domenica 29 giugno 2014

Irene Brin. Due o tre cose che so di lei. Per Simonetta Fiori

Simonetta Fiori, su Repubblica, anticipa l'uscita di un  un 'diario' della celebre 'storica del costume' - come amava essere considerata e come in realtà ella fu - Irene Brin, al secolo Maria Vittoria Rossi, moglie di Gaspero Del Corso. Si tratta del diario di un anno , il 1952. Titolo del libro ' L'Italia esplode. Diario dell'anno 1952'.
Senonchè, la Fiori incorre in qualche imprecisione o quanto meno fornisce notizie  non complete. Andiamo in ordine. Irene Brin conosce a Roma Gaspero Del Corso che sposa, nei primissimi anni Quaranta, durante i quali tiene una rubrica sul mensile 'Documento' che la Fiori evidentemente ignora- dal titolo 'Usi e costumi' firmando Maria Del Corso o Irene Brin. Il mensile 'Documento' era diretto, come del resto l'omonima casa editrice che lo pubblicava, da Federigo Valli, un editore lungimirante, fascista sui generis, che  aveva fatto della rivista  l'ombrello protettivo di molti intellettuali ed artisti dell'epoca,  anche di quelli che forse non erano allineati del tutto. Ma è bene ricordare che la gran parte di essi - e vi sono i nomi più altisonanti degli intellettuali ed artisti dell'epoca, fu fascista e successivamente, resistente e di sinistra. Comunque sia 'Documento' rappresenta una delle realizzazioni più interessanti e di più alto livello del regime.
 Federigo Valli aveva anche una libreria-galleria, in via Bissolati, 'La Margherita' la cui insegna l'aveva dipinta Alberto Savinio, altro collaboratore di 'Documento',  nelle cui pagine finirono anche molti testi e racconti di Moravia, proprio nei mesi in cui il regime gli aveva  proibito di pubblicare con il suo nome ( su 'Documento' usava più di uno pseudonimo. Uno fra tutti 'Pseudo'.) In quella galleria ebbero luogo mostre ancora più interessanti, visto il periodo, di quelle organizzate dalla Brin e da suo marito Del Corso, successivamente, nella galleria 'L'Obelisco' di via Sistina, che loro aprirono dopo la guerra.
 Federigo Valli affidò la direzione della sua galleria a Del Corso, affiancato da sua moglie. La quale lavorò per Valli anche come traduttrice di testi letterari stranieri, nelle collane che fecero uscire per la prima volta in Italia testi  importanti, in edizioni molto curate ed assai preziose, oggi introvabili.
 Valli pubblicò anche la prima biografia di Goffredo Petrassi, scritta da Fedele D'Amico, con le illustrazioni di Tamburi, un gioiello editoriale. E, dopo la guerra, perfino 'Gott mit uns' con le illustrazioni di Guttuso. Un capolavoro.
 Curiosamente sulla stessa pagina di repubblica, in basso,  si racconta che  'E' di Moravia il libro dell'estate americana'. E il libro che  sta vedendo la luce in questi giorni altro non è che Agostino. Bene, per restare in tema, quel libro, rifiutato da Bompiani, lo pubblicò nel 1944 proprio Federigo Valli, per le edizioni 'Documento', in tiratura limitata.
Solo per amore di verità e precisione.

Di Biase - Franceschini.Finalmente sposi nel nome della cultura.

Tra breve, nel borgo di Sutri, Dario Franceschini e Michela Di Biase si uniranno in matrimonio, con rito civile, essendo il ministro reduce da un precedente matrimonio naufragato. Auguri  agli sposi.
 Adesso però con il rimpasto in giunta al Comune di Roma, l'affaire sentimentale Franceschini-Di Biase potrebbe complicarsi nel senso che Marino, per riconoscenza  nei confronti della Di Biase, che come presidente della Commissione cultura del Campidoglio sembra spendersi  con professionalità, potrebbe nominarla Assessore alla cultura, incarico al quale  era già candidata quando le fu preferita la Barca, ed anche perchè altra scelta femminile- come va dicendo che sarà-  non pare goda di grandi chances. Ci riferiamo alla Marinelli,  già dirigente dell'assessorato capitolino alla cultura, ai tempi di Veltroni il quale, la premiò prima della sua dipartita dal Campidoglio, con la direzione dell?Argentina, ora finita in altre mani. La Marinelli, di scuola e protezione veltroniana, difficilmente potrebbe tornare in campo. Ed altri nomi, sempre di donne - perchè occorre rispettare le quote: fessi/e ed incapaci che siano non importa - non se ne fanno, a meno che Marino non tiri fuori dal suo cilindro  bucato un altro nome strano . La  Melandri o la Veaute non sembrano le candidate del sindaco. Dunque sarà la signora Di Biase-Franceschini ad occupare l'assessorato alla cultura, per nome e volontà del ministro della cultura.  In nome della quale l'una e l'altro si sono piaciuti ed amati ed ora si sposano.

sabato 28 giugno 2014

Papa Francesco, la lebbra della Chiesa è altrove. La combatta

La notizia dell'annullamento di alcuni impegni programmati del  Papa , ha fatto temere per la sua salute, rimettendo in circolazione preoccupazioni circa il suo stato generale di salute, peggiorato per via dei ritmi troppo faticosi del suo ministero.
 Non è la prima volta che accade, ed allora i giornali, a cominciare dal Corrierrone,  hanno colto l'occasione per ripercorrere tutti gli appuntamenti precedenti mancati, a cominciare dal primo, clamoroso che  noi segnalammo in apertura del nostro blog, con il post dal titolo 'la sedia vuota'. Si trattava del concerto programmato, a giugno dell'anno scorso, per la chiusura dell'anno della fede, voluito dal suo predecessore, al quale Papa Francesco mancò, giustificato, dagli ambienti vaticani, con il suo rifiuto della cosiddetta 'mondanità spirituale', definita poi in varie occasione dallo stesso pontefice, come 'lebbra della Chiesa'. Eh, no, Papa Francesco.
Un concerto di musica  è certamente un fatto mondano, ma è altrettanto spirituale di una preghiera collettiva. Quantomeno può esserlo. E perciò lei  ha sbagliato. La lebbra della Chiesa sta altrove, ad esempio nei numerosi casi di pedoflilia che ogni giorno arrivano sulle pagine dei giornali; nelle  vergognose residenze dei suoi cardinali - i casi non si limitano a Bertone, perchè c'è anche Sodano, e Filoni con la sua bella lussuosa residenza sul Gianicolo. Queste sono manifestazioni evidenti della lebbra ecclesiastica che va combattuta.
 E poi, Papa Francesco, con tutta l'ammirazione che abbiamo per lei,  come mai ha trovato il tempo - quasi due ore - per incontrare quei ragazzi viziati da compensi vergognosi ed immeritati che con una maglia numerata e calzoncini corti vanno su e giù per i campi da gioco, e non ha creduto opportuno cogliere l'occasione di riflessione che il concerto in Vaticano le offriva?
Papa Francesco la rispettiamo, ma non la capiamo.

Vergogna al Teatro San Carlo di Napoli

Riccardo Muti l'ha detto da Chicago a Paolo Isotta che gli comunicava la brutta notizia. 'Non metterò più piede nel teatro napoletano fino a quando resteranno gli attuali vertici', cioè a dire un signor commissario,il sovrintendente Purchia ed il direttore artistico De Vivo, anche se non viene citato,  solamente perché conta quanto il due di briscola, ma comunque è nel mazzo di carte.
 Cosa hanno fatto di tanto grave da suscitare l'ira funesta del grande direttore legato, come si sa, oltre che alla Puglia, a Napoli? L'hanno fatta grossa. Cosa ci si può attendere da persone che occupano certe poltrone senza averne la cultura e la statura professionale?
 Pensando di fare cosa all'avanguardia, dicevamo, hanno organizzato  una visione delle partite di calcio, nei giorni in cui giocava l'Italia, facendo precedere la visione della partita, come in un qualunque club sportivo di quart'ordine,  da un concerto. Già il punto centrale della serata era la partita, loro hanno intrattenuto prima del fischio dell'arbitro, il pubblico, con una sinfonia di Beethoven. E dunque Muti ha ragione da vendere. Questi sono mercanti che non solo profanano il tempio, ma non conoscono neanche la merce che vendono. A Napoli c'è un detto che consiglia di non mettere 'la pucchiacca 'n mano ai criaturi '- la pucchiacca non serve tradurla in italiano, tutti capiscono - che è esattamente quello che gli amministratori napoletani hanno fatto chiamando ai vertici Purchia il commissario e De Vivo, che ora devono andare a casa.
 E non è l'unica scivolata del teatro napoletano. Nelle passate settimane hanno chiamato un coreografo russo, al quale hanno chiesto una coreografia del Requiem di Mozart, con l'orchestra e coro i  buca e il palcoscenico inondato da ballerini sculettanti e piroettanti. Che altro si aspetta a cacciarli, anzi a mandarli dietro le sbarre per oltraggio alla musica?

Giovanni Floris in RAI. Un caso con finale previsto

Parleremo di un caso che ha a che fare con la storia della musica ed ha protagonisti due personalità del massimo rilievo di detta storia: Georg Philipp Telemann e  Johann Sebastian Bach. A tal scopo ci corre l'obbligo di premettere che, a seguire, parleremo  di un caso di questi giorni che riguarda un onesto professionista televisivo che con i personaggi storici c'entra come il 'culo con le Quarantore', secondo un efficace detto toscano.
Telemann, uno dei musicisti più osannati e colti di ogni tempo, occupò vari incarichi, musicali s'intende, nel corso della sua esistenza: assai prestigioso quello di direttore musicale della città di Amburgo, per la quale egli provvedeva a scrivere opere per il teatro e musica strumentale, anche quella eseguita in pubblici ritrovi. Un giorno - si era nel 1722- venne a morire un musicista che occupava un posto di grande prestigio, non certamente pari al suo, ma comunque tale, e cioè quello di compositore della Chiesa di San Tommaso di Lipsia. Cosa fa il grande e furbo musicista?  Abbandona Amburgo e va a Lipsia a reclamare quel posto che gli spettava, perché glielo aveva promesso il vecchio maestro, a patto che però sposasse sua figlia. Telemann non l'aveva sposata quella genoveffa - un prezzo troppo caro da pagare! - ma alla  morte del titolare reclamava quel posto per sè. E ne aveva tutto il diritto per il gran suo nome. Perciò si fa fare il contratto, per lui molto favorevole, a Lipsia con un compenso di tutto rispetto. Nel frattempo da Amburgo continuavano a richiederne il ritorno. Telemann traccheggiò, fino a quando non ottenne da Amburgo un aumento di stipendio ed altri privilegi. Allora, fottendosene di Lipsia, fece ritorno ad Amburgo. Quel posto a Lipsia l'ottenne, superato un duro esame, Bach, al quale però si richiesero compiti più gravosi di quelli richiesti a Telemann, perchè la cittadina voleva lavare l'offesa recata da Telemann. Il caso di Telemann - signor 'Quarantore' secondo il detto toscano -  sembra assai simile a quello di Floris, -'culo' secondo il medesimo detto - il quale forte del suo nome e degli ascolti, avrebbe finto di essere vittima di una ipotetica epurazione da parte del capo del governo,  avrebbe poi avviato  'quasi finte' trattative con Mediaset e La7, e, poi, ottenuto quello che voleva ha accettato di restare alla Rai, che gli ha aumentato il compenso, invece che diminuirglielo come ha fatto con tutti gli altri, con la scusa che la sua trasmissione si allunga e che avrà come appendice una striscia quotidiana - come a pesare a suon di Euro ogni minuto in più di trasmissione.
 'Il culo e le Quarantore' serve solo a dire che tra Floris e Telemann corre la stessa distanza  che corre fra il giorno e la notte, non è perciò una frase offensiva della grande professionalità e creatività del grande conduttore televisivo.
N.B. Con il termine 'Quarantore' si indica l'esposizione del Sacramento durante la Quaresima, dunque quanto di più sacro al mondo.

