sabato 18 marzo 2017

Opera di Roma. Un premio e una mazzata

Dopo il Premio Abbiati, come migliore 'spettacolo' ad un titolo della passata stagione, non si è fatta attendere la mazzatta per l'Opera di Roma. Una associazione ha, infatti, inoltrato un esposto alla Corte dei Conti perchè indaghi se il finanziamento comunale al Teatro dell'Opera di Roma non sia frutto di eccessivo buon cuore e di troppa benevolenza, dato che è il più alto  destinato dai Comuni alle proprie Fondazioni liriche - forse un tempo lo superava in magnanimità, quello erogato al Teatro Massimo di Palermo; adesso non sappiamo.

Il Comune di Roma, da Alemanno in poi ha dato all'Opera di Roma  dai 16 ai 20 milioni di Euro l'anno. Non male, senonchè il teatro con una gestione di incapaci e sperperatori,  se non anche di mariuoli, s'è trovato nella merda. Con la Raggi in Campidoglio, e l'assessore Bergamo che vuole accorpare - in realtà già anni fa si parlò di accorpare Opera e Santa Cecilia; crediamo fu proprio Fuortes, al massimo della sua creatività, a suggerire l'accorpamento, al momento della ventilata chiusura dell'Opera e dell'Orchestra esternalizzata ( ci viene ancora da ridere al semplice pensiero della follia fuortesiana). Ora quel progetto potrebbe trovare  sbocco nelle intenzioni non più segrete dell'assessore Bergamo che mentre a Bruxelles, a capo di un organismo comunitario fino a qualche mese fa, lottava per tenere invita tutte le istituzioni  culturali del 'vecchio continente', inseditao a Roma, invece, si da da fare per accorparle, in pratica cancellarle dalla faccia della terra.

La questione dei finanziamenti va esaminata da un altro punto di vista. E, per Roma, da un punto di vista del tutto particolare. Sappiamo tutti come le amministrazioni amiche diano tutti i soldi richiesti dalle istituzioni comunali, se a capo vi hanno messo amici o amici degli amici; e che questi soldi tendano immancabilmente a diminuire al cambio di amministrazione se non si è potuto scalzare dai vertici gli amici dei precedenti amministratori.
A Roma, dopo la 'manica larga' di Alemanno con De Martino sovrintendente e Muti  direttore, con l'avvento di Marino e con la prospettiva di mandare fallita l'Opera che presentava una  voragine nei bilanci, nonostante i finanziamenti allegri e l'ancor più allegra gestione dell'epoca, il vento non cambiò, perchè Marino e Franceschini avevano messo in teatro quel salvatore e fattore di miracoli che si chiama Fuortes. Dunque avevano già cambiato timoniere e al 'loro' timoniere assicurarono tutto l'aiuto possibile. Fuortes, inutile negarlo e salvo prova contraria, ha riportato i conti in ordine - ma anche lui ha speso qualche volta oltre misura, come nel caso della Traviata 'con Coppola e Valentino', il cui costo complessivo chissà quando verrà ripagato - ma con l'arrivo dei Cinquestelle il vento è cambiato ancora una volta e i soldi del Comune  sono diminuiti.
 L'indagine della Corte dei Conti dovrebbe stabilire se, comunque, dal 2008 ad oggi il Comune ha finanziato 'con eccesso' l'Opera facendole correre il pericolo di spendere e spandere senza criterio.
 E perciò il tribunale contabile dovrebbe indagare non solo il Comune ma anche l'Opera. Il primo, per capire perchè tanti soldi dati al Teatro - più di qualunque altro Comune a qualunque teatro, Scala inclusa che riceve dal Milano un terzo di quanto riceve l'Opera dal Campidoglio; il secondo, per sapere  se era giusto richiedere tanti soldi e come li ha spesi.

Il nostro personalissimo parere, con tutta l'antipatia non celata che nutriamo nei confronti di Fuortes, è che i soldi spesi in un teatro, se ben amministrato e produttivo come dovrebbe, sono sempre meglio spesi rispetto a quelli impiegati in mazzette, opere fatte male,  favoritismi ed altre indecenze di cui il mondo è pieno. Perchè il teatro vuol dire civiltà, bellezza, crescita culturale e sociale dei cittadini dunque soldi spesi bene.

 Da un punto di vista giuridico e contabile non sappiamo come finirà questa storia. Si parla già di possibile danno erariale a carico sia del Comune che dell'Opera. Ma se si dovesse concludere con la riduzione dei fondi destinati dal Comune all'Opera di Roma - speriamo di no -  l'entità del futuro finanziamento all'Opera deve essere comunicato qualche tempo prima, per non farlo ripiombare nel passivo di bilancio, questa volta per colpa del Comune, della Corte dei Conti e di quella associazione che ha avviato l'indagine e che benemerita non si rivelerà.

