Ha fatto notizia l'interruzione del concerto pianistico schubertiano di Andras Schiff nella Sala Verdi del Conservatorio di Milano per le 'Serate Musicali', a causa di ripetuti colpi di tosse che, a dire del pianista, non gli consentivano di concentrarsi. Come il vasto ed insolitamente lungo ed impegnativo programma, che era tale anche per il pubblico oltre che per il pianista, richiedeva: Sonate D845 e 849, in apertura e chiusura; e, nel mezzo, i 4 Improvvisi D935, e i tre klavierstucke D946, per complessive 2 ore e mezza circa di concreto, senza contare l' intervallo e, come nel caso in questione, anche i bis, anche questi schubertiani. Tre ore abbondanti di concerto, quasi al limite della sopportazione umana, incatenati alle poltrone di una sala da concerto non sempre comode, e con altri spettatori davanti, di dietro a destra e sinistra, in una vera prigione, per quanto resa dorata dalla sublime musica di Schubert.
Schiff, particolarmente sensibile, nel senso della refrattarietà ai diversi disturbi che anche involontariamente può arrecare all'interprete il pubblico di una sala, aveva redatto tempo fa una sorta di decalogo del buon ascoltatore, che Schiff e molti altri come lui, vorrebbero muti e immobili. Nel decalogo erano contemplati fra i divieti, anche i colpi di tosse, scartare caramelle, susurrare paroline all'orecchio del vicino, sfogliare rumorosamente il programma di sala, guardare ed armeggiare con il telefonino ecc..
Mentre non possiamo essere d'accordo con Schiff e con tutti gli altri che pretenderebbero sale da concerto per mummie, alcuni divieti possiamo condividerli. Ma non quello della tosse, perché alla tosse non si può comandare nè reprimere a lungo, nonostante che a volte, durante l'intervallo fra un brano e l'altro o fra i movimenti di uno stesso brano, si ha l'impressione di trovarsi in un sanatorio piuttosto che in una sala da concerto.
Si sa che la tosse non è controllabile, anche se si possono evitare - ma non sempre riesce - attacchi prolungati. E si sa anche che nel silenzio di una sala da concerto, il cui rito è stato troppo sacralizzato nel tempo, ripetuti colpi di tosse disturbano e si notano più che altrove.
L'unico consiglio che, nel caso, accetteremmo da Schiff, sarebbe quello di stare a casa per chi ha problemi simili. Ma forse Schiff - tutto preso dalla sua musica come del resto lo è la maggior parte di coloro che sono usciti di casa per andare ad ascoltarlo - non sa che a volte i colpi di tosse od anche gli attacchi prolungati possono arrivare, senza preavviso, anche solo durante un concerto, per le particolari condizioni della sala ecc...
In cambio vorremmo noi dargli un consiglio, a Schiff. Quello di non fare programmi che, anche per la durata, mettono a dura prova la resistenza degli ascoltatori. Un concerto come quello milanese, semplicemente per la durata del programma, è IMPROPONIBILE. Ma lo è anche perchè una tale miniera di tesori musicali, molto IMPEGNATIVA anche per il pubblico, è davvero sprecata per un solo concerto. E perché non si può oggi pretendere dal pubblico dei concerti, entrati in una sala verso le 8 o 9 serali dopo un viaggio nel trafico cittadino per recarvisi, che ne escano all'incirca intorno a mezzanotte, senza pensare che, nelle grandi città, agli ascoltatori dei concerti o dei teatri dì'opera resta da fare anche il tragitto di ritorno a casa.
Un esempio che ci riguarda personalmente. Ieri sera, a Roma, al Teatro Palladium (per la stagione di Roma Tre Orchestra), si dava un balletto di John Cage che avremmo desiderato tantissimo ascoltare e vedere. Ma noi abitiamo sulla Nomentana e per recarci al Palladium avremmo dovuto attraversare tutta Roma - e quindi costretti ad uscire di casa un'ora e un quarto almeno se non più, prima dell'inizio dello spettacolo, perché poi c'era anche il problema del parcheggio non agevole intorno al Palladium. Conclusione: alla fine abbiamo rinunciato. Il balletto di Cage ci avrebbe preso almeno quattro ore di tempo, la maggior parte del quale per andare e tornare. Troppo, nonostante Cage!
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