giovedì 28 febbraio 2019

L'Italia a pezzi. In che mani siamo!

"O si fa l'autonomia o io blocco tutto": questo l'ultimatum a di Matteo Salvini a Luigi Di Maio nel corso del vertice che si è tenuto ieri sera a palazzo Chigi con il premier Giuseppe Conte.

L'autonomia rivendicata da Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna, quindi, è ormai un tema cruciale per il vicepremier leghista che proprio ieri al Viminale ha incontrato i governatori Luca Zaia e Attilio Fontana. Salvini non vuole cedere alle pressioni che arrivano dal M5S affinché tale autonomia non venga concessa.

Di fronte al no dei grillini e all'impazienza dei governatori, Salvini fa la voce grossa convinto che una soluzione con l'alleato Di Maio si troverà, come, del resto, è successo su più temi all'attenzione del governo gialloverde. La decisione a cui per ora il leader della Lega è arrivato è che, entro la prossima settimana, i due governatori di Veneto e Lombardia presentino un documento in cui vengono sintetizzate le richieste e tutte le nuove suddivisioni dei poteri regionali.

Dal Verybello di Franceschini a 'solo l'Italiano' di Bonisoli (Today)

Io vado al museo, il nuovo sito del governo è solo in italiano

Si può parlare agli oltre 55 milioni di visitatori dei musei statali senza dare un'opzione di scelta della lingua a chi deve districarsi tra siti archeologici, gallerie, parchi, con i rispettivi giorni e orari di apertura? Viviamo di turismo, ma il nuovo sito del ministero che ingloba la nostra offerta museale è stato progettato solo in italiano. Una sorta di sovranismo culturale - dopo quello radiofonico - declinato persino nell'architettura di un sito web. Una scelta spiazzante che sa di provincialismo. Tanto più se la si vorrebbe far convivere con un mondo, quello della cultura, per eccellenza aperto e universale.

Musei gratis: cosa cambia con la "riforma" di Bonisoli

Un passo indietro per capire di cosa parliamo. Oggi il ministro dei Beni culturali Alberto Bonisoli ha illustrato le novità dell'offerta museale statale. Il decreto ministeriale che disciplina la nuova politica museale voluta da Bonisoli entrerà in vigore il prossimo 28 febbraio, introducendo diverse novità che aumentano le giornate ad ingresso libero nei luoghi della cultura, portandole a venti. Si tratta di otto giornate in più rispetto al passato, scelte in base alle caratteristiche di ciascun museo autonomo o polo regionale. In altre parole, ogni direttore di museo potrà programmare 8 aperture gratuite in funzione delle necessità del museo e del territorio in cui si trova, aggiungendole alle 6 "ticket free" in concomitanza con le prime domeniche del mese, da ottobre a marzo.

Chiude Verybello, così Franceschini ha buttato migliaia di euro nel flop del piano di rilancio del turismo

Tra le novità che il ministro ha illustrato al Museo degli Strumenti Musicali di Roma, c'è anche l'istituzione della '#SettimanaDei Musei', ovvero sei giornate ad ingresso gratuito in programma dal martedì alla domenica in tutti i musei statali del nostro Paese. Quest'anno la settimana cadrà dal 5 al 10 marzo ma, qualora le risorse a disposizione del ministero fossero sufficienti, si potrebbe anche ipotizzare l'istituzione di una settimana di apertura anche alla fine dell'anno a partire dal 2020. Si cambia anche sul fronte dei giovani che vorranno visitare un museo: per i ragazzi dai 18 ai 25 anni, infatti, è previsto un biglietto da 2 euro. "Mi piacerebbe avere qualche giornata in più", ha detto Bonisoli, aggiungendo che "quello che ci aspettiamo è un maggiore numero di visitatori e la valorizzazione anche dei musei meno visitati". Un "aumento di risorse" quindi, che "senza arrecare alcun danno alle casse statali", possa permettere di "avere delle giornate aggiuntive gratuite nel 2020. Farei anche altri periodi alla fine della stagione", ha detto il ministro. Bene, benissimo.

Iovadoalmuseo.it: il nuovo sito del ministero è solo in italiano

Ma eccoci al punto. Per diffondere i cambiamenti introdotti, il Mibac ha previsto una campagna di comunicazione, dal titolo #IoVadoAlMuseo, che parte oggi con uno spot realizzato dal Centro Sperimentale di Cinematografia con la regia di Paolo Santamaria trasmesso sui canali social e sulle reti Rai (il video è in fondo all'articolo). I visitatori potranno acquisire informazioni, come detto, collegandosi al sito www.iovadoalmuseo.it. Che, ripetiamo, è soltanto in italiano. Chi vuole conoscere i particolari dell'iniziativa, chi arriva nel nostro Paese e desidera pianificare una visita cercando una meta tra tutti i monumenti, musei, gallerie, scavi archeologici, parchi e giardini monumentali ha una sola possibilità: conoscere l'italiano. Non un bel biglietto da visita per un Paese in cui il turismo culturale è una miniera d'oro.
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Trump, dal vertice con il leader nordcoreano, torna in America a mani vuote

Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha detto che il vertice con Kim Jong Un in Vietnam si è chiuso senza un accordo perché il leader della Corea del Nord avrebbe voluto la fine completa delle sanzioni contro il suo Paese.

"Era tutto a proposito delle sanzioni", ha detto Trump durante una conferenza stampa ad Hanoi. "Fondamentalmente volevano che le sanzioni fossero interamente eliminate, e non potevamo farlo".

"Ogni tanto bisogna andare via, e questa era una di quelle volte", ha detto il presidente Usa, aggiungendo però che si è tratta di una mossa "amichevole". Un altro summit con Kim "potrebbe tenersi presto, potrebbe non esserci per un lungo periodo", ha detto ancora.

Ma Trump ha poi concluso: "Non abbiamo rinunciato a niente, e francamente penso che finiremo per diventare buoni amici. Vogliono farci concessioni, ma non quelle che vogliamo".
Il presidente ha detto che Kim vuole la denuclearizzazione, ma solo in certe aree. "C'è un gap. Vorrei farlo nel modo giusto, piuttosto che rapidamente".

Il CAMBIAMENTO del GOVERNO gialloverde

Quasi ogni giorno, nell'osservare il comportamento del governo gialloverde, e dei suoi  singoli componenti, ci torna in mente il famoso film degli anni Trenta, 'Nerone' , protagonista Ettore Petrolini, e di esso una scena in particolare.

Nerone è  nel suo palazzo in compagnia dei fedelissimi, anzi del fedelissimo Tigellino, e si diletta a cantare accompagnandosi con la lira, mentre Roma brucia e va in malora. Sente giungere da fuori le grida insistenti ma confuse della folla che, di sotto, gli rimprovera di aver dato fuoco alla città e per questo vuole giustiziarlo: a morte Nerone, a morte l'incendiario!  Va da Tigellino e gli domanda cosa mai voglia tutta quella folla radunata sotto il suo palazzo. Tigellino, va alla finestra, l'apre, poi subito la richiude nel timore che l'imperatore ascolti ciò che la folla dice di lui; torna da Nerone e, all'orecchio gli sussurra: Litigheno! ( non possiamo garantire che la scena sia andata proprio così, perchè quel film noi non lo abbiamo mai visto tutto intero, ci fidiamo perciò del racconto della scena fattoci da un nostro carissimo amico che non c'è più, Giovanni Checchi, pittore, archeologo, arredatore nel cinema e tanto altro. 

 Ci è venuta in mente quella scena pensando all'attuale governo, perchè in effetti un governo, con tutti i crismi, non esiste oggi in Italia. Non serve perciò indignarsi quando il premier viene svillaneggiato in Europa. ha sbagliato chi lo ha fatto al Parlamento europeo, ma ciò che ha detto è quel che noi andiamo dicendo da tempo di Conte! Esiste un triumvirato che fa e disfa a suo piacimento, che si riunisce quando vuole, assume decisioni e poi le comunica alla compagine governativa, la quale può soltanto  prenderne atto e sottoscriverle.

