lunedì 31 ottobre 2016

L'Arena di Verona osservata speciale, avvolta da nebbie nei conti

Come ha raccontato ieri 'Il fatto quotidiano' la Fondazione Arena di Verona, mentre attende la firma del ministro Franceschini al 'piano' di salvataggio approntato da Fuortes , a sua volta confermato commissario fino a risanamento avvenuto o per lo meno avviato, con l'accesso ai benefici della Legge Bray  - che prevede la chiusura del Corpo di ballo (che per l'attività in Arena  è come il pane) e la chiusura della Fondazione  per due mesi l'anno, in autunno, con un risparmio di qualche milione di Euro per anno -  presenta ancora alcuni punti oscuri che nè Franceschini nè il sindaco Tosi, spettatore  distratto della creazione del deficit nei conti, negli ultimi cinque anni di gestione del suo pupillo Girondini, perito agrario (non è così?) intendono chiarire.
 E così mentre da una parte Tosi caldeggia l'ipotesi della privatizzazione dell'Arena, in seguito a fallimento - ma solo  per la gestione della sua attività estiva, affidata a società che vede al vertice due mammasantissima dell'industria veronese ( acciaio e intimo), ai quali la storia ed il prestigio della Fondazione non fotte proprio nulla - dall'altro si viene a sapere, come noi avevamo in parte già scritto, che a dirigere il costoso Museo dell'Opera fatto erigere proprio negli anni di Girondini a spese dell'Arena, alla quale ha procurato un deficit annuo di oltre 700.000 Euro, c'è proprio il responsabile del deficit: Girondini, il quale  è a capo della società Arena Extra srl, che è quella che gestisce tutte le attività extra melodramma ospitati in Arena ( reggiseni e mutandine on ice ed altro...) ricevendone i compensi che non vengono girati alla Fondazione Arena, alla quale dovrebbe anche andare un canone di affitto per quelle manifestazione, ma che Arena Extra non gira. M
 Sembrerebbe configurarsi una specie di società... non proprio onlus; i ricavi tutti a me (Arena Extra srl) le spese tutte alla Fondazione Arena.

A febbraio di quest'anno Renzi al Tosi che gli si è avvicinato nel mentre si stacca dalla Lega, gli rifila il direttore operativo, la principessina Micheli, al secolo Francesca Tartarotti (stipendio 135.000 Euro), togliendone il carico all'Opera della sua Firenze, dove invece guadagnava 90.000 Euro; da febbraio a maggio, quando si comincia a parlare di fallimento, ristrutturazione, privatizzazione, nulla di nuovo, Lei resta al suo posto; arriva Fuortes che prepara il piano tagliateste e tagliavite... ma  i conti particolareggiati che  hanno portato al deficit e le relative responsabilità - che non possono che essere di Girondini, il quale, detto per inciso, guadagna molto di più della maggior parte dei sovrintendenti, e nel cui contratto è anche previsto un 'premio di produzione' ulteriore, che siamo sicuri Tosi gli avrà concesso - non si possono vedere.
Si ricorre alla Corte dei Conti, ma nulla di fatto.
 Insomma Tosi e Girondini presentano il conto alla comunità, che in quale modo deve tirare fuori i soldi per sanare il buco, ma  alla comunità conoscere le cause per cui uno potrebbe almeno sputargli in faccia al responsabile dell'allegra gestione, no. Questo non è consentito, per volere di Tosi ed anche di Franceschibi, ha anche lui la sua bella responsabilità in tale anomalia, visto che concede i soldi della 'Bray'

C'è solo da augurarsi che stessa sorte ( deficit) non tocchi ad un altro Museo dell'Opera, quello del Teatro San Carlo, messo su negli stessi anni dell'Arena, dal commissario Nastasi, per il quale noi abbiamo il sospetto che l'abbia fatto anche - non ci meraviglieremmo, se così fosse - per creare la poltroncina sulla quale far sedere sua moglie, che ora, per la fortuna del San Carlo, è mamma e quindi ha altro da fare.

 E c'è da augurarsi anche, per la salvezza dell'Arena, che alle prossime elezioni, in primavera - è così?- non venga riconfermato Tosi, e neppure la sua compagna, parlamentare ora aderente al movimento di Tosi, che questi vorrebbe candidare a reggere il Comune di Verona. Perché, in caso contrario, approvato il piano di risanamento e ripartito Fuortes, per 'missione compiuta', verrebbe riformato il CdI, anche la Tartarotti resterebbe, e Tosi o la sua compagna- mi gioco qualunque cosa - rimetterebbero Girondini sulla poltrona di Sovrintendente. E' già accaduto una volta due anni fa, la secondo mandato contro il volere di molti.

P.S. Amministrazione trasparente. All'Arena c'è anche un 'direttore commerciale e marketing', il quale ha uno stipendio di 100.000 Euro. Ma a tale compenso si aggiungono altri 5.000 Euro se egli riesce ad ottenere sponsorizzazioni superiori a 300.000 Euro. Ci viene da ridere. All'Arena un direttore commerciale e marketing non è capace di portare più di 300.000 Euro, mentre costa un terzo di ciò che eventualmente sarebbe capace di produrre in termini di sponsorizzazione?
 Il suo nome è Corrado Ferraro, nato violinista e poi  diventato commercialista. Lavora come violinista in varie 'orchestre e teatri' dal 1978 al 1993. Ma  è nato nel 1962. Dunque ancora minorenne comincia a lavorare in 'orchestre e teatri'.

sabato 29 ottobre 2016

Inaugurazione della Nuvola di Fuksas all'EUR. La Raggi dimostra di non saper nè star zitta e nè parlare. Come ha dimostrato di non saper neanche amministrare

La sua incapacità ad amministrare, come anche a parlare e star zitta, ma soprattutto a parlare,  Virginia Raggi l'ha dimostrata alcuni giorni fa con quella esilarante e per certi aspetti anche inquietante intervista a Mario Calabresi, direttore di Repubblica, nella quale ha dichiarato apertamente: "Non sono perfetta in tutto (anzi non lo sono in nulla e presto me ne andrò, perchè); sono incapace a cambiare Roma". E, di conseguenza,   c'è da attendersi e da augurarsi che presto segua  l'esempio di Marino, nell'abbandonare il Campidoglio - anche se questo non l'ha detto con la stessa chiarezza con la quale ha dichiarato la sua incapacità ad amministrare la città che l'ha eletta a stragrande maggioranza sindaco, già quattro mesi fa.
L'unico a cui, necessità fa virtù, per non dichiarare fallimento su tutta la linea - l'unico a cui la Raggi sembra lavori bene, con la sua macchina da guerra - una squadra fortissimi! - è il comico Grillo, afflitto anche da sopraggiunta cecità al punto da non vedere che Roma, frigoriferi a parte, è sporca come prima se non di più.

Qualche ora fa la Raggi  s'è presentata - ma il mondo intero avrebbe volentieri fatto a meno di vederla ed ascoltarla - alla inaugurazione della cosiddetta 'Nuvola' dell'EUR, progettata da Fuksas,  trasmessa in diretta da Rai 1 ( quando ci si mette pure la Rai, con il suo solito copione di incapacità a gestire certi avvenimenti e le insulse banalità che stanno diventando la sua cifra informativa - passando sopra i vari incidenti) - ed ha fatto il suo insulso discorsetto, nel quale  una dopo l'altra ha detto cose che non doveva dire e che comunque non erano adatte all'occasione. Ha puntato sulla 'trasparenza' che è la parola d'ordine di chi non sapendo amministrare - come la Raggi va dimostrando ogni giorno - si giustifica con la trasparenza che imporne tempi lunghi ed esami approfonditi, prima di ogni decisione.
 E, nel frattempo, Roma è più disastrata di quando l'hanno presa i 'Cinque stelle' che l'avrebbero rivoltata come un calzino - anzi loro dicevano che l'avrebbero aperta come una scatola di tonno, per far vedere da vicino a tutti il contenuto. Come se nessuno sapesse del malaffare che per anni e decenni ha governato quest città e non vedeva l'ora che finalmente arrivasse una nuova classe politica capace di governarla. Poveri illusi!

Beh, la Raggi che Roma non sa o non riesce a governarla - non sa e non riesce, ambedue le cose - si presenta alla inaugurazione di una grande opera architettonica, di cui lei non ha merito alcuno (anzi fosse stata Lei al governo della città ne avrebbe subito bocciato il progetto, come del resto ha fatto per le Olimpiadi) e spara a zero contro i tempi lunghi e i molti soldi pubblici spesi.  Fischi sonori e lunghi sono partiti dalla platea all'indirizzo dell'incapace ed inopportuna sindaca, la quale imperterrita ha continuato nel suo fervorino edificante.

Poi, tagliato il nastro,  quasi certamente avrà dovuto cercarsi un taxi per tornare a casa, perché dopo quel suo discorsetto, non avrà trovato ad attenderla neanche la macchina di servizio, perché anche quella, pur assegnatale, non se la merita chi dice quelle cose fuori luogo, come ha fatto Lei.
 Accertato che  non sa nè parlare nè star zitta, sapesse almeno amministrare e cominciasse a farlo finalmente, dopo quattro mesi... almeno per non smentire il suo capo, comico.

Unesco su Gerusalemme. Chi nasce cretino, nessun ministero può farlo diventare intelligente

Chi ha seguito in questi giorni la polemica sulla votazione Unesco a proposito di Gerusalemme - stigmatizzando l'astensione dell'Italia che, con pochissimo ritardo, è stata bollata  dal premier Renzi come ingiustificabile dimenticanza,  e che, per questo, ha chiesto scusa a Israele ( trovo che la votazione Unesco, secondo cui il Muro del pianto di Gerusalemme è 'arabo', è inammissibile ed insostenibile - ha ricordato il premier), avrà anche letto di un vice ministro israeliano il quale, facendo sfoggio della sua imbecillità di natura, che nessun ministero può cancellare e sanare,  ha dichiarato che il terremoto che ha colpito appena pochi giorni fa l'Italia era la giusta punizione divina - ma di quale dio? - per  l'astensione italiana.
Cretino di un vice ministro, stia almeno zitto!

La regia, è una malattia contagiosa del teatro d'opera classico. Mentre è il medicamento miracoloso per quello contemporaneo