Troppa poca trasparenza

 Un recente articolo del quotidiano La Repubblica -Parma riporta all'attenzione il problema dei compensi dei vertici delle nostre istituzioni musicali, finanziate con denaro pubblico, FUS, in cima alle quali  sono le Fondazioni cosiddette 'lirico-sinfoniche'. In detto articolo si dice che, ancora oggi, non è semplice  individuare nei siti delle istituzioni interessate  la pagina intitolata 'amministrazione trasparente , nella quale - PER LEGGE -  i compensi dei vertici  sia stabilizzati che  con contratto di collaborazione, devono essere pubblicati entro il 1 febbraio 2014, pena la decurtazione del finanziamento FUS dell'anno successivo. Così decretava il grande grosso direttore generale Nastasi. Il quale una volta emesso il decreto se ne fotte di verificare se le istituzioni interessate si attengono alle disposizioni. E questo vale anche per il famoso Teatro San Carlo di Napoli, dove sua moglie, la moglie di Nastasi, Giulia Minoli, lui l'ha fatta assumere (quando era ancora Commissario di quel teatro, o alla vigilia della sua uscita) come 'coordinatrice del Museo del Teatro - con quali meriti, Nastasi, oltre quelli coniugali? -  della quale non v'è traccia nella pagina 'amministrazione trasparente. E perciò non si potrà sapere quanto guadagna per il suo prestigioso incarico, la signora Nastasi.
 Nell'articolo di Repubblica-Parma si sottolineava che i vertici del Regio - che non è una fondazione lirica, bensì un teatro di 'tradizione': gli intenditori conoscono bene la differenza - in proporzione, confrontandone l'attività, guadagnano più dei vertici delle fondazioni lirico sinfoniche che hanno un'attività  che si estende lungo tutto l'anno o quasi. E si faceva notare come Carlo Fontana, guadagni quasi quanto i sovrintendenti delle fondazioni, salvo alcune: La Scala in cima ad ogni classifica, anche quella della munificenza verso i capi, poi Santa cecilia, il cui sovrintendente guadagna 200.000 Euro cui assomma altri 100.000 come direttore artistico, sebbene abbia un coordinatore artistico(Bucarelli) che guadagna più di Fontana, ed un altro dirigente per lo stesso settore ( Cupolillo) che guadagna ancor più del coordinatore artistico - l'uno e l'altro fedelissimi da sempre di Cagli; ai quali sempre l'affollata direzione artistica vanno aggiunti il vice presidente( dall'Ongaro) che ha un compenso, ed anche il collaboratore Nicoletti-Altimari, che adesso non compare più sul sito.
Senonchè a proposito di stranezze sulle quali Nastasi non vigila, dalla pagina 'amministrazione trasparente' dell'Accademia è scomparso il nome di Pappano che aveva un compenso fisso come 'direttore musicale'  di 150.000 Euro. Il nome di Pappano non compare più, ma evidentemente quella cifra è stata diluita nei suoi compensi per i singoli concerti, oppure, vista la situazione di crisi, Pappano ha voluto devolverla all'Accademia, evidentemente soddisfatto dei suoi compensi come direttore -  ma l'una o l'altra ipotesi sono da verificare. Mentre invece 'immotus manet' il compenso di Cagli  a 300.000 Euro, mentre poi si lamenta dei tagli che il Comune starebbe per apportare al suo finanziamento. Perchè non comincia a ridursi lo stipendio proprio lui, CAGLI, visto che - di fatto - supera il tetto del compenso del Presidente della Repubblica?
 Ma c'è ancora un altro fatto che ci spinge a richiedere formale intervento del direttore generale Nastasi e del minsitro Franceschini.
 A Roma, ma non sono gli unici casi, due importanti istituzioni finanziate con denaro pubblico: Accademia Filarmonica e Istituzione Universitaria dei Concerti- non hanno MAI pubblicato i compensi  rispettivi del suo attuale direttore artistico Matteo D'Amico per l'Accademia, e del direttore generale, Francesca Fortuna, per l'Istituzione. Che aspettano al Ministero per intervenire?

venerdì 27 giugno 2014

Pensiamo ai giovani per il futuro del nostro paese.

Nell'annuale rapporto sulla cultura realizzato da 'Federculture', il presidente Roberto Grossi, che non ha risparmiato critiche alla politica culturale del governo, ha avanzato idee e progetti per far rinascere il nostro paese. Puntando sui giovani e la formazione. Ecco qualche esempio.
'Abbiamo esaminato la vs domanda di finanziamento rivolta a codesto ministero. Avendo constatato il pareggio di bilancio, non possiamo sottoporre la vostra richiesta alla 'Commissione consultiva Musica''. In parole povere, se la richiedente fondazione avesse avuto un passivo di bilancio il Ministero avrebbe preso in considerazione la richiesta. Questa assurda lettera inviava il direttore generale per lo 'spettacolo dal vivo' del Ministero dei beni e delle attività culturali e del Turismo (MIBACT), Salvatore Nastasi, alla presidenza della Onlus 'Orchestre e cori giovanili in Italia', fondata qualche anno fa da Claudio Abbado, sul modello dell'analogo famoso movimento venezuelano creato, quasi quarant'anni fa, da Antonio Abreu ed oggi ammirato, importato ed imitato in molti paesi. La fondazione italiana chiedeva un sostegno finanziario al Ministero, in considerazione dell'alto valore educativo oltre che strettamente musicale dell'iniziativa che sta prendendo sempre più piede nel nostro paese, nel silenzio quasi generale, mentre, per il futuro, già ora fa molto ben sperare. E il ministero risponde picche.
Perchè oggi molti giovani artisti guardano a Berlino come ad una delle capitali europee più ambite dove vivere, formarsi ed avviare un'attività artistica - si chiede Grossi? La risposta è semplice. In quella grande capitale agli artisti sono riservate residenze molto stimolanti a condizioni accessibili. In Italia no. Eppure nel passato chi voleva lavorare nel campo delle arti, metteva in programma una lunga residenza in Italia, dove alcuni paesi europei, più attenti al problema, mantengono tuttora viva quella tradizione. E, infatti, sono sotto gli occhi di tutti le residenze romane di due accademie, quella francese (Villa Medici) e quella tedesca ( Villa Massimo) che ospitano 'borsisti' ( pittori,scultori,letterati,musicisti, registi ecc...), dei rispettivi paesi ma anche di altri.
A Roma, ad esempio, che vanta alcuni istituti di alta cultura, dal Conservatorio, all'Istituto di cinematografia, alle Accademia di Arte Drammatica, di Belle Arti e di Danza, si potrebbe costituire - avanza Grossi - una rete interdisciplinare delle arti, alla quale affidare ville e proprietà sequestrate alla malavita, per farne residenze per gli artisti giovani meritevoli, e , più in generale, luoghi votati alla creatività.
Non è possibile che in Italia ci siano incentivi ( agevolazioni e detrazioni fiscali) per l'acquisto di qualunque cosa, dalle lavatrici, ai mobili, alle macchine e di qualunque altro marchingegno, mentre nessun incentivo è mai esistito per l'acquisto di libri, che, infatti, calato di quasi il 60% nel primo trimestre di quest'anno – una caporetto! - o di apparecchiature per la creazione artistica.

L' insensibilità verso la formazione culturale e l'età giovanile, si manifesta anche in altre curiose anomalie. Una maestra, in visita ad un museo statale, con la sua classe, ci ha segnalato che quel museo non prevedeva ingressi agevolati per gli studenti. E perciò, al botteghino, ha pagato il costoso biglietto intero per lei e per ciascuno studente, che forse non metteranno più piede in un sito d'arte. Non sarebbe ora di cambiare?

