Rai News è la più grande redazione giornalistica della Rai, affidata alla direzione di Monica Maggioni. Che fa questa grande redazione? Dopo l'intervista della Maggioni ad Assad, quasi ad inizio di gestione, l'agilità e la frequenza costante sul territorio e la notizia che vediamo in altre redazioni votate alla notizia continua, non ci è parso di vedere anche in Rai News. Fino all'altro ieri. Quando la direttrice ha finalmente dato una notizia, una seconda, nuova notizia. D'ora in avanti, ha dichiarato dal teleschermo, non trasmetteremo più i filmati rifilatici dall'ISIS . E ne ha dato anche una ragione. Perché i filamti non sono una notizia ma la sua manipolazione. D'ora in avanti i giornalisti di Rai News vogliono appropriarsi delle proprie prerogative in rapporto all'ISIS . E così la terribile rete terroristica ha preso un durissimo colpo, al quale forse non sopravviverà. Grazie Maggioni.
Il Presidente del consiglio, Mario Monti, che portò l'Italia fuori dalle secche nelle quali l'avevano cacciata gli ultimi anni di bugiarda politica di Berlusconi, volle come ministro degli Esteri il nobile Giulio Terzi di Sant'Agata, diplomatico per censo delle cui idee politiche garantì pienamente. Fino a quando, prima di andar via il nobile ministro non volle promuovere qualcuno del suo entourage, stoppato subito da Monti perchè su di lui giravano voci non buone. Fu semplicemente una svista del Minsitro? L'unica? La prima e l'ultima. No, perchè pochi giorni fa il ministro ha fatto una cena - per quale occasione non ricordiamo- in un locale pubblico, alla quale ha invitato Giorgia Meloni ed anche Marine Le Pen, per far capire e sapere al mondo intero come la pensa. Passi per la Meloni, destra, ma parlamentare italiana, ma la Le Pen.... La prossima volta Monti o chi per lui non si fidi del semplice albero genealogico di un ministro, indaghi bene perchè le virtù dei padri non bastano a rifare una verginità ideologica dei figli. Che altro avrebbe fatto se fosse rimasto alla Farnesina? Una festa per la Le Pen, per far sapere che l'esponente politica francese gli aveva dato una tessera di iscrizione al suo partito 'ad honorem'. ma a dis-honorem per l'italiana diplomazia?
sabato 28 febbraio 2015
Pletnev, che stasera suona a santa cecilia, non era stato accusato id pedofilia? Incarcerato e in libertà su cauzione? E' stato assolto? Sarebbe stato scagionato successivamente
Meno di cinque anni fa la notizia fece il giro del mondo, il pianista e direttore d'orchestra russo, Mikhail Pletnev, uno dei più noti, era stato messo in galera dalla polizia in Thailandia, perchè accusato di pedofilia. Ne uscì pagando una cauzione, in attesa di giudizio. Allora noi scrivemmo che nessuno avrebbe dovuto più scritturarlo finchè tale accusa infamante non fosse stata dimostrata falsa.
Poi non se ne è saputo più nulla. Meglio: i giornali non ci hanno fatto sapere più nulla sull'esito del processo . Solo che oggi, annunciando il suo ritorno al concertismo a Roma, con il pianoforte, nessuno si è preso la briga di chiedersi che fine abbia fatto quell'accusa, intollerabile, ed ancor più intollerabile in un musicista.
Un fatto gravissimo, per il quale sarebbe stato opportuno una forte protesta durante il suo concerto.
Sarebbe opportuno che qualcuno, in primis Santa cecilia, facesse sapere che da quella gravissima accusa è stato del tutto scagionato. Noi dubitiamo che lo sia stato e ancor di più dubitiamo che Santa Cecilia faccia dichiarazioni in proposito.
Se invece Pletnev, come ci auguriamo per lui, è stato totalmente scagionato, tanto meglio. ora ha di nuovo il lasciapassare per le sale da concerto del mondo.
P.S. Wikipedia scrive, alla voce Pletnev, che il pianista accusato di pedofilia nel luglio del 2010 messo in carcere e liberato su cauzione in Thailandia, e che in seguito a tale acusa aveva disdetto tutti gli impegni concertistici, nel settembre dello stesso anno è stato scagionato dall'accusa infamante e perciò ha ripreso la sua attività concertistica. Non commentiamo. Ci basta riferire la notizia così come la leggiamo in rete.
Poi non se ne è saputo più nulla. Meglio: i giornali non ci hanno fatto sapere più nulla sull'esito del processo . Solo che oggi, annunciando il suo ritorno al concertismo a Roma, con il pianoforte, nessuno si è preso la briga di chiedersi che fine abbia fatto quell'accusa, intollerabile, ed ancor più intollerabile in un musicista.
Un fatto gravissimo, per il quale sarebbe stato opportuno una forte protesta durante il suo concerto.
Sarebbe opportuno che qualcuno, in primis Santa cecilia, facesse sapere che da quella gravissima accusa è stato del tutto scagionato. Noi dubitiamo che lo sia stato e ancor di più dubitiamo che Santa Cecilia faccia dichiarazioni in proposito.
Se invece Pletnev, come ci auguriamo per lui, è stato totalmente scagionato, tanto meglio. ora ha di nuovo il lasciapassare per le sale da concerto del mondo.
P.S. Wikipedia scrive, alla voce Pletnev, che il pianista accusato di pedofilia nel luglio del 2010 messo in carcere e liberato su cauzione in Thailandia, e che in seguito a tale acusa aveva disdetto tutti gli impegni concertistici, nel settembre dello stesso anno è stato scagionato dall'accusa infamante e perciò ha ripreso la sua attività concertistica. Non commentiamo. Ci basta riferire la notizia così come la leggiamo in rete.
venerdì 27 febbraio 2015
Aida, cara carissima schiava. L'opera, anche in forma di concerto, COSTA TROPPO
Ma siamo matti? La musica, finanziata dallo Stato, non può essere un lusso impossibile per i normali cittadini. E' la presenza delle star internazionali a far salire enormemente i prezzi dei biglietti a Santa cecilia, per la recita di questa sera di 'Aida' diretta da Pappano? Non
capiamo.
Ci auguriamo che Santa cecilia,
dato il frastuono – giusto - che se ne è fatto, abbia la sala grande
piena. Ma con questi prezzi non ci si può poi lamentare che alla
musica non accede nuovo pubblico.
L'appunto che stiamo muovendo all'Accademia vale anche per qualunque altra isituzione
musicale italiana che, per il melodramma, pratica prezzi sempre più alti
di quelli per i concerti (e forse una qualche ragione c'è); ma non
è possibile che si faccia pagare comunque un prezzo alto, anche
quando ciò che si propone al pubblico non esibisce qualità
adeguata.
Ma questi che sono i veri
problemi - l'altro sicuramente, tutto italiano, è l'eccessiva
presenza di artisti stranieri nei nostri cartelloni - il Ministero non
li prende mai in seria considerazione facendo sentire la sua voce
'CALMIERATRICE'. Ma Franceschini è occupato giorno e notte a piazzare i suoi servi in tutti i posti di comando; e quando finalmente si riposa, ci pensa, come sempre, Nastasi.
Biglietti per Aida a santa cecilia diretta da Pappano
Platea A | ................................. | Euro 200 |
Platea B | ................................. | Euro 150 |
Galleria 1 | ................................. | Euro 120 |
Gallerie 4-5 | ................................. | Euro 100 |
Gallerie 7 | ................................. | Euro 80 |
Galleria 2 | ................................. | Euro 60 |
Gallerie 3-6 | ................................. | Euro 35 |
giovedì 26 febbraio 2015
Teatro Verdi di Trieste oltre frontiera, ad est
Ha un nuovo consiglio di indirizzo, formato da quattro membri, ma non ha sovrintendente. Ha solo un direttore operativo ed un direttore dell'area artistica, una modica spesa per ambedue, e produce un totale di una cinquantina di alzate di sipario fra opere ( ogni titolo ha sei recite) balletti (altrettante recite) e concerti (due repliche in tutto, con direttori tutti tassativamente dell'est europeo e estremo).
E magari a fine gestione, Nastasi, sentito l'autorevole parere della 'sua' Commissione centrale Musica, trova anche il modo per dargli un premio, sotto forma di finanziamento ministeriale aggiuntivo, per qualità e quantità della programmazione, capacità di procurarsi introiti propri da sponsor e botteghino e bilanci in ordine. Noi certamente non ci meraviglieremmo.
E magari a fine gestione, Nastasi, sentito l'autorevole parere della 'sua' Commissione centrale Musica, trova anche il modo per dargli un premio, sotto forma di finanziamento ministeriale aggiuntivo, per qualità e quantità della programmazione, capacità di procurarsi introiti propri da sponsor e botteghino e bilanci in ordine. Noi certamente non ci meraviglieremmo.
Gioacchino Lanza Tomasi, antico e nobile come e quanto l'INDA, di nuovo in pista.
S'era lamentato qualche tempo fa il principe: si sono dimenticati di me. Il principe palermitano lamentoso è Gioacchino Lanza Tomasi, che dal 2006 non ha incarichi 'di vertice' e 'ben remunerati', due condizioni senza le quali egli non ha mai abbandonato la sua nobile dimora. Dagli anni Settanta a metà del Duemila, Gioacchino Lanza Tomasi s'è fatto il giro delle sette chiese dello spettacolo italiano, finendo, dulcis in fundo, dopo alcuni anni a capo dell'Istituto di Cultura italiano a New York, a guidare la Sovrintendenza del Teatro San Carlo di Napoli, da dove sarà costretto ad uscire per i bilanci non troppo in ordine, giacché arrivò il commissariamento ministeriale. Poi lo stesso Nastasi, commissario del Ministero, ma già anche allora direttore generale del Ministero, lo riabilitò pubblicamente dicendo che egli era stato un ottimo amministratore, al punto da volerlo nella 'Commissione centrale musica' del Ministero, la commissione, per intenderci, che dà pareri al ministro sulla qualità della programmazione delle istituzioni musicali, e su altri elementi in base ai quali vengono poi stabiliti i finanziamenti per ciascuna.
Una breve parentesi, prima di salire al ministero, per Lanza Tomasi che aveva avuto un incarico siciliano, al Teatro Bellini di Catania, quello di consulente per i 'grandi eventi'- grandi spese. Destino davvero singolare: il ministero che commissaria un teatro, dimettendone il sovrintendente, è lo stesso ministero che riabilita e promuove il sovrintendente fatto dimettere. Ed è lo stesso ministero che, ancora, ascoltato l'accorato appello del principe, che si sente messo da parte, lo rimette in gioco, alla bella età di 81 anni. Insomma dall'inizio degli anni Settanta e fino a metà degli anni Duemila, il principe non era stato fermo un solo giro: finito un incarico ne aveva avuto un altro. Si comprende perciò la maraviglia del principe dopo che da alcuni anni è senza lavoro e deve mantenere una dimora costosissima, come da quando lo conosciamo va lamentando. A Palermo Orlando non ha ritenuto di rimetterlo in sella al Teatro Massimo, preferendogli il più ossequioso ed aitante Giambrone, ed ancora una volta Lanza Tomasi è rimasto a bordo campo.
Poi, quando non ce l'ha fatto più, ha sbottato. 'Si sono dimenticati di me'. Chi si sarebbe dimenticato di lui, oltre il suo partito che per quasi quarant'anni gli ha garantito sempre posizioni di vertice e ben remunerati?
La sorpresa, assieme alla notizia, l'abbiamo avuta oggi, leggendo una sua intervista sul Messaggero, nella quale egli traccia le linee programmatiche della sua sovrintendenza che il ministro ha firmato durante le vacanze di fine anno, quando tutti pensano ad altro.
Nel corso dell'intervista firmata dalla sempre ottima Rita Sala - non è la stessa giornalista che aveva firmato anche la precedente a Lanza Tomasi nella quale egli si lamentava di essere stato messo da parte. Era stato Antonio Gnoli di Repubblica a raccogliere la confidenza del Gioacchino disperato, pubblicate il 12 ottobre 2014 - la giornalista scrive che Lanza Tomasi per fare il sovrintendente dell'Inda, viene letteralmente 'STRAPPATO ai suoi studi ed alla scrittura. E lo conferma anche l'intervistato, il quale dichiara che tale nomina è piovuta a ciel sereno, e che lui non se l'aspettava affatto. Ma il comunicato del Ministero non dice testualmente che, fra i tre nomi - che non siamo riusciti a capire quali siano - segnalati dal Consiglio di amministrazione dell'Istituto Italiano del Dramma Antico di Siracusa ( Inda) - il Ministro aveva scelto il principe? A SUA INSAPUTA, una modalità assai in voga di questi tempi, perchè non si addice ad un principe mendicare un incarico.
Una breve parentesi, prima di salire al ministero, per Lanza Tomasi che aveva avuto un incarico siciliano, al Teatro Bellini di Catania, quello di consulente per i 'grandi eventi'- grandi spese. Destino davvero singolare: il ministero che commissaria un teatro, dimettendone il sovrintendente, è lo stesso ministero che riabilita e promuove il sovrintendente fatto dimettere. Ed è lo stesso ministero che, ancora, ascoltato l'accorato appello del principe, che si sente messo da parte, lo rimette in gioco, alla bella età di 81 anni. Insomma dall'inizio degli anni Settanta e fino a metà degli anni Duemila, il principe non era stato fermo un solo giro: finito un incarico ne aveva avuto un altro. Si comprende perciò la maraviglia del principe dopo che da alcuni anni è senza lavoro e deve mantenere una dimora costosissima, come da quando lo conosciamo va lamentando. A Palermo Orlando non ha ritenuto di rimetterlo in sella al Teatro Massimo, preferendogli il più ossequioso ed aitante Giambrone, ed ancora una volta Lanza Tomasi è rimasto a bordo campo.
Poi, quando non ce l'ha fatto più, ha sbottato. 'Si sono dimenticati di me'. Chi si sarebbe dimenticato di lui, oltre il suo partito che per quasi quarant'anni gli ha garantito sempre posizioni di vertice e ben remunerati?
La sorpresa, assieme alla notizia, l'abbiamo avuta oggi, leggendo una sua intervista sul Messaggero, nella quale egli traccia le linee programmatiche della sua sovrintendenza che il ministro ha firmato durante le vacanze di fine anno, quando tutti pensano ad altro.
Nel corso dell'intervista firmata dalla sempre ottima Rita Sala - non è la stessa giornalista che aveva firmato anche la precedente a Lanza Tomasi nella quale egli si lamentava di essere stato messo da parte. Era stato Antonio Gnoli di Repubblica a raccogliere la confidenza del Gioacchino disperato, pubblicate il 12 ottobre 2014 - la giornalista scrive che Lanza Tomasi per fare il sovrintendente dell'Inda, viene letteralmente 'STRAPPATO ai suoi studi ed alla scrittura. E lo conferma anche l'intervistato, il quale dichiara che tale nomina è piovuta a ciel sereno, e che lui non se l'aspettava affatto. Ma il comunicato del Ministero non dice testualmente che, fra i tre nomi - che non siamo riusciti a capire quali siano - segnalati dal Consiglio di amministrazione dell'Istituto Italiano del Dramma Antico di Siracusa ( Inda) - il Ministro aveva scelto il principe? A SUA INSAPUTA, una modalità assai in voga di questi tempi, perchè non si addice ad un principe mendicare un incarico.
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mercoledì 25 febbraio 2015
Giorgio(Battistelli) torna all'ovile governato da Michele(Dall'Ongaro); ma punta al governo del suo piccolo borgo natio: Albano
Dopo qualche anno, in cui ha vagato a destra e sinistra, Giorgio Battistelli - 'il musicista che si tiene alla larga da qualunque consorteria, salvo che dalla sperimentazione in ogni campo', come recita l'intestazione del suo profilo, nel sito ufficiale del compositore - torna all'ovile di Santa cecilia, anzi nel suo consiglio di amministrazione - che ora per far finta di cambiar vita si chiama 'Consiglio di indirizzo', dal quale per protesta era uscito un paio di anni fa, in aperto dissenso con Cagli (allora presidente/sovrintendente, ed ora presidente onorario, che Battistelli si augura di non incontrare mai a causa dei lusinghieri giudizi di Cagli ai tempi della precedente elezione a presidente in cui Battistelli era il suo avversario) il quale al suo posto aveva chiamato Gianni Letta, come sostituto niente male, e che ora resta a Santa Cecilia, come anche a Musica per Roma.
Dal medesimo consiglio sono usciti Ivan Fedele e Giovanni Carli Ballola, come anche Tarquini dell'Unione industriale, nella quale ha cariche di vertice Gianpaolo Letta, figlio di Gianni.
Il rientro all'ovile smentisce le voci di questi ultimi mesi su un dissidio profondo fra Dall'Ongaro e Battistelli, a proposito del quale nelle ultime ore Dall'Ongaro ha gettato acqua sul fuoco: Giorgio ed io siamo amici. E non è assolutamente improbabile che Battistelli diventi vice presidente dell'Accademia, occupando il ruolo che fino a qualche giorno fa era di Dall'Ongaro. Non crediamo che tale ruolo possa essere assunto da Matteo D'amico - altro musicista della medesima compagnia di giro, alla quale appartiene anche Dall'Ongaro e Battistelli, e membro del Consiglio di santa Cecilia, se consideriamo che D'Amico è direttore artistico dell'Accademia Filarmonica, nel cui consiglio direttivo siede ancora Dall'Ongaro ed anche Battistelli, se ricordiamo bene. Intrecci di amorosi sensi!
Dunque Dall'Ongaro e Battistelli si sarebbero fronteggiati civilmente nella corsa a Santa Cecilia, ed ora, a elezioni avvenute, i due tornano ad essere amici - come sono sempre stati (?) - anzi a collaborare. Ma se avessero fatto finta di farsi la guerra fra di loro, per mettere fuori gioco gli eventuali altri aspiranti?
Ora che è andato via anche dal Consiglio di indirizzo dell'Opera di Roma, pur mantenendo la carica di Direttore artistico dell'Orchestra della Toscana e di Presidente della Barattelli dell'Aquila, Battistelli potrà dar corso al suo forte ed incontenibile impegno civile, presentandosi, come ha annunciato nell'agosto scorso, candidato sindaco del suo borgo natio alle porte di Roma.
Dal medesimo consiglio sono usciti Ivan Fedele e Giovanni Carli Ballola, come anche Tarquini dell'Unione industriale, nella quale ha cariche di vertice Gianpaolo Letta, figlio di Gianni.
Il rientro all'ovile smentisce le voci di questi ultimi mesi su un dissidio profondo fra Dall'Ongaro e Battistelli, a proposito del quale nelle ultime ore Dall'Ongaro ha gettato acqua sul fuoco: Giorgio ed io siamo amici. E non è assolutamente improbabile che Battistelli diventi vice presidente dell'Accademia, occupando il ruolo che fino a qualche giorno fa era di Dall'Ongaro. Non crediamo che tale ruolo possa essere assunto da Matteo D'amico - altro musicista della medesima compagnia di giro, alla quale appartiene anche Dall'Ongaro e Battistelli, e membro del Consiglio di santa Cecilia, se consideriamo che D'Amico è direttore artistico dell'Accademia Filarmonica, nel cui consiglio direttivo siede ancora Dall'Ongaro ed anche Battistelli, se ricordiamo bene. Intrecci di amorosi sensi!
Dunque Dall'Ongaro e Battistelli si sarebbero fronteggiati civilmente nella corsa a Santa Cecilia, ed ora, a elezioni avvenute, i due tornano ad essere amici - come sono sempre stati (?) - anzi a collaborare. Ma se avessero fatto finta di farsi la guerra fra di loro, per mettere fuori gioco gli eventuali altri aspiranti?
