Una intervista su Repubblica - firmata Laura Putti - racconta il debutto ufficiale parigino di Lissner, ex Scala, ed ora a capo dell'Opéra di Parigi, con un budget di oltre 200 milioni di Euro. Lissner racconta di esser andato via dall' Italia con una giovane moglie - italiana? e chi è la fortunata? - con la Scala nel cuore. La quale Scala ha problemi dal 'fuori Scala' ( leggi : politica, che ora nomina nel consiglio di amministrazione Francesco Micheli, già consigliere, suo acerrimo nemico e critico); perchè il 'dentro Scala' è tutto baci ed abbracci. Ci credo, se avesse detto il contrario sai i vaffa... che beccava.
Ma ciò che ci interessa dell'intervista è un breve passaggio quando si parla di direttori. Lui a Parigi ha Phiilippe Jordan - e chi è costui, oltre che essere il figlio di un ben altrimenti noto direttore scomparso?- che ricordiamo di aver ascoltato perfino con fastidio e annoiati una sola volta a Roma; dice che l'anno prossimo avrà Dudamel - che figura ha fatto sinora in buca, anche alla Scala? Lissner evidentemente lo ha già dimenticato, oppure insiste contro natura - e poi dice - ed è l'affermzione che soprattutto ci interessa, riguardo a Muti: "Muti è un direttore immenso, ma forse non abbiamo la stessa idea sulla concezione teatrale dell'opera".
Innanzitutto bando alle mille bugie dette, a Milano, nel corso degli anni suoi alla Scala, e fra queste la più grossa, che lo aveva invitato, quasi all'indomani del suo arrivo, al termine di una recita a Salisburgo - smentito pubblicamente dall'interessato. Forse ha scambiato nomi. Ha fatto di tutto per riportare alla Scala Abbado, ma nulla per riportare anche Muti, benchè comprendiamo che tale secondo compito era quasi impossibile, per la vicinanza del traumatico strappo fra il direttore e la sua orchestra.
Non serve commentare tale dichiarazione senza senso. Ma giova ricordare un fatto che molto gli assomiglia, benchè non sia lecito accostare le persone di un fatto di ieri a quelle di cui parliamo. Ma tutt'è, può anche servire.
Molti anni fa, in una delle nostre visite all'Accademia pianistica di Imola, che con il mensile da noi diretto all'epoca, Piano Time, sostenemmo dalla sua nascita e nella sua crescita, incontrammo un nostro vecchio amico, musicista nato e immenso insegnante, Paul Badura-Skoda, che vi teneva un corso su Mozart, suo cavallo di battaglia come pianista e studioso.
Nella storia di oggi Muti sarebbe il Badura-Skoda di allora.
Lo stesso giorno pranzammo con uno dei più grandi storici del pianoforte che era lì, accompagnato dalla sua fidanzatina dell'epoca, una pianistina - della quale non sappiamo che fine abbia fatto, ma che nella storia di oggi sarebbe impersonata da Lissner, nonostante il diverso sesso, l'età ed il peso specifico. A tavola gli chiedemmo la ragione per cui non faceva seguire alla sua fidanzatina ( di cui non ricordiamo neanche più il nome) il corso di Badura-Skoda su Mozart, dal quale avrebbe avuto molto da imparare. La sua risposta, convinta, dal medesimo tono di quella di Lissner su Muti, fu la seguente: la mia fidanzatina ha idee molto di diverse da Badura-Skoda; farebbero scintille se le facessi frequentare il suo corso.
Bene,sì, fu quella la risposta del noto storico del pianoforte. Che non commentiamo come non commentiamo la risposta di Lissner a Laura Putti di Repubblica su Riccardo Muti.
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