Che la regia d'opera rappresenti oggi 'un', forse 'il' problema, più  che 'una' o 'la' soluzione per il teatro d'opera contemporaneo, è cosa nota.  E lo è problema e allo stesso tempo anche soluzione, perchè senza una regia rivoluzionaria, con soluzioni impensate, che colgono di sorpresa il pubblico, spiace dirlo, ma forse il teatro d'opera o il 'teatro musicale' come si preferisce chiamarlo oggi, avrebbe vita ancor più difficile.
Strano che quasi mai nel teatro di prosa si arrivi a tanto a stravolgere cioè storia e tutto il resto. Nel teatro musicale, melodramma o opera che sia, la regia crea soprattutto problemi  nel repertorio più popolare; dovrebbe lavorare più in punta di penna, ma non lo fa, riuscendo   quasi sempre ad infastidire il pubblico che va a teatro ad ascoltare e vedere La Traviata di Verdi e  non quella di Michieletto, mentre solletica solo i critici che altrimenti non saprebbero cosa raccontare sui giornali all'ennesima Traviata vista ed ascoltata  e  che, infatti, questo fanno: raccontano per filo e per segno ciò che si hanno visto, lasciando alle ultime tre o quattro righe qualche annotazione musicale sugli interpreti, qualche volta perfino dimenticandoselo.
 Se nell'opera di repertorio non poche volte, come abbiamo detto, la regia ha costretto direttori o interpreti ad abbandonare il palcoscenico per soluzioni troppo avventurose quando non addirittura in contrasto con l'opera e la musica;  nell'opera contemporanea, dove la strada maestra non è stata ancora trovata dai musicisti  che si barcamenano fra soluzioni che vanno  dal teatro 'con musica' al cosiddetto 'melologo'  e dove la musica, quasi sempre ad effetto, è ridotta a colonna sonora della vicenda narrata, il regista rivoluzionario ha lo stesso ruolo che in antico aveva il 'deus ex machina', che con gli effetti e trovate scenografiche - voluti dalla storia, e non opposti o addirittura avulsi ad essa, come oggi si suole vedere - doveva captare l'attenzione  degli spettatori, i quali  però avevano anche altri elementi di fascino cui attaccarsi,  e cioè la storia e gli interpreti vocali, assai più apprezzati della musica stessa.
 Oggi senza regie 'alla maniera di' Michieletto, tanto per fare un esempio sotto gli occhi di tutti, difficilmente un'opera nuova reggerebbe  per più d'una serata alla prova del palcoscenico. E perciò sono benedetti, oltre che dai critici, che - ripetiamo -  altrimenti non saprebbero di cosa parlare, dai musicisti con i quali condividono la responsabilità della riuscita di un nuovo lavoro, e dal  pubblico che  se non sulla musica, che mantiene il suo linguaggio ancora ostico per le orecchie, almeno sullo spettacolo può fissare l'attenzione.
 Di tale necessaria presenza sono ben coscienti, e l'invocano, i musicisti coloro i quali dovrebbero essere gli artefici principali del teatro musicale odierno. I quali perennemente insicuri del loro operare, si attaccano anche ad altri elementi per attirare l'attenzione del pubblico. Come ad avvenimenti o personaggi storici della storia recente, capaci di creare suggestione ed immedesimazione, o a formule e formulette che vanno ripetendo stancamente in ogni lavoro, incapaci di rinnovarsi. Pensiamo alla formula di Philipp Glass del film-opera, o a quella che un tempo lontano Bussotti definì opera-film, spiegando la sua Ispirazione, data a Firenze, con la regia di Derek Jarman; o, infine, a chi ha scelto da tempo di attaccarsi a film molto noti, uno alla volta, per ogni sua nuova opera, come Battistelli ( che nostalgia per il suo Experimentum mundi) e in misura minore anche Tutino. Il caso di Sciarrino che nella sua opera più nota, Luci mie traditrici, di cui è anche librettista, non ha bisogno di regie rivoluzionarie, ma di una regia discretissima, contando la sua opera più nota e rappresentata, sulla forza della musica e della parola, è abbastanza raro, quasi unico.
 E così la regia , specie se di rottura, fa salire le sue quotazioni,  e continua la sua marcia trionfale,  arrivando ad inondare rovinosamente anche il repertorio.
 Che ciò disgraziatamente corrisponda a verità lo attesta anche una pubblicità della nuova stagione dell'Opera di Roma, vanto di Carlo Fuortes e espressione della sua filosofia applicata al melodramma, Si legge un doppio elenco, quello dei direttori ed accanto quello dei registi,  che sono quelli che, secondo Fuortes, dovrebbero attirare il pubblico al teatro romano. E quando una regista come Sofia Coppola, con la sua 'non rivoluzionaria'  regia, attira nonostante tutto, pubblico ( in verità anche per la sua fama di cineasta e per la corte dello stilista Valentino), Fuortes, ma anche i critici,  appaiono delusi.
Ultima in ordine di tempo anche una debuttante nella regia d'opera, Alice Rohrwacher, sulle orme dei tanti cattivi maestri ha deciso di RIVOLUZIONARE l'opera di verdi, quel capolavoro della Traviata, che ha bisogno solo di essere eseguita al meglio da cantanti  ben  scelti  e adatti ai ruoli.

'Aquagranda' alla Fenice. Allagare un teatro? Consentito a Luca Ronconi (Pergola), vietato a Damiano Michieletto (Fenice)

 Chi negli anni Ottanta seguiva già le cronache musicali ricorderà certamente la messinscena del Ritorno di Ulisse in patria, di Monteverdi, nel rinnovato Teatro della Pergola di Firenze, con la regia di Luca Ronconi. Il quale per quella sua messinscena-regia, con sole quattro o cinque repliche, volle ed ottenne dal sovrintendente dell'epoca del Maggio Fiorentino, che il teatro - la sua platea-  fresca di restauro venisse  sigillata con zinco ed interamente inondata, un mare in miniatura, relegando gli spettatori nei soli palchi che ne potevano contenere non più di duecento. Complessivamente intorno al migliaio in tutte le repliche. A chi protestò per tale scempio, considerando che tutta la platea venne smontata per far luogo al mare ronconiano, venne risposto che quella messinscena era fatta a 'favor di telecamere' che avrebbero ripreso e venduto l'opera ( confessiamo che noi non l'abbiamo mai vista in televisione, né ricordiamo di aver avuto notizia della vendita del relativo video).
 Un teatro, prima di Ronconi, non era mai stato allagato per  richiesta registica. E forse, fino a quando i sovrintendenti avranno un pò di senno in zucca, non accadrà mai più.
 Ma il pericolo che ci fosse il bis, l'ha corso seriamente La Fenice di Venezia che proprio in questio giorni inaugura la sua stagione con un'opera di fresca scrittura, per la quale - anche in ragione del soggetto - il regista Michieletto avrebbe voluto allagare il teatro, spettatori compresi (anche se nulla di nuovo per Venezia, dove spesso si giunge in teatro con abito da sera e stivali, a causa dell'acqua alta). Il soggetto, tratto da un libro inchiesta del giornalista Roberto Bianchin, per anni in forze alla Repubblica, fa riferimento all'alluvione, causa marea altissima - ' aqua granda', come recita il titolo dell'opera -  di cinquant'anni fa, è stato affidato per la musica al veneziano  Filippo Perocco e per la regia all'altro veneziano, Michieletto, il regista del momento, il più richiesto ed anche il più occupato di tutti. Direttore Marco Angius. Le numerose repliche previste vanno giustificate con il segno lasciato nella carne viva dei veneziani da quella terribile e drammatica inondazione.
 Michieletto ha spiegato che in scena si vedrà un grande vetro (contenitore) nel quale l'acqua sale lentamente, fino al momento in cui, al termine dell'opera, quella vetro finirà in mille pezzi e l'acqua inonderà palcoscenico , cantanti ed orchestrali ( avranno già pensato se le cose stanno così a come asciugare immediatamente tutto per dar corso alle altre repliche ed a provvedersi di tanti contenitori quante sono le repliche.
 Ed ha aggiunto che i nostri teatri devono certamente dar spazio al grande repertorio - per il quale i registi non si fanno scrupolo di inventare regie anche  improbabili e bislacche - ma poi devono spingere a raccontare storie recenti con il linguaggio di oggi, devono cioè promuovere ed ospitare opere nuove.
 Ma non per dar modo ai registi come Michieletto di inventarsi spettacoli che  attirano il pubblico molto più delle storie narratevi e della musica.

BOB DYLAN, menestrello screanzato

Che un menestrello accusi un suo sodale non è così frequente, e ciò  non solo fra i menestrelli. Salvo che uno di loro non si macchi di comportamenti ritenuti indegni ed inammissibili anche dagli stessi appartenenti al suo stesso sodalizio professionale. Come è accaduto con Bob Dylan, insignito del Nobel   da oltre quindici  giorni, e che, con comportamento al limite dello sgarbo - e i menestrelli  sgarbati non lo sono mai, semmai pungenti - si è reso irreperibile, facendosi vivo solo qualche ora fa, dopo che i responsabili del Premio avevano bollato il suo comportamento  come inqualificabile, perchè screanzato, al limite dell'offensivo. Lui che altri premi ed onorificenze aveva ricevuto accettato e ritirato.
 Ora, alla buon'ora, s'è fatto vivo dicendosi onorato oltre che stupito per tale assegnazione.  Stupiti assieme a lui - se dice il vero e non ironicamente - erano stati in tanti,  tutti quelli che vedevano il Nobel assegnato ad un cantautore il cui valore poetico, scisso da quello musicale, è prossimo allo zero. L' hanno fatto notare non solo gli invidiosi e gli esclusi, molti dei quali hanno anche invalidato ogni possibile paragone con il Nobel a Dario Fo, scomparso proprio mentre veniva annunciato il nuovo Nobel per la letteratura a Dylan.
 Ironia al quadrato intendeva forse esprimere Dylan affermando che il Nobel lo aveva 'lasciato senza parola', a giustificazione del suo silenzio di due settimane.
 E poi, per  mantenere viva la sua aura di 'irregolare', e forse anche per non deludere i fans che così lo conoscono e forse lo vogliono - ma noi no! - ha subito aggiunto che non sa ancora se potrà andare a ritiralo, il premio ed il lauto assegno di 900.000 Euro circa, che non guasta. E non si venga a dire che Dylan è superiore ai soldi. La letteratura mondiale, non esclusa la sua - ammesso che sia da considerarsi tale dopo il Nobel - afferma che l'unica lingua che tutto il mondo conosce e parla è quella dei SOLDI.
 Al menestrello di questo blog, il menestrello Dylan sarebbe piaciuto se avesse detto chiaramente che lui, pacifista riconosciuto, il premio finanziato con il lascito dell'inventore della polvere da sparo, il sig. Nobel appunto, non lo voleva; oppure se avesse dichiarato subito che, per quanto onorato, lui non lo avrebbe ritirato il prossimo 10 dicembre, rinunciando alla notevole dotazione in denaro, o destinandola interamente ad una qualche causa umanitaria, per  tante delle quali il menestrello Dylan sembra essersi speso in molte occasioni, eccetto che  in questa.
 Questo comportamento del menestrello Dylan sarebbe piaciuto a tutta la categoria dei menestrelli, senza eccezione. Ma ora, che dopo aver ringraziato, mostrando di avere ancora un briciolo di educazione,  torna a fare lo screanzato  lasciando tutti nella suspense  per la sua andata a Stoccolma,   di nuovo non può piacere a nessun altro menestrello al mondo. E neppure a noi.

venerdì 28 ottobre 2016

L'Arena di Verona commissariata fino a data da destinarsi. E forse stessa sorte per Bologna ed anche per Firenze

L'allarme lo ha lanciato il superquotato sovrintendente Nicola Sani, quando ha dichiarato di aver fatto ogni sforzo, senza riuscire a far rientrare la fronda dei possibili licenziati. O accettano la condizioni  prospettate - ha detto Sani - o il Comunale di Bologna rischia  il commissariamento,  se non anche il fallimento. Un barlume di speranza l'ha acceso l'assessore alla cultura ( c'è sempre qualche magagna nelle leggi che permette di fare favori agli amici . Franceschini potrebbee ripristinare il codicillo che gli consentirebbe in casi particolari di destinare al teatro in difficoltà, un finanziamento supplementare pari agli introiti che il teatro è stato in grado di procurarsi da solo, attraverso sponsor e mecenati).
 Sorte abbastanza simile all'Opera di Firenze, dove il sovrintendente Bianchi aveva detto che poteva chiudere la trattativa e riprendere il  normale cammino entro ventiquattrore. Ma i dipendenti licenziati, per i quali tuttavia erano già aperte le porte degli Uffizi, per accoglierli, non avrebbero accettato. Dunque anche a Firenze commissariamento o fallimento. Commissariamento affidato allo stesso Bianchi che del teatro fiorentino, prima di essere nominato sovrintendente, era stato commissario. Oppure anche a Firenze lo stesso salvataggio prospettato dall'assessore bolognese, con il favore di Franceschini ( potrebbe Franceschini non fare un favore al premier, dando una  mano al teatro della sua città, mentre gli sussurra nell'orecchio. Matteo stai sereno?).
 In caso di commissariamento, naturalmente, occorre pensare ai commissari nell'uno come nell'altro caso. E nell'uno come nell'altro caso non potrebbe certo essere il commissario salvatore d'Italia, Carlo Fuortes.