Ora che è andato via anche dal Consiglio di indirizzo dell'Opera di Roma, pur mantenendo la carica di Direttore artistico dell'Orchestra della Toscana e di Presidente della Barattelli dell'Aquila, Battistelli potrà dar corso al suo forte ed incontenibile impegno civile, presentandosi, come ha annunciato nell'agosto scorso, candidato sindaco del suo borgo natio alle porte di Roma.
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Pappano non ce la racconta giusta sulla compagnia 'tutta straniera' dell'Aida
Il noto direttore d'orchestra, a capo dell'Orchestra nazionale di Santa Cecilia, alla vigilia della sua 'Aida' da concerto, che arriverà nella sala grande dell'Auditorium nei prossimi giorni ( ma l'ha già registrata per la Warner) ha rilasciato parecchie dichiarazioni, nelle quali si leggono, oltre l'omaggio alla memoria di suo padre, 'maestro di canto', anche giustificazioni poco condivisibili della compagnia dell'Aida, una compagnia di cantanti celebri, non c'è che dire, ma tutti stranieri, perché in Italia 'non ci sono voci drammatiche' - è questa la giustificazione, alla quale aggiunge la curiosità, sua e forse del pubblico, di ascoltare cantanti tedeschi in Verdi.
Ora è chiaro a tutti ed anche a noi, che i cast non si fanno sulla base dei passaporti, sebbene anche i passaporti abbiano il loro peso in determinati repertori per i quali esistono, nei vari paesi, tradizioni consolidate e rispettabilissime.
Ciò che ci impensierisce, e con l'arrivo di Michele dall' Ongaro alla sovrintendenza dell'Accademia, tale pensiero non riusciamo a fugare, è che sicuramente si proseguirà nel preferire cantanti e strumentisti e direttori stranieri agli italiani di egual livello e fama a Santa Cecilia, come già si faceva con Cagli-Pappano. Anche perchè nella conduzione dell'Orchestra sinfonica nazionale della Rai, da cui proviene e della quale Michele dall'Ongaro è stato sovrintendente negli ultimi anni - ma che ora dovrà abbandonare - dall'Ongaro sembra aver dichiarato guerra ai musicisti italiani. Lo abbiamo più volte segnalato per l'Orchestra Rai e per Santa Cecilia, perché troviamo scandalosa tale scelta, perché ai violinisti e pianisti tassativamente stranieri che Pappano, ad esempio, sceglie ogni volta, anche noi, nel nostro piccolo ed in base alle nostre modeste conoscenze, potremmo proporgliene altrettanti italiani. Allora perché Pappano ha orecchi solo per gli stranieri, ed ora anche dall'Ongaro avrà, in coppia con lui?
Un tempo si diceva per ragioni tutt'altro che nobili, impronunciabili. Noi non ci siamo mai fatti prendere da quei cattivi pensieri; però una qualche ragione plausibile - ve ne sono ? - Pappano ed anche dall'Ongaro dovrebbero darla all'opinione pubblica.
Ora è chiaro a tutti ed anche a noi, che i cast non si fanno sulla base dei passaporti, sebbene anche i passaporti abbiano il loro peso in determinati repertori per i quali esistono, nei vari paesi, tradizioni consolidate e rispettabilissime.
Ciò che ci impensierisce, e con l'arrivo di Michele dall' Ongaro alla sovrintendenza dell'Accademia, tale pensiero non riusciamo a fugare, è che sicuramente si proseguirà nel preferire cantanti e strumentisti e direttori stranieri agli italiani di egual livello e fama a Santa Cecilia, come già si faceva con Cagli-Pappano. Anche perchè nella conduzione dell'Orchestra sinfonica nazionale della Rai, da cui proviene e della quale Michele dall'Ongaro è stato sovrintendente negli ultimi anni - ma che ora dovrà abbandonare - dall'Ongaro sembra aver dichiarato guerra ai musicisti italiani. Lo abbiamo più volte segnalato per l'Orchestra Rai e per Santa Cecilia, perché troviamo scandalosa tale scelta, perché ai violinisti e pianisti tassativamente stranieri che Pappano, ad esempio, sceglie ogni volta, anche noi, nel nostro piccolo ed in base alle nostre modeste conoscenze, potremmo proporgliene altrettanti italiani. Allora perché Pappano ha orecchi solo per gli stranieri, ed ora anche dall'Ongaro avrà, in coppia con lui?
Un tempo si diceva per ragioni tutt'altro che nobili, impronunciabili. Noi non ci siamo mai fatti prendere da quei cattivi pensieri; però una qualche ragione plausibile - ve ne sono ? - Pappano ed anche dall'Ongaro dovrebbero darla all'opinione pubblica.
C'era una volta nella 'Roma della Musica' una regina, ed ora c'è un re: la regina Adriana e il re Michele
Il Corriere della Sera di qualche giorno fa celebrava l'ascesa al trono di re Michele, insediatosi, per acclamazione , nel regno della Musica di santa Cecilia, dichiarando allo stesso tempo che non c'era principe migliore di Michele, per succedere a re Bruno, che non ha abdicato, ma si è dimesso
volontariamente sotto il peso degli anni e delle responsabilità. Per compensarlo di tanto senso della 'monarchia' verrà quasi sicuramente da re Michele proclamato 'padre della patria e re emerito onorario a vita'.
Ma il 'Corriere' nel cantare 'viva il re' ha ricordato al neoeletto ed a noi tutti che un tempo la 'Roma della Musica' aveva una regina, la regina Adriana, della nobile famiglia 'Panni' che, senza eccessivi clamori, aveva regnato per molti decenni, aveva arricchito il suo regno con nuovi acquisti e alla musica nel suo regno aveva dato il peso che merita.
Quel suo regno oggi mostra i segni della decadenza e non per colpa dell'ex re Bruno o del neoeletto re Michele, i quali al cospetto della regina madre sembrano dei reucci. La colpa, prosegue il Corriere, è soprattutto del regno vicino che ha allargato i suoi confini fin quasi a limitare, senza colpa, quelli della regina.
Ma c'era bisogno di ricordare a noi ed a re Michele che un tempo la 'Roma dell Musica' aveva una regina? Proprio no, perchè sia re Bruno che re Michele provengono, per formazione ed educazione al comando, proprio dal regno di Adriana l'amabile, la folle, la quale ha regnato senza contendenti e, alla sua morte, ha lasciato il suo regno nelle mani fidatissime dei suoi figli, mentre quand'era ancora in vita, prevedendo l'attitudine al comando del futuro re Bruno, lo eleggeva a ministro della Corona. Anche re Michele deve tanto alla regina madre Adriana, perchè anch'egli, prima di salire al trono di santa Cecilia faceva parte del 'Consiglio della corona' del regno che fu di Adriana e forse continuerà a farne parte, per senso di responsabilità.
Prima dei tanti re nella 'Roma della Musica', una volta c'era la regina assoluta Adriana. E' bene non dimenticarlo.
volontariamente sotto il peso degli anni e delle responsabilità. Per compensarlo di tanto senso della 'monarchia' verrà quasi sicuramente da re Michele proclamato 'padre della patria e re emerito onorario a vita'.
Ma il 'Corriere' nel cantare 'viva il re' ha ricordato al neoeletto ed a noi tutti che un tempo la 'Roma della Musica' aveva una regina, la regina Adriana, della nobile famiglia 'Panni' che, senza eccessivi clamori, aveva regnato per molti decenni, aveva arricchito il suo regno con nuovi acquisti e alla musica nel suo regno aveva dato il peso che merita.
Quel suo regno oggi mostra i segni della decadenza e non per colpa dell'ex re Bruno o del neoeletto re Michele, i quali al cospetto della regina madre sembrano dei reucci. La colpa, prosegue il Corriere, è soprattutto del regno vicino che ha allargato i suoi confini fin quasi a limitare, senza colpa, quelli della regina.
Ma c'era bisogno di ricordare a noi ed a re Michele che un tempo la 'Roma dell Musica' aveva una regina? Proprio no, perchè sia re Bruno che re Michele provengono, per formazione ed educazione al comando, proprio dal regno di Adriana l'amabile, la folle, la quale ha regnato senza contendenti e, alla sua morte, ha lasciato il suo regno nelle mani fidatissime dei suoi figli, mentre quand'era ancora in vita, prevedendo l'attitudine al comando del futuro re Bruno, lo eleggeva a ministro della Corona. Anche re Michele deve tanto alla regina madre Adriana, perchè anch'egli, prima di salire al trono di santa Cecilia faceva parte del 'Consiglio della corona' del regno che fu di Adriana e forse continuerà a farne parte, per senso di responsabilità.
Prima dei tanti re nella 'Roma della Musica', una volta c'era la regina assoluta Adriana. E' bene non dimenticarlo.
martedì 24 febbraio 2015
Renzi parla di scuola ad una platea distratta ed insensibile alla musica che viene proposta da un'orchestra di giovani, la JuniOrchestra di S.Cecilia. Una vergogna denunciata al Corriere della Sera
Il papà di una giovanissima orchestrale della JuniOrchestra dell'Accademia di Santa Cecilia - una delle pochissime iniziative veramente innovative del'Accademia che, siamo sicuri, lascerà il segno, più dell'Opera Studio - prende carta e penna e scrive al 'Corriere della Sera', la cui direzione ritiene di dover mettere in grande evidenza la sua lettera. Perché anche un giornale, a differenza di Renzi e dei suoi ascoltatori, si rende conto che non si può andare a parlare di scuola, delle novità che il suo gabinetto intende apportarvi, fra le quali anche l'introduzione dello studio della musica, e poi fottersene di una orchestra di giovani, ben preparata e fatta venire apposta lì, per far vedere - ascoltare - che cosa anche i ragazzi possono fare se stimolati e ben educati.Il pubblico chiacchiera, si muove e qualche idiota urta i giovani strumentisti, come non si accorgesse neppure della loro presenza.
Renzi a questo evidentemente non ci arriva. Ma non possiamo fargliene una colpa, per lo meno non solo a lui; perché non è una novità in Italia, dove le istituzioni e coloro che le governano non hanno la benché minima infarinatura musicale, e perciò agiscono, di conseguenza, calpestando la musica che in tanti paesi è alla base dell'educazione dei giovani.
Ricordate la riunione del G8 che l'ex pianista da crociera, Berlusconi, volle a L'Aquila a seguito del terremoto, togliendola alla Sardegna dove aveva fatto costruire una cattedrale, ora ancora deserta, per ospitarlo? Beh, in quella occasione, la serata dell'arrivo dei capi di Stato e di governo si doveva concludere, come da programma e calendario, con un concerto, per il quale un'orchestra aquilana( Ist.Sinf. Abruzzese con il suo direttorino) s'era preparata e con essa alcuni noti solisti.
I capi di Stato e di governo furono accolti al loro ingresso nel sito della famosa Caserma da una lunga serie di marchingegni elettronici (olofoni), inventati da Michlangelo Lupone, che diffondevano i suoni degli inni nazionali, al passaggio dei capi di Stato, i quali inni si fondevano poi in una sinfonia di inni, alla fine del percorso. Ci par di ricordare che le cose andassero così.
Ricordiamo,invece, con precisione che l'orchestra ed i solisti attesero per molto tempo che i capi di Stato ed il loro seguito entrassero nel grande auditorium per dar via al concerto. Nessuno entrò, e dopo qualche ora di ritardo, l'orchestra con un pubblico raccogliticcio - fra il quale non c'era ovviamente il Berlusca, l'ex pianista da piano bar in crociera, - eseguì qualche frammento del programma previsto, per non andarsene muta come era entrata. Ecco cosa succede in Ialia.
Al contrario, quando si insediò il presidente americano, Obama, alla cerimonia venne invitato anche uno che si chiama Yo Yo Ma, il grande violoncellista; egli attento lo ascoltò mentre suonava.
Noi dagli stranieri non impariamo mai nulla di buono e se vogliamo imitarli, preferiamo imitarli nei vizi.
Renzi a questo evidentemente non ci arriva. Ma non possiamo fargliene una colpa, per lo meno non solo a lui; perché non è una novità in Italia, dove le istituzioni e coloro che le governano non hanno la benché minima infarinatura musicale, e perciò agiscono, di conseguenza, calpestando la musica che in tanti paesi è alla base dell'educazione dei giovani.
Ricordate la riunione del G8 che l'ex pianista da crociera, Berlusconi, volle a L'Aquila a seguito del terremoto, togliendola alla Sardegna dove aveva fatto costruire una cattedrale, ora ancora deserta, per ospitarlo? Beh, in quella occasione, la serata dell'arrivo dei capi di Stato e di governo si doveva concludere, come da programma e calendario, con un concerto, per il quale un'orchestra aquilana( Ist.Sinf. Abruzzese con il suo direttorino) s'era preparata e con essa alcuni noti solisti.
I capi di Stato e di governo furono accolti al loro ingresso nel sito della famosa Caserma da una lunga serie di marchingegni elettronici (olofoni), inventati da Michlangelo Lupone, che diffondevano i suoni degli inni nazionali, al passaggio dei capi di Stato, i quali inni si fondevano poi in una sinfonia di inni, alla fine del percorso. Ci par di ricordare che le cose andassero così.
Ricordiamo,invece, con precisione che l'orchestra ed i solisti attesero per molto tempo che i capi di Stato ed il loro seguito entrassero nel grande auditorium per dar via al concerto. Nessuno entrò, e dopo qualche ora di ritardo, l'orchestra con un pubblico raccogliticcio - fra il quale non c'era ovviamente il Berlusca, l'ex pianista da piano bar in crociera, - eseguì qualche frammento del programma previsto, per non andarsene muta come era entrata. Ecco cosa succede in Ialia.
Al contrario, quando si insediò il presidente americano, Obama, alla cerimonia venne invitato anche uno che si chiama Yo Yo Ma, il grande violoncellista; egli attento lo ascoltò mentre suonava.
Noi dagli stranieri non impariamo mai nulla di buono e se vogliamo imitarli, preferiamo imitarli nei vizi.
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Nuova razza padrona. Quasi tutti debuttanti allo sbaraglio. I casi di Fuortes,Pizzo,Conte,Biscardi,Sani
Tolto Carlo Fuortes
che il suo battesimo di idiozia l'ha giù avuto con l'insano progetto
della 'esternalizzazione' di Orchestra e Coro dell'Opera di Roma, per
mettere un freno allo strapotere dei sindacati; e che, seppure non in
teatro d'opera, ad eccezione della breve parentesi al Petruzzelli di
Bari, ma a Musica per Roma spa che è ben altra cosa, il mestiere
dell'amministratore lo faceva già e aveva costituito, per tanto
tempo, materia dei suoi studi; e tolto anche Pierangelo Conte, già
a capo della segreteria artistica della Fenice di Venezia,
che è ora passato a Firenze in veste di direttore artistico, con un
aggravio di responsabilità, ma per continuare a fare un mestiere che
ha imparato bene a Venezia; tutti gli altri componenti la nuova razza
padrona che si pavoneggia, negli ultimi mesi, nelle fondazioni
liriche, proviene dallo show - in Italia molto frequentato e diffuso
- dei 'dilettanti allo sbaraglio'.
Tutti sono debuttanti nel
rispettivo mestiere, di grande responsabilità per giunta, ma che
non hanno mai svolto prima. E tutto con la benedizione dei politici (
Ministero di Franceschini e Nastasi) che poi invocano ed esigono, a
parole, competenza e buona amministrazione.
Nicola Sani che ha
scalzato, per designazione del primo cittadino bolognese, Francesco
Ernani dalla poltrona di sovrintendente, per sedervisi lui, non ha
mai fatto, prima di Bologna, il sovrintendente di un teatro. Semmai
ha fatto il direttore artistico, prima a Roma e poi a Bologna,
chiamatovi nell'uno come nell'altro caso proprio da Ernani. Che egli
non ha ritenuto opportuno e conveniente salutare nel suo discorso
ufficiale di insediamento. Vatti a fidare di certi collaboratori, dei
quali ti accorgi ,quando non puoi più rimediarvi, che ti sei
allevata una serpe in seno.
Il discorso vale anche per
Oscar Pizzo che, a fianco di Carlo Fuortes ha fatto il giro
d'Italia, dando l'impressione che fosse una sua costola, ma molto più
navigato in musiche con elicotteri o in performances con centinaia
di metronomi ed altoparlanti o con esecutori atletici maratoneti,
ora occupa, sotto le ali protettive del grande Francesco Giambrone,
sovrintendente due volte, per volontà dello Spirito santo e del
Sindaco di Palermo, il posto di direttore artistico di un grande
teatro. Capirà di repertorio e di voci, trattandosi di un teatro
d'opera? Giambrone garantisce per lui, ma a noi ciò non toglie tutti i
dubbi.
Massimo Biscardi,
infine, che ha alle spalle numerose esperienze di direzione
artistica, soprattutto in quel di Cagliari, al fianco del 'pirata' - solo per via di quei capelli ricci e neri - Mauro Meli, spedito sulla
terraferma per i buchi prodotti nel bilancio del Teatro cagliaritano e poi tornato ancora sull'isola, sebbene
per poco tempo, ha ora la sovrintendenza del Petruzzelli di Bari,
ultima, in ordine di tempo, fondazione lirica italiana. Ma anche lui
il sovrintendente non l'ha mai fatto.
Ed allora sorge spontanea
la domanda. In caso di ammanchi, cattiva gestione, irregolarità, con
chi dovremmo prendercela? Con i nostri dilettanti o con chi li ha
messi lì ben sapendo che nei rispettivi ruoli erano debuttanti? E il
Ministero di Franceschini e Nastasi ancora una volta farà l'antico
gioco di chiamarsi fuori?
sabato 21 febbraio 2015
Zubin Mehta, il commesso indiano che viaggia fra Milano e Napoli
L'esempio che stiamo per proporvi non è che uno dei tanti; ve lo proponiamo solo perché è l'ultimo che ci è capitato sotto gli occhi, ed è di questi giorni.
Zubin, il vecchio Zubin, nelle stesse settimane ha prima concertato 'Aida' a Milano e 'Tristano' a Napoli e poi, nelle settimane successive, facendo sempre la spola fra i due centri, non distantissimi se si può viaggiare in tremo superveloce, in aereo di linea o jet privato, ha diretto le recite.
'Aida' a Milano 15 e il 18, e fra l'una e l'altra una scappatella a Napoli per la generale; poi recita a Milano il 21 e il 22 a Napoli; il 24 a Milano ed il 25 a Napoli. Due giorni di riposo, poi di nuovo il 28 a Napoli ed il 1 marzo a Milano, e poi il 3 a Napoli ed anche il 5, per tornare a Milano, dopo una settimanella, per le recite dell'11 e del 15, dopo un breve rientro nella sua casa fiorentina.
E' vita questa? Non si venga a dire che una presenza così faticosa possa avere un qualche giovamento per i due teatri e per le due opere in cartellone. E poi siamo sicuri che in condizioni diverse, più normali, altri direttori - forse anche meno costosi - ma non per questo meno bravi, non avrebbero fatto meglio?
Per carità musicale, tralasciamo volutamente le recite di Aida che Zubin, il commesso indiano, aveva appena finito di dirigere in Cina, ed anche le prove per l'Aida milanese e il Tristano napoletano che avranno risentito sicuramente dei tempi ristretti e della stanchezza del povero commesso indiano, il cui scarso rendimento è sotto gli occhi di tutti.
