Bach è il Battista. Haydn
Dio padre, Mozart, il Figlio di Dio, e Beethoven lo Spirito santo.
Schubert l'Evangelista.
Ecco la teologia sulla
quale la musicologia europea avrebbe fondato la sua fede, e che due
musicologi coniugi italiani, Luca Bianchini ed Anna Trombetta, con
una loro ricerca, intitolata: 'Mozart. La
caduta degli dei', intendono disconoscere
anzi demolire dalle fondamenta, perchè eretica.
Del loro libro, uscito
l'anno scorso e e della cui esistenza, dato il successo, si sono
lette già molte recensioni, si accorge solo ora una rivista
musicale italiana, che affida la recensione confutativa delle tesi
dei due, ad un musicologo che si getta nell'impresa anima e corpo, e
con armi filologiche affilate.
La tesi - ed è ciò che
principalmente ha fatto scalpore - è che Mozart non era quello che
una certa musicologia agiografica ci ha tramandato. Non era così
come ce lo hanno tramandato nella persona - e fin qui poco importa
tutto sommato - ma non era così neanche come musicista. Davvero? Sì,
rispondono i due musicologi.
Del catalogo mozartiano
molti numeri non sarebbero suoi, e molti altri conterrebbero errori
che neppure loro, i due musicologi, che certo non si paragonano a
Mozart, avrebbero mai commesso. E giù una sfilza di esempi, a
cominciare dalla celebre ouverture del Flauto,
costruita sul tema di una sonata
nientemeno che del povero Muzio Clementi, che in vita, nel corso di
un confronto pubblico, Mozart ebbe a dileggiare, come racconta la
musicologia eretica.
Noi l'abbiamo ascoltata.
Ma ci siamo convinti che fra la sonata, anzi il tema di una sonata -
un tema, un tema come tanti altri, un povero tema, né bello né
brutto - e il suo utilizzo nella celebre Ouverture
c'è di mezzo il mare. E che nessun altro avrebbe potuto cavare da
quel semplice tema la costruzione dell'Ouverture, se non Mozart o uno
come Mozart. E i nostri musicologi che dicono? Proseguono con
numerosi esempi di imprestiti, come quelli da Paisiello e da altri,
che però catalogano come furti, autentici furti, dovuti alla
incapacità di Mozart di provvedere a tutto da sé. Arrivando alla
conclusione che Mozart senza i vari, numerosi, musicisti saccheggiati
non sarebbe Mozart che ci vogliono dare ad intendere. E, che di volta
in volta, Mozart sarebbe Paisiello,Clementi, Gretry eccc...
Ciò che la coppia di
musicologi non ci dice apertamente è che la storia della musica, non
potendosi occupare approfonditamente di tutto, è tarata sulle sue
'vette', dando perciò per scontato che le vette sfolgoranti, per
esistere presuppongono, cime meno ardimentose, ma anche colline
verdeggianti e perfino dolci ed ampie vallate. La storia della musica
come la storia del genere umano in ogni campo se non considera
questa varietà sarebbe incompleta ed imprecisa.
E perciò la storia di
Mozart che non sarebbe Mozart, ricalca tanti altri maldestri
tentativi di riscrivere la storia scardinandone senza ragioni le
fondamenta. Ci viene in mente il caso 'Beethoven-Luchesi', sul quale
ai tempi della nostra direzione del mensile 'Applausi' pubblicammo
qualcosa. Lo scopritore di quell'altro imbroglio, il prof. Taboga,
che vi ha scritto un libro, in apparenza assai documentato proprio
come quello della coppia Bianchini-Trombetta, vorrebbe portarci a
concludere che Beethoven non è che , in molti casi, Andrea
Luchesi, ottimo musicista certamente, ma che ha prestato a Beethoven
tutta la stoppa necessaria alla sua glorificazione. Meglio non
gliel'ha prestata, gli è stata rubata, da Beethoven; e i musicologici della chiesa eretica tedesca che crede in quella
trinità l'hanno avallata e predicata, mettendo in soffitta Luchesi.
Non ci vogliamo addentrare
nell'esame dei singoli casi che la coppia di musicologi porta a
sostegno della tesi e che presto sarà allargata anche a Beethoven e
Haydn, all'intera compagine trinitaria musicale. E' che ci viene da
dubitare di tutti coloro che, per quanto ben attrezzati, vogliono
capovolgere tutta la storia.