Come a Verona, dove il ministro ha già deciso: proroga dell'incarico a Fuortes, con l'avallo di Tosi, fino a quando il risanamento non sarà  andato in porto. Con un vantaggio per la Fondazione Arena: risparmio del compenso al sovrintendente che, nel caso di Girondini, era il più alto dì'Italia. Il che vuol dire che se il commissariamento di Fuortes dovesse andare avanti per qualche anno, il risparmio sarà di almeno 240.000 Euro per anno - che non è poca cosa - perché quei soldi Fuortes li prende già dall'Opera di Roma.
Poi, forse Tosi, se resterà lui a reggere la città - ma anche se dovesse succedergli la sua compagna nella vita - rinominerà il suo fedelissimo Girondini: così il risparmio andrà in fumo, e forse l'Arena dovrà essere nuovamente commissariata.
Perchè se si mette allo stesso posto di responsabilità quella stessa persona che ha combinato il disastro protrattosi per anni, vuol dire che si ha la 'capa tosta'. Intendiamo Tosi.

Il figlio di Lunardi prende le distanze da quel... figlio di Monorchio

Tutti partecipavano al magna magna, ma adesso che sono stati beccati con le mani nel vasone della marmellata dei grandi lavori - non tutti sembrano averle alla stessa maniera sporche, stando a ciò che, PER ORA, ipotiza la magistratura - chi può, prende le distanze da coloro i quali si ritengono  più corrotti - magari per conoscenza diretta.
 Sotto questa prospettiva andrebbe letta al dichiarazione dei Lunardi, dichiarazione congiunta padre e filgio, che a proposito della 'combriccola' di ladri e farabutti, nella quale aveva una gran parte sia il figlio di Monorchio che il direttore dei lavori De Michelis, dicono che loro con quelli non hanno mai avuto nulla a che fare e mai vorrebbero averlo in futuro. un gruppo di appestati dai quali tenersi alla larga.
 Come a dire: quelli sono ladroni professionisti, con i quali, noi che abbiamo una attività, con relativa società, da molti anni, non abbiamo nulla a che fare. Dalla quale dichiarazione si evince che gli illibati Lunardi conoscevano il malaffare di cui l'altra parte era artefice.
 Insomma il più pulito c'ha la rogna, ma tutti giocano allo scaricabarile, individuando sempre in altri il massimo colpevole, anzi l'unico,  in questo furto con scasso alle casse pubbliche.
 Come se l'opinione pubblica si fosse del tutto dimenticata, per restare al caso Lunardi, di quell'acquisto di palazzo al centro di Roma che contemplò anche alcune irregolarità, come si disse all'epoca.
 In questa vicenda ciò che colpisce maggiormente  - come abbiamo già scritto ieri - è che i rampolli di due grandi personalità  pubbliche, con cariche delicatissime, traffichino ai danni di quello stesso Stato che ha incaricato uno di fare il Ministro, proprio dei Lavori e delle Infrastrutture ( che è il campo nel quale la società di Lunardi agisce -e potremmo dire, anche alla luce anche di questi ultimi fatti.fa affari) e l'altro di fare il Ragioniere generale - sembra quasi una ironia. Suo figlio ha rubato allo Stato di cui il padre era il curatore e controllore dei conti ( ma che evidentemente sui traffici di suo figlio ha chiuso tutti e due gli occhi. E noi vogliamo anche spingerci più oltre a tale proposito:  perchè non ipotizzare che il padre gli abbia suggerito anche come fotterseli quei soldi?)

giovedì 27 ottobre 2016

Accademia di Santa Cecilia. Una follia chiamata WebArena

Venerdì 28 ottobre torna anche PappanoinWeb 2016, l'iniziativa dell'Accademia Nazionale di Santa Cecilia e Tim che apre le porte della musica classica al pubblico della rete. Il concerto per pianoforte n. 5 di Beethoven, interpretato da Yefim Bronfman, e la Sinfonia n. 9 "La Grande" di Schubert, saranno trasmessi integralmente in diretta dalle 20:30 su www.telecomitalia.com/pappanoinweb.

La novità di quest'anno è la WebArena, uno spazio privilegiato vicino all'orchestra, tecnologicamente allestito da Tim e riservato a un pubblico di giovani dai 18 ai 30 anni che, con soli due euro, potranno assistere ai concerti e per la prima volta durante gli spettacoli usare cellulari e tablet senza limiti per connettersi, condividere foto, selfie, brevi video, emozioni ed esperienze reali.


L'appuntamento sarà preceduto da una guida introduttiva che svelerà la storia e i segreti dei brani, curata da un esperto musicologo insieme al maestro Pappano. Durante lo streaming gli appassionati di musica potranno scambiarsi commenti e opinioni sui canali social di TIM con gli hashtag #pappanoinweb #ilfuturoèditutti e interagire live con l'esperto. (ANSA). 

mercoledì 26 ottobre 2016

Giandomenico e Giuseppe, furfanti figli di Andrea Monorchio e Pietro Lunardi: DISCOLPATEVI!

Nelle tesse ore in cui, a ritmo serrato giungono le drammatiche notizie del nuovo sisma che ha colpito il centro Italia nella tessa zona del precedente del 24 agosto,  dalla Procura di Roma altre notizie, inquietanti, con l'elenco di  indagati anche eccellenti, una ventina di persone, per appalti truccati- che naturalmente non sono da mettere in relazione con le zone terremotate, ma che ci fanno capire come in Italia ancora oggi può accadere che in grandi opere si adoperino materiali scadenti, rifilando mazzette ai complici e sòle tremende ai cittadini che ormai non sanno più se  possono sentirsi al sicuro anche in costruzioni di fresca realizzazione. Con tutti questi ladri e farabutti in circolazione,  in piena attività.
 Indagati, ed uno dei due dietro le sbarre, sono finiti due  rampolli di famiglie eccellenti, figli rispettivamente di un ex ministro dei trasporti e delle infrastrutture ( Lunardi) e dell'ex Ragioniere generale dello Stato, Monorchio.
 Non sappiamo ora  quale sarà l'esito finale dell'indagine. Ma fin d'ora ci colpisce sapere come anche i potenti,  perfino potentissimi , non solo trovano lavoro per i loro figli - magari nell'azienda di famiglia - ma poi gli insegnano a rubare.
 Di  Lunardi , ex ministro ( Trasporti ed Infrastrutture), e nome noto alle cronache anche per la vendita di un palazzo a Roma, con cresta - se così fa il padre perchè non dovrebbe farlo anche il figlio  - il figlio Giuseppe, a capo dell'azienda ' di progettazione' di famiglia, Rocksoil, è indagato dalla Procura di Roma, a piede libero.
 E  di Monorchio, integerrimo - con gli altri - ex ragioniere generale dello Stato, frequentatore della mondanità a Roma, il figlio, Giandomenico, amministratore  della Sintel, che di grandi opere legate a tratte dell'Alta velocità, aveva la direzione dei lavori, è finito indagato e dietro le sbarre.
 Figli che sono il frutto maturo della moralità che ha guidato l'attività dei due padri ai vertici delle istituzioni.? Possibile che i padri non sapessero nulla delle malefatte dei figli? Delle mazzette e delle illegalità?
Come può discolparsi, ad esempio, il figlio di uno dei due che è solo  - si fa per dire! - indagato, ma a piede libero, se nella sua stessa società ricopre un ruolo di rilievo il direttore dei lavori, De Michelis, sui quali è puntata l'indagine della procura di Roma?
 Possibile che i loro genitori non si siano  mai fatte domande come queste che ci stiamo ponendo noi che, fortunatamente, con  simili mascalzoni non abbiamo mai avuto a che fare?
 Ci piacerebbe leggere qualche dichiarazione degli ex mandarini. Lo facciano presto, provino a discolpare i loro figli, dicano almeno: vedrete la cosa si sgonfierà quando verranno esaminate meglio le posizioni. Su provino a dirlo. Non possono tacere e non per la vergogna. Magari fosse così! Altrimenti  ci convinceremo sempre di più che  da quel malaffare che serpeggia  nella popolazione, non sono esenti le alte cariche delle istituzioni.

martedì 25 ottobre 2016

Fondazioni liriche italiane . Acque agitatissime

Le notizie che arrivano da molti teatri lirici destano seria preoccupazione. Da Bari, al Petruzzelli, il personale assunto e subito dopo licenziato, a quota 70 circa, vorrebbe essere riciclato in ALES, la società che fa capo al Mibact,  creata in previsione delle varie ristrutturazioni, o dismissioni di personale, cui i teatri stanno mettendo mano, per risanare i conti, ed accedere ai vantaggi della Legge Bray - quella che consente loro di avere denaro fresco onde sanare i buchi, a tassi bassissimi (non come come quelli che concedono le banche,  e da restituire in tempi più lunghi di Equitalia, e che per questo suo incarognimento Renzi pare abbia deciso di sciogliere.
Ristrutturazioni  necessarie in vista del prossimo traguardo legislativo del 31 dicembre 2018, al quale tutte le fondazioni devono arrivare con i debiti da pagare  secondo un piano approvato dal ministero, e con i bilanci in equilibro, pena la decadenza da 'Fondazione lirica' e passaggio nella categoria  'Teatro lirico'. Cosa vorrà dire tale passaggio, cosa significare e comportare è ancora  oscuro. Si prospetta solo un gran pasticcio, nel caso sia possibile uscire ed entrare nel ristretto numero delle Fondazioni.
E' un altro dei casini di Nastasi da inquadrare nel più generale progetto di gettare a mare il patrimonio di esperienze e tradizione dei nostri teatri. Tanto a lui non gliene frega nulla. Un tempo, quando ha dovuto trovar  un posto alla sua mogliettina, ha dovuto creare il Museo del San Carlo.  Allora e per quella ragione forse  gli importava la sorte delle Fondazioni liriche, ma ora che la sua Giulia è diventata anche mamma, non gliene può fregare di meno. La confusione, dal 1 gennaio 2019, sarà grande sotto i cieli melodrammatici d'Italia.
 Continuando nei prelievi delle acque agitate ed insane in cui  sembrano muoversi molte delle 12 fondazioni liriche, c'è il caso del Comunale di Bologna, che si è visto decurtare il FUS perchè la qualità della sua attività artistica non è stata giudicata all'altezza dal Ministero. Chissà come  se la sarà presa  Nicola Sani, il sovrintendente-direttore artistico più richiesto d'Italia, tanto che lavora contemporaneamente oltre che a Bologna, alla Chigiana di Siena, all'Istituto di Studi verdiani di Parma, alla Fondazione Luigi Nono di Venezia, forse ancora alla Fondazione Scelsi, e sicuramente alla IUC di Roma ( speriamo di non averne dimenticata nessuna perchè l'interessato si offenderebbe!).
 Dal suo teatro dovrebbero uscire in 30, assorbiti da ALES, ma i diretti interessati non ci stanno e c'è minaccia di commissariamento od anche i declassamento a breve. Intanto il teatro ha da affrontare assieme alle autorità comunali problemi di pubblica sicurezza, perchè la zona dove sorge lo storico magnifico teatro, è frequentata da tossici ed è spesso teatro di disordini  e contestazioni che coinvolgono anche il teatro.
 Da Bologna a Firenze, nel teatro del premier, dove Bianchi, il sovrintendente, un paio di giorni fa, alle prese anch'egli con la ristrutturazione, fatica a ricollocare 48 dipendenti, assorbibili da ALES, che 'Gli Uffizi'  - ha fatto sapere il suo direttore - accoglierebbero a braccia aperte, ma che loro non accettano. Per cui la vertenza generale che lui diceva di poter chiudere in 48 ore, minaccia ora di concludersi alle calende greche, sempre che il teatro, i cui lavori di completamento sono stati di recente finanziati,  resti aperto.
 A Genova, il Nuovo Carlo Felice, in crisi  perenne da anni, continua a pregare Iddio che arrivino i sospirati 13 milioni della Legge Bray che per partire alla volta delle casse del teatro attendono solo la firma dei ministeri competenti, e subito dopo a stretto giro, anche della Corte dei Conti. Anche per pagare gli stipendi e gli artisti ospiti che potrebbero, perdurando tale situazione di insolvenza, non voler più lavorare al teatro genovese. E allora sarebbe c... amari- come si dice a Roma, e a Genova non sappiamo.
 Alla Scala, invece, ente ormai autonomo come l'Accademia di santa Cecilia- le due eccellenze musicali italiane, per volontà di Nastasi-Ornaghi - i lavoratori presentano il conto. Come ogni anno, avvicinandosi Sant'Ambrogio, al quale sanno di poter domandare miracoli.