Zubin, il vecchio Zubin, nelle stesse settimane ha prima concertato 'Aida' a Milano e 'Tristano' a Napoli e poi, nelle settimane successive, facendo sempre la spola fra i due centri, non distantissimi se si può viaggiare in tremo superveloce, in aereo di linea o jet privato, ha diretto le recite.
'Aida' a Milano 15 e il 18, e fra l'una e l'altra una scappatella a Napoli per la generale; poi recita a Milano il 21 e il 22 a Napoli; il 24 a Milano ed il 25 a Napoli. Due giorni di riposo, poi di nuovo il 28 a Napoli ed il 1 marzo a Milano, e poi il 3 a Napoli ed anche il 5, per tornare a Milano, dopo una settimanella, per le recite dell'11 e del 15, dopo un breve rientro nella sua casa fiorentina.
E' vita questa? Non si venga a dire che una presenza così faticosa possa avere un qualche giovamento per i due teatri e per le due opere in cartellone. E poi siamo sicuri che in condizioni diverse, più normali, altri direttori - forse anche meno costosi - ma non per questo meno bravi, non avrebbero fatto meglio?
Per carità musicale, tralasciamo volutamente le recite di Aida che Zubin, il commesso indiano, aveva appena finito di dirigere in Cina, ed anche le prove per l'Aida milanese e il Tristano napoletano che avranno risentito sicuramente dei tempi ristretti e della stanchezza del povero commesso indiano, il cui scarso rendimento è sotto gli occhi di tutti.
Dall'ongaro a santa Cecilia. Va' dove ti porta il cuore. E il calcolo. Storia del matrimonio interrotto con la Rai e del nuovo matrimonio con la santa vergine Cecilia
L'unto del pentagramma che da un'accolta di saggi è stato prescelto per sposare la santa vergine Cecilia, protettrice dei musici, ha trascorso una notte insonne dopo l'elezione. Ha guardato al suo futuro, oggi che è arrivato dove il suo cuore voleva che arrivasse, a sposare cioè la nobile vergine, e se lo è immaginato forse più nero di quanto non sia permesso immaginarlo. Perchè? E se un giorno la vergine Cecilia, causa scappatelle, decidesse di cambiare serratura al portone, che farebbe l'unto, il prescelto? E' proprio ciò che sta meditando. Medita e rimedita, la risposta sembra averla trovata. Vorrebbe poter tornare al suo antico amore, che ha lasciato, a malincuore, soprattutto perchè costrettovi dalla passione esclusiva della vergine Cecilia.
L'argomento l'ha tormentato fin dai giorni precedenti l'elezione; ed egli l'ha confessato ai suoi fedelissimi dell'uno e dell'altro talamo, e ne ha parlato anche con i superiori dell'antico amore, con i quali sta discutendo - così ha dichiarato - come non lesinare tempo ed energie amorose alla vergine Cecilia, ma senza abbandonare definitivamente il precedente amore.
Insomma ciò che tutti davano per scontato e Cecilia prima di chiunque altro - e cioè che una volta sposata Cecilia, l'altra veniva ripudiata - scontato non lo è affatto. Lui ci ha passato una vita con l'altra, ad essa deve la sua fortuna - non si dice che a fianco (o dietro) un grande uomo c'è sempre una grande donna? - ed ora non se la sente di ripudiarla. Non si tratta di soldi, perchè l'antico amore non ha bisogno di alimenti, anzi, il contrario: per alcuni decenni gli alimenti glieli ha passati lei. Lui, in questa tragica evenienza, vorrebbe poter tornare con l' antico amore, ed anzi vuole che Lei, novella Penelope, fin d'ora continui a lavorare la maglia, sperando che un domani il vecchio sposo ritorni.
Ciò che l'eletto desidera ed anzi chiede è che la sposa di una volta lo sciolga solo 'momentaneamente' dal vincolo matrimoniale, per consentirgli di sposare Cecilia. Vorrebbe fare con ambedue un contratto postmatrimoniale, sul quale Cecilia nulla potrebbe obiettare ed opporre, e cioè che qualora la passione amorosa con Cecilia andasse scemando - e queste cose accadono anche nelle migliori famiglie - la sposa d'un tempo se lo riprenda in casa fingendo amore come ai vecchi tempi.
Questo pensiero, scaturito da fedeltà e riconoscenza verso il primo amore, gli ha fatto passare la prima notte da 'ceciliano' insonne. Ma forse nelle notti che seguono dormirà più tranquillo.
Fuor di metafora. Dall'Ongaro novello presidente-sovrintendente-direttore artistico dell'Accademia di santa Cecilia - gli è stato chiesto anche di questa concentrazione di poteri nelle sue mani, dall'Ongaro, sciolto, ha risposto: se ha funzionato per cinque secoli perchè dovrei cambiare? bella risposta!- starebbe trattando per avere dalla Rai una 'aspettativa', come si fa con i politici che conservano l'incarico nel quale precedentemente operavano, per gli anni del loro mandato elettivo. Egli dice che le numerose cariche ricoperte in Rai sono il frutto del suo incarico di dirigente Rai nel settore musicale.
Noi ci auguriamo che Guibitosi - che si è giustamente rallegrato con dall'Ongaro per il prestigioso incarico - non ci caschi, perchè dall'Ongaro, a differenza dei politici non va a ricoprire un incarico politico, bensì quello di dirigente in un'altra azienda, e perciò decade da dirigente Rai, per assumere l'incarico di dirigente della Fondazione Accademia di santa Cecilia. I contributi versati saranno ricongiunti, la sua pensione calcolata secondo le regole, ma alla Rai egli non può farsi tenere il posto 'in caldo' (il letto caldo, come si direbbe in gergo matrimonial sentimentale). Come se un dirigente FIAT passato alla Menarini, pretendesse una aspettativa dalla FIAT, nel caso in cui il suo incarico in Menarini... Quando sarà terminato il suo incarico di sovrintendente ceciliano, allora, se non sarà già in età da pensione, si cercherà un altro posizionamento nel mondo del lavoro. Ma alla Rai non può tornare, anche per sperimentare com'è guardare il mondo senza protezione.
P.S. Sul sito dell'Accademia non c'è traccia del cambio al vertice, Cagli risulta ancora presidente e dall'Ongaro suo vice.
L'argomento l'ha tormentato fin dai giorni precedenti l'elezione; ed egli l'ha confessato ai suoi fedelissimi dell'uno e dell'altro talamo, e ne ha parlato anche con i superiori dell'antico amore, con i quali sta discutendo - così ha dichiarato - come non lesinare tempo ed energie amorose alla vergine Cecilia, ma senza abbandonare definitivamente il precedente amore.
Insomma ciò che tutti davano per scontato e Cecilia prima di chiunque altro - e cioè che una volta sposata Cecilia, l'altra veniva ripudiata - scontato non lo è affatto. Lui ci ha passato una vita con l'altra, ad essa deve la sua fortuna - non si dice che a fianco (o dietro) un grande uomo c'è sempre una grande donna? - ed ora non se la sente di ripudiarla. Non si tratta di soldi, perchè l'antico amore non ha bisogno di alimenti, anzi, il contrario: per alcuni decenni gli alimenti glieli ha passati lei. Lui, in questa tragica evenienza, vorrebbe poter tornare con l' antico amore, ed anzi vuole che Lei, novella Penelope, fin d'ora continui a lavorare la maglia, sperando che un domani il vecchio sposo ritorni.
Ciò che l'eletto desidera ed anzi chiede è che la sposa di una volta lo sciolga solo 'momentaneamente' dal vincolo matrimoniale, per consentirgli di sposare Cecilia. Vorrebbe fare con ambedue un contratto postmatrimoniale, sul quale Cecilia nulla potrebbe obiettare ed opporre, e cioè che qualora la passione amorosa con Cecilia andasse scemando - e queste cose accadono anche nelle migliori famiglie - la sposa d'un tempo se lo riprenda in casa fingendo amore come ai vecchi tempi.
Questo pensiero, scaturito da fedeltà e riconoscenza verso il primo amore, gli ha fatto passare la prima notte da 'ceciliano' insonne. Ma forse nelle notti che seguono dormirà più tranquillo.
Fuor di metafora. Dall'Ongaro novello presidente-sovrintendente-direttore artistico dell'Accademia di santa Cecilia - gli è stato chiesto anche di questa concentrazione di poteri nelle sue mani, dall'Ongaro, sciolto, ha risposto: se ha funzionato per cinque secoli perchè dovrei cambiare? bella risposta!- starebbe trattando per avere dalla Rai una 'aspettativa', come si fa con i politici che conservano l'incarico nel quale precedentemente operavano, per gli anni del loro mandato elettivo. Egli dice che le numerose cariche ricoperte in Rai sono il frutto del suo incarico di dirigente Rai nel settore musicale.
Noi ci auguriamo che Guibitosi - che si è giustamente rallegrato con dall'Ongaro per il prestigioso incarico - non ci caschi, perchè dall'Ongaro, a differenza dei politici non va a ricoprire un incarico politico, bensì quello di dirigente in un'altra azienda, e perciò decade da dirigente Rai, per assumere l'incarico di dirigente della Fondazione Accademia di santa Cecilia. I contributi versati saranno ricongiunti, la sua pensione calcolata secondo le regole, ma alla Rai egli non può farsi tenere il posto 'in caldo' (il letto caldo, come si direbbe in gergo matrimonial sentimentale). Come se un dirigente FIAT passato alla Menarini, pretendesse una aspettativa dalla FIAT, nel caso in cui il suo incarico in Menarini... Quando sarà terminato il suo incarico di sovrintendente ceciliano, allora, se non sarà già in età da pensione, si cercherà un altro posizionamento nel mondo del lavoro. Ma alla Rai non può tornare, anche per sperimentare com'è guardare il mondo senza protezione.
P.S. Sul sito dell'Accademia non c'è traccia del cambio al vertice, Cagli risulta ancora presidente e dall'Ongaro suo vice.
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venerdì 20 febbraio 2015
Il sindaco pasticcione, Ignazio Marino, ha messo nelle mani di 'Repubblica' le sorti della Festa del cinema di Roma.
L'idea originari era quella di dare a Ezio Mauro la responsabilità - presidenza - della Festa del cinema di Roma che il sindaco vuole diversa, ambiandole addirittura anche i connotati. Ezio Mauro ha rifiutato l'incarico, dichiarandosi incompetente - vivaddio, finalmente, uno dice la verità!- ed anche troppo occupato a gestire già una intera repubblica, e il sindaco d'accordo con il ministro Franceschini, neo socio attraverso Istituto Luce, ha provveduto a distribuire gli incarichi dentro e fuori il CdA, tenendo ben presente che la rinuncia di Ezio Mauro, andava in qualche modo compensata. E perciò ha nominato la giornalista di Repubblica, Laura Delli Colli- che per fortuna della Festa conosce bene la materia - consigliere di amministrazione e, dopo aver nominato alla presidenza la Detassis, si appresto a completare il vertice del festival romano, con la nomina di Monda, giornalista di Repubblica.
Ma i pasticci di Marino non finiscono qui. Fra i componenti del Cda c'è anche un rappresentante di Musica per Roma; chi ti nomina Marino? Nomina Carlo Fuortes che sta per lasciare Musica per Roma, per dedicarsi 'anema e core' all'Opera di Roma.
Ma i pasticci di Marino non finiscono qui. Fra i componenti del Cda c'è anche un rappresentante di Musica per Roma; chi ti nomina Marino? Nomina Carlo Fuortes che sta per lasciare Musica per Roma, per dedicarsi 'anema e core' all'Opera di Roma.
Accademia di santa cecilia. Dall'Ongaro succede a Cagli. Ha vinto su Battistelli per 4 voti.
Con un vantaggio di soli quattro voti su Battistelli , Michele all'Ongaro è stato eletto presidente dell'Accademia di Santa Cecilia, succedendo a Bruno Cagli, nella responsabilità di una Accademia spaccata esattamente a metà.
Avesse vinto Battistelli avremmo sicuramente visto cadere molte teste in Accademia, per lo meno tutte le teste dei componenti la corte di Cagli - e sono molti, ad ogni livello. Con la vittoria di dall'Ongaro, sponsorizzato da Cagli, in Accademia le cose restano come prima.
Lascia, invece, tutti i suoi numerosi incarichi diretti ed indiretti in Rai - ed è questa la cosa che maggiormente ci riempie di gioia e soddisfazione. Via dalla Rai, alla base del suo potere anche in Accademia, forse per dall'Ongaro nonostante il prestigioso incarico di presidente/ sovrintendente, la china potrebbe cominciare. Perché, ora, sarà difficile per lui alterare gli equilibri in Accademia, e forse non intende nemmeno farlo, dove gli ampi spazi di manovra che aveva alla radio e all'Orchestra nazionale della Rai , non li avrà più.
C'è solo da attendere che si nomini in Rai il suo successore - anzi i suoi successori - per vedere se il filo diretto con Santa Cecilia - che è quello che ha portato dall'Ongaro prima ad essere nominato accademico, poi alla vice presidenza ed infine alla sovrintendenza continuerà. Probabilmente suggerirà lui stesso i nomi delle persone cui affidare i suoi incarichi in Rai, ma se i suoi suggerimenti non dovessero essere accolti, allora beh, ne vedremmo delle belle.
Mettiamo, ad esempio, che a succedergli a Radio 3 e poi alla Orchestra Rai, dovesse andare uno come Battistelli da una parte, ed un altro non del partito di dall'Ongaro dall'altra, allora potrebbe Michele, pur assiso sullo scranno più alto dell'Accademia, continuare a fare il buono e cattivo tempo, come ha fatto con tutte le sue forze fino a questa mattina? Pensiamo che la lunga lista dei compositori italiani, ed anche degli interpreti, che Radio 3 non ha mai trasmesso e neanche registrato, perchè dall'Ongaro così voleva, ora esulterà. E forse non pochi gioiranno quando vedranno nettamente diminuite commissioni e prime esecuzioni del Michele nazionale in ogni parte. E Michele potrà forse consolarsi con qualche esecuzione in Rai, che sotto il suo regno, per dirittura morale, non aveva asilo, al contrario di fuori.
Tempo qualche giorno e sapremo.
Il primo immediato vantaggio di dall'Ongaro a Santa Cecilia, sarà il suo compenso nettamente superiore a tutto quello che guadagnava in Rai: a Santa Cecilia, se manterrà - e perchè non dovrebbe - lo stesso compenso di Cagli guadagnerà 240.000 Euro l'anno. E speriamo che non ci resti per altri vent'anni come è accaduto a Cagli, perchè così, dopo l'incarico, capirà che vuol dire non avere più potere in Rai ed essere un accademico ceciliano qualunque.
P.S. Adesso si sa con esattezza quanti voti ha preso Dall'Ongaro: 29 esatti, proprio quanti ne prese la scorsa tornata. Non uno di più e neanche uno di meno. I suoi sostenitori hanno votato compatti. Battistelli ne ha avuti 22. Votanti 56, dunque voti validi 41, schede nulle/bianche cinque. Il minor numero di votanti rispetto alla passata tornata, quando il divario fra i due era di soli due voti, e quello maggiore di schede nulle o bianche ha penalizzato Battistelli.
Avesse vinto Battistelli avremmo sicuramente visto cadere molte teste in Accademia, per lo meno tutte le teste dei componenti la corte di Cagli - e sono molti, ad ogni livello. Con la vittoria di dall'Ongaro, sponsorizzato da Cagli, in Accademia le cose restano come prima.
Lascia, invece, tutti i suoi numerosi incarichi diretti ed indiretti in Rai - ed è questa la cosa che maggiormente ci riempie di gioia e soddisfazione. Via dalla Rai, alla base del suo potere anche in Accademia, forse per dall'Ongaro nonostante il prestigioso incarico di presidente/ sovrintendente, la china potrebbe cominciare. Perché, ora, sarà difficile per lui alterare gli equilibri in Accademia, e forse non intende nemmeno farlo, dove gli ampi spazi di manovra che aveva alla radio e all'Orchestra nazionale della Rai , non li avrà più.
C'è solo da attendere che si nomini in Rai il suo successore - anzi i suoi successori - per vedere se il filo diretto con Santa Cecilia - che è quello che ha portato dall'Ongaro prima ad essere nominato accademico, poi alla vice presidenza ed infine alla sovrintendenza continuerà. Probabilmente suggerirà lui stesso i nomi delle persone cui affidare i suoi incarichi in Rai, ma se i suoi suggerimenti non dovessero essere accolti, allora beh, ne vedremmo delle belle.
Mettiamo, ad esempio, che a succedergli a Radio 3 e poi alla Orchestra Rai, dovesse andare uno come Battistelli da una parte, ed un altro non del partito di dall'Ongaro dall'altra, allora potrebbe Michele, pur assiso sullo scranno più alto dell'Accademia, continuare a fare il buono e cattivo tempo, come ha fatto con tutte le sue forze fino a questa mattina? Pensiamo che la lunga lista dei compositori italiani, ed anche degli interpreti, che Radio 3 non ha mai trasmesso e neanche registrato, perchè dall'Ongaro così voleva, ora esulterà. E forse non pochi gioiranno quando vedranno nettamente diminuite commissioni e prime esecuzioni del Michele nazionale in ogni parte. E Michele potrà forse consolarsi con qualche esecuzione in Rai, che sotto il suo regno, per dirittura morale, non aveva asilo, al contrario di fuori.
Tempo qualche giorno e sapremo.
Il primo immediato vantaggio di dall'Ongaro a Santa Cecilia, sarà il suo compenso nettamente superiore a tutto quello che guadagnava in Rai: a Santa Cecilia, se manterrà - e perchè non dovrebbe - lo stesso compenso di Cagli guadagnerà 240.000 Euro l'anno. E speriamo che non ci resti per altri vent'anni come è accaduto a Cagli, perchè così, dopo l'incarico, capirà che vuol dire non avere più potere in Rai ed essere un accademico ceciliano qualunque.
P.S. Adesso si sa con esattezza quanti voti ha preso Dall'Ongaro: 29 esatti, proprio quanti ne prese la scorsa tornata. Non uno di più e neanche uno di meno. I suoi sostenitori hanno votato compatti. Battistelli ne ha avuti 22. Votanti 56, dunque voti validi 41, schede nulle/bianche cinque. Il minor numero di votanti rispetto alla passata tornata, quando il divario fra i due era di soli due voti, e quello maggiore di schede nulle o bianche ha penalizzato Battistelli.
Elezione del presidente a Santa cecilia. PRIME INDISCREZIONI: Battistelli più votato, dall'Ongaro contesta il risultato
Al quarto turno di votazioni ( ottobre, dicembre 2014 e gennaio 2105 gli altri tre ) per l'elezione del successore di Cagli, ci sono state contestazioni da parte del non eletto, secondo votato, e dei suoi sostenitori.
Votanti 58. Maggioranza richiesta 30 voti. esattamente quanti ne avrebbe presi Battistelli; mentre dall'Ongaro sarebbe rimasto al palo, ottenendone 28: per un voto michele perse la poltrona. Il che spiega le contestazioni di dall' Ongaro e dei suoi sostenitori, Cagli compreso, che in questi ultimi due anni di sua gestione aveva fatto di tutto per avere accanto come vicepresidente dall'Ongaro , sostenendone poi, da mesi, in tutti modi, la sua candidatura a Presidente sovrintendente, cosa che stando alle prime voci, non gli sarebbe riuscita.
