martedì 31 gennaio 2023

iL PROFESSORE NEGAZIONISTA NON PUO' INSEGNARE. LA PRIMA COSA BUONA CHE DICE IL MINISTRO VALDITARA ( TGCOM 24)

 Il negazionismo della Shoah è assolutamente incompatibile con qualsiasi ruolo pubblico, ancor peggio nei luoghi deputati all'educazione dei giovani"Lo ha affermato il ministro dell'Istruzione, Giuseppe Valditara, commentando la vicenda del professore di un Itis milanese che, alla vigilia della Giornata della Memoria, ha interrotto una rappresentazione teatrale sull'Olocausto. "Il ministero, attraverso l'ufficio scolastico territoriale, si è subito attivato chiedendo una relazione sull'accaduto e sull'operato del docente", ha aggiunto.

Bufera su prof negazionista, ministro Valditara: "Non può insegnare"
Bufera su prof negazionista, ministro Valditara: "Non può insegnare"
 


"Questa è la vostra verità, dite solo quello che vi fa comodo, voi state gonfiando completamente i numeri", aveva urlato dalla platea il docente dell'istituto superiore "Curie-Sraffa" durante lo spettacolo teatrale "Herr Doktor" incentrato sulla figura di Joseph Goebbels, ministro della propaganda del Terzo Reich. In quel momento l'attrice stava elencando dal palco il numero dei morti della Shoah, quando il docente si è alzato e ha pronunciato le frasi negazioniste.

Il dirigente dell'ufficio scolastico provinciale di Milano Yuri Coppi, ora pretende una relazione dalla scuola su quanto avvenuto: "Non faremo finta di niente", ha annunciato. "È inaccettabile che mentre una scuola promuove un'attività didattica per riflettere sul tema della Shoah, un docente neghi apertamente delle verità storiche. Nelle scuole si lavora affinché i bambini e i ragazzi imparino l'importanza del fare Memoria di uno dei periodi più bui della storia dell'umanità", ha commentato Simona Malpezzi, presidente dei senatori del Pd che ha, quindi, depositato un'interrogazione al ministro dell'Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara, sottoscritta da tutto il gruppo dem.

 


I colleghi hanno preso anche le distanze dalle modalità di intervento che hanno ritenuto "irrispettose nei confronti degli attori e del personale". A questo sono poi arrivate anche le scuse della dirigente scolastica, Raffaella d'Amore, che ha spiegato come l'episodio non rappresenti in alcun modo l'istituto. Il segretario nazionale di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni, parlamentare dell'Alleanza Verdi Sinistra, si era chiesto "cosa abbia intenzione di fare il ministro Valditara nei confronti del docente negazionista della Shoah che con le proprie urla ha interrotto una rappresentazione teatrale nel Giorno della Memoria. È evidente che un tale personaggio non può certo insegnare nelle scuole del nostro Paese". 

Della orrenda mastodontica stella cometa che ha danneggiato, cadendo, l'Arena di Verona, nessuno parla, come invece si fece con l'Aida 'alle piramidi', e la serata di gala alla Galleria Borghese

 La stagione del 2023, che sarà quella del centenario degli spettacoli d'opera in Arena,  e sarà festeggiata a dovere, è cominciata male, malissimo, con la mastodontica stella cometa ( altezza 70 metri, per un peso di 70 tonnellate di acciaio) che al momento dello smontaggio, a causa di un incidente, è piombata sui gradoni dello storico anfiteatro, danneggiandone alcuni in maniera non lieve. 

Tutti hanno gridato allo scempio, Sgarbi ha tuonato: mai più la stella in Arena e...dopo qualche ora tutto è tornato come nulla fosse accaduto.

 E c'è stato anche chi, come Tosi, ex sindaco, ha difeso quella stella cometa, fatta costruire 34 anni fa in occasione di una mostra internazionale di presepi a Verona e poi mantenuta, ritenendola elemento di  forte richiamo per turisti, secondo Tosi,  per il quale l'antico anfiteatro, non era abbastanza. 

Quando parliamo di gente sprovveduta messa ad amministrare città dalla storia gloriosa pensiamo anche a Tosi, come ad uno di quelli. 

 Ben altra attenzione si ebbe e per maggior tempo quando accaddero fuori Verona due altri episodi, assai simili, che ricordiamo abbastanza bene.