Francesca Gentile Camerana: anche i ricchi piangono

Francesca Gentile Camerana. La signora la conosciamo da molti anni, anche se la nostra conoscenza è stata sempre a distanza, prevalentemente telefonica o epistolare, e semplicemente di tipo professionale. Dagli anni in cui dirigevamo Piano Time, anni Ottanta, a metà degli anni Novanta, quando con  la rivista Applausi da poco nata ed anche quella da noi diretta, partecipammo ( distribuendola materialmente al pubblico) all'inaugurazione dell'Auditorium del Lingotto, con Abbado sul podio.

Da sempre per Lei abbiamo nutrito la più grande ammirazione per la 'sua' straordinaria 'De Sono', nata nel 1988, che ha allevato tanti tantissimi talenti  in campo musicale, strumentisti e studiosi di valore.
Premettiamo che noi con Lei e la sua 'De Sono' o con  l'attività dei 'Concerti del Lingotto'  avviata successivamente, lavorativamente non abbiamo mai avuto rapporti, come invece non possono dire tanti che poi ne hanno scritto positivamente e forse non senza un diretto interesse; dunque tutto quello che sempre abbiamo pensato e detto lo abbiamo pensato e detto semplicemente riflettendo sulla sua attività. E la stessa regola vale anche oggi per ciò che stiamo per dirvi e che,  sinceramente, non nasconde critica alcuna.

In questi giorni è uscita una intervista alla signora a firma Alberto Mattioli, su 'La stampa', alla vigilia della stagione di concerti sinfonici - che sono magna pars della sua attività strettamente musicale - nella quale si legge che anche Lei ha sentito i riflessi della crisi. Dichiara infatti la signora che  la sua stagione attinge soldi dal botteghino ( 10%, una nullità), dagli sponsor ( 30%) e dalla Compagnia di San Paolo ( 60%). E perciò, se per assurdo dovesse mancare il pubblico ai suoi concerti -dove non è mai mancato né mancherà questa volta - il bilancio economico chiuderebbe senza perdite. E questo perchè la Gentile Camerana e le sue attività sono state sempre finanziate da  Casa Savoia alla Fiat, da Carlo Alberto a John Elkan. Nonostante ciò  la crisi la sente anche Lei e se ne lamenta, ma non più di tanto, visti i conti delle entrate e la loro ripartizione.
Non ci viene detto da Mattioli, en passant, se la Fondazione guidata dalla dott. La Rotella, sposata Vergnano,  procacciatrice di soldi per la cultura a Torino ( a proposito che fine ha fatto La Rotella, dopo l'insediamento della Appendino?), ha a che fare con la Gentile Camerana, ma forse non se ne accenna nell'intervista, perché appartenenti a due parrocchie diverse.

Mattioli, acuto ed arguto intervistatore, le chiede poi: non c'è troppa musica a Torino? La signora risponde candidamente - ma inesattamente - che a Torino l'Opera la fa il Regio, la cameristica, l'Unione Musicale ( due feudi musicali con direzioni eterne per la loro durata!)  e lei  pensa alla musica sinfonica. E Mattioli tace a seguito della risposta, mentre avrebbe dovuto presentare alla signora il 'conto della spesa' musicale torinese.

Ma come signora Camerana - d'ora in avanti la chiamiamo con il solo cognome da sposata, per non allungare il brodo ai lettori - lei dimentica di citare altre istituzioni che hanno attività sinfonica a Torino, ben più intensa della sua, che in fondo fa solo 9 concerti, seppure tutti di grande livello, per gli esecutori invitati, soldi permettendoglielo. C'è  il Regio che fa 12 concerti sinfonici e poi - come fa a dimenticarlo? - la Orchestra sinfonica nazionale della Rai, che ne fa 25 di concerti, con una replica per ciascuno, e dunque, alla fine, 50 concerti.
Che rappresentano allora i suoi nove concerti, se non una goccia nel mare? La diversità con tutti gli altri più numerosi concerti torinesi sta nel fatto che Lei si può permettere di invitare orchestre di grande fama (ma anche di grandi costi), disponendo di grandi soldi, seppur ridotti dalla crisi; soldi che il salotto buono torinese a Lei, che ne fa parte, non farà mai mancare e che, comunque, è sempre meglio spenderli nella musica  piuttosto che ...
Questo per dire che le dimenticanze della Camerana - sfuggite, chissà perchè, anche a Mattioli - non sono casuali; nascondono falle e guerre intestine nel 'Sistema Musica' torinese, non note a chi, guardando da lontano, registra solo l'intensa attività musicale di una delle capitali del nord.

Poi la signora Camerana accenna ad una mancanza di lealtà. Ma non siamo riusciti a capire cosa intenda. Forse che i giovani che Lei ha  allevato non sono riconoscenti - e perciò sleali? - perché spesse volte non citano l'apporto consistente della De Sono nella loro formazione? La signora avrebbe dovuto imparare in tanti anni - noi lo diamo ormai per scontato - che non ci si può sempre aspettare riconoscenza, giacché questa virtù non cresce spontanea e neanche nei giardini.
E comunque, senza avere il minimo appiglio per esserle personalmente riconoscente desideriamo rivolgerle i più sinceri auguri per la sua attività,  ed anche RINGRAZIARLA  per tutto quello che ha fatto - come noi,  benché in minima parte rispetto a Lei, senza ricevere mai riconoscenza da nessuno - per la musica in Italia.

P.S. Già che ci siamo desideriamo comunicare ai nostri lettori che l'Orchestra sinfonica nazionale della Rai ha rinnovato i suoi vertici. Nuovo direttore musicale è James Conlon, e nuovo direttore artistico (al posto di Cesare Mazzonis che si ripromette di riposare; sarà vero? ) Ernesto Schiavi che arriva direttamente dalla Filarmonica della Scala. Un segnale di pace fra le due capitali del nord, nonostante la brutta storia del doppio antagonistico Salone del libro?
 Infine, come abbiamo tante altre volte sottolineato, anche in questa stagione tutti gli artisti ospiti della stagione sinfonica della Rai di Torino, sono  stranieri. Le uniche presenze italiane sono quelle di Andrea Battistoni ( direttore) e Bearice Rana (pianista). Se questa non è una vergogna?

lunedì 24 ottobre 2016

Nella 'Buona scuola' come nel partito di Renzi c'è posto per troppe anomalie

Due notizie  dal mondo della scuola ci hanno impressionato non poco. In Veneto, non ricordiamo  più dove con esattezza,  ma in una scuola superiore, una insegnante di inglese, ha postato, sul suo profilo, delle frasi che da sole dovrebbero meritarle un processo per razzismo ed istigazione alla violenza, e l'immediata radiazione dalla scuola. Cosa avrebbe scritto di tanto grave? Che gli immigrati andrebbero affogati nel Mediterraneo, e quindi mai salvati, che sono tutti delinquenti ed altre balordaggini dello stesso tenore. Qualcuno ha detto che bisognerebbe informarsi per capire se anche in classe quella signora si esprima gli stessi convincimenti ed apprezzamenti. Ma occorre attendere che lo faccia anche davanti ad una scolaresca? Non basta averlo scritto a chiare lettere sul suo profilo di animale disumano? La Giannini ma anche la Procura veneziana perchè tacciono sul caso?

Da Roma la seconda notizia . Allievi del Liceo 'della moda' 'Diaz'( ?) hanno scritto al Corriere per far sapere che nella loro scuola a fine ottobre, anche nelle classi che quest'anno devono sostenere l'esame di maturità, mancano gli insegnanti delle materie principali come Italiano.  E' questa la 'Buona scuola' secondo il vangelo di Renzi e Giannini?

Alla stessa maniera dal partito del premier non giungono buone nuove. Nell'ultima sua  mascalzonata  Massimo D'Alema, più noto come 'il rosicone' ha lanciato un avvertimento minaccioso all'indirizzo di Renzi. Non ti fare tanto forte - gli ha fatto sapere - dell'appoggio di Obama; perché io quando ebbi l'appoggio di Clinton perdetti le elezioni: forse i presidenti USA portano male.  Perciò premier avvisato...
 Ma questa sortita di D'Alema non è che l'ultima ed è in linea con atteggiamenti ormai normali di altri esponenti nel partito del premier. Al quale hanno chiesto insistentemente  di modificare la legge elettorale. E lui ha detto di sì ed ha immediatamente formato una commissione a tale scopo. Avuta la concessione,  il partito non vuole più quella riforma della legge elettorale chiesta a gran voce.

Ma si deve anche dire che alla proposta dei Cinque stelle di ritoccare al ribasso gli emolumenti dei parlamentari il Pd non può rispondere picche, facendo ostruzionismo. Perché questa potrebbe essere  una occasione preziosa, che quindi non va persa, per mostrare la comune volontà politica di riformare il paese, cominciando a tagliare i privilegi che  nel tempo i parlamentari, che  se ne sono sempre  fottuti delle condizioni reali di gran parte della popolazione, si sono attribuiti a vantaggio di se stessi e della loro progenie.

Riusciranno i nostri prossimi eroi (Proietti e Nannini) a rianimare 'Dieci cose' di Rai 1? Quanto gli ha dato la Rai a Veltroni per la brillante idea- chiede Gasparri?

Gasparri chiede di sapere quanto è costata alla Rai l'idea, pagata direttamente al suo autore cioè a Valter Veltroni, di 'Dieci cose'  la trasmissione scandalosa per la sua nullità, che per la seconda sera ha collezionato un sonoro flop. Che evidentemente, per questo, non si vuole cancellare dal palinsesto, giacché è stato già annunciato che i prossimi ospiti, sabato, saranno Proietti e la Nannini, sperando che facciano almeno una volta il miracolo.
 Gasparri con questa sua ingenua richiesta finge di non sapere che è molto difficile cogliere in castagna  il Uolter nazionale , il quale, quando sa di rifilare una bufala ( a Roma si dice 'sola') non chiede un compenso, anche per non fare un favore a Gasparri, la cui richiesta di chiarimento era più che prevedibile, altrimenti cos'altro starebbe a fare in Parlamento se non rimbeccare i suoi avversari politici, anche quando non c'è alcuna ragione?

Perchè l'Italia vuole censire i pensionati che si sono trasferiti all'estero?

Prima diamo dell'imbecille al governo della May per due iniziative davvero senza senso: è cioè  perchè voleva censire tutti i lavoratori stranieri in Inghilterra ed anche perché chiedeva agli studenti italiani che studiano nelle scuole d' Inghilterra, di specificare se sono, per origine, napoletani o siciliani, e  poi noi facciamo una cosa analoga a quella duplice idiota iniziativa inglese, quando cioè desideriamo censire tutti i pensionati che negli ultimi anni si sono trasferiti stabilmente in paesi dove con la loro pensione - solitamente misera - vivono più tranquilli, perché meno tartassati dallo Stato, perché lì la vita costa meno, e perché i beni fondamentali, come casa luce acqua, sono a buon mercato?
In tutto sarebbero qualche migliaio. La pensione, tassata nel paese di attuale residenza, ma inviata dall'Italia, per effetto  di una tassazione inferiore, diventa per i poveri pensionati - COSTRETTI a cercarsi un posto dove non vivere di stenti - più sostanziosa.

Per quale ragione l'Italia vuole censirli? Forse per richiamarli in patria? Forse per promettere loro di aumentargli la pensione se tornano a vivere in Italia? E, a questa condizione, siamo sicuri che si mettano nuovamente in viaggio per far ritorno nel paese d'origine?
 Non si vorrà mica impedire loro di vivere all'estero, negando il principio sacrosanto della libera circolazione dei cittadini ?
 O forse più semplicemente perché l'Italia s'è accorta che se il flusso verso paesi in cui il costo della vita è più basso, dovesse continuare anzi aumentare (anche fomentato da continui servizi giornalistici che dipingono questi paesi come una nuova terra promessa ) e che ad oggi ha fatto già emigrare fra i 400.000 e 500.000 italiani, tutti i soldi delle loro pensioni vengono, ovviamente, spesi all'estero, con un grave danno per il nostro commercio e per l'erario?

