venerdì 29 giugno 2018

Oggi si inaugura Spoleto con 'Il Minotauro', opera nuova di Silvia Colasanti che Giorgio Ferrara considera il ' mozart italiano' . Come andò con l'Orlando di Ronconi? Rivelazioni senza possibili contestazioni di Ferrara

Questa sera  si inaugura il 61° Festival dei Due Mondi, oggi noto come 'Festival di Ferrara' - che non è la città, ma il nome dell'attuale direttore artistico, che il festival inventato da Menotti, lo ha 'rivoltato come un pedalino', secondo la felice e calzante espressione romana.

 Si inaugura con una nuova opera di Silvia Colasanti, che Ferrara - con quale comptenza? - considera il 'Mozart italiano', su libretto di De Ceccatty e dello stesso Giorgio Ferrara, alias 'Da Ponte romano', colpito al cuore dalla compositrice, alla quale già l'anno scorso aveva commissionato un 'requiem' per le vittime del terremoto del centro Italia. Va aggiunto  che dell'opera della Colasanti, Ferrara, il direttore del festival  e librettista dell'opera, è anche  regista e qualunque altra cosa. L'Orchestra Giovanile Italiana sarà diretta da Jonathan Webb.

Ma Giorgio Ferrara, direttore artistico, librettista, regista, anche quest'anno, in una breve ma acidissima intervista al Corriere della Sera, ha tentato - invano, perché senza contraddittorio - di  scalfire la memoria in generale, ed in particolare 'il fiuto' di Menotti nello scovare giovani e promettentissimi artisti da portare a Spoleto,  che  fondò nel 1958 e ha diretto magnificamente per molti anni, facendolo ammirare da tutto il mondo, fino a quando non gli subentrò quello sciagurato del figlio adottivo, Francis, che ha fatto solo guai.

Cosa ha detto Ferrara? E' andato con la memoria flebile di oggi, ma la volontà ferrea di demolire l'immagine del fondatore di Spoleto, all'edizione del 1969 - egli aveva da poco compiuto vent'anni - quando venne presentato l'Orlando furioso (adattato da Sanguineti, musiche del giovanissimo Sciarrino) con la regia di Ronconi che avrebbe riscritto la storia del teatro italiano.

Ferrara ricorda le vicende che precedettero quel debutto spoletino, lui che allora  era ai primi passi nel mondo del teatro, già alle costole di Ronconi.

Menotti e De Banfield, che era direttore artistico del festival - ricorda nei minimi dettagli Ferrara - non compresero la novità dello spettacolo  di Ronconi  e immediatamente non mostrarono interesse alcuno al suo debutto speoltino. Ci volle una successiva abilissima diplomazia per convincere i due a far rappresentare a Spoleto la versione ronconiana dell'Orlando. E chissà se se ne convinsero. Fatto sta che all'esordio il successo dello spettacolo fu travolgente.

 Perchè Ferrara ha raccontato quell'episodio,  solo ora che sia Menotti che De Banfield come anche Ronconi  sono morti e quindi non possono dare la loro versione dei fatti? E perchè lo ha fatto quando non c'era ragione alcuna e nessun appiglio per parlarne?

Noi abbiamo un sospetto, al quale abbiamo già accennato, e cioè che Ferrara - che con il 'suo' festival non ha fatto nessuna scoperta in nessun campo, ad eccezione del 'Mozart italiano' che, comunque, appellativo fuori luogo a parte, non è certo una scoperta di Ferrara, il quale ha voluto sempre giocare sul sicuro sbarcando a Spoleto un vagone di glorie consolidate,  in gran parte teatranti, musicisti pochi, quasi sempre le stesse, una specie di 'sua' famiglia artistica - voglia demolire del tutto il mito di Menotti, inventore di Spoleto e scopritore di talenti. Qualità quest'ultima che tutti hanno sempre riconosciuto a Menotti, come ad esempio D'Amico il quale, sin dalla prima edizione sottolineava che a Spoleto non ci si va per sentire o vedere cose che si vedono e sentono anche altrove, ma per constatare la grande fantasia, l'inventiva di Menotti e soprattutto  la sua capacità di scoprire talenti che poi si affermeranno in molti campi. La storia del festival, ante Ferrara, sta a dimostrarlo.

Dell'epoca Ferrara, oltre Ferrara, ricorderemo i collaudati Ronconi, Bob Wilson, Adriana Asti e qualche altro ancora, del tipo Paolo Mieli e Corrado Augias, suo assiduo dai tempi di Parigi, all'Istituto culturale italiano.  Ed anche le sparate sulla crescita esponenziale del pubblico che lui ha fatto aumentare del 16.000%, comprendendovi ovviamente anche il pubblico che riempiva, senza pagare biglietto, il campo di calcio durante le esibizioni bandistiche a Spoleto, durante la sua reggenza.

Di  nuovo, a basso costo e dietro segnalazione dei diretti interessati, e non perchè frutto di una sua scoperta, gli allievi dei Conservatori vicini, e quelli dell'Accademia nazionale drammatica di Roma.




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