mercoledì 30 settembre 2020

Fulvio Abbate, un intellettuale controcorrente che sputa nel piatto in cui ha deciso prima di mangiare: GF VIP. Spiega allora perchè ci sei andato ( da Bang Showbiz)

 Fulvio Abbate, che è stato il primo concorrente eliminato della quinta edizione del "Grande Fratello Vip", ha criticato duramente i suoi ex compagni d'avventura e ha rivelato che "non vedeva l'ora di scappare". 

"Se tu hai un minimo di cultura, sentire questi che hanno un immaginario che va da Sanremo a Paperissima, molti di questi non hanno mai visto un film di Fellini, per dirne una. Tutto questo è devastante. Non possiedono neanche un briciolo di ironia. Non vedevo l'ora di scappare, perché non resisti quando vedi quattro squinzie che stanno lì tutto il giorno con il phon e la spazzola. Alcuni passavano intere giornate a fare battute del cavolo tipo: Dov'è Bugo? Oppure: La luna nera", ha dichiarato lo scrittore durante un'intervista rilasciata a "Radio Radio". 

Il 63enne ha poi attaccato duramente Francesco Oppini ed Elisabetta Gregoraci. "Reputo il figlio della Parietti l'elemento più tracotante lì dentro. Ritiene di dover muovere i fili di questa specie di 'setta'' pietosa, si è dato i gradi di capoclasse. Della Gregoraci non ne contemplo neppure l'esistenza. Lei è convinta di essere Mata Hari, ha intorno dei boys che le danno questa sensazione. Lei è convinta che questo Grande Fratello sarà il suo Magnificat", ha aggiunto. 

Fulvio ha però riservato parole di apprezzamento nei confronti del fratello di Mario Balotelli, Enock. "Un ragazzo d'oro ed educato", ha concluso. 

Per la prima volta un insegnante italiano, Carlo Mazzone di Benevento, inserito nei 10 finalisti mondiali al Global Teacher Prize (AGI)

 Per la prima volta un insegnante Italiano entra nella rosa dei top10 del premio considerato il Nobel dell'insegnamento. Il professore di ICT e informatica Carlo Mazzone, dell'istituto tecnico ITI "G. B. B. Lucarelli" di Benevento è stato selezionato per il Global Teacher Prize 2020, scelto tra più di 12.000 candidature provenienti da oltre 140 Paesi del mondo. Il vincitore sarà annunciato durante la cerimonia di assegnazione del Global Teacher Prize che si terrà il 3 dicembre 2020 virtualmente per la prima volta nella sua storia a causa della pandemia di COVID-19.

 

Fra i top 10 con Carlo Mazzone anche gli insegnanti Jamie Frost (Inghilterra), Mokhudu Cynthia Machaba (Sudafrica), Leah Juelke (Stati Uniti) e Yun Jeong-hyun (Corea del Sud). I restanti cinque finalisti saranno annunciati nelle prossime settimane.

Mazzone proviene da una famiglia che vanta un'orgogliosa tradizione educativa. Suo padre era preside e sua madre e sua sorella erano entrambe insegnanti. Carlo stesso ha conseguito inizialmente una laurea in informatica e ha lavorato per diverse aziende nazionali come consulente informatico. Tuttavia, è stato richiamato all'insegnamento per via dei corsi di formazione tecnica condotti mentre lavorava nel settore privato, esperienza che ha contribuito a plasmare il suo approccio scientifico all'insegnamento.

 

Dal 2004 ha lavorato nel sistema scolastico pubblico italiano, seppur mantenendo le sue competenze come consulente e tenendosi aggiornato sugli ultimi sviluppi del settore, aspetto fondamentale per il suo insegnamento e di grande beneficio anche per i suoi allievi.

Carlo Mazzone insegna in un'area ad alto tasso di disoccupazione e la sua principale innovazione è stata creare materiale didattico basato su una vasta esperienza di quello che funziona realmente nel suo campo. Nel corso degli anni, il su lavoro pubblicato su C e C++ è diventato un bestseller in Italia ed è utilizzato anche in alcune università. Detiene anche il titolo ufficiale di Animatore digitale, ovvero guida la realizzazione nella sua scuola del Piano Nazionale Scuola Digitale del Governo.

 

Ha creato diverse piattaforme di e-learning per gestire e semplificare il lavoro degli studenti. Le lezioni sono incentrate sul principio del "vivariumware", una sorta di materiale di formazione essenziale che continuerà a incentivare e creare cose più grandi. I suoi studenti hanno avuto grande successo nelle competizioni Junior Achievement per la formazione aziendale, vincendo la fase regionale in Campania e il concorso nazionale italiano del 2019. Questo a sua volta ha portato la sua classe a rappresentare l'Italia al concorso internazionale di Lilla, dove si è classificata seconda. 

“Congratulazioni a Carlo Mazzone per essere stato scelto come uno dei primi dieci finalisti tra un numero così elevato di talentuosi e motivati insegnanti. Spero che la sua storia ispiri chi vuole intraprendere la professione di insegnante e metta in luce l'incredibile lavoro svolto quotidianamente dagli insegnanti in Italia e nel mondo”, ha dichiarato Stefania Giannini, ex ministro dell’Istruzione e attualmente vicedirettore generale dell’UNESCO per il settore educazione.

 

"Il Global Teacher Prize aiuta a porre la voce degli insegnanti al centro della nostra missione, ovvero promuovere opportunità di insegnamento inclusive per i bambini e i ragazzi di tutto il mondo, in particolare quelli più emarginati e svantaggiati, durante questa emergenza improvvisa e senza precedenti che ha bloccato il settore dell’educazione a livello globale.Da quando è emersa la pandemia di coronavirus, 1,5 miliardi di studenti in tutto il mondo sono stati colpiti dalla chiusura di scuole e università. Non tutti gli studenti, però, sono colpiti allo stesso modo. I governi devono imparare da queste lezioni e agire con decisione per garantire che tutti i bambini ricevano un'istruzione di qualità nell'era del COVID e non solo".

DISMAMUSICA, documento inviato al Governo per sensiblizzarlo sull'importanza di 'fare musica' a livello amatoriale ( da Quotidiano.Net, di Luca Balzarotti)

 Circa mille (in crescita) produttori dell’artigianato e 2.500 occupati. Sono i numeri (pre-Covid) dell’economia legata agli strumenti musicali che Dismamusica - associazione di riferimento per il settore della produzione, distribuzione e vendita di strumenti musicali, edizioni musicali e accessori appartenente a Confcommercio - ha inserito nel documento inviato al Governo per «sensibilizzare i parlamentari sull’importanza di “fare musica“ a livello amatoriale», dichiara il presidente Antonio Monzino. Secondo l’ultima indagine dell’Osservatorio Dismamusica realizzata in collaborazione con il Cersi (Centro di ricerca per lo sviluppo imprenditoriale dell’Università Cattolica del Sacro Cuore), i rivenditori sono circa 950 (in calo costante) e occupano circa 1.700 addetti. In crescita riparatori e addetti alla manutenzione, che contano circa 250 unità. Dall’analisi del mercato emerge che il saldo tra import ed export è positivo. Le vendite sono stimate in 541 milioni di euro (10-12% in Lombardia) di cui circa il 25% arriva da oltre confine con il commercio online. Il consumo pro capite è di circa di 6 euro, contro i 25 dollari degli Stati Uniti e Giappone, i 18 di Regno Unito e Germania e i 15 di Francia e Svizzera.


 «La musica è ancora per pochi". La conclusione di Antonio Monzino, presidente di Dismamusica - associazione di riferimento per il settore della produzione, distribuzione e vendita di strumenti musicali, edizioni musicali e accessori appartenente a Confcommercio - si scontra (all’apparenza) con quello che vediamo e viviamo. Ragazzi che si sfidano per un posto nei talent televisivi. E auricolari di forma e dimensioni diverse ad accompagnare ogni minimo spostamento per strada o sui mezzi pubblici. Si ascolta tanto. Si suona meno "perché – spiega – in Italia, nel Paese della musica, conviviamo con un’offerta formativa limitata. Come una piramide rovesciata: l’ alta formazione, i consevatori, i licei di indirizzo stanno in alto e occupano uno spazio ampio. In basso, invece, non c’è quasi nulla per il livello amatoriale".

Eppure, all’inizio dell’emergenza sanitaria provocata dal coronavirus, in modo spontaneo l’Italia ha scelto di lanciare un messaggio di speranza con la musica, anche solo dai balconi di casa...

 "Perché fare musica, suonare, aiuta a stare bene. A livello amatoriale, in particolare, fa crescere il nostro cervello. Se nei professionisti, infatti, stimola maggiormente l’emisfero sinistro, in chi suona per passione e divertimento stimola anche l’altro emisfero, quello della gioia. Fare musica aiuta a stare bene, sviluppa l’autostima, contrasta il bullismo e la dispersione scolastica : ci sono studi a livello internazionale che certificano come chi ha musica raggiunge votazioni più alte".

 

Perché allora il nostro sistema scolastico non si è adeguato?

 "Perché inserisce l’educazione musicale dalle medie: è tardi. In Finlandia il 70% della popolazione fa musica fino alla terza e quarta elementare: fare musica è fondamentale nei primi anni perché è un gioco e insieme una disciplina, importante sotto il profilo educativo. In Italia la musica è inquadrata come un indirizzo di studi mentre dovrebbe essere una materia per tutti almeno fino a una certa età. Lo abbiamo scritto anche ai nostri parlamentari".

 

Cosa avete chiesto a Roma?

 "Abbiamo cercato di sensibilizzare la politica su questi aspetti: la musica fa bene alla salute tanto che suonare uno strumento dovrebbe essere inserito come indicatore del benessere e della qualità della vita e promosso dallo Stato come per lo sport. La ripresa del Paese dopo la pandemia può passare da una nuova attenzione verso la musica e lo strumento musicale".

 

Dal punto di vista economico,  di quali sostegni ha bisogno il settore?

 "Lo strumento musicale è un prodotto culturale e come tale dovrebbe avere un’Iva al 10% e non al 22%. Il commercio online mondiale ha inferto un duro colpo all’intera economia del territorio. Ma a differenza dei negozi di musica - che sono “spazi culturali“ che collaborano con enti locali, bande cittadine, musicisti, scuole, conservatori e organizzatori di eventi - non ha una funzione sociale ".

