia attento. E' una minaccia? Certo che lo è, come faccio altrimenti a difendermi da chi vuole infangare il mio nome di onorato cittadino che vuole solo il  bene del suo paese, che ha sempre pagato le tasse e non ha mai fatto male a nessuno?  Chi vuole proseguire lo faccia, ma a suo rischio. Bravo Cavaliere,  prossimo ex senatore.
Però ora,  si tolga finalmente dai... vedrà che anche  'ai servizi sociali' non si sta poi tanto male. Anche fuori da Parlamento- ha affermato il Cavaliere,dopo la sua decadenza - continuerò a lottare per la nostra libertà'. Compresa la sua di libertà. Libertà provvisoria.  Auguri.

C'è IUC e IUC

-Pronto?
-Sì.
-La IUC?
-Dica.
-Quanto costa?
- Dipende.
-Siamo in quattro.
-Va bene, ma deve dirmi se pregiati o no.
-Nè pregiati, nè popolari. Una via di mezzo.  Quanto pago? E, poi, quando occorre  pagare?
-Le va bene il 16 dicembre?
-Sì, benissimo. Ma quanto mi costa?
-Attenda, mi faccia fare due calcoli
-Se si tratta di  pregiati, fa 100 Euro; se invece, meno pregiati ma non popolari, come lei mi ha detto, allora  scendiamo a 60 Euro.
-Pensavo molto di più.
-Perchè?
-Mi avevano detto che avrei pagato molto di più, invece devo ammettere che tutto sommato, i prezzi mi sembrano calmierati; ed io che stavo già per fare una filippica, a telefono, contro il governo ladro.
-Allora, mi dica se pregiati o no.
-Facciamo pregiati.
-Bene, a che nome? Mi faccia lo spelling, non ci sento bene.
-Sì, volentieri.
-Grazie, passi entro il 15 al botteghino a ritirare i suoi quattro biglietti per il concerto del 16 dicembre. Le rammento che avrà luogo nell'Aula Magna dell'Università, per la  IUC. Grazie per averci scelto
- Danno  un concerto omaggio. Che strano!
Fine della telefonata.
 Dopo l'invenzione della nuova tassa sugli immobili dell'attuale governo, la IUC - Imposta Unica Comunale -  la telefonata,  da noi inventata,  potrebbe essere non del tutto improbabile, se digitando IUC, come tassa sugli immobili, la rete  desse un recapito telefonico di un'altra IUC, più antica e meno ingloriosa di quella governativa,  e che sta per Istituzione Universitaria Concerti.

Tanto tuonò che alla fine il temporale si allontanò

Alla vigilia della prima  dell' Ernani, con Muti sul podio, titolo inaugurale della stagione all'Opera di Roma, da ogni parte cadevano fulmini e  si udivano tuoni - gli uni e le altre  ambasciatori di  un autentico temporale che stava per scatenarsi all'interno del teatro. Ma già qualcuno aveva avvertito che si trattava di un casotto armato ad arte, e che poi,  ad un passo dalla rottura definitiva delle trattative fra le parti, sarebbe arrivata la pace, seppure  momentanea ed incerta. Perchè se è vero che l'inaugurazione di stagione è l'occasione migliore per far sapere al mondo che  il teatro esiste, è vero anche che far  casino proprio in quell'occasione dispone malamente l'opinione pubblica. E così è stato; ieri mattina un incontro con il direttore artistico  Alessio Vlad - chissà cosa avrà detto  ai dipendenti, prima di tutto a orchestra e coro, se ha compiuto un miracolo più grande di Muti ! - e ieri pomeriggio tutti in Campidoglio, dove dopo ore di discussione  è stata firmata la tregua. Fulmini e tuoni   ve ne sono ancora ma  la tempesta che facevano temere s'è spostata altrove o semplicemente procrastinata. Della tempesta pronta ad esplodere, solo un segno, nel rinnovato Teatro nazionale, dove si  è svolta la consegna dei premi di danza, voluti ed organizzati dalla Fondazione che fa capo alla commissariata Accademia  nazionale di Danza,  all'Aventino. Beh, mentre c'era la consegna dei premi e i ballerini danzavano, sul palcoscenico ha cominciato a piovere, letteralmente, fra la sorpresa generale - al punto che la maggiore abilità dei ballerini si stimava  per la loro capacità di evitare la pioggia e le pozzanghere, nella sala che l'Opera ha appena fatto restaurare, e dove si dovrebbe svolgere una stagione di alta qualità, ma galleggiante.

