Le parole pronunciate l'altro ieri dall'aitante esponente del Movimento di Grillo, vice presidente del Parlamento, Luigi Di Maio, nella stessa aula di Montecitorio, che egli spesso presiede guidando i lavori, dopo l'intervento del premier Gentiloni che riferiva dell'imminente incontro a Bruxelles dei capi di stato e di governo, fanno capire a quanti non avessero già capito che faccia di... bronzo abbia quel giovane politicante, deciso a scalare le vette del potere, non importa come ed a quale prezzo.
Perché non avrebbe dovuto dire ciò che ha detto e forse fatto meglio a tacere, nonostante il clima generale della politica politicante sia infuocato, con la minaccia sempre presente di future non lontanissime elezioni?
Semplicemente perchè, volgendo lo sguardo agli affari di casa, la casa in cui alcuni esponenti del suo stesso Movimento stanno governando - sgovernando - si sarebbe dovuto convincere che la scelta del silenzio era migliore del lancio di accuse in altra direzione, quantomeno scgliere di moderare i termini.
Di Maio ha detto a Gentiloni di andare a casa, non senza essere andato prima a palazzo Chigi a spegnere le luci e chiudere a chiave.
Di Maio, l'accusatore, ha letto ciò che da tempo i giornali vanno scrivendo sullo scanalo del governo Cinquestelle della Capitale? Fa finta di non capire che egli è fra gli accusati? Per rinfrescargli la memoria- sebbene si tratti di cose che anche lui conosce bene, scorazzando per le strade indecenti di Roma - i giornali hanno scritto tutti indistintamente che la Capitale è ora in uno stato vergognoso, sotto ogni aspetto, dal traffico alla pulizia ai servizi pubblici, perchè la sindaca Virginia Raggi - laureata 'incapace' nel governare - ha da pensare ogni giorno a guai nuovi, prodotti dalla sua stessa incapacità. Dai vari collaboratori rivelatisi suggeritori occulti per propri interessi, al via vai dei vari assessori, l'ultimo del quali, quello che dovrebbe sostituire Berdini, non si sa ancora quando potrà fare l'assessore, perché dovrà prima dimettersi dal suo studio, in evidente conflitto di interessi con il suo assessorato.
Insomma un pasticcio dietro l'altro, che coinvolge in prima persona la sindaca che nelle valutazioni dell'opinione pubblica è agli ultimi posti nelle varie classifiche che regolarmente si compilano sulla qualità della vita nelle varie città e sulla loro amministrazione.
Beh, Roma, anche per colpa di Virginia Raggi e del Movimento che ogni giorno invia in Campidoglio qualche nuovo badante, prendendolo direttamente dall'EST che per Grillo, è rappresentato dalla sua Liguria, più precisamente da Genova (esattamente come Renzi ha fatto con il cosiddetto Giglio magico toscano!) è scesa agli ultimi posti.
Di Maio ha alzato la voce anche per un altro motivo. Nei giorni scorsi Repubblica ha pubblicato i risultati di un sondaggio effettuato ai primi di marzo, dunque fresco di giornata. Da tale sondaggio risultano evidenti due fattori allarmanti per il Movimento di Grillo, per nascondere i quali Di Maio fa il guappo. Al ballottaggio una bella fetta degli elettori di Virginia Raggi proveniva dalle file di coloro che avevano, al primo turno, votato per la Meloni di FdI. Dunque non da quelli che avevano votato per Giachetti. E questo già mette pensiero ai grillini. Ma il secondo elemento è ancora più grave del primo. E più allarmante.
Due su tre degli interpellati, che si erano dichiarati elettori di Virginia Raggi, hanno affermato convinti che non la rivoteranno. Due su tre. Dichiarazioni da far tremare il già traballante trono dei grillini e dello stesso Di Maio che, anche per questo, si alza in piedi e, come un bullo e spaccone qualsiasi, arringa il popolo.
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