A Camerino una nuova 'Accademia della Musica' intitolata a Franco Corelli e donata dalla Fondazione 'Andrea Bocelli' ( da Il Resto del Carlino, di Chiara Sentimenti)

Sarà Andrea Bocelli a dare il la, insieme all’Orchestra dei fiati cittadina, alla cerimonia di inaugurazione della nuova Accademia della musica che la Andrea Bocelli Foundation (Abf) ha realizzato, in soli 148 giorni a Camerino. Una festa che si terrà domani, a partire dalle 15.30, ricca di sorprese per gli amanti della musica e non solo. Un progetto di ricostruzione nato dal cuore che dimostra, ancora una volta, l’attaccamento della Fondazione e del maestro alla nostra provincia. Quella di Camerino, infatti, è la terza opera che Abf ha finanziato nel Maceratese, dopo la ricostruzione della scuola di Sarnano nel 2018 e quella di Muccia nel 2019. 

E anche in questo caso, come accaduto lo scorso anno a Muccia, alla generosità della Fondazione si è unita anche quella dei nostri lettori. Alla costruzione dell’Accademia di Camerino, infatti, sono stati destinati parte dei fondi raccolti dalla sottoscrizione avviata tre anni fa da Qn-Il Resto del Carlino a sostegno dei terremotati del centro Italia. Per questo anche il direttore di Qn-Il Resto del Carlino, Michele Brambilla, parteciperà all’inaugurazione di domani. E, per festeggiare l’apertura della nuova casa della musica, il maestro Bocelli porterà in città diversi amici e star internazionali che faranno di Camerino un palcoscenico unico. Oltre al tenore toscano, infatti, ci saranno alcuni dei volti più popolari della musica italiana come Renato Zero, Marco Masini e Giovanni Caccamo, poi l’attrice Serena Autieri, il flautista Andrea Griminelli, la violinista ucraina Anastasiya Petryshak, il coreografo Luca Tommassini, l’attore e mentalista Andrea Paris, il direttore d’orchestra Carlo Bernini e la pianista e compositrice Ilaria Della Bidia. Ad accompagnare la cerimonia del taglio del nastro, anche i quaranta giovani talenti che compongono l’Orchestra di fiati di Camerino, che potranno vivere un’esperienza unica. 

Tra le autorità nazionali e regionali presenti, accanto ai vertici di Abf e al sindaco Sandro Sborgia, ci sarà anche il commissario per la ricostruzione, Giovanni Legnini. Durante la giornata di festa l’Accademia sarà intitolata al grande maestro e collega di Bocelli, il marchigiano Franco Corelli. Nel rispetto delle norme anti-Covid che non permettono assembramenti all’interno della struttura, la Fondazione ha organizzato una diretta della cerimonia che verrà trasmessa sulle frequenze di E’tv Marche e sui canali social di Abf, mentre l’amministrazione comunale ha messo a disposizione uno spazio molto più ampio, a pochi metri dall’Accademia, da cui sarà possibile seguire l’inaugurazione grazie a un maxi schermo. Sarà un modo per godere di un momento unico, anche se con le dovute distanze. Per poter accedere a uno dei 600 posti a sedere messi a disposizione, però, è obbligatorio registrarsi al link www.comune.camerino.mc.iteventi-cmsinaugurazione-accademia-di-musica-franco-corelli-donata-da-andrea-bocelli-foundation. 

Coronavirus. Scoperti due 'super' anticorpi che bloccano l'attacco del Covid 19 (Rai News)

 Scoperti due super anticorpi che bloccano l'ingresso del virus Sars-Cov-2 nelle cellule: agiscono con meccanismi leggermente diversi fra loro e, se somministrati in piccole dosi, singolarmente o insieme, riescono a prevenire l'infezione nei topi. Il risultato, che apre la strada a nuove terapie basate su cocktail di anticorpi, è pubblicato su Science da un gruppo internazionale guidato dall'Università di Washington. 

 Allo studio hanno partecipato anche Massimo Galli, Agostino Riva e Arianna Gabrieli dell'Ospedale Sacco di Milano. 

 Secondo il virologo Galli, i due nuovi anticorpi neutralizzanti, denominati S2E12 e S2M11, sono "assai promettenti per sviluppi futuri nella cura di Covid-19", come spiega in un tweet. I ricercatori li hanno identificati passando in rassegna quasi 800 anticorpi isolati da 12 pazienti guariti dall'infezione. Il loro meccanismo d'azione è stato studiato a livello molecolare grazie al super microscopio crioelettronico (una tecnologia premiata con il Nobel per la chimica nel 2017). 

 In questo modo si è scoperto che sia S2E12 che S2M11 impediscono al virus di attaccarsi al recettore Ace-2 della cellula ospite e lo fanno con meccanismi d'azione diversi e in competizione fra loro. L'anticorpo S2M11, in particolare, riesce anche a bloccare la famosa proteina Spike che il virus usa come chiave per entrare nella cellula, impedendo di fatto l'infezione. Oltre a neutralizzare il virus, gli anticorpi sembrano favorire anche la reazione di specifiche cellule immunitarie che combattono le infezioni, aiutandole a eliminare il nemico. 

 "Pensiamo che sfruttare meccanismi d'azione multipli, diversi e complementari permetta di avere più benefici nelle applicazioni cliniche", scrivono gli autori dello studio. "I nostri risultati aprono la strada al perfezionamento di cocktail di anticorpi per la profilassi o la terapia che potrebbero presentare il vantaggio di evitare o limitare la comparsa di virus mutanti capaci di sfuggire alle difese dell'ospite". 

Cage, genio incompiuto ( da SUONO Hi-Fi 2003, di Pietro Acquafredda)

 

        John Cage - Genio Incompiuto 

Undici anni fa, nell'agosto del 1992, moriva John Cage. Personalità vulcanica, di infiniti interessi, geniale, pensatore, musicista, anche se non sommo, micologo. Passati gli entusiasmi che una personalità così multiforme e prorompente genera, è intervenuta la riflessione a dimensionare e ridiscutere ogni cosa con la profondità e la completezza che la distanza nel tempo consente e favorisce.