2 commenti:

  1. Buongiorno Pietro,
    grazie per l'attenzione che dedichi al Teatro dell'Opera in cui ho l'onore di lavorare nell'Orchestra. E grazie anche per sottolineare che investire soldi nel Teatro è un bene quando è ben amministrato.

    Io seguo da vicino le vicende di Roma amministrata da M5S e non ho mai saputo del fatto che Bergamo voglia accorpare "Opera" e "Santa Cecilia". Non risulta da nessuna parte. Non mi risulta che Bergamo lo abbia detto anche informalmente. Come attivista del M5S e referente del Tavolo Cultura ho parlato spesso di Teatro dell'Opera di Roma con Consiglieri, presidente della Commissione Cultura, Assessori e anche il Sindaco. Mai si è accennato a questo.
    Poi riconosco che di questa cosa dell'accorpamento ne sento parlare da anni, ma appena si approfondisce mai si trova una fonte ufficiale o ufficiosa. Ho letto e ascoltato vari progetti, ma analizzando ho dovuto rilevare che si trattava di semplici ipotesi (in qualche anche deliranti) e sempre irrealizzabili. L'Accademia ha sempre avuto uno statuto organizzativo storicamente diverso dalle altre istituzioni e ora che è stata decretata per legge la cosiddetta "autonomia" viaggia proprio su altri binari; un accorpamento è al momento legalmente irrealizzabile e comunque molto al disopra di quelle che sono le competenze comunali. Un eventuale accorpamento dovrebbe essere fatto per legge; si anche rileva che al momento è in corso in Parlamento la redazione del "codice dello spettacolo dal vivo" e di questo specifico accorpamento agli atti non c'è traccia (ho partecipato alle audizioni in Senato).
    L'unica cosa che ho sentito in merito -e che ha una qualche vaga parvenza di realtà- è l'ipotesi di una qualche forma di collaborazione a livello di complesso corali. Paradossalmente considero più probabile l'ipotesi di accorpamento tra i Teatri di Roma e Firenze o Napoli

    Se è possibile Pietro, ci puoi dare qualche indicazione in più sulla fonte di questa notizia di ipotesi di accorpamento?

    Dal mio punto di vista considero il ricorso alla magistratura di ACF inconsistente da un punto di vista legale.
    Chi ci sia dietro ACF non so, ma le ipotesi sull'intento che persegue sono invece preoccupanti. Trattasi di curatori fallimentari che vogliono incrementare il mercato? Del tipo gommista che di notte va in giro a bucare le gomme nel quartiere?
    Se si leggono le notizie apparse recentemente sul tema si può chiaramente vedere che sotto accusa è il Comune di Roma colpevole secondo gli accusatori di dare troppi soldi al nostro Teatro. Probabilmente è un attacco al M5S per mezzo del Teatro.... si risolverà nel nulla, tra l'altro, perché è un accusa assurda. Naturalmente il Comune di Roma è libero di investire nel Teatro della sua città se crede sia utile, non c'è nessuna norma che lo vieta e la magistratura non ha voce in capitolo. Si tratta di una legittima scelta politica, anche criticabile... forse, ma sicuramente legittima! Inoltre l'investimento attuale del Comune di Roma nei confronti dell'Opera è erogato in base a un piano approvato dal Ministero per legge (112/13)
    Tra l'altro se poi si fa una proporzione tra "entità del bilancio generale e numero di abitanti" dei vari comuni e "relativi investimenti" nei teatri locali ci si può accorgere che non c'è alcuna anomalia. È come stupirsi che Roma spende il doppio in servizi di giardinaggio rispetto a Milano quando Roma ha il doppio dei parchi di Milano e il doppio degli abitanti.
    Sicuramente, Pietro, come fai correttamente notare un taglio dell'investimento nel Teatro dell'Opera porterebbe al suo immediato tracollo e inoltre di fatto costituirebbe di per se addirittura un "alibi" per coprire eventuali cattive gestioni.
    Chi ha fatto questo odioso esposto persegue finalità poco chiare che sicuramente non sono quelle del bene di Roma e del suo Teatro.
    Grazie per la cortese attenzione e buon lavoro!

    Fabio Morbidelli

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  2. non c'è nessuna fonte, perché non c'è nessuna notizia concreta di ipotesi di accorpamento, come invece ci fu ai tempi di Marino. Ragionavo semplicemente sul fatto che Bergamo nel suo incarico comunitario, a Bruxelles, tentava di salvare tutte le istituzioni dislocate nel territorio, a Roma ha cominciato ad accorpare. E questo lo ha già fatto con alcune. Quanto poi alla politica culturale dei Cinquestelle a Roma, è sotto gli occhi di tutti che non c'è. O servono ancora prove?

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