 Il primo, riguardò l'Arena, nel corso di una trasferta alle piramidi, negli anni Ottanta, in Egitto, per rappresentarvi Aida. Sovrintendente, Renzo Giacchieri.  Un fotografo documentò come alcune strutture metalliche del palcoscenico erano state addossate e fissate ad importanti reperti archeologici. Ci fu uno scandalo. Nessuno pagò, ma comunque se ne parlò e i responsabili di quello scempio dovettero trovare scuse per autoscagionarsi.

 Altrettando accadde pochi anni fa, alla Galleria Borghese, diretta dalla Coliva, in occasione di una serata di gala finalizzata a raccogliere fondi per la galleria, organizzata dai 'Mecenati' della Borghese, presieduti allora da Maite Carpio Bulgari. La serata prevedeva una visita privata alla Galleria e, infine, una cena 'placée'. Anche in quel caso si documentò che il servizio di catering, superficialmente ma colpevolmente, aveva addossato la struttura mobile che doveva servire al catering,  ad elementi architettonici e scultorei della galleria. Ma come, si disse: raccogliete fondi per sostenere la manutenzione della Galleria, e nel raccoglierli non vi guardate dal danneggiarla?

Questi episodi dimostrano ancora una volta come la sensibilità verso i nostri bene storici  non sia così forte in Italia, nonostante esista il FAI che con la sua attività avrebbe dovuto instillarla; il FAI la insegna ma evidentemente  sono in molti che fanno fatica ad impararla.

Su Zelensky deciderà Coletta

 Ma siamo matti? E' mai possibile che da  Coletta, direttore di Rai 1  e dell'intrattenimento tv - compresa BellaMa! ed altre amenità di cui la stazione televisiva pubblica, al binario 2, è piena - dipenderà  la presenza o meno e il contenuto dell'intervento di Zelensky, registrato e della durata di 2 minuti, al prossimo Sanremo. Così ha deciso il Cda Rai e così sarà. Tra lo scherno, e le risate di mezzo mondo.

 Il presidente ucraino,  ospite graditissimo, anche per le tv, di tante manifestazioni musicali internazionali, di festival cinematografici, dell'Onu  e di numerosi consessi politici ed istituzionali di mezzo mondo, ora dovrà attendere il via libera di Stefano Coletta.

 Il dibattito ha già animato la vita politica, vertendo soprattutto sulla opportunità che in una situazione diciamolo pure di mezza tacca, si parlasse di cose serie, anzi di cose drammatiche come la guerra, quasi non interessasse da vicino nessuno.  Ci si è anche appellati al detto: non  mischiamo il sacro con il profano, dove per  trucidi politici il 'sacro' era naturalmente Sanremo.

 Tutti costoro hanno dimenticato che nelle precedenti edizioni, da quel che ricordiamo, c'è stato chi ha sollevato il problema delle molestie alle donne, ed anche chi ci ha fatto riflettere sul problema dei migranti, come se nessuno di noi ne avesse conoscenza e coscienza. Eppure si è fatto. 

Allora perchè Zelensly no? E perchè Coletta? Mai, nei casi precedenti, si è detto - magari lo ha anche fatto - che il direttore avrebbe autorizzato quegli interventi; mentre lo si viene a dire proprio quando  sembra quasi un oltraggio, una censura per un gigante che vive da un anno sotto le bombe; e la censura sarebbe affidata ad uno sta a Viale Mazzini, da dove la visuale sul mondo è più  chiara e lungimirante.

 Zelensky lo vogliamo, anche perchè perfino in serate di fatuo intrattenimento giova ricordare a tutti- anche a coloro che pensano ancora che l'invasione russa sia un affare che riguarda l'Ucraina  e non anche l'Italia - che c'è una guerra tremenda alle porte dell'Europa, e nulla assicura che non potrebbe, sfondando quelle porte, arrivare più vicino ai nostri confini.

Fondazione Orchestra Sinfonica Siciliana. Chieste le dimissione del vertice: commissario, direttore artistico e sovrintendente