lunedì 25 novembre 2013

Quelli che non sanno fare le formiche in tempi di vacche grasse.Come gli amministratori dell'Opera di Roma

Quando cominciò la corte a Muti, che diede il definitivo assenso al 'fidanzamento' con l'Opera di Roma nel corso di un incontro a Salisburgo, i messi della famiglia operistica romana, Alemanno e Vespa,  srotolarono ai piedi di Muti un lungo tappeto rosso, spargendovi sopra petali di  fiori ed Euro - è inutile fare gli ipocriti. Senza soldi non si fa nulla. Solo che negli anni di vacche grasse  occorreva anche pensare agli anni di vacche magre, che prima o poi sempre arrivano a stravolgere ogni piano, anche il più ragionato. Alemanno aveva già preso De Martino e Colabianchi, due debuttanti in ruoli di così grande prestigio e responsabilità; accondiscese al volere di Muti di mandare a casa Colabianchi, per metterci al suo posto Alessio Vlad - per eterna riconoscenza verso il padre, Roman,  suo protettore agli inizi della sua carriera fiorentina - ma senza che avesse dato nelle peregrinazioni precedenti prova di grandi capacità; principalmente perché, graziandolo dal punto di vista della carriera, da lui avrebbe avuto sempre fedeltà e sottomissione. Ciò che si va leggendo di queste tempi sulle sue grandi capacità, fa semplicemente ridere.
 Alemanno mise a disposizione tutti i fondi necessari e di più, mentre nessuno, anche della sua stessa parte politica, alzò mai  un dito contro il finanziamento esagerato che il Comune faceva all'Opera - superiore perfino a quello che le amministrazioni regionali siciliane, in odore di... e  clientele, facevano ai due teatri di Palermo e Catania. Qualcuno dirà: niente di nuovo. Veltroni non fece altrettanto con l'Auditorium nei primi anni? con la differenza che l'Auditorium non ha masse stabili, e inoltre, ospitando manifestazioni di ogni genere, nelle sue casse arriva tanto altro denaro.
Un buon amministratore in tempo di vacche grasse non chiede ancora altro  grasso; anzi cerca di non sciupare tutto il bendiddio che l'amministrazione 'amica' gli mette a disposizione per  risolvere  i problemi presenti e passati e per non crearne di nuovi. La ricordate la politica di Gianpaolo Cresci? Se tu non spendi sei  ritenuto un cretino; mentre se spendi  ci sarà sempre qualcuno che ripianerà i conti. Senonchè ora i furbi sono costretti a pagare per la loro dabbenaggine ma anche per irresponsabilità, che i politici fanno presto a scrollarsi di dosso, per buttare la croce, alla resa dei conti, sulle spalle dei loro servi incapaci. Se è vero che sono cresciuti i contratti di collaborazione, che alcuni cachet erano spropositati,  e che vi sono state spese inutili, allora è sacrosanto che chi non ha saputo ben amministrare profittando dei lauti finanziamenti di un  tempo del Comune, vada a casa. Noi non la faremmo finire lì la storia, gli chiederemmo conto di tutto  e gli faremmo pagare  quei soldi che ha letteralmente buttato Sia a lui che al suo direttore artistico che non può chiamarsi fuori, perché  voluto  da Muti più che da Alemanno; né la presenza di Muti  può giustificare qualunque spesa fuori luogo e fuori misura.
Ecco il vero nodo dell'Opera. Che bisognerà sciogliere nel periodo finanziario più buio per il Comune oltre che per il teatro: il bilancio del Comune di Roma è a rischio, come si legge da tempo sui giornali. E allora i lavoratori, al di là del problema della decadenza del sovrintendente e del consiglio di amministrazione, per metterci - a detta del ministro- PERSONE COMPETENTI CHE AMANO L'OPERA; perchè finora chi ne faceva parte? - vogliono sapere giustamente dei loro stipendi e, per questo, non fidano di Marino - che avrebbe detto di aver versato 1 milione di Euro per i pagamenti INPS, ed invece sembrerebbe che non l'abbia ancora fatto; non si fidano del ministro per quanto li abbia rassicurati sul commissariamento: NON CI SARA'; VEDREMO I BILANCI ALLA FINE DEL MANDATO DEL CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE (dunque potrebbe, però, esserci nel caso in cui i bilanci fossero - come si sospetta - negativi e non per i soldi che ancora Comune e Regione devono al teatro); e non si fidano neppure di Zingaretti, il quale, più concretamente di Marino ha fatto - stando alle sue dichiarazioni - pervenire al sovrintendente il piano della rateizzazione dei finanziamenti che, evidentemente, hanno i loro tempi e che la Regione deve anche per gli anni 2011 e 2012 - quando la Polverini badava solo a promuovere i suoi più fidati attendenti, alzandogli gli stipendi!
In tutto questo l'invito rviolto a Muti è di lavorare in tranquillità per non interrompere il lavoro qualificatissimo che ha intrapreso da tre anni a questa parte. E' una parola!