giovedì 26 giugno 2014

A Roma non servono i Rolling Stones, semmai il contrario

Il recente Concerto dei Rolling Stones al Circo Massimo ha riproposto la questione della concessione di spazi pubblici per manifestazioni di privati, come il concerto romano al quale hanno partecipato 70.000 persone circa, e che ha reso complessivamente agli organizzatori la considerevole somma di quasi 7.000.000 di Euro. Sette milioni di Euro, avete letto bene. Ma non è su questo che si discute, bensì sul costo per gli organizzatori dell'affitto di uno spazio pubblico dalla storia e monumentalità straordinarie, universalmente riconosciute.
In tale circostanza il sindaco Marino è apparso come persona che non è a conoscenza del valore del bene che amministra, il Circo Massimo, che ha ceduto ai Rolling Stones al costo di neppure 7.000 Euro. Quasi gratis. S'è giustificato che s'è attenuto alle tariffe, anomale, ma in vigore, ed ha aggiunto a parziale giustificazione per non aver richiesto un compenso più adeguato ( i giornali, fra cui il Messaggero, hanno riportato i costi di analoghe manifestazioni in altre capitali europee, dai quali si evince che sono per lo meno venti o trenta volte superiori, nel peggiore dei casi), che l'indotto del concerto, a vantaggio della città di Roma ( dei privati, Marino!), raggiungeva la considerevole somma – da molti contestata - di 25.000.000 di Euro. E poi lui e qualche assessore o sindaco di municipio consideravano che Roma aveva bisogno di un evento simile, almeno una volta l'anno.
Al sindaco Marino si potrebbe far notare che il Campidoglio, dove si doveva svolgere l'adunanza ROM, che poi è saltata, veniva concesso a 6.000 Euro, e solo per qualche ora, a differenza di ciò che è accaduto al Circo Massimo, con la sua vastissima superficie, occupato per quasi una settimana per l'allestimento ed il suo smantellamento); ed anche che le varie sale dell'Auditorium vengono concesse a cifre di parecchio superiori a quella richiesta per il Circo Massimo.
Ma qui, oltre all'adeguamento del valore economico dello sfruttamento di simili spazi, si vuole tornare sul problema della concessione di spazi pubblici, quasi sempre di grande valore storico ed architettonico, per manifestazioni che non sono sempre all'altezza.
Sgombriamo subito il terreno dall'opinione che qualunque cosa vi si faccia in detti spazi è benvenuta perchè toglie ad essi l'aspetto museale, funereo, e li rende nuovamente vivi. E' tale concezione assolutamente contraria ad ogni logica che vuole detti spazi ospitare manifestazioni sempre degne del loro passato e nel rispetto delle caratteristiche e della monumentalità che, se non sfugge a nessuno dei visitatori stranieri, non è ancora entrata nella mentalità di chi questi spazi pubblici gestisce in Italia.
Esempi passati lo dimostrano senz' ombra di dubbio. Quando negli anni Ottanta l'Arena di Verona portò l'Aida alle Piramidi, ci fu una sollevazione internazionale per lo sfregio, anche materiale, che le strutture spettacolari avevano recato allo storico sito, mentre non v'è stata analoga sollevazione, quando recentemente la Galleria Borghese di Roma ha ospitato una cena di gala per raccogliere fondi in favore della galleria medesima, ma che, per l'allestimento del catering il piazzale antistante la galleria era stato deturpato. Lì sì è voluto omaggiare la casta dei ricchi, potenti e mondani; al Circo Massimo, la casta della 'ggente. Il risultato è lo stesso: uso improprio di luoghi sacri alla storia, alla identità ed alla cultura di un paese, con danni anche materiali, opportunamente occultati.
Ma c'è da aggiungere un altro elemento, decisivo. Negli ultimi anni, e non solo in questi – come abbiamo più volte segnalato – luoghi sacri per la nostra storia e cultura s vengono regolarmente affittati per manifestazioni indegne di essi, per lo meno non all'altezza del loro valore anche simbolico. E non entriamo nella discussione di quanto venga fatto valere, da parte dell'amministrazione, il loro conseguente valore commerciale.
Abbiamo più volte segnalato come Villa Adriana di Tivoli abbia ospitato manifestazioni inqualificabili del cosiddetto Festival EuroMediterraneo, e per diversi anni; e come lo stesso Colosseo, monumento simbolo dell'Italia e di Roma, sia stato concesso negli ultimi anni solo a Franco Mannino, per l'esecuzione di una sua messa, a Paul Mc Cartney per un concerto sponsorizzato da una nota industria ed, infine a Bocelli, per raccogliere fondi per il Conservatorio dell'Aquila, i cui fondi, qualche dopo il direttore del Conservatorio ancora reclamava; potremmo aggiungere anche a questo elenco di inadeguati ed inappropriati usi di luoghi storici, il gioiello del Cortile di Sant'Ivo alla Sapienza, o il Chiostro del Bramante o Piazza del Popolo offerta a Mediaset, da qualche anno, per un festival popolare. Per la concessione a prezzi modici di questi luoghi vale anche la comune appartenenza politica di amministratori ed organizzatori; in particolare le Chiese e Basiliche romane, vengono concesse solo ad organizzatori specializzati in manifestazioni dozzinali e, contemporaneamente, in impeccabili baciamano ai prelati preposti.
Noi ci ostiniamo a sperare che la svendita ed il cattivo uso di luoghi sacri alla nostra identità un giorno possano cessare.

Ci risiamo con la storia del soldi che garantiscono indipendenza

Sembra che con la Banca d'Italia, anche dopo l'intervento di Mario Draghi, il governo si sia imposto, considerando l'Istituto di vigilanza bancaria alla stregua degli altri istituti di controllo e garanzia e perciò soggetti alla rideterminazione dei compensi dei dirigenti. Anche per la Banca d'Italia essi non devono comunque superare il compenso massimo rappresentato da quello del Presidente della repubblica.
Ma per la stessa questione, si è aperto un altro capitolo , quello dell'Avvocatura dello Stato, i cui membri sono intorno alle 500 unità. Oltre allo stipendio annuo, che raggiunge già il compenso del Presidente della Repubblica, a ciascuno degli Avvocati chiamati a difendere lo Stato ogni volta che viene convocato per rispondere nelle aule di un tribunale, viene riconosciuto un ulteriore compenso che quindi porta il loro compenso complessivo annuo al di sopra del limite determinato da quello del Presidente della Repubblica. Il Governo non intende riconoscere ai componenti la schiera dell'Avvocatura dello Stato il compenso aggiuntivo. Anche loro vanteranno la necessità di riottenere tale compenso aggiuntivo a garanzia della loro indipendenza?
Il colmo dei colmi, però, si è raggiunto in un altro importante settore dell'organizzazione dello Stato, quello che riunisce i giudici contabili, ovvero la Corte dei Conti. S'è venuto a sapere , in questi giorni, che la Corte dei Conti che giustamente va a spulciare le carte dei tutti gli enti pubblici, per segnalare anomalie e sprechi, bene la corte dei Conti, nello volgere tale ruolo moralizzatore e di giustizia, si rivela spendacciona. Il suo bilancio annuo raggiunge infatti l'astronomica cifra di 313 milioni di Euro. Insomma anche alla Corte dei Conti si predica bene e si razzola male, come in tutti gli altri apparati statali che costituiscono la cosiddetta casta, dove a nessuno importa che il popolo 'soffre', loro continuano a spendere e spandere senza ritegno. E poi, questa montagna di soldi per un'azione che il più delle volte non va oltre la semplice segnalazione di anomalie contabili che restano tali, dunque INUTILI.
Anche la Corte dei Conti avanzerà, a giustificazione di tale faraonica spesa di gestione, la sua indipendenza di giudizio, purtroppo anche questa spesso calpestata, come dimostrano anche le recenti vicende giudiziarie riguardanti il Mose, nelle quali è finito anche un giudice della Corte dei Conti?

giovedì 19 giugno 2014

Buona giustizia a tutti, eccetto Berlusconi

Ieri, come già era accaduto altre volte, davanti a giudici con le orecchie tappate, il cav. in un'aula di tribunale - a Napoli, dove veniva ascoltato come teste nel processo in cui era imputato Latitola - si è nuovamente prodotto in un attacco frontale alla magistratura, davanti al pubblico ed ai suoi avvocati visibilmente imbarazzati, sapendo questi ultimi che con questo suo comportamento il cav. rischia veramente - se tiri e tiri continuamente la corda, ad un certo punto questa si spezzerà - che gli venga revocato l'affidamento ai servizi sociali e comminato, di conseguenza, l'arresto nel proprio domicilio. E allora non potrà puù scorazzare ogni giorno su e giù per l'Italia, come inspiegabilmente, fa tuttora. Capito cav.?
 Ha detto ai giudici che sono 'IRRESPONSABILI', e 'IRREFRENABILI', e, alla fine, con la restituzione del giuramento che i testi fanno, ha platealmente oltraggiato la corte e la giustizia del nostro e suo paese. E i giudici sono rimasti a guardare,  allibiti ma sordi e muti, come continuano a fare  quelli del tribunale di Milano che, all'atto di concedergli l'affidamento ai servizi sociali, gli hanno detto che tale favore gli verrebbe tolto, quando lui offendesse nuovamente la magistratura. Allora che aspettano? Se la fanno sotto dalla paura? Dove stanno i giudici coraggiosi? Se temono una sollevazione popolare guidata da Brunetta, Ghedini e la Santanchè, stiano tranquilli, fra breve forse anche questi lo abbandoneranno. E poi la giustizia non deve essere giusta ma uguale per tutti? Mentre con berlusconi è evidente che la giustizia non è affatto giusta, per colpa della stessa giustizia e dei suoi sacerdoti, magistrati infedeli.
 Oggi poi un nuovo capitolo si apre nella vicenda giudiziaria del cav. A Milano si apre il processo di appello 'Ruby' ed altre trenta  ex olgettine, tutte incinte o già mamme. Sarà davvero commovente  ed edificante vederle sfilare con i loro pancioni o con i pargoli in braccio o in carrozzina. E lo stesso cav. sicuramente non riuscirà a trattenere le lacrime. Anche lì rischia grosso.
 Ad essere giusti, il titolo di cav. gli dovrebbe essere stato tolto, a seguito della condanna ecc... ecc..
 o anche in questo caso il cav. gode di un regime 'speciale'?

Pereira la smetta con i 'buu' e gli 'imbrogli'

La figura forse più meschina l'ha fatta il sindaco Pisapia che dopo aver dato ad intendere che Pereira l'aveva fatta grossa - e non era vero; ma riprendere la storia dall'inizio sarebbe troppo lungo - ha dovuto dare il caloroso benvenuto al prossimo sovrintendente della Scala, che addirittura si insedia un mese prima della data prevista, in occasione della presentazione della stagione per l'anno dell'EXPO, e cioè 2014-2015.  Pereira, prendendo la parola, e non essendo molto addentro ancora alla lingua oltre che alle cose milanesi e italiane, ha usato la parola 'imbroglio', subito corretto da Pisapia che anche in questo caso, ha parlato di qualche equivoco o giù di lì. Ora tutti chiariti, ovviamente.
 E poi la stagione, ma prima i prezzi  dei biglietti e qualche annotazione. Innanzitutto i biglietti costano molto, davvero molto, nonostante le facilitazioni. Noi, ad esempio, che apparteniamo alla fascia di coloro che non muoiono di fame e possono vivere dignitosamente, i soldi per andare alla Scala non li avremmo, e, quindi, non ci andremmo mai e poi mai. Per fortuna,  il nostro mestiere di critico ce lo consente.
 Altra anomalia, ha abbassato il costo dei biglietti delle opere 'ostiche' ( leggi: contemporanee e non di repertorio) ed alzato quelli per i grandi titoli di repertorio. Ma se questo si può fare con qualche titolo perchè non farlo per tutti, onde vedere traboccare il teatro di pubblico? Domanda. Che ne pena Pereira? Il quale poi ha detto di aver riportato, la prossima stagione, a Milano, direttori importanti che non venivano da tempo. Abbiamo letto i nomi, per le opere, e IMPORTANTI non ne abbiamo trovato, e quelli davvero importanti, ma pochissimi, non è ancora certo che vengano a Milano, da Pretre, novantenne, a Maazel che proprio in questi giorni ha annunciato di dover rinunciare alla sua carica monacense per problemi di salute. E dunque  tutti gli altri previsti in cartellone, salvo Barenboinm, Chailly- che però ha un  incarico stabile e dunque va da sè che si dovrebbe vedere sempre più spesso al Piermarini - Gatti sono di seconda o forse terza fila.
Di nomi importanti, e facce nuove, ve ne saranno ma nella stagione sinfonica e in quella specifica per l'EXPO che vedrà sfilare anche importanti orchestre, ed anche alcune venezuelane: una AUTENTICA PASSIONE di Pereira, ma anche nostra e di moltissimi altri. Ma forse una 'Bohème' con Dudamel non ha senso, dopo le prove non proprio entusiasmanti del giovane direttore in buca al Piermarini; a meno che Pereira non abbia riposto tutte le sue speranze nella compagnia di canto ed ancor più nello storico spettacolo, firmato da Zeffirelli.
 E veniamo ai 'buu' che, secondo Pereira - e non è la prima volta che se ne esce con questa affermazione - terrebbero lontane dalla Scala una nutrita schiera di belle ed importanti voci, specie nel nel repertorio italiano. I cantanti temerebbero il feroce loggione della Scala. Verrebbe da dire 'chissenefrega!'.
Il vero problema è un altro ed ha a che fare con le agenzie internazionali che fanno il buono e cattivo tempo nella formazione dei cast, non solo alla Scala. Solitamente un  grande teatro o una grande istituzione sinfonica hanno un direttore stabile o musicale che certamente non può essere insensibile ai richiami della sua stessa agenzia, nella scelta di cantanti e solisti strumentali.
Più che le reazioni rumorose dei loggionisti, sono le agenzie a spiegare l'assenza di certi interpreti, come la presenza di altri. E perciò Pereira dimostri di saperci fare, come è accaduto a Zurigo durante la sua gestione,  se lo farà cesseranno i 'buu' e le star verranno alla Scala, anzi chiederanno di venirci. In un articolo apparso oggi su Le Repubblica' a firma Aspesi - forse la prima volta che condividiamo quanto scrive la matriarca del giornalismo italiano - si legge di un basso, forse il più in vista oggi che alla Scala non va. Certo che non va se glielo 'vieta'- diciamo così - un direttore che lo ha praticamente scritturato in esclusiva, pena la sua esclusione dal suo cerchio canoro.