 A ben guardare, il ristrettissimo gruppo del governo si restringe ancora ad una diarchia, che di fatto è una monarchia, retta da Bullo-Salvini, nella parte del Nerone petroliniano; mentre Spacconcello-Di Maio è Tigellino, e Conte il notaio che prende atto e trascrive le decisioni assunte da  Nerone -Salvini e comunicategli da  Tigellino - Di Maio.

 Mentre loro sono riuniti, per l'ennesimo vertice, che dura in pratica pochi minuti perchè non c'è nulla da decidere, essendo la decisione già presa da Nerone-Salvini; sotto Palazzo Chigi c'è una folla che grida contro Nerone-Salvini che con la sua politica ha più che incendiato Roma, immagine del paese. Nerone ordina a Tigellino di andare a sentire cosa vuole quella folla che se la prende con chi sta facendo il 'bene del paese: prima gli italiani', secondo il credo del novello Nerone;  Tigellino va alla finestra, l'apre ma la richiude in fretta per non far sentire a Nerone-Salvini la folla che grida: traditore, traditore, vogliamo lavoro, lavoro! Torna da Nerone-Salvini e gli sussurra all'orecchio qualcosa.   Nerone - Salvini annuisce con un cenno del capo  e poi, salutato il notaio, ordina a Tigellino-Di Maio di promulgare il decreto 'sicurezza'.

 Che è esattamente ciò che è accaduto nell'ultimo vertice di governo che ha avuto luogo proprio ieri.

 Il popolo chiede lavoro, e lui, Nerone.-Salvini- monarca assoluto di questo governo - risponde con il decreto sicurezza che sarà approvato dal Parlamento entro marzo. Il popolo chiede lavoro e lui gli dà sicurezza perchè il lavoro non c'è e lui non sa da dove cominciare per crearlo.

E gli altri ministri, compreso quello dell'economia, il prof. Giovanni Tria, in queste settimane chiamato in causa da più soggetti, dentro e fuori Italia, per le non positive previsioni economiche del nostro paese, che fanno?

 Tria si è azzardato a dire che se ogni giorno si cambiano decisioni strategiche, come sulle grandi opere, è difficile che investitori esteri investano in Italia. Lui ha parlato, anzi abbaiato, perchè è compito suo stare a guardia dei conti pubblici, come un cane fa con la casa del suo padrone.

A Tria, Macchietta-Toninelli - sì proprio lui, che non sa neppure mettere in fila l'uno dietro l'altro, soggetto e predicato - ha messo la museruola, impedendogli di abbaiare contro gli attentatori alla nostra economia: zitto! osserva il contratto. Poi dall'Europa arriva l'ennesisma bocciatura della manovra economica approntata dal governo gialloverde, e allora Macchietta -Toninelli gli toglie la museruola e gli ordina di abbaiare ai denigratori europei, E lui, da fedele cane da guardia, addestrato ad ubbidire al padrone, va a Bruxelles e abbaia contro tutti.  

mercoledì 27 febbraio 2019

Quanta Italia ci deve essere nella musica trasmessa in radio? Lo decide il governo?

La questione, ancor prima di essere posta, registra una curiosa anomalia. Il primo firmatario di una proposta in materia è presidente  della commissione parlamentare 'trasporti, poste e telecomunicazioni', leghista. Direte che c'entra? C'entra, perchè lui, Morelli il suo nome, fedelissimo di Bullo-Salvini,  è stato anche direttore di Radio Padania;  si potrebbe aggiungere che il presidente della suddetta commissione che si interessa di musica, fa il paio con un ministro sempre leghista, Centinaio, il quale è ministro dell'agricoltura e foreste ed anche del turismo. Che c'entra?  Giusto che c'entra il turismo con l'agricoltura? Non c'entra nulla, e si vede e si sente. Centinaio, il ministro, che già fatica a fare il ministro dell'agricoltura, tanto che deve chiedere aiuto a Bullo-Salvini, quando ha da trattare la questione del latte di pecora sardo - che poi, in due, non siano arrivati a nessun risultato conta poco, intanto conta che hanno vinto le elezioni - di Turismo non si occupa affatto, come da tempo vanno denunciando gli addetti del settore; anche per totale 'incompetenza', al di là di quella acquisita   in una agenzia di turismo, quando si occupava di clienti. 

Torniamo a Morelli e alla sua proposta di legge, sostenuta anche dall'attuale presidente della Siae, Mogol. 

Morelli dice che le radio devono trasmettere  musica, così suddivisa quanto a nazione e cultura di provenienza: 1/3 almeno deve essere italiana. Cioè Morelli vorrebbe che il Parlamento legiferasse in materia e che l'eventuale inosservanza venisse sanzionata, come fa oggi  l'AGCOM con le tv, quando ad una forza politica  viene dato uno spazio  sproporzionato rispetto a quello concesso ad altre (nel caso specifico agli esponenti di governo che, oggi, nelle persone dei due vice premier sono onnipresenti in tv, sia quella pubblica che privata).

La questione della presenza della musica italiana nelle radio non è questione da poco, ma così come l'ha messa Morelli è mal posta.

 Ci sovviene che alcuni anni fa, anche noi ponemmo la questione, dopo l'ascolto quotidiano di Radio 3 Rai, per la precisione di una trasmissione intitolata, se non andiamo errati: Buddha Bar. Ma forse accade anche oggi - per quel poco che l'ascoltiamo in questi ultimi tempi - a Radio 3 Rai, nella trasmissione che percorre l'intera programmazione giornaliera e che si intitola  Sei gradi - speriamo di non sbagliarci, altrimenti i dotti conduttori ci bacchetteranno. 

 Se uno si fosse, in passato, sintonizzato con 'Buddha Bar' e, oggi, con 'Sei gradi', dovrebbe prestare molta attenzione per capire autori e titoli della musica trasmessa, e tenere a portata di mano il dizionario inglese. L'unica cosa che si capisce immediatamente, appena accesa, è che i conduttori conoscono l'inglese. Vogliamo dire che la gran parte della musica trasmessa non è italiana. E questo è troppo.

Ammettiamo che non siamo particolarmente competenti in materia, per cui non siamo giudici capaci e informati come  lo è Morelli. Ma ciò che possiamo  affermare con assoluta certezza è che di musica italiana lì ve ne è ben poca, anzi niente. E Mogol aggiunge, per quel che gli interessa, che il sostegno alla nostra musica attraverso i diritti di autore e di trasmissione è limitato. E non è giusto, per lo meno per la radio pubblica.
 Dunque? Dunque il problema è reale e si deve risolvere ma non imponendo per legge alle radio, pubbliche e private - su queste ultime con quale diritto?- che  1/3 della rispettiva programmazione musicale debba essere destinata alla produzione italiana.
 Per la quale musica la politica non fa e non ha fatto mai nulla, mentre oggi ci fa sapere che vuole impicciarsi, come ha fatto a proposito della canzone e del cantante vincitori a Sanremo. 

Non vale appellarsi all'esempio francese, come qualcuno ha fatto, perché in Francia  esiste sì una disposizione  analoga a quella che si vorrebbe introdurre in Italia, ma lì lo Stato  interviene a sostegno della produzione francese, mentre in Italia no, e allora è comprensibile che metta bocca anche nella programmazione radiofonica, con indirizzi di comportamento, per non vanificare gli sforzi che lo Stato compie in favore di quella stessa musica.

 Si sostenga pure la tesi che la musica italiana meriti più spazio  nella programmazione radio, ma prima ancora si dimostri concretamente di avere a cuore le sorti della stessa musica con interventi dedicati, prima di ricorrere a leggi.