domenica 24 novembre 2013

Berlusconi si preoccupa solo ora del buon nome dell'Italia nel mondo

Sarebbe una vergogna per il nostro paese se il Senato decidesse la decadenza da senatore,  oltre naturalmente alla interdizione da ogni incarico pubblico, di Silvio Berlusconi, già  capo del governo. Così parlò il Cavaliere, che ha anche aggiunto che Napolitano dovrebbe concedergli la grazia prima che arrivi la sua decadenza e per evitargli la vergogna dell'affidamento ai servizi sociali e, soprattutto, senza che gliela chieda.
Perchè il Cavaliere non  si è  preoccupato del buon nome dell'Italia quando - tutto il mondo  lo sapeva -  la sua villa di Arcore e la sua residenza romana di palazzo Grazioli, le aveva trasformate in un casino affollatissimo di donnine, disposte a soddisfare qualunque sua richiesta in cambio di denaro? Allora, quando era capo del governo e perciò più in vista e con maggiori  e piùdelicate responsabilità, del buon nome del paese non gli fregava affatto?
Colpo di Stato  ai danni del Cavaliere? Colpo di testa del cavaliere  ai danni dell'Italia.

sabato 23 novembre 2013

Ladri protetti

Con  una nota dell’ottobre 2011, il Ministero dell’Economia ha informato l’opinione pubblica che i parlamentari, non essendo lavoratori dipendenti, ma neanche lavoratori in tutti i sensi, bensì titolari di “cariche pubbliche”, non sono tenuti a pagare il contributo di solidarietà, richiesto a tutti gli altri cittadini che guadagnano meno di un terzo di ciò che gli italiani titolari di cariche pubbliche  rubano al resto del paese.

Piove? Governo inetto

La sapete l'ultima di Letta nipote? Per salvare l'Italia dell'arte facciamo una lotteria/campionato. Ogni anno eleggiamo una città 'capitale della cultura italiana' in maniera da dargli la sveglia perché si occupi dei suoi tesori, magari malandati o semplicemente trascurati. La nazione accende i suoi riflettori su quella città e il fiume di turisti si dirigerà interamente in quella città. Il. bello è che i soldi per  far tornare a risplendere i mille tesori  delle nostre città non ci sono. S' è dovuto derogare al 'patto di stabilità', per la ricostruzione in Sardegna. Senza deroga anche la Sardegna rischiava di  restare una regione per metà in rovina. E parliamo della Sardegna, che in fondo è un'isola.
Ma che succede in Continente, come i sardi chiamano lo stivale? Succede che l'Ara Pacis, a Roma, uno dei monumenti più famosi, di recente protetta dalla nuova scatola costruita da Meyer, con le piogge torrenziali degli ultimi giorni, imbarca acqua - secondo i tecnici: i piccioni avrebbero mangiato il silicone fra una lastra e l'altra. Ma come mai il precedente scatolone non permetteva all'acqua di infiltrarsi? Non finisce qui.  Nell'aula degli 'Orazi e Curiazi', in  Campidoglio, piove, e gli affreschi,  in alcuni punti, si sono gonfiati. Letta,  non farci ridere, rimedia all'Ara Pacis e al Campidoglio. Qui ogni momento bisognerebbe inventarsi una  lotteria per salvare l'Italia che fa acqua.