 08/07/2003
di Pietro Acquafredda
Ancora oggi personalità autorevoli fanno le pulci a Cage e, contemporaneamente, altrove si tenta di celebrarne i fasti come per un grandissimo musicista.
Cage fu un innovatore, e innovatore geniale. Alcune sue affermazioni, come quelle sul silenzio e sulla sua importanza nella musica, la musica del silenzio, ma anche quelle sull'alea, e sulla gestualità, meriterebbero di stare da sole ciascuna su una pagina del grande libro della storia della musica. Ma anche per Cage, come per un altro caso a noi più vicino perché italiano, benché non per questo più noto, ci riferiamo al caso Maderna, i buoni propositi non finivano sempre nelle conseguenti buone azioni. Millantatori, allora sia Cage che Maderna? Assolutamente no, né l'uno né l'altro. Geniali l'uno e l'altro? Certamente. Acuti d'intelligenza tanto da essere preveggenti? Anche questo sì. Compositori rivoluzionari l'uno e l'altro? Assolutamente no, né l'uno né l'altro.
Dell'uno come dell'altro caso più d'una volta ha parlato anche Boulez, al quale certo la lucidità non manca, e che, a differenza dei suoi sodali, è invece anche un ottimo, diciamo grande compositore. Boulez in due diverse occasioni ha ribadito che se il decimo anniversario della morte di Cage è passato inosservato, una ragione ci sarà pure: correva più la mente di Cage, ha riassunto Boulez, di quanto non fosse agile la mano del compositore nello starle dietro. E perciò a guardarli con l'occhio impietoso della distanza, i suoi geroglifici musicali scoraggiano più di un esegeta dal dedicarvisi, scopo la loro decrittazione.
Comunque su Cage esistono già grossi volumi; chi la pensasse diversamente da noi potrà consultarli, bearsene, esercitarvi la critica militante effettiva, quale che sia il suo grado di attaccamento alla musica, passionale o intellettuale, o l'uno e l'altro insieme.
In questi mesi al MART di Rovereto, si tiene una mostra su Cage. Occasione ulteriore per approfondire le proprie convinzioni o per cambiarle alla luce degli studi più recenti. Ma a Rovereto, Cage è già innalzato agli onori degli altari per mano di un musicista amico e allievo.
In occasione dell'undicesimo anniversario della morte di Cage (1992-2003) non osiamo fare altrettanto. E allora intendiamo celebrarlo, meglio, ricordarlo a modo nostro. In maniera singolare, offrendo materia di riflessione, ma assolutamente di prima mano. Ci spieghiamo.
Venticinque anni fa, ai tempi della collaborazione di chi scrive con Paese Sera (che cos'era? Un bel quotidiano della capitale, anzi un tempo il più bel quotidiano di Roma; ma forse alla fine degli anni settanta era già in declino) avemmo modo di incontrare John Cage, di passaggio a Roma, mi sfugge se per un festival o per le stagioni della Filarmonica; senz'altro non a Santa Cecilia, non lo avrebbero mai invitato, non era considerato degno di entrare in quel tempio! Dovevo parlare di lui, in venti righe, per una di quelle rubriche ritenute sceme, e forse lo sono anche, ma che non passano mai di moda. La rubrica si intitolava "Cosa fa stasera". Rubrica di varia umanità, dove si poteva parlare di tutti e di tutto. Quella volta toccava a John Cage. Lo inseguimmo. Ci promise qualunque intervista, purché lo avessimo prima condotto a rifocillarsi in un ristorante macrobiotico qualunque.
Ci mettemmo in macchina e cominciammo a girare per Roma alla ricerca di un centro macrobiotico. Alla fine lo trovammo, per nostra fortuna, dalle parti di via Crescenzo. Scendemmo tutti, ma quel giorno era chiuso. Riprendemmo a girare per la città. Alla fine finimmo in un bar di terz'ordine, Cage ordinò tramezzini vari e birra, e lì la sua fede macrobiotica andò a farsi benedire. Comunque facemmo l'intervista, l'intervista uscì, sapeva sempre rispondere in modo geniale, non importa se quel che diceva non era geniale allo stesso modo, e cari saluti.
Passano gli anni, e giungiamo all'aprile del 1983, esattamente al 28 aprile dell'83, vent'anni fa esatti. Cage era nuovamente a Roma ospite dell'Accademia Filarmonica. Chi scrive allora dirigeva il mensile Piano Time e conduceva una trasmissione settimanale di Radio Tre, che aveva il medesimo titolo della rivista e di questa era nient'altro che la versione radiofonica. Gli telefonai la sera prima, gli ricordai l'episodio del nostro precedente incontro. Cage, per la sua buona memoria, se ne ricordava perfettamente. Gli domandai se gradiva fare un'intervista in diretta alla radio, nel corso della trasmissione "Piano Time". Acconsentì. Compensi zero! L'indomani lo prelevai assieme a un amico, professore in un'università irlandese con il compito di fare il traduttore simultaneo, e ci recammo a via Asiago. All'ingresso gli fecero firmare una liberatoria, ma neppure il suo nome avevano scritto bene. Andammo avanti con botte e risposte per tre quarti d'ora circa. Alla fine lo riaccompagnammo alla Filarmonica dove assieme a David Tudor aveva ancora da mettere a punto la performance della serata.
Quella chiacchierata, datata beninteso, ma spontanea e stimolante, può rammentare a quanti l'hanno conosciuto chi fosse John Cage, il suo carattere, la mente brillante, mobilissima, sveglia e vivace.
Insomma, in ragione dell'impossibilità di reperire quell'intervista, intendiamo riproporvela, per la prima volta, in questa versione, per rendere omaggio a un uomo a cui la musica e l'arte comunque devono qualcosa.
Ecco dunque il testo dell'intervista a John Cage, trasmessa in diretta a Radio Tre il 28 aprile 1983:
Prima di entrare negli studi Rai, Lei, maestro, accennava a una sua composizione per violino a cui sta lavorando. Ci vuole dire di cosa si tratta?
Mi riferivo a un progetto di lavoro violinistico che mi tiene occupato da tempo: 32 Etudes per violino solo. Non li ho ancora terminati. Spero di finirli entro quest'anno (1983 ndr.). Li chiamerò Freeman Etudes.
Quest'anno (1983 n.d.r.) festeggia quarant'anni di collaborazione con Merce Cunningham; e la compagnia del celebre coreografo americano celebra a sua volta i primi trent'anni di attività. Si sa che lei sta preparando un nuovo lavoro dal titolo Roaratorio che sarà presentato al Festival di Lille, in ottobre. È un lavoro con musiche in parte irlandesi in parte sue, che si avvarrà di 250 speaker, 56 amplificatori e alcuni musicisti per l'esecuzione dal vivo.
Già nel 1961 avevo composto un pezzo per la West Deutsche Rundkunk e per una radio cattolica irlandese. Si trattava di una lettura/interpretazione di testi tratti da Finnegan's Wake. C'erano suoni dal vivo - musica irlandese - eseguiti da un gruppo di musicisti irlandesi, suoni provenienti da luoghi menzionati nel Wake, e anche suoni già presenti - scritti! - nel Wake medesimo. Ho sviluppato quel pezzo. Ho preparato tutti i nastri con l'aiuto di John Fullermann, un ingegnere che vive in Svezia. L'opera, avrà il suo battesimo a Lille, con la coreografia di Merce Cunningham.
La sua passione per James Joyce è ben nota. Da dove nasce?
Ho sempre ritenuto che senza James Joyce non ci sarebbe un ventesimo secolo. A Samuel Beckett una volta fu chiesto di fare un elenco dei dieci più importanti scrittori del ventesimo secolo. Scorrendo l'elenco il richiedente notò che mancava fra gli scrittori più importanti del ventesimo secolo Joyce. Beckett rispose: "Joyce è di una classe a parte, è uno scrittore di un altro ordine".
È fuori luogo dire che fra le opere del grande scrittore Lei sia particolarmente attratto da Finnegan's Wake?
Mi piacciono moltissimo le parti di Finnegan's Wake pubblicate per prime a Parigi su una rivista che si intitolava Transitions, prima ancora che l'opera venisse pubblicata nella sua interezza. Quando nel 1938 fu pubblicata l'acquistai subito, pur non potendo prevedere quando avrei avuto tempo sufficiente per leggerla tutta. Negli ultimi anni sono stato… condannato a Joyce come a una prigione! Ho già scritto cinque composizioni ispirate da Finnegan's Wake. Il secondo di queste è alla base di Roaratorio.
Come mai fra i suoi interessi compaiono le opere di un filosofo italiano, Giambattista Vico?
Veramente è l'interesse di Joyce per Giambattista Vico che mi interessa. La forma/struttura di Finnegan's Wake è "circolare". Le ultime parole del quarto e ultimo libro si connettono alle parole iniziali dell'intera opera. E, certamente, l'idea del "ricorso" proviene da Giambattista Vico. Cos'altro in Joyce sia una reminiscenza di Vico non saprei dirlo. Ma credo che provenga ancora da Vico il motivo dei ten thunderclaps (dieci rombi di tuono) che attraversano Finnegan's Wake e che, se non vado errato, sono l'ultimo dettaglio inserito da Joyce nell'opera altrimenti già completa. Non ho mai letto Giambattista Vico, eppure ho cominciato parecchie volte. C'è qualcosa nella lingua, nell'inglese delle traduzioni di Vico, che mi rende gli scritti del filosofo italiano difficili da capire e quindi da assorbire nella mia vita come motivi ispiratori.
Il pianoforte "preparato" è una delle sue grandi invenzioni strumentali. Forse fra le più affascinanti, in assoluto.Come e perché "preparò" il pianoforte per la prima volta?
Mi fu chiesto di scrivere un pezzo per una ballerina di colore, Sybilla Ford. Lei doveva tenere uno show, un venerdì, e mi chiese il martedì precedente di scrivere un pezzo per il suo spettacolo di danza. Il titolo dello spettacolo era Baccanale. Doveva essere nelle intenzioni della ballerina uno show di forte sapore africano. E il teatro nel quale si esibiva non aveva sufficiente spazio per ospitare una nutrita batteria di strumenti a percussione.
C'era posto solo per un pianoforte. Non potendo, ovviamente, comporre in due, tre giorni qualcosa di adeguato per quell'unico strumento disponibile, mi misi alla ricerca di qualche composizione già esistente, ma non trovai nulla che facesse al mio scopo. Nulla che avesse, sia pur pallidamente, la qualità giusta riuscii a trovare. Niente che avesse caratteri da danze africane.
Allora mi decisi a comporre io stesso qualcosa, usando il pianoforte come strumento dal quale tirar fuori effetti simili a quelli delle percussioni. Mi sembrò, quindi, che l'unica soluzione possibile fosse quella di "cambiare, mutare, trasformare" il pianoforte stesso. Misi sulle corde pezzi di diverso materiale: legno, feltro, ferro, gomma. Sperimentai il suono giocando sulla tastiera. Capii immediatamente, con senso di grande eccitazione, di aver imboccato la via giusta. Ovviamente, però, i pezzi di materiale adagiati sulle corde non stavano fermi, saltavano in tutte le direzioni… Alla fine, provando e riprovando, trovai la soluzione più adeguata. In quel modo se ne stavano fermi al posto loro. Il risultato mi sembrò abbastanza soddisfacente.
Ciò che dice è tanto vero che ancora oggi molti compositori utilizzano le possibilità tecniche e timbriche, ma anche poetiche del pianoforte "preparato". Lo ha fatto di recente anche Aldo Clementi. Sa spiegarsi perché anche altri compositori, ancora oggi, ricorrono al suo vecchio pianoforte "preparato"?
Grazie alle "preparazioni" fatte in anticipo, è possibile trasformare il pianoforte in una specie di complesso orchestrale e poi anche in complessi di vario genere, e ciò può essere fatto anche all'interno di una medesima composizione. Così facendo, anziché avere sempre l'abituale, familiare ma unico colore timbrico del pianoforte, si ottiene una grande varietà timbrica e coloristica. L'idea e la pratica del pianoforte "preparato" sono diventate molto diffuse e vengono largamente impiegate non solo in ambito colto ma anche nella musica pop. Sono trascorsi già cinquant'anni da quando per la prima volta "preparai" il pianoforte. A pensarci bene non sono proprio cinquanta…diciamo quarantacinque.
Ogni tanto si torna a parlare della morte del pianoforte…
Non credo che il pianoforte morirà mai. È troppo… grosso!
Chi non sa del significato e peso della rivoluzione che l'arrivo di Cage a Darmstadt significò per i musicisti europei, negli anni cinquanta. E Lei, maestro, arrivando a Darmstadt cosa trovò?
Ho trovato molti giovani compositori, provenienti da molte parti d'Europa, con i quali strinsi subito amicizia e che mi sono tuttora amici. Erano tutti molto interessati a nuove idee e a sperimentare nuovi progetti poetici. In quell'occasione ebbi modo di presentare assieme a David Tudor musiche mie ma anche di altri compositori come Cristian Wolf, Morton feldmann, Earle Brown e di discuterle.
Con David Tudor Lei ha una frequentazione intensa. Ci dica qualcosa di lui. Noi lo conosciamo esclusivamente come pianista.
Secondo me Tudor è forse il più significativo musicista vivente. Da molto giovane, dall'età di 12 anni, era organista di professione a Filadelfia. Già a 17 abbandonò l'organo per dedicarsi al pianoforte. La sua scelta fu motivata dal fatto che egli trovava la letteratura pianistica più ampia di quella organistica. Non solo il pianoforte è "grosso", anche la letteratura per pianoforte è "grossa"! In tempi più recenti, Tudor ha smesso di suonare il pianoforte per dedicarsi alle esplorazioni del mondo della musica elettronica, da compositore. Egli stesso progetta, disegna e realizza i componenti elettronici, assemblando circuiti e costruendo sintetizzatori. La sua vita rappresenta un momento di transizione tra questo secolo e il XXI. Oserei dire che per la musica David Tudor è egli stesso il XX secolo.
Le sembra che Tudor ci abbia guadagnato con questo passaggio dal pianoforte all'eletronica?
Abbandonando il pianoforte egli ha certamente perso gli ottantotto toni del grande strumento. Ma, in compenso, può ora muoversi nel vastissimo campo dei suoni elettronici, dove può servirsi di suoni bassissimi come altissimi, di suoni microscopici e macroscopici. Non si tratta semplicemente di ampliate possibilità di frequenze, ma di effettivo ampliamento di tutti i parametri del suono. Posso perciò dire che se il pianoforte è "grosso" e vasto, l'elettronica è ancora più "grossa" e più vasta.
Le spiace illustraci brevemente la vita musicale negli Usa?
Beh… Regan non ci è sicuramente di aiuto. Ciò nonostante, andiamo avanti. In verità, la vita musicale in America, specie a New York, è molto ricca e vivace. E non mi riferisco solo alla New York Symphony Orchestra e alle altre istituzioni musicali ufficiali. C'è molto fermento anche in ambienti dove si pratica solo musica sperimentale. Sono stato molto felice di incontrare qui a Roma Giacinto Scelsi, un musicista le cui musiche di tanto in tanto abbiamo modo di ascoltare in America. La sua musica sperimentale mi piace moltissimo.
Dunque trova interessanti le musiche di Scelsi, soprannominato per il suo sperimentalismo, il Chalet Ives italiano. E dell'opera di Ives, quello "originale", cosa pensa?
L'opera di Ives è importantissima non solo per me, per ogni musicista. Specie per quelli impegnati a cercare e trovare nuove vie, nuove possibilità per la musica. Egli è stato un talento di grande capacità inventiva. E anche noi oggi procediamo seguendo il suo esempio.
Per l'Accademia Filarmonica Romana, Lei presenta un'opera che attinge ancora una volta a Joyce, e ancora una volta a Finnegan's Wake.
Preferirei rimandare ogni commento a dopo l'esecuzione, considerato che si tratta di una prima esecuzione assoluta. Tuttavia posso anticipare che ha a che fare con la mia quinta lettura del Finnegan's Wake; che sarà una forma di vocalizzazione, anzi una molteplicità di vocalizzazioni. Ma non si tratta di un parlato o di un cantato. Sarà un sussurrato. Naturalmente ci saranno anche piccole sorprese. E… ci aggiungerò anche un pizzico di Vico.
Mi permetta una domanda "scema", di quelle che però i lettori si attendono, almeno una per intervista. Pensi a una "voce" d'enciclopedia che reca il suo nome. Insomma, ci faccia un autoritratto, il più conciso ma completo possibile.
Cosa dovrebbe dire que
ta voce? E poi perché dovrei scriverla proprio io? Non saprei… Ho trovato. In America abbiamo un dizionario che si intitola The American Heritage. Un giorno lo stavo sfogliando. Arrivai alla lettera C e mi imbattei nel mio nome. La voce di quel dizionario diceva: Cage (virgola) John (due punti) 1912 (trattino per indicare che ero ancora vivo!) American Composer (punto). Conciso e completo!
Quando si pensa alla sua musica si pensa a una musica con le caratteristiche esemplari della poetica d'avanguardia: la circolarità, la mancanza di nessi e sequenze causali e unidirezionali, l'ambiguità strutturale… Queste e altre soluzioni operative si connettono con il suo evidente e dichiarato interesse per il pensiero orientale?
Uno dei fenomeni che caratterizzano il nostro tempo è il fatto che i diversi popoli e le diverse culture del mondo si sono avvicinati moltissimo. Quando ero giovane esisteva invece un'enorme distanza, divario e netta separazione fra il mondo occidentale e quello orientale. Oggi quella separazione non c'è più. E, per giunta, esiste un vasto scambio di idee fra le diverse culture. Le differenze continuano ad esserci naturalmente, ma ora le conosciamo. Le faccio un esempio. La filosofia orientale, specie in alcune espressioni rinvenibili in India, è molto differente da quella occidentale, specie dalla filosofia espressa dai pensatori tedeschi. La cui unica, forse principale preoccupazione era quella di cercare l'unità nella diversità delle corse, attraverso l'analisi dei rapporti logici, razionali e causali. Secondo noi occidentali, in base a tale pensiero, sembra che esista una sola via per raggiungere l'unità. In India, invece, pensano che ci sono quattro vie per raggiungere l'unità, quattro modi di usare la mente. Il primo consiste nel perseguire un fine; il secondo nel contemplare la bellezza, il terzo nell'affermare la verità. Il quarto, infine, nel liberarsi da ogni preoccupazione. E io aggiungo: anche da quelle imposte dalle prime tre vie.
Dopo Cage il silenzio? Cage è anche "silenzio"?
Non bisogna allarmarsi per il silenzio. Il silenzio non è inquietante. Dopo tutto, il silenzio è suoni!