I sindacati chiedono le dimissioni immediate del commissario Nicola Tarantino, del direttore artistico Gianna Fratta e del sovrintendente Francesco di Mauro e sollecitano, a chi di competenza, il ripristino degli organi statutari.
“Da mesi siamo in stato di agitazione per denunciare lo stallo gestionale e amministrativo della FOSS. Abbiamo chiesto all’assessore che venga ripristinato urgentemente un consiglio di amministrazione statutario ma ancora nulla si intravede – spiegano i sindacati – abbiamo inviato richieste di chiarimenti al commissario, all’assessore, al presidente Schifani, ai gruppi parlamentari, in relazione a presunti danni erariali relativi a procedure di nomina poco chiare direttore artistico e del sovrintendente, che non sembrerebbero rispettare le linee guida dello statuto della FOSS, anche in questo caso nessuna risposta è pervenuta. Ribadiamo quindi la richiesta di dimissioni immediate da parte del commissario Nicola Tarantino, del direttore artistico Gianna Fratta e del sovrintendente Francesco di Mauro“.
Il commissario Nicola Tarantino – proseguono – sin dall’inizio del suo mandato si è sottratto, come non fosse di sua competenza, dal ruolo politico che di fatto rappresentava, non creando nessuna premessa per quello che poteva essere un progetto di trasformazione di contratti per i professori d’orchestra da anni scritturati e alla possibilità di aprire ai concorsi. Problema principale della Fondazione che vede ormai solo quasi la metà del personale dipendente stabile. L’unica preoccupazione per il riassetto funzionale della Fondazione è stato dimostrato da parte Sua solo nei confronti del riordino dell’assetto amministrativo e solo riferito a certe figure e a certi dipendenti non mettendo di fatto tutti i dipendenti nella possibilità di avere riconosciute le accresciute competenze e mansioni negli anni. Del direttore artistico Gianna Fratta, invece, denunciamo la sostanziale assenza; sporadiche le sue presenze a Palermo che non fossero legate alla sua direzione, unitamente al fatto di non avere presentato e fatto approvare la stagione artistica fino a dicembre 2023, ma solo fino a maggio, pregiudiziale per la contrattualizzazione dei professori d’orchestra che hanno avuto scritture di soli 5 mesi. Il sovrintendente, Francesco Di Mauro, invece – sottolineano – è passato da coordinatore dell’area artistica, a capo area artistico, figura che non ci risulta esistere in nessuna Fondazione lirico-sinfonica a Sovrintendente, con un compenso significativo di 85 mila euro l’anno. Tale nomina è avvenuta in contrasto con la legge regionale 28/05/2022, risulta altresì in conflitto con quanto previsto dal vigente CCNL che prevede che l’aspettativa possa essere concessa al lavoratore solo per ‘gravi motivi privati’, concludono Slc Cgil, Fistel Cisl, Uilcom Uil e Fials Cisal.

PEREIRA, SOVRINTENDENTE DEL MAGGIO FIORENTINO, INDAGATO PER PECULATO ( da LA NAZIONE)

 E’ dalla primavera scorsa, quando scoppiò lo scandalo degli scontrini per cene e viaggi con gli artisti, che la guardia di finanza faceva il solco al teatro del Maggio, per chiedere fatture e documentazione dei soldi spesi dal sovrintendente Alexander Pereira. Ma venerdì, invece che prendere, le fiamme gialle hanno portato qualcosa: un avviso di garanzia con l’invito a comparire per lo stesso sovrintendente, notificato in seguito all’inchiesta aperta dalla procura fiorentina.

L’ipotesi di reato è peculato e Pereira, difeso dall’avvocato Sigfrido Fenyes dovrà presentarsi il prossimo 9 febbraio. "Ci mettiamo subito al lavoro per chiarire ogni aspetto della vicenda", spiega il legale. Ieri, in occasione del Consiglio d’indirizzo della Fondazione del Maggio, Pereira ha reso noto il provvedimento, ribadendo che, sia i taxi, il volo in elicottero che i ricchi menù serviti a casa propria con cantanti lirici di primordine, erano spese assolutamente legittime sostenute nell’ambito dell’attività del teatro.

Ma evidentemente la questione deve ancora essere chiarita, specialmente nel momento in cui le finanze del teatro sono sempre più rosse e l’orlo del baratro del commissariamento sempre più vicino. All’inizio della riunione, il sovrintendente ha così informato il consiglio direttivo: "Comunico di aver ricevuto un’informazione di garanzia da parte della Procura della Repubblica di Firenze - ha detto – con la quale mi viene resa nota l’esistenza di un’indagine a mio carico. Si tratta, in buona sostanza, dei fatti già ampiamente riportati dai mezzi di informazione in questi ultimi tempi. Ribadirò e chiarirò all’Autorità giudiziaria quanto ho sempre sostenuto in ogni sede, compresa la Commissione di Controllo del Comune di Firenze e il Collegio dei Revisori della Fondazione, e cioè che si tratta di spese tutte collegate e necessarie all’esercizio del mio mandato di Sovrintendente e Direttore artistico del Maggio Musicale Fiorentino".