LIBERI DI LEGGERE. E ANCHE NO

Leggiamo sul Corriere - nel dorso 'romano' - l'annuncio di un concerto alla IUC, il cui testo non è che la riproduzione  esatta del comunicato  inviato nelle redazioni dal solerte ufficio stampa, che di mestiere fa anche il critico musicale, scrivendo,perciò, anche delle stesse associazioni per le quali si occupa di  fare pubblicità giornalistica,  come addetto stampa - ma per ora sorvoliamo su tale diffusissima anomalia.
Leggiamo:" I Turchini di Antonio Florio oggi alle 17.30 nell'Aula Magna della Sapienza in apertura della stagione della IUC.Valentina Varriale soprano,Giuseppe De Vittorio tenore, con la direzione di Florio, proporranno ' Opera seria e opera buffa nei teatri napoletani del XVIII secolo'. Nel Settecento Napoli non soltanto fu la capitale italiana dell'opera, ma conquistò con le sue opere anche l'Europa,dal Lisbona a San Pietroburgo. Ancora nell'Ottocento Stendhal era follemente innamorato delle opere 'buffe' napoletane. Il fascino di quella musica è ancora attuale: ad eseguirla saranno stasera I Turchini, da oltre 25 anni ambasciatori della musica napoletana del Sei-Settecento. Al loro attivo la riscoperta di molte opere dimenticate, circa quaranta incisioni discografiche e centinaia di concerti in Europa, America e Asia. Accanto a compositori celebri come Giovanni Paisiello, si ascolteranno i quasi totalmente dimenticati Michel Angiolo Faggioli, Nicola fiorenza, Pietro Marchitelli, José De Nebra e Giuseppe Petrini. Info.06.3610051. Senza firma.
Cambiamo giornale e leggiamo, dello stesso concerto, dal Messaggero: " Alla Sapienza canta e suona la Napoli del Settecento.Il protagonista del concerto di oggi  alle 17.30 per la IUC è il complesso I Turchini diretto da Antonio Florio. Con loro sul palco ci saranno il soprano Valentina Varriale e il tenore Pino De Vittorio, in un programma intitolato 'Opera sera e opera buffa nei teatri napoletani del XVIII secolo'. Il fascino di quella musica è ancor oggi irresistibile, soprattutto se ad eseguirla sono I Turchini. Da oltre venticinque anni ambasciatori della musica napoletana del Sei-Settecento nel mondo, questi musicisti hanno all'attivo la riscoperta di molte opere dimenticate,circa quaranta incisioni discografiche e centinaia di concerti in Europa, America e Asia. Accanto a compositori celebri come Giovanni Paisiello si ascolteranno i quasi totalmente dimenticati Michel Angelo Faggioli, Nicola fiorenza, Pietro Marchitelli,Josè De Nebra e Giuseppe Petrini.
Grazie a I Turchini a a Florio rivivranno l'irrefrenabile vivacità della tarantella a due voci di Faggioli, il divertentissimo ritratto satirico del Pajetta presuntuso ancora di Faggioli, i pepati bisticci dei due protagonisti dell'intermezzo Graziello e Nella di Petrini".  Firma L.D.L. Fine dell'articolo del Messaggero
 Dunque sul Messaggero cambiato  inizio e fine, la parte centrale della presentazione, la più lunga, è  esattamente la stessa del Corriere. Deduzione.  Uno stesso giornalista scrive per le due testate, oppure il Corriere e il Messaggero hanno riprodotto PIGRAMENTE e VERGOGNOSAMENTE il medesimo comunicato, solo che il Messaggero ci ha messo la solita sigla:L.D.L - che starebbe per LIBERI DI LEGGERE, sottinteso: da noi, sul Messaggero, oppure su qualunque altro giornale, Corriere compreso, che a volte, usa la medesima tecnica del Messaggero. Non abbiamo più La Repubblica dei giorni scorsi, l'abbiamo già buttata via, perchè sicuramente avremmo potuto aggiungere alla lista dei copioni dichiarati o anonimi anche l'altro quotidiano, che solitamente firma i pezzi di presentazione di 'classica' con una sigla: G.D.A. ( (GUARDA - DAI !- ALTROVE!).