RAI Giusto contratto. 240 i giornalisti assunti che in Rai svolgevano attività giornalistica con diversa forma di contrattualizzazione

 Via Andrea Noale, zona La Rustica di Roma est. Sede dell’Unione Industriali. Si conclude la quarta tranche delle firme sotto i contratti. Ora è ufficiale, 240 partite Iva, assistenti ai programmi, programmisti registi e altre figure professionali continuano il loro percorso in Rai come giornalisti. Dal primo ottobre. Perché azienda e sindacato hanno convenuto con un accordo firmato nel luglio 2019 che fanno i giornalisti.

In un momento di cattive notizie sul fronte occupazionale -stati di crisi, casse integrazioni, prepensionamenti- si tratta di un evento molto rilevante. Con ricadute importanti anche per l’Inpgi.

Questa storia si trascina da vent’anni. Parliamo dei programmi della Rai che non sono telegiornali, ma fanno informazione. Esempi: Uno Mattina, Porta a Porta, La Vita in diretta, Agorà, Report, Cartabianca. In questi programmi sono impegnate da anni persone che svolgono un lavoro da giornalisti, ma non sono riconosciuti come tali. Da tempo il sindacato Usigrai ha tentato di risolvere la questione, ma solo recentemente l’azienda ha accettato di discutere e poi di firmare un accordo. L’amministratore delegato Fabrizio Salini, il direttore delle Risorse umane, Felice Ventura, il segretario Usigrai Vittorio Di Trapani, con l’assistenza della Federazione della Stampa, hanno messo il loro nome sotto il riconoscimento di 240 nuovi giornalisti.

E’ stato laborioso. Sono stati identificati i programmi che negli ultimi 15 anni richiedevano specifiche competenze giornalistiche e quindi all’interno dei programmi sono stati poi identificati coloro che facevano i giornalisti ma non lo erano. E che avevano diritto a ciò che è stato chiamato “giusto contratto”.

Alla fine, il numero emerso è 240. Due terzi partite Iva. Due terzi donne.

Di Trapani ha ringraziato, fra gli altri, Lidia Galeazzo, “frontwoman” della trattativa sindacale, Paola Moroni e Marco Vignudelli e la Fnsi.
Ora - dice Usigrai - l’accordo andrà completato con gli aspetti sugli esclusi e sui free lance.

ICARUS ensemble vince con il progetto 'Codice incanto' il concorso del Ministero degli Essteri ' Vivere all'italiana i musica'. Con un commento di Pietro Acquafredda

 Icarus Ensemble, con il progetto 'Codice incanto', è risultato primo dei cinque progetti selezionati dalla commissione esaminatrice del bando 'Vivere all'italiana in musica', promosso dal Ministero degli Affari Esteri. Lo rende noto la Regione Emilia-Romagna. 'Vivere all'italiana sul palcoscenico' e 'Vivere all'italiana in musica' sono le nuove iniziative di promozione e diffusione della cultura italiana all'estero che mirano a sostenere la ripresa delle produzioni italiane nel settore dello spettacolo dal vivo e al rilancio internazionale grazie alla rete di ambasciate, consolati, rappresentanze e istituti italiani di cultura nel mondo.

 Per Icarus Ensemble, progetto musicale che ha iniziato la propria carriera a Reggio Emilia, una conferma della bontà della proposta che presenta composizioni di autori di grande rilievo internazionale: Salvatore Sciarrino, con Le voci sottovetro per voce e ensemble, elaborazione di quattro madrigali di Gesualdo da Venosa, Luciano Berio con un estratto dei Folk Songs per voce e ensemble (le sole canzoni in lingua italiana), Sylvano Bussotti con il trio Souvenir d'Italie e con un estratto dell'opera 'Finito, non finito, l'infinito' composta nel bicentenario leopardiano ed eseguita in prima dall'Icarus Ensemble, Ennio Morricone con il trio Riverberi scritto per l'Icarus Ensemble nell'occasione del centenario di Goffredo Petrassi. Conclude il programma 'Per incantamento' di Nicola Sani, brano commissionato per questa circostanza ed ispirato alla Commedia di Dante, in vista delle future celebrazioni. L'organico di 'Per incantamento' prevede voce, ensemble ed elettronica.

Il concorso si concretizza con la ripresa video di un concerto e con la registrazione di un album in studio (lo stesso programma) che saranno pubblicati sulla piattaforma del Ministero e promossi nell'ambito dell'iniziativa 'Vivere all'italiana in musica'. (ANSA).

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                          Come ti imbroglio il pubblico


 A giudicare le opere inviate -  premettendo che non è particolare di poco conto che fra le opere proposte da Icarus Ensemble ce ne sia anche una appositamente commissionata a Nicola Sani, celebre compositore video, membro della 'parrocchietta' - è stata  nominata una commissione, nella quale siedono accanto ad un dirigente del Ministro, il solito 'prezzemolino'  ed una signora: Claudia Brizzi, della quale si scrive nel bando ( vedasi sito del Ministero degli Esteri) 'direttrice Accademia di Santa Cecilia'.

 Tolto il dirigente ministeriale, a digiuno di qualunque cosa  egli abbia dovuto giudicare in tale occasione, e che lì stava solo a rappresentare l'istituzione che ha bandito il concorso, restano 'prezzemolino' e la 'direttrice dell'Accademia di Santa Cecilia'. La quale direttrice dell'Accademia è 'direttrice amministrativa' e di professione fa la 'commercialista', e dunque anch'ella a digiuno di qualsiasi cosa venga sottoposta al suo giudizio.

Resta a giudicare, circondato dall'ignoranza e dalla totale inevitabile accondiscendenza degli altri due, solo 'prezzemolino',  che domani sarà ministro e chissà cos'altro ancora! (P.A.)

Valerij Gergiev torna a Parma dopo 19 anni. Quella volta diresse il Requiem di Verdi, con Andrea Bocelli in evidente difficoltà

 Il direttore d'orchestra Valerij Gergiev ritorna a Parma dopo 19 anni dalla sua ultima esibizione nella Messa da Requiem in Duomo nel 2001 in occasione delle celebrazioni del centenario della morte di Giuseppe Verdi. Al XX Festival Verdi 'Scintille d'opera' sarà alla guida dell'Orchestra del Teatro Comunale di Bologna, venerdì 2 ottobre 2020 alle ore 20 al Teatro Regio di Parma dove, dal teatro all'aperto del Parco Ducale, il concerto sinfonico è spostato per le mutate condizioni meteorologiche.

 

Il programma del concerto muove dalle note del solo al violoncello in apertura dell'Ouverture del Guillame Tell (1829) di Gioachino Rossini, cui seguirà la Sinfonia n.4, in la maggiore, op.90 'Italiana' (1833) di Felix Mendelssohn Bartholdy. Nella seconda parte, la Sinfonia da La forza del destino, composta da Giuseppe Verdi negli anni successivi al debutto pietroburghese dell'opera, nel 1862, in vista della sua prima scaligera, nel 1869, e la Sinfonia n.5, in mi minore, op.64 (1888) di Pëtr Il'ič Čajkovskij.

