giovedì 30 marzo 2017

Dario Franceschini e Michela Di Biase contro Luca Bergamo. Due contro uno nella lotta per la gratuità dei musei

Che succederebbe se mettessimo un biglietto di ingresso al Pantheon - ipotizza e lancia  Franceschini. Neanche per sogno, gli risponde Luca Bergamo. Dunque Ministro contro assessore al Comune di Roma, che è in minoranza, perchè lui deve vedersela, in Consiglio comunale, anche con la capogruppo dell'opposizione, da sempre combattiva, Michela Di Biase, signora Franceschini, e già presidente della Commissione 'Cultura' del Campidoglio, ai tempi di Marino. Quando, a differenza di ciò che accade oggi - ministero Pd e Comune Cinquestelle - un filo 'rosso', seppure di un rosso ormai sbiadito,  teneva legati il 'Collegio romano' al Campidoglio.

Contro la proposta di Franceschini non s'è levato solo Bergamo ma anche molti altri, comprese le gerarchie ecclesiastiche che considerano quello storico monumento anche un edificio sacro - come se in Italia non esistessero già casi di chiese che, per visitarle, occorre pagare un biglietto d'ingresso.

Ma per Bergamo Franceschini, dal Ministero, e forse anche la Di Biase, in Consiglio comunale, hanno la risposta bella pronta. "Cominci lui a non far pagare l'ingresso ai Musei capitolini. E lui ha detto che per i romani potrebbe essere, ma non per tutti.

Certo è che la lotta non si ferma al Pantheon o ai Musei capitolini, perchè il progetto di Franceschini di fottersi la gestione, e di conseguenza anche le entrate, del Colosseo, sfilandolo al Campidoglio, è già sulla dirittura d'arrivo.
 L'unica vittoria che ci si aspetta è che l'entrata ai musei sia gratuita. Il Ministero o il Campidoglio perderebbero delle entrate, ma certamente  i cittadini ne guadagnerebbero in tutti i sensi,  risparmio compreso.

I missionari del piccolo schermo già si stanno attrezzando contro la mannaia dei compensi che potrebbe essere fermata sul punto di cadere sulle loro tasche

Anche la storia dei compensi delle star in Rai finirà come tutte le altre: a schifio! Perchè le star naturalmente non stanno ferme  a guardare, come le stelle del celebre romanzo di Cronin. Si sono mosse, dagli avvocati di Bruno Vespa, allo stesso Ministero dell'Economia che ha chiesto un parere, non vincolante, all'Avvocatura dello Stato.

Gli avvocati del celebre giornalista hanno rispolverato una legge vigente che fermerebbe  la mano del boia  pronta a decapitare i suoi compensi, come anche quelli di altri.
 E l'Avvocatura dello Stato ha fatto sapere al Ministero che i compensi delle star, non sono da mettere in rapporto con il Canone - non rientrerebbero  nel canone (cosa abbiano voluto dire, a noi non è chiaro!) - dunque possono viaggiare allegramente.

S'è letto di una sola limitazione, e cioè che il viaggio allegro dei compensi riguarda solo le star dello spettacolo, comprese quelle delle fiction che oggi in tv rappresentano una magna pars  sia della programmazione che degli ascolti sostanziosi.  Sarebbero esclusi, dunque potrebbero essere toccati dal 'calmiere', le star che hanno a che fare con il giornalismo: ad esempio Vespa o Angela ( quale? l'Angela o l'Arcangela?) ma anche Fazio, che appartiene invece alla schiera dei Cherubini o, se si preferisce, dei Serafini. La pacioccona della cucina di Rai 1 sarebbe salva.

Lui, Fazio, ha già messo 'le ali' avanti."Quale che sarà la rete televisiva con la quale collaborerò o lavorerò, vorrei produrre i miei programmi, oltre che presentarli". Si sa che lui è uno dei più pagati in Rai e perciò, temendo di essere declassato - quanto a compenso- aggira l'ostacolo e pretenderebbe - lui, da 'angelo', dice, quasi sommessamente, 'vorrebbe' - produrre i suoi programmi da vendere a chicchessia 'chiavi in mano' ( 'soldi in tasca') al prezzo che vuole.

Tutta questa storia, perciò finirà nel nulla, e sul calmiere dei loro compensi anche questa volta calerà il silenzio. Di conseguenza, nessuno più,  nei prossimi mesi od anni, potrà dirgli che guadagnano troppo;  e chi lo facesse si sentirebbe rispondere che la questione è chiusa e non si può riaprire.

Attendersi da questi missionari dello spettacolo o dell'informazione che, autonomamente, si taglino i compensi è speranza vana. Accamperebbero sempre due ragioni. Che con i loro programmi fanno guadagnare  la Rai; e che, se non li paga come finora ha fatto, sono pronti a prendere baracca e burattini per trasferirsi altrove.
Sulla prima delle due ragioni noi non sappiamo opporre obiezione, ma sulla seconda sì. Non sarebbe la fine del mondo per l'Italia, nè il fallimento per la Rai, se se ne andassero, sempre che ci siano - come loro assicurano, ma non è dimostrato!- altri pronti ad accoglierli alle stesse condizioni Rai.

Questa volta parliamo di olio. Ma non di quello per ungere... bensì di quello extravergine italiano

L'olio che buono!  Parliamo di olio che, per uno che viene dalla terra di Puglia dove anche in questi giorni si discute di ulivi,  è materia del cuore oltre che della mente.
Procediamo con ordine. Uno va in negozio a comprare dell'olio, magari anche in un negozio biologico, dal quale - dati i costi dei prodotti - pretende maggiori garanzie di qualità con tutto ciò che ne consegue o che precede. Nel senso che vuole sapere che prodotto è, da dove viene, a quale raccolto appartiene - tutti elementi che per l'olio - che comunque è già un prodotto prezioso e perciò costoso, è indispensabile sapere.

Innanzitutto, sia ben chiaro - lo sappiamo anche noi, perché  abbiamo un terreno coltivato ad ulivi - che sotto un certo costo non ci si può attendere che in una bottiglia vi sia olio extravergine di oliva. Facciamo 10 ,00 Euro? Facciamo 10,00 Euro. Quindi le aziende che promettono miracoli oleari, a 4-5 Euro dicono il falso. In quelle bottiglie vendute ad un tale prezzo non può esserci olio extravergine di oliva. Cosa allora? Lo lasciamo immaginare.

Andiamo avanti.  Chi compra un prodotto simile ha il diritto di sapere con quali olive è stato prodotto? No, non è così lapalissiamo, perché l'etichetta più ricorrente è la seguente. ' olive dei paesi dell Comunità Europea'. E il consumatore già dovrebbe fare un atto di fede, perché  un dubbio gli passa per la testa, e cioè che quella dicitura, neanche quella, sia corrispondente al prodotto che sta per acquistare. Rarissimamente,  anzi quasi mai troverà scritto che parte delle olive vengono, ad esempio, dal nord Africa, nonostante che sappiamo che le olive macinate in Italia sono anche coltivate oltre che in altri paesi della Comunità Europea, anche in Africa. Non ancora dalla Cina, così sembra e si spera.

Ma anche per la dicitura 'paesi della Comunità Europea' sarebbe lecito attendersi una specifica, perché non in tutti i Paesi europei le leggi in fatto di coltivazioni sono uguali. E perché si sa che più i paesi sono poveri, e meno controlli ci sono, per non affamare gli abitanti; purtroppo senza preoccuparsi di  non farli ammalare.

In questi giorni, riguardo a punti vendita di eccellenza, come Eataly, si è letto di una  polemica sulle diciture apposte ai vari prodotti, e all'olio in modo particolare; specificamente su 'prodotto in Italia', laddove il temine prodotto non è così chiaro: il prodotto è stato lavorato in Italia o la materia prima oltre che la lavorazione è italiana?

Poi per l'olio c'è anche un'altra indicazione molto importante, giacché si consiglia di consumare l'olio entro 12 o 18 mesi al massimo, dalla sua produzione. Eppure non è quasi  mai possibile ricavare dai laconici e criptici dati che si  leggono sulle bottiglie, l'anno di produzione, che dovrebbe chiarire  l'anno di raccolta delle olive. Insomma anno di produzione 2016, dovrebbe voler dire che le ulive sono quelle del raccolto di fine 2016. Che vorrà dire perciò quando si legge: produzione 2015/16? Che hanno mischiato, rendendolo meno pregiato ed autentico, olive raccolte nel 2015 e 2016 ? o meglio olio estratto dai due raccolti indicati? Ma hanno mischiato gli oli dei due raccolti o le olive, e quelle del 2105 dove e come l'hanno conservato per quasi un anno prima di macinarle? Non sarà che quelle del raccolto precedente una volta macinate una prima volta, sono state fatte rigenerare con oli meno pregiati  e poi fatto il pastrocchio?
 Insomma i dubbi sulla regolarità delle indicazioni  fornite al consumatore sono tanti ed alcuni anche molto seri.

Per scendere ad un fatto concreto. Noi negli ultimi mesi, quando già il raccolto della fine 2016 dovrebbe essere stato macinato per intero - perché non è possibile  farlo dopo due o tre mesi o forse anche più - non siamo riusciti mai a trovare - anche ricorrendo ad oli pregiati e di buon costo ed anche in negozi bio - un olio del raccolto 2016. Quantomeno un olio dove venisse chiaramente indicato che cosa c'è dentro quelle bottiglie.
 Di chi è la colpa? Del ministro dell'Agricoltura? Della legislazione vaga e permissiva? Degli agricoltori che lamentano di non farcela più, perché l'agricoltura non è più compensata dai raccolti ? O dei produttori che fanno pastrocchi? Solo dei produttori o anche delle grandi catene di distribuzioni che promettono miracoli venduti a poco prezzo?

Muti e sua figlia Chiara al San Carlo di Napoli per un'opera di Mozart, all'inizio della stagione 2018-19

Riccardo Muti tornerà al Teatro San Carlo, nella sua Napoli, con l’opera Così fan tutte di Mozart. Grande attesa per la direzione d'orchestra di  Muti, con la regia della figlia Chiara per una co-produzione con la Staatsoper di Vienna. “Dirigerò un’opera di Mozart al San Carlo e un concerto”( magari un concerto per pianoforte e orchestra, impegnando suo genero, marito di Chiara) - ha detto Muti svelando l’atteso ritorno. Ancora non  fissate le date. Si sa solo che Così fan tutte inaugurerà la stagione 2018-2019, avrà artisti napoletani e poi sarà replicato alla Staatsoper di Vienna.

mercoledì 29 marzo 2017

A Bologna, il Teatro Comunale ci prova con la pallacanestro, a Napoli, il Teatro San Carlo con i crocieristi

Abbiamo segnalato, due post fa, la curiosa iniziativa del Comunale di Bologna, annunciata con tanta enfasi dal sovrintendente del teatro, Nicola Sani. Il quale ha detto di aver raggiunto un accordo con la Virtus bolognese. Chi acquista un biglietto dell'uno -Teatro Comunale - ma solo per un'opera di Britten (che evidentemente non ha molte prevendite; forse è qui l'inganno) potrà avere un biglietto, per la prossima partita di pallacanestro ad un prezzo scontato e viceversa.  E' un esperimento, ma che se avrà successo sarà ripetuto anche nella prossima stagione forse su più titoli: magari Traviata o Don Giovanni. Certamente  avrà maggiore probabilità di riuscita e migliori risultati.

 A Napoli la sovrintendente del Teatro San Carlo, Rosanna Purchia, deve aver pensato: se a Bologna perché non anche a Napoli? Ma a Napoli  forse non esiste una altrettanto in vista squadra di pallacanestro; ci si poteva alleare con il Napoli.. e invece alla Purchia è venuta un'altra idea.
 A due passi dal teatro napoletano sbarcano giornalmente migliaia di crocieristi che fanno sosta a Napoli, per  visitare  la città, salire sulle pendici del Vesuvio e fare una gita-visita a Pompei e Caserta.
 Perchè allora non proporre anche una visita al teatro più antico del mondo ed uno dei più belli e famosi? Non lo fa già Venezia con La Fenice, il cui pubblico è per l'80% internazionale e solo per il 20% veneziano o del circondario e italiano', e che ricava bei soldoni con la semplice visita al teatro?

 Allora la Purchia ha ottenuto di poter allestire un 'punto informazioni e promozione' al terminal navale. Verranno distribuiti ai crocieristi, dépliant che raccontano il celebre teatro, illustrano la stagione (ma a quella i crocieristi, almeno che non  l'abbiano previsto espressamente, non parteciperanno: come fanno se nessuno gliel'ha presentata?)  e li invitano ad una consumazione GRATUITA al Bar Scaturchio - celebre nome della caffetteria e pasticceria napoletane -  allestito in teatro. E forse questo sarà il risultato più probabile e possibile:  dopo una sfogliatella ed un caffè napoletano gratis, forse  metteranno la testa nella celebre sala.

