E' la prima volta che un governo italiano, da vent'anni a questa parte, mette mano per davvero al settore cultura, dopo averne dichiarato, ma solo a parole, per anni e anni, il ruolo strategico. In verità, non tutti i governi hanno fatto la difesa della cultura, neanche a parole; perché c'è stato anche chi avrebbe preferito azzerare tutto questo settore, definito di 'sfruttatori di denaro pubblico', 'mangiasoldi a tradimento' si direbbe in gergo- e ci riferiamo a Tremonti, a Brunetta ( che ora è presidente della Fondazione Ravello , ma guarda un pò!), a Pagliarini, detto 'Tagliarini', che stava per mandare gamba all'aria tutto il settore dell'opera in Italia. Tutti i moralizzatori di turno si sono appellati alla necessità di non buttare soldi pubblici - ma sempre e solo di 400 milioni di Euro l'anno, ad oggi , per tutto il settore spettacolo - mentre soldi pubblici a miliardi si buttano in molti altri settori improduttivi, a differenza dello spettacolo che invece è altamente produttivo, come ci siamo stancati di dimostrare dati alla mano. Dalle auto blu ( è notizia di oggi che ci costano ancora, dopo i tagli annunciati, 1 miliardo di Euro l'anno) al taglio dei parlamentari, dei loro privilegi ed emolumenti, all'abolizione delle province, ed a tutti quegli sprechi che quasi quotidianamente i giornali vanno denunciando nell' indifferenza generale di chi dovrebbe vigilare, mentre si punta il dito contro il finanziamento pubblico di un settore produttivo ed altamente redditizio, in ogni senso, per l'Italia. Comunque l'altro ieri, il Consiglio dei ministri, per la prima volta, nella storia repubblicana, si è riunito per mettere a punto e licenziare un decreto interamente dedicato al settore cultura ed intitolato 'Valore Cultura'. Un pacchetto di misure rivolte al cinema, ai teatri, ai musei, alla archeologia, all'occupazione giovanile nel settore.
Per quel che ci riguarda più direttamente, è stato finanziato un fondo di 75 milioni di Euro, al quale potranno attingere, dietro assicurazione di risanamento economico e ristrutturazione interna del personale, i grandi teatri oggi in difficoltà, a condizioni naturalmente vantaggiose e con l'impegno di un piano per la restituzione abbastanza diluito nel tempo. Alla faccia di Renzi e del commissario Bianchi per il Teatro del Maggio Fiorentino che prospettavano per quella storica e gloriosa istituzione il fallimento. Soluzione curiosa, prospettata proprio da Renzi il quale, a proposito del casa'Kazako' inveiva contro i politici che scaricano le responsabilità sui dirigenti dei rispettivi ministeri. E lui che ha fatto nel caso del 'Maggio'? Ci ha messo a capo la sig.ra Colombo, per sanare il deficit della precedente gestione; negli anni in cui la sovrintendente Colombo ha lavorato, sembrava d'amore e d'accordo con la sua linea, poi l'ha affondata, dichiarando che il suo piano era fallito. E lui era il presidente del teatro. Poteva non sapere?
Il ministro Bray, sulle cui capacità di reggere un dicastero così importante, all'inizio del suo mandato, molti esprimevano dubbi, ha invece sorpreso tutti. Questo decreto reca naturalmente la sua impronta, oltre quella del presidente Letta. Da lui ci si attende ora che prosegua nella linea del risanamento, a cominciare dalle stanze abitate dai suoi maggiori consiglieri, sulla cui utilità molti nutrono invece fondatissimi dubbi.
Fatto il decreto 'Valore cultura', i papaveri del settore in passerella a dire la loro. Comincia Carlo Fuortes che ha un Teatro Petruzzelli ( del qual è commissario) con un personale fra i più ridotti d'Italia - se non il più ridotto - il quale ha subito messo le mani avanti: forse potrei attingere per qualche milione anch'io a quel fondo. Per fare cosa? Non aveva chiuso il bilancio in attivo e non aveva dichiarato che tutti i soldi che risparmiava per la ristretta struttura ora li poteva impiegare per 'attività artistica, per la produzione degli spettacoli, per intenderci, che aveva portato alla sublime soglia di una quarantina circa per l'intera stagione? A seguire Catello De Martino, sovrintendente a Roma, il quale ha detto di sperare di non dover ricorrere a quel fondo - non ha detto di non dover 'mai' ricorrere a quel fondo. Siamo già alla vigilia di una nuova resa dei conti, cambiato il colore del Campidoglio? C'è chi lo teme, sulla base di quanto è sempre accaduto ogni volta che è cambiata l'amministrazione pubblica della Capitale, quando si sono scoperti - come si dice - gli altarini; mentre tutti si augurano, noi per primi, che in questo caso l'Opera di Roma 'se la cavi'.
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