Tutto il mondo conosce un gioco, perchè assai praticato a tutte le latitudini geografiche sociali e politiche: lo SCARICABARILE. In Italia pio è una specie di gioco 'nazionale'. Mai che nessuno si assuma le responsabilità proprie, quale che sia il problema, la responsabilità è sempre di qualcun altro. Per i meriti , invece, il gioco non piace. E, infatti, i meriti se li attribuiscono tutti, persino quelli di passaggio nei paraggi per caso.
Ma da quando è andato al potere il governo gialloverde, 'presieduto', soi disant, da Giuseppe Conte - mentre si sa che lo presiede una coppia, nè omosessuale nè di sposi, e cioè Di Maio e Salvini - tutti i membri del governo giocano al CARICABARILE; si attribuiscono, facendosene carico, responsabilità che la legge concede ad altri membri del gabinetto. Al gioco prendono parte anche estranei, ufficialmente, ma suggeritori occulti del governo Conte, come il comico Grillo, il quale per l'ILVA di Taranto propone la trasformazione in un grande prato, 'verde' alla Morandi. Di Maio si inalbera e gli manda a dire pubblicamente che lui non decide nulla, le decisioni sull'ILVA spettano a lui.
Altri ministri si provano ad attribuirsi responsabilità riguardanti il dicastero dell'Economia che fa capo al prof. Tria, e lui è costretto a rivendicare la titolarità delle decisioni in materia.
Per fortuna che Conte mette le cose a posto, bilancia cioè la situazione, declinando alcune responsabilità, perfino quella di guidare il governo. Quando chiede, coram populo a Di Maio, in Parlamento, se può dire una certa cosa o no, e Di Maio, con sguardo minaccioso ( la tipica 'faccia feroce' napoletana, della famosa barzelletta) gli risponde: No!, cosa fa ?
E infatti se c'è uno che viene svestito di ogni responsabilità è proprio Conte, a dispetto di qualche sua dichiarazione in proposito. Quando in Canada comincia a dire cose che al genio di Casalino non vanno giù, si fa strattonare e allontanare i microfoni, dal grande fratello Rocco, assurto ad ideologo oltre che portavoce del Movimento ed anche di Palazzo Chigi.
Dunque anche Casalino intende assumersi responsabilità che sarebbero di altri, ad esempio di Conte che non è capace di badare a se stesso e di decidere cosa dire e non dire?
E allora, a questo quasi ministro, Casalino intendiamo, vogliamo impedirgli di rifare l'arredamento del suo ufficio a Palazzo Chigi che non gli piace affatto? Forse che un ministro (quasi) non ha il diritto di lavorare in un ambiente che gli agevoli impegno e fatica? Se la carta da parati non gli piace potrà pure cambiarla o sostituirla, che so con sughero, manifesti di Che Guevara, Fidel Castro o Lenin... perchè - dovete sapere che nel suo petto batte un cuore di sinistra, come del resto un tempo batteva anche nel petto di Giuseppe Conte.
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