Il paese di pulcinella e di berlusconi

In quale altro paese del mondo un condannato si vede un giorno sì e l'altro pure, ad ogni ora, in tv, o lo si ascolta alla radio, o si legge di sue interviste sui giornali, specie su quelli di famiglia, come un cittadino qualunque, LIBERO? Solo da noi è possibile, soprattutto per la pusillanimità di magistrati che temendo di essere ripresi, hanno concesso al condannato Berlusconi  agi di cui perfino  i cittadini liberi non godono. L'altro ieri lo abbiamo visto anche negli uffici della Camera dei Deputati, nonostante egli sia decaduto da parlamentare per effetto della condanna definitiva,accolto da uscieri e militari che l'hanno salutato come si saluta uno statista, non uno stagista in regime di rieducazione.
 Ma in questi giorni un'altra tegola potrebbe abbattersi sulla sua testa; questa volta i magistrati decideranno di non tenerne affatto conto e di concedergli, per buona condotta, il condono della pena?
 Tanto più che le famose Olgettine, quelle coinvolte nel processo, insieme a Ruby ed alla 'igienista orale' Minetti, sfileranno in tribunale con pance che attestano inequivocabilmente lo stato di gravidanza o con i pargoli, nati da poco, al seguito. E' chiaro che non si tratta di una sporca manovra difensiva studiata dai legali del cav. Le ragazze con la loro gravidanza avanzata o la maternità grideranno al popolo italiano che loro non potevano,  una dozzina di mesi prima, fare le... perchè secondo le parole di un celebre scrittore russo, la maternità sta a  dimostrare che ogni gravidanza è VERGINALE, come quella di Maria. Ci è consentito il paragone? Almeno Maria ce lo consenta.
 A proposito di signorine di buona famiglia, la Pascale, fidanzata del cav, dopo la rinuncia della Berlusconina Marina, ha comunicato che non scenderà in politica. Ma come, non era finita l'epoca delle signorine fatte scendere in politica dal capo, senz'altro merito che...?
  Con il capo in libertà vigilata, ma non troppo,  i gregari che fanno? Si danno da fare per gridare a mondo che esistono.
 Alfano, ormai dimenticato anche dalla cronache  dei quartieri, tenta il colpo grosso, annunciando in anticipo che l'assassino della Gambirale, è stato individuato. Il Procuratore incaricato reagisce duramente. Che altro poteva fare, se sulla scena politica si hanno solo mezzi ministri, mezzi parlamentari, mezzi sottosegretari e mezzi capigruppo? Per fare una testa ce ne vorrebbero in ogni ruolo almeno due, ma non è facile metterli d'accordo e farli accoppiare.
 Anche in Europa il cav. ha inviato mezzi parlamentari, come l'illustre Tajani, il quale poco prima della fine del suo mandato come commissario a Bruxelles, avvia una procedura di infrazione contro l'Italia per i ritardi nei pagamenti della pubblica amministrazione. Avete capito? Lui che è a Bruxelles in vacanza e per conto del cav.  e che ha taciuto per tutti gli anni del suo mandato e dei governi del suo padrone,  ora, su suggerimento del suo padrone, fa arrivare un siluro al governo Renzi. Un siluro - che neanche lui sa di aver sparato, perchè il pulsante l'ha schiacciato qualcun altro da Arcore - che il ministro Padoan, solitamente compassato, ha definito INSPIEGABILE.
 No, caro ministro Padoan, finchè non verranno sostituiti in tutti i ruoli politici i mezziuomini  e le donnine ( le poche signore ce lo perdoneranno!),  mettendoci  uomini interi e donne vere, avremo queste sorprese; mettiamoci l'anima in pace.

domenica 15 giugno 2014

Salvate Roma dal sindaco Marino

Salvate Roma da  Ignazio Marino. Per quale ragione? Non ve ne è una in particolare. Roma ha da essere salvata dal suo sindaco prima che  la distrugga completamente.  Accusa generica, diranno i lettori benevoli di questo post. No, non è così, perchè occorre salvare Roma dalla monnezza, dal caos del traffico, dalla inettitudine di Marino, al quale, dopo gli ultimi eventi, riconosciamo solo annunci per realizzazioni future - vuole tre anni di tempo - e  intitolazioni 'politicamente corrette', prima della lista quella ad Enrico Berlinguer. Meritatissima, chiariamo subito. Ma  è possibile che due fra i luoghi  più sacri alla storia di Roma devono essere intitolati a due politici, mentre le vere glorie del paese, da De Chirico in poi, devono accontentarsi della più squallida periferia, dove - per dare fumo negli occhi - il costruttore Mezzaroma sta costruendo il quartiere 'Rinascimento', ma sempre periferia resta. Dove,  diciamola tutta,  si vorrebbe sapere chi ha autorizzato  Mezzaroma a cementificare non mezza ma tutta la città, e si rischia pure che cementifichi anche Tivoli a ridosso della Villa di Adriano, con l'avallo del grande architetto Portoghesi, che, d'accordo con il costruttore,  sostiene che con la nuova cementificazione verrebbe occultata l'attuale vista della Tivoli periferica davvero brutta.
 Ora l'ennesima tragedia sta per abbattersi sulla città di Roma, e Marino sembra non darsene pena.  L'intensa attività culturale e di spettacolo che da anni ed anni ha animato le estati romane, e le altre stagioni dell'anno, anche sotto la gestione Alemanno, sta per essere decimata. Il sindaco non sente ragioni. C'è un taglio netto del 50% dei finanziamenti attribuiti alle associazioni -  quelle poche che vi saranno ammesse, rispetto alla dotazione dello scorso anno. D'altro canto, dopo l'uscita di scena della Barca, con la quale va ricordato che non c'era con il sindaco accordo su nulla, l'assessorato alla cultura è ancora vacante; e per disastrarlo definitivamente e del tutto, il sindaco ha attribuito a se stesso anche quella delega. Le associazioni sono sul piede di guerra e nei prossimi giorni chiederanno un incontro con Maurizio Pucci che il sindaco ha chiamato a collaborare con il suo gabinetto per i 'grandi eventi'. E quali sarebbero questi grandi eventi per i quali c'era bisogno di un incaricato speciale?
La mannaia dei tagli, come hanno scritto questi giorni i giornali cittadini,  sembra volersi abbattere, per mano del sindaco - sempre lui! - anche su tutte le istituzioni culturali della città alle quali verrebbe dimezzato il finanziamento, da Musica per Roma, a Santa Cecilia, all'Opera ed altre che hanno fatto sapere che  già oggi sono in sofferenza e che  se il taglio ci sarà dovranno tagliare la produzione con le conseguenze negative che è facile immaginare.
 A dare una mano a Marino-Attila, flagello della città di Roma,  ci si è messo, involontariamente, anche Renzi, con le nuove regole dettate alle Camere di Commercio, fra le quali quella di Roma, presieduta da Cremonesi,  abbastanza presente nel finanziamento delle istituzioni culturali della città.
 Le Camere di Commercio avranno una dotazione minore, a causa del taglio dei contributi annuali dei singoli iscritti e perciò minori disponibilità da investire  per la promozione ed il sostegno culturale.
 Ma la tragedia maggiore di tutte - come  se tutte queste non fossero sufficienti - sta nel progetto di Marino di voler accorpare in un'unica fondazione tutte le istituzioni culturali della città, da Santa Cecilia all'Opera, al Palazzo delle Esposizioni, al Teatro di Roma a Musica per Roma, per poter risparmiare anche attraverso la mobilità dei singoli da una istituzione all'altra.
 Data la follia del progetto, al quale, s'è appreso il sindaco sta facendo lavorare una commissione segreta, l'unica possibile salvezza è che Marino si prenda un periodo lungo di 'riposo e  cure del caso'  o che Renzi lo costringa, per non fargli fare altri guai, a dimettersi, per la salvezza di Roma.

sabato 14 giugno 2014

Mineo chi? la vendetta

La frase ' Mineo chi?' - che ovviamente non ha nulla di offensivo,  ed è stata già ascoltata, con diversa declinazione, in anni recenti, riferita ad di un signore chiamato per nome: Michele chi?, e perciò baciato dalla fama, per cui basta il nome - l'ha pronunciata nel bollore dell'estate segnata dagli scandali dell'Expo e del Mose il nuovo sindaco di Firenze,  Dario Nardella, al quale Mineo ha subito risposto per le rime: 'Nardella, chi cazzo è ?'. Mineo, lo sappiamo chi è: è stato fino a qualche anno fa a capo di un esercito di giornalisti RAI per  il canale 'Rai News', dopo essere stato corrispondente estero per il TG3, nel quale era nato per volontà della levatrice Curzi, e dove si era prevalentemente formato.
 Di Nardella, invece, sappiamo che s'è diplomato in violino al Cherubini di Firenze - ma non ha mai esercitato - e poi laureato in giurisprudenza, con dottorato a seguito, ma ha subito cominciato la carriera politica, avendo dalla sua la fortuna di essere sempre al fianco di vincitori, fino a sedersi sullo scranno più alto della città di Firenze, quella di sindaco, con la benedizione di Renzi, amico, protettore e predecessore. Rispetto a Mineo è giovane e quindi ha ancora tempo per dimostrare 'chi cazzo è';   e per dimostrarlo anche a Mineo che,  chi è, l'ha già dimostrato. E sta proprio qui il problema di Mineo, come ha acutamente sottolineato qualche  suo compagno di penna. Mineo da quando sta in Parlamento, è affetto della sindrome 'dell'abbandono' e 'dell'oscurità', lui che ogni mattina per un'oretta buona predicava dal teleschermo della sua rete 'All News' . Adesso, per restare a Mineo,  a causa di tale sindrome da cui è evidentemente affetto, ha voluto dare una svolta alla sua vita di parlamentare, solo che, per la fretta, l'ha fatto in due occasioni che  gli recano solo danno.
Ma questo non può e non deve autorizzare 'Nardella chi cazzo è?' a dargli addosso.