Morelli, stia a sentire noi, si occupi di come far viaggiare i treni in orario e le macchine su strade sicure ed in condizioni decenti, e lasci perdere la musica che viaggia sulle onde. O gli hanno  fatto credere che anche la musica viaggia su rotaie e lei, ossequioso, s'è fatto avanti con la sua  bizzarra proposta di legge?

martedì 26 febbraio 2019

L'Euro ha fatto guadagnare ai tedeschi 23.000 Euro e perderne agli italiani 74.000, dalla entrata in vigore ad oggi, secondo uno studio del CEP ( di Claudio Paudice da Huffington Post)

Da quando c'è l'euro, ogni cittadino tedesco ha guadagnato in media 23mila euro, ogni italiano ne ha persi 74mila. La Germania è "di gran lunga" il Paese che più ha tratto profitto dall'entrata in circolazione della moneta unica, l'Italia quello che ci ha rimesso di più. Nel suo ventesimo anniversario, l'euro si mostra in tutta la sua controversa natura di generatore di diseguaglianze. È quanto emerge dal rapporto "20 anni di Euro: vincitori e vinti", del think tank Cep (Centre for European Policy) di Friburgo. Secondo lo studio, il problema della competitività tra i vari Paesi dell'eurozona "rimane irrisolto e "deriva dal fatto che i singoli paesi non possono più svalutare la propria valuta per rimanere competitivi a livello internazionale". Dall'introduzione dell'euro, un'erosione della competitività internazionale ha portato "a una minore crescita economica, a un aumento della disoccupazione e al calo delle entrate fiscali. La Grecia e l'Italia, in particolare, stanno attualmente attraversando gravi difficoltà a causa del fatto che non sono in grado di svalutare la propria valuta".



CEP


Impatto dell'introduzione dell'euro sulla prosperità per abitante e complessiva dal 1999 al 2017

I numeri. Lo studio ha verificato quanto sarebbe stato alto il Pil pro capite, se i Paesi non avessero introdotto l'euro. La Germania, dal 1999 al 2017 avrebbe guadagnato complessivamente 1.893 miliardi di euro, pari a circa 23.116 euro per abitante. Anche i Paesi Bassi hanno guadagnato circa 346 miliardi, e cioè 21mila euro pro capite. Nella maggior parte degli altri Stati si sarebbero registrate invece delle perdite: in Italia, lo Stato che più ne ha risentito, addirittura di 4300 miliardi, pari a 73.605 euro pro capite. In Francia, le perdite ammonterebbero a circa 3.591 miliardi, pari a 55.996 euro pro capite.
Nel 2017, per esempio, il Pil tedesco è aumentato di 280 miliardi di euro e il Pil pro capite di 3.390. L'Italia ha perso di più di tutti. Senza l'euro, calcolano i ricercatori del Cep, il Pil di Roma sarebbe stato più alto di 530 miliardi di euro, che corrisponde a 8.756 euro pro capite. Anche in Francia l'euro ha comportato significative perdite di benessere per 374 miliardi di euro complessivi, che corrispondono a 5.570 euro pro capite.
Nel dettaglio, la Germania ha beneficiato dalla sua appartenenza all'eurozona ogni anno, esclusi il 2004 e il 2005. I profitti maggiori si sono dispiegati soprattutto durante la crisi del 2011. Quanto all'Italia, "in nessun altro Paese tra quelli esaminati l'euro ha portato a perdite così elevate di prosperità". E aggiunge il report: "L'Italia non ha ancora trovato un modo per diventare competitivo all'interno dell'eurozona. Nei decenni prima dell'introduzione dell'euro, l'Italia svalutava regolarmente la propria valuta con questo scopo. Dopo l'avvento dell'euro non è stato più possibile. Invece, erano necessarie riforme strutturali. La Spagna mostra come le riforme strutturali possono invertire la tendenza negativa".

La crisi dell'editoria e dell'infomazione in Italia si ripercuote negativamente anche sull'INPGI ( Ist.Naz.Previdenza Giornalisti Ital.)

 PREVIDENZA. DURIGON: 'PREOCCUPATI PER INPGI, PRIMA SI INTERVIENE MEGLIO E''. - Genova, 26 febbraio 2019 - - "Siamo preoccupati per la situazione dell'Inpgi, vedremo se intervenire con lo strumento più idoneo nel 'Decretone' alla Camera o successivamente. Ma io dico che prima si fa meglio è". Così il sottosegretario al Lavoro, Claudio Durigon, è intervenuto a 'Verso il Festival del Lavoro' in corso a Genova, sulla situazione finanziaria dell'Istituto nazionale di previdenza dei giornalisti che, ha sottolineato il sottosegretario, "è aggravata dall'uscita di tanti iscritti dalle aziende, e quindi dal calare dei contributi". (Adnkronos)

Gli anni di TOSCA. Epistolario di Giacomo Puccini. Volume secondo

  Rileggiamo ciò che scrivemmo un anno fa circa, in questo blog, e che è in stretta relazione con ciò che stiamo per scrivere.

"Repubblica racconta di un ritrovamento recentissimo ( musiche organistiche ma anche una pagina  del già noto 'preludio a orchestra', inciso da Chailly e che noi facemmo eseguire in un Concerto di Capodanno alla Fenice) nella Villa di Torre del Lago di Puccini, villa che è stata vietata agli studiosi dall'ultima erede del musicista, Simonetta Puccini, scomparsa da poco (dicembre 2017).  

Studiosi addentro alle cose pucciniane, in diverse occasioni, hanno manifestato il timore che alcuni documenti importanti possano essere addirittura scomparsi e che di altri Simonetta Puccini non consentisse la visione per fini di studio.


Fatto gravissimo, gli studiosi non hanno potuto pubblicare nel primo volume dell'edizione critica dell'epistolario, il testo di alcune lettere del musicista  il cui contenuto riguardante sua moglie, secondo l'erede Puccini ne avrebbe offeso la memoria.  Questo, per decisione degli eredi - come si legge nel prezioso volume - che poi era Simonetta Puccini. Un esempio di come gli eredi di una grande personalità possono danneggiarne l'immagine,  oltre che creare problemi agli studiosi, anche a quelli esclusivamente interessati alla musica e affatto a vicende personali e sentimentali. Ora, dopo la morte della Puccini, le porte della Villa di Torre del Lago saranno aperte a tutti e anche lì dentro entrerà finalmente aria nuova, oltre agli studiosi.  ( La Repubblica aprile 2018).

Ora, a distanza di tre anni appena dal primo volume dell'Epistolario di Giacomo Puccini,  sotto l'egida del Comitato  preposto alla 'Edizione nazionale delle opere di Giacomo Puccini', esce il secondo volume (degli otto complessivi previsti, più due di supplementi e documenti) nella cui prefazione si accenna ad un problema che anche noi suscitammo: la mancata pubblicazione del testo di alcune lettere inviate  dal musicista a sua moglie. Ora che Simonetta Puccini è morta, sarebbe opportuno che quelle lettere, in un prossimo volume, in speciale appendice vengano restituite agli studiosi nella loro integrità.
 Accenniamo, lodevolmente, ai pochi anni trascorsi fra la pubblicazione del primo e il secondo volume dell'epistolario pucciniano, perché in genere , in Italia, opere simili si sa quando si cominciano e mai quando e se si finiscono, perché le incompiute sono assai più frequenti delle opere completate, in ogni campo; anche se c'è da registrare che un paio di casi  analoghi, ma rarissimi fanno ben sperare. L'epistolario di Rossini ,  la cui pubblicazione altrettanto corposa ed impegnativa è stata felicemente portata a termine, a cura della Fondazione pesarese intitolata al musicista; e  l'epistolario di Bellini pubblicato di recente, con tutti i crismi della ricerca moderna, sempre dal benemerito editore  Leo S. Olschki di Firenze.

Questo secondo volume che va dal  1897 al 1901 - quando il musicista aveva  da 38 a 43 anni, sono segnati soprattutto, per la produzione musicale dalla composizione e debutto di Tosca, che avvenne all'Opera di Roma il 14 gennaio 1900, con successo e soddisfazione dell'autore, presente alle lunghe stancanti prove ed al battesimo del palcoscenico ( il musicista seguirà quasi sempre le prove dei successivi debutti di questa come di altre sue opere, per il timore che  non venisse rispettata la sua volontà).

A chi non è addentro alla musicologia e trova strano che un Epistolario possa far parte integrante della 'Edizione nazionale delle sue opere', va rammentato che dalle lettere oltre alle vicende personali si apprendono molte più cose, importanti, sulle opere, sulla scelta dei soggetti, sul rapporto con i librettisti, sulla composizione, strumentazione, su ripensamenti e modifiche della prima stesura, sulle cause alla base delle diverse versioni, ove  ve ne siano, sulla scelta di interpreti per il debutto in scena, sulla critica e la considerazione che di essa aveva un musicista.

