lunedì 11 giugno 2018

Carlo Fuortes non si è ancora accorto di essere passato da Musica per Roma al Teatro dell'Opera

" Due titoli d'opera, il ritorno del balletto e così tanti 'extra' da considerarli quasi la norma. La stagione estiva del Teatro dell'Opera di Roma alle Terme di Caracalla si converte al 'POPULAR' con concerti-evento, come l'unica data italiana di Bjork e l'addio alle scene di Joan Baez, lasciando alla lirica due soli allestimenti, Traviata e Carmen, che comunque insieme coprono 14 serate, a cui si aggiungono le 5 repliche del nuovo balletto Romeo e Giulietta...
" Coniugare popolarità e qualità dell'offerta è la linea sulla quale anche quest'anno abbiamo programmato la stagione estiva. Speriamo di rendere così il repertorio più vicino a chi, turista o romano, magari solo d'estate vi si accosta, complice il fascino spettacolare delle rovine di Caracalla", dichiara il sovrintendente Carlo Fuortes
 Fin qui Repubblica, il quotidiano, che fa da megafono alle dichiarazioni farneticanti del sovrintendete, alle quali mai oserebbe porre un argine o contrapporre una obiezione.
 Insomma Fuortes spera, con questa sua programmazione 'POPULAR' -  di tutt'altro avviso era fino a pochi anni fa il suo attuale direttore artistico, il sommo Alessio Vlad, che per Caracalla sognava un festival di alta qualità, lontano dalle rotte popolari, e che ora ha evidentemente cambiato religione, convertitovi dal suo attuale sovrintendente - cioè con i 'concerti-evento' e con il richiamo delle fascinose rovine delle Terme di Caracalla, di acquisire qualche spettatore in più per il melodramma.
 Alla cui cifra 'popular' lui non ha mai creduto, per  palese ignoranza - semmai lui è interessato  solo alle regie, che devono essere tassativamenrte 'moderne'  - e perchè il suo cuore batte ancora per l'Auditorium.
Non per questione di soldi, perchè dall'Opera si è fatto dare esattamente la stessa cifra che percepiva a Musica per Roma, cioè 240.000 Euro circa.
 Possiamo continuare a pagare tale somma al sovrintendente di un teatro d'opera che, per primo, non crede all'appeal, anche popolare, dell'opera?
 E che - vogliamo aggiungerlo - il miracolo di risanare le finanze del Teatro dell'Opera, ragione per cui era stato chiamato all'Opera di Roma, non gli è riuscito?

 P.S. Ci piacerebbe sapere a quali 'successi internazionali' Paolo Conti ( Corriere della Sera) alluda - e non è la prima volta che lo afferma - quando parla del Teatro dell'Opera di Roma, guidato d Carlo Fuortes. Forse allude alla recente trasferta in un paese del Golfo?
Dovrebbe sapere che la scelta dell'Opera di Roma va attribuita ad un direttore italiano (Paolo Olmi che, se ricordiamo bene, all'Opera di Roma non ha mai diretto nell'era Fuortes e spera forse di esser ora invitato) che ha caldeggiato la trasferta dirigendo i titoli in programma, perchè è nelle 'grazie' del sultano di quel paese.  E allora a quali successi allude Paolo Conti?

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