Tra queste anche quelle giudicate più singolari e dispendiose. Come il conto da 5.550 franchi svizzeri per l’elicottero noleggiato da Zurigo a Gstaad il 6 febbraio dell’anno scorso, più altri 5.300 euro. Rispetto al quale Pereira si giustificò: "Sono dovuto andare in elicottero per non perdere un incontro in cui i grandi imprenditori si vedono. In quell’occasione sono riuscito ad ottenere oltre 300mila euro per il Maggio. E non c’era un altro modo per spostarsi". E poi tutte quei pranzi e cene a casa del sovrintendente, con scontrini in pescheria e dal fruttivendolo da 800 euro, ai quali non ha certo servito pasta al pomodoro. Ma anche per questi Pereira ha la sua giustificazione: "Il 90% delle cene che ho organizzato a casa le ho pagate io, senza usare la carta di credito aziendale. Si tratta di 800 euro, non ho problemi a rimborsarli ma l’ho fatto per lavoro. Amo cucinare per i miei ospiti. Lo faccio per lavoro, peraltro risparmiando rispetto al ristorante. Invitare gli artisti a casa è un investimento".

                                                      *****

 SUL PEREIRA SPENDACCIONE

La vicenda Pereira - e cioè la ragione per cui è indagato: aver speso, non più di 10.000 Euro in tutto in diverse occasioni e  per diverse necessità - ha dell'incredibile. 

A tirarla fuori furono i consiglieri comunali di FDI - cavalieri senza macchia e senza paura - non considerando che a fronte di quelle spese, da loro giudicate 'pazze', il sovrintendente, abilissimo nell' attirare soldi, ha aumentato di molto, più del doppio, le entrate da sponsorizzazione per il Maggio.

Pereira è uno che sente il profumo dei soldi, li insegue,  e li va a cercare dove sono, e quasi sempre con  risultati positivi, e questo può comportare qualche spesa 'extra'. C'è quasi sempre riuscito, se non gli si mettono i bastoni fra le ruote, come avvenne a Milano a proposito dei fondi dell'Arabia per la Scala; una decina di milioni, che il CdI rifiutò perchè puzzavano di petrolio, di repressione ed anche di un delitto eccellente (quelli del Quatar, invece,  altrettanto fetenti, sono stati bagnati con efficacissima fragranza e il puzzo si è attutito).

 Comunque è evidente che se si utilizzano soldi pubblici per interessi privati, al di là delle somme in questione, sempre di illecito si tratta, e dunque non è che la 'modica' quantità di Pereira lo giustifichi. 

Naturalmente Pereira ha dichiarato, per lui il suo avvocato,  che per ogni spesa ha i giustificativi, e che quindi si difenderà di fronte al giudice. Arrivando anche a dire che se risulterà che ha utilizzato una modesta cifra della somma totale, per fini non proprio pubblici, è pronto a restituirli.

 Ma c'era proprio bisogno di alzare un simile polverone da parte di quegli immacolati Fratelli d'Italia, davvero  quattro soldi, non considerando quanti soldi - qualche milione - Pereira è riuscito a portare nelle casse del Maggio?

 Per fortuna Pereira i soldi che promette poi riesce quasi sempre a procurali al Maggio.

 Anni fa accadde, in Sicilia che un direttore d'orchestra, che si candidava alla direzione artistica di una Istituzione storica ma in decadenza, sostenne la sua candidatura con un argomento/promessa simile a quello che Pereira usa per sostenere le sue di candidature, ma che in  quel caso non sappiamo se venne onorato. A quella Istituzione, se avesse eletto il direttore, suo padre, notissimo clinico, avrebbe fatto affluire grandi finanziamenti da parte di industrie del settore farmaceutico. Il direttore fu eletto, vi restò non per molto , ma non sappiamo dirvi se poi quei soldi arrivarono. 

Adesso quello stesso direttore passa da un partito ad un altro, nella speranza che possa giovare alla sua carriera,  che non sembra aver preso una piega a lui favorevole e da sempre auspicata.