Tale ricchezza di notizie è naturalmente in stretta relazione e dipendenza  dalla volontà di manifestarsi e raccontarsi dello scrivente. E Puccini  si racconta e molto, ed ama raccontarsi. Come attesta anche questo secondo volume che, sebbene ristretto ad un arco di tempo ridottissimo,  presenta una fitta corrispondenza che ha destinatari identici a quelli del volume precedenti,  parenti ed amici in primo luogo, ma ad essi aggiunge ora quelli di un musicista affermato ed in piena attività: editori, librettisti( ai quali chiede di continuo 'accomodi'. Il volume si apre, manco a farla apposta, con una richiesta di 'accomodi' al librettista Illica, per Tosca) impresari, interpreti.

 Nei cinque anni, oggetto del volume,  le lettere sono considerevolmente aumentate:855 ( il primo volume che copre l'arco di un ventennio ne contiene 784); come parallelamente sono anche aumentati i suoi corrispondenti, che hanno raggiunto le 165 unità.

 Anche la scrittura acquista  maggiore libertà. Puccini si esprime spesso in versi, spesso burleschi, acclude disegni e non si fa scrupolo di rivelare anche particolari pruriginosi nelle lettere ad amici - riferisce degli incontri con la famosa misteriosa Corinna,  giovane studentessa, con la quale avrà una relazione, conosciuta in treno mentre si recava a Torino per la messa in scena di Tosca, dopo la prima a Roma. All'amico Nomellini, senza pudore, parlando di Corinna, confessa :"A Torino troverò (combinata) un pezzo di vagina fresca  che spero mi farà dimenticare i miei 40 anni suonati".

Non mancano accenni alle grandi passioni di quegli anni, anzi di semrpe di Puccini: le macchine, dopo le biciclette,  i motoscafi, la caccia, oltre le donne naturalmente, e l'amatissima campagna di Torre del Lago, di cui sente grande nostalgia quando è lontano. Scrive alla sorella Ramelde: " Per me la campagna è un bisogno, è un'urgenza come quando scappa forte e c'è gente e non si può fare!"- immagine pesante ma efficacissima

 Non  meno interessante, relativamente a Tosca, la corrispondenza con il sacerdote  romano don Pietro Panichelli, riguardanti la musica sacra e le campane romane; a lui raccomanda alla vigilia del debutto dell'opera: " Gli amici di Roma, meno bataclan faranno intorno alla mia persona, più grato mi avranno"(Il termine 'bataclan' divenuto tragicamente famoso per la strage terroristica nell'omonimo locale parigino, era ben noto essendo anche il titolo di una operetta di Offenbach). A lui si apre confessando  elementi del suo carattere:" Io dopo le sacramentali tre recite ( se non mi fischiano alla prima), mi rendo latitante...Altro che banchetti, ricevimenti, visite ufficiali".

 Non sembra distogliere l'attenzione, anche in prossimità del debutto o di una ripresa di una sua opera dalle incombenza famigliari e dalla cura sempre vigile  che metteva  nella costruzione o ristrutturazione di case e ville - altra sua passione: 'mal del calcinaccio'. 

 In una lettera a Eugenio Checchi, suo amico, mentre lavorava a Tosca (" Ora ho fra le grinfie Tosca che m'attosca l'esistenza per le sue difficoltà..." traccia un breve profilo autobiografico, nel quale racconta - per sbadatezza e anche per la fretta -  che la sua inclinazione per la musica venne addirittura che aveva già 17 anni:" ...udendo l'Aida a Pisa mi si aprì lo sportello musicale". Il che è  lampantemente falso!

 Nelle lettere che chiudono questo secondo volume si accenna all'inizio dell composizione di Madama Butterfly.

Preziosi  oltre che ricchi e documentatissimi, gli apparati, oltre l' appendice che segnala otto lettere senza testo:Personalia - Localia e gli Indici di destinatari e nomi.

 Giacomo Puccini. Epistolario. Vol.II  1897-1901. A cura di Gabriella Biagi Ravenni e Dieter Schickling. Leo S. Olschki Editore. Pagg. 701. Euro 80,00)




lunedì 25 febbraio 2019

I giornalisti, non la politica, hanno combattuto corruzione, malaffare e le mafie



Condanna per il raid al Roxy bar, la solidarietà della Fnsi ai giornalisti insultati dai parenti di Casamonica

«Oggi più che mai è necessario continuare a dare forza e voce ai cronisti impegnati in quei territori e con loro alle associazioni e istituzioni che in questi anni hanno sempre contrastato mafie, corruzione e malaffare», commentano il segretario Lorusso e il presidente Giulietti.

I rappresentanti dei giornalisti davanti al Roxy bar della Romanina


Momenti di caos e urla contro giudici, pm e giornalisti in aula alla lettura della sentenza che ha condannato a sette anni di carcere Antonio Casamonica per l'aggressione in un bar della Romanina avvenuto il primo aprile dell'anno scorso. «Vergognatevi  schifosi, l'Italia fa schifo», hanno urlato i parenti di Casamonica., i quali, accompagnati fuori dall'aula dalle forze  dell'ordine, hanno poi minacciato e insultato i giornalisti: «Guai a voi se pubblicate le nostre foto».

«La sentenza di condanna a sette anni di carcere per Antonio Casamonica pronunciata oggi dai giudici del Tribunale di Roma conferma pienamente la veridicità, la serietà e il rigore delle inchieste condotte da molti giornalisti che da tempo avevano illuminato il 'metodo mafioso' dei clan di Roma, a Ostia come alla Romanina», affermano Raffaele Lorusso e Giuseppe Giulietti, segretario generale e presidente della Federazione nazionale della Stampa italiana.

«Ci dispiace dover ricordare – proseguono i vertici della Fnsi – che proprio per questa ragione molti cronisti hanno ricevuto insulti, minacce e querele temerarie. E anche oggi, nella giornata della sentenza, insulti e minacce sono risuonati persino nelle aule di Tribunale. Oggi più che mai è necessario continuare a dare forza e voce ai giornalisti impegnati in quei territori e con loro alle associazioni e istituzioni che in questi anni hanno sempre contrastato mafie, corruzione e malaffare».
@fnsisocial

Elezioni in Sardegna. Chi vince e chi perde. I Cinquestelle sono vivi e vegeti e in buona salute

I dati, comunque si voglia leggerli, sono inequivocabili. Il presidente della Regione viene dal Centrodestra, con il 48% dei voti; vince sul candidato del centrosinistra che si ferma al 33%, non supera la soglia dell' 11% il Cinquestelle. Fin qui le coalizioni, ad eccezione dei Cinquestelle che non vogliono allearsi con nessuno, perché 'tutti gli altri sono corrotti'.

 Se, invece, andiamo a vedere i voti che hanno preso i tre maggiori partiti,  il PD è in testa con oltre il 13%, segue la Lega con l'11% poco più,  ultimi i Cinquestelle con neppure il 10%, appena sopra il 9,  e poco più di Forza Italia, e, infine, Fratelli d'Italia che non raggiungono il 5%.


Per i Cinquestelle è la seconda batosta elettorale dopo l'Abruzzo, anzi la terza perchè nelle elezioni suppletive in Sardegna per sostituire  un parlamentare che aveva preferito la vela al parlamento - come dargli torto - quel seggio gli era stato sfilato dal candidato di centrosinistra; il Pd è al suo minimo storico nell'isola, pur risultando il primo partito; e la Lega che pensava di fare l'en plein , visto che il suo leader si era dato tanto da fare nelle settimane precedenti, sfoggiando una felpa  bianca con i quattro mori (della bandiera sarda), si è fermata sotto il 12%, riducendo quindi il divario con l'ex partito della coalizione di Centrodestra, Forza Italia.

Riflessi nel paese delle elezioni sarde? Belpietro ha titolato : sono sardi ma non sordi! che tradotto vorrebbe dire. i sardi non sono fessi. Ma non si capisce in ragione di quale risultato egli giunga a tale conclusione. Vuole forse dire che i Cinquestelle  ormai li hanno sgamati tutti; o forse che la Lega ha stravinto sul PD, stando alle dichiarazioni di Bullo-Salvini: Lega-PD, 6 a zero, come a dire gli abbiamo fatto 'cappotto'? E chiaro che Belpietro  intendeva  la vittoria della Lega e la débacle del PD, che aveva governato prima la regione, e quella realissima dei Cinquestelle.

