Abbiamo letto oggi - Repubblica- del fiasco, intero o a metà, dell'ultimo Trovatore verdiano all'Opera di Roma, diretto, per la regia, da Ollé della famosa Fura del Baus catalana, vanto del sovrintendente Carlo Fuortes. Il quale, ogni volta che presenta i bollettini di vittoria della sua gestione, al primo posto mette sempre lo sbarco nel suo teatro dei grandi registi della scena internazionale. Ora gli hanno detto che tutto il tempo impiegato per farli venire a Roma, è stato tempo perso, e gli hanno anche sussurrato all'orecchio, per non umiliarlo pubblicamente, che l'avrebbe meglio impiegato se lo avesse dedicato a cercare direttore e cantanti più adatti, perchè questi ultimi - e l'opera è fatta innanzitutto da cantanti ed orchestra, dunque direttore (Bignamini a Roma) - non hanno certo brillato. Ma Fuortes si ostina a pensare che senza i suoi amati registi internazionali l'opera sarebbe già defunta. Povero lui, e chi continua a farglielo credere.
Su un altro giornale - Corriere - nel quale si inneggia al ritorno a Roma del pianista Murray Perahia, dal 2000 assente dall'Accademia dove, domani, egli terrà un recital 'al piano', perché finora evidentemente teneva recital al 'trombone'. Solo che noi, a differenza dell'arguto titolista del Corriere, non lo sapevamo.
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