Ora non si sa come andrà a finire, se cioè dall'Ongaro si rivolgerà ai probiviri dell'Accademia, per avere ragione. Secondo lo sconfitto c'era un voto che non andava conteggiato perchè nullo, avendo il votante scritto sulla scheda anche il suo nome - il voto era, naturalmente, per Battistelli.
Sembra ripetersi la stessa sorte, ora contro di lui, che riguardò dall'Ongaro al momento in cui fu eletto accademico - da quel che si è saputo poi. Quel voto fu poi conteggiato nonostante le contestazioni, come oggi si pensa finirà con la votazione a favore di Battistelli. Ma non è detto, perchè dall'Ongaro, Cagli ed gli altri sostenitori di Michele potrebbero ricorrere all'assemblea degli Accademici, che deve ratificare la nomina, per chiederne l'annullamento. Certo tutto è possibile, ma il ricorso agli Accademici potrebbe far riemergere dalle nebbie del silenzio quell'altra precedente elezione; e ciò non gioverebbe a dall'Ongaro e neanche all'Accademia che gode di una immagine tirata a lucido agli occhi di tutio, immagine che cela bellamente le lotte che al suo interno si combattono per il potere.
Che Cagli abbia votato dall'Ongaro è pacifico, ma per chi ha votato Pappano, non è dato sapere. E per chi ha votato quella schiera di giovani compositori ed esecutori entrati negli ultimi anni, i quali forse preferirebbero, pur devoti a dall'Ongaro, che Michele resti alla Rai, dove certamente sarebbe più utile alle loro rispettive carriere? La presenza, uno all'anno, ed a rotazione, nei programmi dell'Accademia serve loro molto meno delle esecuzioni trasmesse alla Radio ( Radio 3) per decisione di dall'Ongaro e che potrebbero più frequenti e redditizie. E' per questo che si teme che qualcuno fra i suoi fedelissimi, per questa ragione opportunistica, alla fine , nel segreto 'di pulcinella' dell'urna, abbia votato Battistelli.
Sarà sufficiente attendere solo qualche ora, per sapere che cosa è venuto fuori dalla votazione per la successione a Cagli, all'Accademia nazionale di santa Cecilia.
Votanti 58. Maggioranza richiesta 30 voti. esattamente quanti ne avrebbe presi Battistelli; mentre dall'Ongaro sarebbe rimasto al palo, ottenendone 28: per un voto michele perse la poltrona. Il che spiega le contestazioni di dall' Ongaro e dei suoi sostenitori, Cagli compreso, che in questi ultimi due anni di sua gestione aveva fatto di tutto per avere accanto come vicepresidente dall'Ongaro , sostenendone poi, da mesi, in tutti modi, la sua candidatura a Presidente sovrintendente, cosa che stando alle prime voci, non gli sarebbe riuscita.
Ora non si sa come andrà a finire, se cioè dall'Ongaro si rivolgerà ai probiviri dell'Accademia, per avere ragione. Secondo lo sconfitto c'era un voto che non andava conteggiato perchè nullo, avendo il votante scritto sulla scheda anche il suo nome - il voto era, naturalmente, per Battistelli.
Sembra ripetersi la stessa sorte, ora contro di lui, che riguardò dall'Ongaro al momento in cui fu eletto accademico - da quel che si è saputo poi. Quel voto fu poi conteggiato nonostante le contestazioni, come oggi si pensa finirà con la votazione a favore di Battistelli. Ma non è detto, perchè dall'Ongaro, Cagli ed gli altri sostenitori di Michele potrebbero ricorrere all'assemblea degli Accademici, che deve ratificare la nomina, per chiederne l'annullamento. Certo tutto è possibile, ma il ricorso agli Accademici potrebbe far riemergere dalle nebbie del silenzio quell'altra precedente elezione; e ciò non gioverebbe a dall'Ongaro e neanche all'Accademia che gode di una immagine tirata a lucido agli occhi di tutio, immagine che cela bellamente le lotte che al suo interno si combattono per il potere.
Che Cagli abbia votato dall'Ongaro è pacifico, ma per chi ha votato Pappano, non è dato sapere. E per chi ha votato quella schiera di giovani compositori ed esecutori entrati negli ultimi anni, i quali forse preferirebbero, pur devoti a dall'Ongaro, che Michele resti alla Rai, dove certamente sarebbe più utile alle loro rispettive carriere? La presenza, uno all'anno, ed a rotazione, nei programmi dell'Accademia serve loro molto meno delle esecuzioni trasmesse alla Radio ( Radio 3) per decisione di dall'Ongaro e che potrebbero più frequenti e redditizie. E' per questo che si teme che qualcuno fra i suoi fedelissimi, per questa ragione opportunistica, alla fine , nel segreto 'di pulcinella' dell'urna, abbia votato Battistelli.
Sarà sufficiente attendere solo qualche ora, per sapere che cosa è venuto fuori dalla votazione per la successione a Cagli, all'Accademia nazionale di santa Cecilia.
Maggio fiorentino 2015. Se questo può essere il festival di un grande teatro
Leggendo
il programma del prossimo Maggio Fiorentino, 78° della storia, si
resta un pò perplessi dalle opere in cartellone. Certo si tratta di
un festival, ma è un festival ospitato in una grande città ed in
uno dei grandi teatri, nuovissimo - sempre che venga completato - e
con una capienza di tutto rispetto, il che rende tale festival, alle
origini con funzioni diverse da oggi,un festival sui generis.
L'eventuale paragone con Ravenna o Spoleto non può essere fatto.
Sono festival che sperimentano ma in luoghi e spazi piccoli ecc...
Si
programma il Fidelio,
poi un'opera di Britten, Il
giro di vite,
(che, se ricordiamo, era in cartellone l'anno scorso e poi venne
cancellata), Candide
di Bernstein e il Pelléas
di Debussy. Insomma nessuna opera di repertorio. Un festival con tale
fisionomia può andar bene a Martina Franca( dove lavora Triola,
direttore generale del Maggio), può funzionare a Jesi (da dove
veniva il consulente artistico che ora non figura più
nell'organigramma del Maggio, ma che certo ha lavorato a questo
programma; mentre oggi ricopre la carica di coordinatore artistico,
Pierangelo Conte) ma meno a Firenze.
Allora
vien da chiedersi se un festival così particolare non debba tener
presente, nella programmazione, esigenze che riguardano l'interesse
del pubblico; senza fissarsi prevalentemente sugli specialisti e sui
riscontri che opere non molto frequentate esercitano sui critici che,
come è noto, non riempiono i teatri e non pagano neppure il
biglietto.
Bianchi
deve pensare anche e soprattutto a riempire il teatro, non
dimenticando il suo obbligo a presentare spettacoli sempre di
altissima qualità.
Con
queste tecniche negli anni passati, e forse ancora oggi, si
imbarcavano carovane di critici per Palermo e Cagliari, accolti
sempre in pompa magna e ben ospitati, i quali tutti, indistintamente,
scrivevano bene e 'facevano aria' ai nomi degli amministratori,
proprio mentre chiudevano orecchie e occhi su quel che ascoltavano e
che si vedeva in palcoscenico.
Bianchi,
che chiude il corpo di ballo, non può consentire che la
programmazione del suo teatro sia troppo anomala rispetto agli
standard di un grande teatro pubblico, finanziato con i nostri soldi
e che, salvo le specifiche tradizioni storiche, deve anche pensare a
conservare e tener viva la grande tradizione del melodramma,
soprattutto italiana.
Le
collaborazioni poi con Valencia, dove il sovrintendente è in galera
per spese pazze ed altro, per via della compresenza di Mehta, e
quella con Jesi ( ma non c'era di meglio?); e, per un'altra opera,
anche con Tutino, un tempo padrone di Triola, sono cose che gettano
sospetti di congreghe e scambi di favori per riconoscenza,
che al pubblico che paga non interessano, e che sono ancora duri a
morire.
Su
tutto questo sarebbe opportuno che il sovrintendente Bianchi e, con
lui, il sindaco violinista Nardella, facessero qualche riflessione.
Per il resto, buon Maggio!
mercoledì 18 febbraio 2015
Dal fronte delle nostre fondazioni liriche. Ballerini decapitati, tagliati privilegi. I festival si coalizzano
Firenze ha scritto definitivamente la parola fine sul destino del corpo di Ballo del Maggio. Licenziato. Ne erano rimasti pochi ormai di ballerini, alcuni in pensione, altri incentivati ad uscire, e così Bianchi può portare a casa il primo risultato nel capitolo del drastico ridimensionamento delle spese. Speriamo solo che poi non si vada a spendere e spandere in altri settori e che dopo il taglio dei ballerini non si vadano a tagliare anche orchestra e coro.Strano è che proprio nel momento in cui la danza riscuote un successo di pubblico sempre crescente, si ritenga l'esistenza di un corpo di ballo, anche di prestigio, troppo costosa ed inutile.
A Firenze si tagliano teste e gambe, a Roma privilegi, onde evitare quella pazzesca trovata di Fuortes e Marino di esternalizzare orchestra e coro.Detto per inciso, lo steso Marino che era per la esternalizzazione, senza capire bene la storia, per il settore 'biblioteche' a Roma, spinge per la internalizzazione, che tradotto vuol dire far passare sotto il diretto controllo tutte le biblioteche, per ridurne spese ma anche , sicuramente, finanziamenti necessari, e magari tagliandone anche qualcuna, dimenticando che 'più libri più liberi' e che 'dove meno si legge c'è meno legge'.
All'Opera di Roma il contratto integrativo, che dovrebbe essere stato appena firmato dai sindacati prevede cancellazione del cosiddetto 'premio di produzione' per due anni (naturalmente sarebbe interessante sapere per quale produzione o produttività i dipendenti del teatro dovrebbero percepire il relativo premio) riduzione dell'indennità Caracalla, che partirà dal 25 giugno e non dal primo del mese, come avveniva un tempo; ed infine taglio della cosiddetta indennità concerto' e cioè l'indennità percepita dall'orchestra quando non si esibiva in buca. Che siano stati cancellati questi assurdi privilegi è un bene, nonostante il ritardo. Si adeguino ora tutti i teatri, laddove tali retaggi di tempi migliori resistono ancora.
Sempre da Roma, con l'insediamento prossimo di Fuortes, si attende anche la tornata di nomine dei vertici del teatro, dal direttore artistico el direttore del corpo di ballo ecc... in attesa che Muti ritorni- s'è letto. Ma Muti non tornerà.
E poi, per seguire alla lettera i consigli, non tanto disinteressati, del direttore generale Nastasi che vuole continuare a fare come gli apre con gli amici, i festival cominciano a coalizzarsi per una più intensa e programmata coproduzione. Lo fanno due fra i più importanti, ambedue nelle grazie di Nastasi e del ministero, e cioè Ravenna e Spoleto, i quali avrebbero ora una qualche giustificazione in più per il trattamento di favore ad essi riservato.
La stessa medicina si è prescritta ai 'piccoli' fra teatri ed istituzioni, perchè ai piccoli, benchè prestigiosi, il ministero non intende più dare finanziamenti. Non dicevano già i romani che 'de minimis non curat... Nastasi?
A Firenze si tagliano teste e gambe, a Roma privilegi, onde evitare quella pazzesca trovata di Fuortes e Marino di esternalizzare orchestra e coro.Detto per inciso, lo steso Marino che era per la esternalizzazione, senza capire bene la storia, per il settore 'biblioteche' a Roma, spinge per la internalizzazione, che tradotto vuol dire far passare sotto il diretto controllo tutte le biblioteche, per ridurne spese ma anche , sicuramente, finanziamenti necessari, e magari tagliandone anche qualcuna, dimenticando che 'più libri più liberi' e che 'dove meno si legge c'è meno legge'.
All'Opera di Roma il contratto integrativo, che dovrebbe essere stato appena firmato dai sindacati prevede cancellazione del cosiddetto 'premio di produzione' per due anni (naturalmente sarebbe interessante sapere per quale produzione o produttività i dipendenti del teatro dovrebbero percepire il relativo premio) riduzione dell'indennità Caracalla, che partirà dal 25 giugno e non dal primo del mese, come avveniva un tempo; ed infine taglio della cosiddetta indennità concerto' e cioè l'indennità percepita dall'orchestra quando non si esibiva in buca. Che siano stati cancellati questi assurdi privilegi è un bene, nonostante il ritardo. Si adeguino ora tutti i teatri, laddove tali retaggi di tempi migliori resistono ancora.
Sempre da Roma, con l'insediamento prossimo di Fuortes, si attende anche la tornata di nomine dei vertici del teatro, dal direttore artistico el direttore del corpo di ballo ecc... in attesa che Muti ritorni- s'è letto. Ma Muti non tornerà.
E poi, per seguire alla lettera i consigli, non tanto disinteressati, del direttore generale Nastasi che vuole continuare a fare come gli apre con gli amici, i festival cominciano a coalizzarsi per una più intensa e programmata coproduzione. Lo fanno due fra i più importanti, ambedue nelle grazie di Nastasi e del ministero, e cioè Ravenna e Spoleto, i quali avrebbero ora una qualche giustificazione in più per il trattamento di favore ad essi riservato.
La stessa medicina si è prescritta ai 'piccoli' fra teatri ed istituzioni, perchè ai piccoli, benchè prestigiosi, il ministero non intende più dare finanziamenti. Non dicevano già i romani che 'de minimis non curat... Nastasi?
martedì 17 febbraio 2015
Zampetti al Quirinale. Beatificazione rimandata
Non più tardi di un paio di mesi fa, al tempo della nomina del nuovo Segretario generale della Camera dei Deputati, molte chiacchiere girarono su Zampetti, segretario uscente per limiti di età:65 anni. Due fra tutte: andava in pensione con uno stipendio niente male ( 500.000 Euro circa l'anno) e, pensione di conseguenza, da sogno - come direbbe Briatore - o da capogiro; appena in tempo per evitare la scure dei tagli governativi che avrebbe ridotto anche il suo compenso, senza parlare della liquidazione, all'altezza dello stipendio e della pensione, con annessi e connessi che gli alti dirigenti delle Camere conservano anche quando alti dirigenti non lo sono più ( una beffa per il popolo che soffre e stenta!); e voleva che a succedergli fosse qualcuno di sua fiducia, come poi è stato, stando alle voci, con la sua sostituta, la dott. Pagano - così ci sembra si chiami l'attuale segretario generale - benedetta anche dalla Boldrini che benedice tutte le donne che salgono nella scala delle responsabilità. E bene fa.
Insomma di Zampetti, espertissimo di regolamenti e consuetudini parlamentari, non si diceva un gran bene, salvo la sua competenza.
Ora che Mattarella lo ha chiamato al Quirinale, con lo stesso incarico di segretario generale - incarico ancora più delicato dell 'omonimo al Parlamento - si procede con la sua beatificazione: Zampetti lavorerà per il Presidente della Repubblica a titolo gratuito, rinunciando egli al compenso mensile di 30.000 Euro circa. Bello sforzo. Rinuncia ai 30.000 di stipendio mensile per tenersi i 40.000 circa della sua pensione mensile. 40.000 Euro è meglio di 30.000.
Beatificazione rimandata.
P.S. Oggi i giornali inneggiano al presidente della Repubblica per l'apertura del Palazzo del Qurinale al pubblico, ai cittadini. Bene,bravo,bis! Ma se non lo avesse fatto sarebbe stato un cattivo presidente, mentre ora sarà sicuramente un buon presidente?
Insomma di Zampetti, espertissimo di regolamenti e consuetudini parlamentari, non si diceva un gran bene, salvo la sua competenza.
Ora che Mattarella lo ha chiamato al Quirinale, con lo stesso incarico di segretario generale - incarico ancora più delicato dell 'omonimo al Parlamento - si procede con la sua beatificazione: Zampetti lavorerà per il Presidente della Repubblica a titolo gratuito, rinunciando egli al compenso mensile di 30.000 Euro circa. Bello sforzo. Rinuncia ai 30.000 di stipendio mensile per tenersi i 40.000 circa della sua pensione mensile. 40.000 Euro è meglio di 30.000.
Beatificazione rimandata.
P.S. Oggi i giornali inneggiano al presidente della Repubblica per l'apertura del Palazzo del Qurinale al pubblico, ai cittadini. Bene,bravo,bis! Ma se non lo avesse fatto sarebbe stato un cattivo presidente, mentre ora sarà sicuramente un buon presidente?
Scala. Alexander Pereira confermato per acclamazione sovrintendente, per cinque anni
Alexander Pereira, per quella sua mossa falsa- ma era davvero una mossa falsa, quella cioè di aver acquistato alcuni allestimenti di Salisburgo, per la Scala, ove sarebbe dovuto arrivare ufficialmente il primo settembre 2014, il giorno dopo la fine del festival di Salisburgo, ma avendo già cominciato a lavorare con il mandato di programmare per il 2015 e oltre, prima ancora di prendere effettivamente possesso della carica - era stato sanzionato dal Consiglio di amministrazione in carica, con l'avallo del Ministero al quale pure CdA e Sindaco si erano rivolti per avere lumi, con un incarico a termine, della durata di un anno appena.
Pereira, che evidentemente il mondo lo conosce, altrimenti non stava con lui una giovane e bella aspirante stilista, aveva accettato lanciando una sfida: mettetemi alla prova, poi deciderete se prolungare il mandato oppure no.
Aveva avuto ragione perchè i nuovi consiglieri, quelli del cosiddetto 'Consiglio di indirizzo, evidentemente una accolta di buffoni 'fuori scala' e 'fuori misura', prima ancora che si arrivi alla fine dell'anno e che l'Expo sia iniziato, gli hanno prolungato i l'incarico a cinque anni, la stessa durata del consiglio di buffoni 'fuori scala'.
Se uno si va a leggere tutte le polemiche dei giorni dell'acquisto 'incauto', si sbellica dalle risate pensando alla decisione appena assunta dal consiglio che, in buona parte, è lo stesso che prima lo aveva sanzionato, richiedendo le carte dei contratti, mettendolo con le spalle al muro dell'illiceità - ma quando? non ci hanno ancora spiegato perchè avrebbe dovuto cominciare a lavorare prima di insediarsi se non per assicurarsi e formalizzare contratti per la sua gestione; dunque oltre che buffoni anche ipocriti - e che adesso lo premia, prima ancora di giudicare il suo operato, semplicemente per mettere al sicuro l'EXPO e dare stabilità di governance al teatro, così ha detto Pisapia che non sa ancora se si ricandiderà al Comune o ad altro.
Nel nuovo consiglio scaligero è entrato qualcuno che sa mettere zizzania, e che proprio per questo se ne era andato alcuni anni fa, non condividendo l'operato di Lissner.
Parliamo di Francesco Micheli, il barone rosso della finanza, candidato da Franceschini, 'mezzo disastro', sponsorizzato da Renzi, in aperto contrasto con Pisapia.
Micheli appena entrato ha cominciato a cantare. Vi sembra normale che alla parata di orchestre invitate per l'EXPO, risultino assenti le orchestre italiane che oggi hanno parecchia sofferenza, mentre largo spazio sì è dato ad orchestre sudamericane ( il riferimento è alla Bolivar diretta da Dudamel - fatto stigmatizzato anche da Muti apertamente)?
Il barone rosso, 'deus ex machina' ed anche 'ex familia' di MiTo, non ha torto, perchè la scelta di Lissner fa il paio con il canadese 'Cirque du soleil' che pure all'EXPO ha uno spazio di quasi rappresentanza ( dell'Italia? no del Canada). Ed ha anche ragione a mettere zizzania quando dice che la Scala deve ritrovare le sue origini, la sua tradizione di grande teatro del repertorio italiano. Ma mentre qui ha Alexander Pereira sulla sua stessa lunghezza d'onda, per le orchestre non potrà ottenere nulla perchè i contratti e il calendario sono stati da tempo fissati da Lissner, il quale al pari di Pereira ha deciso di cose che non entravano sotto la sua giurisdizione per le quali non ha tenuto conto del bilancio e delle disponibilità economiche; l'uno e le altre fanno parte gli ulteriori appunti che il barone ha voluto muovere, in aperto contrasto con la gestione Lissner, ma anche con Pisapia.