Forse questa seconda ragione comincia a preoccupare in Italia. Ed è bene che preoccupi. Perchè da noi c'è una fetta del paese che vive da signori, e la gran massa restante nell'indigenza. Discussioni su vitalizi e pensioni spropositate per effetto di leggi ad hoc per favorire gli uomini di potere, se ne fanno da tempo, come altrettanto da tempo si discute delle pensioni troppo basse da aumentare, pena la povertà.
 Allora piuttosto che censire gli espatriati 'forzati' per esercitare una qualche azione di dissuasione o ricatto nei loro confronti, si cominci SUBITO a tagliare ed eliminare vitalizi, i costi della politica, i mille privilegi che ogni categoria s'è accaparrato nel tempo,  le pensioni alte, troppo favorevoli al pensionato senza che questi se le sia meritate versando i relativi contributi.  Si dia finalmente seguito alle parole, anche in un altro campo, quello dell'innalzamento reale ed effettivo delle pensioni minime, e poi si ragioni su un'attività di persuasione rivolta ai nostri pensionati residenti all'estero, perché tornino a vivere in Italia.

Forse non tutti lo faranno, anzi saranno certamente pochissimi, perché - non senza ragione - temono qualche tranello, non immediato, ordito ai loro danni dagli incompetenti, inqualificabili e profittatori dei loro governanti; però forse il flusso futuro di questi emigranti pensionati potrebbe arrestarsi o ridursi notevolmente. perché al di là dei vantaggi economici, nell'animo degli Italiani da nord a sud, batte forte il cuore di nostalgia per il proprio paese.

domenica 23 ottobre 2016

'Nessun dorma' su Rai 5, con Massimo Bernardini: E´ ghiuta a fessa mano `e creature

Il famoso proverbio,  frutto dell'antica  saggezza napoletana, calza a pennello alla nuova trasmissione di Rai 5, NESSUN DORMA, affidata per la conduzione a Massimo Bernardini. Condannato, lui ed assieme a lui la rete che ha deciso di ingaggiarlo, e cioè Rai 5, in accordo con Rai Cultura, ad occuparsi di cosa che gli è profondamente estranea: la musica.
 Ieri sera- al suo esordio? - 'Nessun  dorma' trasmetteva la serata inaugurale della stagione  sinfonica dell'Accademia di santa Cecilia. In programma l'avvenimento - sì, perchè anche i concerti o le opere si chiamano, in tv, 'avvenimenti' o, nella peggiore delle tradizioni, anche 'eventi' - del Fidelio di Beethoven, che coronava l'esecuzione delle sue Sinfonie, che ha attraversato l'intera passata stagione dell'Accademia.
Sul podio Pappano - che ci è parso nell'Ouverture della celebre opera, un pò troppo baldanzoso, togliendole peso e profondità, via via riacquistati -  affiancato da un gruppo di solidissimi solisti e con  l'orchestra dell'Accademia che - a detta del sovrintendente, Michele dall'Ongaro - ogni anno propone  alcune centinaia di 'AVVENIMENTI', molti dei quali proposti all'estero, "dove viene invitata più di qualunque altra orchestra italiana", testualmente.
 Presentatore ed intrattenitore Massimo Bernardini, come abbiamo detto, che occupava tutto lo schermo, che ha dovuto spartire forzatamente, subito dopo, con dall'Ongaro che dell'avvio di Rai 5 è stato il dominus ed il suggeritore occulto, anche quando l'ha dovuto ufficialmente lasciare per assumere la sovrintendenza dell'Accademia.
 Ieri sera i due, Bernardini e dall'Ongaro, ci hanno illustrato ad inizio di trasmissione, politica e compiti dell'Accademia, nei quali, quest'anno, si inserisce, anche a causa del Fidelio inaugurale, una speciale attenzione alle carceri: incontri, cori di adulti, cori di bambini - con i figli dei detenuti - ed altro ancora. Iniziativa lodevolissima, non c'è che dire.
 Bermardini, quando la 'spalla' dall'Ongaro gli ha rivelato che la musica è 'strumento di conoscenza' , è andato in brodo di giuggiole, non  stava più in sè. Come mai, nessuno me l'ha detto prima,  ha pensato fra sè?
 Si è recato, dopo la chiacchierata con dall'Ongaro, nel camerino di Pappano e lì s'è visto come un estraneo sbraca totalmente. S'è fissato sull'apprezzamento, d'autore, del Fidelio, e cioè sull' opera ritenuta  'imperfetta', e su tale apprezzamento ha voluto imperniare la sua conversazione con il direttore. Ed anche quando questi gli ha fatto capire che  non era proprio il caso,  lui  ha continuato a consultare il tablet dove aveva scritto le domande che erano tutte imperniate su quell'affermazione. Ma perché Pappano gliel'ha contestata, spiegandola? Poteva avere più pietà per il povero presentatore improvvisato,  star zitto e non metterlo in difficoltà.
 Poi, per restare fedele al mandato di Rai 5 ( divulgare, ad ogni costo!), sì è recato a parlare anche con il direttore del coro, Ciro Visco, e l'ha fatto nel trambusto che precede il concerto, quando tutti gli strumentisti riscaldano, suonando, i loro arnesi. E  candidamente gli  ha chiesto: c'è sempre questo casino prima di un concerto.?E' evidente che lui lo sapeva, ma voleva mettersi sullo stesso piano del popolo che guardava ed ascoltava il Fidelio e spiegargli dalla a alla z tutto quel che avviene  prima durante  e dopo- forse no,  il dopo non gli interessava - un concerto.
 Poi ha avuto un guizzo di intelligenza e gli ha chiesto: ma che ci fa un coro nel repertorio sinfonico?
E Visco gli ha spiegato che talvolta quando un musicista si accorge che il suono non basta, ricorre al suono della parola. E' proprio e sempre così?
 E poi la grande novità prima dell'inizio del concerto. E cioè l'illustrazione della storia narrata dall'opera con animazioni, desunte in questo caso dal cinema. E questa voleva essere la grande novità del Bernardini presentatore e divulgatore.
 Poteva andar peggio? Alla fine del primo atto del Fidelio, Bernardini ormai stanco di girare per camerini,  s'è piazzato in poltrona, ha chiamato due persone qualunque dal pubblico - uno di loro era, ci par di ricordare, Lucio Villari  - e con loro ha parlato ancora del Fidelio. Una buona mezz'ora durante la quale abbiamo capito tutto quel che non avevamo ancora capito del Fidelio - Grazie Bernardini - a seguire l'illustrazione 'animata' della vicenda del second'atto e via all'esecuzione.
 Durante la quale, fattosi ormai notte, non siamo riusciti a trattenere il sonno - nonostante l'invito-ammonimento di Rai 5: NESSUN DORMA! - e non abbiamo potuto vedere come è finita.
 Un consiglio da fratello maggiore alla giovane spalla dell'orchestra:  calma, muoviti meno altrimenti rischi di superare l'agitato Oren sul podio.

Ci siamo però ricordati che anni fa, durante un concerto nel cortile del Quirinale, per la  Festa della repubblica, avemmo il Bernardini  seduto al nostro fianco. Di lui, durante tutto il concerto, abbiamo davanti agli occhi, l'immagine di uno che traffica, senza un attimo di sosta, con il telefonino, inviando e ricevendo messaggi. Immagino non stesse scrivendo dal vivo e in diretta la recensione del concerto, nessuno gliel'avrebbe chiesta e lui  non avrebbe saputo cosa scrivere non avendo ascoltato neanche una nota.  Chi ben comincia...

sabato 22 ottobre 2016

E se Bernardini non ci va giù? c'è sempre Rai 1. Noooo. Dio ci liberi da Veltroni e dalla pacioccona Clerici.

 Il programma 'Dieci cose', un vero disastro, è ancora in palinsesto, perchè l'ha proposto Veltroni che di disastri ne ha sempre combinati senza perdere mai la sua aria di dilettante di genio. Ma se poi, in aggiunta, per un inutile programma si propongono inutili persone -  tanto per dire un nome, Antonella Clerici- si supera la misura,  è davvero troppo. Cosa importa al mondo intero delle cose,  anche solo dieci, non una di più, che hanno segnato la sua vita? In verità a chiunque interessa poco, pochissimo, anche la sua vita.  Non basta che ce la troviamo ogni giorno davanti a noi ai fornelli? Non basta? La Rai sembra non avere nelle cose che propone, nella maggior parte dei casi, il senso della misura.
 Già facciamo fatica a farci interessare le 'dieci cose' della Sandrelli, che comunque in gioventù per ben note ragioni ci ha spesso interessati e coinvolti, ma la Clerici no. E' troppo. Abbiamo sopportato Buffon, ma possono romperci anche con la Clerici. Anche se è costato una tombola, questo inutile, NOIOSO, vecchissimo programma, meglio toglierlo dal palinsesto, magari mandarlo in CD agli estimatori di Uolter, il dilettante di genio,  infilandolo nel cesto natalizio, coperto da più gustosi vini e dal panettone.

La musica prima passione di Massimo Bernardini

Il testo che potete leggere nel post precedente è quello che abbiamo preso di sana pianta dal sito di Rai 5 e che suona come presentazione ufficiale del nuovo programma affidato a Bernardini: 'Nessun Dorma'. Sì, perchè l'autore e conduttore di 'Tv talk', ora torna alla sua prima passione, dice quel testo, la musica, salvo poi  scoprire che quella sua antica passione riguarda sì la musica, ma una musica ben diversa da quella per cui ora viene scritturato da Rai 5,  novello divulgatore, emulo di Leonard Bernstein,  e di cui dovrebbe farci capire ogni cosa; la musica di Bernardini  è quella che  tutti chiamano 'leggera'  non senza ragione, anche se  leggera non è sempre.
La musica di cui Bernardini si è occupato, quando l'ha fatto sui giornali, era dunque ben diversa. E, per tornare alla tv, nelle passate stagioni si è già occupato di musica, proprio di quella per la quale aveva lavorato in gioventù e che era la sua passione, ed il suo programma, nonostante la competenza vantata, è stato un disastro. A Rai 5 lo sanno?
Ora, Rai 5 lo vuole ad ogni costo, si inventa un  nuovo programma per lui. Ma forse con la convinzione che comunque coloro i quali guarderanno il suo programma sono una esigua minoranza. E forse è vero. E. di conseguenza, andasse anche non male, ma malissimo, tanto danno comunque non potrà fare. Solo che qui non si stratta di un programma come Petruska, bensì della proposta di grandi concerti o rappresentazioni teatrali  importanti, dunque con ascolti molto più alti del Petruska, che si ferma mediamente fra i 20-30 mila.
La scelta è frutto della  scarsa considerazione in cui si tiene la musica, quella 'seria' o 'forte', non quella di Bernardini, in Rai. Comunque vi sapremo dire, perchè stasera seguiremo le sue spiegazioni per capire il Fidelio di Beethoven  - ci contiamo -  e tante altre cose, come promette il programma. Arrivederci a  domani.

Massimo Bernardini , di Tv Talk, promosso a novello Leonard Bernstein da Rai 5

Massimo Bernardini torna alla sua grande passione, la musica, con il nuovo programma di Rai5: NESSUN DORMA.
Il conduttore di "Tv talk", dopo tre anni affascinanti nella divulgazione storica con "Il tempo e la storia", accompagnerà i telespettatori in un nuovo viaggio pieno di stupore per i principali teatri e le sale da concerto italiane.
Con loro assisterà in diretta alle prime più prestigiose, incontrerà gli esecutori, conoscerà i direttori, i professori d'orchestra, gli artisti del coro, le maestranze, si mischierà tra il pubblico più appassionato e i più attrezzati addetti ai lavori. Con il suo consueto stile ironico sempre dalla parte del pubblico, Bernardini coinvolgerà storici, scrittori, artisti e gente comune per raccontare la città in cui ci troviamo, le opere in cartellone e i luoghi che le ospitano, restituendo allo spettatore quella dimensione corale che solo un grande evento musicale sa evocare.

