Eravamo a conoscenza della difficoltà, anzi impossibilità, per molti politici, alla fine del mandato parlamentare, di trovare lavoro, specie quelli che di lavoro non ne hanno fatto mai alcuno. E perciò non ci siamo mai meravigliati del fatto che, sempre alla fine del mandato, venisse loro data una specie di buonuscita per il loro 'reinserimento' (per la maggior parte, diciamo anche :inserimento) nel mondo del lavoro.
Non ha fatto eccezione - avrebbe dovuto per la giovane età, o per l'appartenenza ad un movimento che è (era) contro il sistema? - Di Battista che ha saltato un giro nella candidatura da parlamentare, ed è volato in America, con la giovane moglie e prole, giustificandosi che non può essere la politica considerata nè un mestiere, nè 'a vita', e che fa bene ogni tanto cambiare aria, anche per ritemprarsi.
Da Chicago, dove attualmente sembra risiedere per il suo sabbatico da parlamentare, ha fatto sapere che ha ricevuto la buonuscita per fine mandato, in prospettiva di un suo reinserimento nel mondo del lavoro (che era quello della cooperazione internazionale), che ammonta a 48.000 Euro circa.
Ma ha fatto sapere anche, per la gioia nostra e delle casse dello Stato (o del fondo dei Cinquestelle per le piccole aziende) che quella somma, che gli avrebbe fatto comodo ora che ha famiglia e non ha più il ricco stipendio da parlamentare, l'ha devoluta a quel fondo, istituito dal suo Movimento, per aiutare le piccole e medie aziende bisognose. Bravo Di Battista!
Ma visto che il Movimento, giustamente, dice di voler far guerra ai vitalizi, privilegio per privilegio, perchè non cancella anche quest'altro privilegio?
A nessuno, quando cambia lavoro, perchè lo perde, ed è in cerca di un altro, danno una buonuscita di reinserimento che per Di Battista, ammonterebbe a quasi due annualità di un lavoratore normale che perde il lavoro.
Se uno alla volta, ma non lentissimamente, si cancellassero i tanti privilegi che la politica si è attribuita alla faccia dei cittadini, anche l'Italia potrebbe diventare un paese migliore.
P.S. Ad esempio, perché non mettono mano anche alle retribuzioni delle figure apicali di enti pubblici e assimilati, che godono di finanziamenti parziali o totali da parte dello Stato?
Lo spreco di denaro pubblico, dunque anche del nostro, di chiunque di noi vive in questo paese e paga le tasse, è evidente nel caso del direttore generale della Rai - la più grande istituzione culturale del paese, con 13.000 dipendenti circa - che percepisce, a seguito del tetto stabilito per legge, lo stesso stipendio del sovrintendente dell'Accademia di Santa Cecilia - la più piccola, per dimensione di personale ( 300 unità circa, con dirigenti strapagati, ed una direzione artistica superaffollata) fra le Fondazioni liriche italiane - e cioè 240.000 Euro circa. Il sovrintendente dell'Accademia non può attribuirsi lo stesso stipendio del direttore generale della Rai. Questo lo capiscono tutti. E, allora, cosa si aspetta a mettere fine a tale evidente spreco e dilapidazione di danaro pubblico? Dei nostri soldi neanche un Euro vorremmo che andasse nelle tasche di chi non lo merita in tale misura, come nel caso del Sovrintendente dell'Accademia ceciliana.
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