Ma si sa che poi a Milano, dopo aver fatto la 'faccia feroce', ci si ritrova tutti, con la 'faccia fessa' negli stessi salotti a bere champagne e fare chiacchiere. Chissà che ne scriverebbe la Natalia Aspesi, vedova di Lissner e perciò nemica dichiarata di Micheli.
Pereira, che evidentemente il mondo lo conosce, altrimenti non stava con lui una giovane e bella aspirante stilista, aveva accettato lanciando una sfida: mettetemi alla prova, poi deciderete se prolungare il mandato oppure no.
Aveva avuto ragione perchè i nuovi consiglieri, quelli del cosiddetto 'Consiglio di indirizzo, evidentemente una accolta di buffoni 'fuori scala' e 'fuori misura', prima ancora che si arrivi alla fine dell'anno e che l'Expo sia iniziato, gli hanno prolungato i l'incarico a cinque anni, la stessa durata del consiglio di buffoni 'fuori scala'.
Se uno si va a leggere tutte le polemiche dei giorni dell'acquisto 'incauto', si sbellica dalle risate pensando alla decisione appena assunta dal consiglio che, in buona parte, è lo stesso che prima lo aveva sanzionato, richiedendo le carte dei contratti, mettendolo con le spalle al muro dell'illiceità - ma quando? non ci hanno ancora spiegato perchè avrebbe dovuto cominciare a lavorare prima di insediarsi se non per assicurarsi e formalizzare contratti per la sua gestione; dunque oltre che buffoni anche ipocriti - e che adesso lo premia, prima ancora di giudicare il suo operato, semplicemente per mettere al sicuro l'EXPO e dare stabilità di governance al teatro, così ha detto Pisapia che non sa ancora se si ricandiderà al Comune o ad altro.
Nel nuovo consiglio scaligero è entrato qualcuno che sa mettere zizzania, e che proprio per questo se ne era andato alcuni anni fa, non condividendo l'operato di Lissner.
Parliamo di Francesco Micheli, il barone rosso della finanza, candidato da Franceschini, 'mezzo disastro', sponsorizzato da Renzi, in aperto contrasto con Pisapia.
Micheli appena entrato ha cominciato a cantare. Vi sembra normale che alla parata di orchestre invitate per l'EXPO, risultino assenti le orchestre italiane che oggi hanno parecchia sofferenza, mentre largo spazio sì è dato ad orchestre sudamericane ( il riferimento è alla Bolivar diretta da Dudamel - fatto stigmatizzato anche da Muti apertamente)?
Il barone rosso, 'deus ex machina' ed anche 'ex familia' di MiTo, non ha torto, perchè la scelta di Lissner fa il paio con il canadese 'Cirque du soleil' che pure all'EXPO ha uno spazio di quasi rappresentanza ( dell'Italia? no del Canada). Ed ha anche ragione a mettere zizzania quando dice che la Scala deve ritrovare le sue origini, la sua tradizione di grande teatro del repertorio italiano. Ma mentre qui ha Alexander Pereira sulla sua stessa lunghezza d'onda, per le orchestre non potrà ottenere nulla perchè i contratti e il calendario sono stati da tempo fissati da Lissner, il quale al pari di Pereira ha deciso di cose che non entravano sotto la sua giurisdizione per le quali non ha tenuto conto del bilancio e delle disponibilità economiche; l'uno e le altre fanno parte gli ulteriori appunti che il barone ha voluto muovere, in aperto contrasto con la gestione Lissner, ma anche con Pisapia.
Ma si sa che poi a Milano, dopo aver fatto la 'faccia feroce', ci si ritrova tutti, con la 'faccia fessa' negli stessi salotti a bere champagne e fare chiacchiere. Chissà che ne scriverebbe la Natalia Aspesi, vedova di Lissner e perciò nemica dichiarata di Micheli.
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lunedì 16 febbraio 2015
Santificato Peter Eotvos.
Nelle passate settimane ha diretto l'Orchestra dell'Accademia di Santa Cecilia, prima a Roma e poi a Milano, includendo nel programma anche musiche sue. Era da molto tempo che non lo si ascoltava a Roma e forse anche in Italia. Conosciamo ovviamente da molto tempo il suo nome, mai però lo abbiamo ascoltato. Mai, intendiamo, abbiamo ascoltato musiche sue, né lo abbiamo ascoltato come direttore - la sua attività principale degli ultimi anni. O forse ci sbagliamo?
Forse ci sbagliamo, perchè non più tardi di un paio d'anni fa, la Biennale Musica di Venezia gli attribuì il 'Leone d'oro'( fino ad ora l'hanno ricevuto Boulez e Manzoni, oltre Eotvos); ed oggi la Filarmonica della Scala, l'Accademia di Santa Cecilia, il Maggio Fiorentino e l'Orchestra nazionale della Rai, consociatesi per poter fare commissioni, evidentemente costose, a musicisti importanti, gli hanno commissionato una nuova composizione, ritenendolo dunque tale, la prima per le 'quattro sorelle', che verrà eseguita nelle rispettive sedi dei committenti. A giudicare dai quali dobbiamo ammettere che ci siamo ancora una volta sbagliati, perchè non ritenevamo Eotvos, ottimo musicista, il compositore con il quale, in base alla statura e fama acquisita, cominciare la serie di commissioni.
Non sappiamo se il Leone d'oro veneziano e la nuova importante commissione scaturiscano dalla stessa fonte. Lo appureremo, per quanto il nostro giudizio possa valere. Intanto diamo atto di averlo sottovalutato, per nostra ignoranza.
Forse ci sbagliamo, perchè non più tardi di un paio d'anni fa, la Biennale Musica di Venezia gli attribuì il 'Leone d'oro'( fino ad ora l'hanno ricevuto Boulez e Manzoni, oltre Eotvos); ed oggi la Filarmonica della Scala, l'Accademia di Santa Cecilia, il Maggio Fiorentino e l'Orchestra nazionale della Rai, consociatesi per poter fare commissioni, evidentemente costose, a musicisti importanti, gli hanno commissionato una nuova composizione, ritenendolo dunque tale, la prima per le 'quattro sorelle', che verrà eseguita nelle rispettive sedi dei committenti. A giudicare dai quali dobbiamo ammettere che ci siamo ancora una volta sbagliati, perchè non ritenevamo Eotvos, ottimo musicista, il compositore con il quale, in base alla statura e fama acquisita, cominciare la serie di commissioni.
Non sappiamo se il Leone d'oro veneziano e la nuova importante commissione scaturiscano dalla stessa fonte. Lo appureremo, per quanto il nostro giudizio possa valere. Intanto diamo atto di averlo sottovalutato, per nostra ignoranza.
Venerdì di passione per Santa cecilia. Chi la metterà in croce: Battistelli o dall'Ongaro?
Hanno evitato accuratamente, per via della sfiga, martedì 17 febbraio, per il terzo turno di votazioni dalle quali dovrebbe uscire il nuovo sovrintendente di Santa Cecilia, puntando dritto a venerdì 20, dunque fra qualche giorno, quando andrà in scena il venerdì di passione della povera santa protettrice dell'Accademia. E dovrebbe essere la tornata definitiva, salvo sorprese, come pure non è difficile attendersi in simili circostanze, quando grande è la confusione sotto il cielo e continua ed aspra la lotta fra i due principali contendenti: Michele dall'Ongaro e Giorgio Battistelli - se ci atteniamo ai risultati delle tornate precedenti. L'eletto sarà innanzitutto presidente dell'Accademia e, a questa carica unirà quella di Sovrintendente e di direttore artistico. Insomma, per l'Accademia ceciliana e la sua attività, un vero e proprio despota, che dovrà spartirsi scettro e corona forse solo con Pappano, finché resterà, e che ora tace, in un silenzio profondo, dal quale è impossibile capire chi egli preferirebbe come successore di Cagli.
Dall'ongaro e Battistelli, super occupati e superincaricati non si sono neppure sognati di lasciare preventivamente gli incarichi occupati - come hanno fatto perfino la Moretti-Giletti e la Borletti-Buitoni alla vigilia di candidature importanti, ritenendo le dimissioni dagli incarichi precedenti sacrosante. No, loro no, non l'hanno fatto e non lo farebbero mai, perchè temono - sia l'uno che l'altro - di finire 'secondo' e quindi di restare in panchina, senza gli incarichi che oggi occupano, e per i quali si sono dati da fare giorno e notte, per un bel pò di tempo.
Ora i casi dei due sono nettamente differenti sotto il profilo della carriera che hanno avuto in questi anni: Battistelli quella di compositore che va avanti e alla quale potrebbe dedicarsi completamente, sebbene sempre più sulla via del cinematografo; nel contempo, ha cercato altri nidi dove fare uova e aggiungere pulcini a pulcini, sempre fedeli. Pensiamo, ad esempio, alla Orchestra Toscana e alla Barattelli dell'Aquila, della quale ultima è presidente; e nella quale ha affidato la direzione artistica , già tre volte, a persone sempre meno competenti della materia, ma a lui fedeli.
Il caso di dall'Ongaro è del tutto differente. Egli, senza gli incarichi in Rai - lo abbiamo scritto tante volte, per una in particolare ci siamo beccati una querela, ma il giudice ci ha dato ragione affermando che avevamo esercitato, in tutta correttezza, il nostro diritto di critica, nient'altr - oggi starebbe chissà dove, a fare chissà cosa.
Certamente non sarebbe accademico di Santa Cecilia e mai e poi mai avrebbe potuto aspirare addirittura, ancora abbastanza giovane, alla carica di sovrintendente.
Siamo convinti che egli la discreta carriera di compositore - lontana anni luce da quella di Battistelli - l'ha fatta prevalentemente esercitando il potere di dirigente Rai per la musica a Radio 3, e, successivamente, di sovrintendente dell'Orchestra nazionale della Rai di Torino. Senza quello e questo, le commissioni che gli sono fioccate e le prime esecuzioni ecc... non ci sarebbero mai state.
E, del resto, lo stesso Bruno Cagli, quando gli preparò l'ascesa in Accademia, disse testualmente che 'il dall'Ongaro' avrebbe potuto arrecare qualche beneficio anche economico all'Accademia, a causa del suo incarico in RAI, aggiungendo poi che occorreva anche ricordare che egli era imparentato con Abbado' - menzione ininfluente ai fini del suo strapotere. Dunque le nostre supposizioni sulla base di fatti concreti - e per quelle ci beccammo la querela - oggi vengono assunte da Cagli a motivo della vice presidenza dell'Accademia affidata a dall'Ongaro.
Certo è che dall'Ongaro, sicuramente più di Battistelli, è odiato da buona parte della sessantina di Accademici chiamati alle urne, e per questo la vittoria di dall'Ongaro su Battistelli, fino all'ultimo minuto, non è affatto scontata.
E noi, su dall'Ongaro - che vorremmo sovrintendente di Santa Cecilia, esclusivamente perché un pò di posti si libererebbero in Rai dove potrebbe entrare gente nuova ed aria fresca - torniamo ancora ad esprimere una nostra convinzione, la stessa che ci meritò quella diffamante querela: e cioè che senza il suo incarico in Rai, esercitato con una certa disinvoltura anche nei nostri confronti (un giorno, quando ne avremo tempo e voglia, vi racconteremo il caso specifico), dall'Ongaro oggi starebbe a scrivere musica, come fanno tanti altri compositori, anche più dotati di lui, e come questi, a chiedere a destra e manca una qualche esecuzione. Non capitale, beninteso.
Dall'ongaro e Battistelli, super occupati e superincaricati non si sono neppure sognati di lasciare preventivamente gli incarichi occupati - come hanno fatto perfino la Moretti-Giletti e la Borletti-Buitoni alla vigilia di candidature importanti, ritenendo le dimissioni dagli incarichi precedenti sacrosante. No, loro no, non l'hanno fatto e non lo farebbero mai, perchè temono - sia l'uno che l'altro - di finire 'secondo' e quindi di restare in panchina, senza gli incarichi che oggi occupano, e per i quali si sono dati da fare giorno e notte, per un bel pò di tempo.
Ora i casi dei due sono nettamente differenti sotto il profilo della carriera che hanno avuto in questi anni: Battistelli quella di compositore che va avanti e alla quale potrebbe dedicarsi completamente, sebbene sempre più sulla via del cinematografo; nel contempo, ha cercato altri nidi dove fare uova e aggiungere pulcini a pulcini, sempre fedeli. Pensiamo, ad esempio, alla Orchestra Toscana e alla Barattelli dell'Aquila, della quale ultima è presidente; e nella quale ha affidato la direzione artistica , già tre volte, a persone sempre meno competenti della materia, ma a lui fedeli.
Il caso di dall'Ongaro è del tutto differente. Egli, senza gli incarichi in Rai - lo abbiamo scritto tante volte, per una in particolare ci siamo beccati una querela, ma il giudice ci ha dato ragione affermando che avevamo esercitato, in tutta correttezza, il nostro diritto di critica, nient'altr - oggi starebbe chissà dove, a fare chissà cosa.
Certamente non sarebbe accademico di Santa Cecilia e mai e poi mai avrebbe potuto aspirare addirittura, ancora abbastanza giovane, alla carica di sovrintendente.
Siamo convinti che egli la discreta carriera di compositore - lontana anni luce da quella di Battistelli - l'ha fatta prevalentemente esercitando il potere di dirigente Rai per la musica a Radio 3, e, successivamente, di sovrintendente dell'Orchestra nazionale della Rai di Torino. Senza quello e questo, le commissioni che gli sono fioccate e le prime esecuzioni ecc... non ci sarebbero mai state.
E, del resto, lo stesso Bruno Cagli, quando gli preparò l'ascesa in Accademia, disse testualmente che 'il dall'Ongaro' avrebbe potuto arrecare qualche beneficio anche economico all'Accademia, a causa del suo incarico in RAI, aggiungendo poi che occorreva anche ricordare che egli era imparentato con Abbado' - menzione ininfluente ai fini del suo strapotere. Dunque le nostre supposizioni sulla base di fatti concreti - e per quelle ci beccammo la querela - oggi vengono assunte da Cagli a motivo della vice presidenza dell'Accademia affidata a dall'Ongaro.
Certo è che dall'Ongaro, sicuramente più di Battistelli, è odiato da buona parte della sessantina di Accademici chiamati alle urne, e per questo la vittoria di dall'Ongaro su Battistelli, fino all'ultimo minuto, non è affatto scontata.
E noi, su dall'Ongaro - che vorremmo sovrintendente di Santa Cecilia, esclusivamente perché un pò di posti si libererebbero in Rai dove potrebbe entrare gente nuova ed aria fresca - torniamo ancora ad esprimere una nostra convinzione, la stessa che ci meritò quella diffamante querela: e cioè che senza il suo incarico in Rai, esercitato con una certa disinvoltura anche nei nostri confronti (un giorno, quando ne avremo tempo e voglia, vi racconteremo il caso specifico), dall'Ongaro oggi starebbe a scrivere musica, come fanno tanti altri compositori, anche più dotati di lui, e come questi, a chiedere a destra e manca una qualche esecuzione. Non capitale, beninteso.
Per la sostituzione di Fuortes all'Auditorium non avevano promesso un bando internazionale? Spunta Van Straten. Chi è?
Promesse al vento. Le promesse si fanno per non mantenerle. Perché poi, alla fine, dopo aver promesso e promesso si decide altrimenti. Non proprio altrimenti, perchè si ricorre alle solite logiche che vedono premiati e prescelti gli amici degli amici, quelli fra gli amici degli amici che stanno in pausa 'incarico' e che attendono di essere rimessi in pista, dopo aver servito con obbedienza e dedizione alla causa. La causa di questo o quel partito questo o quel potente.
Una lunga riflessione per dire che il nome che si fa con frequenza sempre maggiore per il successore di Carlo Fuortes alla guida di 'Musica per Roma', la società che gestisce l'Auditorium, è quello di Giorgio van Straten, 'Sturmtruppen'- per noi che il suo cognome non ricordiamo mai con esattezza - appartiene al doppio cerchio magico di Veltroni e, sicuramente, anche di Renzi, anche se il suo nom, solo da qualche mese non veniva fuori.
Fedelissimo di Veltroni - come Verini e la figlia di Madia, la ministra Marianna, e la Giovanna ( Marinelli) - Sturmtruppen deve a lui tutta la sua carriera pubblica, non quella di romanziere che in parte è parallela a quella di Veltroni: Palexpo, Rai, Maggio Fiorentino, Agis, Orchestra Toscana... le tappe di questa corsa senza fine, dalla cui fatica spossante solo da un paio d'anni sembrava stesse riprendendosi. Ed ora, anche al riposo deve mettere fine, perché hanno deciso che torni a correre.
Per la successione a Fuortes era stato fatto il nome di Croppi, ex assessore del sindaco Alemanno, al quale, uscito dalla giunta, gliele ha cantate in tutte le tonalità, ma evidentemente per il PD Marino, Croppi, competente ma di destra, non garantiva abbastanza.
Che l'Auditorium abbia cercato da sempre appoggi in ogni senso 'a sinistra' - con il clan 'Repubblica' in prima linea - non è un mistero; ma poi, per bilanciare ciò che era sbilanciato, ecco arruolare nel CdA anche Gianni Letta, il quale sta lì anche per altre ragioni.
Ma Fuortes non esce del tutto, perchè il suo nome è stato già annunciato nel consiglio di amministrazione della Festa del cinema in rappresentanza di Musica per Roma: ma non sta per lasciarla, per insediarsi definitivamente all'Opera di Roma? Che casino. Tutto questo casino per non mollare di un solo centimetro il potere acquisito.
E, infine, alla Festa del Cinema, alla cui presidenza sembra stia per arrivare la Detassis, e alla direzione artistica, ancora un 'Repubblica', come il giornalista Antonio Monda, la Giovanna Marinelli ha dichiarato che gli incarichi avranno durata annuale. Perchè assessore? Teme qualche disubbidienza nel corso dei dodici mesi di incarico di questo o quello e vuole tenersi le mani libere per sostituirlo?
P.S. Fuortes che aveva espresso un qualche parere positivo sulla candidatura di Sturmtruppen, ha fatto subito marcia indietro, per non urtare la suscettibilità di Marino, 'americano' come Veltroni, che vuole annunciare lui il nome 'nuovo' per l'Auditorium. Nuovo perchè suggerito da Veltroni ad un sindaco che in materia merita quattro, oltre che zero in condotta per la sua presenza in Campidoglio
Una lunga riflessione per dire che il nome che si fa con frequenza sempre maggiore per il successore di Carlo Fuortes alla guida di 'Musica per Roma', la società che gestisce l'Auditorium, è quello di Giorgio van Straten, 'Sturmtruppen'- per noi che il suo cognome non ricordiamo mai con esattezza - appartiene al doppio cerchio magico di Veltroni e, sicuramente, anche di Renzi, anche se il suo nom, solo da qualche mese non veniva fuori.