Prossimo passo sarà quello di far pervenire alle agenzie che organizzano crociere, in anticipo, la programmazione del teatro; e forse così qualche crocierista sceglierà di andare al Sa Carlo almeno  una sera nella vita.
 Ma chi ben comincia - con una sfogliatelle ed un caffè - è già a metà dell'opera, quando in teatro non si entra.  Ma alla prossima crociera sì, dall'inizio!

Il caso Madia non è scandaloso per la tesi di laurea, ma per la sua carriera politica (s)folgorante sponsorizzata da Veltroni, in memoria del padre Stefano

Sbaglia 'Il fatto quotidiano' a prendersela con la tesi di laurea dell'attuale ministro Marianna Madia, presentata nel 2008, in una scuola superiore, specializzata in scienze economiche (IMT) sorta appena tre ani prima a Lucca, dove probabilmente la Madia si trasferì subito dopo la Laurea in scienze politiche alla Sapienza, conseguita nel 2004, l'anno medesimo in cui suo padre consigliere comunale, ma prima giornalista ed attore, morì a 49 anni, stroncato da un tumore che non  gli lasciò scampo.
 Oggi è sceso direttamente in campo il direttore della scuola di Lucca per difendere il valore della tesi di dottorato della Madia, scritta in inglese; lei che già si era laureata 'cum laude', essendo una nota 'secchiona' - come Lei stessa si è definita.
 A darle una mano, alla morte del padre, fu Veltroni che  la fece eleggere in Parlamento. Per una  intera legislatura ha studiato, su consiglio di Miriam Mafai, e dopo Veltroni ha  trovato un altro sponsor in Renzi che l'ha fatta ministra. Ha studiato ma non approfonditamente, perchè la sua riforma della Pubblica amministrazione è stata rimandata al mittente perchè con errori che ha dovuto, dopo aver studiato nuovamente la faccenda, emendare (vuol dire che  proprio preparata non era!)

 Come andò la storia da principio? Alla morte di Stefano Madia, che Veltroni aveva voluto nella sua lista e fatto eleggere come consigliere comunale tre anni prima, Veltroni prende a cuore le sorti della ragazza neolaureata, ma ancora, come tanti giovani, senza arte nè parte. Anche Lei lo è, ma  di colpo diventa diversa per interessamento di Veltroni che alal prima occasione, dopo un pò di apprendistato, e il dottorato a Lucca, la vuole capolista del PD  e la fa eleggere parlamentare.
A suo padre Veltroni fa intitolare una strada dalle parti del centro commerciale della Bufalotta,  parallela a quella di Carmelo Bene, di Lionello e di altri grandi attori del nostro cinema, perchè   anche Stefano Madia aveva fatto del cinema in gioventù; ma, ormai, la sua carriera si svolgeva altrove, fra giornalismo (Porta a Porta, con Bruno Vespa) e politica (Lista Veltroni, consigliere comunale).

Il suo buon cuore Veltroni l'ha mostrato almeno in  un'altra occasione, che noi consociamo, ma siamo sicuri  che sarà accaduto chissà quante altro volte, ma certamente mai con gente comune.  Una seconda volta,  ma anteriore al Caso di Madia, che noi consociamo, quando una tragica morte prematura toccò un altro suo fedelissimo collaboratore, forse il suo più fedele ed anche bravo ed intelligente. Veltroni in quattro e quattr'otto fece assumere in Rai il suo congiunto più prossimo.

 Veltroni fece bene o male in ambedue i casi? Sicuramente bene, per dimostrare che nelle sue vene  scorre sangue e non acqua. Bene nell'uno come nell'altro caso. Perché fra i due casi non c'è differenza di situazione - due morti tragiche in giovane età di persone a lui molto vicine, vicinissime - anche se nel secondo dei casi - il primo in ordine di tempo - si trattava di persona che era stata più che vicina vicinissima, al suo fianco sia nel partito che all'Unità, nel periodo in cui ne era stato il direttore; e che fu anche per merito del suo collaboratore il periodo più fiorente di quel giornale del quale, negli ultimi tempi, ogni giorno non si sa se uscirà o meno.

Come non prendersi cura, a posteriori, stabilmente, ed una volta per tutte, di persone che solitamente si sistemano, nel nostro costume politico, già prima di qualche tragico evento? In Italia, del resto, non è un mistero che ci sono Enti pubblici nei quali  ad un dirigente o dipendente di grado inferiore uscente spetta l'assunzione di un figlio o di parente strettissimo. E' una regola, scritta o non scritta, sempre rispettata.

 Colpisce nei nostri due casi la prontezza del rimedio, mentre ogni volta che si chiede aiuto per una situazione grave viene solitamente risposto: 'alla prima occasione...', oppure: ' ora non ci sono possibilità ma vedrà che quanto prima...'.
 Insomma ciò che vogliamo dire, senza più giri di parole, è che bene ha fatto Veltroni a provvedere alla vedova ed alla figlia dei suoi fidati collaboratori, ma, d'ora in avanti, non si tiri indietro se una persona qualunque venga a chiedergli  aiuto, trovandosi in una situazione parimenti drammatica. E non pensi di  rispondere che non ci sono posti. Perché allora dovrà spiegarci  come mai quei posti li ha trovati in poco tempo, giorni se non addirittura ore. Se li inventi.

 La 'tesi' contro la quale il 'Fatto quotidiano'  ha puntato il suo dito accusatorio, bollandola di 'plagio' non è, perciò, gravissima al punto da costringere la ministra alle dimissioni. Lei si sarebbe dovuta dimettere quando fu eletta in Parlamento, solo per grazia ricevuta, e soprattutto quando Renzi la volle ministro; dimettersi  per INCOMPETENZA, che in Italia non è ragione sufficiente.
 Anzi  tanto poco conta la tesi di laurea, che la Fedeli, ministro dell'Istruzione, senza laurea e neanche scuole superiori terminate, rischia di figurare come il ministro più efficiente. delle ultime legislature.

A Bologna qualcuno ha preso una pallonata in testa. Per ora si tratta di una pallonata 'pilota' che ha colpito il Teatro Comunale

Il Teatro Comunale di Bologna e la Virtus Pallacanestro hanno chiuso una collaborazione per cui chi acquisterà un biglietto per assistere alla partita del 22 aprile prossimo Virtus-Roseto potrà comprare anche un biglietto per l’opera ‘Peter Grimes’ in programma al Comunale dal 18 maggio ottenendo lo sconto del 50 per cento per entrambi gli eventi indipendentemente dal settore scelto.
“Si tratta di un evento pilota, uno dei primi in Italia – hanno spiegato il sovrintendente del Teatro Comunale, Nicola Sani, e l’amministratore delegato della Virtus, Loredano Vecchi – che già dopo la pausa estiva e poi l’anno prossimo sicuramente sarà esteso a più eventi”.

Rossini Opera Festival. Dopo Bologna è Torino ( Rai) l' Orchestra principale del festival di Pesaro

L’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai è la nuova orchestra principale del Rossini Opera Festival, in sostituzione dell'Orchestra del Comunale di Bologna che ha interrotto la collaborazione per 'motivi economici'. L’OSN Rai sarà legata al ROF dal 2017 al 2019. La Sovrintendente dell’Orchestra Rai Paola Carruba ha spiegato: “Siamo particolarmente felici di questa nuova collaborazione con uno dei più prestigiosi festival italiani e internazionali. La partecipazione è nata inizialmente per alcuni concerti nelle edizioni 2018 e 2019. Più recentemente si è creata la possibilità di partecipare al ROF sin da quest’anno, e come orchestra principale. È nato così un nuovo accordo per un progetto più articolato e pluriennale. Il Rossini Opera Festival rappresenta una nuova importante occasione per misurarci con il repertorio operistico e con la produzione di un compositore per il quale l’orchestra, insieme alle voci, svolge un ruolo altamente significativo. Oltre ai titoli operistici, l’OSN Rai sarà chiamata ogni anno a interpretare i grandi capolavori sinfonico-corali di Rossini, a partire dallo Stabat Mater che concluderà l’edizione di quest’anno”.
E per il Sovrintendente del Festival Gianfranco Mariotti: “Siamo molto soddisfatti della nuova intesa con una delle più importanti orchestre italiane di livello internazionale. Al ROF 2017 l’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai sarà impegnata in tre produzioni: Le siège de Corinthe, prima assoluta in edizione critica diretta da Roberto Abbado e messa in scena da La Fura dels Baus, che inaugurerà il Festival il 10 agosto; La pietra del paragone, riallestimento della produzione del ROF 2002 diretta da Daniele Rustioni e firmata da Pier Luigi Pizzi, in scena dall’11 agosto; lo Stabat Mater che chiuderà il Festival il 22 agosto, nuovamente con Daniele Rustioni sul podio”.


lunedì 27 marzo 2017

Tutti silenziosi: Sokolov, Lupu, Benedetti Michelangeli, Horowitz... ma anche Pollini, che nel tempo è diventatao più loquace

Sinceramente non sappiamo se preferire un pianista che fa tante chiacchiere ad uno che di chiacchiere ne fa poche  o quasi affatto. Fare più o meno chiacchiere può incidere sulla statura di un musicista e  sulla considerazione artistica che si ha di lui?
 No, certamente.  Anche se al musicista o pianista chiacchierone  che ripete sempre le stesse cose e risponde sempre allo stesso  modo alle domande sempre uguali che gli vengono rivolte, tipo Ramin Barahmi (del quale sappiamo in anticipo quel che dirà, nulla di nuovo), personalmente preferiamo quello che parla poco e quando parla, per quel poco che dice, è un piacere ascoltarlo.
  C'è una categoria di musicisti o pianisti che ha scelto per convinzione profonda, per allergia alla chiacchiera  od anche per strategia, di tacere o di parlar poco. Anche perchè forte del monito delle Scritture, alla base della saggezza: secondo le quali  il saggio è colui che è promptus ad audiendum, tardus ad loquendum.

E ci sono, anche coloro i quali al silenzio hanno unito la 'sparizione' dalle scene, come nel  caso davvero emblematico di Horowitz. Scomparso per anni dalle scene, di lui non si sapeva più nulla, ma  è bastato che  rientrasse per far parlare di sè più di quanto avrebbe ottenuto se fosse stato presente, come tanti valenti suoi colleghi, sulle scene un giorno sì e l'altro pure e avesse parlato altrettanto.

Come Horowitz anche Arturo Benedetti Michelangeli, in buona sostanza pianista silente e, per giunta, pochissimo attivo, dopo aver scelto accuratamente le sedi in cui suonare. Ma interviste nessuna . Nel corso degli anni in cui ci occupavamo preferibilmente di pianoforti e pianisti, Benedetti Michelangeli, che noi ricordiamo, concesse  una una intervista al Corriere, a Duilio Courir  (questi giorni commemorato da un suo amico, Aldo Grasso, sul Corriere, come un fior di critico, mentre invece era soprattutto un gran signore che aveva il privilegio, meritato o meno, di lavorare al Corrierone). Poi però, negli ultimi anni,  dopo un silenzio quasi tombale, la sua casa discografica convocò per l'uscita di un suo nuovo disco una conferenza stampa ad Amburgo e lo obbligò a presentarsi di fronte al fuoco di domande di una nutrita schiera di giornalisti fatti venire da ogni parte del mondo. Di fronte al marketing, e dietro l'insistenza dei suoi produttori il dio silente acquistò improvvisamente la parola, ed il pianista si arrese.

Ciò per dire che quegli stessi che commercializzano alcuni pianisti attraverso l'immagine dell'artista silenzioso, possono in ogni momento, per esigenze altrettanto economiche, imporgli di rompere la consegna del silenzio e di parlare. E' accaduto a tanti, e nessuno ha mutato per questo il giudizio che s'era fatto sulle loro qualità di musicisti e di interpreti. C'è anche il caso di Pollini, anche lui poco loquace un tempo - e per quel poco, loquace solo con i 'microfoni' suoi  amici - mentre oggi  si leggono spesso sue interviste. Vale anche per Radu Lupu che comunque è fra i meno loquaci.
A nessuno noi contestiamo la scelta della loquacità o del silenzio.

Perciò insistere, come fanno anche oggi, i soliti cronisti sul silenzio del pianista Sokolov a noi non ci smuove neppure di un millimetro; ci interessa innanzitutto cosa suona e come suona. Per il resto stia pure zitto, affari suoi, e la si smetta di sottolinearlo. Il silenzio non aggiunge nulla ad un pianista se suona male, nè nulla gli toglie se suona, invece, bene. Perciò diteci cosa suona e perché magari ha scelto quel programma. Poi, che Sokolov non conceda interviste... che ci frega?

domenica 26 marzo 2017

Che sconforto questa Rai che bistratta la musica: Rai 5, TG2...

