Se lo intervistano anche in un inserto di cucina perché la leggi l'intervista a Riccardo Muti? Confessiamo che avremmo potuto benissimo farne a meno, anzi evitarla accuratamente. Ma non lo abbiamo fatto per una ragione semplicissima. Perché lui ha vissuto la gioventù in Puglia, a Molfetta, dove suo padre era medico, e dove anche noi per qualche anno abbiamo studiato; e perchè, scorrendo l'intervista, abbiamo sperato fino alla fine di trovarvi qualche ricetta alla quale ancora oggi ci rimandano ricordi di sapori e profumi di una volta. Come quelli dei mandarini che 'facevano' Natale ai suoi tempi, mentre oggi le 'clementine', bastardo incrocio di agrumi, non profumano più di nulla.
Ha ragione Muti, perché quegli stessi odori noi li abbiamo sentiti, anche di recente, a L'Aquila, prima che il terremoto la distruggesse, girando per il mercatino in Piazza Duomo, dove sbarcavano con i loro fagotti tanti contadini veri che scendevano dalle montagne con il carico di verdura, frutta, pane e prodotti caseari, che profumavano come nessuna frutta o verdura o pane o formaggi profumano più in città. Certo capiamo Muti che ricorda ancora il profumo e la bontà delle parmigiana di melanzane che gli preparava la nonna di Napoli. Però poteva almeno rivelarci i segreti di quella parmigiana... avremmo avuto una ragione per giustificare un direttore d'orchestra noto in tutto il mondo che si presta a parlare di cucina.
Per fortuna, qualche giorno dopo l'intervista di Repubblica, arriva il bis con il Corriere e l'immancabile Cappelli, che è volato a Chicago per intervistarlo, alla fine dell'ultimo concerto di stagione della Chicago Symphony Orchestra, mentre i giornalisti di Repubblica, più risparmiosi, erano andati e tornati da Torino ( dove però ha diretto la 'sua' Orchestra Cherubini, con la quale è sempre disposto a fare qualche eccezione anche in Italia) in giornata.
Cappelli ci rivela molte cose di Muti - i due si conoscono bene, e il direttore al giornalista confessa cose che a nessun altro direbbe mai. Come ad esempio che sta facendo pace con l'Italia, che sta per dirigere all'Opera di Firenze, dove iniziò, molti decenni fa, la sua carriera, e che inaugurerà la stagione del Teatro San Carlo a Napoli - sua seconda patria dopo Molfetta - dove dirigerà Mozart, affiancato per la regia da sua figlia Chiara. Lui non dirige da nessuna parte, anzi non vuol dirigere da nessuna parte, ma se c'è anche sua figlia lo fa.
Dunque pace fatta con l'Italia? Sì e no. Con l'Italia di Firenze e Napoli sì, per le ragioni suddette, ma con Roma e Milano ancora no, la ferita sembra ancora fresca e non si è rimarginata, nonostante egli, figlio di medico, dovrebbe sapere che esistono farmaci che aiutano ed accelerano la cicatrizzazione di una ferita.
Che aspetta ad applicarle alla sua, tornando, ad esempio, all'Opera di Roma - dove continua a figurare come 'direttore onorario a vita', che è quasi una barzelletta! - ed anche alla Scala, dove il sovrintendente Pereira aveva fatto capire che Muti avrebbe diretto il Concerto di Natale, ed invece il direttore lo ha smentito, per bocca di Cappelli, senza possibili futuri pentimenti.
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