Crozza é alla sua seconda migrazione. Da Rai3 a La7, seguendo Floris, e poi, per le sue richieste economiche, ritenute troppo esose da Cairo, che le ha rapportate all'auditel e forse anche alla pubblicità, è migrato nuovamente. Questa volta, di male in peggio, in fatto di livelli di ascolti, su Discovery - ci pare si chiami così. Ha cambiato nome lasciando ovviamente sempre il marchio di fabbrica, ma ci ha messo dentro i fratelli, e immaginiamo anche le sorelle. Ed ha cambiato registro, cominciando con una musica stonata, tralasciando quella che gli aveva dato tanto successo, e che prendeva di mira politici e politicanti - il suo Razzi resterà storico - e rivolgendosi ai santi, con i quali in Italia, ma forse in ogni parte, non si deve mai scherzare: i giornalisti.
Altre volte, in passato, li ha chiamati in causa evidenziando titoli fuori misura e falsi addirittura; mai prima d'ora aveva sparato diretto ai colpevoli. Ha cominciato con una battutina contro Scalfari, mentre parlava del più autorevole quotidiano americano e del suo patriarca che ha definito: uno Scalfari non ( o 'meno' non ricordiamo bene) rincoglionito. Ed un'altra battuta l'ha lanciata all'indirizzo di Paolo Mieli - in verità onnipresente in tv - che, per quella sua maschera, sembra 'uscito da una sauna, ancora con le pantofole'.
Poi ha preso di mira due giornalisti del piccolo schermo, il primo dei quali vanta anche una lunga militanza nella carta stampata, sul fronte del giornalismo d'attacco: Maurizio Belpietro, ora attivo sulle reti Mediaset in una trasmissione, della quale Crozza ha rivelato imbrogli e falsità. Mostrando come si costruisce il set di un collegamento esterno della sua trasmissione: esattamente come il set di un film, dove le comparse sono studiate e scelte per recitare un certo copione, e non per raccontare un fatto. Il quale, in ogni caso, verrebbe fatto raccontare per dimostrare una tesi preconfezionata.
Certo ci sono fatti e fatti, ma che la tv per la cronaca si comporti come un set cinematografico, non c'è bisogno che venga Crozza a dircelo, basta un minimo di esperienza per averlo capito.
Di Maurizio in Maurizio, da Belpietro è passato a Mannoni dipinto svogliato, disinformato su ciò che deve trattare nel suo 'Linea notte' di Rai 3, e sul punto di planare sul banco, addormentato, 'morto di sonno' si direbbe a Roma.
Crozza che fa giornalismo esattamente come lo fanno tante trasmissioni televisive, alla stregua di giornali e riviste, ha fatto un passo falso. Ha infranto la regola che dice 'cane non sbrana cane'. E i cani-giornalisti - non necessariamente e non solo quelli messi alla berlina - gliela faranno pagare al cane-Crozza. Non domani né la settimana prossima, sicuramente nel corso della vita della trasmissione, a meno che, per mancanza di pubblico, il suo nuovo editore non decida di chiuderla anzitempo. Noi intanto, dopo questi servizi, non entusiasmanti, abbiamo cambiato canale, perchè annoiati. Crozza, rifacci Razzi!
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