 Riflessi non ce ne saranno. Per  quelle c'è da attendere le elezioni europee, ammesso che la coalizione al governo riesca ad arrivarci unita. Si hanno le assicurazioni di Conte, di Salvini e Di Maio. Anche se qualche scricchiolio si comincia a sentire: Grillo che di Di Maio dice che non è all'altezza, e Toninelli che  invita Tria ( sulla TAV) a non dire come stanno le cose, ma a stare al contratto di governo.

 Intanto Salvini ha già avviato la sua nuova campagna, sulla legittima difesa, visto che quella sui migranti è apparentemente chiusa - lui, attenzione, sceglie sempre  i piccoli passi ( piccolo uomo per piccoli passi): ma cosa importa al Paese se per una decina appena di casi ogni anno, si pone il problema della legittima difesa, mentre vi sono problemi che toccano buona parte dei cittadini e che attendono soluzione dal Governo del 'Cambiamemtno'? - i Cinquestelle con i loro compari si sono accaparrati i vertici di importanti istituzioni, come ISTAT e INPS e molte altre, che adesso non potranno più remare contro - il PD è ancora alle prese  con i panni sporchi di famiglia da lavare, in attesa delle prossime imminenti primarie.

Berlusconi, ormai fuori gioco, nonostante che si stia spendendo oltre misura per tornare a galla, per il 'bene del paese' come va dicendo e come diceva anche quando per la prima volta scese in campo - lui ai suoi interessi non ha mai badato, il successo imprenditoriale gli è piovuto dal cielo senza che lui abbia mai mosso un dito - invita l'alleato (sul territorio non al governo del paese) Salvini a staccare la spina e a  mandare a fondo i Cinquestelle, i quali nonostante 'godano buona salute' secondo il verbo di Di Maio, meditano cambiamenti, importanti cambiamenti e novità, preannunciati ed in arrivo entro 48 ore al massimo.

 Ma nè la Lega, nè i Cinquestelle, e neppure il PD che comunque è all'opposizione, si chiedono  quale novità gli italiani si attendono, l'unica novità attesa da tempo, e cioè il LAVORO. Altro che migrazioni, legittima difesa, reddito di cittadinanza, quota 100. Lavoro, solo Lavoro vogliono gli Italiani!

domenica 24 febbraio 2019

OSCAR. All'Italia solo la statuetta per la fumettista Sara Pichelli, nel team dei disegnatori del film d'animazione Spider-man

"Green Book" ha vinto l'Oscar come miglior film. nella 91esima edizione degli Academy Awards. L'Italia porta a casa l'unica statuetta in cui era candidata grazie alla fumettista Sara Pichelli.

Alfonso Cuaron ha vinto come miglior regista per il film "Roma" che è anche miglior film straniero, Rami Malek come miglior attore protagonista per il film "Bohemian Rhapsody". e Olivia Colman come migliore attrice protagonista per il film "La favorita".

A 'Green Book' è andato anche l'Oscar per la migliore sceneggiatura non originale

Sara Pichelli, marchigiana, classe 1983, era candidata per "Spider-man: Into the spider-verse", miglior film d'animazione. La Pichelli, nel team dei disegnatori della pellicola diretta da Bob Persichetti, Peter Ramsey e Rodney Rothman, era l'unica italiana nominata. E' lei che ha disegnato Miles Morales.

La lingua italiana è la quarta più studiata al mondo, prima del francese ( da Il Sole 24 Ore)

Stilare una classifica delle lingue più parlate al mondo non è facile intanto perché è praticamente impossibile conoscere il numero preciso delle persone che parlano una determinata lingua perché, prima di tutto, è difficile stabilire qual è la vera differenza tra lingua e dialetto. Poi bisogna tenere conto di quale istituzione rileva i dati e del momento storico in cui essi vengono raccolti, perché i numeri possono variare molto tra una rilevazione e un'altra.
Fatte queste precisazione vediamo quali solo i risultati della classifica 2018 stilata da Ethnologue, pubblicazione cartacea ed elettronica del SIL International, che prende in analisi migliaia di lingue nel mondo fornendo per ognuna di esse il numero dei parlanti, le regioni di diffusione, i dialetti, le affiliazioni linguistiche.

Anche perché questi dati ci riservano una bella sorpresa su scala mondiale, infatti, dopo inglese, spagnolo e cinese, l'italiano è la quarta lingua più studiata, prima del francese. Una classifica ormai consolidata dal 2014-2015, quando lo studio dell'italiano ha registrato un boom, passando da 1,7 milioni di studenti (2013-2014) a più di 2 milioni il biennio dopo. L'italiano è sempre al quarto posto per l'anno accademico 2016/17, con 2.145.093 studenti raggiunti in 115 paesi tramite gli Istituti Italiani di Cultura.
Se invece si focalizza lo studio alla sola Unione europea vediamo che per il 97,3% degli alunni delle scuole secondarie l'inglese è parte integrante dei programmi scolastici. Sempre secondo il rapporto della Commissione Europea del 2017, il francese è al secondo posto come lingua straniera studiata dal 33,8% degli alunni, seguita dal tedesco, seconda lingua straniera scelta dal 23,1% degli studenti europei, poi lo spagnolo (13,6%), il russo (2,7%) e l'italiano (1,1%).
Una classifica diversa se si concentra sulla sola Italia, dove dietro l'inglese le lingue straniere più studiate risultano essere il francese (72,3%), lo spagnolo (18,8%) e il tedesco (8,7%). Tuttavia questo trend è in rapida evoluzione e in molte scuole italiane lo spagnolo sta diventando la seconda lingua straniera scelta dagli studenti, al posto del francese. In Italia, sia all'università che nel contesto di scuole private si registra anche un crescente interesse verso il cinese mandarino e un interesse nascente per l'arabo.
Per quanto riguarda la lingua parlata al primo posto della classifica per numero di parlanti c'è l'inglese, utilizzato da un miliardo 190 milioni di persone, il 17% della popolazione mondiale. Al secondo il cinese mandarino parlato da un miliardo 107 milioni di individui, il 15,8% della popolazione del pianeta. Al terzo posto arriva l'hindi-urdu, lingua parlata da 697,4 milioni di persone. A seguire spagnolo (512,9 mln), arabo (422 mln), francese (284,9 mln), malese (281 mln), russo (264,3 mln), bengalese (261,8 mln) e portoghese (236,5 mln). L'italiano è invece al 21° posto della classifica, con oltre 67 milioni di parlanti e un interessante primato. Per via della forte emigrazione di italiani all'estero, è quella che viene parlata come madrelingua in più paesi, 26 in tutto.

Quando si guarda invece al numero di persone madrelingue, la classifica cambia: il primo posto va al cinese mandarino con 908,7 mln, al secondo c'è lo spagnolo, madrelingua per 442,3 mln, seguito dall'inglese (378,2 mln), hindi-urdu (329,1 mln), bengalese (242,6), portoghese (222,7), russo (153,9), giapponese (128,2), giavanese (84,3) e cinese wu (80,7).

Pluralismo nell'informazione televisiva all'epoca dei sovranisti.Richiamo dell'AGCOM

Pluralismo, l'Agcom richiama Rai e Sky al rispetto delle regole

All'azienda di servizio pubblico il Garante ribadisce che la programmazione informativa deve prevedere 'effettiva parità di trattamento tra soggetti politici' e assicurare il contraddittorio tra le diverse posizioni. A SkyTg24 i tempi fruiti dai soggetti politici e da quelli istituzionali nel mese di gennaio 2019 sono risultati 'non in linea con il tenore della raccomandazione di dicembre'.
Pluralismo, l'Agcom richiama Rai e Sky al rispetto delle regole


La programmazione informativa delle testate Rai non si è 'del tutto uniformata a quanto evidenziato con la raccomandazione dello scorso dicembre, sotto il profilo della completezza informativa e del contraddittorio'. Questa la motivazione con cui il Consiglio dell'Agcom ha deciso, anche alla luce delle prescrizioni in tema di pluralismo previste dal nuovo contratto di servizio, di rivolgere un richiamo alla Rai 'per una effettiva parità di trattamento tra soggetti politici che devono fruire di tempi adeguati rispetto alla loro rappresentanza parlamentare, avendo cura di assicurare che la presenza degli esponenti istituzionali sia funzionale alla completezza dell'informazione sulle iniziative del governo'.