CLASSIC VOICE o del SONDAGGISMO

C'è un organo, di stampa s'intende, che non passa numero senza sondaggi, che sono la sua fortuna. E del resto i sondaggi, con numeri e cantonate,  sono assai di moda in Italia. Il pubblico dei lettori italiani di riviste musicali,  come lo è l'organo di stampa in questione, si sa ammonta ad almeno un paio di milioni, poco sotto quello dei quotidiani messi insieme. Ma mentre sui quotidiani - ed è per questo che i lettori lì non crescono - ci si occupa di tante cose, e mancano i  veri sondaggi giornalieri, circoscritti ai soli trafiletti sui segni zodiacali, la rivista musicale della quale anche noi siamo lettori accaniti, aumenta ogni mese la sua tiratura e raddoppia,anzi triplica le vendite, proprio a causa dei mensili sondaggi che occupano oltre che la copertina buona parte delle sue pagine. La rivista è ovviamente Classic Voice - e chi non la conosce - ed il sondaggio di questo mese riguarda 'donne e musica'. Finora l'unico sondaggio  capace di fargli concorrenza era stato quello su 'donne e motori', apparso su una famosa rivista  automobilistica, che però risale a qualche mese fa. Insomma la rivista ogni mese mette insieme un 'parterre di roi', una ventina di critici dei nostri quotidiani, dove i critici sono più numerosi dei quotidiani, volgarmente detti: 'i sondati'. Questi eletti  sono gli stessi che vengono interpellati ogni mese dal mensile,  scrivono anche sul mensile e poi sui quotidiani anticipano o commentano i sondaggi apparsi sul mensile. Insomma 'Classic Voice' ha messo su una catena di sant'Antonio niente male.
 Dal sondaggio di questo mese sul tema, come abbiamo detto, 'donne e musica' i sondati hanno reso noto che le donne in campo musicale contano poco ed ancora troppo esigua è la loro presenza, in ogni campo dell'attività musicale, da quello imprenditoriale ed organizzativo a quello esecutivo e direttoriale. Non si sono arrischiati a comprendere nel sondaggio anche i cantanti perché in quel settore, da quando hanno graziato i castrati, le donne, almeno una per opera vi sono incluse e neppure il settore danza, dove le ballerine sono così tante e tanto famose che si usa spesso dire di qualcuno in vista: figlio di ballerina!
Per noi, tutto quello che abbiamo letto, pagina dopo pagina, sulla materia del sondaggio, è stato rivelatore. Credevamo di vivere in un mondo musicale nel quale la parità dei sessi era stata finalmente raggiunta, per via del merito  delle donne, come è sempre stato nel settore maschile. Che il sondaggio fosse limitato alla musica era chiaro a tutti giacchè, nel settore della politica, ad esempio, le cose sono forse all'avanguardia, dopo il celebre caso 'Minetti&Olgette'  e quello renziano delle donne capoliste ( scelte fra le belline), ministre ( estratte a sorte fra  angiolette e maestrine severe), segretarie (della categoria' frangettine'), portavoci (specialiste in scioglilingua e filastrocche). Insomma ora che sono state fatte entrare, nessuno più le donne se le leva di torno.
 Nella musica, invece, sottolinea il sondaggio del glorioso mensile, le cose stanno diversamente: al timone del comando di istituzioni di prestigio, zero donne, appena due (Valencia, Salisburgo); nella composizione musicale,  qualche unità come fumo negli occhi, e perciò sfuggite alla vista acutissima dei sondati ( in Italia, Colasanti e Ronchetti; in Russia, Gubaidulina e Ulstwoskaja e ; nel nord Europa Saariaho)  in campo strumentale forse nessuna ( salvo, in Italia, Marzadori, Dego; fuori: Jansen, Moreno e qualche altra unità soprattutto di violiniste, ma anche pianiste oltre che arpiste ed altro). E infine sul podio, dove la presenza femminile è praticamente nulla. Ed è per questo, per movimentare cioè  il panorama, che la stagione dello Sferisterio di Macerata, che sta per cominciare, è dedicata a tre donne (Tosca, Aida, Violetta) che saranno dirette, dal podio, da tre donne, non vi sono in cartellone registe e costumiste, perchè in questo settore donne non ve ne sono, riassume acutamente 'Classic Voice'.  I cui sondati saranno invitati dall'anfitrione Micheli, per un convegno sul tema a Macerata, dove seguire l'evoluzione della specie femminile, e,contemporaneamente presentare sia il loro sondaggio che le eroine del melodramma ivi ospitate e delle quali , subito dopo, scriveranno sui loro giornali e, dopo qualche mese, anche sulla loro rivista nelle poche pagine che il sondaggio del mese lascerà loro. Insomma tutto questo costosissimo sondaggio per darci la notizia che lo Sferisterio di Macerata quest'anno è femmina. Buon sondaggio a tutti.

Per Matteo Orfini. Promemoria

Un altro Matteo alla ribalta politica. Matteo Orfini, PD turco, è stato eletto a stragrande maggioranza alla Presidenza del PD italiano, succedendo al dimissionario Gianni Cuperlo. 'Li due Mattei' stanno ora al vertice del PD.
Orfini l'abbiamo ascoltato qualche volta in pubblico, in una di queste occasioni, precisamente nella Sala Santa Cecilia dell'Auditorium, nel corso di una assemblea agitativa  delle rappresentanze sindacali del settore dello spettacolo, e più precisamente  delle Fondazioni lirico-sinfoniche - alla quale furono invitati e presero la parola anche i sovrintendenti di Venezia, Chiarot, e Napoli, Purchia - Orfini fece un discorso molto articolato e convincente, chiamando assai spesso in causa il suo partito ed il neo ministro Bray,  sulle riforme  che il settore attendeva da tempo e da tempo  eluse, rimandate o pasticciate. E nel corso del suo intervento ebbe a dire senza mezzi termini che molte disfunzioni nel campo delle Fondazioni lirico-sinfoniche e dello spettacolo dal vivo erano da addebitarsi ai vertici del Ministero, per i quali sollecitava pubblicamente il neoministro, a non prestarvi ascolto, anzi a spedirli in altro settore. Il riferimento era chiaro, anzi chiarissimo,  anche perché già numerose volte il grande-grosso direttore generale Nastasi era stato chiamato in causa, come la causa di molti mali del settore.
 L'uditorio e noi per primi restammo meravigliati  del fatti che Orfini veniva a fare in pubblico un discorso che avrebbe dovuto fare al ministro del suo stesso partito, Bray. In quel caso Orfini parlava come responsabile del settore cultura del partito. Oggi Orfini è assieme a Renzi la massima autorità del PD italiano, mentre allora lo era soltanto per i turchi del PD, e perciò può, anzi deve non solo consigliare ma  ordinare - con la necessaria grazia ma con altrettanta determinazione  - a Franceschini, di torgliersi di torno il grande grosso direttore generale, Nastasi, protetto da Gianni Letta, come tutti sanno. Finirebbe così di far altri danni e dimostrerebbe a tutti che il potere, apparentemente intramontabile, di Gianni Letta, comincia a perdere colpi.

giovedì 12 giugno 2014

Sottoscrizione. Firmate per una telecamera nelle mutande della ...Santanchè

L'uscita della Santanchè, nel corso di una trasmissione condotta da Ilaria D'Amico su SKY, dal titolo 'tango' - e non 'tanga' come farebbe pensare il linguaggio da caserma della Daniela Santanchè - ci ha indotti ad aprire una sottoscrizione per mettere una telecamera nelle mutande, 'tanga' forse, della parlamentare, che la vorrebbe invece  nelle mutande della D'Amico, perchè in quel luogo appartato e solitario,  precluso ad altri occhi indiscreti oltre quelli di una  telecamerina, anche in quello, secondo la parlamentare, i magistrati qualcosa scoverebbero. Ha ragione la Santanchè, che non teme scoperte immorali per sè. Del resto le sue intenzioni in fatto di morale sessuale le aveva espresse molti anni fa, prima della sua liaison con Sallusti e del suo contratto per la pubblicità del Giornale, quando aveva detto che Berlusconi, che aveva tutte le donne che voleva a sua disposizione ma in posizione distesa, in quella posizione non avrebbe mai avuto anche Lei, la Maria Goretti della piazza milanese, nè allora nè dopo, nè mai.  E così è stato. Perciò mettiamo una telecamera nelle mutande della Santanchè e  ci renderemo conto che Lei è una donna tutta d'un pezzo. Telecamera o non telecamera, lei non la dà a nessuno. Mai.  Avremo sprecato solo i soldi che costa oggi una microtelecamera, ma  avremo verificato che pasta di donna è Daniela Santanchè.

Franceschini pensa anche al JAZZ

L'unica buona notizia di oggi è che Franceschini ha stabilito ( l'ha già fatto? l'ha promesso? lo farà?) che per il 2015 vi sarà una dotazione apposita per il JAZZ di 500.000 Euro,  al di fuori del FUS; e che saranno assegnati a seguito di progetti a concorso. Bene. Ottima notizia, molto diversa da quella che anni fa - non ricordiamo più chi sia stato, se Melandri o Rutelli, a seguito di pressioni del partito rock di Repubblica - arrivò ai giornali e cioè che  un  fondo speciale del Ministero, forse detratto dal FUS, doveva essere riservato alla musica 'giovanile', 'popolare' - aggettivi usati nella disposizione ministeriale per non dire 'rock, o peggio ancora ' di consumo'  - il cui giro economico non aveva nulla a che fare con quello magro della 'classica', cosiddetta, 'forte' secondo Quirino Principe, 'debolissma', secondo la nostra modesta visuale.
 Il Jazz, anche se d'importazione, sta avendo un grande successo nel nostro paese, dove conta già numerosi fuoriclasse, e come insegnamento è entrato, addirittura sotto forma di articolato 'dipartimento', nei nostri Conservatori, a grande richiesta.
 E dunque che Jazz sia.      

