Mentre occorre tempo e lavoro per alzare la qualità complessiva di un teatro, basta un nulla per mandare tutto in vacca. Come forse potrebbe anche accadere al Regio di Torino, dopo le dimissioni forzate di Vergnano, l'uscita sbattendo la porta di Noseda, e l'arrivo in tutta carriera, sul treno freccia gialla dei Cinquestelle, di William Graziosi, proveniente da Jesi, e di Alessandro Galoppini, che ha solo cambiato casacca, lavorando già nella segreteria artistica del Regio, e dunque promosso al gradino più alto, quello di direttore artistico.
Due personcine, che si direbbero anche garbate, ambedue con un curriculum gonfiato ad arte, al cui confronto quello del premier Giuseppe Conte sembra redatto con puntigliosa precisione dalla sua maestra delle elementari, che forse riusciranno a mettere un pò di ordine nei conti - come Vergnano evidentemente non ha saputo fare se gli hanno mostrato un buco di cui lui non si era accorto mentre veniva scavato - ma che certamente non aumenteranno e forse neppure saranno in grado di mantenere la qualità dell'orchestra che Noseda era riuscito a raggiungere. A questo punto è perfino inutile spiegare alla nuova coppia di vertice che la presenza di un direttore musicale di valore fa bene all'orchestra, molto più di quanto potrebbe fare la girandola di direttori di ogni risma e paese, anche se bravi, alcuni
Ma forse visto il ricco cartellone, almeno sulla carta, non è detta l'ultima parola, perchè i titoli sono in buon numero, il grande repertorio vi è ben presente e dunque riempire il teatro non sarà impossibile ( dei cast scritturati non riusciamo a giudicare a freddo, anche perchè ci sono molte voci nuove ) e c' anche la danza che, in Italia, sembra seguitissima . E c'è una novità, che novità non è, quel Pinocchio già andato in scena al Regio come in altri teatri europei ed italiani, come si legge nella biografia dell'autore, Pierangelo Valtinoni, che sarebbe, per l' informatissima Paola Giunti a capo della 'comunicazione' del Regio dai tempi di Noè, il "compositore italiano più eseguito al mondo, dopo Sciarrino". Seeeee...
Fra i titoli del grande repertorio in cartellone, la famosissima Traviata ' degli specchi' cosiddetta, della coppia Brokhaus-Svoboda, che fece ormai molti anni fa il suo debutto allo Sferisterio di Macerata, assai familiare a Graziosi, dove anche noi la vedemmo all'esordio, e da dove proviene anche una seconda opera i cartellone, Madama Butterfly.
C'è anche una ripresa moderna, che forse come altre risulterà abbastanza inutile e lavoro sprecato, si tratta dell'Agnese di Paer; mentre, vista la provenienza dal festival Pergolesi-Spontini, della quale si pavoneggia anche più del consentito, Graziosi avrebbe potuto pensare ad un' altra Agnese, quella di Spontini che grande attenzione si merita.
Comunque sospendiamo il giudizio, sperando che contro ogni previsione, la stagione abbia successo e mantenga la qualità finora raggiunta. E non solo il pareggio di bilancio -necessario anch'esso - che sta più a cuore alla Appendino che alle sorti artistiche del suo Teatro sembra, dalle prime scelte operate, non essere, invece, particolarmente interessata.
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