I dati esaminati sono quelli relativi a gennaio 2019. Nel suo richiamo, il Garante fa espresso riferimento all'esigenza del contraddittorio tra le posizioni delle diverse forze politiche, necessario, rileva, 'per consentire al cittadino-elettore di cogliere le ragioni che animano le varie opinioni in campo'. Anche alla luce di alcuni esposti pervenuti, il provvedimento chiarisce inoltre che 'deve essere sempre garantito uno spazio adeguato alla rappresentazione dei punti di vista alternativi sulla medesima tematica, in ossequio al principio della trasparenza dell'informazione.'

ll monitoraggio condotto dall'Agcom ha poi evidenziato alcune criticità in relazione al programma 'TGPost' di Rai2 del 21 febbraio 2019 per il riferimento da parte della conduttrice ai sondaggi relativi al voto in Sardegna.

Nel mirino dell'Autorità anche Sky, a cui il Consiglio ha rivolto un richiamo per i tempi fruiti nei notiziari dai soggetti politici e da quelli istituzionali nel mese di gennaio 2019, 'non in linea con il tenore della raccomandazione di dicembre'.

Premier Conte: il governo durerà cinque anni, non ci sarà una manovra bis, e neppure una patrimoniale. Il 2019 sarà un anno bellisssimo

"Il Governo durerà cinque anni, non ci sarà unamanovra bis, e neanche una patrimoniale.Il governo terrà: anche dopo le Europee. Ho visto che Fitch ci classifica come Paese stabile con prospettive negative legate soprattutto all'instabilità politica; addirittura ipotizza elezioni anticipate in questo 2019. Sinceramente, questa instabilità non riesco proprio a vederla. Per questo rimango convinto che andremo avanti. La spinta per il cambiamento e le riforme non si è ancora esaurita». Il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, in un colloquio con il Corriere della Sera afferma di non vedere «scosse né dopo il voto in Sardegna, né dopo le Comunali in Sicilia», né «dopo le Europee».

«Forse, e sottolineo forse, perché la campagna elettorale sarà lunga, durerà fino a maggio inoltrato», osserva, «potrebbe anche accadere che le forze della maggioranza possano ricevere un consenso proporzionalmente diverso rispetto alle Politiche del 4 marzo di un anno fa. Ma se anche accadesse, questa esperienza di governo non ne risulterebbe condizionata». Il premier risponde poi sull'avvitamento dell'economia e sulla reputazione internazionale dell'Italia: «So quanto costa e quanto sia insidioso ignorare gli effetti di uno spread alto: per i nostri conti, per gli investimenti, e per la stessa credibilità internazionale dell'Italia. Ma non può essere un totem che condiziona ogni scelta di politica economica». «È da escludersi», aggiunge, «l'imposizione di una patrimoniale. E escludo una manovra correttiva, anche perché è stato inserito il meccanismo cautelativo».

Corsi di Jazz cancellati nei Licei musicali. Comunicato di protesta del Coordinamento nazionale musicisti jazz

                                                                  Comunicato 
Coordinamento nazionale per il ripristino del Jazz nei Licei Musicali – Abbiamo seguito il Question Time del Senato e siamo profondamente delusi che la battaglia che portiamo avanti da quasi due anni sia ritornata a un nulla di fatto.
Il ministro Bussetti ha detto molte inesattezze frutto di grande incompetenza in materia: innanzitutto è partito dal presupposto che il jazz sia un percorso specialistico e che al liceo si insegnino gli strumenti nella loro genericità. Di fatto non è così perchè l’insegnamento è dato solo a docenti di classica che fanno a loro volta studiare agli allievi “musica classica”: ma il Ministro come può ignorare che anche questa è una specificità? Ancora a danno, propone di inserire tutti nella A-55, sia classici che jazz.
Un bel minestrone che lede la dignità di entrambi gli insegnamenti con conseguenze irreparabili sulla qualità dei percorsi e sulla formazione degli studenti italiani (coloro che pagheranno il prezzo maggiore). Ciò che ci contraddistingue maggiormente come percorso di studi sono le tecniche improvvisative. Nella classica non è minimamente ponderato. Per fare un paragone: è come se Bussetti avesse proposto di accorpare tutti gli insegnanti di lingue insieme nella stessa classe di concorso a prescindere che insegnino inglese o francese…un’unica classe di concorso denominata “Lingue”.
Oltre a questo, uno strumento come il basso elettrico, a quale strumento classico lo associamo??? Inoltre, attualmente i programmi del concorso per gli strumenti musicali sono esclusivamente su contenuti di musica classica (nel Decreto è specificato: dal barocco al contemporaneo), quindi anche se a detta di Bussetti potremo accedervi, saremo di fatto penalizzati perchè sarebbe come far fare il concorso a un laureato in inglese su francese. Ve lo immaginate un cantante jazz che deve essere valutato per come canta un’aria d’opera? Pretendiamo allora anche il contrario: al concorso facciamo suonare ad un musicista classico un brano jazz (con improvvisazione inclusa) e con giudizio espresso però da una commissione di musicisti jazz. E se anche qualche jazzista per assurdo superasse il concorso, come è cosa mai potrà insegnare ad un ragazzo che vuole invece studiare classica? viceversa: cosa insegnerà un classico ad un ragazzo che vuole studiare jazz? Nonostante ciò il Ministro, confermando la sua desolante ignoranza in materia, mescola tutti i docenti nella stessa classe di concorso.
Dunque, abbiamo capito che il prossimo anno scolastico, i ragazzi non potranno, per la seconda volta, iscriversi agli strumenti jazz. Alcuni di loro ci hanno contattato piangendo dopo aver ascoltato la risposta sconcertante di Bussetti. Lui ha detto che “attenzionerà la questione degli strumenti jazz” ma nell’ambito di una riforma più grande sui licei musicali…ci sembra una promessa di Pulcinella: si doveva intervenire subito. 
La prima conseguenza sarà la riduzione degli iscritti ai corsi di jazz in Conservatorio in quanto solo chi potrà permettersi un insegnante privato potrà avere la preparazione adeguata per accedere all’esame di ammissione. Ci dissociamo quindi dalle affermazioni del Ministro che non conosce evidentemente a sufficienza il campo dell’istruzione musicale credendo che l’unica differenza tra “jazz” e “classica” sia solo una questione di repertorio e supportiamo invece la richiesta che oggi la Senatrice Loredana Russo ha esteso al Ministro. La ringraziamo quindi per averci messo la faccia e ringraziamo anche tutti gli altri Senatori ed Onorevoli che hanno sottoscritto l’ interrogazione. In Conclusione, conveniamo purtroppo che il Ministro è come se avesse affermato che esistono diplomi Afam di serie A e altri di serie B.
I diplomati classici potranno insegnare in molti ordini e gradi della scuola, mentre i jazzisti solo al Conservatorio dove per altro non serve una laurea per insegnare, ma altri parametri come i titoli artistici. Emerge quindi un’altra amara considerazione : il Ministro Bussetti non si è reso conto di aver messo in discussione, screditando, il valore dei nostri diplomi jazz a causa della incostituzionale disparità di trattamento che stiamo subendo ; aumentando di conseguenza l’attrito tra diplomati classici e jazz e generando una “guerra tra poveri”.
Non è quindi cambiato nulla. Il problema resta politico. Gli avvocati continueranno a guadagnare portando avanti vertenze per colpa di vuoti legislativi volutamente incolmati e i tribunali continueranno a produrre sentenze personali che non aiuteranno a cambiare la situazione di una classe di insegnanti, ma a seconda dell’esito positivo o negativo della sentenza aiuteranno talvolta uno o porteranno talvolta svantaggio ad un’altro senza un filone legislativo che abbia un senso logico. La questione quindi non finisce qui. Adesso siamo più arrabbiati di prima.