Alti compensi come garanzia di indipendenza

Caro Nordio e capi della Procura veneziana, è inutile che indaghiate Galan e gli altri della nobile compagnia del 'Mose';  nessuno di loro da Mazzacurati in giù ha mai acconsentito a richieste di qualunque genere e di qualunque provenienza che non fosse regolare e moralisima, perché la ragione dei loro alti (altissimi, giganteschi, forse spropositati) compensi, garantisce della loro impermeabilità a qualunque tentativo di  irregolarità, nella fattispecie: mazzette e ruberie.
 E, di converso,  le procure, compresa quella veneziana,  ogni volta che avranno a che fare con i poveri cristi il cui reddito non supera i 25.000 Euro lordi annui, farebbero bene ad applicare le attenuanti della irresponsabilità, non potendo quei poveri cristi, a causa dei loro bassi redditi, garantire l'impermeabilità ad ogni lusinga di  irregolarità, imbrogli ed altri casini. E' chiara la logica.
 Sulla intoccabilità al ribasso degli stipendi, dopo i magistrati, sommi sacerdoti dell'indipendenza di giudizio, è intervenuto in queste ultime ore anche Mario Draghi,  a difesa dei livelli stipendiali dei dipendenti, funzionari e dirigenti dell'Istituto centrale  della Banca d'Italia. Se si ritoccano al ribasso i loro compensi -  lo sa anche Draghi perciò che sono abbastanza alti - si mina la indipendenza generale di giudizio e vigilanza di tutti i suoi componenti. Che è fuori discussione.
Perciò, anche a seguito dell'ammonimento del presidente BCE, è inutile che le procure perdano tempo e soldi per indagare sui papaveri di ogni settore, almeno di quelli ben pagati, non troveranno mai nulla di anomalo nei loro comportamenti, che sono sempre corretti per diritto naturale. Se invece ben pagati non sono, allora procedano con le indagini.
 Per fare solo un paio di esempi, Amato non lo indagate mai, sapete che guadagna ogni mese qualcosa come 60/70.000 Euro, volete che abbia tempo anche per delinquere, qualora vi fosse costretto, già il tempo non gli basta per spendere  i 2000 Euro giornalieri che la sua indipendenza ed integrità gli fruttano; dicasi la stessa cosa di quel segretario generale dell'Assemblea siciliana - di cui per decenza abbiamo dimenticato il nome - che ha 40.000 Euro di pensione mensili; la sua integrità morale lo Stato italiano se l'è assicurata non solo per gli anni in cui era in servizio, ma anche per tutta la durata della sua dorata ma impegnativa pensione.
 Se, invece,  Nordio e compagni, vi capitasse un giorno di leggere fra le vostre carte, il nostro nome, non vi fate scrupolo, indagate pure, noi - meglio il nostro miserabile stipendio di insegnante pubblico per una vita e pensione relativa - non garantiscono  la nostra integrità amministrativa e morale. Insomma,  e noi lo sappiamo per esperienza personale,  è inutile negarlo: siamo più soggetti a tentazioni.

mercoledì 11 giugno 2014

Poi diranno: non sapevamo nulla!

Due giorni prima di lasciare, per pensione, il servizio presso il Conservatorio Casella - per la precisione il giorno 29 ottobre 2013 - ho inviato all'illustre direttore del medesimo istituto che di lì a due giorni si sarebbe ufficialmente insediato, la seguente lettera che ho fatto naturalmente protocollare. Il caso da me segnalato, in aperta evidente incompatibilità fra l'insegnamento in scuola pubblica  e gli incairichi esterni continuativi, non ha ricevuto nessuna risposta pratica, essendo l'interessato tuttora insegnante al Casella e direttore artistico non di una ma di due istituzioni.  Ma quello segnalato non è il solo caso. nell'ultimo numero di Music@ - anzi il penultimo, perchè l'ultimo l'illuminato direttore non ha consentito che venisse pubblicato - ho prodotto un elenco dei soggetti più in vista del panorama italiano che si trovano nella medesima conflittuale situazione, sancita da una legge statale, cosiddetta ' per combattere la corruzione  nel settore pubblico'.  Quando  qualche altro nodo verrà al pettine, diranno, come accade ogni volta che si scopre una irregolarità avallata dai dirigenti di amministrazioni pubbliche, che non sapevamo o che non si erano accorti. Ma la legge non ammette ignoranza. E che le cose stanno in questi termini, risulta anche dal fatto che nell'elenco degli incarichi consentiti dal Casella, non sono contemplati i casi che con la legge sono incompatibili. e m ripetiamo, quello segnalato, anche al Casella, non è l'unico caso. Intanto, noi ve lo abbiamo detto!


Al direttore del Casella                                           Roma, 29 ottobre 2013
Protocollata


"Essendo venuto a conoscenza delle peripezie, anche giudiziarie, che sta attraversando un nostro ex collega, per aver egli, nel corso dei suoi anni di insegnamento, avuto, parallelamente, incarichi artistici stabili, esterni al Conservatorio, i quali, vietati da sempre dalla legislazione vigente, la cosiddetta Legge ‘Brunetta’ ha reso, di recente, ancora più conflittuali e incompatibili con lo status di dipendente pubblico; e ricordandomi che Lei, egregio direttore, nelle sue lettere di autorizzazione all’esercizio di libere professioni artistiche, fa espresso riferimento alla condizione di ‘ saltuarietà’ ed ‘occasionalità’ degli stessi, mi sono deciso a segnalarle il caso di un mio collega esimio, prof. Guido Barbieri, al quale mi lega amicizia di lungo tempo, nel timore che anche egli, in seguito e a causa dei suoi incarichi artistici – meritatissimi, sia chiaro - uno dei quali a pochi metri dal Conservatorio, come direttore artistico della Società aquilana di concerti ‘Barattelli’, possa incorrere nelle medesime grane giudiziarie, senza contare quelle economiche ben più drammatiche, nelle quali è incorso il nostro ex collega.
E mi preme segnalarlo a lei, perché anche Lei ha precisi obblighi di legge che le impongono di autorizzare qualunque incarico, solo dopo aver “verificata l’insussistenza di situazioni, anche potenziali, di conflitto di interessi, che pregiudichino l’esercizio imparziale delle funzioni attribuite al dipendente” ( Legge n.190 del 6 nov. 2012); e , nel caso in cui lo autorizzasse, assumendosene la responsabilità, è tenuto a segnalarlo alle autorità competenti, indicando il compenso percepito dal suo dipendente per quell’incarico artistico esterno; in caso contrario, è chiamata a risponderne anche in solido, per la mancata osservanza da parte del suo dipendente, ed Ella medesima per l’omessa vigilanza, qualora contravvenisse alla regola.
Insomma anche Lei d’ora in avanti, ad inizio d’anno accademico - come le è stato ricordato da opportuna circolare del dott. Civello, direttore generale, ricevuta in data 28 febbraio 2013, (prot. N.1184) nella quale si fa riferimento proprio alla Legge n.190 del 6 nov. 2012- non può più non sapere. Un controllo che va effettuato ad ogni inizio di anno, a seguito di esplicita richiesta del dipendente, e prima di concedere qualunque autorizzazione. Fermo restando, infine, che la legge vieta a qualunque dipendente pubblico l’esercizio di qualunque attività ‘continuativa’ , concessa, di conseguenza, solo se ‘saltuaria ed occasionale’, come Lei, ogni volta, scrive testualmente nella sua autorizzazione, concessa a tutti i richiedenti, per l’esercizio di libera professione artistica, facendo riferimento alla legislazione vigente (art.508 comma 15 del D.L.vo 16 apr. 1994, n.297, D.L.vo n.165 del 2001 e successive modificazione ed integrazioni).
Potrebbero esserci, ancora nel nostro Conservatorio, anche altri casi di aperto ‘conflitto di interessi’ e di conseguente ‘patente illegalità’; a me premeva segnalarle quella del mio amico prof. Barbieri, al solo scopo di evitargli - come già le ho detto - noie giudiziarie ed economiche per gli incarichi artistici di cui è titolare. Per tali ragioni, imposte dalla vigente normativa, mi sono deciso a scriverle.

Cordiali saluti, Pietro Acquafredda

martedì 10 giugno 2014

fatece largo che passamo noi....

Ieri è stato inaugurato  sull'appia antica un altro importantissimo sito archeologico, all'interno del quale c'è anche il mausoleo di Romolo. Non ci sbagliamo, vero? Perdonateci, non siamo archeologi.
 Chi l'ha fatta l'inaugurazione ? Marino, naturalmente, in compagnia del nuovo sovrintendente Presicce.  A far da cornice all'avvenimento, dopo il taglio del nastro, il Coro femminile Aureliano - ci sa tanto che di secondo cognome fa 'sinistra' - ha cantato canti della tradizione popolare romana. Solo degli analfabeti possono  mettere insieme cose tanto diverse. E non è l'unico schiaffo alla grande storia romana. Poco distante da lì c'è un altro luogo importante,  che ha a che fare con la storia della famiglia dei Quintili, dove da anni viene ospitato un festivalino commerciale, tre o quattro concerti in tutto, di varia umanità e stupidità, sotto l'etichetta che richiama il grande mare nostrum, affidata alle cure pasticcione di un tale che tante volte abbiamo segnalato per  i casini che ha combinato qui ed anche in Sicilia,  perchè -  sia nell'una che nell'altra regione -  gli vengono offerti luoghi sacri per la storia e la cultura di questo paese, lasciando che li profani con le sue  dilettantesche operazioni.
 E, infine, a proposito di festivals. ci stiamo domandando che Fuortes non possa avere una crisi di nervi, causa superlavoro a seguito di superkilometraggio, nel corso di queste vacanze. Perchè? Lui sovrintende contemporaneamente al Festival di Caracalla, come sovrintendente del famoso Teatro dell'Opera di Roma, ancor più famoso da quando ha aggiunto alla sua deminizazione anche quella di 'Capitale'; sovrintende pure al festival 'Luglio suona bene, e Agosto si riposa' ospitato nella Cavea dell'Auditorium ed organizzato da Musica per Roma, di cui lui è amministratore delegato; e, infine, al FestiVAl ( quel VA sta per Villa Adriana, a Tivoli: il festival la famosa villa l'aveva nel destino) di Villa Adriana, organizzato da Musica per Roma, di cui Fuortes è ancora amministratore delegato.
 C'erano tempi in cui uno le cose le faceva una alla volta - bei tempi - e poteva farle bene.

A' sòreta!

A' Sòreta, gridò in coro l'Italia tutta, accompagnando il grido con il classico gesto dell'ombrello sul braccio, all'indirizzo di Standard& Poors (se non è scritto bene, peggio per loro!). Cosa aveva fatto la famosa agenzia di rating americana che mentre dava pagelle a tutto il mondo faceva casini in casa sua?
 Oggi i telegiornali davano per la prima volta un dato confortante: l'ISTAT ha certificato che, per la prima volta da tempo, la produzione industriale nel primo trimestre di quest'anno è cresciuta, non solo. Aggiungeva  che, per la prima volta dal 2010, un incremento registrava anche la spesa per consumi, e ciliegina sulla torta, l'OCSE dichiarava che l'Italia, fra i paesi del G7 ,era quello che accusava un  incremento di crescita, superiore a tutti gli altri,  e primo per velocità. Finalmente, viene da dire! Senonchè la famosa agenzia americana che proprio una settimana fa, non di più, non ci aveva promosso con le sue lettere alfabetiche, vistasi spiazzata e sbugiardata,  ammoniva l'Italia: state attenti, il debito pubblico potrebbe vanificare in breve questo considerevole progresso. Standard & Poors: A' sòreta!
 Certo non si è mai tranquilli in Italia, in  fatto di cifre. Ad esempio se voi voleste sapere qual è il giornale più diffuso in Italia, leggete i giornali di oggi, due in particolare: Corriere e Repubblica.  Il giornale più diffuso è Il Corriere secondo il Corriere e  La Repubblica secondo Repubblica. E poi dicono che la matematica non è un'opinione.
 A proposito di opinioni. Era opinione diffusa che certi intoccabili, pur lambiti da qualunque inchiesta e giro di affari, non saranno mai toccati, appartenendo essi alla casta, sempre più rada secondo alcuni  e ormai in via di estinzione, secondo altri. E, in particolare, in questi giorni di scandali, ci si chiedeva come mai non venisse fuori un nome eccellente, eccellentissimo che compare sempre in tutte le inchieste, ed ora anche in quelle che, a macchia di ladroni, si allargano da Milano e Venezia fino a Roma, dove c'è sempre stata la direzione operativa del traffico. Ecco serviti. Il nome eccellente è venuto fuori, e per la prima volta ha bisogno di un avvocato, pur non essendo formalmente indagato.

