lunedì 21 luglio 2014

A cena con il nemico: pace fatta fra Michele Campanella e Bruno Cagli dell'Accademia di Santa Cecilia?

Lo scorso autunno all'indirizzo degli Accademici di Santa Cecilia giunsero alcune lettere, non proprio graditissime dai destinatari, fra le quali due del cardinale Bartolucci ed una del pianista Michele Campanella. In  virtù del fatto che l'uno e l'altro  erano accademici - il cardinale nel frattempo è morto, alla veneranda età di novanta  e passa anni- nelle lettere si criticava l'operato di Bruno Cagli, a capo dell'Accademia ormai da tempo immemorabile. Si leggevano in quelle lettere accuse pesanti, riprese e diffuse da Elisabetta Ambrosi de 'Il fatto quotidiano'. Cagli non ha  risposto a nessuna di quelle accuse. Nel frattempo cosa è accaduto di nuovo? Non sappiamo, mentre leggiamo proprio oggi che ad Acireale si svolge un piccolo festival con annesse masterclass, nella Villa di proprietà della famiglia del compositore Francesco Pennisi, affidato alla direzione del Primo dei violini II dell'Accademia,  David Romano, al quale partecipano anche altri componenti l'orchestra dell'Accademia, e vi partecipa anche Pappano -  solo per un incontro, mentre furbescamente  si vorrebbe far pensare che il noto direttore lì suoni e tenga un corso.  Perchè Pappano ad Acireale? Per semplice amicizia con uno dei suoi orchestrali, come del resto  per l'amicizia che lo lega al Primo violoncello, Luigi Piovano, ha suonato spesso in luoghi dove normalmente non ci sarebbe andato. Ma a leggere l'organigramma dei membri onorari della piccola ma interessante iniziativa che riguarda anche l'architettura ed altro, si leggono i nomi Cagli, Pappano ecc...,  e ciò svela l'arcano. Ma fra i partecipanti c'è anche Michele Campanella.
Allora uno si chiede: dunque  Campanella ha fatto pace con Cagli, oppure gli lancia una sfida 'andando a  cena con il nemico'? Che Cagli e Campanella siano ( stati ?) nemici lo attesta inequivocabilmente  la lettera inviata dal pianista all'Accademia, nell'autunno scorso. 
Che riproduciamo di seguito
Agli Accademici di Santa Cecilia
Cari Colleghi,
il risultato più triste della presidenza Cagli è la disaffezione che si è diffusa tra noi. Ormai la vita dell'Accademia è cosa che riguarda un'esigua minoranza di colleghi, mentre la gran parte di noi si tiene lontana dalle occasioni in cui viene deciso il futuro dell'istituzione: perché partecipare quando si conosce già il risultato? Alla vigilia delle scorse elezioni vi avevo inviato una lettera che qualcuno di voi forse ricorderà, nella quale auspicavo una svolta che recuperasse all'Accademia una vitalità, un dinamismo indispensabili alla sua sopravvivenza. Così esponendomi, mi sono condannato alla proscrizione: infatti sono stato escluso dal cartellone dei concerti sine die. A quanto mi risulta, non sono il solo a ricevere tale trattamento. Scrivo questo per dirvi che l'altra faccia delle promesse elettorali (sistematicamente elargite, assai spesso non mantenute) è l'isolamento. Chi non vota per il Presidente o per i candidati che lui suggerisce, merita una punizione....... Spero anch'io come il Cardinale Bartolucci e il nostro anonimo collega che sia arrivato il momento di prendere coscienza della necessità di una forte reazione alla decadenza etica nella quale l'Accademia sta affondando. La causa principale di essa è l’affezione al potere, che si autoalimenta in assenza di un'energica dialettica interna e che non teme di ledere la dignità degli Accademici attraverso atteggiamenti degni della peggiore politica. Che brutta aria che si respira in Accademia! Non rassegniamoci al suo declino!
                                                                                                                Vostro Michele Campanella


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