 Comunque, morale della favola, la prossima volta, Pereira, la spesa in pescheria la faccia con i soldi suoi., fornendo un 'pesce d'aprile' ai suoi accusatori, che nè suoi nè d'Italia sono Fratelli ( Pietro Acquafredda)

LAVIANO, in provincia di Salerno, come CIVITA di BAGNOREGGIO, la 'città che muore'

Agorà, pochi minuti fa, ha mostrato immagini davvero agghiaccianti: Laviano, un paese di 1400 abitanti, è in provincia di Salerno , è soggetto a frane continue, che lo hanno isolato. L'ultima enorme frana che ha interrotto la strada 'provinciale' che lo collega agli altri centri , è avvenuta il 18 gennaio. Ad oggi  i lavori di ripristino della viabilità e di consolidamento del terreno franoso, non sono neppure iniziati.

 Si è detto, durante la trasmissione, che se una simile frana si fosse verificata nella bergamasca,  quella strada non sarebbe nelle stesse condizioni di quella di Laviano, dopo 2 settimane circa.  Perchè vi avrebbero subito provveduto con i necessari lavori.

 E, infine, ha detto un  vecchio abitante di Laviano. c'è una strada sottostante, costruita molti anni fa, perfetta, non soggetta a frane, che da oltre dieci anni è chiusa. Basterebbe aprirla. Non è stata mai aperta per dissensi fra i sindaci.

Ecco dove la novella Giovanna d'Arco, Giorgia Meloni, dovrebbe farsi valere e vedere. Se a Laviano c'è, a neppure un centinaio di metri sotto quella disastrata provinciale, una strada bell'e perfetta per essere attraversata, che aspetta ad andare  a tagliare il nastro per la sua apertura,  in attesa che anche la provinciale venga riparata ed il movimento franoso arrestato? Meloni-Giovanna d'Arco, anche a Laviano si deve vedere la diversità del suo governo, perchè l'Italia è UNAS- lo ha detto e ripetuto anche ieri, alla vigilia della discussione in  CDM del progetto cosiddetto 'autonomie'.

Altrimenti Laviano rischia di trasformarsi in una seconda 'Civita di Bagnoreggio', la 'città che muore'  in provincia di  Viterbo,  quasi del tutto disabitata, ad eccezione del cittadino Crepet, ma che è meta di turisti da tutto il mondo. Come Laviano tante altre 'Civita di Bagnoreggio'  ci sono nel nostro paese, solo che a differenza del modello, nelle copie purtroppo non c'è nulla da visitare senza  inorridire.

lunedì 30 gennaio 2023

Donzelli, FDI, sul caso COSPITO: anche Messina Denaro è malato,. Ma lo Stato non tratta

 Donzelli, FDI, ogni giorno da mattina a sera in tv, parla troppo e riflette poco, anzi affatto.

 Interrogato sul caso Cospito, recluso al 41 bis e da alcuni mesi in sciopero della fame, per il quale viene richiesto un regime carcerario meno duo e cure mediche impellenti, pena una qualche tragedia da  molti paventata, paragona questo caso a quello di Messina Denaro, uno dei più efferati boss mafiosi, le cui imprese delittuose note, sono solo una parte di tutte quelle gravissime di cui si è reso colpevole.

 Dice Donzelli che lo Stato non scende a patti, non tratta. Anche il capo mafia da poco assicurato alla giustizia, dopo 30 anni di latitanza, e gravemente malato, sarebbe nelle medesime condizioni di Cospito.

 Come a dire che se lo Stato acconsente alla richiesta di Costipo, dovrebbe acconsentire anche a quella di Messina Denaro.  E siccome a quella di Messina Denaro non può oggi acconsentire, giacchè lo  ha fatto, chiudendo gli occhi per una trentina d'anni, allora anche Costipo resta dov'è.

 Donzelli dovrebbe fare più attenzione  a quello che dice. come dovrebbe farlo anche la Colosimo,  FDI, in trincea come Donzelli, per volere della Meloni. La loro lingua corre veloce, ma la loro testa non riesce a stargli dietro. E men che mai potrebbe la testa frenare la lingua nella forsennata corsa verso il precipizio del vuoto assoluto.

 

Giorgia Meloni: ci vuole coraggio per firmare il MES, e ancor più coraggio per accedervi. Beh, lo trovi il coraggio, perchè la Sanità pubblica in Italia versa in una grave situazione

 Basta un racconto, uno dei tanti sulle condizioni dei nostri ospedali, per capire che la sanità in Italia ha bisogno di un investimento miliardario, per il quale ci sarebbe il MES, 'famigerato'- secondo la premier Meloni.