lunedì 9 giugno 2014

L' INUTILE COSTOSO GIOCATTOLO DI WOLTER: IL PONTE DELLA MUSICA RIBATTEZZATO TROVAJOLI

Si torna a parlare di quell'inutile ma costosisimo giocattolo, fatto pagare  ai cittadini, ma ideato e strenuamente voluto da Wolter all'epoca della sua permanenza in Campidoglio, il cosiddetto 'Ponte della Musica'. Realizzato, come al solito in tempi biblici, con costi  aumentati, sempre come al solito, e poi restato come un monumento  allo spreco, e che grida vendetta agli occhi di tutti. Venne inaugurato con la solita festa cittadina e poi più  nulla se ne seppe, perchè per i romani semplicemente 'non esiste': in giorni normali, ma anche in quelli speciali degli internazionali di tennis e di altre manifestazioni sportive al di là del Tevere, se lo attraversano una quindicina di persone è un record. Più trafficato, invece, il sottoponte, già riparato almeno una volta se non due, dove traffici di ogni genere  erano, e forse sono ancora, all'ordine del giorno. Lì, s'è capito, di musica ce n'è tanta, anche se diversa da quella che quel ponte avrebbe dovuto suggerire.
 Poi arriva Alemanno, si insedia anche lui in Campidoglio, qualche altra inaugurazione del ponte, e poi poco prima della fine del mandato, su consiglio del suo amico Mollicone,  l'indimenticato presidente della 'Commissione cultura' del Comune, passato ora nelle mani della Di Biase, compagna PD di Franceschini, quel ponte viene intitolato a Armando Trovajoli, da poco defunto e noto prevalentemente agi frequentatori del Sistina, e  del circolo 'Canottieri Aniene', i cui iscritti uniti ai frequentatori dei salotti di Via de' Condotti, erano presenti dal primo all'ultimo alla festa della intitolazione Fintita la festa di nuovo cala il silenzio sopra e sotto le arcate del Ponte veltronianalemanniano, fino ad oggi.
Quando si torna a parlare, perchè Marino o chi per lui, per aggiungere altro spreco al già noto monumento allo spreco, vuole fare una nuova  linea di metropolitana di superficie che da Piazza Risorgimento,  percorra Viale Angelico, attraversi il Ponte  della Musica 'Armando Trovajoli - sperando che non cominci a scricchiolare - passi davanti al Maxxi o giù di lì e  e faccia capolinea a Viale De Goubertin, in bocca all'Auditorium, come un tempo altro tram faceva con il Teatro Argentina ed ora non più, per fortuna. E già si plaude ancora una volta al sindaco del nulla, dal cui successore ci attendiamo, una volta ultimata la nuova linea del tram, che tolga per tutta Roma quegli inutili ed altrettanto costosi cartelli che indicano l'Auditorium 'Parco della Musica', fatti mettere naturalmente da Wolter per confondere i turisti venuti a Roma alla ricerca dell'Auditorium, che ancora stanno cercando.

venerdì 6 giugno 2014

Franceschini: una cosa di sinistra ed una di destra.

Il neo ministro della cultura, pur tra tante difficoltà, sembra aver preso veramente a cuore l'incarico affidatogli e non passa giorno che non annunci  nuove iniziative, nel tentativo di far le scarpe a Renzi che ogni giorno ne spara una e poi ci mettete un bel pò per tentare di  realizzarla.
 Un pò di giorni fa ha annunciato che  creerà un fondo particolare  dal quale attingerà  delle somme, come premio di produzione per chi porterà spettacoli di teatro (non ricordiamo bene se fosse solo il teatro interessato al provvedimento) nelle periferie disagiate. Ciò richiama alla mente le iniziative milanesi di Luigi Nono che voleva portare la musica, la sua, nelle fabbriche, per farla ascoltare agli operai che volevano sentir parlare solo di lavoro meno duro e paga più adeguata.  Qualche volta abbiamo assistito a queste  spedizioni miranti all'acculturazione forzata. Un vero disastro. Piuttosto si spalanchino le porte delle sale da concerto, e  dei teatri, si facciano spettacoli pensati ad hoc per un  pubblico nuovo, magari offerti gratuitamente, e sempre nei teatri già noti, si dia un bel taglio ai prezzi dei biglietti,  sinceramente esosissimi. Non illudiamoci di cancellare i disagi degli inferni di periferia portandovi il teatro o la musica. Forse sarebbe più utile cominciare dalla scuola. Questo sarebbe un provvedimento di sinistra che a noi non piace, s'è capito.
Poi c'è un secondo provvedimento, catalogabile 'di destra'. Quando la destra è più ragionevole. Il ministro raccoglierà tutte le entrate dei vari musei e siti archeologici, ma li girerà poi  a ciascuno di quei musei e siti, nella stessa misura delle entrate. Insomma si premierà il museo che ha avuto più visitatori, senza, ovviamente, per questo stiparli nelle sale, nè soffocarli  in saune improvvisate.
 Apriti cielo. Il ministro, si è detto da molti, dovrebbe raccogliere il frutto delle entrate di ciascun museo ma poi dovrebbe destinarne una quota ai musei più sfortunati e disagiati, defalcandola da quella per i musei più attivi e dunque meritevoli. No, così non va. Questa iniziativa, 'di destra' cosiddetta, ci piace, perchè  ci piace  che il merito venga premiato, in qualunque campo.
 Se poi Franceschini  ha un pò di tempo libero, si dia da fare per togliere a Civita, presieduta da Gianni Letta, il monopolio delle biglietterie e di ogni altro acquisto presso i musei ed i siti archeologici più importanti del nostro paese.

Firenze si affida alla signora Pavarotti

Il neo sindaco fiorentino, Nardella, in procinto di mettere su la squadra che l'affiancherà nel governo della città, ha in serbo un colpo grosso: affidare la diffusione nel mondo dell'immagine di Firenze non a Giotto o  a Dante, ma alla signora Mantovani, sposata Pavarotti, la vedova del grande cantante. E già immaginiamo come potrebbero andare le cose  alla sig.ra Nicoletta Mantovani, a capo del dicastero, senza portafoglio, degli esteri della repubblica fiorentina.  Pranzo ufficiale in Cina, al quale partecipano i massimi esponenti di quel governo, in occasione della inaugurazione della copia perfetta di Santa Maria del Fiore, non luogo di culto ma centro commerciale. Magari gli esponenti del governo cinesi presenti non sanno che Pavarotti è morto,  ed allora all'annuncio che sta per arrivare Pavarotti,  che anche in Cina conoscono, non si curano di infornarsi meglio. Arriva una signora minuta -  attenti: tanto minuta quanto determinata - nessuno l'applaude, tutti aspettano Pavarotti; la delegazione italiana  in imbarazzo, va subito a spiegare ai notabili cinesi, che Pavarotti è la signora, vedova del grande cantante. Non sappiamo immaginare la reazione, e comunque non la diremo per rispetto alla signora.  Dicono che Nardella sia diplomato in violino e che abbia annunciato che il giorno in cui non facesse più l'amministratore pubblico, forse potrebbe riprendere il suo violino per guadagnarsi da vivere. Immaginate, a quel punto, se Nardella, tornato a suonare in orchestra, un giorno, indisposto, mandasse sua moglie, cui ha affidato il suo strumento, a sostituirlo - immaginate la reazione degli orchestrali e del direttore.

giovedì 5 giugno 2014

Giancarlo Galan indagato. Doge Galàn, doge Galàn, Aleppe

L'ha promesso al Cavaliere, più navigato di lui, nella navigazione in palude; gli ha promesso che tutto si chiarirà. Chi? Galàn. Galàn, chi?
Galàn, presidente della 'Commissione cultura' del Senato. E giù la prima risata.
Galàn chiamato da Silvio a costituire un cartello di nomi in grado di dare lustro e rilevanza culturale a Forza Italia. Giù la seconda risata.  Per intenderci, Galàn cacciatore di cervelli ed intellettuali.
Galàn ministro dell'agricoltura, e poi ministro della cultura, dalle stalle ( più redditizie) alle stelle ( più oziose), protettore di quel bibliofilo che stava pian piano svuotando gli scaffali della Girolamini di Napoli- glielo aveva raccomandato Dell'Utri.  Lo stesso Galàn che s'era fatto sentire a proposito del Festival del Cinema di Roma: perchè due festival concorrenti e così vicini? togliamo quello di Roma; no questo teniamolo, via l'altro, sul quale non  contava più nulla, da quando non era più governatore del Veneto. Al ministero c'è rimasto abbastanza poco per altri exploit. Della cultura non poteva occuparsi a  tempo pieno, quel ministero non era alla sua altezza e, perciò, ha ripiegato, anzi continuato, sul fronte 'mazzette', più impegnativo, sì, ma anche più rediditizio: ogni giorno ha dovuto ricordare ai suoi benefattori/beneficiari che lui, non più governatore, era ncora ministro, e perciò ancora influente. E siamo alla terza di risata, la più sonora.
Nella storia della disgrazia di Galàn, oltre la solita segretaria infedele - che s'è associata con quella di Scaiola per una futura fondazione, senza scopo di lucro, per consolare politici in galera - c'è anche l'antica passione degli italiani per la casa. Lui ne ha comprata una in Veneto, nella campagna padovana, una villetta malmessa, poco più di un rudere con i soldi della liquidazione di Publitalia, 900 milioni di lire - Galàn era un dipendente di Berlusconi, a tutti gli effetti, da dirigente Publitalia ed anche, di conseguenza, da senatore, governatore e ministro - e che lui, domenica dopo domenica,  in  anni e anni, smessi i panni del governatore, senatore e ministro e vestiti quelli del muratore,  imbianchino, elettricista, idraulico, giardiniere ha rimesso a nuovo, comprando tutti i materiali dal Consorzio Venezia, per il cui acquisto aveva contratto un mutuo con Mazzacurati, di oltre 1,5 milioni di Euro,  che sta ancora pagando con qualche soldo che nelle vacanze si guadagnava, andando a fare il guardiano notturno del Mose, e badando che nessun altro ladrone si avvicinasse alle dighe mobili per  rubare acciaio.
 Ora, per questo lavoro, ma solo per questo, dovranno trovare un altro guardiano notturno, perchè lui le notti, prossimamente, potrebbe passarle altrove.
 Doge Galàn, questo è solo l'inizio.