Quando arriva il commissario ministeriale un teatro fallisce

Qualcuno l'ha scritto i giorni scorsi. Un semplice  esame delle  precedenti esperienze lo attesta inequivocabilmente. Quando un  teatro vine commissariato dal ministero, i guai non finiscono, anzi cominciano proprio con il commissariamento. Prendiamo ad esempio Firenze, lì c'era passato Nastasi, sembrava tutto a posto, poi arriva il duo Giambrone-Arcà e rieccoti il deficit di bilancio- Nastasi aveva realmente rimesso le cose a posto? - il sindaco chiama Francesca Colombo che dovrebbe fronteggiare una situazione disastrosa, è chiaro che non ce la fa; se poi ha contro anche il sindaco che l'ha chiamata e il ministero che stringe i cordoni della borsa, a lei di chiede di sacrificarsi per tutti, ministero compreso, mentre Arcà si defila poco  prima che scoppi il bubbone, perchè interessato 'ad altre esperienze professionali' - leggi: trasferimento a Parma, di nuovo al fianco di Fontana; esperienza professionale nuovissima - e Giambrone è  tornato a fianco del sindaco di Palermo (IDV) e ricomincia la scalata al Massimo, dove era già stato sovrintendente. I due non c'entrano con il deficit che ha trovato la Colombo? e il tribuno fiorentino, Rienzi,  che fa?  sta alla finestra?  perchè neanche una parola in difesa della Colombo che lui aveva messo lì, senza dirle che da lei voleva un miracolo?
Non vogliamo portar sfiga a Napoli, al Teatro San Carlo dove pure c'è passato Nastasi il quale,  ha almeno trovato lavoro alla sua mogliettina Giulia Minoli - una vergogna senza pari!. Negli ultimi mesi, al di là  dei finanziamenti generosi per le tournée del teatro - più generosi di tutti quelli elargiti agli altri teatri, forse con la sola eccezione della Scala,  vivaddio!- anche sul teatro napoletano sembra allungarsi l'ombra di problemi di bilancio.
 Non parliamo di Genova, dove il suo - del ministero- ambasciatore/commissario, ha fatto disastri a tutti noti., mandando a casa il ,sovrintendente direttore artistico Ferrari e poi facendosi letteralmente cacciare a calci nel sedere per la voragine  nei conti che non era in grado di risanare neanche in parte.
 Vogliamo parlare  di Cagliari, dove  la coppia Nastasi-Letta zio, hanno infilato la Crivellenti,  prelevandola dalla biglietteria del teatro e facendola sedere sullo scranno più alto dell'istituzione? anche lì ci sono guai.
Ora a Roma,  con tutte le colpe degli attuali amministratori del teatro e dei precedenti, comunali, che sono all'origine di tutti i mali del teatro è chiaro che  sono terrorizzati alla semplice idea che arrivi un commissario - fosse  anche Fuortes - mandato dal ministero. Fallimento sicuro, dicono.  Incuriosisce che nel fronte contrario al commissariamento siano sulla stessa barricata dirigenza e sindacati, in uno dei quali militerebbe anche  qualche parente del sovrintendente. Ma di questo non c'è da scandalizzarsi: un solo parente è come rilevare la pagliuzza di evangelica memoria; mentre non si guarda alla trave.
Ora dal teatro fanno sapere che se regione e comune pagassero i rispettivi debiti, il problema della liquidità immediata  verrebbe risolto, dimenticando che ci sono ben altri problema, e dimenticando, pure, che - forse giustamente, chissà - il finanziamento del Comune al teatro è sproporzionato,da qualunque parte lo si consideri, se si mette in relazione all'attività del teatro, scandalosamente insufficiente; e all'incapacità dei suoi dirigenti  di rispondere alle sfide anche economiche che la crisi pone.
 Non c'è Muti che risolva tutti i problemi e che tenga in piedi il teatro, anche se egli ha dalla sua parte Nastasi, innanzitutto, e forse anche il ministro Bray.