 Il racconto per sommi capi di una visita  al polo medico San Gallicano, un istituto ospedaliero a Mostaccino, Roma, basta a rendersi conto di quel che diciamo.

 Per una visita ci rivolgiamo al centralino, chiedendo di fissarci una visita 'a pagamento' con un dermatologo. Telefoniamo a novembre, ci viene risposto che la prima data disponibile con il medico da noi scelto è per febbraio. Decidiamo di rinunciarvi e rivolgerci in caso ad uno specialista, privatamente.

 Riproviamo, chiedendo un aiutino a conoscente che lavora nella sanità, a dicembre, poco prima di Natale. Ci viene fissato l'appuntamento verso la fine di gennaio, ad un mese circa dalla nostra richiesta.

 Ci rechiamo in ospedale il giorno e all'ora stabilita. Prima passiamo alla cassa per pagare la visita: 130,00 Euro. Nella zona in cui ci sono gli studi medici per le visite c'è anche la cassa. Tre/ quattro sportelli con una fila di attesa. 

Noi abbiamo il n.78 ed attendiamo un quarto d'ora/venti minuti circa. Entriamo dopo nello studio medico per la visita, finita la quale notiamo che la sala di attesa - anzi le sale di attesa  antistanti gli studi medici, si sono nel frattempo riempite. 

 Ci lamentiamo con il medico durante la visita. Ci viene risposto che il problema è ben noto, che loro medici hanno protestato con la direzione e proposto rimedi, ma la direzione non ha fatto nulla.

Insomma, in un grande ospedale della Capitale, occorrono mediamente un paio di mesi per ottenere, A PAGAMENTO, una visita specialistica, e quelli che, costretti, accedono alle visite a pagamento, sono numerosi. Che vuol dire che il servizio sanitario nazionale non eroga in tempo le prestazioni richieste dai cittadini-pazienti.

La Meloni certo non ha  simili problemi  e  noi siamo contenti per Lei. Ma la faccenda delle visite 'intra moenia' dei medici dell'ospedale, i quali esercitano la libera professione, oltre il normale lavoro, in ospedale,  e alle cui casse devolvono parte delle parcelle riscosse, è un equivoco noto a tutti, compreso l'ospedale che ci guadagna, e per questo non  pone rimedio, perchè rappresenta un'altra consistente fonte di finanziamento.

 Finché esiste la possibilità di farsi visitare a pagamento in ospedale, nonostante le liste di attesa, è l'ospedale stesso a non VOLER offrire l'assistenza che il servizio  sanitario nazionale promette.

 Da sempre  si dice che l'assistenza medica pubblica in Italia è fra le migliori, soprattutto perchè gratuita, si dice, ma che di fatto è pagata dai cittadini con le tasse. Ma non  si dice che proprio gratuita non è,  se per molte prestazioni si preferisce anzi si è obbligati - anche a fronte di sacrifici, perchè la salute è il primo bene della persona - a ricorrere, sempre negli ospedali, alle visite a pagamento o a rivolgersi a strutture private che,  non è un caso, rappresentano in Italia un business molto redditizio ( vi hanno investito soldi sporchi anche le mafie!).

 Perciò quando sentiamo che finchè governa lei, Giorgia Meloni, devono passare sul suo cadavere - è un modo di dire - prima che Lei acceda ai fondi del MES, che per la sanità sarebbero indispensabili,  viene da concludere che Lei non conosce davvero la situazione della sanità pubblica nel nostro paese; perchè, nel caso in cui la conoscesse, dovremmo temerla, giacchè  non provvede, anche attraverso il MES, per ragioni ideologiche incomprensibili.

Il Governo Meloni risolve tutti i problemi, grandi e piccoli, del Paese, compreso quello dei tempi di rilascio dei passaporti. Intanto si lamenta l'attesa di sei mesi ( da Il Mattino)

 Da disagio per la cittadinanza a danno per le imprese del turismo. L’ingorgo passaporti ha fatto saltare fino ad oggi circa 80mila viaggi organizzati, con circa 150 milioni di euro di mancate vendite per il sistema italiano delle agenzie di viaggio. È quanto emerge da un sondaggio condotto sulle agenzie di viaggio da Assoviaggi, l’associazione del turismo organizzato Confesercenti. Quasi nessuna delle agenzie si è salvata: il 96,5% segnala problemi, e ha visto lievitare da poco più di due settimane a oltre cinque il tempo necessario per riuscire a fissare un appuntamento al fine del rilascio del passaporto nella propria provincia. Una situazione registrata in diverse città italiane, come Roma, Milano, Firenze, Torino e anche Napoli. Nel capoluogo campano le file all'esterno dell'ufficio passaporti sono chilometriche: cinquemila le pratiche pendenti, sei i mesi di attesa previsti per chi cerca di prendere un appuntamento sull'apposito sito. Un caos, quello che si anima agli sportelli di via Maurizio Capuano, giustificato dalla Questura da un lato con la mancanza di personale e dall'altro con il rinnovato desiderio di viaggiare nato nei cittadini dopo le chiusure dovute alla pandemia. E all'assalto dei richiedenti si cerca di far fronte con orari prolungati, ma la situazione resta critica.