In diretta da Torino, Roma, Milano e tante altre "capitali" della nostra musica, Bernardini introdurrà la puntata dalle strade intorno al teatro, conversando con i suoi ospiti sui nessi storici che collegano la città all’evento che sta per accadere. Dietro le quinte, poi, incontrerà gli artisti per dialogare con loro sul senso e la forma di ogni brano, sulla visione del compositore e sulle chiavi di lettura che lo spettatore potrà custodire per poi godersi appieno l’esecuzione in diretta.

L’orchestra è pronta, il pubblico in sala e davanti allo schermo di Rai5 (e ogni volta che sarà possibile anche sul web) attende in silenzio. Entra il direttore: comincia la musica.
Nell’intervallo, sempre in diretta, Bernardini approfondirà gli aspetti musicali, storici e culturali dell’esibizione dialogando con interpreti non solo della musica, ma di tutti quei mondi che la serata e la curiosità del conduttore suggeriranno: dal giudice allo chef, dall’attore al barbiere, dal melomane al regista. Con loro approfondirà gli aspetti più pertinenti e inediti dell’opera.

Oltre alle interviste, NESSUN DORMA avrà la ricchezza dei filmati d’archivio, delle registrazioni delle prove e del backstage di ogni appuntamento, delle interviste esclusive e delle clip d’animazione a cui affiderà il racconto delle trame e delle biografie. Un modo contemporaneo, veloce e diretto per aiutare anche i non esperti ad avvicinarsi senza timore al mondo della musica.

E finiti gli applausi Massimo Bernardini si mischierà tra il pubblico per raccogliere le impressioni a caldo, i commenti, le critiche e le lodi. Con loro uscirà dalla sala per tornare nelle strade di una città trasformata per una sera in un palco naturale. In cui nessuno, per il piacere della musica, ha dormito.


FEDERCULTURE. Anche il suo annuale rapporto viene aggiustato, a seconda degli obiettivi e delle circostanze? Certo che no.

Mentre leggevamo i dati sui cosiddetti consumi culturali nel nostro paese, così come li aveva  desunti e riassunti Federculture, nel suo annuale rapporto, presentato nei giorni scorsi al MAXXI di Roma, avevamo ancora nelle orecchie l'assordante silenzio sulle vittorie mezze mezze (in realtà:  mezze sconfitte) registrate questa estate nelle maggiori  sedi concertistiche o di spettacolo, compresa l'opera ed il balletto, della Capitale ( Auitorium,Caracalla). Quest'anno, infatti, Fuortes, a fine stagione, non ha gridato - come ha sempre fatto -  alla vittoria dei numeri a Caracalla; e all'Auditorium hanno dovuto ammettere, a denti stretti, che la stagione di 'Luglio suona bene', era andata maluccio, anzi assai male.
 E allora, pensavamo: che va dicendo il Rapporto di Federculture che sottolinea come l'unico settore, nel campo dello spettacolo dal vivo, ad andare a gonfie vele, con un consistente aumento, nella Capitale, è stato quello dei concerti?
 E ci chiedevamo se dovremo d'ora in avanti non credere più neanche a Federculture? No.  Non vogliamo dire questo, perchè vorrebbe dire ammette che in Italia,  in tutti i campi, c'è sempre un trucco, perfino quando si tratta di statistiche, di numeri che dovrebbero essere incontrovertibili. Mentre c'è sempre l'occhio di chi li legge e che può interpretare il 'mezzo vuoto' come 'mezzo pieno' ( il che potrebbe valere anche per le grandi platee).

Fedeculture nacque con il preciso intento di dare voce ad un settore che in Italia, pur non meritandolo, è fortemente sottostimato, nonostante  rappresenti numeri consistenti nella creazione del PIL nel nostro paese. Ma si sa l'ignoranza è cosi forte che  qualcuno al governo, dalla mente piccola piccola, pensava, quando si toccava questo tasto, che la cultura non dava da mangiare. Mentre invece è vero il contrario.  E perciò Federculture ha mirato sempre a sottolineare questo fondamentale aspetto della vita anche economica del  nostro paese. Ed anche quest'anno il Rapporto sottolinea i meriti della cultura nella formazione del flusso turistico nazionale e soprattutto internazionale,  per le città d'arte che evidentemente, contano sempre moltissimo e comunque più dell'eventuale Giubileo ( che secondo i responsabili si sta rivelando un flop, in rapporto alle attese!).

Nel censire perciò i numeri del turismo culturale e dello spettacolo, in funzione delle richieste da avanzare al governo, anche solo normative, forse qualche volta il Rapporto ha guardato con occhi particolari i dati. Non mentendoli, per carità, ma  imbellettandoli, o leggendoli a turno una volta con l'occhio destro ed uno con il sinistro, a seconda di ciò che si voleva mostrare o dimostrare e si voleva, di conseguenza, avanzare come richiesta.
 E, a dire il vero, l'abbiamo pensato anche leggendo i dati relativi ai concerti nella Capitale e nel Lazio dell'ultimo Rapporto, appena presentato. Ma ogni cattivo pensiero l'abbiamo subito cacciato quando ci siamo accorti che quel rapporto riguardava il 2015. Ed allora attendiamo il  prossimo rapporto alla prova dei fatti l'anno prossimo. Vogliamo vedere se, per i concerti, Roma ed il Lazio vanteranno ancora numeri in  crescita o stabili, nel 2016.  Ma Federcutlure non fa imbrogli. Basta attendere il prossimo Rapporto per averne ulteriore conferma.

venerdì 21 ottobre 2016

Stagione di Siena. La Chigiana torna all'italiano, ma con una stagione fortemente innovativa: si apre con una violinista che suona con i piedi nudi

"La stagione di Siena". Così il direttore artistico dell'Accademia Chigiana di Siena, Nicola Sani, ha presentato la 94/a stagione concertistica "Micat in Vertice", promossa dall'accademia, controllata della Fondazione Mps. "Una programmazione fortemente innovativa", ha aggiunto Sani sottolineando come "le difficoltà economiche dell'attuale contesto storico sono state superate con una stagione di altissimo livello, grazie alle coproduzioni e alla valorizzazione del patrimonio di esperienze dei giovani che escono dai corsi di alta formazione della Chigiana". "L'Accademia è da sempre fucina di grandi talenti, prima di sentirli altrove è bene dargli l'opportunità di esibirsi a Siena", ha concluso Sani. La stagione di "Micat in vertice" prenderà il via, come tradizione, per Santa Cecilia, il 22 novembre, al Teatro dei Rozzi di Siena, con un concerto della violinista Patricia Kopatchinskaja alla testa della Saint Paul Chamber Orchestra. L'1 e il 2 dicembre, Roberto Cominati interpreterà l'opera pianistica integrale di Maurice Ravel, in omaggio al compositore francese a 80 anni dalla scomparsa. In totale sono 14 gli appuntamenti in programma, arricchiti da grandi nomi del concertismo internazionale: tra questi l'ensemble Allegro con Saudade, alla sua prima apparizione in Italia il 24 febbraio, e il Trio di Parma, che il 7 aprile eseguirà musiche di Beethoven, Brahms e Kagel. Prima del gran finale, il 12 maggio, con l'Orchestra della Toscana diretta da Daniele Rustioni e con la partecipazione del pianista Maurizio Baglini, spazio anche ai giovani talenti formatisi all'Accademia Chigiana. Per Natale, il 23 dicembre, concerto d'esordio del Coro della Cattedrale "Guido Chigi Saracini" diretto da Lorenzo Donati, in programma al Duomo di Siena. Il 5 maggio si esibirà anche il Chigiana Children's Choir, che riunisce voci bianche dirette dal maestro Raffaele Puccianti. 

XII RAPPORTO FEDERCULTURE. Investimenti in cultura delle regioni italiane

Federculture analizza, tra l’altro, nel suo 12/o Rapporto Annuale gli investimenti in cultura nelle nostre Regioni: “Impresa Cultura. Creatività, partecipazione, competitività”.
E’ il Trentino Alto Adige, con 203,14 euro a famiglia, la regione che nel 2015 ha speso di più in cultura e spettacoli secondo il Rapporto Federculture. A seguire sul podio Emilia Romagna (164,22) e Lombardia (160,84).
La prima regione sotto la media nazionale di 126,41 euro spesi è la Liguria (nona con 124,59 euro), subito dopo c'è il Lazio a 120,25, poi vengono le Marche, l'Umbria, la Campania, la Sardegna, l'Abruzzo, La Puglia, il Molise, la Sicilia, la Basilicata e la Calabria.
Quindi prima vengono le regioni del centro-sud, Molise e Sicilia non toccano gli 80 euro e Basilicata e Calabria si fermano sopra i 59.
Il Lazio è a metà classifica (decima posizione con 120,25 euro), pur con un +7,8% di spesa per lo spettacolo dal vivo e le positive performance degli istituti statali (musei, monumenti e aree archeologiche) che nel 2015 hanno contato 20 milioni di visitatori (il dato più alto di sempre con +7,6%) e quasi 63 milioni di euro di introiti (+8%).
A Roma si concentra l'86% dei visitatori dei musei regionali, oltre 17 milioni e il 93% degli introiti (la regione nel suo complesso attrae invece meno di 3 milioni di visitatori nei suoi musei, dato in calo rispetto al 2014 del 2,6%).
In termini di turismo culturale, e di spesa dei viaggiatori, Lazio, Lombardia, Veneto e Toscana sono ai primi quattro posti e che da sole incassano più che il resto d'Italia messo insieme. Si va dai 6 miliardi e 367 mila euro spesi nel Lazio dal turismo in generale ai 30 milioni nel Molise.
Roma in totale nel 2015 ha registrato quasi 14 milioni di arrivi e 34 milioni di presenze (+4% e +3,6%) e che da sola rappresenta il 30% del turismo delle città d'arte per arrivi e presenze, e circa il 10% di quello complessivo del Paese.
Tra le proposte di Federculture c'è l'"estensione dell'Art bonus a tutti i soggetti che praticano la cultura, ampliando la platea dei beneficiari, delle azioni e dei possibili finanziatori per farne uno straordinario traino economico". E poi la "defiscalizzazione del consumo culturale, un bonus anziani" simile a quello per i giovani, "l'incentivazione del processo di autonomia delle fondazioni culturali, con benefici per il bilancio dello Stato", "l'eccezione culturale per le norme che più direttamente influiscono sulla gestione e l'operatività delle aziende della cultura" e anche l'istituzione di un "Cipe cultura".
Spesa media mensile – Anno 2015 
Spesa media mensile in ricreazione, spettacoli e cultura(euro)
Trentino-Alto Adige 203,14
Emilia-Romagna 164,22
Lombardia 160,84
Toscana 151,29
Veneto 150,45
Piemonte 144,40
Valle d’Aosta 143,91
Friuli-Venezia Giulia 136,40
Liguria 124,59
Lazio 120,25
Marche 114,33
Umbria 105,37
Campania 98,45
Sardegna 94,96
Abruzzo 89,54
Puglia 80,19
Molise 78,74
Sicilia 72,52
Basilicata 59,99
Calabria 59,08
Italia 126,41