Il Futuro di Riccardo Muti ( Valerio Cappelli sul Corriere della Sera)

" Non accetterò altre direzioni musicali ( dopo quella della Chicago Symphony Orchestra che terminerà nel 2022, ndr.), ridurrò un pò l'attività didicandomi all'insegnamento, continuerò a lavorare con le poche orchestre che prediligo. Qualche opera la farò ( solo con sua figlia Chaira, regista? ndr), ma preferisco in forma di concreto, non ho più voglia di perdere tempo a convincere un regista, com'è successo nel Don Pasquale, che 'mi volete fiera', non significa bestia feroce. La vita è troppo breve. Se ho un rimpianto per un'opera mai diretta? Tristano e Isotta".

" Sono orgoglioso di essere italiano, ma la parola cultura che prima era stata abusata perdendo di significato, è quasi sparita. C'è una corsa al godimento immediato. La lettera di Mattarella ( il presidente ha scritto al direttore in occasione dell'esecuzione della Sinfonia n.9 del compositore americano William H.Schuman, scritta nel 1967, sotto l'impressione della visita alle Fosse Ardeatine,a 75 anni dal tragico eccidio nazista ndr.) è un segnale che dovrebbe essere accolto da chi la politica la fa tutti i giorni".

EDITORIA: tensioni Governo -INPGI. Il Governo attende di mettere i suoi uomini nell'Istituto di Previdenza dei Giornalisti

FOCUS Editoria, tensione governo-Inpgi. Crimi: "Nessun intervento prima degli Stati generali dell'informazione". Ai giallo-verdi non è stata data ancora la possibilità di inserire nel Cda della Fondazione uomini di propria fiducia, che possano fare il quadro completo della situazione dell'istituto, riferiscono fonti qualificate della maggioranza. Spiegando che questo è un elemento di forte irritazione dell'attuale governo, che si è visto recapitare delle proposte - presentate come risolutive dei gravi problemi economici - prima ancora di poter capire, dall'interno, come 'stanno davvero le cose'.

di Dario Borriello/lapresse





Milano, 23 febbraio 2019 -  Sale forte la tensione tra governo e Inpgi. Al punto che sembra ormai essersi creato un solco con l'istituto di previdenza dei giornalisti, già alle prese con importanti difficoltà a far quadrare i bilanci, mentre l'esecutivo continua a prendere tempo in attesa che le proprie richieste di "cambiamento" vengano attuate. Il clima è difficile, come confermano le parole del sottosegretario con delega all'Editoria, Vito Crimi, durante una tavola rotonda con il presidente dell'Ordine dei giornalisti, Carlo Verna, e altri esponenti della categoria, a Torino, per l'ultima edizione del Festival di giornalismo alimentare. Sollecitato sul tema pensionistico, in particolare sulla proposta dell'istituto di allargare la base di contribuenti anche ad altre figure di operatori della comunicazione, l'esponente M5S ha stoppato ogni discorso: "Siamo pronti e prendere in mano il dossier Inpgi, anche per un eventuale allargamento ai comunicatori", ma di tutto si discuterà agli Stati generali dell'informazione, che si apriranno a marzo e dureranno qualche mese, proprio per passare al vaglio tutte le problematiche della professione giornalistica. Il punto di caduta del braccio di ferro è l'impossibilità per Crimi, dunque per il governo, di nominare i propri rappresentanti nel Consiglio di amministrazione dell'Inpgi. Per legge, infatti, due dei 16 membri del board devono essere indicati dal ministero del Lavoro e delle politiche sociali e dalla Presidenza del Consiglio dei ministri. Al momento, però, in quei ruoli ci sono, rispettivamente, Mauro Marè e Antonio Funiciello, scelti nella scorsa legislatura. Ai giallo-verdi, dunque, non è stata data ancora la possibilità di inserire uomini di propria fiducia, che possano fare il quadro completo della situazione dell'istituto, riferiscono fonti qualificate della maggioranza. Spiegando che questo è un elemento di forte irritazione dell'attuale governo, che si è visto recapitare delle proposte - presentate come risolutive dei gravi problemi economici - prima ancora di poter capire, dall'interno, come 'stanno davvero le cose'.Al momento, quindi, il dialogo tra istituzioni e Inpgi, è pressoché nullo. O, quantomeno, prossimo allo zero. Il tempo, intanto, scorre e i problemi restano ancora senza una soluzione. Crimi si dice pronto a sedere al tavolo delle trattative per vagliare tutte le proposte che saranno messe in campo, ma prima attende un gesto 'distensivo' da parte dei vertici dell'istituto di previdenza e dai membri del suo Cda. Le parti, dunque, sono decisamente lontane e la preoccupazione del settore cresce sempre di più. (LAPRESSE)





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Governo e Parlamento: il salvataggio dell'Inpgi è una priorità. I giornalisti pensionati e attivi  devono guardare al futuro con serenità.















18.2.2019 - Occupazione e Inpgi sono i due grandi problemi del nostro mondo, che devono essere affrontati con urgenza dal Governo e dal Parlamento. Il giornalismo è il cuore della democrazia. Una categoria ha costituzionalmente diritto alla pensione: i giornalisti, dopo anni di lavoro  e di contributi versati all'ente di riferimento, non possono ridursi a vivere con l'assegno sociale. L'Inpgi, senza costi per l'erario, può essere trasformato nel polo previdenziale del giornalismo e  della comunicazione a meno che il Governo e il Parlamento non decidano di farlo assorbire dall'Inps come è avvenuto nel recente passato per Inpdai, Inpdap ed Enpals.

sabato 23 febbraio 2019

Caso VIRGINIA RAGGI a Roma. LA FORTUNA AIUTA GLI INCAPACI?

C'era da spazzare i marciapiedi a Roma, ma la Raggi non aveva i soldi per farlo. I cittadini  le hanno dato una mano ed hanno spazzato a loro spese, per non lasciare  i marciapiedi prospicienti le loro abitazioni  pieni di cartacce, foglie secche e cacche di cani.

 Le strade di Roma  sono le prime al mondo per buche  al metro quadro? Arriva l'esercito od anche i vigili pronti con bitume e pala a tapparle.

Parchi e giardini sono diventati delle foreste, animali compresi, per l' erba incolta e gli alberi bisognosi di cure? Arrivano i carcerati, in gruppi, pronti a provvedere (aiutati da cittadini che regolarmente si accordano, muniti di ramazze e sacchi, per raccogliere ogni genere di rifiuti che altri cittadini buttano, incivili)

 E poi c'è il verde di Roma: centinaia di migliaia forse milioni di alberi di ogni tipo che da qualche anno attendono che il servizio giardini se ne prenda cura. Questa ricchezza di alberi di ogni genere  è per la sindaca incapace, una sciagura. perchè gli alberi non possono attendono il sevizio giardini e quindi  quando non reggono più il peso delle chiome ed anche degli anni, cadono a terra, come è accaduto, per l'ennesima caso, anche  oggi  all'Acqua Acetosa, dove tre pini che facevano la guardia ad un ingresso degli impianti sportivi, a causa anche del vento, sono precipitati uno sull'altro. Per fortuna senza vittime.
 Anche in questo caso, però, la fortuna è venuta  in soccorso dell'incapace sindaca. Il vento che sta spirando forte in queste ore ha disseminato i lungotevere e i viali alberati di  rami di ogni genere e misura, effettuando le piccole potature , senza aspettare che lo facciano  i potatori comunali.

 Solo che hanno creato qualche problema ai poveri  motociclisti e autisti, costretti  ad evitare oltre le buche  anche i rami. Non si può pretendere che Virginia Raggi faccia tutto quello di cui i cittadini hanno bisogno.  Che paese è il nostro?
 Se dopo il vento arriverà anche la pioggia, le strade torneranno pulite, anzi lavate. E la sindaca sarà soddisfatta.