Ieri e oggi due episodi distinti ma che non cambiano la  scarsa considerazione che della musica ha da sempre la Rai.

Cominciamo da Rai 5 che ieri ha pensato con una  fava di prendere i classici due piccioni ( Toscanini e Giorno della memoria, in qualche modo collegati). Ieri ricorreva il 150° della nascita del grande direttore italiano Arturo Toscanini celebrato in tutta Italia, da Milano, dalla 'sua' Scala, a Parma sua città natale - poi oggi diremo del reportage del Tg2 su dette celebrazioni.

Rai 5 ha ritrasmesso, dopo il consueto concerto dell'Orchestra sinfonica nazionale della Rai di Torino, con il direttore Michele Mariotti (oggi molto osannato, ma è poi tanto meritevoli di così  continui osanna?) un concerto ripreso a Roma, nell'Auditorium  di Renzo Piano, due mesi fa, in occasione del 'Giorno della memoria', che , a Roma, da tradizione non recentissima, si celebra con un concerto affidato ad una orchestra che viene da Israele diretta da direttore israeliano, con la partecipazione dell'attore Orsini, che  ha letto qualcosa in proposito. E fin qui nulla da dire.
Il concerto per il 'Giorno della memoria' - secondo 'piccione' - era preceduto da un breve documentario che ritraeva Toscanini ('piccione' primo), nel 1936, sul podio della neonata Orchestra di Palestina, e così con una concerto solo si celebrava sia il 'giorno della memoria' che l'anniversario toscaniniano.
Ora Toscanini, non serve rammentarlo,  era un direttore, un direttore vero, intransigente con le orchestre specie quando non dimostravano rispetto per la musica che stavano eseguendo o, specie con  i cantanti,   se si permettevano lussi e libertà non previste dall'autore della muscia e frutto di cattiva tradizione.
 Nel corso del documentario, se ricordiamo bene, si ascoltavano le note della Sinfonia n.2 di Brahms- era la n. 2? -  mentre però le immagini mostravano un direttore che dirigeva ben altro. Ora si fosse trattato di un film nel quale un attore veniva chiamato a fare per un momento -  per esigenza di copione - il direttore d'orchestra, avremmo usato nei suoi riguardi indulgenza, nel caso del medesimo incidente: e cioè se il direttore dirigeva male od altra musica rispetto a quella che si ascoltava. Ma nel caso di Toscanini, come si fa a confezionare un breve programma con simile colpevole sciatteria?  Che facevano i direttori artistici della rete 'culturale' , ed i suoi innumerevoli assistenti musicali?

Oggi, invece, ci è capitato di sintonizzarci sul TG 2 diretto da Ida Colucci, alle 13.
La giornalista  ha annunciato la celebrazione in onore di Toscanini tenutasi ieri  ( già è tanto che ne abbiano parlato, ma forse per la presenza di Mattarrella!) con un concerto alla Scala, diretto da Chailly; e, per la prima volta alla presenza del capo dello Stato Mattarella che, come si ricorderà, per la concitata situazione politica dei primi di dicembre, non si recò a sant'Amrbogio, alla serata inaugurale della presente stagione milanese.
Quattro notizie sul grande direttore, una breve intervista a Chailly che s'è pure lasciato sfuggire, a proposito dell'Inno delle nazioni scritto da Verdi per l'Esposizione universale di Londra del 1862 , che vi canta un tenore che ha una 'tessitura difficile' (chissà cosa avranno capito della 'tessitura' gli ascoltatori del TG2. Occorre imparare a parlare in tv, non si possono fare errori così madornali quando ci si rivolge, per pochi attimi, ad un pubblico numeroso!) e via.
La giornalista, oggi è festa per la musica, annuncia un secondo servizio di argomento musicale, su Giorgia, la cantante celeberrima - molto di più che Toscanini - che ha iniziato il suo tour 'Oro nero'.  A differenza di Toscanini che non poteva certo essere intervistato,  Giorgia è stata intervistata.; e la sua intervista  è stata trasmessa alternandola con brandelli del suo spettacolo. E poi, visto che il servizio era molto più lungo di quello dedicato a Toscanini - in regione del fatto che Giorgia è più famosa di Toscanini per la Rai e per il suo pubblico da TG - Giorgia ha tracciato anche un piccolo quadretto familiare. Lei che dice a suo figlio, Samuel ci sembra si chiami, che  quella donna che riempie gli stadi è la sua mamma, quella stessa che poi a casa gli prepara da mangiare.  Straziante, da mangiarsela Giorgia, che è più famosa di Toscanini (e per questo s'è meritata un servisio del Tg 2 più lungo e meglio confezionato di quello dedicato a Toscanini) ma che, nonostante ciò, continua a preparare da mangiare a suo figlio Samuel

sabato 25 marzo 2017

Toscanini & Florence - I '2 Cellos'. Storie di normale idiozia che fanno la gioia dei giornalisti

Quando leggiamo autentiche idiozie, siano esse dette in prima persona da giornalisti o  raccolte a piene mani, visto che per questa sorta di cose sembrano avere una tendenza irrefrenabile iscritta nel loro DNA professionale,  i giornalisti o buona parte di loro, non riusciamo a nascondere il disappunto né a frenarlo, e neppure a passarlo sotto silenzio.  Due casi appunto in questi ultimi giorni che vi raccontiamo.
 Un settimanale, commemorando, venerdì, l'anniversario della nascita di Toscanini attaccava in questo modo: Chissà se Toscanini conosceva Florence, se l'aveva mai incontrata, sicuramente sapeva chi era e ne aveva sentito parlare... e via stupidaggini dicendo. Come può pensare una mente sana di mettere in relazione il più intransigente dei direttori d'orchestra - musicista, meglio - con una donna, vissuta a New York negli stessi anni in cui vi risiedeva il direttore italiano, la cui storia è da rubricare nei cataloghi della medicina,  e solo incidentalmente, causa turba mentale,  con la musica? Il giornalista ha pensato di cominciare mostrando quanto ampie siano le sue conoscenze che spaziano dalla musica al cinema, dove è approdata  di recente  la vita della poveretta interpretata magistralmente da Meryl Streep. Che cosa poteva fregare a Toscanini di Florence, chissà quali imprecazioni avrà rivolto all'indirizzo della malcapitata, la più stonata di tutte le cantanti della storia, sia vere che sedicenti, quando ha eventualmente saputo della sua storia ( Fra parentesi, sembra - diamo noi in questo caso una notizia a quel nostro collega sapientone - che la storia di Florence sia in passato approdata in palcoscenico,'Gloriosa' di Peter Quilter interpretata da - indovinate chi?- Katia Ricciarelli. E' un caso)

 Poi, oggi, sul Corriere,  una corrispondenza da Londra riporta le idiozie  di due musicisti che certamente fanno passare una mezz'oretta di buonumore, ma che per parlare di musica sono i meno adatti. Hanno detto - i '2 Cellos',  questo il loro nome - alla presentazione di un nuovo loro disco, dove di loro non c'è assolutamente nulla, perchè finora hanno dimostrato solo di essere capaci di fare il verso ed anche le pulci alla musica di altri, un pò come la Banda Osiris italiana ed altri analoghi gruppi : "NON CAPISCO PERCHE' IL,MONDO DELLA CLASSICA NON SI OCCUPI DEL MONDO DELLE COLONNE SONORE. OFFRIREBBE UN PANORAMA PIU' AMPIO ALLA MUSICA CLASSICA E PORTEREBBE PIU' PUBBLICO"- ha sentenziato uno dei due 'Cellos', e l'altro per non essere da meno in fatto di inutili idiozie,  ha aggiunto: "LA MUSICA CLASSICA CONTEMPORANEA ORMAI E' SOLO RUMORE E SPERIMENTAZIONE. NON C'E' ANIMA, NON C'E' EMOZIONE. LE ORCHESTRE NON SI DIVERTONO A SUONARE QUELLA ROBA E LA GENTE NON SI DIVERTE AD ASCOLTARLA".  E questo per la gioia del giornalista e la nostra incazzatura. Ma forse il secondo dei '2 Cellos' non conosce la musica ' classica contemporanea' del nostro sommo musicista Giovanni Allevi.

Se amate la cultura evitate 'Terza pagina' di Rai 5 curata da Armando Massarenti

Se amate la cultura e soprattutto tenete alla vostra salute mentale ed anche fisica, evitate su Rai 5 la trasmissione settimanale, per fortuna in seconda serata, 'Terza Pagina' di cui è autore e conduttore Armando Massarenti, responsabile del 'Domenicale' del Sole 24 Ore.
 Se invece  non tenete alla vostra salute, ed anzi vi piace il rischio, anche se così facendo mettete seriamente in pericolo la vostra stessa esistenza, allora accendete la tv, sintonizzatevi su Rai 5, ogni venerdì - la scelta del giorno 'di passione' non è casuale - e adagiatevi sul letto, mettetevi accanto ossigeno e stimolanti, ed aspettate di riprendervi, a fine trasmissione, se avete superato quelle 'rapide' dell'intelligenza.

Massarenti, bravo responsabile del settimanale culturale del Sole  24 Ore - che forse anche per quello, ma dal punto di vista economico, è in grave crisi - è la negazione assoluta del presentatore televisivo. ieri sera era in compagnia di Moni Ovadia. Il racconto delle tre notizie settimanali  di rilievo nel settore culturale, procedeva vivace come la recita del rosario fra anziani. Stesso tono, stesso sguardo, e quell'unica volta che ha accennato un sorriso a mezza bocca, qualcuno da dietro la telecamera deve averlo ripreso, consigliandogli  di non strafare. A Rai 5- ma è costume diffuso anche altrove - pensano che se uno sa fare bene una cosa, sicuramente deve saperne fare mille altre, altrettanto bene. E così, la cosiddetta rete 'culturale' affonda.

Noi abbiamo resistito, altrimenti non potremmo ora scriverne, ma non costituiamo un precedente, e non facciamo numero, perché la nostra  resistenza paziente è senza limiti. Ma pensiamo a
quella decina di telespettatori - sicuramente  non più di qualche decina -  che seguono la trasmissione, fra le quali ci sono certamente i più devoti fra i collaboratori del giornale di Massarenti. Tolti quelli del 'Domenciale', ai quali penserà Massarenti, per tutti i pochi altri temiamo per la loro salute.

 Nei giorni scorsi  due autorevoli commentatori televisivi si sono occupati di 'cultura e tv'. Uno è Grasso, sul Corriere, che ancora una volta ha manifestato la sua smodata passione per Camurri, qualunque cosa faccia in tv. Mentre, quando legge le pagine culturali a Radio 3  - che Grasso non ascolta - dimentica di stare alla radio, e pensa invece al suo interlocutore ideale, unico, tipo Scaraffia. Con il quale solo amerebbe  fare quattro chiacchiere 'culturali', non potrebbe farne con altri, perché solo loro due si divertono e capiscono.

Il secondo è il cattivissimo critico dell'Espresso,  Riccardo Bocca, che ha invitato i dirigenti Rai a dare  più spazio a Bollani,  che è fra i pochissimi in grado di sostenere una intera trasmissione sulla mucia che non è la canzonetta. Perchè allora mandarlo ad ore inusitate? Rischiate gente, mettete Bollani in prima serata. Perchè non può essere che per la Rai la musica sia solo  le canzonette. Che palle! Alzate il tono ed anche la qualità - esorta Bocca

Proprio raccogliendo l'invito di Bocca,  lanciamo anche noi una proposta: perchè in tv non ripropongono le famose e seguitissime trasmissioni del ciclo 'All'Opera!', condotto da Antonio Lubrano sui Rai 1? E perchè sia Grasso che Bocca nè in questa occasione nè in altre hanno mai citato quella famosa seguitissima trasmissione che, dopo sei  cicli (annuali), venne chiusa per la ben nota imbecillità e per l' analfabetismo degli dirigenti Rai del tempo,  che non difetta neanche agli attuali critici televisivi ?

venerdì 24 marzo 2017

Cene 'dei cretini' A e B. Cose d'altri tempi, secondo Eugenio Scalfari. Ma non raccontateci storie

Ieri Eugenio Scalfari, per ricordare l'amico scomparso Alfredo Reichlin, ha raccontato storie che è un piacere leggere, e piacere maggiore sarebbe ascoltarle dalla viva voce, con la possibilità di muovere qualche obiezione, fare domande, esigere precisazioni.