Fedelissimo di Veltroni - come Verini e la figlia di Madia, la ministra Marianna, e la Giovanna ( Marinelli) - Sturmtruppen deve a lui tutta la sua carriera pubblica, non quella di romanziere che in parte è parallela a quella di Veltroni: Palexpo, Rai, Maggio Fiorentino, Agis, Orchestra Toscana... le tappe di questa corsa senza fine, dalla cui fatica spossante solo da un paio d'anni sembrava stesse riprendendosi. Ed ora, anche al riposo deve mettere fine, perché hanno deciso che torni a correre.
Per la successione a Fuortes era stato fatto il nome di Croppi, ex assessore del sindaco Alemanno, al quale, uscito dalla giunta, gliele ha cantate in tutte le tonalità, ma evidentemente per il PD Marino, Croppi, competente ma di destra, non garantiva abbastanza.
Che l'Auditorium abbia cercato da sempre appoggi in ogni senso 'a sinistra' - con il clan 'Repubblica' in prima linea - non è un mistero; ma poi, per bilanciare ciò che era sbilanciato, ecco arruolare nel CdA anche Gianni Letta, il quale sta lì anche per altre ragioni.
Ma Fuortes non esce del tutto, perchè il suo nome è stato già annunciato nel consiglio di amministrazione della Festa del cinema in rappresentanza di Musica per Roma: ma non sta per lasciarla, per insediarsi definitivamente all'Opera di Roma? Che casino. Tutto questo casino per non mollare di un solo centimetro il potere acquisito.
E, infine, alla Festa del Cinema, alla cui presidenza sembra stia per arrivare la Detassis, e alla direzione artistica, ancora un 'Repubblica', come il giornalista Antonio Monda, la Giovanna Marinelli ha dichiarato che gli incarichi avranno durata annuale. Perchè assessore? Teme qualche disubbidienza nel corso dei dodici mesi di incarico di questo o quello e vuole tenersi le mani libere per sostituirlo?
P.S. Fuortes che aveva espresso un qualche parere positivo sulla candidatura di Sturmtruppen, ha fatto subito marcia indietro, per non urtare la suscettibilità di Marino, 'americano' come Veltroni, che vuole annunciare lui il nome 'nuovo' per l'Auditorium. Nuovo perchè suggerito da Veltroni ad un sindaco che in materia merita quattro, oltre che zero in condotta per la sua presenza in Campidoglio
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domenica 15 febbraio 2015
Sempre musica è. Ma il passero di Rai 1 ha cambiato cinguettio
Concerto di Capodanno dalla Fenice 2014; Festival di Sanremo 2015, ambedue su RAI 1. La musica è diversa, certo, ma sempre musica è, mentre il passero di aiI 1 cambia cinguettio, a seconda dei casi.
Il primo Gennaio 2014 andava in onda su Rai 1 il Concerto di Capodanno diretto da Diego Matheuz che, sulla scia delle edizioni precedenti - già a quota dieci - aveva uno share lusinghiero (27%) con quasi 4.500.000 telespettatori. Da non credere. Un risultato mai ottenuto da un concerto di musica colta, seria o classica oppure forte, che dir si voglia.
Il passero a capo di Rai 1, rispondendo a chi, al par di lui, cinguettava su Twitter: cip...cip...ridateci Vienna', rispondeva cinguettando: cip...cip... quelli che rivogliono Vienna , per quanto pochi - una dozzina al massimo fra sno? e nostalgici?- non possono essere ignorati...cip...cip... passo e chiudo.
(Vienna non è mai sparita dalla nostra tv, è soltanto passata su Rai 2, in onda immediatamente dopo la diretta dalla Fenice, con il Concerto di Capodanno 'italiano').
Sanremo 2015. L'edizione del festival della canzone italiana condotta da Carlo Conti, in diretta su Rai 1, fa ascolti record, con share intorno al 50% e 9-10 milioni di telespettatori. Un successo per la grande manifestazione popolare.
E il passero a capo di Rai 1, in risposta alle critiche snob alla manifestazione popolare torna a cinguettare su twitter: ciop...ciop... il festival parla a tutto il Paese e non a quella frazione che sta su Twitter o viaggia in Frecciarossa...ciop...ciop... passo e chiudo.
Il primo Gennaio 2014 andava in onda su Rai 1 il Concerto di Capodanno diretto da Diego Matheuz che, sulla scia delle edizioni precedenti - già a quota dieci - aveva uno share lusinghiero (27%) con quasi 4.500.000 telespettatori. Da non credere. Un risultato mai ottenuto da un concerto di musica colta, seria o classica oppure forte, che dir si voglia.
Il passero a capo di Rai 1, rispondendo a chi, al par di lui, cinguettava su Twitter: cip...cip...ridateci Vienna', rispondeva cinguettando: cip...cip... quelli che rivogliono Vienna , per quanto pochi - una dozzina al massimo fra sno? e nostalgici?- non possono essere ignorati...cip...cip... passo e chiudo.
(Vienna non è mai sparita dalla nostra tv, è soltanto passata su Rai 2, in onda immediatamente dopo la diretta dalla Fenice, con il Concerto di Capodanno 'italiano').
Sanremo 2015. L'edizione del festival della canzone italiana condotta da Carlo Conti, in diretta su Rai 1, fa ascolti record, con share intorno al 50% e 9-10 milioni di telespettatori. Un successo per la grande manifestazione popolare.
E il passero a capo di Rai 1, in risposta alle critiche snob alla manifestazione popolare torna a cinguettare su twitter: ciop...ciop... il festival parla a tutto il Paese e non a quella frazione che sta su Twitter o viaggia in Frecciarossa...ciop...ciop... passo e chiudo.
sabato 14 febbraio 2015
'Mezzo disastro' Franceschini fa marcia indietro per la paura. Niente Leonardo all'EXPO, per decisione degli Uffizi
Il ministro 'mezzo disastro' Franceschini, dopo aver dichiarato pubblicamente che avocava a sé la decisione dell'eventuale trasferta milanese, per l'EXPO, dell'Annuncizione di Leonardo, ha fatto marcia indietro, nel giro di ventiquattrore, subissato dalle critiche di chi gli rimprovera di aver prima bandito un concorso internazionale per trovare i direttori dei venti musei più importanti del paese e poi di avocare a sé decisioni che sono di sola spettanza dei direttori. Temendo la cattiva stampa che anche oggi, dopo altri recentissimi disastri pompeiani, è ancora troppo tenera con il ministro 'nnammurato', se l'è fatta sotto dalla paura ed ha fatto marcia indietro.
Ecco il proclama della ritirata: "Il direttore degli Uffizi, Antonio Natali, mi ha fatto presente che il suo museo resterebbe privo di opere di Leonardo durante i sei mesi della manifestazione milanese, perché un altro capolavoro è in restauro. Sono molto rispettoso dell'autonomia dei direttori dei musei e delle loro scelte... Non credo che la politica debba intervenire in un campo che non è di sua competenza".
Antepone una ragione tecnica Franceschini: gli Uffizi resterebbero per i sei mesi dell'EXPO, senza opere di Leonardo - cosa che certamente Natali, direttore del museo fiorentino, gli aveva fatto notare prima che assumesse l'avventata decisione di avocare a sè l'ultima parola sul trasferimento. Poi, il ministro, accortosi che la toppa era peggiore del buco, aggiunge una ragione istituzionale, che è quella che avrebbe dovuto far valere fin dal primo momento, tirandosi fuori dalla questione e lasciando che fosse il direttore del Museo a decidere. E non la politica, come ogni politico di lungo corso e breve consistenza tenta ogni volta di fare.
Ecco il proclama della ritirata: "Il direttore degli Uffizi, Antonio Natali, mi ha fatto presente che il suo museo resterebbe privo di opere di Leonardo durante i sei mesi della manifestazione milanese, perché un altro capolavoro è in restauro. Sono molto rispettoso dell'autonomia dei direttori dei musei e delle loro scelte... Non credo che la politica debba intervenire in un campo che non è di sua competenza".
Antepone una ragione tecnica Franceschini: gli Uffizi resterebbero per i sei mesi dell'EXPO, senza opere di Leonardo - cosa che certamente Natali, direttore del museo fiorentino, gli aveva fatto notare prima che assumesse l'avventata decisione di avocare a sè l'ultima parola sul trasferimento. Poi, il ministro, accortosi che la toppa era peggiore del buco, aggiunge una ragione istituzionale, che è quella che avrebbe dovuto far valere fin dal primo momento, tirandosi fuori dalla questione e lasciando che fosse il direttore del Museo a decidere. E non la politica, come ogni politico di lungo corso e breve consistenza tenta ogni volta di fare.
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venerdì 13 febbraio 2015
La musica di Ennio Morricone che rilassa Raffaele Fitto ed altre cosucce su Franceschini, Pizzarotti....
Ieri, sul 'Sette' del Corriere della Sera, si leggeva una lunga intervista a Raffaele Fitto - quello che Berlusconi vede ormai come fumo negli occhi - e che invece è solo un parlamentare pugliese, già governatore della regione del su d'Italia, succeduto nell'impegno politico e di amministratore, a suo padre, anch'egli governatore, indaffaratissimo anche nel dire a Berlusconi quel che si merita che gli si dica e che nessun altro dice, il quale - come ha dichiarato - alla fine della giornate, si rilassa con la musica di Ennio Morricone: non c'è altra musica, a suo dire, che lo rilasso altrettanto. Chissà cosa avrà pensato il musicista alla lettura della confessione di Fitto. Sicuramente gli consiglierà, non sentendosi onorato anzi, alla prima occasione, di far più uso di camomilla e di lasciar stare la sua musica per scopi soporiferi. Naturalemnte Fitto si riferiva alla musica per il cinema di Morricone: offesa ancora più grande.
A proposito di musica, da alcune settimane sempre sul 'Sette', viene richiesto a noti personaggi del gran mondo, quali sono le loro 'musiche del cuore'. Ieri toccava all'ineffabile, mezzo disastro Franceschini, il ministro 'nammurato'. naturalmente canzoni su canzoni, per tenere alto il tono ( questo in Italia lo fanno tutti, non conoscendo altra musica!); ma poi, pentito per l'altissimo livello della sua classifica, ci ha messo in mezzo anche il Concerto n.2 per pianoforte e orchestra di Rachmaninov, tanto per giocare sporco.
E sempre 'mezzo disastro' Franceschini, si è fatto sentire, intervenendo in una polemica sulla quale lui non ha argomenti, e cioè se mandare all'Expo, l'Annunciazione di Leonardo, custodita agli Uffizi.
Non sarà il direttore del museo fiorentino a decidere - esautorato da un ministro incompetente - ma lui, 'mezzo disastro' in prima persona. Si capisce ora perchè nei posti di responsabilità in tutti i settori la politica non vuole persone con la schiena dritta che al momento opportuno assumano decisioni richieste e responsabili. Ma non si capisce però perché per venti fra i più importanti musei italiani egli abbia diffuso un bando internazionale per reperire i direttori che avranno ampia autonomia di gestione. A meno che anche nel caso dei direttori dei musei non scelga poi, fottendosene delle professionalità dei candidati, come del resto ha già fatto in altri casi, Vedi commissioni centrali del ministero, fra le quali, per conoscenza diretta, quella che si occupa di musica è tra le peggiori e meno qualificate, per lasciare spazio a 'grande & grosso' Nastasi.
Il caso delle nomine ai vertici del Teatro Regio di Parma ha generato una forte polemica che ha come obiettivo primo il comportamento di Pizzarotti, che ha bandito anch'egli, come Franceschini, un concorso, nominato una commissione per esaminare i curriculum dei candidati e poi se ne è fottuto, nominando di testa sua altre persone, ovviamente di sua conoscenza o che gli hanno suggerito, fuori concorso.
Ma il caso del Teatro Regio ha generato un altro caso, che ha per protagonista uno degli esclusi che , da quel che si dice, figurava fra quelli ritenuti dalla commissione, fra gli idonei. L'escluso in questione ha inviato una lettera a Pizzarotti, e che è stata poi resa pubblica, denunciando il caso e chiedendo attenzione. Il fatto è che ora, quell'escluso, uno dei tanti, con titoli che secondo noi non sono tali da affidargli la direzione di un teatro, sta diventando un eroe nazionale, e per tale ragione, e solo per questo, alla prima poltrona vuota, sarà chiamato a ricoprirla, pur non avendo anche in quel caso, i titoli per sedervisi.
Una delle tante anomalie italiane. Ne volete un esempio. Molti molti anni fa fu nominato direttore artistico della Scala Roman Vlad, che era amico di Muti e presidente o qualcosa di simile della SIAE. Egli accettò, ma volle che la Scala gli nominasse seduta stante un aiutante, perchè ' non aveva tempo per occuparsi come avrebbe dovuto della Scala per i suoi numerosi precedenti impegnai. Chissà se qualcuno, allora come oggi si rende conto della anomalia!) che Vlad scelse nella persona di Paolo Arcà, suo aiutante nella rivista 'Musica & Dossier. Arcà, da quel momento, ha fatto una carriera luminosissima, mettendo sempre nel suo curriculum che egli era il direttore artistico della Scala, come poi è avvenuto dopo l'uscita di Vlad che non si è ripreso il suo aiutante. Risultò evidente che Arcà il direttore artistico proprio non poteva farlo, non sapendo nulla o quasi di voci e melodramma ( come si dice, a ragion veduta, di alcuni altri direttori artistici in attività!). Eppure restò alla Scala. Si disse che per anni si occupava delle tournée istituzionali del teatro - forse conosceva l'inglese. E si scrisse che quando una volta telefonò a Domingo per una scrittura , il tenore gli rispose: fammi parlare con il direttore della Scala, io non conosco nessun Arca alla Scala ( si lesse questo sul Corriere!). Arcà poi, per essere passato dalla Scala, è diventato direttore artistico di tutto quello che si poteva in Italia; e a Milano, sono secoli che lo fa anche per la Società del Quartetto e lo ha fatto anche per gli Arcimboldi, forse con le stesse modalità scaligere. Poi Fontana se l'è tirato appresso anche a Parma ed ora, assai strano, sembra a riposo. Ma c'è da scommettere che non lo sarà per molto, perché anche lui è nella lista nazionale di quelli da ricollocare, anzi in due liste: quella dei partiti e quella dei grembiulini. L'unica stranezza nella sua carriera è che non è stato ancora fatto 'accademico' di santa cecilia. Un vero mistero che si può spiegare, dopo aver letto i nomi degli utlii infornati, solo con faide interne ed odii personali. Che non sarebbero una eccezione in quell'ambiente che nella prossima settimana eleggerà il successore di Cagli. Anche Petrobelli, accademico di mezoz mondo, non lo fu di Santa cecilia. Chissà perchè.
A proposito di musica, da alcune settimane sempre sul 'Sette', viene richiesto a noti personaggi del gran mondo, quali sono le loro 'musiche del cuore'. Ieri toccava all'ineffabile, mezzo disastro Franceschini, il ministro 'nammurato'. naturalmente canzoni su canzoni, per tenere alto il tono ( questo in Italia lo fanno tutti, non conoscendo altra musica!); ma poi, pentito per l'altissimo livello della sua classifica, ci ha messo in mezzo anche il Concerto n.2 per pianoforte e orchestra di Rachmaninov, tanto per giocare sporco.
E sempre 'mezzo disastro' Franceschini, si è fatto sentire, intervenendo in una polemica sulla quale lui non ha argomenti, e cioè se mandare all'Expo, l'Annunciazione di Leonardo, custodita agli Uffizi.
Non sarà il direttore del museo fiorentino a decidere - esautorato da un ministro incompetente - ma lui, 'mezzo disastro' in prima persona. Si capisce ora perchè nei posti di responsabilità in tutti i settori la politica non vuole persone con la schiena dritta che al momento opportuno assumano decisioni richieste e responsabili. Ma non si capisce però perché per venti fra i più importanti musei italiani egli abbia diffuso un bando internazionale per reperire i direttori che avranno ampia autonomia di gestione. A meno che anche nel caso dei direttori dei musei non scelga poi, fottendosene delle professionalità dei candidati, come del resto ha già fatto in altri casi, Vedi commissioni centrali del ministero, fra le quali, per conoscenza diretta, quella che si occupa di musica è tra le peggiori e meno qualificate, per lasciare spazio a 'grande & grosso' Nastasi.
Il caso delle nomine ai vertici del Teatro Regio di Parma ha generato una forte polemica che ha come obiettivo primo il comportamento di Pizzarotti, che ha bandito anch'egli, come Franceschini, un concorso, nominato una commissione per esaminare i curriculum dei candidati e poi se ne è fottuto, nominando di testa sua altre persone, ovviamente di sua conoscenza o che gli hanno suggerito, fuori concorso.
Ma il caso del Teatro Regio ha generato un altro caso, che ha per protagonista uno degli esclusi che , da quel che si dice, figurava fra quelli ritenuti dalla commissione, fra gli idonei. L'escluso in questione ha inviato una lettera a Pizzarotti, e che è stata poi resa pubblica, denunciando il caso e chiedendo attenzione. Il fatto è che ora, quell'escluso, uno dei tanti, con titoli che secondo noi non sono tali da affidargli la direzione di un teatro, sta diventando un eroe nazionale, e per tale ragione, e solo per questo, alla prima poltrona vuota, sarà chiamato a ricoprirla, pur non avendo anche in quel caso, i titoli per sedervisi.
Una delle tante anomalie italiane. Ne volete un esempio. Molti molti anni fa fu nominato direttore artistico della Scala Roman Vlad, che era amico di Muti e presidente o qualcosa di simile della SIAE. Egli accettò, ma volle che la Scala gli nominasse seduta stante un aiutante, perchè ' non aveva tempo per occuparsi come avrebbe dovuto della Scala per i suoi numerosi precedenti impegnai. Chissà se qualcuno, allora come oggi si rende conto della anomalia!) che Vlad scelse nella persona di Paolo Arcà, suo aiutante nella rivista 'Musica & Dossier. Arcà, da quel momento, ha fatto una carriera luminosissima, mettendo sempre nel suo curriculum che egli era il direttore artistico della Scala, come poi è avvenuto dopo l'uscita di Vlad che non si è ripreso il suo aiutante. Risultò evidente che Arcà il direttore artistico proprio non poteva farlo, non sapendo nulla o quasi di voci e melodramma ( come si dice, a ragion veduta, di alcuni altri direttori artistici in attività!). Eppure restò alla Scala. Si disse che per anni si occupava delle tournée istituzionali del teatro - forse conosceva l'inglese. E si scrisse che quando una volta telefonò a Domingo per una scrittura , il tenore gli rispose: fammi parlare con il direttore della Scala, io non conosco nessun Arca alla Scala ( si lesse questo sul Corriere!). Arcà poi, per essere passato dalla Scala, è diventato direttore artistico di tutto quello che si poteva in Italia; e a Milano, sono secoli che lo fa anche per la Società del Quartetto e lo ha fatto anche per gli Arcimboldi, forse con le stesse modalità scaligere. Poi Fontana se l'è tirato appresso anche a Parma ed ora, assai strano, sembra a riposo. Ma c'è da scommettere che non lo sarà per molto, perché anche lui è nella lista nazionale di quelli da ricollocare, anzi in due liste: quella dei partiti e quella dei grembiulini. L'unica stranezza nella sua carriera è che non è stato ancora fatto 'accademico' di santa cecilia. Un vero mistero che si può spiegare, dopo aver letto i nomi degli utlii infornati, solo con faide interne ed odii personali. Che non sarebbero una eccezione in quell'ambiente che nella prossima settimana eleggerà il successore di Cagli. Anche Petrobelli, accademico di mezoz mondo, non lo fu di Santa cecilia. Chissà perchè.
