Nel corso della conferenza stampa di Barbareschi, convocata per spiegare le ragioni della sua intenzione - necessaria - di chiudere l'Eliseo proprio alla vigilia delle celebrazioni per i suoi primi - e forse anche ultimi - cent'anni di vita, sono volati stracci all'indirizzo dei governanti, dal ministro Franceschini all'assessore del Comune di Roma, Bergamo, ma anche, di ritorno, verso il lanciatore.
Barbareschi s'è lamentato dei magrissimi finanziamenti sia ministeriali che comunali; il ministro e l'assessore gli hanno risposto a stretto giro che la loro parte l'hanno fatta e che nessuno ha promesso uno stanziamento speciale di 4.000.000 di Euro, inserito nel decreto cosiddetto 'milleproroghe' e poi saltato. Almeno fino a quando non fosse stato approvato. E si chiedeva di avere lo stesso trattamento di altre istituzioni culturali, verso le quali Barbareschi non ha mancato di indirizzare i suoi strali, perché continuamente foraggiate da governi e istituzioni amiche.
Nel tentativo di salvare dal naufragio la sua barca che egli ha rimesso a nuovo con soldi di tasca propria, appena due anni fa, non ha risparmiato attacchi ad altri barconi, come il Piccolo di Milano e il Teatro di Roma che comunque faticano per tenersi a galla. Il Piccolo - ha accusato - superfinanziato dal Governo ma che , da cinquant'anni ripropone lo stesso 'Arlecchino', il Teatro di Roma che, non se ne comprende la ragione, riceve molto meno del Piccolo ecc..
Ed ha accusato direttamente anche il ministro che ha in testa solo il Colosseo - ha dimenticato Barbareschi di ricordare che sempre Franceschini ha trovato fondi consistenti per restaurare un presidio militare a Roma, nella circoscrizione nella quale sua moglie, la bella e combattiva Michela Di Biase ha il suo collegio elettorale (i giornali a suo tempo ne parlarono) - e gli scavi di Pompei, dove anche a distanza, cioè da Roma, è in grado di far cadere muri di cinta e le stesse domus.
Contro bergamo ha detto che nonostante l'abbia invitato lui non s'è fatto mai vedere all'Eliseo, perché ai nuovi inquilini del Campidoglio della cultura non fotte assolutamente nulla - vero!
E poi, nel tentativo estremo di tenersi lui a galla ha tentato di agganciare con arpione avvelenato le Fondazioni liriche che 'macinano soldi' in maniera indecente. Barbareschi, basta.
La questione vera è che lo Stato della cultura se ne fotte, al di là delle mire di grandezza del ministro Franceschini che vuole passare alla storia come colui che ha ricostruito la platea al Colosseo - una follia costosa! - e che vuole annettere al Ministero la gestione ed i fondi (le entrate!!!) del monumento più visitato al mondo: da un lato ha trovato nelle pieghe della gestione ministeriale 20 milioni per la sua operazione faraonica, dall'altro vuole rimpinguare quelle stesse casse svuotate, annettendosi la gestione diretta del monumento. E che, per essa, ha sempre meno fondi disponibili, resi ancora più magri dalla crisi che non accenna a passare. Intanto, per farsi incoronare come il miglior ministro d'Europa, fra pochi giorni, riunisce a Firenze - la città dell'ex capo - il cosiddetto stato maggiore della cultura europea, tutti i suoi omologhi e ci ha portato anche Riccardo Muti a dirigere per il sollazzo dei convenuti.
E, nello stesso tempo, vuole mettere bocca in tutte le nomine anche ai vertici delle istituzioni culturali, badando più alla fedeltà che alla competenza, non chiedendo mai conto della gestione di dette istituzioni, che certamente finiranno una dopo l'altra affondate proprio dal Ministero che, per dominarle, le tiene a stecchetto. Salvo poi, come accusava Barbareschi, elargire fondi speciali alle istituzioni amiche.
La medicina per salvarle da morte sicura è semplice: mettere a disposizioni fondi che ne garantiscano la gestione, senza strozzarle, togliendo loro anche l'aria per respirare; farle guidare da persone competenti, anche se non hanno giurato fedeltà preventiva al capo di turno; muovere azioni di responsabilità contro i cattivi amministratori e rimuoverli immediatamente.
Così si governa in un paese civile che ha a cuore i suoi tesori le sue ricchezze, dove le vittime non possono essere i cittadini ignari ed irresponsabili delle malefatte dei loro governanti a tutti i livelli.
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