Scalfari ha raccontato che con Reichlin e consorte (Roberta Carlotto, a lungo capo di Radio 3), con Fabiani e consorte ( Lilli, che ha lavorato fino a vecchiaia avanzata,  e ben oltre l'età di pensione, nello staff di una notissima trasmissione),  ai quali si univa anche qualcun altro come Manzella, Pellegrino o Zanda (con le rispettive mogli),  da qualche anno a questa parte si vedevano in un ristorante di 'buon livello' romano, per la cena che lui e Reichilin avevano battezzato 'dei cretini'. Cretini A il primo gruppo, Cretini B con gli aggiunti.

Perchè c'era venuto in mente quel 'cretini' attribuito a noi stessi ?  " Era - spiega Scalfari-  la consapevole descrizione  di persone fortemente interessate alla politica ed alla professione... Ma nessuno di loro (di noi), aveva mai pensato al proprio interesse. L'interesse generale quello sì; lo Stato in quanto suo tutore. La distinzione era netta fra l'interesse generale e quello particolare, che doveva essere tutelato anch'esso, ma solo con le forze proprie e comunque  doveva cedere di fronte agli ideali, ai valori ed anche alla eventuale conflittualità con quello dello Stato".
 Scalfari prosegue nel suo racconto e nella spiegazione di quel termine annotando che qualcuno furbescamente intende conciliare interesse generale e particolare, attraverso amicizie e legami che all'occasione 'una mano te le danno'.

 " Il cretino della nostra definizione - insiste Scalfari- è in questo caso ingenuo, sincero, leale.... "
 E, infine, "è probabile che questo mio racconto venga preso in giro e sia origine di sfottimenti di vario genere, più o meno diffamatori. Comunque a noi cretini la diffamazione ci sfiora ma non ci tocca. E tantomeno ci ferisce". Fin qui Eugenio Scalfari, ieri, su Repubblica.

Questo racconto ci ha fatto tornare indietro con la memoria alla ricerca del ristorante in cui si riunivano i cretini scalfariani, ed anche di altro.  un ristorante 'di buon livello', dove in certi giorni, la domenica sera soprattutto, ci trovavi tutti quelli che contano: lunghe tavolate di gente che non sappiamo se osavano definirsi 'cretini' nell'accezione di Scalfari.  E ci è venuta in mente 'L'Augustea', ritrovo del generone romano, dove incontravi la domenica sera tutti. Tutti i signori, tornando dal fine settimana nella villa di campagna, essendo il giorno libero della servitù, si ritrovavano in quel noto ristorante a mangiare insalate di ovoli o  fettuccine al tartufo, a seconda delle stagioni, ma anche dell'ottima pizza e della bufala da leccarsi i baffi. Poi ci siamo detti che non poteva esser l'Augustea, per due ragioni. Primo, perchè  lui ed anche alcuni altri delle tavolate dei 'cretini' lì non si sarebbe fatto vedere - troppo snob e di sinistra -; secondo,  perchè quel ristorante,  da  molti anni è chiuso.

E allora siamo andati con il pensiero ad un altro ristorante, dalle parti del Tevere all'altezza dell'Auditorium, sperando questa volta di non sbagliare. In quel ristorante, ben frequentato, c'era un tavolo, sempre quello, nella medesima posizione, in cui puntualmente la domenica, dopo i concerti alla Conciliazione od altra occupazione pomeridiana festiva, si andava a cena. In quel tavolo ci vedevi regolarmente Fabiani e signora, Reichlin e signora, Enzo Siciliano e signora,  e forse anche Pellegrino e Manzella, anche loro con le rispettive signore.
 Non ci abbiamo mai visto Scalfari. Ma forse quelle tavolate al ristorante , un locale 'di buon livello' dove si mangiava e mangia tuttora un'ottima 'vignarola' oltre naturalmente alla pizza,  erano antesignane delle cene 'dei cretini' alle quali accenna Scalfari.
Ora senza fare sfottimenti vorremmo rassicurare Scalfari che fin da allora, nei pensieri di quegli 'ingenui' commensali, 'cretini' ante litteram, c'era  solo l'interesse generale e lo Stato, e mai e poi mai gli interessi propri. E se anche non abbiamo mai avuto modo di ascoltare i loro discorsi, siamo certi che al centro dei loro interessi e discussioni c'era sempre l'alta politica. Come ha raccontato dei nuovi 'cretini' - alcuni dei quali identici ai vecchi - Eugenio Scalfari e noi abbiamo letto con piacere, e siamo pienamente convinti.

giovedì 23 marzo 2017

Errata corrige: papa Francesco non scappa

Ieri, all'oscuro della visita in Vaticano dei capi di governo dei 27 paesi dell'Unione prevista per questo pomeriggio, avevamo scritto su una presunta 'fuga  Milano' del Papa, presupponendo un suo disaccordo sull'attuale politica europea in rapporto a certi temi caldi: povertà, lavoro, immigrazione.
 Leggiamo, invece, oggi sui giornali che la visita ci sarà, è prevista per questo pomeriggio alle 18. Papa Francesco riceverà i governanti Europei, con le massime cariche dell'Unione, nella Sala regia, dove  saluterà i convenuti prima il nostro premier Gentiloni e poi il Presidente del Parlamento europeo Tajani. L'inconro si chiuderà con il discorso del Papa.
Prima di lasciare il Vaticano i capi di governo europeo e le delegazioni dei Paesi membri visiteranno la Cappella Sistina.
 Chiediamo scusa ai nostri lettori per la 'falsa' notizia di ieri.
 Il Papa c'è e sicuramente si farà sentire  dall'Europa: gli 'darà la sveglia'- come si dice. Ne siamo certi. Poi domani la visita pastorale a Milano.

Vittorio Sgarbi, ora che fa comunella con il suo conterraneo Franceschini, chiude troppo spesso un occhio

Vittorio sembra una belva ammansita.  Non sbraita più contro il ministro. Perchè lo ha riempito di complimenti, nel corso di una singolare intervista pubblicata da 'Sette' del Corriere, arrivando perfino a dirgli che lui sa bene che quella poltrona da lui ora occupata è una poltrona dove sarebbe stato meglio vederci seduto Sgarbi, almeno in nome della sua competenza, meno per la sua connaturale litigiosità e volontà di scontro?
Ora che fa, sta zitto, non vede più nulla delle brutture e delle assurdità che altri è costretto in sua vece a rammentare e ad indicare al pubblico ludibrio?

 Vittorio Emiliani, dal suo 'Comitato per la bellezza' oggi sul Corriere racconta le meraviglie disseminate dalle parti delle stradine intorno a Piazza Navona, e nelle vicinanze e all'interno della Chiesa di s. Maria della pace; meraviglie sconosciute ai più, ma di grandissimo pregio, con i più grandi nomi della pittura ed architettura del Cinquecento. Forse perchè  non messe bene in evidenza da nessuna guida, almeno quanto e come meriterebbero. Ma poi è costretto a gridare allo scandalo, visto il silenzio di Sgarbi: lo speaker, registrato, degli autobus romani, giunto in prossimità della celebre piazza annuncia ai turisti: prossima fermata ' Piazza Navòn!!!!  Orrore! Che razza di dizione è questa? Può accadere che il nome di una delle più celebri piazza romane, a Roma, sugli autobus del Comune, venga storpiato? Accade anche questo nella Roma grillina, i cui esponenti hanno oggi gridato all'indirizzo di tutte le altre forze politiche : siete spacciati, arrendetevi!' Hanno ragione, di fronte alla loro imbecillità non ci si deve mai arrendere, anche se governano - come sostengono.

Ma c'è anche un  altro caso del quale verrebbe da chiedere conto all'amministrazione della capitale, e lo facciamo noi, visto che Sgarbi pensa e guarda ad altro, per non vedere.

Sul ponte  del Tevere che collega Regina coeli a via Giulia, sono comparsi in questi ultimi giorni - come segnalato da un lettore del Corriere con una  foto - dei lampioni che definire vergognosi è poco.  che prenderebbero, forse, il posto di quelli bellissimi di bronzo, monumentali, che consociamo. E nessuno dice nulla? Ci deve pensare un lettore al quale non  fa difetto né lo spirito di osservazione  né la volontà di denuncia.?Si può offendere la bellezza ed il decoro di Roma con la più grande indifferenza e il silenzio generale?

A proposito di illuminazione, percorrendo qualche mese fa, la Pontina che porta a s. Felice Circeo, siamo rimasti colpiti dai lampioni di fresco impianto che la illuminano. Orrendi: meglio allora quelli asettici che vediamo dappertutto. Chi li ha messi, e chi ha consentito che una ditta li impiantasse?
 Ci siamo convinti che il tecnico della Provincia ( ricade sotto l'amministrazione provinciale la cura delle strade) che aveva l'incarico di seguire il bando e dar corso all'impianto di illuminazione era - ne siamo certi - l'amante della moglie del proprietario dell'azienda; oppure, se  forte di  una situazione familiare o sentimentale  tranquilla e regolare,  avrà fatto vacanze principesche ai caraibi, pagate dall'azienda; oppure, infine, avrà ottenuto in cambio che gli rifacessero gli impianti elettrici in casa sua ed in quelle di tutti i suoi familiari. Non abbiamo trovato altre ragioni plausibili per giustificare la scelta di quegli orrendi lampioni.
 Ma se Sgarbi dorme o chiude un occhio, chi denuncerà questi  insulti alla bellezza del nostro paesaggio e delle nostre città? Franceschini? Ma no, il ministro pensa solo al Colosseo, dove ha deciso di buttare una ventina di milioni di soldi pubblici in un progetto che solo un matto da legare poteva immaginare.

Sabato 25 papa Francesco ha pensato bene di andarsene a Milano

Quella che doveva essere una giornata di festa, la commemorazione dei sessant'anni dalla firma dei cosiddetti 'Trattati di Roma' in Cmapidoglio - i trattati che avviarono il processo dell'Unione europea - rischiano di trasformarsi in un incubo generale, nonostante questa parla non vada a genio a Michele Serra. Ma in questo caso non ne consociamo una più adatta.
 Dunque sabato saranno a Roma 40 fra capi di stato e di governo dei paesi dell'Unione. si immagina che arriveranno nella Capitale il giorno prima , alloggeranno all'Hilton sulla collina di Monte Mario, da dove scenderanno per raggiungere il Campidoglio dove ci sarà la celebrazione ufficiale. Notiamo appena che si tratta almeno della terza celebrazione, le altre due si sono svolte nei palazzi del Potere in questi giorni.
Ma quel giorno a Roma, con la crema delle politica e del governo europeo, speriamo quel miserabile di Dijsselbloem non si faccia vivo, sfileranno per le strade. presidiate da oltre 3000 forse dell'ordine, cinque cortei, nei quali si teme ci possano essere infiltrazioni di facinorosi che potrebbero mettere la città a fuoco e fiamme, sebbene le zone interessate alla celebrazione siano interdette al traffico.
 I cittadini e gli esercizi commerciali e pubblici sono terrorizzati, perché altre volte hanno vissuto in occasione di cortei turbolenti, ore drammatiche.
 Intanto come non bastasse questa atmosfera da coprifuoco, saranno chiusi Colosseo ed altri monumenti importanti - ma forse si limiteranno a chiudere i monumenti intorno ai luoghi toccati dalle celebrazioni, come l'intero Foro romano.
 Intanto, combinazione, il 25 e 26 saranno celebrate le giornate del FAI, in occasione delle quali in tutta Italia, Roma compresa,  potranno essere visitate e scoperte meraviglie su meraviglie.
 E il Papa che sapeva da tempo delle celebrazioni dei Trattati di Roma, se ne va in visita a Milano. Perché non ha scelto un'altra data, restando a Roma il 25? Non gli è stata chiesta né è stata prevista una udienza? Il Papa, se anche richiesta,  potrebbe non averla concessa, in profondo dissenso con le politiche comunitarie che chiudono gli occhi di fronte alla povertà, al dramma dell'emigrazione, affamando perfino i suoi cittadini? O forse ha pensato che, a causa del terrorismo - e mai decisione sembrerà più provvidenziale dopo l'attacco di ieri a Londra e quelli dei giorni passati a Parigi - era meglio egli obiettivo da sempre sensibile, girare alla larga a Roma, dove sabato anche senza di Lui, c'è già molto da proteggere?
 A noi, anche se non riusciamo a trovare una ragione convincente, sembra per lo meno strano che Papa Francesco, senza motivo, per semplice coincidenza, abbia scelto per la sua visita a Milano, di partire sabato 25,  di buonora dall'aeroporto. Quale aeroporto? Non saranno abbastanza intasati per le celebrazione? Ci voleva anche la partenza dell'aereo papale?

mercoledì 22 marzo 2017

ORTOMBINA dopo Chiarot alla Fenice . Soluzione pasticciata

Non disturbare il can che... governa. Sembra l'antica massima cui vorrebbero ispirarsi i governanti veneziani, leggi:sindaco, oggi in trasferta brasiliana, per il 'dopo Chiarot' che sarà comunque graduale, da quanto si dice, restando lui ancora per un pò alla Fenice, e prendendo pian piano dimestichezza con Firenze.