mercoledì 19 ottobre 2016

Opera di Roma. Bilancio.Fuortes balla sulle punte

Ieri un gruppo di lavoratori dell'Opera di Roma - che ha il sovrintendente a mezzi con l'Arena di Verona,  Fuortes, con la missione doppia per ambedue le fondazioni di salvarle dal baratro dei conti - si sono fatti ascoltare dalla Commissione Cultura del Campidoglio, ora in mao  ai grillini ed un tempo presieduta dalla signora Franceschini, Michela Di Biase, che nella presente legislatura fa sentire giornalmente la sua voce, come non faceva all'epoca di Marino.
 Si sono presenti per fra sentire la loro voce,  dicendo quello che pensano sul bilancio del teatro che a giorni, con convocazione ufficiale, Fuortes presenterà alla Commissione.
 Ed hanno detto che il passivo risulta in 54 milioni di Euro. Come mai - hanno chiesto - se per effetto della Legge Bray nelle casse del teatro sono giunti ben 25 milioni di Euro? Che  succede? Col passare del tempo e nonostante l'arrivo di soldi freschi, il buco di bilancio del teatro aumenta?
 E' bastato aver lanciato il sasso, ma senza nascondere la mano, che sollecita è arrivata la risposta di Fuortes.
 I 25 milioni di Euro arrivati attraverso la Legge Bray non sono un credito bensì un debito da restituire negli anni a condizioni favorevoli, ma vanno comunque conteggiati nel passivo della istituzione. E perciò sottratti dai 54, portano il debito a 29 milioni di Euro. Un bel colpo. ma non è l'unico. Se consideriamo che l'Opera - ha detto sempre Fuortes - vanta crediti per 16 milioni ( sperando che non siano crediti 'deteriorati' o 'inesigibili'), vediamo che il debito si abbatte ulteriormente ed arriva a 13 milioni. E 13 milioni, conclude Fuortes, per un teatro che ha  un budget annuale di 54 milioni circa, sono bruscolini.
 Oltre tutto non bisogna dimenticare che sono aumentati i biglietti venduti, le produzioni, le repliche e le entrate  sia da botteghino che da sponsor. Che altro volete, sembra dire Fuortes, mentre disegna nell'aria l'ultima piroetta? E non ha neppure fatto cenno, mentre avrebbe potuto, al grande successo della Traviata di primavera firmata Coppola-Valentino ( con qualche macchia sotto il profilo musicale, secondario), non l'ha citata solo per non stendere i suoi baldanzosi detrattori.

lunedì 17 ottobre 2016

Divisa per due. La Roma storica, fra Stato e Comune. E Franceschini sta zitto

Se hai qualcosa da proporre o un problema da risolvere relativamente alla zona est  di via dei Fori Imperiali devi rivolgerti alla Sovrintendenza Comunale; se la proposta o il problema riguarda invece la zona ovest di via dei Fori Imperiali, devi bussare ai palazzi della sovrintendenza nazionale.
Due sovrintendenze, due carrozzoni con centinaia di impiegati e dirigenti che si sono aggiudicati, come si fa con una  partita a carte,  l'amministrazione dei beni  storici ed architettonici della città.
Sembra di vedere uno di quei film polizieschi in cui, per la cattura di un pregiudicato, allo scopo di attribuirsene il merito, si precipitano sul luogo del delitto tutte le forze di polizia. Mai che la cosa avvenga anche in presenza di  crimini da reprimere .
 L'arrivo di Sergio Rizzo, a capo della cronaca romana del Corriere, promette una panoramica sulla tragedia continua che è l'amministrazione cittadina. Intanto, le due sovrintendenze. Alle quali per porvi rimedio il confusionario Franceschini e  e il sindaco nel pallone, Marino, cercarono di parlarsi e pensarono ad un comitato nel quale far confluire rappresentati dell'una e dell'altra, senza però abolirle. Senonchè alla seconda o terza riunione, si finì col litigare su chi avesse diritto alla presidenza  e chi alla vice presidenza del comitato, e tutto restò come prima.
E cioè che per muovere un sampietrino ad est della via dei Fori Imperiali, ci si  deve ancora rivolgere a Parisi Presicce, mentre per sampietrini da rimuovere o da rimpiazzare ad ovest della medesima via, a Prosperetti. Per fortuna che almeno i cognomi dei due cominciano con la stessa lettera, la 'P' - almeno qualcosa in  comune l'hanno.
Poi - racconta Rizzo- arrivò Tronca con ben altri problemi da risolvere e la vita di quel nascituro comitato, andò a farsi bendire. Fortunatamente, aggiunge il giornalista, perchè altrimenti a confusione  altra confusione si sarebbe aggiunta.
 I problemi, alla faccia di Franceschini che vuole rifare la platea del Colosseo, restano, anche perchè  aggiunge Rizzo,  non c'è solo la zona est e quella ovest di via dei fori Imperiali,  Accade anche che il Colosseo sia di competenza statale, ma sulla zona in cui sorge, invece,  la competenza è comunale.
 Insomma Franceschini deve decidere se spostare il selciato attuale del Colosseo in zona ovest e portarvi invece quello delle zona est.  Oppure, qualora l'operazione sul selciato si rivelasse difficile,  se  optare per lo spostamento del Colosseo. Visto che  siamo in tempo di grandi lavori, ordini che lo si sollevi e lo si impianti in un luogo dove il conflitto di competenza cessi.

Bambini di notte al Museo a Venezia. Modello bambini al Teatro Massimo di Palermo

E' accaduto che per far innamorare i bambini dell'arte si sia avuta un' idea. Quella cioè di far trascorrere loro 'Una notte al Museo', nel caso specifico il palazzo Ducale di Venezia. Dove sono arrivati all'orario di chiusura con i loro sacchi a pelo e pigiamini, accompagnati dai loro genitori con i quali avrebbero condiviso l'esperienza.
 Naturalmente hanno dormito fra capolavori straordinari, l'indomani sono stati svegliati di buon ora riprendendo la via di casa. Meravigliati e soddisfatti.
 Dopo quella notte ameranno di più l'arte? Secondo gli organizzatori, sì. Purtroppo è questa una pia illusione, una notte la museo non può far nascere nei bambini l'amore per l'arte, semmai accenderla per un attimo (una notte), tenendola viva anche quando saranno cresciuti.
 E' proprio questo l'equivoco. Ma allora perchè l'hanno fatto? Perchè di  'Una notte la Museo'  i giornali - come volevasi dimostrare - parlano. Mentre di una abitudine all'arte, frequentandola con una certa regolarità per tenerla viva, e non necessariamente di notte (anche perché da grandi, salvo che non si chiamino Vittorio Sgarbi, non potranno farsi aprire musei e visitarli di notte), con guida opportuna,  nessun giornale parlerebbe.
 Naturalmente per questo esperimento sono stati chiesti e concessi i necessari permessi alle autorità competenti.
 Ma non è la prima volta, hanno fatto sapere per l'occasione i giornali, perché a Milano, molti anni fa, fu tentato lo stesso esperimento per volontà di Daverio, il quale manifesta entusiasmo anche per l'esperimento bis veneziano.
 E poi non più tardi di qualche mese fa - ne abbiamo scritto anche su questo blog - l'esperimento fu tentato anche a Palermo, con 'Una notte all'Opera', facendo dormire in teatro  un gruppo di bambini, per far loro scoprire la magia dell'opera. Una notte per tanto scopo?
L'amore per l'arte come per l'opera, o la musica in generale, si costruisce ogni giorno durante tutta l'età scolare, avvicinando i ragazzi all'arte ed alla musica, in questo secondo caso, anzi praticandola. Tutte cose normali, lunghe,  faticose, senza azioni eclatanti, ma le uniche efficaci. Di cui però i giornali non parlano perché NORMALI.
 'Una notte al Museo' si può ripetere, pagando 80 Euro a coppia (madre o padre e figlio).

'DIECI COSE' di Uolter Veltroni da cancellare, piuttosto che da ricordare

L'avesse presentato uno di noi  in Rai, il progetto 'dieci cose' , già sappiamo quale sarebbe stata la risposta del dirigente preposto. Quattro calci nel culo senza nessuna giustificazione e via. E invece l'ha presentato UOLTER,  finito come politico e profeta del nuovo che non arriva mai, abortito il progetto missionario ed umanitario in Africa, neppure partito; il quale, dopo l'avventura nel mondo del cinema con i due esperimenti ( Berlinguer e bambini) vuole riciclarsi nel mondo dello spettacolo e propone a Rai 1 un programma che più morto non si poteva immaginare, sul filo della 'memoria' e della sua importanza.
I dirigenti ovviamente non la pensano come noi e , anche per timore reverenziale nei confronti dell'ex politico, gli fanno ponti d'oro e lo programmano. Quanto costi - e si sa che costa molto - non importa. E' un problema che non mi riguarda, ha risposto UOLTER a precisa domanda.

Vogliono tentare il colpo grosso del sabato sera. Senonché il programma fa appena il 10% di share con poco più di 2 milioni di telespettatori, in prima serata su Rai 1,  rivelandosi come uno dei più clamosrosi  flop della recente televisione. Lo cancelleranno?

Noi mezzo assonnati abbiamo visto appena qualche minuto di 'Dieci cose', quello in cui Buffon parlava del libro che gli aveva cambiato la vita, che era poi quello scritto da Mario Calabresi su suo padre, Luigi, il celebre commissario. Arriva in studio l'autore, oggi direttore di Repubblica - ogni ragione è buona per  sbattere in faccia al telespettatore che la Rai è diventata la sede staccata del gruppo editoriale romano, tanto che ci lavorano - BEN RETRIBUITI - schiere di giornalisti di ogni età e capacità. Stregato anch'egli dal numero '10' gli vien chiesto di raccontare 10 date e relativi avvenimenti che hanno cambiato il mondo.  E lui lo fa diligentemente, perchè è  bravo. Su Insinna che fa sempre il reclamizzatore di 'pacchi', anche quando fa altro, meglio tacere.

Ripensando alla inutilità della trasmissione di UOLTER, ci è venuto in mente un'altra trasmissione,  quella abortita giustamente, alle prime lune di gestazione. Si tratta di molti anni fa, fine anni Ottanta, ed aveva come titolo provvissorio 'Domani domenica'. Era progettata - ma senza un'idea di trasmissione, esattamente come UOLTER, per Rai 3. La doveva condurre Enrico Mentana.
A quella trasmissione  collaboravamo anche noi per la musica, Irene Bignardi per il cinema; il papà di Fabrizio Corona - direttore di 'TAXI', un mensile patinato di varia umanità - per altri argomenti ed altri ancora. Cominciammo le prove che andarono avanti per qualche settimana. Ricordiamo ancora che fuori dello studio in via Asiago, di fronte alla sede della radio, stazionarono, sedute su una panca, come in un ufficio di collocamento in attesa di qualche chiamata, una Carlucci, quella che poi s'è riciclata come parlamentare - dove in molti si sono riciclati, finendo lei a fare anche il sindaco di Margherita di Savoia, in Puglia, ad un tiro di schioppo dal nostro paese natio, Trinitapoli - ed anche una bravissima attrice, come Milena Vukotic, in attesa che la rete diretta allora da  Giuseppe Rossini offrisse loro, tramite il dirigente incaricato di seguire il programma. Minasi, una qualche comparsa. Attesa inutile, perchè a Minasi, ma anche a Mentana ed a noi stessi chiamati a collaborarvi, con contratti già firmati, apparve subito che sarebbe stato un aborto e perciò non partì neppure. Cosa che alla formidabile idea di programma di UOLTER, non sarebbe mai potuto accadere; nè accadrà nonostante il flop. Ti pare?

Le inchieste di una rivista di musica i cui risultati si sciolgono come neve al sole

Una rivista di musica  con CD -  prendere nota del particolare assai rilevante  ai fini delle vendite in edicola, ammesso che siano  accettabili - si è specializzata in inchieste che hanno solitamente dell'inverosimile ma che rivelano al mondo cose mai udite. Ad esempio che la più grande cantante del secolo è stata Maria Callas, che l'Orchestra di Santa Cecilia è diventata con l'arrivo Pappano la migliore del mondo, e che  fra i registi attivi nel campo del melodramma, il più grande è stato Strehler - e questa rivelazione, frutto dell'ultima inchiesta, è fresca fresca.