"Siamo felici e in questo periodo così difficile possiamo dirci privilegiati di poter nuovamente accogliere Valerij Gergiev, per il suo debutto al Teatro Regio Regio di Parma", dice Anna Maria Meo, direttore generale del Teatro Regio di Parma e Direttrice artistica del Festival Verdi. (ANSA).

Bergamo. Festival Donizetti nonostante i mesi del Covid

 A Bergamo, una delle città più colpite, anzi flagellate, dal Coronavirus torna il Donizetti Opera Festival che si conferma quasi completamente rispetto al programma annunciato prima della pandemia dal direttore artistico Francesco Micheli con un cast internazionale in cui spiccano Placido Domingo, e la collaborazione di Elio e Rocco Tanica.

 

A dimostrazione della volontà di ripresa della città, l'inaugurazione, il 19 novembre, coinciderà con la riapertura del teatro Donizetti dopo i lavori di restauro. In programma Belisario, opera in forma di concerto, che segna il debutto nel ruolo di Placido Domingo. Sul podio il direttore musicale Riccardo Frizza, che lo scorso 28 giugno ha guidato l'orchestra del festival in una commovente esecuzione del Requiem di Donizetti al Cimitero Monumentale, alla presenza anche del presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

Il 20 sarà la volta di Marino Faliero, un progetto della coppia registica Ricci/Forte con Michele Pertusi e Javier Camarena, artista in residence 2020. Il 21 toccherà a Le nozze in villa, nella nuova edizione critica dell'opera di Donizetti di cui esiste un'unica partitura superstite, non autografa e incompleta. Per questo a sopperire alla mancanza della musica del quintetto del secondo atto 'Aura gentil che mormori' sono stati chiamati Elio e Rocco Tanica insieme a Enrico Melozzi. (Francesco Micheli MODAIOLO! , ndr)

 

Al teatro sociale, invece, sarà eseguito il 4 dicembre - in omaggio ai 250 anni dalla nascita di Beethoven - L'amor coniugale di Giovanni Simone Mayr che è basato su Léonore, ou L'amour conjugal di Jean-Nicolas Bouilly alla fonte anche del libretto del Fidelio del compositore tedesco. Una produzione Opera Fuoco - il progetto francese per la conoscenza del repertorio meno noto dalla seconda metà del Settecento in poi - in collaborazione con Beethovenfest Bonn, diretta da David Stern con i solisti e l'Orchestra dell'Atelier Opera Fuoco. Prima sono in programma il 22 novembre il recital del giovane tenore Xabier Anduaga, e il 29 - data del compleanno di Donizetti - invece un concerto del baritono Paolo Bordogna con il soprano Sara Bianchi. (ANSA).

Teatro La Fenice. Traviata ai tempi del Covid: Violetta, alzati dal letto e balla!

 Violetta, quando il sipario si alza, è sdraiata in un letto d'ospedale. Ci sono medici che l'assistono. Sono le sue ultime ore, ma in lei pulsa un desiderio di vita, di resistenza al male che l'uccide. Il "Libiamo ne lieti calici" trasforma, come tra realtà e sogno, la branda in un sofà rosso, con il coro ad alzare i bicchieri, presente ma immobile, visibile ma distante, dietro un tulle. "La Traviata" di Giuseppe Verdi, nella regia di Christophe Gayral, in scena al Teatro La Fenice il 25 e 27 settembre, fa i conti con il Covid-19, con le regole di sicurezza per cantanti, orchestra e pubblico, ma urla nella sua "sperimentazione" la volontà di un Teatro lirico che vuole trovare la strada per costruire il nuovo, trasformare le difficoltà, le restrizioni in opportunità. Ne è convinto il sovrintendente Fortunato Ortombina: "Le misure di contenimento, le distanze tra persone, devono essere non un limite ma una risorsa, una fonte di ispirazione creativa".

 

In scena per la prima volta proprio alla Fenice il 6 marzo 1853, la Traviata fu scelta per l'inaugurazione del Teatro "dov'era com'era" dopo l'incendio del 1996. L'allestimento sarà di Gayral in una forma semiscenica, anche se per Ortombina il "semi" si potrebbe togliere. (ANSA).

Scoperto il segreto che permette alla pelle degli adulti di ripararsi

 È stato scoperto il segreto che permette alla pelle adulta di ripararsi come se fosse la pelle di un neonato: è un fattore genetico.

 Il risultato è stato raggiunto dai ricercatori della Washington State University che, in un articolo pubblicato sulla rivista scientifica eLife, apre alla ricerca per un migliore trattamento delle ferite della pelle e per prevenire alcuni dei processi di invecchiamento.

Il fattore trovato (il Lef1) agisce come un interruttore molecolare nella pelle dei topi che controlla la formazione dei follicoli piliferi durante la prima settimana di vita. Questo interruttore è per lo più spento dopo la formazione della pelle e rimane spento nel tessuto adulto. Quando gli studiosi lo hanno attivato in cellule specializzate nei topi adulti, la loro pelle è stata in grado di guarire le ferite senza lasciare cicatrici.

 La pelle così modificata includeva persino la pelliccia e poteva causare la pelle d'oca, un'abilità che viene persa nelle cicatrici umane adulte. (ANSA).

SPALLANZANI: test salivari rapidi ATTENDIBILI

 I test salivari sono sufficientemente attendibili e potrebbero rappresentare un approccio utile per screening di massa in modo da intercettare asintomatici e presintomatici il più possibile e limitare al massimo la circolazione del virus. È quanto suggerisce uno studio giapponese dell'Università di Hokkaido pubblicato sulla rivista Clinical Infectious Diseases.

 

Gli esperti hanno confrontato tamponi e test salivari eseguiti su quasi 2000 individui asintomatici per lo screening del coronavirus. Il numero di risultati positivi e negativi alle due tipologie di test è risultato molto simile, con i tamponi e i test salivari in grado di intercettare i positivi rispettivamente nel 77-93 per cento e nell'83-97 per cento dei casi. Entrambi i test sono risultati anche in grado di intercettare i negativi nel 99,9% dei soggetti testati. Anche la carica virale rilevata è risultata simile con i due test. Gli esperti hanno anche confrontato 2 modalità di rilevamento del materiale genetico virale, la classica PCR e la più rapida ma attualmente meno usata 'RT-LAMP'.

"I test salivari hanno un significativo vantaggio logistico rispetto ai tamponi", spiega Takanori Teshima, che ha condotto lo studio. "La raccolta della saliva è indolore e fai-da-te e, cosa ancora più importante, elimina lo stretto contatto con l'operatore sanitario, riducendo il rischio di esposizione virale". La ricerca del virus nei campioni usati per test salivari e tamponi (saliva o muco), inoltre, si può fare oltre che con la classica 'PCR', anche con il metodo più rapido 'RT-LAMP', sottolinea Teshima, infatti "abbiamo visto che la sensibilità di RT-LAMP (capacità di identificare correttamente i positivi al virus) non è significativamente inferiore a quella della PCR, suggerendo RT-LAMP come valida alternativa per diagnosticare il COVID-19, specie laddove il risultato è richiesto immediatamente al momento e nel luogo in cui viene effettuato il test", conclude Teshima. (ANSA).

Cinquestelle. Dibattito interno riportato da ' Il Giornale' ( di Luca Sablone)

 Figuracce elettorali, guerre interne, espulsioni e fughe: non c'è tregua per il M5S, che continua a fare i conti con una serie di situazioni imbarazzanti e con dissidi non ancora risolti. Tra i grillini dominano ansia e caos: il primo aspetto è dettato dalla forte preoccupazione di perdere la poltrona in seguito a un'ipotetica caduta del governo; il secondo è la conseguenza naturale della voglia di apparire e di imporre la propria linea da parte di molti pentastellati. Ecco perché si è arrivati a quella che sembra essere la crisi più imponente nella storia del Movimento 5 Stelle. E adesso i rischi sono davvero tanti.

"L'altro giorno mio padre mi ha detto: ma chi siete diventati? Io non capisco più chi siete e dove volete andare". La riflessione di Federico D'Incà rispecchia perfettamente le delusioni che hanno spinto gli ex elettori grillini a votare altrove. La tesi del ministro per i Rapporti con il Parlamento è condivisa da una grande parte del gruppo giallo, che però si è scontrato duramente nella riunione di lunedì in un agriturismo alle porte di Roma. Tra i tanti temi trattati vi è stato anche quello del rilancio del M5S: Riccardo Fraccaro avrebbe proposto di spingere sul referendumpropositivo. Tuttavia l'idea avanzata dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio non è stata digerita dai presenti. "Se annuncio questo tema ai miei elettori mi vengono a prendere a mazzate", è stato lo sfogo di un grillino. Un dramma politico: ormai pure il via libera al taglio dei parlamentari, utilizzato come àncora di salvataggio, è finito nel dimenticatoio.

"M5S come il Pd"

L'edizione odierna del Corriere della Sera riporta alcuni retroscena del recente incontro: per oltre un'ora si è discusso di rapporto con il territorio e molti l'hanno presa come un'occasione per fare mea culpa. Il lamento che arriva da Stefano Buffagni è chiaro: "Non abbiamo più un'identità, non esistiamo". Lo stesso D'Incà rincara la dose: "Non ci siamo sui territori". Il capo delegazione Alfonso Bonafede cerca di richiamare tutti all'ordine: "Noi non avevamo tre opzioni da discutere?". Effettivamente il malumore di Perilli è comprensibile: "Non ho capito il senso di questa riunione. Perché non potevamo rispondere come gli altri via mail?".

C'è anche chi ha voluto approfittare della situazione per lanciare una proposta: "Perché non prendiamo lo statuto del Pd, togliamo il loro simbolo e ci mettiamo il nostro?". Una provocazione, probabilmente. Intanto Luigi Di Maio vuole accelerare per sanare i processi interni, ma con il passare dei giorni teme che gli Stati generali si protraggano per uno o due mesi. I giallorossi non possono aspettare ancora molto: "Vito, credo che tu debba accelerare. Dobbiamo avere una nuova leadership forte entro 10-15 giorni". Pare infine che Alessandro Di Battista sia stato citato una sola volta, tra l'altro in maniera negativa: "L'unica proposta che ha fatto è il servizio ambientale. Ormai è fuori dal mondo".

Dibattito-scontro televisivo fra Trump e Biden (Euronews)

 Volano parole grosse nel primo confronto televisivo diretto tra i due candidati alla Casa Bianca, il presidente uscente, Donald Trump, e lo sfidante democratico, Joe Biden. Moderati dal conduttore dell'emittente conservatrice Fox News, Chris Wallace, i due ci hanno messo 18 minuti per passare all'artiglieria verbale pesante, eccone alcuni estratti, come in un testo drammaturgico: 

The Donald (Trump): "Joe, ti sei messo d'accordo con Bernie Sanders, di estrema sinistra, sul cosiddetto manifesto, e il risultato rima in sanità socializzata."