E quale sarebbe la soluzione interna che non toccherebbe gli attuali equilibri? Si vocifera di una promozione, sul campo, a Fortunato Ortombina che diverrebbe sovrintendente al posto di Chiarot, nonostante che nei suoi lunghi anni di permanenza nelle fondazioni liriche egli non abbia mai avuto una simile responsabilità. Si dirà che c'è sempre una prima volta, ma non si dice anche che, proprio nell'attuale delicata situazione delle Fondazioni liriche italiane, compresa quella veneziana, non ci si improvvisa in un mestiere,  reso più difficile dalla ancora difficile situazione generale e dalla carenza endemica di fondi. Ma, siccome si sa che Ortombina il sovrintendente non l'ha mai fatto, in realtà lo farebbe l'attuale direttore amministrativo Andrea Erri che è arrivato da poco alla Fenice in sostituzione di Mauro Rocchesso, dimessosi,  ma che è stato in questi anni passati, difficili, in coppia con il sovrintendente, l'artefice dei bilanci in ordine del teatro.

Siccome non si può metter sopra Ortombina uno appena arrivato, per quanto competente in amministrazione, ma certo al debutto in una fondazione lirica, dunque non ancora attrezzato per il  nuovo mestiere, si nomina Ortombina sovrintendente, il quale assomma anche l'incarico di direttore artistico, mestiere  che continuerà a fare; mentre, nei fatti, il ruolo di amministratore del teatro, sovrintendente, viene assunto dal direttore amministrativo, senza che gli siano attribuiti i  relativi galloni. Un vero pasticcio all'italiana, alla veneziana anzi.

Di pasticci simili è ricca la storia dei teatri lirici italiani. Pensiamo ad un  caso particolare  in cui il sovrintendente nominato, non volle un direttore artistico più bravo di lui ( a Venezia sarebbe il direttore artistico a non gradire un  sovrintendente sopra di lui, ed anche più bravo; ma chi?); forte del fatto che  lui era nato direttore artistico, e solo vicende contingenti  lo avevano fatto nominare sovrintendente. Così si mise al fianco un fesso - sia detto senza ingiuria! - qualunque. Il quale fesso, uscito anzitempo il sovrintendente, fu catapultato, per necessità contingente,  sulla poltrona del suo garante, e così  egli divenne da fesso  sovrintendente. Accadeva in  uno dei teatri più importanti del nostro paese, dal quale poi, in seguito a tale promozione - che ha un precedente nel cavallo di Nerone - ha fatto carriera, è ancora sulla breccia, e non è improbabile che ce lo ritroviamo ancora in futuro a comandare.

Tornando alla soluzione pasticciata di Venezia, potrebbe un domani accadere che un  sindaco anche competente - ma non è il caso di quello di Venezia - dica al suo sovrintendente che faccia da solo senza direttore artistico, come farà Ortombina, sempre che si decida ( ma pare che si sia già deciso) per questa soluzione pasticciata che creerebbe un tragico precedente.
Nonostante esista una ricchissima letteratura teatrale sui contrasti fra sovrintendente e direttore artistico - ed anche sulla coppia veneziana che ora sta per scoppiare' se ne contano di storie - due è sempre meglio di uno. Lapalissiano.

Dijsselbloem e Razzi vergogne umane. Di Maio (Di Pejo) lo spaccone

E poi uno dovrebbe andare a votare alle prossime elezioni politiche ed alle Europee? Come si fa ad uscire di casa, andare al seggio, fare magari la fila e poi esprimere un voto che potrebbe andare  a partiti nei quali militano delle vergogne umane?
 
Può sedere in Parlamento uno come Razzi,  che ha fatto la fortuna di Crozza, ma sul quale c'è davvero poco da ridere,  visto che s'è fatto fotografare ora anche con il macellaio di Siria, Assad, orgoglioso di avere tali contatti, e tempo fa anche con quella minaccia umana che è il dittatore nord coreano? Lui con quella feccia umana che ci fa? Se non scappa a tutta velocità, anzi ci va di proposito a braccetto, anche solo il tempo di una posa o di un selfie come si dice oggi, vuole dire che quella sua innocuità umana ed intellettuale, ed anche naturale comicità, è pericolosa perché non riesce a distinguere niente, non distingue il bene dal male, un governante da un  dittatore sanguinario. Ed allora perché continuare a pagarlo profumatamente e sempre profumatamente pensionarlo, se non  utilizza il vitalizio per  farsi impiantare un nuovo cervello? 

 Stesso consiglio vorremmo dare al presidente dell'Eurogruppo, l'olandese Dijsselbloem, dopo quella sua uscita da 'cerebroleso', del quale non conosciamo le doti di comico: "i paesi del mediterraneo, del sud Europa - ha detto - spendono i soldi in donne ed alcool, e poi vengono a Bruxelles a chiedere fondi': Come altro classificarlo, se non 'cerebroleso' anche prescindendo dalla fisiognomica, che già molto avrebbe dovuto dire a chi lo ha eletto fino alla carica comunitaria?  Con quella faccia sovrastata da un cespuglietto di gelatina  ora ci si aspetta solo una decisione. Una sola, e solo quella.  E cioè che se ne torni nel suo paese, dove, forse, per  ubriachi e bordelli non sono certo secondi a nessuno.


Non è che  nelle previsioni politiche italiane si stia molto meglio. Noi abbiamo un giovanotto, che non riesce, per quanto si dia da fare, a coprire le vergone dei suoi sodali del Movimento che hanno cariche amministrative e che, perciò, attacca.  Proprio oggi è uscita una sua intervista sul Corriere, nella quale recita la parte dello spaccone: "Noi non faremo alleanze con nessuno,  ha dichirarato, governeremo da soli, perchè  avremo il 40% dei voti  ed il relativo  premio di maggioranza". Ha ragione. Faranno esattamente come a Roma, dove hanno la maggioranza in consiglio e governano come sappiamo. Ma lui, prevedendo l'immancabile obiezione,  mette subito le mani avanti: "stiamo già preparando una squadra di governo coi fiocchi, io il mio vice in pectore, Di Batosta, ed il comico genovese, controllore". Auguri per il 40% e  per il governo. Chiamano 'governo', in Italia, anche il 'non governo'?

FASTWEB si rende responsabile di SOPRUSO. DENUNCIATE

Squilla il cellulare, ogni giorno a tutte le ore. Con la solita tecnica. Rispondo: pronto.? Dall'altra parte silenzio. Pronto - ripeto... solo dopo un bel pò di secondi una voce si presenta con il suo nome. La chiamo da... Nel caso specifico FASTWEB.  Come  ieri, quando dagli stessi numeri  ho ricevuto sul cellulare due telefonate; e io a mia volta, non avendo potuto rispondere, e non riconoscendo  i numeri, ho richiamato alcune volte senza riuscirci perché quei numeri sono perennemente occupati, quando non sono utlizzati dagli operatori.

Stamani ancora una telefonata alla quale ho risposto che non volevo essere scocciato, quando ho sentito che la telefonata veniva dalla 'DIREZIONE di FASTWEB'. E ho abbassato. Dal secondo dei due numeri dai quali ho ricevuto anche ieri le telefonate, ho ricevuto immediatamente un'altra chiamata, con la quale mi si annunciava che avendo io cliccato sul messaggio FASTWEB, domani mi avrebbero inviato il tecnico per attivare la linea Fastweb che io non ho mai richiesto, né ho intenzione di farlo in futuro. Ma la cui richiesta mi veniva attribuita, solo per aver cliccato sul messaggio di non so che cosa. Magari l'ho fatto solo per leggerlo interamente. E siccome io non ho voluto parlare con l'operatore della DIREZIONE di FASTWEB che ho licenziato in malo modo, per punizione, domani mi dovrei trovare un linea telefonica non richiesta. Siamo matti?
 Insomma ora basta un clic per vedersi arrivare una nuova linea  non richiesta. Questo è un sopruso che la legge non deve consentire.
 Chi è vittima di soprusi simili, non stia zitto, denunci pubblicamente questi LADRI DI CONSENSO. a cominciare da FASTWEB

martedì 21 marzo 2017

Opera di Firenze. Arriva Cristiano Chiarot come sovrintendente..Lascerà La Fenice

Il consiglio di indirizzo, organo amministrativo dell'Opera di Firenze, presieduto dal sindaco Dario Nardella, ha deciso per il dopo Bianchi, il sovrintendente che ha rassegnato anzitempo le dimissioni, per tornare al suo lavoro di avvocato 'più remurato e più soddisfacente'.
 Ha proposto al ministro Franceschini, per la ratifica della nomina, il nome di Cristiano Chiarot, sovrintendente della Fenice, e presidente dell'An.Fo.Ls.

Chiarot ha ottenuto all'interno del Consiglio, maggiori consensi degli altri due contendenti/ candidati. Alberto Triola, direttore generale dell'Opera di Firenze (lui era il candidato proposto nel caso si fosse adottata una 'soluzione interna' , ma che ora resta al suo posto, nonostante si sia sbracciato da sempre per la prima carica del teatro) e Nicola Sani, che sarebbe stato tolto al Teatro Comunale di Bologna che attraversa da mesi un guado pericoloso. Lo si voleva rimuovere per premiarlo, ma di cosa non si sa, o per toglierlo dai guai che non è riuscito a risolvere, tenendolo ancora a galla, brazie ai suoi  non tanto occulti sponsor.

Perchè Chiarot? Perchè arriva dalla fondazione veneziana carico di onori e con la fama di buono, anzi ottimo, amministratore, da  cinque/sei anni circa. In effetti La Fenice ha i conti in ordine da tempo e, nella sua programmazione, ha saputo mettere insieme il repertorio con le novità. Ma c'è un però. Venezia è un porto di mare ed ha un teatro abbastanza piccolo, 1000 posti. Firenze, pur meta di tanti turisti, non ha lo stesso appeal di Venezia, ed ha un teatro grande quasi il doppio, che non è facile riempire quasi ogni sera in cui c'è spettacolo, se si vuole risanare il bilancio. Ed ha, da non sottovalutare, un teatro ancora da terminare.

Chiarot, già candidato dopo Lissner alla Scala, ed anche all'Opera di Roma prima di Fuortes, nonostante a fine mandato a Firenze sia in età di pensione, potrebbe coronare, se  dovesse continuare la sua fama di buon  amministratore, proprio alla Scala, dopo Pereira. Ma Firenze , anche sotto questo profilo, non è Venezia. Bianchi esce di scena perchè il suo teatro ha grossi guai che lui non è riuscito evidentemente a risolvere e che ora Chiarot si troverà davanti non appena si trasferirà.
Si trasferirà da solo? Negli altri casi sopra citati era certo che non si sarebbe trasferito da solo. Questo non è dato sapere. A Firenze, intanto, troverà il suo ex segretario artistico, Pierangelo Conte, ora nell'incarico, di fatto, di direttore artistico e pure il direttore musicale, Fabio Luisi, che a Capodanno scorso ha diretto l'ormai celebre Concerto di Capodanno, trasmesso in diretta da Rai 1, un concerto ormai famoso e consolidato nel favore del pubblico che, però, negli ultimi anni, per scelte sbagliate della direzione artistica, ha visto diminuire sensibilmente  il pubblico televisivo, arrivato poco sopra i 4 milioni, mentre fino a tre anni fa toccava i 4.500.000. E il Concerto di Capodanno dovrà lasciarlo in dotazione a venezia, anche se- è noto- non è stato lui a inventarlo, o portarcelo, e curarne il successo.

Forse Chiarot vorrà portarsi con sè Ortombina, il direttore artistico, con il quale, da quel che si sa, i rapporti non sono mai stati idilliaci ma che, nonostante tutto, ha fatto sempre da spalla al sovrin tendente. Così forse Conte potrebbe tornare, anche se dopo appena qualche anno,  e se lo volesse, nella sua Venezia.

Ma potrebbe anche essere, ulteriore ipotesi, che Firenze si trasformi da trono di gloria in tomba per Chiarot, incapace in un teatro assai complicato di rimettere ordine, al punto da fargli lasciare Firenze per tornarsene a casa, prima ancora della fine del suo incarico... e addio sogni di gloria.

Intanto la prima visita a Firenze di Chiarot coinciderebbe con  lo sciopero nazionale e relativa manifestazione delle fondazioni liriche italiane proprio a Firenze. Una bella accoglienza che dovrebbe far riflettere il nuovo aitante sovrintendente.