Letto sui giornali. Marino/Franceschini,Floris,Pappano,gdm, Skei, festival

Se parlano di Valle/MARINO E FRANCESCHINI/ dove mettono le palle? Marino l'altro ieri in tv: "entro giugno  troveremo una soluzione, siamo in contatto con il Ministro". Franceschini ai giornali oggi: "troveremo una soluzione, abbiamo sollecitato Marino a cercarla, spetta a lui la decisione". Marino e Franceschini/ dove c'hanno le palle?/ l'hanno appese al Valle/ le palle di cannone.
Perdonate la lingua aulica, ma abbiamo trovato questi versi in una delle profezie di Nostradamus, riguardante il destino di Roma e dei suoi governanti all'inizio del terzo millennio, e li abbiamo pubblicati, senza purgarli. Mentre per la prossima purga che sta per abbattersi sulla giunta Marino, Franceschini potrebbe avere il giusto 'astringente', e Marino non potrebbe rifiutarsi di ingoiarlo.
 A Floris l'altro ieri, il Corriere, a firma Paolo Conti, ha fatto un elogio per la sua determinazione nell'incalzare Renzi, durante l'intervista a RAI Tre, a proposito della RAI.  Ci è venuto in mente il grande Franceschiello,  che ammoniva i suoi soldatini, alla bisogna: 'facite a faccia feroce'; bastava un pò, perchè, subito dopo, per evitare lo sforzo innaturale, esortava: 'rifacite a faccia fessa'. Non conoscendo le lingue, non vorremmo aver offeso le orecchie napoletane. Chiediamo perdono.
Floris, che noi non sopportiamo - ce lo perdonerà l'illustre conduttore che se ne può anche fottere di ciò che pensiamo di lui, giustamente - come rivela oggi ancora Conti, potrebbe passare a Mediaset la prossima stagione, il suo contratto sta per scadere. Evviva! L'eventuale storia di Floris a Mediaset è già scritta, con l'inchiostro dell' Euro. Vuole, scrive Conti, altre esperienze professionali,  RAI Tre gli sta stretta. Ma non gli stava stretta  già quando  ha strappato un contratto da esterno con l'obbligo per la RAI di riprenderlo alla fine di Ballarò?  Ci viene ora un dubbio: quella sua  comica durezza con Renzi era la carta da giocare con la dirigenza RAI all'atto della firma del nuovo contratto; o, in caso contrario, per giustificare il suo passaggio a Mediaset, nonostante il grande amore per mamma RAI?
Prima di lui la strada dell'andata, e purtroppo anche quella del ritorno, l'hanno percorsa Pippo Baudo, Mentana, Santoro (ed anche il Fazio che da Telecom, per non ver fatto nilla, ma solo attraversato il ponte che l'ha condoto da Viale mazzini e Via flaminia,  scucì un bel pacco di miliardi. A qualcuno, Fazio insegna, è andata bene con  gli skei, ma non a tutti, Pippo ha dovuto ridare un palazzetto a Mediaset, che ora è adibito a sede del TG5. Floris non c'incanta. E pio non ci è neanche simpatico!
 A proposito di skei, oggi i giornali riportano molti messaggi ironici della rete sulla retata eccellente veneziana. Uno per tutti: a Venezia, di liberi sono rimasti solo i piccioni.
L'Italia dei festival. Non c'è città che non abbia il suo festival, qualcuna ne ha più d'uno, ma all'estero ci hanno fregati: Salisburgo vive di un festival dopo l'altro.  Ve ne sono tanti, prosegue Severgnini -  e intanto approfitta  per annunciare le sue due prossime comparsate prima dell'estate, che passerà sbracato in Gallura - che hanno superato anche gli scandali. Eh no, gli scandali offesi per il sorpasso, si sono fatti subito vivi: dopo l'Expo, Venezia.
Pappano a Salisburgo.  Non ricordiamo con precisione quale, ma su un giornale, l'altro ieri, abbiamo letto che è già tutto pieno per i prossimi cent'anni il calendario delle tournée dell'Orchestra dell'Accademia di Santa Cecilia, guidata da Pappano,  solo da lui - perciò sarebbe meglio dire, e con maggiore esattezza: Pappano con l'Orchestra di Santa Cecilia. A chi obiettasse che cambiando l'ordine dei fattori la somma non cambia,  saremmo costretti a  rispondere che questa regola aritmetica non vale nel nostro caso -  Pappano e la sua orchestra, a Salisburgo, in un sol giorno si presenta due volte, domenica prossima. La mattina, alle 12, con  l'orchestra solisti e coro nello 'Stabat Mater' di Rossini; il pomeriggio, alle 17, al Mozarteum, lui, sua moglie, solisti e coro per la 'Petite messe'. E' tempo di riposo, caro maestro.
Il Giornale della Musica, giunto all'incredibile traguardo dei trent'anni di vita - il primo numero nel 1985, era rivoluzionario nel formato, meno nei contenuti -  ha deciso di cambiare radicalmente, alla faccia di chi lo accusa di essere il giornale della musica che  'più si compra'. E, infatti, ha cambiato formato e veste grafica. Era ora.

martedì 3 giugno 2014

Marino? il perverso capolavoro di Alemanno

Che la gestione Marino faccia acqua e schifo da qualunque parte lo si giri è ormai cosa nota. Lo sa  e lo dice anche l'interessato. La città non è governata, lui stesso non ha interesse a farlo, o forse non ne è capace; nei giorni in cui tutti i dipendenti comunali scioperano, mettendo ancor più  in ginocchio la città, già in ginocchio, lui vola  a Boston per impegni istituzionali. Sembra lo Schettino romano. La sua giunta è perennemente in discussione; il suo stesso partito lo critica, ed il governo lo incalza; è attaccato da ogni parte, perfino dal fuoco amico. Gli unici in piena attività sono i vigili, ma non per governare il traffico, ma a far multe a vantaggio delle casse comunali. Altra schifezza.
 Sull'assessorato alla cultura, dopo l'abbandono della Barca, tutti mettono bocca e lui li fa parlare contando, anzi sperando di ottenere appoggi quando qualcuno di autorevole gli dirà di sloggiare per non far fare brutta figura al partito che ha trionfato in Italia. Evidentemente Marino  sta ancora a sentire le sirene della vecchia nomenclatura del PD romano ( Bettini, Veltroni). L'altra sera abbiamo sentito su di lui l'ennesima boutade che se fosse vera dovremmo erigere un monumento al genio di Alemanno.
 Pierangelo Buttafuoco, parlando in tv della sfascio di Roma e della evidente incapacità di Marino a fare il sindaco, ha detto che  l'elezione di Marino potrebbe essere stato l'ultimo perverso capolavoro di Alemanno. Che sarebbe da considerare alla stregua di un genio; mentre genio non è, essendo a tutti noto che il predecessore di Marino, appena  più abile del suo successore, incarnava il nulla dello stesso Marino.

ANCHE GRILLO HA UN FIGLIO

Si discute, in questi giorni, di figli di... e di figli che nessuno fa più in numero tale da consentire un ricambio di generazioni quando i troppi anziani di oggi se ne saranno andati al Creatore.  Per ciò che abbiamo sentito questi giorni a proposito di figli di... forse è anche un bene che di figli almeno certi noti non ne facciano più, altrimenti...
Berlusconi ormai si dedica all'assistenza agli anziani  della casa di riposo vicino casa, e dunque pian piano, complice l'età e a dispetto di trapianti e belletti, non potrà  avere più  il ruolo, nefasto, che finora ha avuto nella politica italiana. Chi lo sostituirà - è la domanda che corre sulla bocca di tutti; fuori Alfano, fuori Fitto e fuori, molto presto, Toti,  l'unica persona alla quale il capo azienda pensa è sua figlia, se non altro perchè porta il suo stesso cognone.  Capace  o no di assumere un ruolo politico non importa, è il marchio di famiglia  che conta in un partito azienda. Avesse avuto il cognome della madre, non sarebbe stata la stessa cosa: come fai a spiegare ogni volta che quella signora là, a dispetto del cognome, è la figlia di...  Lei nega, ma alla fine forse accetterà, per salvare anche la barca di famiglia. Se Berlusconi non avesse avuto figli, allora forse avrebbe pensato da subito, fin da quando sono apparsi i primi segni del  suo decadimento generale, ad un sostituto capace della gestione di una azienda partito.
 Il discorso riguarda anche Grillo, perchè anche lui ha problemi dopo la batosta delle elezioni europee. Cerca di buttarla in burletta con l'argomento brogli, ma già pensa, anzi ha pensato alla successione;  anche il suo profeta Casaleggio è in difficoltà per le stesse ragioni di Grillo ma anche per altre. Che ti fa il Grillone? Adotta il figlio della Grillo&Casaleggio spa, e lo porta con sé a Bruxelles.  Ha chiesto al popolo della rete se vuole o no il figlio illegittimo nato dal suo matrimonio con Casaleggio?  No perchè anche lui ha fondato un partito azienda che porta benefici alla Grillo&Casaleggio spa.

domenica 1 giugno 2014

Questi li ho inventati io

"Li ho inventati io, senza di me non esisterebbero". Si badi bene, non dicono "questi li ho scoperti io" che attesterebbe la presa d'atto di un valore, come va dicendo, con orgoglio, il vecchio Pippo Baudo ogni volta che in televisione lo invitano a raccontare la sua vita e le sue doti di scopritore di talenti. Lui veramente ha avuto un fiuto speciale per i talenti, molti dei quali si sono rivelati completamente in seguito, ma che Pippo ha tenuto a battesimo, quando nessuno avrebbe scommesso su di loro neanche un centesimo.
 Nulla di questo, nell'attuale situazione. Quelle frasi che sentiamo più una volta, anzi troppo spesso pronunciate, stanno a testimoniare ben altra situazione, ben altri talenti. Se tali si possono  considerare.
Non è un caso che Berlusconi, tanto per fare un esempio, quelle frasi non le abbia mai pronunciate; mentre l'abbiano fatto taluni suoi accoliti, fra tutte la pantera Santanchè, più grintosa da quando lavora per il padrone, la quale non ha usato mezzi termini, riferendosi ai vari Alfano ed agli altri  fuorusciti dal partito del comune padrone: questi li ha creati Berlusconi, ha detto, senza di lui non esisterebbero. Mai analisi fu più veritiera e spietata, estesa anche alla pantera ovviamente. Ci siamo sempre chiesti se Berlusconi avrebbe scelto le medesime persone per governare le sue aziende; magari alcuni, nei ruoli di soubrette o in quelli dei presentatori; ma per mandare all'aria tutte le sue  redditizie imprese, mai e poi mai. Ci aveva messo tanto per costruirle e tanto aveva brigato per raggiungere l'obbiettivo che sarebbe stato veramente da fessi metterle nelle mani di molti inetti che, invece, ha scelto per popolare il suo Parlamento, con il preciso incarico di curare anche i suoi interessi.
 Quella stessa espressione, di recente, è uscita anche dalla bocca di Grillo. All'indomani dell'amara sconfitta elettorale alle Europee, quando da più bocche dei suoi 'concittadini'  uscivano espressioni disappunto, anzi di censura, con  la sottintesa ingiunzione per il capo di ritirarsi, lui, capo-padrone, rispondeva che tutti quei cittadini dei quali aveva esaltato le virtù fino a qualche attimo prima, senza di lui non sarebbero esistiti. Bravo Grillo.
 Aggiornamento. Anche Berlusconi non ha resistito ed  ha ripreso la frase dei suoi, quando ha detto, riferendosi a Mara Carfagna: "l'ho creata io ed adesso mi tratta così".