Certo si possono
correggere e precisare tanti particolari, dovuti ad errori o
distrazioni nei quali anche i musicologi incorrono. Noi stessi
abbiamo proposto, appena qualche anno fa, correzioni di questo
genere, quando abbiamo studiato Alberto Savinio, del quale abbiamo
scoperto molte biricchinate nella raccolta e catalogazione delle
fonti dei suoi scritti musicali, Scatola
sonora; e come,
in passato, facemmo anche con Telemann, studiando a fondo la sua
autobiografia più dettagliata, e rilevando errori ed imprecisioni
che la musicologia ufficiale ( Alberto Basso, per parlar chiaro,
quello che ha scritto la prefazione ad un precedente libro della
coppia, esperto di massoneria, e massone agli stesso, inutile
negarlo!) ha voluto riconoscere, solo telefonicamente, scusandosi, ma
che non ha mai emendato, dove e quando avrebbe dovuto.
Si
tratta di correzioni possibili. Ma quando, ad esempio, uscirono due
poderosi volumi di Piero Buscaroli che intendevano capovolgere del
tutto l'immagine sia di Bach che di Beethoven, anche allora anche noi
ci mostrammo diffidenti.
Ciò
non vuol dire che non capiamo la giusta aspirazione dei due
musicologi, finora impegnati in ricerche su musicisti di secondo
piano ed in scoperte e revisioni di opere finite nel dimenticatoio od
in qualche faldone polveroso di biblioteche nobiliari, a raggiungere
la fama attraverso la denuncia di falso e la demolizione di un
mammasantissima, appartenente addirittura alla cosiddetta trinità
della musicologia ufficiale.
Quello
dei falsi sarebbe un altro capitolo molto interessante da esaminare.
Ve ne sono stati in ogni tempo, ed hanno avuto protagonisti anche
musicologi illustri, i quali magari hanno accusato colleghi di
altrettali misfatti.
Ne
ricordiamo un paio: Mario Fabbri (fiorentino, su Bartolomeo
Cristofori e sull'invenzione del pianoforte, accampando documenti
trovati a Firenze, ma che poi nessun altro ha potuto visionare,
semplicemente perché INESISTENTI); ma anche Francesco Degrada (sugli
Scarlatti, come ha messo in evidenza anni fa dalle pagine di Music@,
il nostro studioso scarlattiano più accreditato, Mario Pagano),
tralasciando, per la sua evidente falsità, un terzo, quello
dell'Adagio
di Albinoni che di Albinoni non è, come tutti sanno, ma di Remo
Giazotto.
E
tralasciando anche alcuni altri casi altrimenti spiegabili, come
quello dell'attribuzione a Felix di alcune opere di sua sorella Fanny
Mendelssohn - ambedue i musicisti si firmavano, quando con le sole
iniziali: F.M. - o come l'altro, riguardante un musicista morto
giovanissimo, al quale sono state attribuite opere più di quante ne
avrebbe potuto materialmente scrivere se fosse vissuto il doppio
degli anni: Pergolesi.
Come
si vede c'è materia infinita nella storia per procedere a riesami e
correzioni della storia medesima. Ma da questo a capovolgerla
completamente ce ne corre. E noi, quali e quante siano le prove
addotte dalla coppia di musicologi, intanto su Mozart e poi anche -
come promesso e già minacciato - su Haydn e Beethoven, non
perderemo neanche un attimo del nostro tempo ad esaminarle; che,
sebbene non prive di qualche fondamento, riteniamo incapaci di
minare il piedistallo sul quale nel tempo la storia, con tutti i suoi
errori, ha posto Mozart ed altri.
Concordo pienamente. Il libro è scritto in modo tendenzioso e i documenti utilizzati sono stati vagliati o distorti con il puro scopo di mettere in cattiva luce Mozart. Perché questi due signori non si limitano a scrivere dei saggi ben documentati sui tanti compositori italiani da riscoprire (visto che dovrebbe essere la loro specialità), anziché pasticciare libercoli scandalistici atti più che altro a screditare chi dopotutto ha solo fatto del bene all'umanità?
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