In Rai cose da non credere

E' accaduto, forse per la prima volta nella storia recente della tv di Stato, in Rai per intenderci, che ad una trasmissione indecente sia stata inflitta una punizione esemplare: chiusa su due piedi, per ordine del direttore generale che, una volta tanto, non si è accontentato delle scuse dei responsabili.
 Apriti cielo. I diretti interessati, anzi coloro che li rappresentano e che hanno parlato per loro, hanno gridato alla vendetta - ci riferiamo agli agenti, anzi all'agente che rappresenta alcuni degli autori e la stessa conduttrice, che poi è anche sua moglie. Evidentemente in Rai, è la stagione di un'altra agenzia concorrente che fa faville e macina soldi su soldi.

A chi è venuto in mente di montare  quasi per intero una  trasmissione del sabato pomeriggio della rete ammiraglia, Rai 1, sul tema: gli uomini preferiscono le donne dell'est  alle italiane, con imbecillità profuse a piene mani, oltre che con  riflessioni sessiste e squallide?
 Possible che a nessuno della lunga catena che sta dietro una trasmissione - dalla presentatrice agli autori al capo struttura - sia venuta una qualche obiezione ad un simile passatempo trash ed anche offensivo, diciamo sì offensivo, nei confronti delle donne? Tutte teste vuote incapaci di  valutare l'opportunità e la congruità di trattare un  argomento così delicato partendo da  quel quasi decalogo a favore delle donne dell'est, che nel sito fallocco, dal quale è stato ripreso - neanche originali! - appariva in forma  ironica?  Con questi chiari di luna noi dovremmo prendere per oro colato tutto quello che mamma Rai ci somministra?

Noi non sappiamo chi sia in cima alla piramide delle responsabilità della trasmissione, sotto
Fabiano direttore di Rai 1, né ci interessa conoscere il suo nome, perché la sua responsabilità  nella formazione del programma, della redazione e della singola puntata - chiunque sia - è indiscutibile.
 E nonostante ciò - si legge sui giornali - la direzione generale forse non riuscirà a rimuovere il responsabile perché, secondo la direzione generale, avrebbe già pronta una causa per  essere messo in un posto di uguale prestigio: la ragione di tale causa si chiama 'demansionamento'.
 Chiaro il ragionamento? Nessuno può toccarlo e  sbatterlo altrove, per punizione in ragione dell'errore commesso. Non ci  si rende conto che in questo come in molti casi la causa dovrebbero farla i cittadini alla Rai ed ai diretti interessati che, per chissà quali ragioni (ma alcune di esse sono ben note) ha  attribuito a persone del tutto INDEGNE ed INCAPACI, responsabilità che avrebbero meritato ben altre professionalità e capacità.
 E, invece, è la Rai a  doversi preoccupare di non 'demansionare' il suo dirigente che sicuramente vincerebbe se ricorresse in tribunale contro l'azienda che per anni l'ha trattato  con caviale e champagne, senza che se lo sia mai meritato. Ma a nostre spese.

Sui muri dell'arcivescovado di Locri sì, al Colosseo no. Le vergogne di Franceschini

Avete visto quanto poco tempo ci hanno messo a Locri, per cancellare quelle scritte ingiuriose all'indirizzo di Don Ciotti - sbirro gli hanno scritto! - dopo che lui, il Presidente della repubblica,ma anche il Vescovo, mons. Oliva, avevano apertamente condannato la mafia, nel corso di uan manifestazione per promuovere la legalità e la giornata - che si celebra proprio oggi primo giorno di primavera-  per non dimenticare le vittime di mafia. Appena chiamata in causa la mafia ha risposto immediatamente nella notte - come fanno tutti i vigliacchi, ma forse in questo caso delle telecamere di sorveglianza potrebbero aver ripreso i volti di quegli infami! - con quelle scritte ingiuriose. All'indomani, accortisi delle scritte, le hanno immediatamente fatte rimuovere, anzi cancellare con vernice bianca. E, in poche ore quei muri sono tornati bianchi come non sarà mai la coscienza ed anche la fedina penale dei mafiosi.

 A Roma, nel centralissimo rione dove hanno sede i Fori, il Colosseo, e pure la Domus Aurea, il Palatino ecc... ecc... insomma nel centro del mondo è accaduto l'altro ieri che un ubriaco al volante di una macchina è finito contro un muro di cinta a due passi -due passi veramente - dal Colosseo. Oggi i giornali hanno mostrato la foto. Ma pensate che Franceschini, che si vorrebbe annetere il Colosseo per fregarsi la ricca dotazione che deriva dallo sbigliettamento, abbia pensato di far immediatamente restaurare quel muretto?  Quando mai. Scommettiamo che passeranno giorni se non settimane o mesi prima che venga ricostruito, quando basterebbero due operai per rifarlo in poche ore?

Le raccomandazioni non sono nate con i democristiani. Puccini rimproverava sua madre che già vi ricorreva

1883, luglio. Voialtri a Lucca l'avete sempre con le raccomandazioni; maledetto a chi l'ha inventate... si vede che Carlo Lodovico vi ha sciupato la testa a tutti. Voialtri non sapete che tipi sono Ponchielli e Bazzini” (Puccini alla madre)

A Mozart quel che è di Mozart

Bach è il Battista. Haydn Dio padre, Mozart, il Figlio di Dio, e Beethoven lo Spirito santo. Schubert l'Evangelista.
Ecco la teologia sulla quale la musicologia europea avrebbe fondato la sua fede, e che due musicologi coniugi italiani, Luca Bianchini ed Anna Trombetta, con una loro ricerca, intitolata: 'Mozart. La caduta degli dei',  intendono disconoscere anzi demolire dalle fondamenta, perchè eretica.
Del loro libro, uscito l'anno scorso e e della cui esistenza, dato il successo, si sono lette già molte recensioni, si accorge solo ora una rivista musicale italiana, che affida la recensione confutativa delle tesi dei due, ad un musicologo che si getta nell'impresa anima e corpo, e con armi filologiche affilate.

La tesi - ed è ciò che principalmente ha fatto scalpore - è che Mozart non era quello che una certa musicologia agiografica ci ha tramandato. Non era così come ce lo hanno tramandato nella persona - e fin qui poco importa tutto sommato - ma non era così neanche come musicista. Davvero? Sì, rispondono i due musicologi.

Del catalogo mozartiano molti numeri non sarebbero suoi, e molti altri conterrebbero errori che neppure loro, i due musicologi, che certo non si paragonano a Mozart, avrebbero mai commesso. E giù una sfilza di esempi, a cominciare dalla celebre ouverture del Flauto, costruita sul tema di una sonata nientemeno che del povero Muzio Clementi, che in vita, nel corso di un confronto pubblico, Mozart ebbe a dileggiare, come racconta la musicologia eretica.
Noi l'abbiamo ascoltata. Ma ci siamo convinti che fra la sonata, anzi il tema di una sonata - un tema, un tema come tanti altri, un povero tema, né bello né brutto - e il suo utilizzo nella celebre Ouverture c'è di mezzo il mare. E che nessun altro avrebbe potuto cavare da quel semplice tema la costruzione dell'Ouverture, se non Mozart o uno come Mozart. E i nostri musicologi che dicono? Proseguono con numerosi esempi di imprestiti, come quelli da Paisiello e da altri, che però catalogano come furti, autentici furti, dovuti alla incapacità di Mozart di provvedere a tutto da sé. Arrivando alla conclusione che Mozart senza i vari, numerosi, musicisti saccheggiati non sarebbe Mozart che ci vogliono dare ad intendere. E, che di volta in volta, Mozart sarebbe Paisiello,Clementi, Gretry eccc...
Ciò che la coppia di musicologi non ci dice apertamente è che la storia della musica, non potendosi occupare approfonditamente di tutto, è tarata sulle sue 'vette', dando perciò per scontato che le vette sfolgoranti, per esistere presuppongono, cime meno ardimentose, ma anche colline verdeggianti e perfino dolci ed ampie vallate. La storia della musica come la storia del genere umano in ogni campo se non considera questa varietà sarebbe incompleta ed imprecisa.

E perciò la storia di Mozart che non sarebbe Mozart, ricalca tanti altri maldestri tentativi di riscrivere la storia scardinandone senza ragioni le fondamenta. Ci viene in mente il caso 'Beethoven-Luchesi', sul quale ai tempi della nostra direzione del mensile 'Applausi' pubblicammo qualcosa. Lo scopritore di quell'altro imbroglio, il prof. Taboga, che vi ha scritto un libro, in apparenza assai documentato proprio come quello della coppia Bianchini-Trombetta, vorrebbe portarci a concludere che Beethoven non è che , in molti casi, Andrea Luchesi, ottimo musicista certamente, ma che ha prestato a Beethoven tutta la stoppa necessaria alla sua glorificazione. Meglio non gliel'ha prestata, gli è stata rubata, da Beethoven; e i musicologici della chiesa eretica tedesca che crede in quella trinità l'hanno avallata e predicata, mettendo in soffitta  Luchesi.

Non ci vogliamo addentrare nell'esame dei singoli casi che la coppia di musicologi porta a sostegno della tesi e che presto sarà allargata anche a Beethoven e Haydn, all'intera compagine trinitaria musicale. E' che ci viene da dubitare di tutti coloro che, per quanto ben attrezzati, vogliono capovolgere tutta la storia.
Certo si possono correggere e precisare tanti particolari, dovuti ad errori o distrazioni nei quali anche i musicologi incorrono. Noi stessi abbiamo proposto, appena qualche anno fa, correzioni di questo genere, quando abbiamo studiato Alberto Savinio, del quale abbiamo scoperto molte biricchinate nella raccolta e catalogazione delle fonti dei suoi scritti musicali, Scatola sonora; e come, in passato, facemmo anche con Telemann, studiando a fondo la sua autobiografia più dettagliata, e rilevando errori ed imprecisioni che la musicologia ufficiale ( Alberto Basso, per parlar chiaro, quello che ha scritto la prefazione ad un precedente libro della coppia, esperto di massoneria, e massone agli stesso, inutile negarlo!) ha voluto riconoscere, solo telefonicamente, scusandosi, ma che non ha mai emendato, dove e quando avrebbe dovuto.
Si tratta di correzioni possibili. Ma quando, ad esempio, uscirono due poderosi volumi di Piero Buscaroli che intendevano capovolgere del tutto l'immagine sia di Bach che di Beethoven, anche allora anche noi ci mostrammo diffidenti.

Ciò non vuol dire che non capiamo la giusta aspirazione dei due musicologi, finora impegnati in ricerche su musicisti di secondo piano ed in scoperte e revisioni di opere finite nel dimenticatoio od in qualche faldone polveroso di biblioteche nobiliari, a raggiungere la fama attraverso la denuncia di falso e la demolizione di un mammasantissima, appartenente addirittura alla cosiddetta trinità della musicologia ufficiale.

Quello dei falsi sarebbe un altro capitolo molto interessante da esaminare. Ve ne sono stati in ogni tempo, ed hanno avuto protagonisti anche musicologi illustri, i quali magari hanno accusato colleghi di altrettali misfatti.
Ne ricordiamo un paio: Mario Fabbri (fiorentino, su Bartolomeo Cristofori e sull'invenzione del pianoforte, accampando documenti trovati a Firenze, ma che poi nessun altro ha potuto visionare, semplicemente perché INESISTENTI); ma anche Francesco Degrada (sugli Scarlatti, come ha messo in evidenza anni fa dalle pagine di Music@, il nostro studioso scarlattiano più accreditato, Mario Pagano), tralasciando, per la sua evidente falsità, un terzo, quello dell'Adagio di Albinoni che di Albinoni non è, come tutti sanno, ma di Remo Giazotto.

E tralasciando anche alcuni altri casi altrimenti spiegabili, come quello dell'attribuzione a Felix di alcune opere di sua sorella Fanny Mendelssohn - ambedue i musicisti si firmavano, quando con le sole iniziali: F.M. - o come l'altro, riguardante un musicista morto giovanissimo, al quale sono state attribuite opere più di quante ne avrebbe potuto materialmente scrivere se fosse vissuto il doppio degli anni: Pergolesi.