È caos passaporti in tutta Italia
È caos passaporti in tutta Italia© Redazione

Un caos che ha portato a disdette e mancate prenotazioni o rinvii a data da destinarsi da parte dei viaggiatori: il 39,7% delle imprese riporta di aver visto sfumare fino a 10 viaggi individuali o di gruppo, il 46,1% tra 10 e 30; ma c’è anche un 10,6%, che segnala di averne persi oltre 30. Complessivamente, ne sono saltati in media 7 per agenzia, per circa 13mila euro di vendite non effettuate. «Si tratta, in primo luogo, di un disservizio per la cittadinanza: il passaporto non serve solo per andare in vacanza, ma anche per ricongiungimenti familiari, lavoro, per i figli che non lo possiedono. Insomma, non è solo una questione di business, ma anche di diritto alla libertà di movimento fuori dai confini europei. È però innegabile che il problema abbia un grave riflesso anche sul mondo del turismo organizzato, proprio nell’anno della ripartenza dopo il lungo stop imposto dalla pandemia dove l’Italia è stato l’ultimo paese d’Europa ad eliminare le restrizioni ai viaggi», commenta il Presidente Nazionale di Assoviaggi Gianni Rebecchi. «Le ragioni del caos attuale sono la somma di nuove richieste e di quelle ‘arretrate’ a causa del Covid. Adesso però occorre trovare una soluzione che non può essere quella degli Open Day, che inevitabilmente si trasformano in nuovi ingorghi. Occorre accelerare sugli investimenti tecnologici della P.A.: serve maggiore efficienza informatica che nel caso di documenti personali deve seguire l’esempio dell’anagrafe nazionale digitale, via maestra del miglioramento dei servizi ai cittadini in un Paese europeo».

Putin, il macellaio assassino, minacciò la Gran Bretagna, al tempo di Boris Johnson: l'avrebbe colpita con missili distruttivi (ANSA)

 Il presidente russo Vladimir Putin minacciò Boris Johnson con un attacco missilistico durante una telefonata «straordinaria nel periodo precedente all'invasione dell'Ucraina da parte di Mosca il 24 febbraio scorso»: lo ha detto lo stesso ex premier britannico intervistato dalla Bbc per un documentario dal titolo 'Putin contro l'Occidentè. L'allora primo ministro ha riferito che Putin gli disse che «sarebbe bastato un minuto». E' impossibile sapere se la minaccia di Putin fosse genuina, scrive la Bbc.

Putin, Boris Johnson rivela: «Minacciò di bombardare il Regno Unito. Mi disse "ci vorrebbe un minuto"»
Putin, Boris Johnson rivela: «Minacciò di bombardare il Regno Unito. Mi disse "ci vorrebbe un minuto"»© Ansa

La minaccia

Tuttavia, l'emittente britannica commenta che, visti i precedenti attacchi russi al Regno Unito - l'ultimo dei quali a Salisbury nel 2018 - qualsiasi minaccia da parte del leader russo, per quanto leggera, è probabilmente una minaccia che Johnson non avrebbe avuto altra scelta che prendere sul serio. Prima della minaccia del leader russo, Johnson lo aveva avvertito - durante una «lunghissima» telefonata all'inizio di febbraio 2022 - che la guerra sarebbe stata una «catastrofe totale» e che avrebbe portato a sanzioni occidentali e ad un aumento delle truppe Nato ai confini della Russia. Johnson cercò anche di dissuaderlo dicendogli che l'Ucraina non si sarebbe unita alla Nato «nel prossimo futuro». «A un certo punto mi ha minacciato, dicendo: 'Boris, non voglio farti del male ma, con un missile, ci vorrebbe solo un minutò. O qualcosa del genere», ha raccontato l'ex premier alla Bbc. «Ma credo che dal tono molto rilassato che aveva, dalla sorta di aria di distacco che sembrava avere, stesse solo giocando con i miei tentativi di convincerlo a negoziare», ha aggiunto commentando che Putin fu «molto informale» durante quella «straordinaria telefonata».