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giovedì 12 febbraio 2015
Marino, sindaco inutile affiancato dall'altrettanto inutile e confusa assessore Marinelli, Giovanna per i compagni.
Il cambio del logo della città, l'ultima prodezza del sindaco Marino , sindaco di una città che è tutta una buca, che ce la sta mettendo tutta per far cancellare il nome di Roma dalle città con grande attrazione culturale - oltre che monumentale e storica, il che, per fortuna, non dipende da Marino - in un americano, ROME & YOU , da far sganasciare dalla risate fa il paio con la prodezza del suo predecessore che volle affibbiare al nome di Roma, la 'città eterna', l'aggettivo 'Capitale' , povero ingegnere a digiuno di storia e cultura!, per effetto del quale il Teatro dell'Opera di Roma , doveva aggiungere quell'aggettivo,'Capitale' proprio mentre finiva nella merda.
Dovi trovi Marino la faccia di far sapere ai Romani, assediati da ogni parte per le sue inefficienze, che ha avuto tempo e mezzi per cambiare il logo della città che in tutto il mondo, anche in America, dove lui un tempo 'operava', è Roma, non si capisce; e che, neanche nella più sconosciuta isola sperduta dove si parla una lingua improbabile, traducono in 'Rome'. Roma resta dappertutto e per sempre Roma, ed il suo simbolo resta la lupa che allatta i gemelli fondatori e le quattro lettere, iniziali delle latine parole Senatus PopulusQue Romanus. Questa è Roma, nonostante l'onta del povero Marino biciclettato, o stampellato. Mostrasse una sola volta altrettanta determinazione e velocità di decisione nelle cose che contano per la città, avrebbe almeno un motivo per restare su quella poltrona. Ma non ne ha.
Abbiamo letto, recentemente, manifesti affissi in tutta la città. 'La cultura cambia stagione : Roma d'inverno'. Che alluderebbero a quelle iniziative che lui e il suo assessore comunista di lungo corso, hanno messo in campo per sollazzare le periferie, negli stessi giorni in cui sempre l'assessore Marinelli - chiamata da Marino perchè gli serviva qualcuno che gli parasse i colpi ed anche altro che venivano da più parti, e Lei che per anni ha comandato all'assessorato alla cultura ai tempi di Veltroni e Borgna, era la persona giusta - comunicava che per tutte le associazioni che da anni hanno animato le Estati romane non c'erano soldi, e intanto, al massimo della confusione si faceva un bando ' nel caso si trovassero i soldi' che ,invece, per la cultura in periferia d' inverno si erano trovati.
Il bello è che, sempre negli stessi giorni, queste cose non le ha dette ai giornalisti del Corriere con i quali ha voluto fare il punto - per Lei positivo, ma nei fatti 'drammatico', anzi tragico' - sulla cultura a Roma, ma ad una giornalista del Messaggero che ha seguito l'onda della protesta dell'associazione 'I festival di Roma' che hanno scelto come portavoce la battagliera Carmen Pignataro, artefice de 'I solisti del teatro' da oltre vent'anni. Nella lunga chiacchierata pubblicata dal Corriere, più frequente di qualunque altro termine, era il verbo di berlusconinana eredità ed invenzione: '... che ci consentirà', che era come dire: ' arrangiatevi, non c'è trippa per gatti'.
Alla cultura, massimo vanto della città di Roma, non più di 'Rome', Marino ha tagliato le palle che tradotte in cifre vogliono dire una trentina di milioni di Euro, ma non ha distolto lo sguardo dalle nomine, per metterci ancora una volta dentro le persone che hanno ben servito la politica, e fatto danni alla società, in questi anni.
In una presentazione dell'opera di Papa Francesco che si tiene in Campidoglio questi giorni, introduce Valerio Toniolo, presidente amministratore e fondatore dell'associazione 'Buona Cultura' - un nome una garanzia dalle parti del Collegio Romano, lui è anche amministratore de 'I Borghi' srl 'che vuol dire AUDITORIUM CONCILIAZIONE, della famiglia Cesa, e tanto per restare in tema di sinergie, facendo nella commissione centrale del Ministero nel settore musica, come fa a non sostenere l'attività dell'Associazione 'Buona cultura'. Non è finita, dunque, la schifezza romana, dopo 'Mafia capitale'.
C'è anche la recente uscita sulla prostituzione di Marino, e ci sono anche le dimenticanze dell'assessore che non sa ancora se Fuortes si dimetterà dall'Auditorium ' la cosa non è stata ancora formalizzata'- ha detto; mentre invece Fuortes viene indicato come rappresentante di Musica per Roma nella Festa del cinema da rifondare, ogni anno, secondo la lungimirante visione della Marinelli, Giovanna per gli amici che dice bugie sul Teatro Valle che ad oggi non è ancora passato dal Demanio al Comune e perciò i lavori non sono neanche cominciati.
Insomma la confusione è grande. Dunque cambiamo logo.
Dovi trovi Marino la faccia di far sapere ai Romani, assediati da ogni parte per le sue inefficienze, che ha avuto tempo e mezzi per cambiare il logo della città che in tutto il mondo, anche in America, dove lui un tempo 'operava', è Roma, non si capisce; e che, neanche nella più sconosciuta isola sperduta dove si parla una lingua improbabile, traducono in 'Rome'. Roma resta dappertutto e per sempre Roma, ed il suo simbolo resta la lupa che allatta i gemelli fondatori e le quattro lettere, iniziali delle latine parole Senatus PopulusQue Romanus. Questa è Roma, nonostante l'onta del povero Marino biciclettato, o stampellato. Mostrasse una sola volta altrettanta determinazione e velocità di decisione nelle cose che contano per la città, avrebbe almeno un motivo per restare su quella poltrona. Ma non ne ha.
Abbiamo letto, recentemente, manifesti affissi in tutta la città. 'La cultura cambia stagione : Roma d'inverno'. Che alluderebbero a quelle iniziative che lui e il suo assessore comunista di lungo corso, hanno messo in campo per sollazzare le periferie, negli stessi giorni in cui sempre l'assessore Marinelli - chiamata da Marino perchè gli serviva qualcuno che gli parasse i colpi ed anche altro che venivano da più parti, e Lei che per anni ha comandato all'assessorato alla cultura ai tempi di Veltroni e Borgna, era la persona giusta - comunicava che per tutte le associazioni che da anni hanno animato le Estati romane non c'erano soldi, e intanto, al massimo della confusione si faceva un bando ' nel caso si trovassero i soldi' che ,invece, per la cultura in periferia d' inverno si erano trovati.
Il bello è che, sempre negli stessi giorni, queste cose non le ha dette ai giornalisti del Corriere con i quali ha voluto fare il punto - per Lei positivo, ma nei fatti 'drammatico', anzi tragico' - sulla cultura a Roma, ma ad una giornalista del Messaggero che ha seguito l'onda della protesta dell'associazione 'I festival di Roma' che hanno scelto come portavoce la battagliera Carmen Pignataro, artefice de 'I solisti del teatro' da oltre vent'anni. Nella lunga chiacchierata pubblicata dal Corriere, più frequente di qualunque altro termine, era il verbo di berlusconinana eredità ed invenzione: '... che ci consentirà', che era come dire: ' arrangiatevi, non c'è trippa per gatti'.
Alla cultura, massimo vanto della città di Roma, non più di 'Rome', Marino ha tagliato le palle che tradotte in cifre vogliono dire una trentina di milioni di Euro, ma non ha distolto lo sguardo dalle nomine, per metterci ancora una volta dentro le persone che hanno ben servito la politica, e fatto danni alla società, in questi anni.
In una presentazione dell'opera di Papa Francesco che si tiene in Campidoglio questi giorni, introduce Valerio Toniolo, presidente amministratore e fondatore dell'associazione 'Buona Cultura' - un nome una garanzia dalle parti del Collegio Romano, lui è anche amministratore de 'I Borghi' srl 'che vuol dire AUDITORIUM CONCILIAZIONE, della famiglia Cesa, e tanto per restare in tema di sinergie, facendo nella commissione centrale del Ministero nel settore musica, come fa a non sostenere l'attività dell'Associazione 'Buona cultura'. Non è finita, dunque, la schifezza romana, dopo 'Mafia capitale'.
C'è anche la recente uscita sulla prostituzione di Marino, e ci sono anche le dimenticanze dell'assessore che non sa ancora se Fuortes si dimetterà dall'Auditorium ' la cosa non è stata ancora formalizzata'- ha detto; mentre invece Fuortes viene indicato come rappresentante di Musica per Roma nella Festa del cinema da rifondare, ogni anno, secondo la lungimirante visione della Marinelli, Giovanna per gli amici che dice bugie sul Teatro Valle che ad oggi non è ancora passato dal Demanio al Comune e perciò i lavori non sono neanche cominciati.
Insomma la confusione è grande. Dunque cambiamo logo.
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mercoledì 11 febbraio 2015
La Garavaglia si giustifica. INUTILMENTE
Maria Pia Garavaglia, politico di lunghissimo corso ( DC, cattolica, poi trasferitasi, armi e bagagli, da Rutelli e. infine, nel PD) è stata tirata in ballo da Sergio Rizzo che l'ha citata fra i politici ai quali, finita l'esperienza parlamentare, viene dato un contentino per non farli sentire inutili - FINALMENTE! - alla società che li ha eletti e sollazzati per anni.
La Garavaglia è stata consigliere di amministrazione dell'Arena di Verona. Lei ha precisato ' senza compenso'. La giustificazione non basta. Lei, la GARAVAGLIA, non ci doveva stare in quel Consiglio di Amministrazione. Perchè non c'entrava.
E, come non bastasse, terminata l'esperienza veronese, il ministro Franceschini, come il suo predecessore, l'ha richiamata a Roma, nominandola consigliere, in rappresentanza del Ministero, nel nuovo 'Consiglio di indirizzo'- che sostituisce nelle fondazioni liriche il vecchio Consiglio di Amministrazione - del Teatro dellOpera di Roma. Allora la Garavaglia ci rifà? Come non capisce che deve rifiutare una simile nomina, perchè Lei non c'entra affatto con un teatro d'Opera?
La Garavaglia è stata consigliere di amministrazione dell'Arena di Verona. Lei ha precisato ' senza compenso'. La giustificazione non basta. Lei, la GARAVAGLIA, non ci doveva stare in quel Consiglio di Amministrazione. Perchè non c'entrava.
E, come non bastasse, terminata l'esperienza veronese, il ministro Franceschini, come il suo predecessore, l'ha richiamata a Roma, nominandola consigliere, in rappresentanza del Ministero, nel nuovo 'Consiglio di indirizzo'- che sostituisce nelle fondazioni liriche il vecchio Consiglio di Amministrazione - del Teatro dellOpera di Roma. Allora la Garavaglia ci rifà? Come non capisce che deve rifiutare una simile nomina, perchè Lei non c'entra affatto con un teatro d'Opera?
martedì 10 febbraio 2015
Antico 'Gioco del Letta' continua
Letta, gentiluomo di Sua Santità
Letta, braccio destro di Silvio Berlusconi
Letta, presidente del Consiglio dei ministri
Letta, sponsor di Salvo Nastasi e suo testimone di nozze (con Giulia Minoli)
Letta, sponsor di Salvo Nastasi e suo testimone di nozze (con Giulia Minoli)
Letta, amministratore delegato Medusa Cinema
Letta, consigliere di amministrazione ‘Musica per Roma’
Letta, consigliere di amministrazione Accademia di Santa Cecilia
Letta, presidente della Fondazione Teatro Vespasiano di Rieti
Letta, presidente onorario ‘Civita’, associazione per la cultura
Letta, presidente Premio ‘Maschere del Teatro italiano’
Letta, presidente Premio ‘Guido Carli’
Letta, consigliere premio Minerva, Roma
Letta, consigliere premio Minerva, Roma
Letta, presidente Premio giornalistico ‘Biagio Agnes’
Letta, vice presidente nazionale Croce Rossa Italiana
Letta, presidente Museo delle Lettere d’amore
Letta, membro di Bilderberg
Letta, vice presidente Unione industriali di Roma
Letta, amministratore ‘Relais Le Jardin spa’, Roma
Letta, gestore bar (sei) dell’Auditorium, Musica per Roma
Letta, membro Alta Roma
Letta, socio Pallacanestro Cantù
Letta, membro comitato d'onore Oratorio del Gonfalone, Roma
Letta, consigliere di amministrazione Fondazione RomaEuropa
Letta, sponsor della ex sovrintendente cagliaritana Crivellenti
Letta, aspirante presidente della repubblica
Letta, sponsor di Mastrapasqua, INPS ed altri 25 incarichi - quasi più di Letta
Letta, candidato segretario generale del Quirinale
Letta,vice segretario generale della Camera dei Deputati
Letta, candidato segretario generale della Camera dei Deputati
Letta, prefatore e presentatore di libri di ogni genere
Letta, socio Pallacanestro Cantù
Letta, membro comitato d'onore Oratorio del Gonfalone, Roma
Letta, consigliere di amministrazione Fondazione RomaEuropa
Letta, sponsor della ex sovrintendente cagliaritana Crivellenti
Letta, aspirante presidente della repubblica
Letta, sponsor di Mastrapasqua, INPS ed altri 25 incarichi - quasi più di Letta
Letta, candidato segretario generale del Quirinale
Letta,vice segretario generale della Camera dei Deputati
Letta, candidato segretario generale della Camera dei Deputati
Letta, prefatore e presentatore di libri di ogni genere
Il giocatore scelga un Letta e, in coppia, muova guerra di 'riconoscimento' a tutti gli altri; lo faccia con mezzi leciti e non. Vincerà quando li smaschererà uno per uno, dando un nome a ciascuno, e ne scoverà degli altri (Letta), rimasti ancora nell'ombra. Il vincitore avrà diritto a passare una serata con il Letta prescelto.
lunedì 9 febbraio 2015
Teatro dell'Opera di Roma. Concorso per giovani compositori. L'ennesimo pasticcio
Dall'Opera di Roma giunge il seguente comunicato:"Il
Concorso biennale 2013/2014 per giovani compositori - bandito dal
Teatro dell’Opera di Roma al fine di valorizzare e portare in scena
nuovi artisti della musica contemporanea con titoli mai rappresentati
ed ispirati alla città di Roma - ha visto in questi giorni la
conclusione della prima parte del percorso di premiazione con la
selezione di tre progetti drammaturgici: Radio
Città Eterna,
musica e libretto di Luca Antignani; L’amore
oscuro – Tosca raccontata da Scarpia,
musica di Andrea Manzoli, libretto di Sandro Naglia; Un
romano a Marte, musica
di Vittorio Montalti, libretto di Giuliano Compagno. A breve prenderà
il via la seconda fase del concorso che prevede l’incontro dei
finalisti, per discutere il proprio progetto, con tre advisor: un
compositore, un librettista e un regista. La conclusione degli
incontri vedrà infine la 'nomina' della composizione vincitrice".
Passando sopra quel bell'esempio di idiota 'inglesismo', che sa tanto di televisione, nell'ultima riga, il comunicato rende noto che quel concorso di composizione bandito ormai troppo tempo fa, la cui commissione, presieduta da Riccardo Muti, non era riuscita a riunirsi per assenza del maestro, è giunto alle battute finali. Quasi. Anche se non ci dice da chi tale commissione era composta, e se Muti era rientrato o era stato, come è più probabile, sostituito.
Dal comunicato si viene a sapere che, tranne Luca Antignani, gli altri due 'segnalati ' - 'nominati' secondo il comunicato - sono, da quel che ne sappiamo, facce nuove: Andrea Manzoli e Vittorio Montalti. I tre compositori, per pura coincidenza, sono editi da Suvini Zerboni. E che c'è una ulteriore fase di selezione dei tre 'progetti drammaturgici' segnalati, che si concluderà - quando, ce lo faranno sapere - per la 'nomina' definitiva, con l'esame dei tre progetti da parte di un compositore, un librettista ed un regista.
Per caso il compositore sarà uno della commissione? Alessio Vlad, il più competente? Non potevano decidere prima? O forse si ricorre a questo altro stratagemma per la conclusione del concorso, proprio perchè i pareri della commissione erano troppo diversi?
L'ennesimo pasticcio del Teatro dell'Opera di Roma Capitale, retto dal sovrintendente Carlo Fuortes.
Angela Spocci è sovrintendente a Cagliari. Come andò invece la nomina della Crivellenti? Per Lei garantì Zedda, sindaco SEL di Cagliari
Finalmente 'mezzo disastro' Franceschini che aveva firmato a tamburo battente, fermandosi di notte al Collegio romano, la nomina di Nicola Sani a sovrintendente a Bologna, nel timore che i suoi padrini ci ripensassero ( al ministro, tuttavia, non importa affatto che il suddetto neosovrintendente sia anche consulente artistico della Accademia Chigiana di Siena, pur essa finanziata dal Ministero. L'ennesima schifezza con l'imprimatur ministeriale!) ha dovuto, con un pò di 'prescia' in più, firmare anche la nomina di Angela Spocci che, prima della indicazione di Nicola Sani per Bologna, era giunta sul suo tavolo dal Consiglio di indirizzo del Teatro cagliaritano. Segno evidente che l'opposizione della Barracciu - suo sottosegretario, che tifava per la riconferma di Mauro Meli, osteggiato invece da Massimo Zedda, SEL, sindaco della città - non ha convinto il ministro.
La Spocci è candidato affidabile, conosce il mestiere ed a Cagliari ci è già passata negli anni scorsi.
Pur non essendo noi fra i fans di Meli, dobbiamo ripetere che questi cambi a breve distanza nella dirigenza del teatro, non fanno bene, anche se poi Nastasi lo premia per la buona amministrazione e la produttività. Che risate!!!!
E lo premia per il periodo in cui governava la Crivellenti, sovrintendente per volontà di Zedda che conosceva 'la Marcella e garantiva per Lei'. Che la Crivellenti sia barese e Zedda sia del partito del governatore pugliese Vendola, anch'egli SEL, non vuol dire nulla; per lo meno riguardo al primo sbarco della signora a Cagliari. Perchè la Crivellenti era arrivata a Cagliari, per lavorare alla biglietteria del teatro, dietro richiesta e raccomandazione del duo Letta-Nastasi che lo aveva raccomandato al sovrintendente dell'epoca (Pietrantonio), che lo ha rivelato ai magistrati. Non stava, forse, allo sportello, magari si occupava della biglietteria in generale. Ma questo vuol dire poco, perchè anche Caligola nominò senatore il suo cavallo; sebbene l'avesse fatto in spregio alla classe politica, sulla quale grandiosa era la figura che faceva anche il suo cavallo.
Dalla biglietteria, Zedda, che conosceva la Marcella, ha garantito per Lei, e l'ha catapultata alla sovrintendenza, e così da 1500 Euro che prendeva al mese, il suo stipendio è aumentato dieci volte per un mestiere che Lei non conosceva affatto, ma la cui gestione - miracolo! - dal sempre presente Nastasi è arrivato al teatro un premio-produzione.
E' chiaro ora come avvengono certe nomine ed anche certe carriere? Ancora e sempre nel segno della vergogna, dell'intrallazzo, delle trame, con lo zampino onnipotente della politica, senza la quale difficilmente una persona, pur meritevole e competente, può aspirare a un incarico qualunque.
Come arrivò Zedda a decidere per la Crivellenti sovrintendente? Dopo aver esaminato 44 candidature, senza trovarne una sola che lo soddisfacesse. Faccia di...
La Spocci è candidato affidabile, conosce il mestiere ed a Cagliari ci è già passata negli anni scorsi.