La scuola manifesta contro il governo. Un migliaio a MIlano i manifestanti, ma tanti altri in diverse città italiane

Un migliaio di studenti sono scesi in piazza a Milano per protestare contro le politiche del governo sulla scuola e contro il nuovo esame di maturità, cambiato ad anno in corso. A darsi appuntamento, oltre quindici istituti superiori, con loro anche alcuni studenti universitari, che hanno sfilato per le vie del centro fino ai giardini della Guastalla. Sul viso e al collo i fazzoletti rossi, come simbolo della Resistenza, richiamata anche sullo striscione in prima fila: "Fino a che non sarò spento contro il vostro cambiamento". Qualche momento di tensione, con spintoni e scudi della polizia sollevati, quando una parte del corteo ha provato a percorrere un tratto non autorizzato: un gruppetto di ragazzi è stato identificato e poi lasciato andare.

"Invece di pensare all'edilizia il governo preferisce politiche repressive, come il controllo con i cani antidroga a scuola, e non investono sulla qualità dell'insegnamento. Si pensi alla maturità, dove hanno eliminato la tesina per farla diventare una specie di quiz televisivo", hanno spiegato alcuni ragazzi in corteo. Ma alle questioni scolastiche si sono intrecciati anche temi politici e sociali. A poca distanza dalla Prefettura i ragazzi si sono seduti a terra e hanno osservato un minuto di silenzio per le vittime del Mediterraneo, che è stato anche uno dei temi al centro della settimana di autogestione del liceo Manzoni - organizzatore della protesta - in cui si è discusso del decreto Sicurezza "insieme anche a esperti esterni, come avvocati, persone che lavorano nei centri di accoglienza e professori universitari", racconta Nicolas.

Arrivati ai giardini della Guastalla, dopo un sit-in, alcuni studenti hanno deciso di proseguire per tornare al Manzoni. Ma quest'ultimo tratto di corteo non era autorizzato, così in viale Montenere la polizia si è schierata per respingere gli studenti: non ci sono stati feriti, ma qualche strattone. Una volta identificato il gruppetto di ragazzi trattenuti, la polizia li ha lasciati andare e il corteo si è sciolto.

venerdì 22 febbraio 2019

Non Bullo-Salvini ma, eventualmente, Macchietta-Toninelli rischierebbe un processo per la Sea Watch

Matteo Salvini non ha mai dato l’ordine di chiudere il porto alla Sea Watch, la nave umanitaria ripartita ieri dopo tre settimane di stop a Catania, dove il 31 gennaio erano stati fatti sbarcare 47 migranti. Non solo, il ministro dell’Interno non ha neanche vietato lo sbarco dei minorenni dalla nave quando è stata tenuta alla fonda a Siracusa. E questo nonostante il vicepremier leghista avesse ribadito più volte che «in Italia i porti - lo aveva assicurato anche il 23 gennaio mentre la nave si avvicinava alla Sicilia – sono chiusi». A smentire, ancora una volta, sono i documenti ufficiali, come già rivelato da "Avvenire" lo scorso 8 gennaio. Carte che però suscitano domande nuove sulla reale catena di comando che parte dal governo e arriva all’ultimo ufficiale delle Capitanerie di porto.

Rispondendo a una «istanza di accesso civico», la Direzione centrale dell’immigrazione presso il Dipartimento della Pubblica sicurezza, precisa che il ministero «non ha prodotto e non detiene alcun provvedimento/comunicazione trasmesso alla nave Sea Watch». Non ci sono atti «aventi a oggetto il divieto di approdo nei porti italiani», rivolto alla nave dell’organizzazione non governativa tedesca.

Non è l’unica notizia. A bordo della Sea Watch c’erano 15 adolescenti non accompagnati a cui si era interessato il Tribunale dei minorenni di Catania, che era intervenuto nominando un tutore e sollecitandone lo sbarco. Neanche di questo al Viminale c’è traccia. Non risulta siano mai partite indicazioni riguardo «provvedimenti in risposta alla richiesta di sbarco dei minori dalla Procura presso il tribunale dei minori di Catania». La risposta alla richiesta dell’avvocato Alessandra Ballerini è firmata da Massimo Bontempi, direttore della Direzione centrale dell’immigrazione e della Polizia delle frontiere. Analoga istanza è stata depositata presso il ministero delle Infrastrutture, che non ha ancora risposto. Nella domanda Ballerini fra l’altro chiedeva di avere copia degli atti con cui era stato disposto, come preannunciato a mezzo stampa, «il divieto di approdo della nave nei porti italiani».

Tecnicamente, dunque, il ministro Salvini non ha avuto alcuna responsabilità e, sempre dai documenti ufficiali, non c’è traccia di un suo intervento. Nel caso in cui venisse avviata un’inchiesta sulle modalità di trattenimento dei migranti, rischierebbero di finire nel tritacarne non il Viminale, ma Danilo Toninelli e il ministero delle Infrastrutture con i militari della Guardia costiera che coordinano gli interventi. Matteo Salvini, che certo non ha mancato di esprimere indicazioni «politiche» pur senza metterle per iscritto, verrebbe graziato ancora una volta per merito degli esponenti M5s che invece avrebbero tradotto nero su bianco, assumendosene la responsabilità, ordini di cui al Viminale non c’è traccia.

Ieri intanto la Guardia costiera di Catania ha permesso la partenza della Sea Watch3 verso il porto di Marsiglia, dove sarà sottoposta agli interventi di manutenzione annuale. «Da due giorni l’Olanda aveva notificato il permesso» per salpare «ma l’Italia ha procrastinato la partenza», dunciano dall’Ong. Le autorità italiane ed olandesi hanno «abusato del loro potere ispettivo» pur «di impedire l’attività di soccorso in mare», dice Giorgia Linardi, portavoce italiana dell’organizzazione umanitaria. E non è escluso che l’Ong faccia ricorso alle vie giudiziarie contro chi ne ha bloccato l’attività

Sea Watch, Salvini: "I porti sono e rimangono chiusi, mi arrestino pure" (CorriereTv)

L'Agenzia FITCH conferma la tripla BBB (e il Governo esulta), e prevedere elezioni entro il 2019, a causa delle differenze ideologiche fra i contraenti e le conseguenti tensioni in aumento

Fitch ha confermato il rating sull'Italia a BBB. L'outlook è negativo. Il rating BBB e l'outlook negativo, spiega Fitch, "riflettono l'elevato livello del debito pubblico e l'assenza di interventi strutturali sui conti pubblici, la debolezza della qualità degli asset del settore bancario e la bassa crescita del Pil, l'aumento dei rischi e dell'incertezza politica e i conseguenti rischi al ribasso nelle nostre proiezioni sul debito pubblico".

E ancora, l'agenzia di rating spiega che "le differenze ideologiche tra il Movimento Cinque Stelle e la Lega probabilmente aumenteranno queste tensioni" e considera concreta la prospettiva di elezioni anticipate. "Non ci aspettiamo che il governo italiano duri l"intero mandato e vediamo un aumento delle probabilità di elezioni anticipate dalle seconda metà di quest"anno", fa sapere Fitch.
Reddito di cittadinanza, fissato salario minimo. Sopra obbligo di accettare il lavoro.

Nonostante il giudizio dell'agenzia di rating, il governo minimizza. "Le valutazioni di Fitch confermano la solidità economica del nostro Paese e, come era prevedibile, risentono del rallentamento economico transitorio che sta investendo tutto il continente europeo", si legge in una nota della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Che continua: "Andiamo avanti con la strada tracciata nella manovra per assicurare sviluppo ed equità sociale all'Italia, prestando attenzione ai rischi provenienti dal contesto internazionale. I fondamentali economici del Paese, cioè i conti con l'estero, la solidità finanziaria delle famiglie, la loro capacità di risparmio, la tenuta dell'occupazione, la riconquistata forza del sistema bancario, sono solidi.

Su questa base, nella seconda parte dell'anno le nostre misure di politica economica e il miglioramento del quadro macroeconomico internazionale daranno impulso alla ripresa che alimenterà la crescita ben oltre il 2019. Siamo certi dell'impatto positivo sulla crescita e sulla produttività che avranno il corposo piano di investimenti pubblici, le riforme strutturali adottate a sostegno degli investimenti privati, le misure fiscali in favore delle imprese e il potenziamento del sistema di reinserimento al lavoro associato al reddito di cittadinanza".