Le pecorelle tornano all'ovile. Noi pastorelli eravamo rimasti, tristi, a guardia di un ovile ormai vuoto di pecorelle, perchè una dopo l'altra, chi da una parte chi dall'altra, avevano preso sentieri pericolosi. Fuor di metafora stiamo parlando del Festival di Spoleto che dal 2088 è sotto la direzione, osannata da molti che hanno troppo presto dimenticato quel che era il festival inventato da Menotti - FESTIVAL di INVENZIONE ! - per buttarsi sul carro vincente di Giorgio Ferrara: i 'sentieri pericolosi' della metafora. L'attuale reggitore del festival, per ancora qualche anno - purtroppo ! - il cui cursus honorum, oltre quello di essere marito di Adriana Asti e fratello di Giuliano - consiste in una carriera da regista, non certo luminosissima, e nella sua direzione all'Istituto italiano di cultura a Parigi - per il quale incarico, va da sè che il fratellone non c'entra affatto; via cattivi pensieri! - dove è riuscito a crearsi una corte di teatranti che poi ha trasferito, ampliandola ancora, a Spoleto. Sempre la stessa corte che ogni anno si ritrova a profanare lo 'spirito' di Spoleto, fatta di registi soprattutto che non fanno più nulla di nuovo, benchè ciò che fanno lo facciano bene, e che non riesce a mantener vivo l'intento che aveva guidato Menotti a insediarsi moltissimi anni fa nella meravigliosa cittadina umbra. Creare una cittadella delle arti, mettere in vetrina giovani forze e nuove idee. Col tempo molti altri festival sono sorti, e , fra questi, certamente ve ne sono alcuni che incarnano più di quello guidato da Ferrara, lo spirito di Spoleto di una volta. Ravenna, ad esempio. Anche se pure lì c'è lo zampino troppo evidente di una famiglia, quella di Riccardo e Cristina Muti. Oggi Ferrara commissiona spettacoli, nei quali - ma di questo gli siamo grati - c'è sempre la divina Asti; distribuisce premi; gratifica amici e laudatores ecc.. insomma un festival troppo caro per quel che è ed offre, da dove la musica è poi del tutto scomparsa. Una montagna di soldi per pagare artisti carissimi, che di soldi ne hanno già abbastanza, e che nulla di interessante e nuovo ci faranno mai vedere/ascoltare, e sopratutto che sbarreranno la strada a tutti i nuovi volti della scena italiana ed internazionale. Lì di 'Nuovo', oltre il teatro che porta tale nome beneaugurante, non c'è rimasto altro.
E le pecorelle dell'inizio che fine hanno fatto? Di una, in particolare, che conosciamo molto bene e da tempo, salutiamo con gioia il ritorno all'ovile dell'oggettività di giudizio. Quella pecorella, un nostro collega, ma molto molto più famoso di noi, negli anni aveva lodato senza mezze misure quel festival, dove lavora anche un direttore artistico per la musica suo amico fraterno, come aveva fatto anche con il disastrato Teatro dell'Opera di Roma, nonostante Muti, che solo lui vedeva in cima alla classifica dei migliori teatri al mondo. Naturalmente il fatto che sia il teatro che il festival abbiano rappresentato una sua pièce su Carlos Kleiber, non c'entra con il positivo parere di un tempo sul festival e sul teatro. Perchè allora ha cambiato improvvisamente idea? Una luce abbagliante l'ha risvegliato dal torpore e gli ha insegnato nuovamente la retta via della critica. Ora quella pecorella è felicemente tornata all'ovile e dice senza mezzi termini e senza far più sconti a nessuno che Spoleto è diventato il Festival di Ferrara - ma non alla stessa maniera per cui lo era di Menotti padre - ed un 'acuto non fa primavera' - testualmente - sull'Opera di Roma di Fuortes, nonostante Muti. Bentornata pecorella.
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