Pur non essendo noi fra i fans di Meli, dobbiamo ripetere che questi cambi a breve distanza nella dirigenza del teatro, non fanno bene, anche se poi Nastasi lo premia per la buona amministrazione e la produttività. Che risate!!!!
E lo premia per il periodo in cui governava la Crivellenti, sovrintendente per volontà di Zedda che conosceva 'la Marcella e garantiva per Lei'. Che la Crivellenti sia barese e Zedda sia del partito del governatore pugliese Vendola, anch'egli SEL, non vuol dire nulla; per lo meno riguardo al primo sbarco della signora a Cagliari. Perchè la Crivellenti era arrivata a Cagliari, per lavorare alla biglietteria del teatro, dietro richiesta e raccomandazione del duo Letta-Nastasi che lo aveva raccomandato al sovrintendente dell'epoca (Pietrantonio), che lo ha rivelato ai magistrati. Non stava, forse, allo sportello, magari si occupava della biglietteria in generale. Ma questo vuol dire poco, perchè anche Caligola nominò senatore il suo cavallo; sebbene l'avesse fatto in spregio alla classe politica, sulla quale grandiosa era la figura che faceva anche il suo cavallo.
Dalla biglietteria, Zedda, che conosceva la Marcella, ha garantito per Lei, e l'ha catapultata alla sovrintendenza, e così da 1500 Euro che prendeva al mese, il suo stipendio è aumentato dieci volte per un mestiere che Lei non conosceva affatto, ma la cui gestione - miracolo! - dal sempre presente Nastasi è arrivato al teatro un premio-produzione.
E' chiaro ora come avvengono certe nomine ed anche certe carriere? Ancora e sempre nel segno della vergogna, dell'intrallazzo, delle trame, con lo zampino onnipotente della politica, senza la quale difficilmente una persona, pur meritevole e competente, può aspirare a un incarico qualunque.
Come arrivò Zedda a decidere per la Crivellenti sovrintendente? Dopo aver esaminato 44 candidature, senza trovarne una sola che lo soddisfacesse. Faccia di...
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SANI RESTA ANCHE ALLA ACCADEMIA CHIGIANA DI SIENA, MENTRE SI TRASFERISCE A BOLOGNA.
Alla fine di ottobre 2014, Bennici ha lasciato la direzione artistica della Chigiana di Siena, dopo 17 anni ininterrotti di gloria, senza che riprendesse per una sola volta in tutti questi anni in mano la viola, che ha pensato bene di donare alla Chigiana, salutando la storica istituzione di alta formazione musicale.
Il nuovo presidente della Chigiana il prof. Clarich, neopresidente anche della Fondazione del Monte dei Paschi, ha chiamato, con un telegramma urgente, a sostituirlo, dal 1 novembre, il m. Nicola Sani, il cui incarico sarebbe dovuto terminare alla fine di gennaio 2015. Nel frattempo ha diffuso un bando internazionale per la ricerca del nuovo direttore artistico. Ed ha anche formato una commissione che esaminerà le candidature, formata da Pereira, che lavorava alla Olivetti prima di intraprendere la carriera di operatore musicale che l'ha portato fino alla Scala, Cagli, che a giorni dovrebbe lasciare l'Accademia di santa Cecilia, dopo una ventina di interminabili anni, e da una signora che farebbe di nome Paola Toniolo Messinis ( niente a che vedere con il celebre critico votato all'avanguardia?).
Nel mentre che la commissione esamina le candidature, fra le quali circolano alcuni nomi di aspiranti 'a tutto', ben noti alle italiche cronache, il presidente Clarich ha pensato di prolungare l'incarico di consulente a Nicola Sani, fino a settembre 2015, e cioè fino a dopo la fine dell'attività didattica e festivaliera estiva della Chigiana.
Per l'attività didattica - il settore nel quale Sani sarebbe maggiormente specializzato - Sani per il momento, anche perchè non ha avuto materialmente il tempo per cambiare le cose, ha confermato tutti i corsi della stagione passata, ad eccezione di quello tenuto da Bacalov ( musica per film) che ha cancellato, mentre ne ha aggiunto uno di percussioni, richiestissimo secondo le ampie informazioni di Sani.
Il quale intanto, per ragioni che hanno a che fare con i rapporti con il Ministero, ha dovuto impegnarsi quasi esclusivamente, nei rari momenti in cui ha distolto la sua attenzione dal Comunale di Bologna ( dove era consulente artistico di Ernani), del programma concertistico della prossima 'Settimana Musicale Senese'. La qual cosa deve aver fatto in un baleno, data la sua svelta competenza in fatto di direzione artistica.
Ora dai primi di questo febbraio, Sani è il nuovo sovrintendente del Teatro Comunale di Bologna , in sostituzione di Ernani - del quale non si sa che fine lo attenda, fuori o dentro il teatro; consulente di quello che fino all'altro ieri era stato suo dipendente e consulente? - e che, probabilmente, manterrà anche la carica di direttore artistico - che è quello che ha fatto da anni - e sarà invece affiancato da responsabili amministrativi che vigileranno sulla cassa del teatro, che, a detta di Ernani, era stata lasciata semivuota dal suo predecessore Tutino, l'operista indaffarato. Un settore nel quale Sani non ha mai messo le mani e che perciò è forse non capace a reggere.
E la Chigiana? Alla Chigiana dedicherà qualche briciola del suo tempo preziosissimo ed ormai richiesto in tutto il mondo. Di questo passo, fra qualche anno, dopo Hinterhauser, ce lo ritroveremo anche a Salisburgo, o forse alla Scala, dopo Pereira.
C'è chi avverte, a giustificazione di certe carriere improvvise e fulminee, che in favore sia di Sani che di alcuni candidati alla direzione artistica della Chigiana, di cui si conoscono già i nomi, c'è tutto uno sventolio di grembiulini fra Bologna e Siena. Come sbagliarsi?
Sani, infine, è anche consigliere di amministrazione dell'Archivio Luigi Nono di Venezia. E, come volevasi dimostrare, a Bologna non c'è stagione e festival senza NONO.
P.S. Alla Chigiana Sani ha mantenuto lo stesso stile di Bologna. Nelle dichiarazioni ufficiali, nessun ringraziamento o saluto per Ernani, suo predecessore ed anche sponsor, a Bologna, come nessun ringraziamento o saluto a Siena per Aldo Bennici,semplice suo predecessore per molti anni . Lo stile non è acqua per un uomo tutto d'un pezzo come Sani che, di conseguenza, per nessuna ragione al mondo lo cambierebbe.
Il nuovo presidente della Chigiana il prof. Clarich, neopresidente anche della Fondazione del Monte dei Paschi, ha chiamato, con un telegramma urgente, a sostituirlo, dal 1 novembre, il m. Nicola Sani, il cui incarico sarebbe dovuto terminare alla fine di gennaio 2015. Nel frattempo ha diffuso un bando internazionale per la ricerca del nuovo direttore artistico. Ed ha anche formato una commissione che esaminerà le candidature, formata da Pereira, che lavorava alla Olivetti prima di intraprendere la carriera di operatore musicale che l'ha portato fino alla Scala, Cagli, che a giorni dovrebbe lasciare l'Accademia di santa Cecilia, dopo una ventina di interminabili anni, e da una signora che farebbe di nome Paola Toniolo Messinis ( niente a che vedere con il celebre critico votato all'avanguardia?).
Nel mentre che la commissione esamina le candidature, fra le quali circolano alcuni nomi di aspiranti 'a tutto', ben noti alle italiche cronache, il presidente Clarich ha pensato di prolungare l'incarico di consulente a Nicola Sani, fino a settembre 2015, e cioè fino a dopo la fine dell'attività didattica e festivaliera estiva della Chigiana.
Per l'attività didattica - il settore nel quale Sani sarebbe maggiormente specializzato - Sani per il momento, anche perchè non ha avuto materialmente il tempo per cambiare le cose, ha confermato tutti i corsi della stagione passata, ad eccezione di quello tenuto da Bacalov ( musica per film) che ha cancellato, mentre ne ha aggiunto uno di percussioni, richiestissimo secondo le ampie informazioni di Sani.
Il quale intanto, per ragioni che hanno a che fare con i rapporti con il Ministero, ha dovuto impegnarsi quasi esclusivamente, nei rari momenti in cui ha distolto la sua attenzione dal Comunale di Bologna ( dove era consulente artistico di Ernani), del programma concertistico della prossima 'Settimana Musicale Senese'. La qual cosa deve aver fatto in un baleno, data la sua svelta competenza in fatto di direzione artistica.
Ora dai primi di questo febbraio, Sani è il nuovo sovrintendente del Teatro Comunale di Bologna , in sostituzione di Ernani - del quale non si sa che fine lo attenda, fuori o dentro il teatro; consulente di quello che fino all'altro ieri era stato suo dipendente e consulente? - e che, probabilmente, manterrà anche la carica di direttore artistico - che è quello che ha fatto da anni - e sarà invece affiancato da responsabili amministrativi che vigileranno sulla cassa del teatro, che, a detta di Ernani, era stata lasciata semivuota dal suo predecessore Tutino, l'operista indaffarato. Un settore nel quale Sani non ha mai messo le mani e che perciò è forse non capace a reggere.
E la Chigiana? Alla Chigiana dedicherà qualche briciola del suo tempo preziosissimo ed ormai richiesto in tutto il mondo. Di questo passo, fra qualche anno, dopo Hinterhauser, ce lo ritroveremo anche a Salisburgo, o forse alla Scala, dopo Pereira.
C'è chi avverte, a giustificazione di certe carriere improvvise e fulminee, che in favore sia di Sani che di alcuni candidati alla direzione artistica della Chigiana, di cui si conoscono già i nomi, c'è tutto uno sventolio di grembiulini fra Bologna e Siena. Come sbagliarsi?
Sani, infine, è anche consigliere di amministrazione dell'Archivio Luigi Nono di Venezia. E, come volevasi dimostrare, a Bologna non c'è stagione e festival senza NONO.
P.S. Alla Chigiana Sani ha mantenuto lo stesso stile di Bologna. Nelle dichiarazioni ufficiali, nessun ringraziamento o saluto per Ernani, suo predecessore ed anche sponsor, a Bologna, come nessun ringraziamento o saluto a Siena per Aldo Bennici,semplice suo predecessore per molti anni . Lo stile non è acqua per un uomo tutto d'un pezzo come Sani che, di conseguenza, per nessuna ragione al mondo lo cambierebbe.
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domenica 8 febbraio 2015
Twitter regno di bulli e frustrati
L'affermazione, preoccupata, non esce dalla bocca di anziani o marginalizzati, del mondo d'oggi. Esce dalla bocca dell'attuale amministratore, Dick Costolo, della grande piazza elettronica mondiale,Twitter, dove si può entrare in contatto con chiunque purchè si dica tutto quello che si vuol dire o si sa dire e si riesce a dire, in 140 caratteri. L'amministratore attesta una sconfitta colossale, imprevista; la borsa ne prende atto e per Twitter le cose cominciano ad andar male, peggio di qualunque nera previsione.
La piazza elettronica di Twitter è il luogo preferito, per darsi convegno, da bulli e frustrati i quali, nascondendosi dietro l'anonimato, credono di prendersi una rivincita su chiunque o qualunque cosa essi ritengano nemico oppositore o critico. Perfino, ancor più semplicemente, contro chiunque la pensi diversamente dai 'cinguettatori'..
A molti era sembrato un mezzo di comunicazione veloce. Velocissimo, anche perchè sintetico, fin troppo sintetico. Il pericolo che diventasse il veicolo del pensiero debole, meglio del pensiero piccolo, meglio ancora del pensiero nullo, non era balenato in testa a nessuno di quelli che erano piuttosto inebriati dalla velocità, dalla efficacia del messaggio breve, al limite dell'aforisma che, come si sa, richiede invece acutezza di pensiero, asciuttezza di espressione e pensieri fulminanti.
Oggi è diventato la piazza del luogo comune, dell'abbreviazione becera secondo l'alfabeto degli idioti che, complice twitter, si mette in vetrina.
La piazza elettronica di Twitter è il luogo preferito, per darsi convegno, da bulli e frustrati i quali, nascondendosi dietro l'anonimato, credono di prendersi una rivincita su chiunque o qualunque cosa essi ritengano nemico oppositore o critico. Perfino, ancor più semplicemente, contro chiunque la pensi diversamente dai 'cinguettatori'..
A molti era sembrato un mezzo di comunicazione veloce. Velocissimo, anche perchè sintetico, fin troppo sintetico. Il pericolo che diventasse il veicolo del pensiero debole, meglio del pensiero piccolo, meglio ancora del pensiero nullo, non era balenato in testa a nessuno di quelli che erano piuttosto inebriati dalla velocità, dalla efficacia del messaggio breve, al limite dell'aforisma che, come si sa, richiede invece acutezza di pensiero, asciuttezza di espressione e pensieri fulminanti.
Oggi è diventato la piazza del luogo comune, dell'abbreviazione becera secondo l'alfabeto degli idioti che, complice twitter, si mette in vetrina.
Il Giornale della Musica, dopo trent'anni, chiude
Con un editoriale sul numero di febbraio , la direzione annuncia la cessazione delle pubblicazioni, dal mese di marzo perchè i conti non tornano. D'ora in avanti il GdM sarà solo un sito online.
Indennità di disagio ai vigili di Roma Capitale; Crudeli garantisce per Pollini e Marino cerca i soldi dello stipendio a Fuortes
Una bella vittoria dei sindacati, per ora solo annunciata, ma probabilmente anche in tasca fra breve, se le trattative con il Campidoglio volgeranno a loro favore. In queste settimane sindacati e Comune stanno discutendo del cosiddetto 'salario accessorio', e cioè quelle somme che i lavoratori trovano in busta paga, oltre il salario base, a seguito di accordi di categoria.
I sindacati sono sul punto di ottenere dal Comune l'indennità di 'disagio', cosiddetta, per i soli vigili che lavorano in strada per regolare il traffico, ma soprattutto per far contravvenzioni e rimpinguare le casse comunali, dalle quali prelevare, in proporzione con le somme estorte ai cittadini con le contravvenzioni vessatorie, il loro salario accessorio e l 'indennità 'di disagio'.
Insomma il corpo di vigili urbani di Roma Capitale verrebbe assunto a concorso per stare negli uffici; e perciò quando il comando li invia per strada - incarico per il quale loro non erano stati selezionati - vengono gratificati con quella bella indennità. Intendiamoci qualche centinaio di euro in più al mese, niente di particolare, eppure ai sindacati sono pervenute già almeno un paio di richieste da parte di altrettante categorie di lavoratori che si ritengono 'disagiati'. I professori chiedono l'indennità ' di cattedra' per tutte le ore che insegnano, e i chirurghi quella di 'camera operatoria' per le ore che passano ad operare, mentre loro sognavano di restare nei propri studi a ricevere il pubblico , tanto ad operare ci avrebbero pensato gli infermieri chirurghi.
Il Corriere della Sera, da una settimana, vende in edicola, insieme al quotidiano, una collezione di CD incisi da Maurizio Pollini e dedicati interamente a Chopin. Uno per settimana a formare, a conclusione della iniziativa discografica, la raccolta di tutte le incisioni chopiniane di Pollini.
E Sette, settimanale del Corriere, per spingere all'acquisto ha affidato a Peppe Aquaro una breve presentazione. Peppe Aquaro, a sua volta, ha avuto una idea geniale, quella di accreditare Maurizio Pollini, quale interprete di Chopin, attraverso le attestazioni di una famosissima pianista italiana, Marcella Crudeli, fondatrice di una Associazione Chopin, che organizza anche un Concorso Chopin nella Capitale - davvero? noi conoscevamo solo quello di Varsavia - concertista e insegnante conosciuta in tutto il mondo, oltre duemila concerti in ogni Istituto di cultura italiana del globo ecc... ecc... Pollini ringrazia, senza Crudeli chissà se avrebbe venduto tanto.
Marino, sindaco di Roma, non dorme più la notte, da quando ha di fatto nominato Fuortes sovrintendente dell'Opera di Roma - la nomina del Ministro è pura formalità, come gli ha assicurato la sua 'presidente' della Commissione Cultura, Michela Di Biase, sposata Franceschini.
Marino è contento su tutta la linea, salvo che per il fatto che non sa dove trovare i soldi per pagarlo. Fuortes pretenderà certamente i 240.000 Euro che aveva all'Auditorium che ora deve lasciare, perchè due incarichi nella stessa città e in due istituzioni abbastanza importanti, non possono coesistere - secondo la vulgata capitolina più recente- e Marino dovrà darglieli anche per premiarlo della 'faccia feroce' che ha fatto nei mesi scorsi con orchestra e coro del suo teatro.
I sindacati sono sul punto di ottenere dal Comune l'indennità di 'disagio', cosiddetta, per i soli vigili che lavorano in strada per regolare il traffico, ma soprattutto per far contravvenzioni e rimpinguare le casse comunali, dalle quali prelevare, in proporzione con le somme estorte ai cittadini con le contravvenzioni vessatorie, il loro salario accessorio e l 'indennità 'di disagio'.
Insomma il corpo di vigili urbani di Roma Capitale verrebbe assunto a concorso per stare negli uffici; e perciò quando il comando li invia per strada - incarico per il quale loro non erano stati selezionati - vengono gratificati con quella bella indennità. Intendiamoci qualche centinaio di euro in più al mese, niente di particolare, eppure ai sindacati sono pervenute già almeno un paio di richieste da parte di altrettante categorie di lavoratori che si ritengono 'disagiati'. I professori chiedono l'indennità ' di cattedra' per tutte le ore che insegnano, e i chirurghi quella di 'camera operatoria' per le ore che passano ad operare, mentre loro sognavano di restare nei propri studi a ricevere il pubblico , tanto ad operare ci avrebbero pensato gli infermieri chirurghi.
Il Corriere della Sera, da una settimana, vende in edicola, insieme al quotidiano, una collezione di CD incisi da Maurizio Pollini e dedicati interamente a Chopin. Uno per settimana a formare, a conclusione della iniziativa discografica, la raccolta di tutte le incisioni chopiniane di Pollini.
E Sette, settimanale del Corriere, per spingere all'acquisto ha affidato a Peppe Aquaro una breve presentazione. Peppe Aquaro, a sua volta, ha avuto una idea geniale, quella di accreditare Maurizio Pollini, quale interprete di Chopin, attraverso le attestazioni di una famosissima pianista italiana, Marcella Crudeli, fondatrice di una Associazione Chopin, che organizza anche un Concorso Chopin nella Capitale - davvero? noi conoscevamo solo quello di Varsavia - concertista e insegnante conosciuta in tutto il mondo, oltre duemila concerti in ogni Istituto di cultura italiana del globo ecc... ecc... Pollini ringrazia, senza Crudeli chissà se avrebbe venduto tanto.
Marino, sindaco di Roma, non dorme più la notte, da quando ha di fatto nominato Fuortes sovrintendente dell'Opera di Roma - la nomina del Ministro è pura formalità, come gli ha assicurato la sua 'presidente' della Commissione Cultura, Michela Di Biase, sposata Franceschini.
Marino è contento su tutta la linea, salvo che per il fatto che non sa dove trovare i soldi per pagarlo. Fuortes pretenderà certamente i 240.000 Euro che aveva all'Auditorium che ora deve lasciare, perchè due incarichi nella stessa città e in due istituzioni abbastanza importanti, non possono coesistere - secondo la vulgata capitolina più recente- e Marino dovrà darglieli anche per premiarlo della 'faccia feroce' che ha fatto nei mesi scorsi con orchestra e coro del suo teatro.
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