giovedì 21 novembre 2013

Mi manda Muti

Ricordo bene di aver letto sul Corriere molti anni fa una intervista a Placido Domingo che si lamentava della sua assenza dalla Scala. Erano i tempi di Fontana, Muti,  Roman Vlad, Arcà. o forse Vlad era già venuto via, lasciando nelle mani del suo scudiero Arcà, con l'assenso di Fontana e Muti, le redini  artistiche del teatro. Arcà era arrivato con Vlad, anzi Vlad lo aveva portato con sè con la seguente giustificazione: non potendo egli badare alla Scala, a causa dei suoi già numerosi impegni, richiese un aiutante di campo. Perchè proprio Arcà? La ragione era pratica. Vlad lo aveva preso a lavorare alle sue dipendenze, nella redazione del mensile 'Musica & Dossier' dell'editore fiorentino Giunti. Ma che faceva Arcà alla Scala? Secondo un nostro collega ben infornato egli era relegato ad occuparsi delle 'tournée del teatro all'estero'. Dunque in un ruolo assai marginale. Per questo, quando Domingo in quella intervista lamentava il fatto che a telefonargli per una proposta alla Scala era stato un certo Arcà' - come testualmente disse Domingo - egli ribattè che alla Scala conosceva solo Muti, e perciò  parlava solo con lui. Mi pare che non citasse Fontana che certamente conosceva essendo egli sovrintendente da tempo.
 Cosa vogliamo dire con ciò? Vogliamo dire che le carriere molte volte, forse il più delle volte, si costruiscono con  l'appartenenza a consorterie (le logge massoniche vi dicono qualcosa? ma badate bene non sono le uniche!) e società di vario genere ma tutte di mutuo soccorso, e soprattutto con l'ubbidienza  e la fedeltà al potente del momento.
Per tornare ad Arcà, dopo la Scala è chiaro che chiunque, non sapendo la cronistoria  dei fatti,  quando legge nel suo curriculum del passaggio milanese, lo scritturerebbe per sé su due piedi, come appunto è accaduto al compositore romano - mestiere esercitato da Arcà quasi esclusivamente all'inizio di carriera!- che poi è andato in giro a Genova a Parma - già una volta come direttore artistico della Toscanini! - a Firenze ed a Milano, agli Arcimboldi ed alla Società del Quartetto dove tuttora opera, nonostante che faccia il direttore artistico di Fontana al Regio di Parma e che sia anche insegnante al Conservatorio di Milano - cose fra loro incompatibili come abbiamo richiamato nel nostro precedente post: 'Nel Far West della musica italiana!' Tra parentesi, non appena Arcà chiese il trasferimento dal Conservatorio dell'Aquila a Milano, l'ottenne seduta stante. Come poi riusciva, prima, a stare fisicamente e contemporaneamente alla Scala e L'Aquila lo racconteremo un 'altra volta - anzi, lo abbiamo fatto altre volte sia su Suono, che su Music@, più succintamente. Vi fu un imbroglio, alla base del quale c'era il solito ritornello: da noi insegna il direttore artistico della Scala.
 L'errore madornale che spesso si compie da parte di chi ha il potere  è, alla luce di questi elementi, quello di pensare che in una istituzione sia meglio mantenere stretto lo scettro del comando ed avere tutti gli altri prostrati ai propri piedi, piuttosto che circondarsi di pari grado, a causa delle  numerose incombenze che la direzione di un grande teatro comporta.
 E' l'errore che Muti continua a fare anche a Roma: lui solo è la stella, tutti gli altri sono al suo servizio. Ma il guaio è che,  come accadde con Domingo alla Scala, quando ad un artista telefona qualcuno dell'Opera di Roma,  dall'altra parte del telefono si può udire una voce che risponde: io conosco solo Muti. e parlo solo con lui
Ora Muti, nella critica situazione del suo teatro- come  va ogni giorno descrivendo Valerio Cappelli, cantore, un tempo! sul Corriere - non dice nulla dei suoi collaboratori, dei quali evidentemente può dire la stessa cosa che Berlusconi ed i suoi schierani vanno dicendo dei parlamentari ex PDL: questo(a) o quello(a) li ho creati io, senza di me non erano nessuno. E' l'errore grossolano nel quale Muti - ce ne dispiace davvero!- casca ogni volta. Mentre sarebbe molto più saggio che al suo fianco pretendesse collaboratori della sua stessa autorevolezza ed indipendenza di pensiero.