Alcuni mesi fa, la rivista fece una indagine sull'Art Bonus, sulla legge cioè che consente  di detrarre dalle proprie trasse un discreta percentuale su donazioni fatte al settore della cultura.  Emerse che il melodramma, ed i teatri, erano stati i soggetti più beneficiati da tale legge (non ricordiamo relativamente a quale anno, forse il 2014 o 2015) ma il risultato, secondo la rivista, era assai interessante (lo era anche per la rivista che, per  le sue vendite, poteva sperare in un futuro migliore) perchè rivelava che l'amore per il melodramma in Italia non si era ancora sopito del tutto, anzi  sembrava in buona salute,  addirittura in crescita.

Raccontava l'inchiesta che in  cima ai soggetti che avevano ricevuto donazioni c'erano la Scala - ovvio, il teatro che fa comunque gola  al salotto buono e ricco della nostra nazione - e poi l'Arena di Verona, la disastrata e dissanguata Arena.
 Poi si viene a scoprire relativamente all'Arena che il dato offerto dalla rivista non era stato letto come si doveva, perché all'Arena era arrivata una somma considerevole, ben 14 milioni di Euro, IVA compresa (detratta la quale diventano 11) da due fondazioni bancarie ( Unicredit e Cariverona) destinata al restauro dell'Anfiteatro che ovviamente non se la passa tanto bene.
Dunque quei fondi arrivavano all'Arena per la stessa finalità  con cui Della Valle ha finanziato il Colosseo. Non perché gli piacciano i giochi dei gladiatori che vuole ripristinare su suggerimento del folle Franceschini, ma semplicemente per legare il suo nome al monumento più famoso al mondo, come le due fondazioni bancarie, relativamente al teatro più grande esistente; dunque nulla che possa far pensare all'amore per l'opera da parte delle fondazioni bancarie.
 Ma questa precisazione non s'è avuta dalla rivista, per non dover aggiustare il tiro di quella inchiesta come di tante altre.
 Dobbiamo solo aggiungere, per amore di verità, che quei soldi non sono stati ancora utilizzati perchè - come succede in Italia troppo spesso - i lavori non sono ancora iniziati, forse anche perchè il monumento viene sfruttato più del dovuto, oltre che dal melodramma, in estate, anche in autunno ed inverno per sfilate di moda e giochi sul ghiaccio.
 E forse potrebbe anche accadere - come sta per accadere a Roma per il mausoleo di Augusto, i cui lavori di restauro sono stati finanziati da Telecom ma non sono ancora iniziati- che le fondazioni bancarie - come  ha minacciato già Telecom se i lavori non dovessero partire entro questo ottobre - rivogliano i soldi già stanziati, per denunciare le lungaggini burocratiche che  bloccano anche progetti finanziati da privati.

domenica 16 ottobre 2016

Parade, il sipario dipinto da Picasso. Questo non c'entra - dissero alle Scuderie del Quirinale

La storia che stiamo per raccontare, e che abbiamo letto l'altro ieri sul Corriere, narrata da Edoardo Sassi, ha dell'inverosimile, perchè racconta di un grande dipinto di Picasso del 1917-  è per questa ricorrenza  che  si annunciano mostre dappertutto (a Roma se ne è già aperta una fotografica, nel piccolo Museo dell'Ara Pacis) - un sipario per la precisione, molto grande di dimensioni : 10,60 x 17,25 che doveva essere esposto a Roma nella mostra su Picasso che è annunciata alle Scuderie - che un tempo costituivano un unico polo espositivo 'comunale' con il Palazzo delle Esposizioni, che avrebbe potuto ospitare il grande notissimo sipario -  e che,  se non andiamo errati, all'epoca dell'amministrazione Marino è rimasto al Comune, mentre le Scuderie sono passate al Ministero.
 Ora quel sipario verrà esposto in una ulteriore mostra che si terrà a Napoli. Una se ne è aperta in questi giorni a Verona, nello stesso palazzo in cui è ospitato il Museo dell'Opera dell'Arena ( sapete chi lo dirige? Girondini. L'ex sovrintendente, artefice del disastro economico dell'Arena, tanto caro a Tosi!)
 Ma è anche  la storia di quel sipario che lega Picasso all'Italia. IL quale, nel 1917, a febbraio, mosse alla volta dell'Italia e si stabilì a Roma, fittando uno studio in Via Margutta, dove quel sipario venne concepito e abbozzato, per essere poi dipinto a Parigi, dopo le otto settimane di permanenza in Italia, durante le quali assieme a Stravinsky visitò Napoli e Pompei ( Stravinsky, tanto per farsi un'idea di quali anni fantastici fossero quelli per l'arte e la cultura, nonostante si fosse in piena guerra, a Napoli concepì quel balletto, le musiche ovvie, che prese il nome di Pulcinella, da Pergolesi, come allora erroneamente si disse e pensò).
 Picasso  fece quel sipario, ma disegnò anche scene e costumi ( che a vederle oggi, ricostruite, mettono i brividi per la loro bellezza e ricchezza di invenzioni)  per Parade, musiche di Satie, su soggetto di Cocteau, coreografie di Massine, per i Balletti russi di Diaghilev, il demiurgo di quella stagione felicissima  per la danza e la musica.
 Il balletto  si fonda su una storia  che a guardarla oggi, appare rivoluzionaria. Una compagnia di acrobati scritturata per una sera in teatro, decide, per accaparrarsi nuovo pubblico, di fare lo spettacolo nel piazzale antistante il teatro. Il pubblico accorre, lo spettacolo viene accolto con grande successo, ed il teatro resta vuoto. Profezia di un tragico futuro?
Parade va in scena allo Chatelet di Parigi il 18 maggio di quello stesso anno, con la direzione di Ernest Ansermet.
 Quel sipario divenne proprietà privata e agli inizi degli anni Cinquanta venne proposto alla Galleria  nazionale d'arte moderna, diretta allora da Palma Bucarelli, per l'acquisto ( in questi giorni si sono dimessi due dei quattro componenti il comitato di direzione della galleria, perchè in disaccordo con la direttrice. Collu, sugli accostamenti, nel nuovo allestimento, fra opere del passato e moderne, che trasformano la galleria da museo, inteso come sede che ospita  una mostra permanente, in galleria per mostre temporanee). Venne proposto per un milione e ottocento mila lire, la Bucarelli disse che invece il prezzo richiesto era 10 milioni; fatto sta che quel sipario prese la via della Francia, fra le proteste generali - protestò anche Guttuso. E Sassi conclude: alla Galleria, diretta allora dalla Bucarelli ed ora dalla Collu, quel sipario sarebbe entrato tranquillamente.

venerdì 14 ottobre 2016

Che aspetta la RAI AD OSCURARE LE TRASMISSIONI in cui si parla di FABRIZIO CORONA?

 Ancora oggi, ancora a parlare di Fabrizio Corona,  ancora nel salotto della madonna Eleonora Daniele,  ancora con la solita compagnia di giro... BASTAAAAAAAAA
Dobbiamo attendere un nuovo femminicidio per non sentir più parlare di Corona?
 Campo Dall'Orto, dacci un segno!

Premio Nobel. Ora si attende solo che il premio per la letteratura vada ad un musicista. Beethoven, se fosse stato vivo, lo avrebbe ricevuto?

L'assegnazione del Nobel per la letteratura a Bob Dylan, annunciato proprio quando il mondo veniva informato della morte di Dario Fo, a sua volta vincitore del Nobel nel 1997- due irregolari che in qualche maniera si passano il testimone del premio, fra la morte e la vita - ha riacceso le polemiche che a suo tempo si fecero, in Italia furono durissime, a proposito del Nobel a Dario Fo. Che c'entra con la letteratura un giullare, teatrante, eccelso nella oralità ecc... quando invece il premio aveva sempre premiato scrittori, storici con propensione letteraria ( Mommsen, ad esempio), poeti ed anche drammaturghi in base alle loro opere scritte: perché la letteratura era difficilmente scindibile dalla scrittura?

Adesso quelle stesse polemiche investono il più fresco vincitore del Nobel, ma ancora più anomalo di Fo, Bob Dylan. Che c'entra con la letteratura, quale che ne sia l'accezione anche la più aggiornata? In fondo il letterato laureato Dylan ha scritto canzoni, molte canzoni, alcune di esse bellissime sotto il profilo letterario... ma da questo a dargli il Nobel per la letteratura - si è riflettuto - ce ne corre.
 Non c'è dubbio che nell'asegnazione del premio, la commissione svedese ne ha fatta di strada, da quando è stato inventato per volontà dell'industriale che ha dato al premio il suo nome ed anche la relativa dotazione in denaro, da cui annualmente si attinge ancora oggi,  e che lo rende il più appetibile anche sotto il profilo economico: il vincitore riceve in premio la bella somma di circa 900.000 Euro.

Fra le discipline contemplate nel premio svedese, il massimo cui aspirano esponenti della scienza, della ricerca, della letteratura e della pace, alcune altre sono state da sempre assenti. Ad esempio la musica, eterna cenerentola, forse a causa del fatto che  da tanti viene considerata come un trastullo che nessun bene può recare all'umanità, come era nelle intenzioni di Nobel, allorché elencò le discipline alle quali rivolgere il premio annuale, e cioè quelle discipline che 'apportano considerevoli benefici all'umanità'.

Ed allora per la musica, esclusa dal Nobel, si fa riferimento ad altri premi etichettati come 'Nobel per la Musica' : dal 'Premium Imperiale', giapponese, al Premio 'Frontiere della conoscenza' spagnolo, al Balzan, svizzero, al Feltrinelli, italiano. Che sono premi che pur avendo anche una cospicua dotazione di denaro - mai comunque vicina a quella del premio svedese - e di prestigio, non hanno nel mondo la stessa eco del Nobel. Inutile negarlo. Anche in quei premi, come accade spesso al Nobel, non azzeccano i vincitori? Questo no. Perchè nei campi in cui il premio svedese assegna il Nobel, anche lì, col tempo, i criteri sono cambiati, i campi si sono allargati, come attesta anche il Nobel a Dylan; e  pesano anche altri criteri, indipendenti dai campi di assegnazione.

Ad esempio gli si fa fare al Nobel, anno dopo anno, nei vari settori, il giro del mondo - una volta all'oriente un'altra all'occidente; non sono del tutto estranee ragioni politiche (  nel caso di un premio assegnato ad un russo nel momento in cui si voleva forse condannare il giro di vite dei moderni zar sovietici) e come chiaramente attesta anche il recente Nobel per la pace al presidente della Colombia che ha tentato la riappacificazione con le FARC, ma la cui  determinazione sembra essere stata vanificata, alla vigilia dell'assegnazione del premio, da un referendum popolare che l'ha bocciata. Nel caso del Presidente della Colombia viene premiato lo sforzo, il tentativo, anche se non riuscito. E il medesimo discorso si potrebbe  fare per Obama, primo presidente nero, ma della nazione più guerrafondaia della terra, nonostante i tentativi per mascherare tale realtà, e gli sforzi per  tenerla a bada.

Oggi all'indomani del Nobel a Dylan, una domanda a bruciapelo ci sembra di poterci porre. Fosse stato vivo Beethoven  gli avrebbero assegnato il premio per la letteratura, seppur espressa attraverso i suoni, come hanno fatto - certamente forzando ambiti e  osando considerazioni - a Bob Dylan?
 Forse sarebbe ora che gli svedesi assegnatari e custodi delle volontà del fondatore  del premio ci pensino.

 P.S. Il passaggio di testimone fra Dario Fo e Bob Dylan, ci ha fatto venire in mente un altro storico passaggio, lontano dai premi, quello fra Mozart e Rossini. Mozart morto a dicembre del 1791, Rossini nato a febbraio ( il 29 di un anno bisestile) del 1792. La loro  successione ravvicinata, nel passaggio del testimone fra morte e vita, ci assicura che il destino non priva gli uomini di doni celesti, come questi due geni dell'umanità.  E questo all'umanità basta. Non importa poi se non avrebbero ricevuto, come del resto non lo hanno ricevuto il Nobel, di là da venire.