Come si vede c'è materia infinita nella storia per procedere a riesami e correzioni della storia medesima. Ma da questo a capovolgerla completamente ce ne corre. E noi, quali e quante siano le prove addotte dalla coppia di musicologi, intanto su Mozart e poi anche - come promesso e già minacciato - su Haydn e Beethoven, non perderemo neanche un attimo del nostro tempo ad esaminarle; che, sebbene non prive di qualche fondamento, riteniamo incapaci di minare il piedistallo sul quale nel tempo la storia, con tutti i suoi errori, ha posto Mozart ed altri. 

lunedì 20 marzo 2017

Di Maio e Di Battista (meglio noti come: Di Pejo e Di Batosta) difendono il comico Grillo dagli assalti degli spettatori del suo teatrino

Dopo la brutta storia genovese che qualche malumore e forse più di un semplice malumore ha creato fra i militanti grillini, è intervenuto il comico - autodefinitosi garante: chi si sentirebbe garantito da un comico? Semmai i comici possono essere abili ed acuti nella denuncia, ma solo in quella - a dirci, proprio lui, che la democrazia senza regole non esiste, e che lui, autoproclamatosi 'garante' del movimento', è chiamato a farle rispettare. Bella roba.
In principio c'era la democrazia della rete: nel Movimento nulla decidono i capi, tutto è affidato al popolo che si esprime attraverso la rete, votando su ogni punto; salvo il caso in cui la rete voti ma non come i capi volevano o si attendevano,  perché allora la rete non  vale più.

E, se come si affrettano a precisare i due aspiranti al vertice di governo del Movimento: Di Pejo e Di Batosta, il Movimento oggi, a causa dei sondaggi che lo danno per vincente alle prossime elezioni e del favore  popolare che - purtroppo- ancora riscuote,  diventa  appetibile da quanti vogliono salire sul carro dei vincitore e profittarne. Ecco a cosa serve il comico, a sventare simili assalti. E i due si fidano ciecamente del garante: se l'ha fatto aveva un qualche motivo. Noi ci fidiamo - hanno detto senza mezzi termini!

E noi? Ci fidiamo anche noi? Ancora? Per quanto possa valere il nostro parere, visto che abbiamo dichiarato apertamente che non andremo MAI PIU' a votare, perchè non ci sentiamo rappresentati  neppure minimamente da questa classe politica indegna e, in molti casi, anche impresentabile,  noi non ci fidiamo. Se una ragione in più possiamo accampare è l'uscita - solo momentanea - della sindaca Raggi, alla quale i medici hanno consigliato un periodo di riposo, nel bel mezzo del bailamme romano: mentre Roma brucia.

 Ci pare di rivedere un film  su Roma già visto appena un paio d'anni fa, un film che ebbe per protagonista Marino, Ignazio, il quale  nonostante avesse sulla sua scrivania di governo  una serie di dossier ancora aperti, se ne andò in vacanza in America, creando non pochi guai, uno con il governo ( ma non ci ricordiamo più quale!) ed un altro con il mondo che conosciamo meglio quello della cultura, non  firmando il decreto di nomina del nuovo amministratore delegato di Musica per Roma e quello sulla composizione del medesimo CDA, che un bel pò di guai ha comportato.

Ma forse la Raggi è andata  a farsi bella - perchè no? - per la riunione di sabato prossimo che vedrà a Roma, proprio in Campidoglio, la celebrazione dei sessant'anni dalla firma dei Trattati di Roma, che avviarono l'Unione oggi minata ed in  crisi seria. E la padrona di casa dev'essere in forma: unica sindaca fra tanti capi di stato e di governo.


Cose dell'altro mondo. Il funzionario promosso, l' extracomunitaria accolta dalla Boldrini e le donne che fanno figli a Bolzano

Ricordate il caso della visita del presidente iraniano a Roma,  in onore del quale in Campidoglio - pare senza che nessuna richiesta ufficiale fosse arrivata al cerimoniale - si coprirono i nudi delle statue classiche esposte nel corridoio che il presidente avrebbe dovuto percorrere?  Ricorderete anche che  alla folle decisione parteciparono in tanti, compresa la responsabile del cerimoniale di Palazzo Chigi la quale doveva essere Lei coperta di vergogna e dimessa, e che forse è ancora lì al suo posto.
 Tra i funzionari addetti al cerimoniale del Comune, Gentiloni ne ha scelto uno  per palazzo Chigi - non sappiamo se per sostituire la signora finalmente dimessa. Ma il caso ha voluto che fosse scelto uno di quelli che partecipò all'insana decisione.

Una studentessa extracomunitaria, secondo la folle legislazione italiana che ritiene ancora extracomunitaria una persona che risiede in Italia da vent'anni, ed ora ne ha solo 22, è stata premiata in Parlamento come migliore studentessa universitaria che si è laureata con il massimo dei voti. Il premio le è stato consegnato nello stesso Parlamento. Ma quando la studentessa ha chiesto di fare una visita dell'intero palazzo di Montecitorio, qualcuno le ha detto che non poteva in quanto extracomunitaria. Quando la Boldrini è venuta a conoscenza dell'accaduto ha invitato la  brillante studentessa a visitare il Parlamento ricevendola personalmente. Giustizia è fatta? No. Perchè ci piacerebbe sapere se colui /colei che le ha negato l'autorizzazione alla visita sia ancora al suo posto, e non sia stato/a raggiunto/a da richiamo alcuno.

In Italia, stando ai dati relativi al 2015  ci sono state meno nascite, in rapporto agli anni precedenti. Un bel guaio, se a tale diminuzione delle nascite fa da pendant l'aumento dei pensionati. Ma non è così in tutta Italia. Quantomeno non lo è nella provincia autonoma, ma sempre italiana, di Bolzano, dove la percentuale delle nascite per famiglia è superiore a quella di tutte le altre famiglie delle restanti regioni. E sapete perchè? Perchè Bolzano attua una politica della famiglia che  non è praticata nelle altre regioni. In nessuna delle altre regioni. Ma Bolzano è in Italia o no? E se Bolzano può farlo, perché non anche tutte le altre province e regioni italiane? da dove prende i soldi Bolzano se non dallo Stato italiano? E perchè Bolzano può destinare parte dei suoi fondi alla politica  della famiglia mentre le altre province non possono? Che ci fanno con quegli stessi fondi che Bolzano dirotta  alle politiche familiari?

sabato 18 marzo 2017

Di Maio (Di Pejo) e Di Battista (Di Batosta) che fanno, tacciono su Genova e sulla cena 'aggratis' della Raggi?

Che fanno stanno zitti per la vergogna?  A parte la comicità delle cosiddette 'comunarie' - a Genova sia ben chiaro a tutti  che hanno votato nientemeno che 380 per la prima eletta e 360 per il secondo, insomma parenti ed amici, un pleibiscito! non è comico?- è accaduto che Grillo, che è al disopra del voto in rete, abbia tolto il simbolo delle sue stelle cadenti, alla vincitrice, per la ragione che sulla sua pagina social aveva spesso criticato i vertici del Movimento, ed aveva perfino osato esprimere solidarietà a Pizzarotti e ad altri proscritti, e abbia dichiarato vincitore il secondo votato: un cantante in forza nell'orchestra del Teatro Carlo Felice, dunque strumentista ( trombone del Movimento?). Il quale ha pensato bene, con i chiari di luna del teatro genovese, di darsi alla politica che certamente gli renderà più e meglio della musica e del canto.
 Grillo ha compiuto un'azione di forza ma ha chiesto al movimento di fidarsi di lui, perché lui  'sa cosa fare, cosa ha fatto'. Alla faccia della democrazia e del rispetto del voto popolare, per quanto 'familiare' o poco più delle comunarie genovesi, affatto popolare.

 A Roma accade che la Raggi con un suo amico, od ospite o quel che sia, si sia recata per la cena in un ristorante del centro. Alla fine della cena il proprietario è andato a salutarla, ringraziandola di   aver scelto il suo ristorante. La sindaca ha preso tale atto di cortesia come una cena ' a sbafo'; s'è alzata, ha salutato a sua volta ed è andata via. Chi  le aveva detto che la cena era offerta dal padrone del ristorante? Anche l'avesse fatto dichiaratamente, Lei non avrebbe dovuto accettare, avrebbe dovuto pagare ed andar via con la ricevuta o fattura. Invece no. L'ha scoperto il settimanale Oggi al quale la storia l'ha rivelata il cuoco del ristorante, manifestando il disappunto del padrone del locale che mai e poi mai aveva pensato di ospitare a cena gratuitamente la sindaca. Ci siamo dimenticati del caso Marino, che a differenza di quel che ha fatto la Raggi, non usciva senza pagare; però pagava con la carta del Comune come fosse una cena di lavoro, mentre  era a mangiare con i suoi familiari?

 Mai accettare una cena gratis. A noi, più modestamente, è accaduto tante volte negli anni passati, dal 1999 al 2004, in giro per l'Italia per la registrazione della trasmissione di Rai 1 'All'Opera!' in compagnia di Antonio Lubrano. Molte volte, gli osti, riconosciuto il noto presentatore, venivano a dirci che eravamo ospiti del ristorante. Noi mai e poi mai abbiamo accettato, abbiamo sempre pagato e siamo andati via con la ricevuta. Purtroppo ai nuovi arrivati può accadere di inciampare in simili errori. Gravissimi.

Di tutto questo il premier 'Di Pejo' ed il vice premier 'Di Batosta'- premier e vice premier nei desideri loro, ma non siamo sicuri se anche nella testa del comico genovese - tacciono, anzi dopo l'incitazione alla violenza, da ogni parte stigmatizzata, la coppia, sembra essere partita per la legione straniera. Non si fa vedere in giro.

A che serve un nuovo concorso lirico intitolato a Pappano Pasquale se Pappano Tony invia solo la sua benedizione?

Il precedente post sul neonato Concorso internazionale di canto lirico ' Pasquale Pappano' l'ha scritto Achille Mottola e noi l'abbiamo ripreso, ricopiandolo tale e quale dalla rete. Achille Mottola è una nostra antica conoscenza dai tempi di Piano Time, nientemeno, per una bella iniziativa messa in piedi a San Giorgio del Sannio, alla quale spesso partecipammo. Poi noi abbiamo proseguito per la nostra strada e lui, invece, ha fatto una grande carriera nel settore dell'istruzione artistica essendo stato commissario e presidente di alcuni Conservatori del contro e sud Italia, godendo quindi della piena fiducia del MIUR e dei vari ministri succedutisi a Viale Trastevere.
 Ora da membro esperto, nominato dal ministro Giannini, nel CDA del Conservatorio di Benevento del quale è già stato sia Commissario che Presidente, racconta con eccessivo entusiasmo questa nuova impresa che nasce, secondo noi, già zoppa.
 Innanzitutto chi si iscriverà ad un concorso 'nuovo', in un paese dove ve ne sono già tanti e i cui vincitori stentano a trovare una via per accedere alla professione? E davanti ad una giuria che certamente non si può dire fra le più illustri e quantomeno capace di assicurare ai vincitori una possibilità di inizio di carriera?
 E poi, un bel colpo sarebbe stato se Achille Mottola, il direttore Ciampa e tutto l'ambaradan del Conservatorio di Benevento fossero riusciti a coinvolgere Tony Pappano, in un concorso intitolato a suo padre, sia a partecipare al concorso sia ad impegnarsi nel dare una opportunità ai vincitori se di valore.
 Invece Pappano si limita ad inviare la sua benedizione all'iniziativa,  recandosi, come fa da molti anni d'estate, nel paese natio dei suoi genitori,  Castelfranco in Miscano, per il 'Pasquale Pappano Memorial' che consiste in pratica in un concerto, per il quale all'inizio è riuscito a portare l'Orchestra dell'Accademia, e da qualche anno a questa parte invece  ha ripiegato nel dirigere una orchestra, 'Filarmonica di Benevento' alla quale fa il graditissimo regalo di concertare il programma del concerto. E fermati là. Troppo poco per poter salutare con entusiasmo una nuova iniziativa  concorsistica  nel settore del  canto, quando si sa bene che senza l'aiutino di un direttore che ha potere (Pappano) e di un agente ( quale?) che vanta già una scuderia molto attrezzata nessun giovane cantante potrà mai cominciare a cantare. Con o senza concorso. Sia  che lo vinca, sia che lo  perda.

Concorso internazionale di canto lirico intitolato a Pasquale Pappano, padre di Tony. Ancora un concorso?

