sabato 18 marzo 2017

Fuortes farà salti di gioia dopo il Premio Abbiati 2016 ad uno SPETTACOLO della sua passata stagione

L'Associazione nazionale critici musicali - della quale orgogliosamente non facciamo parte da tempo immemorabile, dopo un breve periodo di appartenenza e dopo la scoperta della compagnia di giro che la governava e  la governa tuttora: non è un caso che da qualche ventennio la presieda Folletto - ha reso noto i vincitori dei cosiddetti Premi 'Abbiati' dei quali le istituzioni musicali ed i singoli artisti, nelle varie categorie previste dal premio, si fanno vanto. Per la migliore opera, nel suo complesso, a partire dalla parte musicale, il Premio è andato al Cavaliere della rosa della Scala con la direzione di Zubin Mehta.

Miglior direttore è stato indicato Michele Mariotti della Premiata ditta rossinian pesarese, la quale nelle ultime settimane è rimasta orfana di Alberto Zedda.

Un premio speciale è andato ad Aquagranda di Perocco rappresentata, ad inizio di stagione, in prima assoluta alla Fenice, con la regia di Michieletto.

E poi altri premi, in relazione ai quali forse sarebbe interessante anche  considerare le assenze e le mancate attribuzioni - come si usa fare ad ogni premiazione che si rispetti; ma noi non lo faremo, perché non ne abbiamo voglia ed, in fondo, non ci frega proprio nulla.  Hanno premiato le cose che hanno visto e sentito- cioè quelle che hanno voluto vedere e sentire - ed anche quelle che dovevano essere premiate. Non è un mistero!

Ci preme solo segnalare che il premio come migliore spettacolo - nella categoria degli spettacoli d'opera -  è stato assegnato al Benvenuto Cellini andato in scena all'Opera di Roma. Dell'opera di Berlioz sono stati ritenuti degni di premio la regia le scene  i costumi le luci ed i video (L'esecuzione musicale no?)

Per la gioia di Carlo Fuortes, giacchè a lui, sovrintendente di un teatro d'opera, questi e solo questi elementi stanno a cuore. La parte musicale è, secondo le sue ben note e continuamente ed orgogliosamente manifestate convinzioni, un accessorio che purtroppo lega lo spettacolo d'opera al passato e che volentieri eliminerebbe, se gli fosse concesso e che, forse, un giorno gli riuscirà.

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