lunedì 18 novembre 2013

Ernani Francesco, la vendetta

Mentre Riccardo Muti, sicuramente teso per le acque agitate del Teatro dell'Opera sta spiegandoal pubblico convenuto all'Opera Ernani di Giuseppe Verdi, che fra qualche giorno dirigerà per l'apertura di stagione  a Roma, si consuma la vendetta dell'altro Ernani, Francesco, mandato via dall'Opera di Roma quattro anni fa, con l'accusa di aver 'truccato' i bilanci - erano in rosso e lui li faceva figurare in pareggio al punto che da una organizzazione che riunisce i teatri d'opera europei aveva ricevuto un premio per buona amministrazione - ed ora sovrintendente a Bologna, chiamato dalla Cancellieri all''epoca commissario al Comune di Bologna, la quale lo aveva già voluto come consulente sovrintendete a Catania, dove poco prima era stata commissario.
Approdato al comune Alemanno, volle fare piazza pulita dei dirigenti delle massime istituzioni cittadine, messi lì dai precedenti amministratori. E come si fa, di punto in bianco? Li si accusa di truccare i bilanci, meglio di averli passivi. Ernani si difese, ma a nulla servì. Dovette abbandonare il campo, e al suo posto Alemanno si inventò sovrintendente e direttore artistico senza storia senza passato:De Martino, Colabianchi.. Una vera invenzione. Prima suoi consulenti, di lui commissario, poi amministratori in proprio. l'allora consulente alla direzione artistica aveva un curriculum praticamente nullo; il titolo di maggior pregio era aver diretto in occasione di celebrazioni in onore di Almirante e di essere vicino agli ambienti della destra che, come si sa, in fatto di cultura fanno piangere dalla disperazione. Si vide in quel periodo il palco reale dell'Opera frequentato da gente che si sentiva più a suo agio  negli spettacoli televisivi, nei piano bar e nei salotti romaneschi. Quel consulente alla direzione artistica dovette abbandonare anche lui, quando fu ingaggiato Muti e volle alla direzione artistica Alessio, figlio di Roman Vlad. Niente di speciale, anche perché l'Alessio che aveva fatto il giro di qualche teatro, a Genova ad esempio era dovuto andare via,  perché protestato dalle maestranze del teatro. E allora perché chiamarlo a Roma? Per lasciare mano libera a Muti. E qui il direttore, ci perdonerà ha compiuto il suo più grande errore. Lui non vuole che il teatro nel quale ha un incarico stabile, anche se semplicemente 'onorario benché a vita' - formula assai singolare - sia retto da persone in gamba e competenti.
In tutti questi anni, tre o quattro, il Corriere della Sera, per bocca di Valerio Cappelli, ha inneggiato ai signori del Costanzi, senza distinzione. Ancora oggi ha l'impudenza di scrivere che la direzione artistica, cioè il suo amico Alessio, è il migliore in circolazione- quando non si vuole vedere, si possono tenere anche gli occhi aperti e nulla si vedrà!
 Lui, Cappelli, ha sempre fatto il portavoce dell'Opera , dietro suggerimento di Filippo Arriva, che non è mai arrivato prima di Cappelli - a dispetto del cognome -  dal quale ha ottenuto notizie in anteprima,  in cambio del 'fiancheggiamento' a Muti, al teatro ed ai suoi manager. D'altro canto quest'estate la sua pièce su Carlos Kleiber è andata anche a Caracalla. Una ricompensa per i  tanti servigi resi?
Mai in questi anni che abbia sollevato il Cappelli qualche dubbio sull'amministrazione del teatro, come invece ha cominciato a fare all'improvviso qualche settimana fa, al punto da meritarsi una lettera di smentita di Bruno Vespa, alla quale ha replicato, perchè chiamato in causa, Lissner, e lo stesso Cappelli che ha contestato molte delle affermazioni di Vespa che smentiva le accuse fatte proprie da Cappelli, sulle quali è tornato , sempre sul Corriere, nuovamente e  proprio oggi, chiedendo di vedere quei bilanci che, secondo i revisori, non brillano, e che lui spera di poter vedere, almeno quando il CDA, fra breve, andrà a casa.
 Noi lo abbiamo detto molte volte. La storia è sempre la stessa. I buoni amministratori si valutano in base alla fedeltà al governo di turno. Catello De Martino era al suo debutto da sovrintendente. Corriere e Messaggero lo hanno incoronato come sovrintendente più bravo d'Italia, e poi... e poi spuntano  i buchi di bilancio , appena in Campidoglio cambia il governo che non è disposto a dare tutto quello che gli viene richiesto per tappare i buchi.
Almeno sul fatto che l'Opera di Roma sia il teatro più finanziato dalle amministrazioni comunali, con ben 20 milioni di Euro all'anno; che sia un teatro con un pubblico che  non raggiunge nemmeno le 200.000 unità, che abbia soltanto 3.000 abbonati, che fa poco più cinquanta-sessanta recite d'opera l'anno e infesta la sua programmazione di spettacolini  e concertini davvero imbarazzanti - il direttore artistico sommo, ovviamente in questo non ha nessuna responsabilità secondo Valerio Cappelli - che abbia introiti propri  che superano di poco il milione di Euro, che non si sia procurato soci e sponsor importanti, questo non si può negare, tutto il resto è propaganda. Meglio: è stato propaganda; ed ora non più. Muti avrà fra gli ascoltatori il ministro Bray, ed il suo  maggiordomo Nastasi, legato a  Muti da lunga data, e spera di poter ottenere  ciò che ottenne da Tremonti: allora salvò i teatri, adesso spera di salvare il suo di teatro.  Lui certamente , comunque vadano le cose, si salverà, ma il suo teatro si salverà solo con lui, e con buoni amministratori che lo affiancano nell'impresa ardua di riportarlo agli antichi splendori, come nè Catello De Martino  nè Alessio Vlad saranno mai in grado di fare.

