Sbaglia 'Il fatto quotidiano' a prendersela con la tesi di laurea dell'attuale ministro Marianna Madia, presentata nel 2008, in una scuola superiore, specializzata in scienze economiche (IMT) sorta appena tre ani prima a Lucca, dove probabilmente la Madia si trasferì subito dopo la Laurea in scienze politiche alla Sapienza, conseguita nel 2004, l'anno medesimo in cui suo padre consigliere comunale, ma prima giornalista ed attore, morì a 49 anni, stroncato da un tumore che non gli lasciò scampo.
Oggi è sceso direttamente in campo il direttore della scuola di Lucca per difendere il valore della tesi di dottorato della Madia, scritta in inglese; lei che già si era laureata 'cum laude', essendo una nota 'secchiona' - come Lei stessa si è definita.
A darle una mano, alla morte del padre, fu Veltroni che la fece eleggere in Parlamento. Per una intera legislatura ha studiato, su consiglio di Miriam Mafai, e dopo Veltroni ha trovato un altro sponsor in Renzi che l'ha fatta ministra. Ha studiato ma non approfonditamente, perchè la sua riforma della Pubblica amministrazione è stata rimandata al mittente perchè con errori che ha dovuto, dopo aver studiato nuovamente la faccenda, emendare (vuol dire che proprio preparata non era!)
Come andò la storia da principio? Alla morte di Stefano Madia, che Veltroni aveva voluto nella sua lista e fatto eleggere come consigliere comunale tre anni prima, Veltroni prende a cuore le sorti della ragazza neolaureata, ma ancora, come tanti giovani, senza arte nè parte. Anche Lei lo è, ma di colpo diventa diversa per interessamento di Veltroni che alal prima occasione, dopo un pò di apprendistato, e il dottorato a Lucca, la vuole capolista del PD e la fa eleggere parlamentare.
A suo padre Veltroni fa intitolare una strada dalle parti del centro commerciale della Bufalotta, parallela a quella di Carmelo Bene, di Lionello e di altri grandi attori del nostro cinema, perchè anche Stefano Madia aveva fatto del cinema in gioventù; ma, ormai, la sua carriera si svolgeva altrove, fra giornalismo (Porta a Porta, con Bruno Vespa) e politica (Lista Veltroni, consigliere comunale).
Il suo buon cuore Veltroni l'ha mostrato almeno in un'altra occasione, che noi consociamo, ma siamo sicuri che sarà accaduto chissà quante altro volte, ma certamente mai con gente comune. Una seconda volta, ma anteriore al Caso di Madia, che noi consociamo, quando una tragica morte prematura toccò un altro suo fedelissimo collaboratore, forse il suo più fedele ed anche bravo ed intelligente. Veltroni in quattro e quattr'otto fece assumere in Rai il suo congiunto più prossimo.
Veltroni fece bene o male in ambedue i casi? Sicuramente bene, per dimostrare che nelle sue vene scorre sangue e non acqua. Bene nell'uno come nell'altro caso. Perché fra i due casi non c'è differenza di situazione - due morti tragiche in giovane età di persone a lui molto vicine, vicinissime - anche se nel secondo dei casi - il primo in ordine di tempo - si trattava di persona che era stata più che vicina vicinissima, al suo fianco sia nel partito che all'Unità, nel periodo in cui ne era stato il direttore; e che fu anche per merito del suo collaboratore il periodo più fiorente di quel giornale del quale, negli ultimi tempi, ogni giorno non si sa se uscirà o meno.
Come non prendersi cura, a posteriori, stabilmente, ed una volta per tutte, di persone che solitamente si sistemano, nel nostro costume politico, già prima di qualche tragico evento? In Italia, del resto, non è un mistero che ci sono Enti pubblici nei quali ad un dirigente o dipendente di grado inferiore uscente spetta l'assunzione di un figlio o di parente strettissimo. E' una regola, scritta o non scritta, sempre rispettata.
Colpisce nei nostri due casi la prontezza del rimedio, mentre ogni volta che si chiede aiuto per una situazione grave viene solitamente risposto: 'alla prima occasione...', oppure: ' ora non ci sono possibilità ma vedrà che quanto prima...'.
Insomma ciò che vogliamo dire, senza più giri di parole, è che bene ha fatto Veltroni a provvedere alla vedova ed alla figlia dei suoi fidati collaboratori, ma, d'ora in avanti, non si tiri indietro se una persona qualunque venga a chiedergli aiuto, trovandosi in una situazione parimenti drammatica. E non pensi di rispondere che non ci sono posti. Perché allora dovrà spiegarci come mai quei posti li ha trovati in poco tempo, giorni se non addirittura ore. Se li inventi.
La 'tesi' contro la quale il 'Fatto quotidiano' ha puntato il suo dito accusatorio, bollandola di 'plagio' non è, perciò, gravissima al punto da costringere la ministra alle dimissioni. Lei si sarebbe dovuta dimettere quando fu eletta in Parlamento, solo per grazia ricevuta, e soprattutto quando Renzi la volle ministro; dimettersi per INCOMPETENZA, che in Italia non è ragione sufficiente.
Anzi tanto poco conta la tesi di laurea, che la Fedeli, ministro dell'Istruzione, senza laurea e neanche scuole superiori terminate, rischia di figurare come il ministro più efficiente. delle ultime legislature.
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