 

Jeo (Biden) rivolgendosi alla platea con aria affranta dalla pena per l'avversario:" tutto quello che ha detto sinora sono bugie, non sono qui per smentirle, tutti sanno che è un bugiardo"

Trump, con sorriso malizioso, con un occhio sul rivale e uno sulla platea: "

 

"usi la parola intelligente? e dici che hai fatti i tuoi studi nello Stato del Delaware, ma hai dimenticato il nome del tuo College. Ti sei laureato con i risultati peggiori, o tra i peggiori della tua classe. non usare la parole intelligente con me. Non hai nulla di intelligente, Joe."

Joe (Biden): 

 

"quarantamila persone al giorno contraggono il covid. Il presidente non ha un piano, non ha presentato niente. Conosceva fin da febbraio la gravità della crisi, sapeva che era una malattia mortale. Quello che faceva lo ha registrato dicendo che non ha allertato nesuno per non creare panico tra gli americani 

Trump:

 

"Se vi avessimo dato ascolto, il Paese sarebbe rimasto con le porte spalancate, sarebbero morte milioni di persone e non 200 mila, anche se una sola persona sarebbe troppo. È colpa della Cina, e non sarebbe dovuto accadere." 

Secondo le opinioni generale il dibattito è stato caotico. e anche se i due hanno affrontato le questioni importanti non sono riusciti farsi ascoltare. La frattura tra i due Usa è totale.

Il vaccino antiCovid che probabilmente sarà disponibile all'inizio dell'anno prossimo deve essere dato anche ai paesi poveri - parola di Bill Gates ( da HUFFPOST)

 Con ogni probabilità un vaccino sicuro ed efficace contro il Covid-19 sarà disponibile all’inizio del prossimo anno. Anzi, ce ne sarà forse più d’uno”. Le parole di Bill Gates al Corriere della sera non sono solo una speranza ma anche un monito: “Occorre assicurarsi che vi sia l’effettiva capacità di produrre miliardi di dosi di vaccino, trovare i finanziamenti per realizzarla e individuare le strategie più idonee per la sua distribuzione”.

I nuovi modelli di previsione elaborati dalla Northeastern University ci aiutano a capire che cosa accade se la distribuzione del vaccino è così disuguale. I ricercatori hanno analizzato due possibili scenari. Nel primo, i vaccini vengono distribuiti a tutti i Paesi in base al numero degli abitanti. Nel secondo, troviamo una situazione che si avvicina di molto a ciò che sta accadendo in questi giorni, ovvero che i cinquanta Paesi più ricchi del pianeta avranno a disposizione i primi due miliardi di dosi di vaccino. In questo scenario, il virus continuerà a diffondersi incontrollato per quattro mesi in tre quarti del globo. E vedremo raddoppiare il numero delle vittime...

E malgrado il loro surplus di vaccini, anche le nazioni ricche rischiano di infettarsi nuovamente, perché non tutti saranno disposti a vaccinarsi. L’unico modo per eliminare la minaccia di questa malattia in qualche luogo è quello di eliminarla in tutti i luoghi.

 Una volta assicurata la capacità produttiva e reperiti i finanziamenti, occorre rafforzare i servizi sanitari, per garantire personale e infrastrutture in grado di distribuire i vaccini alla popolazione mondiale. Abbiamo molto da imparare dagli sforzi tuttora in corso per eradicare la poliomielite. 

In altre parole, la battaglia per sconfiggere il Covid-19 ci consentirà di mettere in piedi un sistema che potrebbe ridurre il rischio di nuove pandemie negli anni a venire.

martedì 29 settembre 2020

Il virus dell'influenza, appena isolato, è un virus 'non nuovo'. Nei suoi confronti gran parte della popolazione ha perciò sviluppato anticorpi, e perciò sarà, sicuramente, meno virulento

  Il virus dell'influenza di tipo A-H3N2 isolato in un bambino di 9 mesi a Parma - il primo caso identificato e che segna l'avvio ufficiale della stagione influenzale 2020-21 nel nostro Paese - è un virus "non nuovo, rispetto al quale una gran parte della popolazione adulta ha dunque già sviluppato gli anticorpi". Ad affermarlo all'ANSA è Adriana Calderaro, direttrice della Scuola di Specializzazione in Microbiologia e Virologia dell'ateneo di Parma, la cui equipe ha effettuato l'isolamento del primo caso. Per questo, sottolinea, "non ci attendiamo grandi numeri nella popolazione adulta". Questo, sottolinea, "lascia ben sperare sul fatto che si possano venire a determinare meno sovrapposizioni con la sintomatologia da Covid". "Si tratta di un virus non nuovo e che ha circolato già negli anni scorsi, negli ultimi 4 anni, e per il quale - spiega Calderaro - la maggior parte della popolazione ha dunque già sviluppato gli anticorpi. Molta della popolazione adulta ha cioè già incontrato questo virus". Per questo, sottolinea l'esperta, "nella popolazione adulta non ci attendiamo grandi numeri in termini di casi" e, dunque, la speranza è che prevedendo meno casi al momento, si possa venire a determinare anche una minore sovrapposizione tra casi di influenza stagionale e casi con sintomatologia analoga ma da Covid-19. Al momento, afferma, "la situazione non è di allarme" (ANSA).


Si va a dire in tv ciò che sarebbe da dire in confessionale o comunque in gran segreto. Perchè, allora? Perchè in tv pagano. Nessuna pietà per Garko e quelli come lui, prima e dopo di lui

 Garko avrà pure voglia di liberarsi, ma lo ha fatto, secondo le mie fonti, alla modica somma di 30mila euro al GF e 30mila a Verissimo". Queste le durissime parole di Selvaggia Lucarelli che, in un articolo per TPI, si lascia andare a una sua personale analisi del tanto chiacchierato coming out di Gabriel Garko avvenuto lo scorso venerdì davanti alle telecamere del Grande Fratello. Secondo le fonti della giornalista, l'attore sarebbe stato pagato infatti con un cachet totale di sessantamila euro per apparire in televisione e dichiarare in lacrime il suo "segreto di pulcinella".

L'articolo di Selvaggia segue con altre aspre dichiarazioni: "Il problema è che Gabriel Garko ha quasi 50 anni e ha dimostrato di non aver capito ancora nulla di come gestire la sua vita." "Poteva dimostrarci di non voler più far parte di quell’ingranaggio e di avere uno slancio onesto, senza alcun ritorno, se non quello della verità." E nel commentare la decisione di Garko di rivelare maggiori dettagli sul suo coming out a Verissimo, sentenzia: "Dice poi che il suo coming out lo farà in un programma "più consono" e già l’appuntamento in tv per svelare il segreto di Pulcinella fa abbastanza pietà. Ma che il programma più consono sia quello della TOFFANIN, è ancora più esilarante!".

Coronavirus. Pericolo in Italia. Pronteia riaprire le terapie intensive: ora i posti disponibili sono 11.000

 L'ultimo bilancio dell'emergenza coronavirus in Italia è l'ennesimo campanello d'allarme: per la prima volta da fine maggio gli attualmente positivi tornano sopra i 50mila. Contro il lento e progressivo aumento nella diffusione del virus, e in vista dei prossimi mesi, quando la situazione potrebbe ulteriormente complicarsi, le Regioni hanno deciso di attrezzarsi da subito. Due le priorità: la riapertura dei reparti Covid chiusi durante l'estate e l'aumento dei posti letto in terapia intensiva.

 In tutto il Paese sono già pronti i piani di emergenza per permettere alle strutture di affrontare una nuova ondata di contagi. I reparti specializzati e i Covid hospital allestiti a marzo, che durante il periodo estivo - complice il calo dell'epidemia - sono stati chiusi o riconvertiti per ospitare pazienti con altre patologie, oggi riaprono i battenti. Da Nord a Sud, secondo quanto scrive il Corriere della Sera, le strutture offriranno ben 11mila posti letto in terapia intensiva: si tratta del 115% in più rispetto a quelli disponibili prima del lockdown. 

La situazione in Lombardia, Veneto e Piemonte

 Gli interventi variano da Regione a Regione. In Lombardia, la più colpita dall'emergenza, sono 17 gli ospedali pronti ad aprire le porte delle terapie intensive ai casi gravi di coronavirus: 7 sono già attivi (2 in più dell'estate), altri 2 sono stati allertati. Il piano predisposto dal Pirellone prevede fino a 1.400 posti letto con ossigeno. In Piemonte a novembre vedrà la luce una nuova struttura con 80 posti, mentre entro ottobre le aziende ospedaliere comunicheranno alla Regione l'elenco dei reparti Covid operativi. In Veneto sono 9 i Covid hospital già pronti e 840 i posti in terapia intensiva che saranno disponibili entro il 30 ottobre. 

I piani di Liguria, Toscana e Lazio

 Mentre in Liguria, dove è in vigore uno stato d'allerta a 4 colori a seconda della gravità, alcuni ospedali sono già in zona rossa, in Toscana sono 5 i Covid hospital creati per fronteggiare la pandemia. Nel Lazio, dove la Regione parla di "fase 6", il protocollo di emergenza prevede l'attivazione di 261 posti di terapia intensiva e semi-intensiva: con il riassetto sanitario salgono a 1.127 i posti letto totali. Pronti anche gli alberghi da usare come hospice in caso di necessità. 

Gli interventi in Puglia, Campania e Calabria

 Relativa calma al Sud. In Puglia "non è ancora necessario fare convenzioni con strutture private", spiega il neoassessore regionale Pierluigi Lopalco. In Calabria la Regione assicura che in 24 ore la capienza degli ospedali può raddoppiare. Preoccupa, invece, la Campania, dove l'aumento di casi nelle ultime settimane è stato marcato. Qui i 5 Covid hospital sono già operativi; si stanno predisponendo anche Covid resort per ospitare i positivi che non hanno spazi per garantire l'isolamento domiciliare. 

Ricciardi: "La prima ondata non è mai finita" "Non c'è una seconda ondata di coronavirus perché l'azzeramento dei casi non è mai avvenuto". Così Walter Ricciardi, consulente del ministero della Salute. "In realtà - ha aggiunto - non è mai finita la prima ondata: quello che abbiamo fatto è appiattire la curva epidemica ma non è mai stata azzerata. Quando ci sono state condizioni favorevoli, ovvero i comportamenti estivi, uniti ai primi freddi, la curva ha ripreso". 

lunedì 28 settembre 2020

Coronavirus. Efficacia dei dispositivi anticontagio

  Il distanziamento sociale, l'igiene delle mani e la mascherina sono efficaci nel ridurre il rischio di contagio quando si viene a contatto con una persona positiva al Sars-Cov-2. Lo afferma uno studio della Mahidol University di Bangkok e dell'università di Oxford presentato alla conferenza Escmid della Società Europea di Microbiologia, che ha stimato la riduzione del rischio di ognuno di questi tre interventi.