domenica 17 novembre 2013

E sarà un successo

Quando sento o leggo espressioni di tale tenore un brivido percorre il mio corpo e la mia mente, perchè temo per la salute mentale di chi simili panzane va dicendo o scrivendo, anticipando gli eventi.. L'ultima volta l'ho letta oggi, sul  Messagero, a firma L.D.L. ( Laus Deo Laus?) - che non so chi sia - altrimenti avvertirei di corsa il suo medico curante perchè lo tenga d'occhio. Perchè tanta premura - vi domanderete - per uno sconosciuto? Perchè so come vanno queste cose. L.D.L. parlava della presentazione dell'Ernani di Giuseppe Verdi che Muti farà domani pomeriggio al Teatro dell'Opera, in attesa della prima fissata al 27 novembre , se ricordiamo bene. La platea del teatro dovrebbe accogliere 1500, ma molti di più saranno gli aspiranti a quei posti e dunque parecchi di loro resteranno fuori., scrive L.D.L. SE domani pomeriggio arrivassero all'Opera di Roma non 1500 ma 2000 interessati alla presentazione dell'opera, giovani soprattutto, noi saremmo i primi ad essere felici. Perchè intendiamoci, non siamo contenti che simili iniziative  non abbiamo successo. Temiamo solo che i disorganizzati organizzatori del teatro non riescano a far capire l'importanza di un simile incontro con il noto direttore  Riccardo Muti. Perchè tanta sfiducia? Perchè ragioniamo avendo ancora presente  la desolante scena alla quale assistemmo, giusto due anni fa, nell'Aula magna della Sapienza, quando Muti - da gran parlatore - spiegò al pubblico Attila di Giuseppe Verdi, in procinto di dirigerla in teatro. L'Aula magna della Sapienza era piena- anzi vuota- per metà; e gran parte degli occupanti si vide, poco dopo l'inizio dell'incontro, che apparteneva a quella schiera di studenti 'deportata'  in simili occasioni, senza grande convinzione, e che guadagnò appena possibile l'uscita, dopo ininterrotto chiacchiericcio. Lo stesso Muti ebbe a meravigliarsi, considerando che incontri analoghi fatti all'università di Milano  avevano avuto  la sala piena. E allora? Nasce da qui il nostro timore, e cioè che anche domani neanche 1500 ascoltatori abbiano a reperirsi per ascoltare Muti, in una città che supera i 4 milioni di abitanti e che di università ne ha almeno quattro o cinque.
Sui giornali analogo tono trionfante negli annunci della prossima stagione, quando si legge che al teatro romano si dà la 'grande' opera, dove basterebbe soltanto che si scrivesse che si dà l'opera- che è grande di per se stessa. perchè se si ha a scrivere la 'grande'opera, vuol dire che dell'opera si ha   bassa considerazione. Accade ogni volta che incautamente si usa quell'aggettivo: la RAI dice 'la grande musica' e per la RAI la grande musica è mettiamo 'Renzo Arbore' o chiunque altro, mai che sia  la musica quella grande veramente che non necessita dello spreco di aggettivi. Quando si legge la 'grande orchestra' state certi che si tratta di un'orchestra rimediata, magari numericamente consistente; quando si dice  noi siamo il nuovo 'grande partito' per la 'grande Italia',  il riferimento è alle recenti dichiarazioni di Alfano che certamente non rappresenta un grande partito e non lavora per la grande Italia, visti i risultati degli ultimi tempi, occorre diffidare.
 Lasciamo stare, perciò, gli aggettivi e lavoriamo perchè sia veramente  un successo, alla prova dei fatti. Prima meglio tacere, tanto quella banalissima frase non porta pubblico. Che, invece, arriva, come nel caso delle lezioni tenute da Pappano all'Auditorium nella sala Santa Cecilia, la domenica mattina,  con almeno 7-800 posti occupati, con biglietto, e non gratuitamente come all'Opera. Vuol dire allora che Pappano richiama più di Muti. Certamente no. Forse che l'Auditorium ha più appeal del Teatro dell'Opera? Forse sì. Ma vuol dire, soprattutto, che  Santa Cecilia ci sa fare  più dell'Opera.
P.S. Forse L.D.L. è una sigla che non cela persona alcuna. Lo deduciamo dal fatto che assai spesso leggiamo comunicati inviatici da varie istituzioni musicali  che poi vediamo pubblicati quasi integralmente con quella sigla sul giornale. Dunque L.D.L. è nessuno e centomila.