Una competizione internazionale per giovani talenti che diventa crocevia di incontri tra generazioni di artisti uniti nel linguaggio della musica. Sotto l'egida del Maestro Sir Antonio Pappano, in omaggio a suo padre, l'Orchestra Filarmonica di Benevento organizza dal 2 al 5 maggio il Primo Concorso internazionale di canto lirico «Pasquale Pappano», con il patrocinio della Regione Campania, del Comune e della Provincia di Benevento. L’evento, già annunciato nel cartellone della terza stagione concertistica dell’Orchestra Filarmonica di Benevento, è stato presentato presso Palazzo Paolo V. Sono interventi i giovani membri del direttivo dei Filarmonici di Benevento, il presidente onorario mons. Pasquale Maria Mainolfi e, in video, con un toccante e significativo saluto, Sir Antonio Pappano, direttore musicale dell'Orchestra dell'Accademia Nazionale di Santa Cecilia di Roma. «Cari ragazzi, - ha esordito Sir Pappano - ho una bellissima notizia. Musicisti, cantanti, donne e uomini di talento, ho un messaggio per voi. Quest’anno il “Memorial Pappano” che ho scelto di far vivere e promuove ogni anno nella terra della mia famiglia e della mia storia, Castelfranco in Miscano, si arricchisce di una nuova idea. Con l’Orchestra Filarmonica di Benevento, che ho diretto e continuerò a dirigere, perché credo in questo progetto importante, insieme al maestro Francesco Ivan Ciampa, ho immaginato di costruire una grande occasione di partecipazione e condivisione. Nasce con questo spirito, nell’unione generazionale di competenze e sogni, il primo Concorso di Canto dedicato alla testimonianza e all’eredità morale di Pasquale Pappano, mio papà. È rivolto a giovani cantanti di ogni parte del mondo. Una giuria, composta da eccellenze della musica, della tradizione lirica e sinfonica internazionale, selezionerà le migliori voci per l’allestimento del consueto concerto per il quale sarò sul podio con ritrovata passione a Castelfranco in Miscano il prossimo agosto. E il mio contributo allo sforzo culturale artistico dei giovani professori dell’Orchestra Filarmonica di Benevento, un modo per valorizzare concretamente l’identità e il valore dell’appartenenza a un luogo che amo. Un abbraccio di speranza e sostegno a chi crede nella musica e per lei sceglie di fare della propria vita un inno alla bellezza. Vi aspetto!». Il regolamento del Concorso è editabile sul sito www.concorsoliricopappano.com. Al 1° classificato, Premio «Pasquale Pappano», andranno duemila euro; al 2° classificato, mille euro; al 3° cinquecento euro. I vincitori dei primi tre premi del Concorso prenderanno parte di diritto al concerto del 7 maggio 2017 della Stagione OFB, diretto da Francesco Ivan Ciampa e al concerto diretto da Sir Antonio Pappano con l’Orchestra Filarmonica di Benevento, in occasione del «Memorial Pasquale Pappano» (agosto 2017) a Castelfranco in Miscano. La Commissione Giudicatrice sarà composta da Giovanna Casolla, presidente; Francesco Ivan Ciampa, direttore d’orchestra; Cesido Niño, director artístico de la Asociación Bilbaína de Amigos de la Ópera (Abao); Anna Maria Pirozzi, soprano; Cristina Ferrari, direttore artistico Fondazione Teatri di Piacenza e Alessandro Ariosi, agente lirico. Segretaria del concorso è Marianna Iacoviello, coordinatore generale Vittorio Coviello e segretaria artistica Selvaggia Schiavi.

Opera di Roma. Un premio e una mazzata

Dopo il Premio Abbiati, come migliore 'spettacolo' ad un titolo della passata stagione, non si è fatta attendere la mazzatta per l'Opera di Roma. Una associazione ha, infatti, inoltrato un esposto alla Corte dei Conti perchè indaghi se il finanziamento comunale al Teatro dell'Opera di Roma non sia frutto di eccessivo buon cuore e di troppa benevolenza, dato che è il più alto  destinato dai Comuni alle proprie Fondazioni liriche - forse un tempo lo superava in magnanimità, quello erogato al Teatro Massimo di Palermo; adesso non sappiamo.

Il Comune di Roma, da Alemanno in poi ha dato all'Opera di Roma  dai 16 ai 20 milioni di Euro l'anno. Non male, senonchè il teatro con una gestione di incapaci e sperperatori,  se non anche di mariuoli, s'è trovato nella merda. Con la Raggi in Campidoglio, e l'assessore Bergamo che vuole accorpare - in realtà già anni fa si parlò di accorpare Opera e Santa Cecilia; crediamo fu proprio Fuortes, al massimo della sua creatività, a suggerire l'accorpamento, al momento della ventilata chiusura dell'Opera e dell'Orchestra esternalizzata ( ci viene ancora da ridere al semplice pensiero della follia fuortesiana). Ora quel progetto potrebbe trovare  sbocco nelle intenzioni non più segrete dell'assessore Bergamo che mentre a Bruxelles, a capo di un organismo comunitario fino a qualche mese fa, lottava per tenere invita tutte le istituzioni  culturali del 'vecchio continente', inseditao a Roma, invece, si da da fare per accorparle, in pratica cancellarle dalla faccia della terra.

La questione dei finanziamenti va esaminata da un altro punto di vista. E, per Roma, da un punto di vista del tutto particolare. Sappiamo tutti come le amministrazioni amiche diano tutti i soldi richiesti dalle istituzioni comunali, se a capo vi hanno messo amici o amici degli amici; e che questi soldi tendano immancabilmente a diminuire al cambio di amministrazione se non si è potuto scalzare dai vertici gli amici dei precedenti amministratori.
A Roma, dopo la 'manica larga' di Alemanno con De Martino sovrintendente e Muti  direttore, con l'avvento di Marino e con la prospettiva di mandare fallita l'Opera che presentava una  voragine nei bilanci, nonostante i finanziamenti allegri e l'ancor più allegra gestione dell'epoca, il vento non cambiò, perchè Marino e Franceschini avevano messo in teatro quel salvatore e fattore di miracoli che si chiama Fuortes. Dunque avevano già cambiato timoniere e al 'loro' timoniere assicurarono tutto l'aiuto possibile. Fuortes, inutile negarlo e salvo prova contraria, ha riportato i conti in ordine - ma anche lui ha speso qualche volta oltre misura, come nel caso della Traviata 'con Coppola e Valentino', il cui costo complessivo chissà quando verrà ripagato - ma con l'arrivo dei Cinquestelle il vento è cambiato ancora una volta e i soldi del Comune  sono diminuiti.
 L'indagine della Corte dei Conti dovrebbe stabilire se, comunque, dal 2008 ad oggi il Comune ha finanziato 'con eccesso' l'Opera facendole correre il pericolo di spendere e spandere senza criterio.
 E perciò il tribunale contabile dovrebbe indagare non solo il Comune ma anche l'Opera. Il primo, per capire perchè tanti soldi dati al Teatro - più di qualunque altro Comune a qualunque teatro, Scala inclusa che riceve dal Milano un terzo di quanto riceve l'Opera dal Campidoglio; il secondo, per sapere  se era giusto richiedere tanti soldi e come li ha spesi.

Il nostro personalissimo parere, con tutta l'antipatia non celata che nutriamo nei confronti di Fuortes, è che i soldi spesi in un teatro, se ben amministrato e produttivo come dovrebbe, sono sempre meglio spesi rispetto a quelli impiegati in mazzette, opere fatte male,  favoritismi ed altre indecenze di cui il mondo è pieno. Perchè il teatro vuol dire civiltà, bellezza, crescita culturale e sociale dei cittadini dunque soldi spesi bene.

 Da un punto di vista giuridico e contabile non sappiamo come finirà questa storia. Si parla già di possibile danno erariale a carico sia del Comune che dell'Opera. Ma se si dovesse concludere con la riduzione dei fondi destinati dal Comune all'Opera di Roma - speriamo di no -  l'entità del futuro finanziamento all'Opera deve essere comunicato qualche tempo prima, per non farlo ripiombare nel passivo di bilancio, questa volta per colpa del Comune, della Corte dei Conti e di quella associazione che ha avviato l'indagine e che benemerita non si rivelerà.

Fuortes farà salti di gioia dopo il Premio Abbiati 2016 ad uno SPETTACOLO della sua passata stagione

L'Associazione nazionale critici musicali - della quale orgogliosamente non facciamo parte da tempo immemorabile, dopo un breve periodo di appartenenza e dopo la scoperta della compagnia di giro che la governava e  la governa tuttora: non è un caso che da qualche ventennio la presieda Folletto - ha reso noto i vincitori dei cosiddetti Premi 'Abbiati' dei quali le istituzioni musicali ed i singoli artisti, nelle varie categorie previste dal premio, si fanno vanto. Per la migliore opera, nel suo complesso, a partire dalla parte musicale, il Premio è andato al Cavaliere della rosa della Scala con la direzione di Zubin Mehta.

Miglior direttore è stato indicato Michele Mariotti della Premiata ditta rossinian pesarese, la quale nelle ultime settimane è rimasta orfana di Alberto Zedda.

Un premio speciale è andato ad Aquagranda di Perocco rappresentata, ad inizio di stagione, in prima assoluta alla Fenice, con la regia di Michieletto.

E poi altri premi, in relazione ai quali forse sarebbe interessante anche  considerare le assenze e le mancate attribuzioni - come si usa fare ad ogni premiazione che si rispetti; ma noi non lo faremo, perché non ne abbiamo voglia ed, in fondo, non ci frega proprio nulla.  Hanno premiato le cose che hanno visto e sentito- cioè quelle che hanno voluto vedere e sentire - ed anche quelle che dovevano essere premiate. Non è un mistero!

Ci preme solo segnalare che il premio come migliore spettacolo - nella categoria degli spettacoli d'opera -  è stato assegnato al Benvenuto Cellini andato in scena all'Opera di Roma. Dell'opera di Berlioz sono stati ritenuti degni di premio la regia le scene  i costumi le luci ed i video (L'esecuzione musicale no?)

Per la gioia di Carlo Fuortes, giacchè a lui, sovrintendente di un teatro d'opera, questi e solo questi elementi stanno a cuore. La parte musicale è, secondo le sue ben note e continuamente ed orgogliosamente manifestate convinzioni, un accessorio che purtroppo lega lo spettacolo d'opera al passato e che volentieri eliminerebbe, se gli fosse concesso e che, forse, un giorno gli riuscirà.

Premi Abbiati per il 2016 dell'Associazione nazionale critici musicali

spettacolo
Der Rosenkavalier di Richard Strauss (Milano, Teatro alla Scala)
Direttore: Zubin Mehta; regia: Harry Kupfer; scene: Hans Schavernoch; costumi: Yan Tax; luci: Jürgen Hoffman; video: Thomas Reimer.
Per la compiutezza di uno spettacolo che, all’esecuzione musicale di Zubin Mehta, ricca di slanci vigorosi ma anche sollecita nel tratteggiare incanti malinconici e tenere nostalgie, unisce la superba, elegante messinscena di Harry Kupfer, classica e moderna al contempo; e per l’apporto vocalmente e scenicamente autorevole della compagnia di canto, capeggiata da Krassimira Stoyanova, Sophie Koch, Gunther Groissböck e Christiane Karg.


direttore
Michele Mariotti


regia
Nicola Raab
Written on Skin di George Benjamin (Bolzano, Oper.a.20.21 - Fondazione Haydn)
Per la regia che non solo rendeva piena giustizia a musica e libretto, ma li nobilitava ulteriormente con  idee drammaturgiche di assoluto fascino. I corpi dei figuranti, moltiplicati da due specchi contrapposti,  divenivano, in movimenti ora sinuosi ora convulsi, essi stessi scena viva. Il popolo muto ma partecipe si faceva giardino e salone, bosco e palazzo, ponendo in straniante risalto la molteplicità dei piani nei quali l'opera si muove.


scene, costumi, luci, video
Terry Gilliam, Aaron Marsden, Katrina Lindsay, Paule Constable, Finn Ross (Benvenuto Cellini di Hector Berlioz - Roma, Teatro dell’Opera).


novità per l'italia
Dmitri Kourliandski, Broken memory, Maps of Non Existent Cities. St. Petersburg, Punctuation Marks (Milano, Sound of Wander), The Riot of Spring (Lucca Classica).


solista
Alexander Lonquich


cantanti
John Osborn
Miah Persson


premio speciale
Aquagranda (Venezia, Teatro la Fenice)


iniziativa musicale
Festival Alfredo Casella (Torino)
Promosso dal Teatro Regio con La donna serpente e divenuto un progetto della Città di Torino, ha saputo radunare in maniera concorde istituzioni musicali e culturali nella riscoperta dei lavori e della figura di Alfredo Casella, voce imprescindibile di un Novecento aperto a una modernità di stampo internazionale coniugata con le radici italiane.


  premio “piero farulli”
Quartetto Echos
Andrea Maffolini violino 
Ida Di Vita
violino 
Giorgia Lenzo
viola
Martino Maina
violoncello


premio “filippo siebaneck”
Opera…azione Libertà (Milano, Carcere Beccaria)
 realizzato presso l'Istituto penale Beccaria da Cristina Bersanelli e Davide Garattini


DATA E LUOGO DELLA CERIMONIA DI CONSEGNA DEI PREMI
SARANNO COMUNICATE CONGIUNTAMENTE ALLA PUBBLICAZIONE DELLE MOTIVAZIONI UFFICIALI