 La ricerca è stata condotta su 211 casi confermati, tutti asintomatici, e 839 controlli che invece non hanno avuto una diagnosi di Covid-19, trovati grazie al contact tracing soprattutto di tre grandi cluster in nightclub, in uno stadio di boxe e in un palazzo di uffici governativi, con interviste sulle abitudini all'uso delle precauzioni consigliate. Dallo studio è emerso che le persone che avevano indossato la mascherina per tutto il tempo del contatto con un caso positivo avevano un rischio minore del 77% rispetto a chi non l'aveva, mantenere almeno un metro di distanza riduce invece il rischio dell'85%, mentre il lavaggio frequente delle mani riduce le infezioni del 66%. "Questo risultato - scrivono gli autori - sono coerenti con le indicazioni di indossare la mascherina, lavarsi le mani e praticare il distanziamento per proteggersi dall'infezione". (ANSA).

Forum , a Faenza, del giornalismo musicale, legato ai linguaggi della musica 'popolare'

 

Sabato 03 ottobre 2020 e domenica 04 ottobre 2020 - Un appuntamento del panorama musicale italiano e che vedrà alternarsi nelle due giornate diversi incontri. Il Forum, ideato da Giordano Sangiorgi e diretto da Enrico Deregibus, riunisce giornalisti e critici di diversa provenienza ed età, che una volta all’anno si ritrovano per confrontarsi fra loro e con molte altre figure del mondo musicale. Gli appuntamenti sono previsti nella sala del consiglio comunale di Faenza.

Si comincerà sabato 3 ottobre alle 14.00 con l’assemblea dell’AGIMP, l’Associazione dei Giornalisti e critici Italiani di Musica legata ai linguaggi Popolari, nata da un'idea lanciata nel 2016 durante il Forum. Attualmente l’associazione è rappresentata da un direttivo formato da Fabio Alcini, Simona Cantelmi, Luciano Lattanzi, Michele Manzotti, Alex Pierro (per informazioni: associazioneagimp@gmail.com ). Alle 16.30 è previsto un incontro con un artista in via di definizione. Alle 18.00 sarà la volta della consegna della Targa Mei Musicletter, che quest’anno premia Il Giornale della Musica e Going Underground di Monica Mazzoli come “Miglior sito web” e “Miglior Blog personale” e Goodfellas con il Premio Speciale – Targa Mei Musicletter per il “Miglior Distributore Discografico”. La targa è a cura di Luca D'Ambrosio.
Tutti gli appuntamenti sono a ingresso libero.

Domenica 5 ottobre dalle 9.30, in collaborazione con il settimanale "Il Piccolo", ci sarà spazio per un seminario che vedrà tra i docenti Alessandra Izzo (che presenterà il volume '“She rocks! Giornalismo musicale al femminile” edito da Volo libero), Alba Solaro (che parlerà su “La musica e il giornalismo musicale ieri e oggi”), Francesco Prisco (sul tema “La music economy: ormai è liquida anche la musica”) e Claudia Barcellona (che interverrà su “La tutela della filiera musicale, audiovisiva e dello spettacolo dal vivo”). Si tratta di un corso accreditato come “formazione professionale continua” per gli iscritti all’ordine dei giornalisti (che devono iscriversi sulla piattaforma Sigef), ma aperto anche ai non iscritti in qualità di uditori. Nei primi quattro anni del Forum si sono svolte numerose iniziative: tavoli di lavoro, assemblee, lezioni, corsi di aggiornamento, incontri con figure professionali. Sono stati coinvolti sino ad oggi oltre 300 giornalisti, da quelli delle grandi testate a quelli delle webzine, sino alle radio e tv. Una occasione unica per affrontare da molti punti di vista i temi centrali del giornalismo musicale di oggi: il rischio di estinzione, il nuovo ruolo, la carenza di spazi, l'interazione fra media diversi e molto altro. Continua intanto la collaborazione fra il Forum e il PIVI - Premio Italiano Videoclip Indipendente, diretto da Fabrizio Galassi, per l’assegnazione dei migliori video dell’annata. I vincitori saranno annunciati prossimamente. Tra le varie iniziative, il Forum organizza ogni anno a gennaio anche un referendum sui migliori dischi dell’anno precedente.
Quest’anno il “Top 2019” è stato vinto da “Ballate per uomini e bestie” di Vinicio Capossela, mentre nella sezione riservata ai dischi d’esordio la vittoria è andata a Fulminacci con “La vita veramente”. Per il 2018 ha vinto “Ciao cuore” di Riccardo Sinigallia, con “Canzoni ravvicinate del vecchio tipo” di Giuseppe Anastasi che ha prevalso nelle opere prime. Nel 2017 la vittoria era andata, a pari merito, a Brunori Sas con “A casa tutto bene” e Caparezza con “Prisoner 709”. Per aderire basta inviare una semplice mail a: enrico.deregibus@gmail.com e in copia a mei@materialimusicali.it .

Per info: segreteria 0546.646012
Sito: www.meiweb.it
Sabato 03 ottobre 2020 e domenica 04 ottobre 2020
Sala del Consiglio Comunale, Faenza


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Salotto musciale sulla 'muscia contemporanea' in casa di Luca Lombardi e Miriam Meghnagi. Sabato 3 ottobre, ore 16- Roma. Prenotarsi

 Si terrà presso l’abitazione privata di Luca Lombardi e Miriam Meghnagi, un incontro sul tema "Ruolo e funzione della musica contemporanea nella nostra società", in collaborazione con il CIRMI (Centro Internazionale per la Ricerca Musicale e Interdisciplinare) e Quinte Parallele.


Introdurrà: il musicologo Antonio Rostagno (Università di Roma "La Sapienza");
Interverranno: i filosofi Carlo Serra e Carlo Sini; i compositori Francesco FilideiLuca Lombardi Riccardo Panfili.
Moderatore: Valerio Sebastiani - Quinte Parallele

A causa dell'impossibilità di accogliere più di 15 ospiti dal vivo e per garantire una partecipazione quanto più ampia e partecipata, è stata approntata una stanza di Zoom attraverso cui si potrà assistere in remoto. Il link per l’accesso è il seguente: https://zoom.us/meeting/register/tJEuc-uorjooEtGcrHucB48bY0R4OuY4-1Dg

Ulteriori interventi, domande, brevi considerazioni potranno essere accolte durante l'incontro.
Sabato 03 ottobre 2020, ore 16.00

Biden e Trump in guerra fra loro anche a causa dei vaccini. Biden: sui vaccini mi fido di Fauci non di Trump

 Sui vaccini non mi fido del presidente. Mi fido di Fauci". Lo ha detto Joe Biden, candidato democratico alla Casa Bianca, nel corso del town hall organizzato dalla Cnn. "Dobbiamo ascoltare gli scienzati, non il presidente", ha aggiunto, "se Fauci dice che un vaccino è sicuro, prenderei il vaccino".

 

 "Se Biden vince, vince la Cina". Lo ha detto il presidente Usa Donald Trump durante un comizio elettorale in Wisconsin dove molti partecipanti non indossavano le mascherine e non rispettavano il distanziamento sociale. ''Se Biden vince, la mafia vince. Se Biden vince, vincono i rivoltosi, gli anarchici, gli incendiari". ''Stiamo facendo un ottimo lavoro rispetto ad altri Paesi per quanto riguarda il coronavirus'', ha quindi dichiarato Trump ringraziando il vicepresidente Mike Pence che ha presieduto la task force sul Covid-19.

Alex Esposito riceverà l'onorificenza di 'Bayerischer Kammersaenger' a Monaco

 Alex Esposito - basso baritono originario di Bergamo che ha cantato anche il 28 giugno nel Requiem di Donizetti al Cimitero monumentale nel concerto per le vittime del Covid nella sua città alla presenza anche del Capo dello Stato Sergio Mattarella -, sarà nominato lunedì prossimo Bayerischer Kammersänger, onoreficienza che viene assegnato dal ministro della Cultura bavarese a grandi interpreti (negli anni è stata conferita fra gli altri a Placido Domingo e Jonas Kaufmann).

 

Il riconoscimento gli sarà consegnato alla fine della rappresentazione delle Nozze di Figaro, di cui è protagonista, alla Bayerisches Staatsoper di Monaco dove Esposito ha debuttato nel 2009 con il ruolo di Leporello nel Don Giovanni di Mozart.

Da allora il cantante ha calcato il palco del teatro tedesco oltre cento volte con un repertorio che va dalla Cenerentola all'Elisir d'amore, dal Les Contes d'Hoffmann a Lucrezia Borgia.

 

Il titolo di Kammersänger è stato assegnato dal 1955 ad intervalli irregolari, solo in due occasioni conferito a italiani. L'ultima volta a Mirella Freni nel 1983. (ANSA).

Bob Dylan per un wishkey, la cui etichetta, 'Heaven's Door', si ispira ad una delle sue più famose canzoni

 Dopo un decennio e 100 episodi Bob Dylan torna a fare il Dj sulla radio: un episodio di due ore (il doppio dell'ora solita) a tema whiskey in onda sulla emittente satellitare Sirius XM e adesso disponibile in streaming sul sito web del premio Nobel è anche un maxi spot per "Heaven's Door", la sua personale etichetta dal nome ispirato a una delle sue canzoni più famose...(ANSA)

Il Washington Post appoggia Biden contro Trump ' il peggior presidente dei tempi moderni'

 Il Washington Post appoggia Joe Biden. Alla vigilia del primo dibattito presidenziale, il board editoriale afferma: "per cacciare il peggiore presidente dei tempi moderni, molti elettori sarebbero disposti a votare quasi per chiunque. Fortunatamente per cacciare Trump nel 2020 gli elettori non hanno bisogno di abbassare i loro standard. Il candidato democratico, l'ex vicepresidente Joe Biden, è qualificato in modo eccezionale, e ha il carattere e l'esperienza per affrontare le sfide che il paese avrà nei prossimi quattro anni". (ANSA).

