Sembrano aver tirato un sospiro di sollievo i Cinquestelle, soprattutto quelli che governano malamente, e che quelli che comandano - ma chiacchierano solo; e a chiacchiere tutti sono bravi! - per il fatto che l'attenzione mediatica si sia spostata, almeno per un pò, dalla loro inefficienza nell'amministrare, alle irregolarità accertate e ipotizzate nel fronte avverso, quello del partito di Matteo Renzi, sul quale, invece, sembrerebbe essersi abbattuto un ciclone che non lascia scampo. Tutto in un attimo, senza preavviso, e all'improvviso a ridosso del congresso e delle primarie, si scopre che il partito, per lo meno quello che è rimasto con Renzi, e la stessa famiglia del premier, padre in testa, sia un covo di malfattori e profittatori. Che hanno approfittato del potere loro concesso per fare o avviare affari tutt'altro che leciti.
Tutto in un attimo. E, a fianco dei Cinquestelle, che tuttavia non possono mettersi comodi, perchè la loro vergognosa gestione amministrativa a Roma, è sempre sotto gli occhi di tutti, scendono ora i fuorusciti dal Pd, gli iscritti al 'Movimento Democratici e Progressisti', i quali colgono la palla al balzo per mandare a dire a Renzi, attraverso Lotti, chiamato in causa nella faccenda, nonostante egli si professi innocente e del tutto estraneo, che il sottosegretario con delega allo sport deve presentarsi in Parlamento a spiegare, e, nel caso, dimettersi. Con conseguenze anche sul governo? Non lo dicono apertamente ma lo fanno presagire. Proprio quelli che alla vigilia della direzione del Partito PD chiedevano a Renzi di dichiarare apertamente il suo appoggio al governo Gentiloni fino alla fine della legislatura.
Ora la cinquantina di fuorusciti minaccia di togliere la fiducia al governo per il quale sostenevano la necessità di restare in carica fino al completamento della legislatura. E, naturalmente, tutto questo non per una faida interna o per un regolamento di conti, per carità non sia mai, ma solo per il BENE del PAESE.
Nulla di nuovo e di inedito nella storia dei governi della sinistra, fatti cadere dagli stessi sinistri, la qual cosa avvenne anche per i governi di Berlusconi, abbattuti dai leghisti.
Ma c'è anche un altro capitolo, non inedito, ma che andrebbe nuovamente esaminato, quello dell'irruzione della magistratura nelle vicende politiche. Piercamillo Davigo, presidente della ANM dovrebbe spiegare, con la parlantina che gli conosciamo, come mai, ogni volta, in prossimità di appuntamenti elettorali nel nostro paese, c'è qualche magistrato che interviene, a 'gamba tesa' - come dicono i parlatori non a digiuno di gergo sportivo - nell'agone.
Lui, l'ha sostenuto più volte, non vorrebbe che i magistrati passino dalle aule dei tribunali a quelle parlamentari - e si tratta di un parere rispettabile - però Davigo deve spiegare come mai, senza passare di fatto dalle aule dei tribunali a quelle parlamentari ( come però accade per taluni) essi entrino nella lotta politica, sempre 'a gamba tesa' e sempre in prossimità di appuntamenti politici di rilievo. Non può spiegarlo con la scoperta del malaffare. perchè allora verrebbe da chiedergli come mai tale scoperta avviene sempre in certi momenti, dando l 'impressione che certe procure decidano quando fare certe indagini e quando renderle note attraverso il semplice avviso di garanzia, con un occhio al calendario civile e politico: mai in periodi di vacanza e mai quando la palude politica non presenta increspature rilevanti.
Noi forse immaginiamo cosa Davigo potrebbe rispondere, senza cancellare tutti i nostri dubbi. E cioè che la corruzione in Italia è talmente diffusa che dove vai a scoperchiare pentole esce sempre fuori una puzza orrenda. Ad eccezione delle pentole della giustizia, presidente Davigo?
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