Nove giorni dopo la telefonata, l'11 febbraio, il ministro della Difesa britannico Ben Wallace incontrò a Mosca il suo omologo russo, Sergei Shoigu. Il documentario rivela che Wallace ripartì per Londra con l'assicurazione che la Russia non avrebbe invaso l'Ucraina, ma disse che entrambe le parti sapevano che era una bugia. 

Il RAGAZZO D'ORO egizio. Scoperti i segreti della sua mummia ben conservata ( Rai News)

 no scarabeo nel petto, una lingua d'oro e 49 amuleti preziosi. Grazie alle nuove tecnologie sono stati svelati i segreti della mummia del Golden Boy, scoperta più di un secolo fa in Egitto.

Gli amuleti della mummia Golden Boy
Gli amuleti della mummia Golden Boy© Fornito da RaiNews

Datata al periodo tolemaico (332-30 a.C.), la mummia è stata trovata nel 1916 in una necropoli dell'Egitto meridionale e posta nei sotterranei del Museo Egizio del Cairo, che dal 1835 funge da deposito. Il sarcofago è rimasto indisturbato per quasi un secolo prima che Sahar Saleem, professore di radiologia all'Università del Cairo, decidesse di "scartare digitalmente" i resti. 

Una scansione con la Tac del sarcofago ha svelato che la mummia era di un ragazzo di 15 anni, il cui corpo era stato sottoposto a un "processo di mummificazione di alta qualità", secondo lo studio pubblicato su "Frontiers in Medicine". Le scansioni tomografiche hanno rilevato che il suo cuore è stato conservato nella cavità toracica perché  rappresentava un simbolo spirituale. Ma a destare curiosità sono stati soprattutto i 49 amuleti che hanno accompagnato il Ragazzo d'Oro nell'ultimo viaggio.


La grande 'madre' PD sta per accogliere nel suo seno Giarrusso, ma forse anche Di Maio e Spadafora ( da Il Giornale, di Pasquale Napolitano)

 Il Pd imbarca Dino Giarrusso e aspetta l’arrivo di Di Maio e Spadafora. Dal voto online alla caccia agli ex grillini: i dem sembrano sempre di più la brutta copia del M5S.

Pd, dopo Giarrusso spunta Di Maio
Pd, dopo Giarrusso spunta Di Maio© Fornito da Il Giornale

Nel dopo Letta al Nazareno regna il caos. Anche il governatore dell’Emilia Romagna Stefano Bonaccini non ne becca più una. Prima annuncia, in pompa magna, l’adesione dell’ex grillino Dino Giarrusso, europarlamentare che in Sicilia è alleato dell’ex sindaco di Messina Cateno De Luca. Poi ingrana la retromarcia: «Noi siamo un partito aperto a chiunque.

Se Dino Giarrusso vorrà entrare e iscriversi al Pd, prima di tutto chieda scusa a chi ha ferito in passato e dimostri di accettare le regole e il percorso di questo partito». Delirio. Clamorosa retromarcia da parte del governatore che però incassa il sostegno di Piero Fassino: «Da Stefano Bonaccini un discorso da leader. Idee chiare, coerenza riformista, combattività, determinazione e passione. Avanti così per un nuovo Pd e una alternativa forte e vincente alla destra» - annuncia l’ex sindaco di Torino.

E anche sul caso Cospito, l’anarchico in sciopero della fame, non sembra avere le idee chiare. «Chi, come certi movimenti anarchici, compie attentati, rivolge violenza verso poliziotti, carabinieri, forze dell’ordine e della sicurezza è un criminale, nemico della democrazia e della convivenza civile. Solidarietà e vicinanza a chi difende la sicurezza di tutti. Altra cosa è evitare da parte dello Stato che un carcerato come Cospito muoia in carcere. Trasferirlo in un carcere con un centro clinico attrezzato, come chiede il Garante dei detenuti, è giusto, in attesa del pronunciamento della Cassazione sul suo 41 bis, che comunque dovrebbe essere più ravvicinato possibile. E se questo servisse ad evitare tensioni dentro le carceri e ad isolare ulteriormente attentatori e criminali, sarebbe una cosa utile» - chiede il senatore Walter Verini.