Vacciniamoci contro l'influenza, ci aiuterà anche nella lotta al Covid 19 - rivela uno studio del Centro cardiologico Monzino di MIlano ( da HUFFPOST)


Uno studio del Centro Cardiologico Monzino di Milano dimostra che, nel periodo del lockdown, le regioni italiane che avevano effettuato più vaccini anti-influenzali nella popolazione degli ultra 65enni hanno registrato un minor numero di contagi, di pazienti ricoverati con sintomi e di pazienti in terapia intensiva, così come un minor numero di decessi dovuti al Covid-19.

I dati, appena pubblicati sulla rivista Vaccines, sembrano supportare l’ipotesi che la vaccinazione contro l’influenza possa aiutare a prevenire la diffusione del coronavirus. “Abbiamo stimato - afferma in una nota Mauro Amato, ricercatore del Monzino e primo autore dell’articolo - che un aumento dell′1% della copertura vaccinale negli over 65, che equivale a circa 140.000 dosi a livello nazionale, avrebbe potuto evitare 78.560 contagi, 2.512 ospedalizzazioni, 353 ricoveri in terapie intensive e 1.989 morti per Covid. Sarebbe pertanto importante incentivare il più possibile qualsiasi attività che possa portare ad un aumento della copertura vaccinale soprattutto fra gli ultra 65enni”...

Come si legge nell’articolo, i virus dell’influenza e il Sars-CoV-2 hanno vie di trasmissione simili e alcuni sintomi in comune, ma sono molto diversi per la mortalità e per i gruppi di età colpiti. L’influenza infatti contagia soprattutto bambini e adolescenti, il Covid-19 invece colpisce i soggetti più anziani. Una possibile spiegazione potrebbe essere che i più giovani hanno un sistema immunitario più reattivo e rafforzato dall’esposizione agli agenti virali o agli antigeni contenuti in molti vaccini pediatrici (anti morbillo, varicella, scarlattina, rosolia, epatite B, papilloma virus) che possono migliorare la risposta immunitaria.

“Nel nostro studio - conclude Amato - abbiamo confrontato, regione per regione, i tassi di copertura vaccinale negli over 65 con il numero di contagi e altri 3 indici di severità clinica della malattia: il numero di ospedalizzazioni per Covid-19, il numero di soggetti ricoverati in terapia intensiva e il numero di soggetti deceduti per l’infezione. Tutte le analisi hanno confermato che i tassi di diffusione e la gravità del virus Sars-CoV-2 sono inversamente proporzionali al tasso di vaccinazione antiinfluenzale: meno vaccini, più Covid-19”.

Sul caso vaticano del card. ( ora ex) Becciu

Ciò che è accaduto al cardinale di origini sarde Becciu, le sue dimissioni, da intendere come la sua sconfessione da parte del papa, ci intriga molto. Non perchè del caso siamo a conoscenza di particolari fatti che potremmo aggiungere a quelli già noti e che sono stati alla base della sua 'decadenza ' dal cardinalato (fra i molti l'acquisto del palazzo a Londra, le molte 'elemosine' elargite ai suoi familiari, attingendo ai fondi dell'Obolo di s. Pietro o a quelli che lo Stato italiano, destina alla Chiesa cattolica per sostenerla nel suo ministero pastorale); ma perchè ci fa venire in mente la storia recente di un altro cardinale che  ha avuto negli ultimi anni la medesima trafila di Becciu, anche se non sono emersi  contro di lui fatti altrettanto gravi.

 Parliamo del cardinale Fernando Filoni, che è stato negli anni  di liceo, ed anche successivamente, nostro compagno di studi e che perciò  avemmo a conoscere bene,  non senza trarne la conclusione - perdonate l'immodestia - che fosse persona  di intelletto non particolarmente  vivace (anche se ciò non vuol dire nulla, e comunque dice ben poco). 

 Filoni ordinato sacerdote prosegue i suoi studi in teologia, diritto canonico, filosofia oltre che in 'comunicazione' a Roma - da cui si deduce almeno la voglia matta di emergere. Non abbiamo nulla contro i cosiddetti 'secchioni' che con l'impegno intendono metter a frutto gli scarsi doni di madre natura. Poi frequenta l'Accademia diplomatica dalla quale uscirà pronto per cominciare a girare il mondo nella varie nunziature. Fino a quando non viene consacrato vescovo e nominato 'sostituto' della Segreteria di Stato, da Benedetto XVI, in epoca Bertone.

Giunto a Roma, dopo una cinquantina d'anni che non lo sentivamo perchè avevamo preso strade diverse, lo chiamammo per congratularci. Notammo la sua circospezione, al limite della diffidenza,  nel rispondere ai nostri auguri, benchè avessimo premesso che non avevamo nulla da chiedergli anche perchè con il mondo nel quale lui aveva fatto la sua brillante carriera, noi non avevamo da tempo più nulla da spartire.

In quel ruolo era evidente il suo peso in segreteria vaticana. Vi restò fino a quando, nel 2011 gli successe Becciu, e a lui fu affidato il dicastero di Propaganda Fide, delicatissimo ma importantissimo, succedendo a sua volta al card. Sepe, mandato a Napoli, dopo che la procura di Perugia lo aveva indagato, allo scopo di togliergli l'osso da spolpare. Passano anni, poco più di sette, e a Filoni tocca la stessa ventura di Sepe. Il suo nome ricorre più di una volta nel libro-inchiesta di Guzzi sugli 'affari' vaticani (conto IOR intestato al 'prefetto'); e nel famoso dossier ' Viganò', dove lo si accusa di essere  stato a conoscenza di alcuni abusi sessuali, senza che fosse intervenuto a difesa degli abusati e contro gli abusatori. E così Papa Bergoglio, dalla potentissima prefettura lo manda a governare i cavalieri di un ordine  pseudo religioso. 

Perchè  questi prelati di alto rango, tutti senza eccezione, in spregio alla loro vocazione sacerdotale, appena gli vine affidata in custodia la 'marmellata' si fanno beccare con le mani dentro il barattolo, al punto da mettere in difficoltà chi si è fidato di loro, costringendolo, di conseguenza, ad allontanarli dall'incarico?

Noi una ragione ce la siamo fatta. La loro mancanza di cultura e personalità, è motivo degli inciampi - e qui c'entra il fatto che non ci pare  che il nostro, ma pensiamo anche gli altri, fossero menti  particolarmente dotate e soppraffine - unito al fascino che i soldi esercitano su di loro, profittando della consueta grettezza  di chi li amministra, avendone la disponibilità, senza la proprietà.  Azioni finanziariamente spericolate, familismo  ed altro: cause delle promozioni per allontanarli.

Ora, dopo  tali disavventure, seguite a comportamenti non certo consoni al loro status ecclesiastico, quando non anche immorali ed illeciti, avvenuti non certamente 'a loro insaputa' - come molti ipocriti  e pusillanimi sono soliti difendersi se scoperti - i nostri mantengono ancora certi privilegi  ai quali, anche senza l' ordine papale e in assenza di  formale richiesta, loro stessi avrebbero dovuto rinunciare, fra tutti le residenze di prestigio ( il caso 'Bertone' ha fatto scuola). Pensiamo ai lussuosi appartamenti che, come principi d'altri tempi piuttosto che da porporati ecclesiastici, ancora abitano.  Filoni (al Gianicolo, con gigantesco ritratto all'ingresso); Bertone ( attico superlusso con persone di servizio a due passi da Santa Marta, residenza 'povera' di papa Francesco); ed ora anche Becciu che conserva il suo lussuoso appartamento nel quale viveva, servito e riverito, negli anni della sua prefettura vaticana, e dove intende continuare a vivere, anche dopo che il Papa lo ha di fatto accusato pubblicamente, esponendolo alla gogna generale. 

Da 32 anni si attende di conoscere e punire gli assassini del giornalista Mauro Rostagno

MAURO ROSTAGNO. DOPO 32 ANNI SI ATTENDE ANCORA PIENA GIUSTIZIA SUL SUO ASSASSINIO. Forse a novembre la sentenza della Cassazione. A rischio prescrizione il processo ai depistatori. Le iniziative per ricordarlo. La sua storia sul sito www.giornalistiuccisi.it

Quest’anno a Valderice (Trapani), l’anniversario della tragica morte di Mauro Rostagno viene ricordato nel rispetto delle misure anti-covid, con l’ormai tradizionale “Ciao Mauro”, la visita alla stele eretta sul luogo del suo assassinio e alla tomba, davanti alla quale saranno recitati frammenti teatrali ed eseguiti brani musicali. Altre iniziative sono state promosse dal Comune in collaborazione con l’associazione che si occupa di mantenere viva la memoria di Rostagno.


Dopo 32 anni si attende ancora che la giustizia faccia il suo corso per punire i responsabili dell’assassinio del giornalista Mauro Rostagno, ucciso a Lenzi di Valderice il 26 settembre 1988, all’età di 46 anni.


Lo scorso marzo, a causa dell’emergenza Covid-19, la Corte di Cassazione ha rinviato la conclusione del processo che dovrebbe arrivare a sentenza il prossimo novembre. In primo grado, i giudici hanno stabilito che l’omicidio ha matrice mafiosa. Sarebbe stato compiuto per mettere a tacere la voce che dall’emittente trapanese “Radio Tele Cine” (Rtc), stava alzando il velo su molti interessi di Cosa nostra. L’inchiesta giudiziaria è stata segnata da depistaggi, false testimonianze e dalla ricerca di possibili collegamenti fra le inchieste di Mauro Rostagno e la pista che seguivano in Somalia la giornalista Ilaria Alpi e l’operatore Milan Hrovatin. Il processo parallelo agli accusati dei depistaggi va ancora per le lunghe ed è ormai concreto il rischio che si concluda con la prescrizione dei reati.


La tormentata vicenda giudiziaria e la storia umana e professionale di Rostagno sono ricostruite in dettaglio sul sito di Ossigeno per l’Informazione “Cercavano la verità” (www.giornalistiuccisi.it) insieme alle storie degli altri giornalisti italiani uccisi.


Mauro Rostagno aveva una personalità forte e poliedrica ed era animato da una grande passione civile. Era stato un leader del movimento studentesco all’Università di Trento, uno dei fondatori di Lotta Continua e ,successivamente, del circolo culturale “Macondo”. Aveva avuto una vita movimentata. Aveva viaggiato in Germania, Inghilterra, Francia, India.


Torinese d’origine, infine era approdato in Sicilia. Vicino a Trapani, aveva fondato la Comunità di Saman, impegnata nel recupero dei tossicodipendenti. Presso l’emittente RTC, si era reinventato come cronista. Aveva creato una redazione, faceva denunce sociali e inchieste sulle collusioni tra politica e poteri criminali. Quella sera del 26 settembre 1988, quando fu colpito a morte, aveva appena lasciato la sede di RTC.